Aspetti del pensiero teologico di Joseph Ratzinger

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3-8 Editoriale Marcello Bordoni 9-26 Sant’Agostino nella riflessione di J. Ratzinger Nello Cipriani 27-43 Verità fede e ragione in J. Ratzinger † Rino Fisichella 45-64 L’interpretazione della Scrittura nella Chiesa nella teologia di J. Rat- zinger Giuseppe Ghiberti 65-77 Il Cardinale Ratzinger e l’esegesi attuale Prosper Grech 79-93 “God is Love”: Divine Paternity and Christian Brotherhood in the Theology of J. Ratzinger Paul O’Callaghan 95-114 L’“Exode” et ses liens aux pôles protologique et eschatologique. Le point de vue de l’Einführung Réal Tremblay 115-139 Maria, la Madre, nella terra ferma dell’amore Marcella Farina 141-160 La “persona” nel pensiero teologico di J. Ratzinger Paolo Scarafoni 161-181 La Iglesia, Sacramentum salutis según J. Ratzinger Fernando Ocáriz 183-198 Joseph Ratzinger on The Spirit of the Liturgy Jeremy Driscoll 199-220 Umkehr im theologischen Denken von J. Ratzinger Bruno Hidber VOL. 6 - PONTIFICIA ACADEMIA THEOLOGICA - 2007/1 PATH Aspetti del pensiero teologico di Joseph Ratzinger

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3-8 Editoriale Marcello Bordoni

9-26 Sant’AgostinonellariflessionediJ.Ratzinger Nello Cipriani

27-43 VeritàfedeeragioneinJ.Ratzinger † Rino Fisichella

45-64 L’interpretazionedellaScritturanellaChiesanella teologiadi J.Rat-zinger

Giuseppe Ghiberti

65-77 IlCardinaleRatzingerel’esegesiattuale Prosper Grech

79-93 “God isLove”:DivinePaternityandChristianBrotherhood in theTheologyofJ.Ratzinger

Paul O’Callaghan

95-114 L’“Exode”etsesliensauxpôlesprotologiqueeteschatologique.Lepointdevuedel’Einführung

Réal Tremblay

115-139 Maria,laMadre,nellaterrafermadell’amore Marcella Farina

141-160 La“persona”nelpensieroteologicodiJ.Ratzinger Paolo Scarafoni

161-181 LaIglesia,Sacramentum salutissegúnJ.Ratzinger Fernando Ocáriz

183-198 JosephRatzingeronThe Spirit of the Liturgy Jeremy Driscoll

199-220 UmkehrimtheologischenDenkenvonJ.Ratzinger Bruno Hidber

VOL. 6 - PONTIFICIA ACADEMIA THEOLOGICA - 2007/1

PATH

Aspetti del pensiero teologico di Joseph Ratzinger

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221-238 Iglesia,sociedadypolíticasegúnJ.Ratzinger José Luis Illanes

239-253 Sul posto del cristianesimo nella storia delle religioni: rilevanza eattualitàdiunachiavedilettura

Piero Coda

Vita academiae

1.CronacadellaSessioneAccademicadel13dicembre2006,pp.255-2592.NominadicinquenuoviAccademici,p.259

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EDITORIALE

PATH 6 (2007) 3-8

Non è facile, nel vasto contesto del pensiero teologico di JosephRatzinger ora insignito della missione petrina di Pastore della Chiesauniversale, poter cogliere un punto nodale nel quale la pluralità dei suoimolteplici aspetti trovi come un baricentro che unifichi il tutto. I varitemi che sonoproposti inquestonumerodella rivistaPATHdapartediteologi competenti, con l’intento di evolvere l’apporto dato alla teologiadaJ.Ratzingernelperiodoprecedente lasuaelezioneallasedediPietro,raccolgono solo una piccola parte dei suoi interessi e dei suoi contributiche,purnella ristrettezzadello spazioadisposizione, toccanoperòpuntinevralgicidellasuateologia.

1. La teologia tra fede, ragione, verità, amore. Nei primi punti dellapresentepropostadiletturasiaffrontanogliaspetti epistemologicicheallalucedelmagistero teologicodiAgostino–che tantapartehaavutonellariflessione del teologo Ratzinger – toccano i riferimenti della fede allaragione,allaveritàeall’amore1.Essis’incontranoconl’apportopreziosodiBonaventura2,perilqualenellaChiesavannosemprecongiunteedistinteledueradicidellateologiaingraziadellequaliildinamismoversol’intelli-genzadellaveritàinsitonellafedeècorrelatoalladinamicadell’amorechedesiderasempremeglioconoscereColuicheama.L’importanzaeattualitàdiquesteprospettive, allequaliRatzingerha sempre e fortemente richia-

1 La posizione di J.Ratzinger nei confronti di Agostino prelude le posizioni chevannooggisemprepiùrecuperandoleintuizionidiautoricontemporaneicomeB.Studer,P.Coda,N.Cipriani,N.Ciola,P.Sguazzardo suSant’Agostinoe la teologia trinitariadelXXsecolo.

2 J. RatzingeR, San Bonaventura, la teologia della storia,tr.it.Nardinied.,Firenze1991.

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MarcelloBordoni4

matoiteologi,ci mostrano l’unità e la reciproca compene trazioneditalidueradici:percui,daunlato,la teologia deve preoccuparsi del dialogo con ogni uomo nella ragionevole ricerca della verità,mentre,dall’altro,deve tendere verso l’interiore del mondo della fede, cer cando di penetrarne la sua propria logica e profondità.

Ciòconsentedirisponderealladomandasuchecosa sia la teologia e su quale sia il ruolo del teologo nella Chiesa.Ratzingerritieneche la teo-logianonèsufficientementedefinitaquandosiaffermacheessacomportaunariflessionemetodicamenteordinatacirca lequestionidellareligioneedel rapporto dell’uomo con Dio: «in tal modo, infatti, si arriva solo allecosìdette scienzereligiose»3,ancheseesse sonodisciplinedinon trascu-rabile importanza. Ma se la teologia vuole e dev’essere qualcosa di più edi diverso rispetto a un approccio generico e metodico a delle semplicidomande,dobbiamoaffermareche suo trattoparticolareèdedicarsi a ciò che non abbiamo scoperto da noi stessi echepuòesserepernoifondamen-todellavitaperchéciprecedeecisostiene,essendopiùgrandedelnostrostesso pensiero. Allora, il tratto particolare della teologia, riassunto neldetto:credo ut intelligam,vuoleesprimerechenellateologiaioaccettoundonochemiprecede,pertrovareapartiredaessoeinessol’accessoallavita vera. E’ per la risposta a questo dono che si spezza il circolo chiusodelpropriopensare,perchéalpensierovienetesa,percosìdire,unamanochelosollevaversol’alto,aldilàdellesueforze.Questamanoèl’autorità di una Parola. «Riconoscere il senso di questa Parola, comprendere questa Parola – è questo il fondamento originario della teologia, che non può man-care del tutto nemmeno nel cammino di fede del più semplice dei fedeli»4.Èprecisamenteadefinirel’ascoltoel’interpretazionediquestaParolacheciprecede che è dedicata la riflessione su “L’interpretazione della ScritturanellaChiesa”.

2.I contenuti essenziali della teologia.L’impiantoepistemologicodellariflessioneteologicaèessenzialmentecongiuntoaqueicontenutichedefi-nisconola«formastessadiquestopensareedamare».Sitrattadel mistero trinitario di Diochesirivelanell’affermazione:Dio è Amore,laqualeuni-

3 J. RatzingeR, Weggemeinschaft des Glaubens. Kirche als Communio,Augsburg2002(tr.it.SanPaolo,Milano2004,14).

4 Ivi,25-26

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Editoriale 5

sce il soggetto e l’oggetto della fede nell’insieme dei molteplici contenutidicarattereteologicochefondanoivaloriessenzialicristologico/pneuma-tologici,ecclesiologiciedantropologicinelpuntofocalechesifondanella“Persona incarnatadelLógos”.Nelmistero cristologico emerge, alla lucetrinitaria, l’importanza dell’integrazione tra la “costituzione ontologicadellaPersona”diGesùCristoequelladellasua“relazionalità”,integrazio-nechedefinisceecaratterizzalasingolaritàedassolutezzadelsuooperaresalvificonellesueespressionidiregalitàeservizio.

Èproprionell’ontologiadell’essere personalediCristo che si fonda ilsignificatosingolareeassolutodelsuoagiresalvifico.Solo«seladedizioneincondizionata di Cristo per l’umanità ha la sua origine in Dio, cioè nelFiglio coeterno al Padre, essa acquista realmente carattere soteriologicoassoluto. Ne segue che la “dimensione economica” o storico-salvificadella vita e dell’azione di Cristo implica necessariamente la dimensioneontologica e metafisica»5. L’enunciato della preesistenza del Verbo non èinfatti il risultato di un ragionamento speculativo, ma la formulazionedel mistero che Gesù è davvero il Figlio Unigenito del Padre da sempreamato,edè laParolanellaqualeDiostessosiautocomunicaagliuomini.Così, l’affermazione«dellapreesistenzadiGesùCristoèpereccellenza ilpunto di congiunzione tra la cristologia e la teologia trinitaria»6. Se l’an-nuncio cristiano ha per oggetto Gesù Cristo, Figlio di Dio, che si rivelanelsegnospecificodelpro nobis,bisognaaverepresentechel’esistenza per gli altri di Gesù Cristo non si deve interpretare semplicemente come un“principio antropologico”, né può separarsi dalla sua relazione trinitariacon il Padre, ma deve fondarsi sulla figliazione eterna di Cristo. In altritermini: la pro-esistenza soteriologica presuppone essenzialmente la suapre-esistenzaontologica, altrimenti l’annunciocristianodiviene illusioneocadeinevitabilmentenell’ideologia.

3. Cristologia e antropologia.LariflessionecristologicadiJ.Ratzingerè stata sempre fedele al principio del necessario incontro “umanesimo-culture”eaquellodella«veritàdiDiochesi rivela inCristo»comefon-damentodella«veritàdell’uomo»:percuièLui, ilCristo,checostituisce

5 J. RatzingeR, Introduzione alla dichiarazione «Mysterium Filii Dei» (21 febbraio1972),LEV,Roma1989,19.

6 CTI,Teologia, Cristologia, Antropologia,II,n.5.

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«lamisuradiogniveroumanesimo»7.Ratzinger,nelsuoreplicareefficacecontro le critiche ricorrenti verso il linguaggio dogmatico della “unioneipostatica” ritenuta ellenizzazione della fede e sottrazione di importanzaall’umanitàdiGesùCristo,hamostratoche,alcontrario,ladottrinadellafede dogmatica apre alla prospettiva della vera esaltazione e del compi-mento dell’esistenza umana che in Lui esiste e vive personalizzata nello stesso Logos di Dio. Solo per questa personalizzazione nel “Dio-Lógos”– benché ciò comporti, per il Cristo, una condivisione con l’esistenza ditutti gli uomini nella loro condizione umana – l’uomo può conoscere sestesso oltre le conoscenze che gli possono offrire la filosofia e le scienzeumaneedempiriche.Così,iltentativodiattribuireaGesùlacaratteristicadi“personaumana”,riducendo,sullabasedellaconcezionemodernadellapersona secondo la fenomenologia e lapsicologia, la“personalitàdivina”delCristoall’auto-coscienzaeauto-presenzacheGesùpotevaumanamen-teaverenellasuaesperienzadiDio,nonfacheproblematizzarel’afferma-zione trinitariadellapre-esistenzadelVerbodiDiocheassume lanaturaumana.

4. Lo Spirito Santo, i carismi e la santità.Le riflessioni chearticolano

lanostra inizialeesoltantoprospetticapresentazionedellariflessioneteo-logicadiJ.Ratzingerribadisconounprincipioperluifondamentale,nellaconvinzione che non si può parlare dello Spirito Santo sulla base di unapura teoria,ma sidevepoggiare sudiuna realtàpersonalmente esperita,non fondata solo nel proprio spirito, bensì su quella esperienza delloSpirito che si afferma nel contesto della totalità della Chiesa. E infatti laChiesastessa,inciòcheleèpiùproprio,ècreazionedelloSpiritoSanto8.SuquestotemaRatzingersichiedechecosacisiaoggidaimpararedaS.Agostino sullo Spirito Santo soprattutto in considerazione che «se Egliè nominato come ciò che è divino di Dio, ciò che è comune tra Padre eFiglio,alloravuoldireche lasuaessenzaèproprioquesta,essere lacom-muniodiPadreeFiglio».La“comunione”,dunque,partendodallaTrinitàciaprenelloSpiritoalmisterodellaChiesa.

7 Benedetto XVi, Parole di Benedetto. La visione della Chiesa e del mondo negli interventi di J. Ratzinger,Milano2005,26

8 J. RatzingeR, Weggemeinschaft des Glaubens. Kirche al Communio(tr.it.,34).

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Lo Spirito Santo, infatti, operante la comunione in tutte le espres-sioni della santità nella Chiesa, la caratterizza al di sopra di ogni piattauniformità e nelle sue molteplici manifestazioni carismatiche dà rilievo,nella communio, alla ricchezza della pluralità delle sue manifestazioni neidonicarismatici.SeguendoiltestocentraledacuiAgostinodeducechelaparola “dono” rappresenta una definizione essenziale dello Spirito Santo(Gv 4,7-14), la communio ecclesiale tende a dilatare missionariamente lagrandezza inesauribiledell’AmorediDio.LoSpiritoSanto,dunque,uni-versalizza il mistero della fede pasquale (cf. GS 22) sollecitando il cuorediogniuomo.

5. La Chiesa, evento di comunione e sacramento di salvezza. In occa-sione del Sinodo straordinario del 1985, nel suo operare un bilancio avent’anni dal Concilio Vaticano II, Ratzinger accoglie con gioia il ricen-tramento dell’ecclesiologia conciliare nel concetto base di comunione.Nel Concilio la parola communio non ha avuto una posizione centrale;e tuttavia, rettamente compresa, questa parola può costituire una sintesidegli elementi nodali dell’ecclesiologia conciliare, così come compaiononelnotopassodi1Gv1,3chepuòconsiderarsi il criteriodi riferimentoperognicorrettacomprensionecristianadellacommunio. Allalucedialtrifondamentalipassineotestamentari (ades.At2,42), laparola communioesibisce,oltreagliaspetticristologici,pneumatologici,ecclesiologici,anchequella dimensione sacramentale che ha particolare riferimento all’Eucare-stia(cf.1Cor10,16s):percuisipuòdirechel’ecclesiologia di comunione è nel suo intimo un’ecclesiologia eucaristica,cheanimailcuoredella liturgiacome arte e festa. «L’ecclesiologia di comunione – in effetti – si collocaassaivicinaaquellaecclesiologiaeucaristicacheiteologiortodossihannosviluppato inmodocosì convincentenelnostro secolo»9.Ècosì che l’ec-clesiologia diviene più concreta, rimanendo allo stesso tempo totalmentespirituale, trascendente ed escatologica. È proprio nell’Eucaristia che– celebrata nei diversi tempi e luoghi, includendo il servizio sacerdotale

9 RatzingeR, nota che L. Hertling, già nel 1943, aveva aperto la porta a una eccle-siologiadicomunionepensata inmododel tuttocattolicocon il suocontributostampatoper laprimavolta inMiscellanea Historiae Pontificiae,Roma1943:Communio und Primat – Kirche und Papsttum in der christlichen Antike,ritampatoallavigiliadelConcilioinUna Sancta,17(1962),91-125,divenutoperluiuntestochiave.

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dellarepraesentatio Christi–lareciprocitàdiunitàemolteplicitàsipalesanellaparolacommunio.

Maessanonpuòrimanere inunastrutturabilanciata tra le forzedelmovimentobiblico-ecumenico-liturgicosenzal’apportofecondodelmovi-mento mariano:essoci ricordache laChiesaè «piùdiun“popolo”,piùdiuna“struttura”ediun’attività: inessaviveilmisterodellamaternitàedell’amoresponsalecherendepossibiletalematernità.SoloseciòesisteèpossibileunadevozioneallaChiesa,l’amoreperlaChiesa»10,superandoilpericolodifardegenerarelaChiesainsempliceprogrammad’azione.

Inquestaampiaeradicaleprospettiva,ilpensierodiJ.Ratzingernonhainfinetralasciatoitemidecisividellaconversione,dellacoscienzaetica,della formazioneegli aspettidella responsabilitàpolitica,oggiparticolar-mente rilevante sulpianosociale,comevaricontributidellapresente ras-segna evidenziano; ma ha anche dato rilievo all’ecumenismo, nel dialogotraOrienteedOccidente,ehaaffrontatoiltemadeldialogointerreligiosonellaconvinzioneche,nelrispettodellaVerità,«ilrapportodelcristianesi-mocon lereligionidelmondo èdivenutooggiunanecessità internaallafede»11.

maRceLLo BoRdoni

10 J. RatzingeR, Maria Kirche im Ursprung,J.Verlag,Einsieseln1997(tr.it.SanPaolo,Milano1998,17).

11 J. RatzingeR, Das neue Volk Gottes. Entwürfe zur Ekklesiologie, Patmos Verlag,Düsseldorf1969(tr.it.Queriniana,Brescia1971,391-392).

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SANT’AGOSTINO NELLA RIFLESSIONE TEOLOGICA DI J. RATZINGER

neLLo cipRiani

PATH 6 (2007) 9-26

Lariflessione teologicadi J.Ratzinger, salitoal sogliopontificioconil nome di Benedetto XVI, è pienamente impegnata nel confronto e neldialogoconlecorrentifilosoficheeteologichedeinostrigiorni.Tuttavia,lasuacostanteaperturaalleistanzeculturalicontemporanee,percoglierequanto in esse c’è di valido e di vero, rimane ben salda nella fede dellaChiesasulfondamentodellaScritturaedellaTradizione.Edèproprioinvista del recupero della Tradizione, soprattutto di quella patristica, chevaintesoilsuointeresseperilpensierodiS.Agostino.Assaisignificativoal riguardo è una specie di biglietto da visita, in cui egli fa la presenta-zionedella sua teologia:

«Dioèlatematicacentraledellamiaricerca.Nonhomaicercatodicreareun mio sistema, una mia particolare teologia […]. Il punto di partenza èanzituttolaparola:credereallaparoladiDio,cercaredavverodiconoscer-la edi comprenderla, equindipensare insiemecon i grandimaestridellafede.Perquestolamiateologiahaunacertaimprontabiblicaeun’impron-tachelederivadaiPadri,inparticolaredaAgostino»1.

Tra i Padri, quindi, S. Agostino gode di una particolare attenzione,direi anzi, di una vera e propria devozione da parte di J. Ratzinger. Lo

1 J.RatzingeR, Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa cattolica nel XXI secolo. Un colloquio con Peter Seewald,SanPaolo,CiniselloBalsamo(Milano)2005,74-75:titoloori-ginale:Salz der Erde. Christentum und katholische Kirche im 21. Jahrhundert. Ein Gespräch mit Peter Seewald,München1996.

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NelloCipriani10

considera il suo grande maestro2. Ne ammira la santità e l’attualità delpensiero:

«Nessun santo ci è così vicino, ci è rimasto così comprensibile, come S.Agostino, nelle cui opere possiamo incontrare tutte le profondità e leelevazioni dell’umano, tutti gli interrogativi, le ricerche e le investigazioniche anche oggi ci assalgono. Non a torto lo si è definito il primo uomomoderno»3.

Amotivodellacomunepassioneper la ricercadellaveritàe lavoca-zionealserviziopastorale,giungeaidentificarsiinqualchemodoconlui,comeprovanocerti simboli rappresentati sullostemmaepiscopale4.

L’incontro

Ma come giunse il giovane Ratzinger a incontrare il vescovo diIppona e ad avere con lui tanta familiarità? Certamente non fu un in-contro fortuito, dovuto al caso o alla semplice curiosità personale. Fupreparato da quel movimento di rinnovamento teologico, che fiorì nellaChiesacattolicadopolaprimaguerramondiale,all’insegnadiunritornoalle fonti bibliche, patristiche e liturgiche. Decisivo, poi, fu il magisterodiGottliebSöhngen,unprofessoredivastaculturafilosoficaeteologica,ilcuimetodo,eraquellodipensare

«sempreapartiredallefontistesse–acominciaredaAristoteleePlatone,passandoperClementediAlessandriaeAgostino,finoadAnselmo,Bona-venturaeTommaso[...]»5.

L’incontroveroeproprioavvennenelbienniofilosofico,quandosco-prì ilpersonalismo,che,comeconfessa,

2 Cf.J.RatzingeR,La mia vita. Autobiografia,SanPaolo,CiniselloBalsamo(Milano)1997,titolooriginale:Aus meinem Leben. Erinnerungen,1927-1977.

3 J.RatzingeR,Dogma e Predicazione,Queriniana,Brescia20055,339,titolooriginale:Dogma und Verkündigung,München-FreiburgimBr.1973;“30Giorni”,AnnoXXIII,n.5,47.

4 Cf.J.RatzingeR,La mia vita,cit.,121.5 Ivi,57.

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Sant’AgostinonellariflessionediJ.Ratzinger 11

«nel mio caso si legò quasi da sé con il pensiero di Agostino che, nelleConfessioni, mi venne incontro in tutta la sua passionalità e profonditàumane»6.

Adavvicinare ilgiovanestudenteaAgostinocontribuìH.deLubac,autore, traglialtri libri,diCatholicisme:

«Questo libro – dichiara – è divenuto per me una lettura di riferimento.Essonon solomi trasmiseunnuovoepiùprofondorapportocon ilpen-sierodeiPadri,maancheunnuovoepiùprofondosguardosullateologiae sulla fede in generale. La fede era qui una visione interiore, divenutanuovamenteattualepropriopensandoinsiemeaiPadri»7.

Stimolatodaquestiedaltristudiesostenutodaun’assidualetturadeiPadri,dopoaver frequentatounseminariodiSöhngensuS.Agostino, ilgiovane teologo non esitò un istante ad accogliere, nell’estate del 1950,l’invito del maestro a partecipare a un concorso, valido per ottenere iltitolodeldottorato, sull’ecclesiologiaagostiniana8.

Gli studi su S. Agostino

Nonostante lo scarso tempo a disposizione, la tesi, intitolata: Popolo e casa di Dio in S. Agostino9, resta ancora oggi uno studio fondamentalesull’ecclesiologia agostiniana e segnò una tappa decisiva per la forma-zione dell’autore, perché in essa sono presenti molti temi che sarannoripresiesviluppatiinseguito.Rivelaun’ottimainformazionebibliograficae una maturità di giudizio straordinaria. Ma ciò che sorprende di più èla capacità di analisi dei testi agostiniani e la risolutezza con cui prendeposizione di fronte agli studi precedenti. Delle tre parti, in cui è divisolo studio, quella che, a mio parere, lascia un po’ a desiderare è la sezio-ne in cui espone il pensiero di Agostino sulla Chiesa fino all’anno 391.In effetti, risulta inspiegabile il silenzio sul conto del De vera religione,l’unica opera, tra quelle di questo primo periodo, nella quale Agostino

6 Ivi,44.7 Ivi,64.8 Ivi,63.9 J.RatzingeR,Popolo e casa di Dio in Sant’Agostino,JacaBook,Milano20055;titolo

originale:Volk und Haus Gottes in Augustins Lehre von der Kirche,München1954.

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faaffermazionidinotevole importanzasullaChiesa.Digrande interesse,invece, è ancora oggi la seconda parte, in cui è esposta l’idea di chiesadella tradizione africana, e soprattutto la terza parte, in cui viene stu-diato il pensiero agostiniano sulla Chiesa, prima nella polemica contro iDonatistiepoi inquellacontro ipagani.

Oltre la tesi di dottorato, J. Ratzinger ha dedicato al vescovo diIppona altri studi di minore estensione e importanza, che ricordiamorapidamente. Nel 1954 presentò al Congresso internazionale di Parigiuna breve relazione, in cui metteva a frutto i risultati raggiunti nellatesi di dottorato, per rispondere a uno studio di W. Kamlah, uscitonel 1951 e che non aveva potuto prendere in considerazione nella tesi10.Tre anni dopo, pubblicava uno studio sulla Originalità e tradizione della nozione di Confessio in Agostino11. Un terzo studio: La Chiesa nella pietà di Sant’Agostinoèpubblicatonel1961 inunvolumeofferto inomaggioaHugoRahner12.Inunaltrostudioindagavailcamminodellaconoscenzareligiosa inS.Agostino,conparticolareattenzioneallanuovaconcezionedellapurificazione13; infine,nel1974, inunaconferenzasvolgeva il tema:Lo Spirito Santo come comunione. Sul rapporto tra pneumatologia e spiri-tualità in Sant’Agostino14.Oltrecheinquestistudi,espressamentededica-tialvescovodiIppona,avevapresoinesameilsuopensierosullaChiesa

10 J. RatzingeR, Herkunft und Sinn der Civitas-Lehre Augustins. Begegnung und Auseinandersetzung mit Wilhem Kamlah, in Augustinus magister, vol. II, ÉtudesAugustiniennes,Paris1955,965-979.

11 J. RatzingeR, Originalität und Überlieferung in Augustins Begriff der Confessio, in“RevuedesÉtudesAugustiniennes”,3-4(1957-1958),375-392.

12 J. RatzingeR, La Chiesa nella pietà di Sant’Agostino, in Il nuovo popolo di Dio,Queriniana, Brescia 19924, 27-53; titolo originale: Die Kirche in der Frömmigkeit des hei-ligen Augustinus, inSentire Ecclesiam. Festschrift für Hugo Rahner,Freiburg imBr. 1961,152-175.

13 J. RatzingeR, Der Weg der religiösen Erkenntnis nach dem heiligen Augustinus,in p. gRandfieLd – J.a. Jungmann, Kyriakon, Festschrift Johannes Quasten, vol. II,Aschendorff,Münster1970,553-564.

14 J. RatzingeR, Lo Spirito Santo come comunione. Sul rapporto tra pneumatologia e spiritualità in Sant’Agostino, in La comunione nella Chiesa, San Paolo, Cinisello Balsamo(Milano) 2004, 33-58; titolo originale: Der Hl. Geist als Communio. Zum Verhältnis von Pneumatologie und Spiritualität bei Augustinus, in C. Heitmann – H. mueHLen (edd.),Erfahrung und Theologie des heiligen Geistes,München1974,223-238.

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Sant’AgostinonellariflessionediJ.Ratzinger 13

in un altro libro di più ampio respiro: L’unità delle nazioni nella visione dei Padri15,e inunaricercasulconcettodichiesadiTiconio16.

L’influsso agostiniano

Dopo queste rapide informazioni sui rapporti di J. Ratzinger conl’antico Padre della Chiesa, passiamo ora in rassegna i temi, in cui sisente più forte l’ispirazione agostiniana. Siamo aiutati in questo da unsuo studio sull’utilizzazione dei Padri nella teologia contemporanea17. Inesso fa notare come l’importanza dei Padri sia stata dapprima ridottaal minimo dal metodo storico-critico dell’interpretazione della Scritturae poi sia stata posta in questione anche dal pensiero dogmatico e nelcampo della stessa Tradizione, per cui l’interesse per i Padri risultaristretto all’ambito della storia della teologia18. Al contrario di tali ten-denze Ratzinger rivendica ai Padri un ruolo rilevante nella teologia, siaperchéessi«sonomaestridellaChiesanonancoraseparata,eche la loroteologiaè inunsensooriginario“ecumenica”,appartenentea tutti»19, siaperché la teologia, come sforzo razionaleper comprendere la fede, «per ilfatto stessocheesiste sarà sempredebitriceverso iPadri edavrà semprenuovimotivipermettersialla loroscuola»20.

Egli individua l’aspetto fondamentale della funzione dei Padri nellacostruzione della fede nel fatto che, nonostante l’indiscutibile primatodella Scrittura, occorre riconoscere «l’inseparabilità fra parola e rispo-sta» e che «non possiamo leggere ed ascoltare la parola prescindendodalla risposta che prima l’ha recepita ed è divenuta costitutiva della suapermanenza»21.

15 J. RatzingeR, Die Einheit der Nationen. Eine Vision der Kirchenväter, A. Pustet,Salzburg1971.

16 J.RatzingeR,Beobachtungen zum Kirchenbegriff des Tyconius im “Liber regularum”,inDas neue Volk Gottes. Entwürfe zur Ekklesiologie,Düsseldorf1970,11-23.

17 J.RatzingeR,I Padri nella teologia contemporanea, inNatura e compito della teolo-gia. Il teologo nella disputa contemporanea. Storia e dogma, JacaBook,Milano20052,143-161;titolooriginale:Bedeutung der Väter für die gegenwärtige Theologie, in“Kleromias”1(1969),15-36.

18 Ivi,149.19 Ivi,156.20 Ivi,160.21 Ivi,157.

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NelloCipriani14

La risposta dei Padri, che la teologia contemporanea non può di-menticare, presenta alcune concretizzazioni storiche fondamentali: lacostituzione del canone biblico; l’applicazione del criterio che la stessaChiesa primitiva chiamò regula fidei, espressa nelle professioni di fede;la creazione delle «forme basilari della liturgia cristiana da considerarsibasepermanenteed inevitabilepuntodi riferimentodiogni rinnovamen-to della liturgia»; infine, «la responsabilità razionale della fede», che hadato origine alla teologia e che è espressa dal programma credo ut intel-ligam22.

1. Natura e metodo della teologia

Incominciamo la nostra indagine proprio dall’ultima considerazione.Controlatendenzaantifilosoficaeantimetafisicadellateologiariformata,abbracciatadopo ilConcilioVaticano II anchedamolti teologi cattolici,il teologobavarese,purnel riconoscimentodelprimatodella storiadellasalvezza, ha sempre difeso l’apertura della teologia alla filosofia e allametafisica comeuna caratteristicadella tradizione cattolica eun’esigenzainerentealla fedestessa.

Egli vede l’esempio più illustre di questa tradizione in S. Agostino.Giànellatesididottoratoavevasottolineatolanovitàdellacriticaagosti-nianaalla theologia tripertitadiVarrone:

«Egli si pone con un sì incondizionato – si può dire, sorprendentemente–, dalla parte della theologia naturalis. Ma ciò che è del tutto nuovo, è ilfatto che egli prenda come religione questa teologia finora praticamenteareligiosa».

In altre parole, Agostino ritiene che l’unico piano per discutere suDio sia quello della ragione filosofica e in particolare quello della me-tafisica, perché, osserva, «la teologia indaga su Dio, non sulla natura. Esebbeneanch’egliabbiaunanatura,nonogninatura tuttaviaèDio»23.

La critica agostiniana a Varrone ritorna più volte nella riflessionedi Ratzinger, quando parla del compito della teologia, per ricordare ora

22 Ivi,160.23 J.RatzingeR,Popolo,cit.,276-277.

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«l’opzionedellaChiesaprimitivaperlafilosofia»24,ora«lafusionetrara-zionalitàefede,chesirealizzònellosviluppodellamissionecristiana,cosìcomenella costruzionedella teologiacristiana»25.Sul ruolodell’Ipponatenell’incontro tracristianesimoerazionalità filosoficaafferma:

«Che io sappia, non esiste alcun testo del cristianesimo antico che gettisulla questione tanta lucequanto il confrontodiAgostino con la filosofiareligiosadel“piùeruditotrairomani”,MarcoTerenzioVarrone»26.

S. Agostino aveva trovato una conferma della razionalità della fedenella testimonianza biblica: nisi credideritis, non intelligetis (Is. 7, 9).Sebbene sapesse che qualche codice latino riportava una versione diffe-rente: nisi credideritis, non stabitis, egli cercava di accordare le due ver-sioni,superandoneilcontrasto27.UgualeatteggiamentoassumeRatzinger.Purnonnegando lapossibilitàche laversionegrecadeiSettantasiaunodeitantiesempidiquelprocessodiellenizzazione,contestatodallateolo-gia liberale,eglinonesitaaproporreunaccordocon l’altraversione:

«iopensocheincomplesso,siapursottounachiavediversa, l’indicazionedecisivaè stataconservata.Lostaresaldi,checivieneadditato inebraicoqualecontenutodella fede,hasenz’altroachefareanchecolcomprende-re».

Inconclusione,

«la fedenonappartieneall’ambitodel fattoedel fattibile,quantunquesiainrapportoconambedue,bensìall’ambitodelledecisionifondamentali,dicui l’uomo deve inevitabilmente assumersi la responsabilità, la quale persua stessa essenza deve concretizzarsi solo in una forma. È questa formachenoichiamiamofede»28.

24 J. RatzingeR, Introduzione al cristianesimo, Queriniana, Brescia 200514, 128-132; titolo originale: Einführung in das Christentum. Vorlesungen über das Apostolische Glaubensbekenntnis,München1968.

25 Ivi,178-180.26 J. RatzingeR, Il Cristianesimo: La religione vera?, in Fede, verità, tolleranza, Ed.

Cantagalli,Siena2005,173.27 agostino,De doctrina Christiana,2,12,17.28 J.RatzingeR,Introduzione,cit.,62-64(passim).

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Al vescovo di Ippona risale anche il principio del credo ut intelli-gam29,cheRatzingerinvocaspessopersottolinearel’aperturadellafedeeteologia alla razionalità. In un’intervista a chi gli ricordava l’aforisma diTertulliano:credo quia absurdumequellodiAgostino:credo ut intelligam,rispondeva:

«Suquestopunto sonodecisamente agostiniano.Come la creazionevienedallaragioneedèragionevole,cosìlafedeèpercosìdirelapienezzadellacreazionee,quindi, laportadellacomprensione;diquestosonoconvinto.Credere significa dunque entrare nella comprensione, entrare nella cono-scenza [...]. Tertulliano era piuttosto ostile alla filosofia, per questo noncondividolasuaposizione,maquelladisant’Agostino».

Eall’intervistatoreche insistevanelchiedereunsuopersonaleafori-sma, che esprimessemeglio la sua visionedella fede, replicava: «Nonnehobisogno.MiparechelafrasediAgostino,cheinseguitoèstataripresaanchedasanTommaso,nedescrivabene il senso,cosìcom’è»30.

a)Fedeeteologia.Ilmottoagostinianocredo ut intelligamnonespri-mesoltanto l’esigenzache la teologiasiapraallacomprensionerazionale,ma anche l’esigenza opposta, che la teologia resti sempre ancorata allafede.ÈunaltropuntosucuiRatzinger insiste:

«Selateologiavuoleedeveesserequalcosad’altrodallascienzadellereli-gioni[…]essapuòfondarsisolosulfattodiprocederedaunarispostachenoinonci siamodatida soli;perché,però,essapossadavveroessereunarispostapernoi,dobbiamocercaredicapirla,nondiliquidarla.Èquestoiltrattoparticolaredellateologia,ilfattocheessasidedicaaciòchenoinonabbiamoscopertodanoistessiechepuòesserepernoifondamentodellavitaproprioperchéciprecedeecisostiene,è,cioè,piùgrandedelnostrostessopensiero».

29 Cf.agostino,Ep.120,1,2;S.43,930 J.RatzingeR,Il sale della terra,cit.,38.

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Econcludeva:

«Laviadella teologiaè tracciatanelmotto:“credout intelligam”:accettoun dono che mi precede, per trovare a partire da esso e in esso l’accessoallaveravita,allarettacomprensionedimestesso»31.

In concreto ciò significa che il teologo deve anzitutto riconoscere laauctoritas della Scrittura e che nell’esegesi biblica deve seguire la regula fidei, espressadallaTradizione edalmagisterodellaChiesa.Èunmododi fare teologiachericonoscediaverappresodalla tradizione:

«Quello che espongo qui, non è solo teoria, anche se ho appreso tuttoquestoanzituttodaigrandimaestricomeAgostino,Bonaventura,Tommasod’Aquino e, per la prima volta, sono stato introdotto a questi maestri dalmiomaestroGottliebSöhngen»32.

Ritiene, perciò, insostenibile il principio luterano della sola Scrip-tura:

«Indubbiamente, la Scrittura porta in sé il pensiero di Dio: ciò la rendeunicaeneportal’“autorità”.Maessaciècomunicataattraversounastoriaumana»33.

Da qui l’impegno nel far risaltare l’eccedenza della Parola rivelatarispettoaquella scritta34.Nesegueche

«laScrittura, laparolacheciprecede,dicuisioccupalateologia,persuastessanaturanonèsololibro.Ilsuodestinatarioumano,ilpopolodiDio,èvivoedèidenticoasestessolungotuttoitempi.Lospaziovitale,creatodalpopolo,nonsoloè ilsuosostegno,maèl’interpretazionespecifica,daessostessoinseparabile»35.

31 J.RatzingeR,La comunione nella Chiesa,cit.,25.32 Ivi,21.33 Ivi,28.34 Ivi,27.35 Ivi,29.

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In realtà, l’ecclesialità della teologia è correlativa al carattere eccle-sialedellafede:«nasceredaDiosignificaessere inseritinelCristototale,capoemembra»36.D’altrocanto,

«lafedeègiàinpartenzaunappelloallacomunione,all’unitàdellospiritoattraverso l’unitàdellaparola»;«Diovuolegiungereall’uomosolo tramitel’uomo; egli non cerca l’uomo in altro modo che nella sua fraternità conglialtriuomini»37.

Sono idee ispirate da S. Agostino, per il quale credere in Cristo si-gnifica amare Cristo e incorporarsi alle sue membra38 e per il quale, seDiovuoledispensarelasuaparolaagliuominipermezzodialtriuomini,èperchévuolerafforzare ivincolidiunità tra loro39.

b) Al discorso precedente è connesso quello sulla conversione e pu-rificazione richiesta dal lavoro teologico. Oggi molti teologi riducono lateologia a pura erudizione, la considerano un’attività accademica comeun’altra, palesando così una scarsa coscienza ecclesiale. Ratzinger, se-guendo l’esempiodeiPadri,esigeunaveraconversione,che

«è un cambiamento di soggetto. L’io smette di essere un soggetto auto-nomo,cheha insestesso la suapropriaconsistenza.Vienestrappatoasestesso,einseritoinunnuovosoggetto»40.

Pertanto, «per la scienza teologica, la Chiesa non è un’istanza estra-nea,essaèpiuttostoilfondamentodellasuaesistenza,lacondizionedellasuapossibilità»41.

Il discorso sulla conversione del teologo è spinto fino a parlare diuna«connessione fra teologia e santità».Ciònonpuò essere considerato“sentimentaleopietistico”,perché

36 J. RatzingeR, Elementi di teologia fondamentale. Saggi sulla fede e sul ministero,Morcelliana, Brescia 1986, 31; titolo originale: Theologische Prinzipienlehre. Bausteine zur Fundamentaltheologie,München1982.

37 J.RatzingeR,Introduzione,cit.,85.38 agostino,In Iohannis evangelium, tr.29,639 agostino,De doctrina Christiana,prol.,640 J.RatzingeR,Natura e compito della teologia,cit.,50.41 Ivi,57.

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«ha il suo fondamentonella logicadellecoseehadalla suaparte la testi-monianzaditutta lastoria[...].Unateologiacreativasaràtantopiùpossi-bile,quantopiùlafedesaràdivenutaveramenteesperienza».

Alla lucedi simileconcezione,nonmeravigliache tra i teologi santi,antichi e moderni, annoveri Agostino per «la passione del suo camminoversolaradicalitàcristiana»42.Ineffetti,egli, insiemeadaltriPadridellaChiesa, fondandosi sulla beatitudine evangelica: «beati i puri di cuori,perché vedranno Dio», si proponeva di giungere, attraverso la purifica-zionespirituale,all’idealedellasapienza43, intesacomeesperienzamisticadeldivino44,maanchecomecapacitàdioperare lapace45.

c) L’apertura al dialogo è un’altra caratteristica che la teologia diRatzinger ha in comune con quella agostiniana. Volendo illustrare l’ideadi dialogo, egli dapprima sottolinea l’apertura della Chiesa voluta dalConcilio Vaticano II, poi rimanda alla predicazione neotestamentaria, laquale,

«anche se non si presenta formalmente come dialogo, contiene parecchielementi dialogici, a partire dalle discussioni di Cristo fino allo stile delladiatriba di Paolo, e cerca di aprire all’uomo nel dialogo, in domanda erisposta,laviadellaparoladiDio»46.

Anche altrove, riferendosi all’esempio e alla parola di Paolo, scrive:«La fede cristiana è aperta a tutto ciò chedi grande, vero epuro èpre-sentenella culturadelmondo»47.Anche in tali affermazioni suldialogo,che trovano una sorprendente corrispondenza nella teologia praticata daRatzinger prima e dopo il Concilio, si può riconoscere l’ispirazione diS. Agostino, il quale nella polemica antidonatista, proprio in riferimen-to all’esempio di Cristo e di Paolo, formulava la “regola apostolica” deldialogo:

42 Ivi,55.43 J.RatzingeR,Elementi,cit.,90.44 J.RatzingeR,Les principes de la théologie catholique. Esquisse et matériaux,Tequi,

Paris1982,395,n.52.45 Ivi,408-409.46 J.RatzingeR,Il nuovo popolo di Dio,cit.,316.47 J.RatzingeR,In cammino,cit.,40.

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«Noiseguiamoquestaregolaapostolica,trasmessacidaiPadri:setroviamoqualcheelementodiveritàanchenegliuominiperversi,necorreggiamolaperversionesenzaviolarequellocheinessic’èdiretto.Cosìnelmedesimouomoemendiamo le sue falseopinioni apartiredalleverità chepossiede,evitandodidistruggereleconvinzionivereconlacriticadiquellefalse»48.

In altri passi applicava detto principio al dialogo con i pagani, giu-dei,ereticie scismatici49.

2. L’ecclesiologia

Oltre la natura e il metodo della teologia, l’ecclesiologia è l’altrogrande tema della riflessione di J. Ratzinger. Lo provano gli studi aessa dedicati, dalla tesi dottorale agli articoli raccolti in diverse opere esoprattutto nei volumi: Il Nuovo Popolo di Dio50 e La comunione nella Chiesa. L’influsso agostiniano sulla riflessione ecclesiologica è vasto eprofondo. Mi limito a rilevare alcuni punti, in cui l’ispirazione apparepiùconsistente.Negli anni successivi alConciliodella riccaecclesiologiadel Vaticano II sono stati messi al centro del dibattito soprattutto dueaspetti: la nozione di chiesa come popolo di Dio e come comunione. Inmolticasi,purtroppo,entrambiiconcettihannosubitountravisamentoesonostatisvuotatidellorosignificatoreligioso.Così,l’espressionePopolodi Dio è stata intesa sovente in senso generico e sociologico e talvoltaperfino in senso politico-marxista; anche la comunione della Chiesa èstata intesa in sensoorizzontaleeegualitaristico, senzaalcunriferimentoaCristoeai sacramenti51.

Contro tali tendenze fuorvianti Ratzinger ha sempre reagito conenergia, richiamandosi ai concetti teologici acquisiti nello studio deiPadri e di Agostino in particolare. Alla Chiesa non si può applicare ilconcettousualedipopolo:essaè“vero”popolodiDioinsensopneuma-tico, cioè nel senso che è un popolo riunito da molti popoli per mezzo

48 agostino,De unico baptismo,V,7.49 Ivi,III,3-IV,6.50 J.RatzingeR,Il nuovo popolo di Dio. Questioni ecclesiologiche,Queriniana,Brescia

19924;titolooriginale:Das neue Volk Gottes. Entwürfe zur Ekklesiologie,Düsseldorf1969.51 J.RatzingeR,La comunione,cit.,133-135.

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dello Spirito santo per il culto di Dio52; la comunione ecclesiale, poi,va intesa in riferimento alla comunione che nasce in virtù della fede ecarità, tra i singoli credenti e Cristo e tra di loro, così da formare inCristo un solo corpo, come è espressa dal sacramento dell’eucaristia53.Unendoleduenozioni,sipuòdireche«laChiesaèappuntoilpopolodiDioesistentecomecorpodiCristo»54.Sonoconclusionidi fondamentaleimportanza per l’ecclesiologia, ricavate dall’analisi dei testi agostiniani,ripreseeapprofondite innumerosi interventi successivi.

L’ispirazione agostiniana si estende anche alla riflessione sulla notadella cattolicità della Chiesa. Come Agostino, anche Ratzinger vede lastoria della salvezza essenzialmente come il mistero dell’unità. Se conil peccato si ha la frantumazione del genere umano, come mostra lacostruzione della torre di Babele, nella Pentecoste, con il miracolo dellelingueeildonodellacaritàdapartedelloSpiritoSanto,l’umanitàdivisaè riportata all’unità55. Il tema è sviluppato soprattutto nel libro: L’unità delle nazioni nella visione dei Padri della Chiesa. Ma già nella tesi didottoratoavevanotatocheperAgostino«laprofeziadella catholica, cioèdella Chiesa diffusa su tutta la terra, attraversa tutta la scrittura»: unalunga seriedi testidell’anticoTestamento sono intesi «come lapromessadella chiesa dei popoli del nuovo Testamento» e la benedizione fatta adAbramo come la benedizione del nuovo popolo riunito da Cristo e inCristo56.

All’ecclesiologia appartiene anche il tema del ministero sacro. Suquesto punto le preoccupazioni di Ratzinger riguardano due concezioniopposte, ugualmente apparse nella storia della Chiesa: da una parte c’èchi esagera il ruolo del ministro fino a farne un mediatore tra Dio e gliuomini, dall’altra parte c’è chi lo ribassa a una semplice funzione eccle-siale. Fautori della prima concezione erano i Donatisti, i quali facevanodipenderelavaliditàdeisacramentidallasantitàdeiministri.Controtaleconcezionesibatté ilvescovodi Ippona.

52 J.RatzingeR,Popolo,cit.,175-176;287-288.53 Ivi,183-184especialmente211-213.54 Ivi,332.55 J.RatzingeR,Il nuovo popolo,cit.,113-114.56 J.RatzingeR,Popolo,cit.,145-146.

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«Agostino–osservaRatzinger–nonvuoleconciòinvitareallassismo;eglisi preoccupa che pure nella Chiesa cattolica ci siano molti santi vescovi,mavuolemettereinevidenzasuqualecardinepoggilasperanzacristianaedovesisituiilcultopropriamentecristiano:nelSignore,cheintercedepernoipressoilPadre»57.

Anche contro la concezione riduttiva del ministero, propria del pro-testantesimo, Ratzinger trova ispirazione nell’insegnamento di Agostino.Per lui il clero è ordinato ad congregandam ecclesiam, ma insieme allafunzione ecclesiale egli afferma anche l’essenziale carattere relazionaleche unisce il sacerdote a Cristo: il sacerdote è il servus Christi, segnatoper sempredalcaratteredell’ordinazionesacra.Appartieneper sempreaCristo, dal quale soltanto può ricevere il ius dandi, che non può essererevocatodanessunacomunità58.

La separazionedella religionedalloStatoèunaltropunto, incui lariflessione di Ratzinger tiene conto dell’insegnamento agostiniano. Giànella tesididottoratoaveva sottolineatodaun lato il carattereessenzial-mentereligiosodellapolisgrecaedellacivitasromanaedall’altrolachia-ra separazione tra religione e Stato operata da Agostino con l’idea delledue civitates, distinte da due amori contrapposti59. Riprendeva e svilup-pavailtemasulpianodellastoriadelcristianesimopiùtardi,opponendoalla concezione di Eusebio di Cesarea, tendente a identificare l’imperocon la Chiesa, quella di Agostino, che realisticamente evitava di caderenella illusionedipoter cristianizzare l’impero. Interessante è ladichiara-zione fattaallapresentazionediun libro, incuidefinisce«unacaratteri-stica della religione pagana» la confusione della funzione della religionecon quella dello Stato; esalta «il grande merito di Sant’Agostino», peraveroperato la separazione,econclude:

«Pensocheunafilosofiapoliticaeunaveraecclesiologia,unafedenell’uni-coDiocheèDioditutti, laricercadiunaverauniversalitàdellafedechesiesprimeintutteleculture,nonidentificandosimaiconunasoladiesse,possanoancheoggiimpararemoltodaldialogoconSant’Agostino»60.

57 J.RatzingeR,Elementi,cit.,198-199.58 J.RatzingeR,La comunione,cit.,172-176.59 J.RatzingeR,Popolo,cit.,273-278.60 J.RatzingeR,30 Giorni,cit.,49.

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3.La dottrina trinitaria

Anche la dottrina trinitaria agostiniana ha lasciato profonde traccenella teologia di Ratzinger, soprattutto a proposito dell’idea di personae della pneumatologia. Per la verità, egli non manca di criticare «la dot-trina psicologica trinitaria»61, ma dà una grande importanza all’idea diAgostino e della teologia della tarda patristica, secondo cui «persona inDio vuol dire relazione». Dicendo che «in Dio non esiste nulla di acci-dentale, di fortuito, ma soltanto sostanza e relazione», Agostino ci pre-senta «la cristiana novità dell’idea personalistica in tutta la sua acutezzae chiarezza»62. L’importanza dell’acquisizione di questa idea di personaemerge chiaramente nella Introduzione al Cristianesimo, dove il nome e itestidiAgostinovengonoricordatipiùvoltenella illustrazionedelmiste-ro trinitario63.

Più piena è l’adesione alla dottrina agostiniana sullo Spirito Santo.Inunaconferenzasultema:Lo Spirito Santo come comunione. Sul rappor-to tra pneumatologia e spiritualità in Sant’Agostino64, illustra la proprietàdello Spirito Santo come comunione, amore e dono, mettendo in rilievoi legamioracon lacristologia,oracon l’ecclesiologia,oracon lavita spi-rituale. Contro la diffusa opinione che la dottrina trinitaria agostiniananon tiene conto dell’economia salvifica, egli osserva che «nell’essenzadello Spirito Santo, nel suo essere donum e datum, sta il fondamento in-ternodellacreazioneedella storiadella salvezza»eche

«da una parte la dottrina “immanente” della Trinità è totalmente apertaa quella “economica”, mentre, dall’altra, anche la storia della salvezza siponedeltuttoinrelazioneconlateologia:ildonodiDioèDiostesso»65.

Altra osservazione interessante, già anticipata nella tesi di dottorato,riguarda la compenetrazione dei termini Chiesa e caritas, in forza dellaquale

61 J.RatzingeR,Dogma,cit.,188,n.56.62 Ivi,178-179.63 J.RatzingeR,Introduzione,cit.,165;173;179-180.64 J.RatzingeR,La comunione,cit.,33-58.65 Ivi,46.

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«la teologia trinitaria diventa la misura concreta dell’ecclesiologia, la de-finizione dello Spirito Santo come amore diventa la chiave dell’esistenzacristianae,nelcontempo,interpretaconcretamentel’amore:comepazienzaecclesiale»66.

4.L’antropologia

Come abbiamo notato nella parte iniziale dello studio, il giovaneRatzingersientusiasmòperilpersonalismocheemergedalleConfessioni.Successivamente del De Trinitate apprezzò soprattutto l’idea di personacome relazione, mettendola a frutto nell’antropologia. Come non sentirel’ecodell’affermazioneagostiniana: fecisti nos ad Te,quandoscrive:

«L’essereumanoè, inultimaanalisi,ordinatoall’altro,alveramenteAltro,cioèaDio;ètantopiùpressodiséquantopiùèpressoiltotalmenteAltro,pressoDio»?67.

Altrettanto chiara è l’eco del inquietum est cor nostrum in un altropassodella stessaopera,doveparladel«desideriodell’illimitatoedi in-finito»,che

«ha perennemente impedito all’uomo di riposare tranquillo in se stesso,facendogliavvertirecomeeglinonsiaautosufficiente,magiungaasestessounicamenteuscendodalsuoguscioemuovendosiversoiltotalmenteAltroel’infinitamentepiùgrande»68.

Chi tiene presente il ruolo di primo piano svolto dal cardinale J.Ratzinger nell’elaborazione del Catechismo della Chiesa cattolica, non sisorprendeaffattonelvederecheinqueldocumentoufficialedellaChiesavengadato tanto risalto aquella famosa frase inizialedelleConfessioni ealla spiegazione agostiniana dell’affermazione biblica dell’uomo creato aimmagine di Dio69. È, invece, forse opportuno rilevare come proprio in

66 Ivi,50-51.67 J.RatzingeR,Introduzione,cit.,224-225.68 Ivi,97-98.69 Catechismo della Chiesa cattolica,I,cap.I,30-31.

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quest’antropologia, fondata sull’idea dell’uomo come relazione, trova ilfondamento ladottrinaagostinianadellagrazia:

«L’uomononraggiungeveramentesestessograzieaciòchefa,bensìgrazieaciòchericeve.Eglideveattendereildonodell’amore,enonsipuòacco-gliere l’amoresenoncomedono.Non losipuò“fare”dasoli, senz’altro;bisogna attenderlo, permettere che ci venga dato. E non si può divenireintegralmenteuominifuorchévenendoamati,lasciandosiamare»70.

Con queste riflessioni credo che il pensiero di J. Ratzinger abbiaraggiunto ilcuorestessodell’antropologiaagostiniana.

L’ultimo tema, del quale vorrei rilevare l’ispirazione agostiniana, èquellodell’eroseagape,trattatonell’EnciclicaDeus caritas est.Neldocu-mento pontificio si accenna genericamente al «dibattito filosofico e teo-logico» che ha radicalizzato e contrapposto queste due forme di amore,considerando «tipicamente cristiano» l’agape quale «amore discendente,oblativo», mentre proprio della cultura non cristiana, soprattutto greca,sarebbe l’eros «l’amore, ascendente, bramoso e possessivo»71. In realtà,il dibattito sulle due forme di amore nasce dalla contrapposizione dellateologia della croce, affermatasi con la Riforma protestante, alla teologiadell’incarnazione, predominante nella tradizione cattolica, che il teologoRatzinger,nellospiritodiaperturaaldialogochelodistingue,hasemprecercato di comporre e armonizzare come due punti di vista complemen-tari72. È interessante, comunque, notare come già nella tesi di dottoratoappaianoleprimereazionicritiche73allibro,dapocotradottointedesco,del pastore luterano Alfred Nygren, in cui già nel titolo erano contrap-posti Eros e agape e in cui Agostino appariva come il principale respon-sabiledellaconfusionedeidueamori74.Una rispostapiùesaurienteeunriferimentopiùesplicitoaS.Agostinoèdatapiùtardi,inunaconferenzasuEucaristia e missione,incuiallateologiadellacrocevenivaaccostatalateologiaeucaristica.QuiRatzingerdiceva:

70 J.RatzingeR,Introduzione,cit.,257.71 Enciclica,Deus caritas est,7.72 Cf.,J.RatzingeR,Introduzione,cit.,219-220.73 J.RatzingeR,Popolo,cit.,319,n.18.74 a. nygRen, Eros und agape, Gestaltwandlungen der christlichen Liebe, I-II,

Gütersloh1930-1937.

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NelloCipriani26

«Ilveroepiùprofondofinedellacreazioneeasuavoltadell’essereuma-novolutodalCreatoreèproprioquestodivenireunacosasola,“Diotuttointutti”.L’“eros”dellacreazionevieneassuntodall’”agape”delCreatoree diviene così quel santo beatificante abbraccio, di cui parla sant’Agosti-no»75.

75 J.RatzingeR,La comunione,cit.,105-106;vediancora177-178.

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VERITÀ FEDE E RAGIONE IN J. RATZINGER

† Rino fisicHeLLa

PATH 6 (2007) 27-43

1. Il contrasto tra originalità e ripetitività

«L’Occidente, da molto tempo, è minacciato da questa avversione controgliinterrogativifondamentalidellasuaragione,ecosìpotrebbesubiresoloun grande danno. Il coraggio di aprirsi all’ampiezza della ragione, non ilrifiuto della sua grandezza: è questo il programma con cui una teologiaimpegnatanellariflessionesullafedebiblica,entranelladisputadeltempopresente»1.

L’espressionepotrebbefacilmenteaprireunosquarciosulpensierodiBenedetto XVI circa i compiti che spettano alla teologia, nel suo essereintelligenza critica della fede, e la relazione che intercorre tra il saperefilosofico e quello teologico nella comune tensione verso la verità. Peraddentrarsi progressivamente all’interno di questa prospettiva, non saràinutile accennare che un pensiero così solido e profondo, come quellocheBenedettoXVImanifestanellediverseespressionidel suomagisteropietrino,èpossibileperchéancoratoaunaricercaeunostudiocheriper-corre per intero la sua stessa vicenda personale. È sufficiente riprenderetra lemani laprima lectio academica,svoltaaBonnnel lontano1959,perverificare immediatamente quanto fosse suo intento non separare il “diodei filosofi” e il “Dio di Abramo Isacco e Giacobbe” e, pertanto, indi-viduare la strada che permettesse di distinguere i due saperi per unire

1 Benedetto XVi,Discorso nell’Università di Regensburg,12settembre2006, inChi crede non è mai solo.ViaggioinBaviera,Siena2006,30.

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RinoFisichella28

nella comune ricerca di senso e di trascendenza2. È convinzione pro-fonda del nostro autore, infatti, che il cristianesimo, come religione chetrova nel logos la sua espressione culminante e sintesi dell’intera ricercache l’uomo compie verso la trascendenza, non solo si offre alla ragioneperchéconsiderieanalizzi isuoicontenuti,madiventaessostessocriticaper ogni forma di pensiero religioso che voglia fondarsi sul mito. Comenell’antichità greca la filosofia era diventata critica del mito religioso,così il pensiero biblico si è presentato come critica verso ogni formadi politeismo. L’una e l’altra forma di conoscenza hanno trovato il loroequilibrio in quell’incontro fortunato che avvenne tra la filosofia grecae il pensiero cristiano. Il primo, proprio facendo leva sul logos, trovavanel cristianesimo la forma più coerente di quanto aveva invano cercatodirappresentare.Ilsecondo,semprepartendodal logos,neevidenziavailsuocaratterestoricoepersonale3.

L’opera di J. Ratzinger, in questo orizzonte progettuale iniziato conl’impegno accademico e continuato ininterrottamente come arcivescovodi München e Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede,assume un valore programmatico. Il suo pensiero, che costituisce senzadubbio una delle tappe più significative della teologia di questo secolo,contribuisce non poco nel ripensare il rapporto tra fede e ragione comeprodromo per una rinnovata presenza culturale dei cristiani nel loroimpegno nel mondo. Emerge dai suoi testi, infatti, la capacità di sapercogliere i movimenti culturali e dare coerente risposta attraverso l’intel-ligenza della fede che è direttamente chiamata in causa per la compren-sionecheeglinedàcomediuno“stare”eun“comprendere”4. I terminiitalianinonesprimono inprofondità il sensocheèricavato, invece,dallapregnanza semantica della lingua tedesca. “Stehen” e “verstehen”, infatti,dicono già nella comune radice e nel richiamo reciproco la concretezzadella fedecheèpresente, sempreedovunque,per ilcarattereche impri-meall’esistenzacredentediessereun’opzioneconcreta, liberaepubblica.Nellostessotempo,comunque,quello“stare”dellafedeèsempresogget-

2 J. RatzingeR,Der Gott des Glaubens und der Gott der Philosophen. Ein Beitrag zum Problem der theologia naturalis,Leutesdorf20052.

3 Benedetto XVi,Discorso nell’Università di Regensburg,18-22.4 Cfr. la tesidia. BeLLandi,Fede cristiana come “stare e comprendere”. La giustifica-

zione dei fondamenti della fede in J. Ratzinger,Roma1996,179-304.

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to a un “comprendere” che mentre valorizza la ragione e dona libertà alcredentenellasuascelta,impegnaatrovarestradeperimmettersisempredipiùper leviedelmondo incontinuaricercadiunannunciocredibilechepermetta l’accoglienzadella fedepresso tutti.

Ciò che emerge dall’analisi degli scritti ratzingeriani, comunque,è che la “nefasta separazione” tra i due ambiti del sapere, quello dellaragione e della fede, (cf. fR 46) non ha portato di fatto a una maggiorforza dell’una sull’altra; piuttosto, ha indebolito entrambe impedendouno sviluppo della forza critica e rallentando il passo verso una conqui-sta sempre più profonda del mistero (cf. fR 48). Entrare all’interno diquesta crisi obbliga a guardare con lucidità al processo culturale che siè imposto nell’ultimo secolo, sfociando nel primato della tecnica e nel-l’emarginazione della questione antropologica come espressione ultimainerente il sensodell’esistenzapersonale5.

Fin dalle prime pagine del suo famoso Introduzione al cristianesimo,J. Ratzinger analizzava con dovizia di particolari il fenomeno. All’epoca,per quanto ci è dato di conoscere, era stato uno dei rarissimi autori cheaveva trovato il coraggio di affrontare questa tematica. Nella generaleindifferenza verso l’avanzare tracotante e presuntuoso dell’ideologia tec-nologica – da non confondere con il valore della conquista scientifica –l’allora professore di teologia sistematica a Regensburg descriveva il pas-saggioculturaleinatto.Lavolontàdipassaresottosilenzioilconcettodi“tradizione”,argomentavaRatzinger,camminadiparipassoconl’imporsidell’idea di “progresso”. Mentre, da una parte, si cerca di abrogare la

5 L’espressione“questioneantropologica”diperséèambiguanelmovimentoteologi-coemeritaunaspiegazione.Intendiamofarriferimentoalveroproblemachenell’epocadelprimatodellatecnicatoccadirettamentel’uomonellasuaintegrità.Perquestioneantropo-logicasiintendeesprimerel’analisichevertesulsensodell’esistenzapersonaleeche,cometale,pone l’istanzaveritativacomecapacitàdell’uomodi imprimerealla suaesistenzaunasceltaliberaeconsapevolechetrascendelasuacontraddizioneperimmettersinellospaziodel mistero divino. Una simile prospettiva non solo richiede, ma implica l’esigenza meta-fisica come dimensione necessaria perché il pensiero possa non solo cogliere l’essere, maspiegarloerimandarelamentesempreoltreogniacquisizione,perlasciarsideterminareinprimaistanzadallecaratteristichedell’essere.Cf.H.u. Von BaLtHasaR,Gloria. Un’estetica teologica. IV Nello spazio della metafisica, Milano 1977, 20-26; R. fisicHeLLa, Il senso come problema teologico,inJ. dRiscoLL(ed.)Imaginer la Théologie catholique,Roma2000,279-292; id., La via della verità, Milano 2003, 13-29; id., La fede come risposta di senso.Abbandonarsi al mistero,Milano2005,13-28.

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tradizione, dall’altra, si prospetta il progresso come la genuina promessaacui rivolgersiperconvincersidiaverconquistato lapropriaautonomia.Losviluppodelpensiero,comunque,portòprogressivamenteamodifica-re il concetto stesso di verità sul quale si era fondata la filosofia anticae l’intero pensiero cristiano. J. Ratzinger vede soprattutto nel sistema diGianbattista Vico le premesse che porteranno al radicale cambiamentoculturaledeinostrigiorni.Portandoall’estremo–eperalcuniversicapo-volgendo–laposizionediDescartes,cheiniziavaaidentificarelacertez-zarazionalechel’uomopuòraggiungereconlacertezzamatematica,Vicoidentificavalaverascienzaconlaconoscenzadellecausechepongonoinessere la realtà. Richiamandosi nominalmente al concetto aristotelico discienza, come conoscenza certa delle cause, Vico giungeva alla conclu-sione completamente nuova nel pensiero dell’epoca che l’uomo conosceveramentesolociòcheegliponeinessere.All’identificazioneanticadellaverità con l’essere, subentra ora un nuovo paradigma che coniuga veritàcon realtà. Ciò che è conoscibile è solo ciò che noi facciamo; l’assiomaverum et factum convertuntur inizia ad acquisire il suo valore portante efondativo per l’epoca moderna. La riflessione metafisica conosce qui ilmomento del suo momentaneo tramonto, mentre i raggi dell’alba di unanuova certezza conoscitiva iniziano ad abbagliare la mente che si dedicaormai quasi esclusivamente a ciò che è dimostrabile, prima nello spaziodella storia,poi inquellosemprepiùcomplessodellamatematica.

Ciò che per quasi due millenni aveva sostenuto la mente e l’intelli-genza, che si sentivano liberi proprio perché capaci di ricercare la veritàdell’essere, lo si dichiara ora un ozio per benpensanti che non trovanoaltro da fare. Le forze vere dell’uomo, invece, si sostiene che debbanoessere tutte indirizzate verso la certezza scientifica che si impone comeun’evoluzionecostantecapacesolodiosservareifenomeninaturali,darnespiegazione e, soprattutto, riprodurli. Per paradossale che possa sembra-re, l’idea inizialediporre l’uomosemprepiùal centro,padroneassolutodi sé e di ciò che compie, si frantuma nel concepirlo come un sempliceprodottodiun’evoluzionecasualeacuinonsipuòdarerispostaperl’im-possibilità di entrare nella stessa natura. Più si cerca di impadronirseneepiù essa sfugge,presentandodi volta in volta elementi chevannooltreogni intelligenzaumana.Insomma,l’uomodiventasemprepiùunappen-dicedellanatura.Lavisionebiblicache loponevaalcentroecomevero

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artefice della creazione si congela per lasciare il posto a un esperimentopermanente in cui egli stesso è coinvolto in prima persona, senza piùsapere ilveroperchédel suoesserenelmondoe il ruolocheèchiamatoa svolgereperdaresensoalla suaesistenzapersonale.

Merita, a questo punto, riprendere tra le mani una pagina significa-tiva di Introduzione al cristianesimo dove J. Ratzinger sintetizza questocambiamentoculturale:

«Verum quia factum:questoprogrammacheadditaall’uomolastoriacomelocus della verità, non poteva ovviamente bastare da solo a soddisfare lasete dell’uomo. Esso infatti giunge alla sua piena efficienza non appenavenne a collegarsi ad un secondo motivo, quello formulato esattamente100 anni dopo da Karl Marx col suo classico principio: “Sinora i filosofihanno contemplato il mondo, d’ora in avanti dovranno accingersi a cam-biarlo”.Ilcompitodellafilosofiavienecosìancoraunavoltarivoluzionatodibelnuovo sindalle radici.Tradottanel linguaggiodella tradizione filo-sofica, questamassima ci viene adire che alpostodelverum quia factum(è conoscibile, pregno di verità, solo ciò che l’uomo ha fatto ed ora è ingrado di contemplare), subentra un nuovo programma condensato nellaformula “verum quia faciendum” (la verità che d’ora in poi interessa è lafattibilità). Per dirla ancora in altri termini: la verità con cui l’uomo ha achefare,nonènélaveritàdell’esseree,inultimaanalisi,nemmenoquelladelleazionida luicompiute;è invecequelladelcambiamentodelmondo,dellasuamodellatura:unaveritàinsommaproiettatasulfuturoeincarnatanell’azione.Verum quia faciendum.VuoldirechedallametàdelsecoloXIXin poi, il dominio autocratico del factum viene gradualmente sempre piùsoppiantato dalla dittatura del faciendum, del fattibile e da farsi, per cuila signoriadella storiaviene scacciatadaquelladella tecnica […].Standocosì le cose, doveva per forza andare sempre più affermandosi la convin-zione che in ultima analisi risulti davvero conoscibile all’uomo soltanto ilfattoreripetibile,quellocheeglièingradodiriproporsiadognimomentodinanzi allo sguardo mediante gli esperimenti […]. Il factum ha generatoil faciendum; lacosafattahadatoorigineaquellafattibile,ripetibile,con-trollabile, ragion per cui ora essa è presente solo in funzione del da farsisulgiàfatto[…].Latecnicaassurgecosìaveraabilitàeatassativodoveredell’uomo»6.

6 J. RatzingeR,Introduzione al cristianesimo,Brescia19796,32-34.

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La condizione spirituale del mondo contemporaneo, come si intra-vede da queste parole, viene ricompresa da Ratzinger in prospettiva diuna condizione culturale che merita di essere affrontata mediante unautenticocapovolgimentodellaprospettivaedeivalorisottesi.Cisitrova,insomma,nelmezzodiunrealeeprofondocambiamentoculturalechesicolloca alla fine di una radicalizzazione del pensiero illuminista e razio-nalistacheponendosemprepiùl’uomoalcentrohafattoperderedivistaDio. La conseguenza prima è stato il primato indiscusso della tecnicache viola l’integrità della persona e non le permette più l’esercizio dellasua piena libertà. L’impronta post-metafisica che si è voluto imporre si èfondata sull’interpretazione scientifico-matematica della realtà. Ciò cheappare colmo di valore è il “fatto”, verificato dalla strumentazione dellescienzenaturali,eperciòstessogiudicatoanchecolmodivalore,dieticae, pertanto, normativo. Ne deriva il grande equivoco etico in cui ci sitrova immersi nel contesto culturale odierno, secondo cui diventa lecitotutto ciò che si può fare. Il “sapere” diventa “potere” determinato dal-l’autorità indiscussa della ratio tecnica, che emargina come non produtti-voeoscurantistaognialtraformaconoscitivachenonlecedailprimato,tacciatoperciòstessodiesserecontro ilprogresso.

Queste considerazioni che legano fortemente Ratzinger con altrigrandi teologie filosofidelnostrosecolo,qualiadesempioR.Guardini,H.U. von Balthasar, K. Jaspers e M. Heidegger7, permettono di vederela sua lungimiranza nella lettura dei complessi fenomeni culturali e mo-strano oggi la loro verità. Un uomo ridotto a “fare”, privo di memoriastorica e di tradizione, rimane prigioniero di se stesso e dell’effimero;

7 Inpropositoèsufficienteverificare leconsiderazionidel filosofodiHeidelbergchevolle fossero pubblicate postume come suo testamento culturale. Heidegger, lo si deducedal contesto, sembra lamentarsi del fatto di essere sopraffatti dalla tecnica; Spiegel glichiede allora: «Le si potrebbe obiettare: cos’è che qui viene violato? Tutto risulta fun-zionante! Si costruiscono sempre più centrali elettriche. Si produce sempre meglio. Gliuomini vengono ben amministrati nella parte altamente tecnicizzata del globo. Viviamonelbenessere.Cos’èquichepropriamentemanca?».Heideggerrisponde:«Tuttofunziona.Questoèappuntol’inquietante,chefunzionaecheilfunzionarespingesempreoltreversounulteriorefunzionareechelatecnicasradical’uomosemprepiùdallaterra.Nonsoseleièspaventato,ioinognicasolosonostatoappenahovistolefotografiedellaterrascattatedalla luna. Non c’é bisogno della bomba atomica: lo sradicamento dell’uomo è già fatto.Tutto ciò che resta è una situazione puramente tecnica. Non è più la terra quella su cuil’uomooggivive».Solo un dio ci può salvare,Parma1976,134.

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si divincola sempre più cercando inutilmente di uscire dalla rete in cuiè impigliato. È necessario, pertanto, che si recuperi al massimo il temadella presenza del pensiero credente all’interno del dibattito culturaleperconsentireundupliceprocesso:daunaparte,faresprimerealmegliola fede inmanieraconformealla suanatura;dall’altra,offrireunpensie-ro che riportando al centro il tema della verità sull’uomo possa favorirelosviluppoe lacrescitadiunitàtra lediverse istanzedelsapere.Inaltreparole,è ilrichiamoperchévengarecuperata l’identitàdell’esserecristia-ninelmondocontemporaneo.Questaidentitànonpuòesseremanomessaa secondo delle epoche storiche o dei pensieri filosofici, perché è graziaedono che viene fatto,dinanzi al qualepermane solo il serviziodell’ac-coglienza e della fedeltà. È ciò che ha fatto dire in altre circostanze a J.Ratzinger:

«Senonritroviamounpòdellanostraidentitàcristiananonsupereremolasfida di quest’ora […]. Proprio così ritornerà ad essere, in senso biblico,il “sale della terra”. In questa fase di cambiamento radicale continuare atestimoniarechel’uomonellasuaveraessenzanonsaràdistruttoèancorapiù importante […].LaChiesanecessitaperciò,daunaparte,di flessibi-litàperpoteraccettare icambiamentidiordinesocialeeculturaleoggi inatto e per potersi liberare dei condizionamenti in cui si trova. Dall’altra,leèancoranecessaria la fedeltàpersalvaguardareciòchefaessereuomo,l’uomo,ciòchelofasopravvivereechegarantiscelasuadignità.Essadeveessere saldamente fedele a tutto questo e conservare l’uomo aperto versol’alto,versoDio;perchésolodalì laforzadellapacepuòvenireinquestomondo»8.

Inquesto contesto, laprima risposta che sidevedare è ciò a cui ri-petutamenteJ.Ratzingerritorna:superareilrelativismodicuiilpensieroe i comportamenti sono caduti vittima. Il fatto religioso, come pure amaggior ragione il giudizio etico, vengono ormai considerati esclusiva-mente nella sfera della soggettività e hanno perso ogni diritto di citta-dinanza nella sfera dell’oggettività. In un mondo sottomesso alla logicadell’identificazione del “sapere” come un “fare”, la questione di Diorisulta,diconseguenza,estranea.Diononènegato,marimanecomeunosconosciuto di cui non si sente neppure il bisogno per la trasformazione

8 J. RatzingeR,Il sale della terra,CiniselloBalsamo1997,251.

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del mondo e per il giudizio sulle proprie azioni; anche se c’è, egli nonmodificasostanzialmentelamiavitaequelladelmondo.Ilgraveproble-ma verso cui ci si inabissa sempre più è ancora una volta ben descrittodaJ.Ratzinger:

«Su quest’uomo non brilla più lo splendore del suo essere immagine diDio,cheèciòchegliconferiscelasuadignitàeinviolabilità,masoltantoilpoteredellecapacitàumane.Eglinonèpiùaltrocheimmaginedell’uomo–diqualeuomo?[…]laforzamoralenonècresciutaassiemeallosvilup-po della scienza; anzi, è piuttosto diminuita perché la mentalità tecnicaconfina la morale nell’ambito soggettivo mentre noi abbiamo bisogno diuna morale pubblica, una morale che sappia rispondere alle minacce chegravano sull’esistenza di tutti noi. In vero, il più grave pericolo di questomomentostaproprioinquestosquilibriotrapossibilitàtecnicheedenergiamorale.Lasicurezzadicuiabbiamobisognocomepresuppostidellanostralibertà e della nostra dignità, non può venire in ultima analisi da sistemitecnicidicontrollo,mapuò,appunto,scaturiresoltantodallaforzamoraledell’uomo:làdoveessamancaononèsufficiente,ilpoterechel’uomohasitrasformeràsempredipiùinunpoteredidistruzione»9.

Insomma, in un periodo come il nostro, che sembra aver abbattutol’altarecostruitoneisecoliprecedentialladeaRagioneavendonedecreta-tod’ufficiolasuadebolezza,subentrailcultoaldioDesideriocheimpo-ne idiritti individuali senzapiùconsiderazionealcunadella relazionalitàsocialeeascapitodiunviverecivilechedovrebbefaredellaresponsabi-litàcomuneuncriteriooggettivodigiudizio.

2. Distinguere per unire

Una parola così chiara su temi complessi e di difficile soluzione anoi sembra che abbia origine da una visione della vita che è ispirata dauna fede profonda, sorgente di speranza e di rinnovamento del mondo.Si ritorna ancora una volta, come si vede, al cuore della comprensioneratzingeriana della fede come uno “stare” e un “comprendere”, che nonè affatto pensata dal nostro autore alla stregua di un mero impegno in-tellettuale,alcontrario.Inunmondoimmersosemprepiùnellacontrad-

9 id.,L’Europa di Benedetto,Siena2005,31-32.

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dittorietàdelnonsensoedell’effimero,eglisostienechesideveritrovareun’intesa perché filosofi e teologi ricompongano un’unità del sapere invistadiun saltodiqualitàdelpensiero.Daogniparte si volge lo sguar-do, infatti,èfacilecoglierelacontraddizionecheviviamo.Piùsisperainuna condizione di benessere e di vita ultracentenaria e maggiormente sicolgono i segnidelladisperazione.Daunaparte, si vuoleprodurre l’uo-mo inprovetta;dall’altra, si reclama ildiritto allamorte contraddicendodi fatto la stessa conquista scientifica. Se un uomo, infatti, considera ilpropriocorpoormaidebolecomeunaprigionedacuiliberarsierimpro-veraallascienzadivolerlomantenere invita,alloraèperprima lastessascienzachedeveaffrontareconcoraggioecondeterminazionelapropriaconquista e il pensiero che ne è scaturito. Che piaccia o no, mentre sisuona la fanfara per la conquista della vita, nello stesso tempo gli stessisuonatori recitano il de profundis e si affannano a farci firmare un “te-stamento biologico”. Ironia della sorte, non hanno trovato di meglio cheimmetterenellastessasemanticalacontraddizionechesiportanodentro:un atto tragico di morte nascosto tra le pieghe di un proclama con laparvenzadi libertàper lavita!

Maicomeoggi,probabilmente,siamopostidinanziaigrandiinterro-gativi sul sensodella vita, sullamorte e su cosa ci saràdopodi essa.Ladomanda identica da quando l’uomo è uomo, si presenta oggi con unadrammaticitàsenzaprecedentiproprioinforzadellaconquistaraggiunta.È evidente che quanto l’intelligenza personale ha raggiunto è frutto diuna conquista cheha intesoportareprogresso. Inutile creare contrappo-sizioni su questo terreno; non servono, perché impediscono di verificarel’attitudine dell’uomo e la spazio inimmaginabile che è aperto dinanzi aluinellaconquistadelsapereedisemprenuoveacquisizioni.Ciòchedi-vide,anoi sembra,è l’usodellascopertascientificae i limiticheadessavanno posti se al centro deve permanere l’uomo, la sua vita e la dignitàcon laqualedeveesserevissuta.Comesinota,nelcuoredegli interroga-tivi che sono sul tappeto senepresentaunoche li raccoglie tuttiperchéneèa fondamento:chi è l’uomo e quale senso ha la sua vita?

Benedetto XVI intravede su tale questione il cuore dell’istanza ve-ritativa e, di conseguenza, il rapporto che si deve recuperare tra fede eragione. Teologia e filosofia devono essere capaci di rapportarsi, senzaconfondersi suiprincipidacuihannoorigine,perrispondereognunase-

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condolapropriacompetenzasullaquestionechetoccailsensodellavita.È ben chiara in J. Ratzinger, secondo tutta la tradizione del pensiero, ladistinzione tra idueambitidel sapere:

«Èconoscenzafilosoficasoloquellaconoscenzachepuòessereguadagnatadalla ragione medesima e in quanto tale – senza contributo della Rivela-zione. Essa fonda le sue certezze soltanto sull’argomentazione, e le sueaffermazionivalgonotantoquantoisuoiargomenti.Viceversa,lateologiaèlaconsiderazioneriflessaecriticadellaRivelazionediDio;èfedechecercaevidenzeeragioni.Essa,dunque,nontrovadaséipropricontenuti,bensìliricevedallaRivelazione,perintenderlicosìnellalorointimacorrelazioneenellalorosignificanza»10.

Ladistinzionesull’autonomiaeautoctonia,tuttavia,nonpuòandareadiscapitodelsaperedellafedechevienetacciatodinonsensoe incapacea domandare veramente perché pone a suo fondamento la rivelazione11.Inquestocontesto,è sempre ilnostroautorechedà la suarisposta:

«Ma le rispostecristiane sonopropriamente talida sbarrare laviaalpen-siero? Le risposte alle domande ultime non sono per loro natura sempreaperte al non detto e anche all’Indicibile? Non potrebbe essere che solotalirisposteconferiscanopropriamenteallerelativedomandelaloroauten-ticaprofonditàedrammaticità?Nonpotrebbeesserecheesseradicalizzinotantoilpensarequantoildomandareelimettanoinmovimento,piuttostocheimpietrirli?Jaspersstessohaaffermatounavoltacheunpensarechesidistaccadallagrandetradizionesiriduceadessereunimpegnocheviaviadiviene sempre più vuoto di contenuti. Non ci richiama forse ciò al fatto

10 id.,Natura e compito della teologia. Il teologo nella disputa contemporanea. Storia e dogma,Milano1993,20.

11 Su questa diatriba, a cui anche J. Ratzinger accenna, cf. la posizione più comuneincarnata da M. Heidegger in due saggi che sono rispettivamente la conferenza tenuta aTübingen,Phänomenologie und Theologienell’anno1927eripetutaaMarburgnel1928ela letterascrittaperundibattitoteologicochesisvolse inUSAnel1964:Einige Hinweise auf Hauptgeschichtpunkte für das theologische Gespräch über “das Problem eines nichtobjek-tivierenden Denkens und Sprechens in der heutigen Teologie”.Questidue testi furono rac-colti, in “Archives de Philosophie” 32 (1969), e infine trovarono la loro sistemazione nelsaggio Phänomenologie und Theologie, Frankfurt 1970; la traduzione italiana in Segnavia,Milano1987.

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chel’imbattersiinunagranderisposta–comequellachelafedecicomuni-ca–èstimolopiuttostocheostacoloalverodomandare?»12.

Fede e ragione, quindi, devono ritrovarsi insieme per prospettare larilevanzadelladomandasulsensodellavitapropriodinanziallimitedellamorte.Questaèlaformapiùradicaleconcuicisivieneascontrareecheimponedidomandarsidadovevengoedovevado.Permane,comunque,intatto l’interrogativo:comepuò la sola ragionedareunarispostaaqual-cosa che viene dopo la morte, se la sua capacità di conoscere e rifletteresi ferma sulla soglia dell’al di là? L’uomo deve porsi l’interrogativo sulsenso della malattia, della sofferenza e, da ultimo, della morte; se non lofaegli siarrestadavantialladomandache loperseguitae si impedisceditrovare un accesso che vada oltre lo stoicismo, il cinismo o il nichilismodellapropriadissoluzione.Comeavvieneperlaconoscenzadiognilimite,cheèpercepito taleper il sopravvenirediunaltrospazio,cosìancheperla comprensioneautenticadellamorteènecessarioche si sappiacosac’èdopo di essa per poter rispondere senza subire passivamente il suo nonsenso.ÈinquestospaziocheJ.Ratzingervedenellostessotempoilsupe-ramentodell’obiezionefilosoficadel“ferroligneo”dellateologiaelapos-sibilitàdicorrelazione tra fedee ragione.Solonellamisura incui la fedesapràpresentareleragionidelmisterodell’incarnazione,alloraessasaràingrado di offrire l’ultima risposta che sia carica di significato e, pertanto,apportatricedisensodefinitivoall’interrogarepersonale.

Il cuoredel cristianesimo,d’altronde, suaoriginalità e insuperabilitànellastoriadellereligionistatuttoqui: ilfarsiuomodapartediDiochespezza ogni possibilità di ridurlo a mito, a simbolismo o a speculazionefilosofica, fosseanchelapiùaltaeprofondachesipossa immaginare.Lafede presenta la realtà e concretezza della condivisione di Dio di tuttociò che l’uomo vive, esclusa la condizione del peccato. Il farsi uomo daparte di Dio implica assumere in prima persona tutto ciò che l’uomosperimenta come limite al suo desiderio di poter vivere oltre la morte.Il mistero dell’incarnazione di Dio, che giunge fino alla morte in crocedi Gesù, spalanca le porte alla vera vita oltre la morte mediante la suarisurrezione: «Chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive ecredeinmenonmoriràineterno»(Gv11,26).Lasfidaalpensierotrova

12 J. RatzingeR,Natura e compito della teologia,21.

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qui tutta la suacaricadiprovocazioneapotercogliere l’istanzadiveritàche è immessa nella storia. La risurrezione di Gesù Cristo è la rispostaalla domanda di senso che l’uomo si pone sulla sua morte. Il Λόγος chesi fa σάρξ porta l’αλήθεια alla sua espressione ultima. Qui non si è inpresenzadiungiocodiparole,madiparole chenella “gabbia”del loroesprimereimprimonounorientamentodefinitivoalpensaredell’umanità.Λόγος non è più riducibile a “parola” e σάρξ non più sola “carne” comeαλήθεια non è limitabile al solo “svelamento”. I termini ora acquistanounsignificatonuovo inforzadiciòchevienerealizzatonellastoriadallarivelazione del Rivelatore: Λόγος è essere personale che imprime allaσάρξ il πνέυμα capacedi trasformazionee αλήθειαdiventaabbandonarsi aun Dio che è fedele e non mente. In questo circolo diventa evidente lacondivisionedell’espressionediManuele IIPaleologo fattadaBenedettoXVIaRegensburg:

«Nonagiresecondoragione,nonagirecon il logosècontrarioallanaturadiDio[…].Chivuolecondurrequalcunoallafedehabisognodellecapa-citàdiparlarebeneedi ragionarecorrettamente,no invecedellaviolenzaedellaminaccia»13.

Su questo tema, J. Ratzinger vede la forza dell’universalità del cri-stianesimo e il dovere della sua missionarietà. I credenti hanno l’obbligodella missione perché l’oggetto della loro fede è un annuncio universaleche offre la salvezza. L’universalità proviene dal contenuto stesso che èrivelato: Dio si fa uomo e assume su di sé il tempo, la storia e tutto ciòche si racchiude in questo spazio per riportare l’uomo nello spazio deldivino. Se Dio fosse solo pura trascendenza, l’uomo avrebbe con lui unrapporto di sudditanza, sempre schiacciato dal peso della divinità; sel’uomo non potesse comunicare con Dio, il rischio di essere dinanzi aun’ipotesiinutileoadunainconsciaproiezionedelsuodesideriosarebbesempre all’erta. Solo nella misura in cui Dio si fa conoscere e agisce daDio come uomo, allora anche per ogni uomo si apre lo spazio della vitadicomunioneconDio.GesùdiNazarethoffretuttoquestonellasuavitae il mistero della sua esistenza divina non si annulla in quella umana,mamediantequellarivela laveravocazioneacuiogniuomoèchiamato:

13 Benedetto XVi,Discorso nell’Università di Regensburg,16-17,

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partecipare della natura divina e vivere in pienezza la propria trascen-denza oltre il limite della morte. Questa dimensione, che supera ogniforma espressiva religiosa particolare, fa appello alla ragione e le chiededi unirsi alla fede per cogliere in pienezza la verità in essa contenuta.Certo, anche la ragioneper suanaturapartecipanon solodel limite,maanchedelpeccatodell’uomo;anch’essaèsegnatadallacolpadiAdamoe,pertanto,habisognodiessereessastessapurificata(cf.Dce,28).Ciònontoglie, comunque, che una tale ragione si possa muovere verso la veritàperché laama. J.Ratzinger fa sua laprospettivadiBonaventura:

«Quandofidesnonassentitpropterrationemsedpropteramoremeiusas-sentit,desiderathabererationes; tuncnonevacuatratiohumanameritum,sedaugetsolatium»14.

Attraversol’amoreperlaveritàsiprospettaildesideriodellaragionedi andare sempre oltre se stessa fino al pieno raggiungimento della suatensione.

In questo rapporto di reciprocità verso la verità intera su di sé e ilmistero della propria esistenza, J. Ratzinger giunge a una prima conclu-sione:

«Lafedenonèunaminacciaperlafilosofia,laproteggepiuttostocontrolapretesatotalizzantedellagnosi.Proteggelafilosofia,perchénehabisogno.Nehabisogno,perchénonpuòfareamenodiunuomoche interroghieindaghi; non il domandare le è di ostacolo, bensì quell’atteggiamento dichiusurachenonvuolepiùdomandareeconsideralaveritàcomequalcosadiirraggiungibileochenonèdegnodiaspirazione.Lafedenondistruggelafilosofia,lacustodisce.Solocosìfacendoessarestafedeleasestessa»15.

Aquestarelazioneènecessarioaggiungereunulterioreelementochepermette alla fede cristiana di porsi come vera risposta alla domanda disenso: lacoerenzadellavita.

«Se si può dire che la vittoria del cristianesimo sulle religioni pagane furesa possibile non da ultimo dalla sua rivendicazione di ragionevolezza,occorre aggiungere che a questo è legato un secondo motivo della stessa

14 BonaVentuRa,ProemiumISent.2ad6.15 J. RatzingeR,Natura e compito della teologia,31.

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RinoFisichella40

importanza. Esso consiste innanzitutto, per dirlo in modo assolutamentegenerale,nella serietàmoraledel cristianesimoche,del resto,Paoloavevagià allo stessomodomesso in rapportocon la con la ragionevolezzadellafedecristiana […]. Il cristianesimoconvincevagrazie al legamedella fedeconlaragioneegrazieall’orientamentodell’azioneversolacaritas, lacuraamorevoledeisofferenti,deipoveriedeideboli,aldilàdiognidifferenzadi condizione sociale […]. La forza che ha trasformato il cristianesimoin una religione mondiale è consistita nella sua sintesi tra ragione, fede evita»16.

La verità del cristianesimo, come si nota, sta tutta qua. Nella suasemplicità di una vita che sa cogliere insieme tutto l’umano per trasfor-marlo inunasintesicapacediraggiungereognunonell’intimo; farsi fortidell’amorediDio implica amare ilprossimo.Questa verità chedà sensoalla domanda dell’uomo si colloca come il contenuto più coerente perpercepire laveritàdelcristianesimo.Perdirlacon leparolediGiovanni:

«Daquestoabbiamoconosciuto l’amore:Eglihadato la suavitapernoi;quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ric-chezze inquestomondoevedendoilsuofratello innecessitàglichiudeilpropriocuore,comedimorain lui l’amorediDio?Figlioli,nonamiamoaparolenéconlalingua,macoifattienellaverità.Daquestoconosceremoche siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuorequalunquecosaessocirimproveri»(1Gv3,16-20).

La vera religione, pertanto, consiste proprio in questa capacità diconiugare insieme tutto l’uomo senza nulla togliere alla sua natura; lafede gli consente di abbandonarsi al mistero, la ragione gli permette dicompierequesto atto inpiena libertà e consapevolezza, lavita gli chiededi essere coerente andando sempre oltre il limite della contraddizionepersonaleperavere fisso il finee l’obiettivo.

Perché questa prospettiva sembra oggi non interessare più? Questouomo sempre più esperto di scienza diventa tiepido nei confronti dellafedeepreferisceabbandonarsiallasuperstizione.Cosapuòessereaccadu-toperchésidisinamorassedellafededeipadripercaderenelladebolezza

16 id., Fede verità tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo, Siena 2003,182-184.

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e precarietà di nuovi miti? La risposta più immediata è che ha perso ildesiderio per la verità e si accontenta solo di frammenti. L’opinione hascavalcato la verità, annientandomillennidi ricerca edi conquiste.CosapotrebbepensareoggiAristotelecheavevadedicato lasuavitapersupe-rare laδόξα invistadellaεπιστήμε?Lapretesadelcristianesimodiesserela vera religione viene oscurata nei testi di teologia mentre altri se nefanno beffe imponendo pretestuosamente di ridurre la nostra fede allospazio privato. Per chi ha ancora memoria storica, ritorna insinuosa lavecchia teoriapaganadiSimmaco:

«Ègiusto,tuttociòchetuttiadorano,reputarlounasolacosa.Contemplia-mo le stesse stelle, abbiamo il cielo in comune, siamopartediuno stessouniverso: che cosa importa con quale ideologia ciascuno cerchi il vero?Nonsipuògiungereperunasolaviaaunmisterocosìgrande»17.

Ancoraoggipermaneconlasuaforzavitale larispostadiAmbrogioaquestaobiezione:

«Soloorasiparladigiustizia,sipretendelaparcondicio(aequitas postula-tur)?Dov’eranoquestidiscorsiquandoaicristianidepredatiditutti i lorobeni, non si concedeva neppure di respirare? [...]. Ma se tutto in seguitoèandatomigliorando![…]Afferminochetuttodovevarestarecom’erainprincipio, che non sono contenti che il mondo coperto dalle tenebre siastatoilluminatodalsole[…]lafedeinCristononèpenetratainanimeno-vizie(perchénonc’èveravittoriasenzaavversario),madopoaverscacciatolacredenzachedominavaprimasiègiustamentepreferitoilvero»18.

Come dire: la fede cristiana ha portato progresso vero e autenticoproprio nell’istanza veritativa, fino a presentare il culmine del rapportotra Dio e l’uomo. Pensare che si possano porre tutte le religioni sullostessopianoeche tutteabbiamo lo stessovaloreveritativoèun’illusionechenon fagiustiziaalle religioninéalla storiadell’umanità.

Se si perde fiducia nella possibilità di raggiungere la verità, è ovvioche tutto diventi opinione e la pretesa di chi offre quella che ha rice-vuto per rivelazione venga tacciata di arroganza. La comoda formula di

17 simmaco,Terza relazionen.10,inLa maschera della tolleranza,Milano2006.18 amBRogio,Epistola18,nn.15.23.29,inIbidem.

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“tolleranza” viene acriticamente assunta per primi dai cristiani e così sivanifica ogni sforzo per puntare gli occhi sulla verità e farla diventarecompagna fedele di vita. Di nuovo a proposito giungono le parole di J.Ratzinger:

«Il raggio della ragione deve allargarsi di nuovo. Dobbiamo tornare aevadere dalla prigione da noi stessi costruita e riconoscere altre forme diverifica in cui giochi il suo ruolo l’uomo nella sua interezza. Ciò di cuiabbiamo bisogno è qualcosa di simile a ciò che troviamo in Socrate: unadisponibilità inattesachesimantieneapertaeappuntalosguardoaldi làdi se stessa […].Abbiamobisognodiunanuovadisponibilitàalla ricercaeancheall’umiltàcheconsentediorientarsi»19.

Nellostessosenso,diventanocarichedisignificatoanchequestealtreparolepronunciatequalchegiornoprimadiessereelettoPapa:

«Ciòdicuiabbiamobisognoinquestomomentodellastoriasonouominiche,attraversounafedeilluminataevissuta,rendanoDiocredibileinque-stomondo[…].Abbiamobisognodiuominichetenganolosguardodrittoverso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uominiil cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore,inmodocheil lorointellettopossaparlareall’intellettodeglialtrie il lorocuorepossaaprireilcuoredeglialtri.SoltantoattraversouominichesonotoccatidaDio,Diopuòfarritornopressogliuomini»20.

3. Derisione apotropaica

Nonsempresièingradodiascoltareiprofetidelnostrotempo.Nonstonerà, a riguardo, riprendere una bella pagina di Kierkegaard che J.RatzingerposecomescenariosignificativoalsuolibrodiIntroduzione alla cristianesimo,per indicare ladifficoltàdi esserecredutiquandosipongo-nosul tappetoquestionichesonovitaliper ilpresentee ilnostro futuro:

«Uncirco viaggiante inDanimarcaungiorno cadde inpreda aun incen-dio.Mentre ancora si levavano le fiamme, ildirettoremandò il clowngiàabbigliatoper la recitaachiamareaiutonelvillaggiovicino,ancheperché

19 J. RatzingeR,Fede verità tolleranza,166.20 id.,L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture,63-64.

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c’era il pericolo che il fuoco, propagandosi attraverso i campi da pocomietutiequindiaridi,s’appiccasseanchealvillaggio.Ilclowncorseaffan-natoalvillaggio,supplicandoipaesaniadaccorrerealcircoinfiamme,perdareunamanoaspegnerel’incendio.Maessipresolegridadelpagliacciounicamenteperunastutissimotruccodelmestiere, tendenteadattrarre lapiùgrandequantitàpossibiledigenteallarappresentazione;percuiloap-plaudivano finoalle lacrime. Ilpoveroclownavevapiùvogliadipiangereche di ridere; e tentava inutilmente di scongiurare gli uomini ad andare,spiegandolorochenonsitrattavaaffattod’unafinzione,d’untrucco,bensìdi un’amara realtà, perché il circo stava bruciando davvero. Il suo piantonon faceva altro che intensificare le risate: si trovava che recitava la suaparteinmanierastupenda[…].Lacommediacontinuòcosì,finchéilfuo-co s’appicco realmente al villaggioedogni aiutogiunse troppo tardi: cosìvillaggioecircoandaronoentrambidistruttidallefiamme»21.

Peralcuniversi, siamounpòtutticomequegliabitantidelvillaggioche pensano di trovarsi dinanzi a una bella recitazione e non compren-dono che il villaggio sta veramente per essere bruciato. In noi, tuttavia,rimarràsempreforte lasperanzacristiana;essavedeconluciditàe lungi-miranzacheaperiodidicrisieindifferenzasubentranoepochedirinno-vato impegno, conversione e ricchezza spirituale. Il periodo che viviamoè ancora segnato, purtroppo, dall’improvvisazione, dalla frammentarietàedaunabuonadosediconfusione.Siamoconvinti, tuttavia,che lavocedi Benedetto XVI, unita a quelli di pochi altri che in questo momentointravedono con maggior lucidità la crisi in atto e i pericoli connessi,possa segnare una provocazione a pensare e riflettere perché il nostropiccolomondo,semprepiùcircoscrittoinunospazioeffimero,possatro-vare la forza per uno scatto di reni capace di andare oltre il canto dellesirenee trovare laviagiustaperorientare ilcambiamentoepocale incuisiamo immersi con la forza vincente della verità rivelata da Gesù Cristoe la fede in luiprofessatadalla suaChiesa.

21 id.,Introduzione al cristianesimo,11-12.

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L’INTERPRETAZIONE DELLA SCRITTURA NELLA CHIESA NELLA TEOLOGIA DI J. RATZINGER

giuseppe gHiBeRti

PATH 6 (2007) 45-64

Forseperpochi altri argomentinelmagisterodi JosephRatzinger siverifica contemporaneamente, in misura paragonabile al nostro, la pre-senza di una tematizzazione scientifica e di una massiccia prassi pasto-rale. La presente esposizione privilegia la linea cronologica: partendo daqualchericordodelcamminopersonaledell’Autore(I),cisoffermiamosumomentiindicatividellaproduzioneteologicaepastorale(II),perconclu-dereconalcuneriflessionidi sintesi (III).

I. Una continuità negli anni

1. «Ich bin natürlich, wie es sich gehört, ein eifriger Leser derHeiligen Schrift» (naturalmente io sono, come è giusto, un diligentelettore della Sacra Scrittura)1. Sulla base di questa dichiarazione gene-rale ci piacerebbe disporre di particolari più dettagliati. Non ho trovatoconfidenze che ricordino come e quando il giovane Joseph abbia avutotramanoeposseduto laprimaBibbia,opartediessa.Egliparladelsuoamoreperlaliturgia,suscitatoanchedalleedizionidelloSchottcheige-nitori gli mettevano in mano2. Probabilmente proprio attraverso la litur-

1 J. RatzingeR,Gott und die Welt. Glauben und Leben in unserer Zeit. Ein Gespräch mit Peter Seewald, Deutsche Verlags-Anstalt, Stuttgart-München 2000, 225; it. Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio. In colloquio con Peter Seewald, San Paolo,CiniselloB.2001,237.

2 J. RatzingeR, La mia vita. Autobiografia, San Paolo, Cinisello B., ristampa 2005(orig. 1997), 16-18; J. RatzingeR, Il sale della terra. Cristianesimo e Chiesa cattolica nella

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gia egli venne a contatto consapevolmente con laParoladiDio.Appenaperò rispolvera i ricordi del suo cammino nell’apprendimento teologico,laSacraScritturadiventa laprimacompagnia.

I suoi studi teologici lo fanno entrare nel mondo dell’esegesi biblicaattraversol’incontrodiottimidocentidiquelledisciplineeinparticolareegli ne ricorda, a più riprese, uno, che per lui è stato determinante, siaper la vicenda umana vissuta dal professore sia per i contenuti del suoinsegnamento.Si trattadiFriedrichWilhelmMaier, grandecattedratico,capacedi entusiasmaregli studenti alNuovoTestamento, che le vicendedel periodo modernista avevano allontanato dall’insegnamento (recedat a cathedra) per una dozzina d’anni3. Il suo brillante allievo ne ricorda ilrigorenell’analisidel testoeanche i limitidiprospettiva, condizionataaquelladell’epoca liberale:

«Aveva sì letto, con ammirevole zelo, tutto quello che poi era uscito e viaveva anche lavorato sopra, ma alla fine la svolta che avevano introdottanell’esegesi Bultmann e Barth, ciascuno a modo proprio, gli era in fondopassataaccantosenzacheegliriuscisseadassimilarla».

Ciononostantepredomina ilgiudiziopositivosudi lui:

«Per me l’esegesi è sempre rimasta al centro del mio lavoro teologico. ÈmeritodiMaiersedanoi laSacraScritturaeradiventata“l’animadelno-strostudioteologico”,comeesigeilConcilioVaticanoII»4.

Introducendo il volume 117 delle Quaestiones disputatae, nel 1989egliricordaMaier(«nonhomaisaltatonessunadellesuelezioni»!)epoiicolleghidiRegensburgH.GrosseF.Mussner,perconcludere:«Perciò

svolta del millennio. Un colloquio con Peter Seewald (Interviste verità, 15), San Paolo,CiniselloB.1997 (orig. 1996): «Quando frequentavo la secondaclasse, imiei genitorimicompraronoilprimomessale».

3 Dal 1912 al 1924. Tornerà a insegnare esegesi del Nuovo Testamento primaa Breslavia e poi a Monaco, formando anche esegeti di gran nome, come RudolphSchnackenburg eOttoKuss (cheneparla inDankbarer Abschied, Selbstverlag,München1981,13-14).

4 J. RatzingeR, La mia vita,cit.,52-53.

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permenonc’èmai statoallontanamentodallegrandipossibilitàdell’ese-gesicriticaeneppureoranonviene inquestione»5.

È significativoperòchedurante il simposionewyorkesechehadatoorigine al volume di cui stiamo parlando il cardinale abbia trovato piùfacilmente consenso da parte degli interlocutori evangelici (e ortodossi)che non – almeno all’inizio6 – da parte dei cattolici, timorosi che «lalibertà faticosamente raggiunta dall’esegesi andasse nuovamente a finiretra le fauci del magistero». Il protagonista della vicenda concludeva conun’osservazioneaccorata:

«Lanecessitàdellecomunitàpreoccupamenocheladifesadellalibertàdifronte al magistero. Perché accada questo, perché schieramenti di fronte,ultimamente superati, restino pur tuttavia operanti, su questo in ambitocattolico, ambedue le parti, magistero e teologi, dovrebbero fare, ognunaperquantolariguarda,unesamedicoscienza»7.

In diverse occasioni Ratzinger ritornerà sulla vicenda personale diMaier, che rappresenta per lui un caso paradigmatico e un fatto emble-matico. Si intravedono, anche se non ancora esplicitati, i termini di unaproblematicacheentrasubitonell’orizzontedelgiovanestudiosoenonloabbandoneràpiù8: laconvivenzae lacooperazione tra la ricercastoricaeilcamminodelcredentenellaChiesa.Piùampiamenteancora,iltravaglioperunaadeguatapenetrazionedelsensodeltestobiblico,corrispondenteallanaturadeldestinatarioedelRivelatore.

2. Pocodopol’iniziodell’attivitàdidocenzailprofessorRatzingerdi-venne“perito”alconcilioVaticanoII.Aquell’impegnoè legataun’espe-rienza che segnerà la sua vita. Il grande dibattito sulla rivelazione e lesue fonti locoinvolse totalmente,per la consulenzaprestataalCardinale

5 J. RatzingeR, Schriftauslegung im Widerstreit. Zur Frage nach Grundlagen und Weg der Exegese heute, in J. RatzingeR (Hrsgb.), Schriftauslegung im Widerstreit (Qd, 117),Herder,Freiburg1989,15-44,10.

6 Il procedere dei colloqui appianò i sospetti e propiziò un clima cordiale. Si pensichetrairelatorisitrovavanopersonaggidallospessorescientificoeumanodiunRaymondBrown.

7 J. RatzingeR,Schriftauslegung im Widerstrei,cit.,15-44(qui12).8 Unaconfermainteressante,anchesepocoformale,èoffertadall’intervistaconcessa

daAlfredLäpple,anticoamicodelfuturoPapa,a“30giorni”(n.1-2,2006).

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Frings e la partecipazione al lavoro di un gruppo di teologi che era im-pegnato nella revisione e preparazione delle proposte da portare in aulaconciliare. Nella discussione sull’una o due fonti della rivelazione eglitornaadaffrontareunproblemache lo tieneoccupatodaqualcheanno,per il dibattito sorto con Rupert Geiselmann sulla pratica coincidenzadell’estensione della rivelazione con il dettato della Scrittura9. Intantoemergeunaproblematicachenonè legataprimariamenteaquesto tema,maèacutizzatadaesso. Il contestodiquelladiscussioneècaratterizzatodalla convinzione diffusa che interpretazione della Scrittura ed esegesistorico-criticasianodaidentificareesiricopranototalmente:neconsegueche «la Chiesa non poteva insegnare nulla che non reggesse alla provadel metodo storico-critico». Siccome coloro che coltivano questo metodonon raggiungono mai la piena unanimità, la fede è costretta a «ritirarsinell’indeterminatezza e nella continua mutabilità di ipotesi storiche oapparentemente tali»10. È evidente che gli effetti sono particolarmentedisastrosiquandosicreilaconvinzionecheallarivelazionesigiungasoloattraverso laScrittura.

Risuonano questi motivi nello splendido, gioioso e anche un pòscherzoso discorso commemorativo dei cento anni della pcB del 2003.L’antico allievo di Maier, facendosi carico delle esperienze e della sen-sibilità del maestro, riflette sul cammino dell’esegesi biblica negli ultimicent’anni (soprattutto nei 50 successivi alla scomparsa di Maier), ricono-scendo contemporaneamente la legittimità del metodo storico e il fattoche lapuraoggettivitàdiquestometodononesiste, lanecessitàdiman-tenere fermo il fondamentale rapporto tra fede e storia e di fare spazioa quel soggetto – il popolo di Dio, depositario delle Scritture – che haanch’esso«qualcosadadire sullacomprensionedel libro»11.

9 LatrattazionepiùsistematicaèpresenteinJ. RatzingeR, Ein Versuch zur Frage des Traditionsbegriffs, in K. RaHneR – J. RatzingeR (Hrgb.), Offenbarung und Überlieferung(Quaestiones Disputatae,25),Herder,Freiburg1965,25-69,che riporta ricerchedel1963(netratteremopiùavanti).CiritornasuLa mia Vita(orig.1997),91-92.

10 J. RatzingeR, La mia vita,cit.,92.11 J. RatzingeR, Il rapporto fra magistero della Chiesa ed esegesi. A 100 anni dalla

Costituzione della Pontificia Commissione Biblica,inpontificia commissione BiBLica,Atti della giornata celebrativa per il 100° anniversario di fondazione della Pontificia Commissione Biblica.Roma,2maggio2003,LeV,CittàdelVaticano2003,50-61.

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II. Momenti della produzione teologica e pastorale di J. Ratzinger

La produzione molto ampia di Joseph Ratzinger permette solo l’ap-proccio ad alcune voci ritenute più significative. Ripercorriamo alcunedelle tappedel suo insegnamento.

1. Da Roma, dove erano “periti” al concilio, nel 1964 Karl Rahner eJosephRatzinger licenzianounvolumettodelleQuaestiones disputataede-dicatoaOffenbarung und Überlieferung.Ratzingerriprende idatidelladi-scussionesulrapporto fra leduerealtà,comesonorinvenibilinellavicen-dadiLuteroeMelantoneepoidellaortodossiaprotestante(piùrigidachenon il primo riformatore) e come sono riproposti nell’attuale discussionetra studiosi cattolici, in seguito all’impulso dato da Rupert Geiselmann12.Latensionefraposizioneprotestanteecattolicavieneriassuntacosì:

«SipuòlasciarelaparolaallaChiesa,senzadoveretemerecheabbiaaper-dere la sua forza e vitalità sotto le cesoie del magistero o nel gerbido delsensus fidelium?Questaèladomandadelprotestantealcattolico.Oppure:sipuòrendereautonomalaParola,senzaconciòesporlaall’arbitriodegliesegeti, allo svuotamento nella disputa degli storici e in questo modo allatotale assenza di forza obbligante? Questa è la controdomanda con cuiimmediatamenterispondeilcattolico»13.

Compare così un anticipo della questione che più tardi sarà postaa proposito del metodo storico-critico e che qui mostra una delle sueradici: prima ancora che dall’ideologia illuminista e dall’applicazione diun concettodi storiapreso aprestitodalle scienzenaturali, la insicurez-za nella lettura della Bibbia è causata dal disancoramento dell’esegesidal terzo degli elementi che nel pensiero cattolico definiscono la Chiesa(fides, communio, auctoritas), l’ufficiomagisteriale.

Nelle tesi che vengono proposte per illustrare il rapporto fra rive-lazione e tradizione, si parte dall’affermazione che rivelazione non si dàdovenonc’èfedeeinvecesirealizzaquando«lasuaintimarealtàdiven-

12 Egli nel 1962 aveva già pubblicato nella stessa collana Die Heilige Schrift und die Tradition (Qd 18), Herder, Freiburg, in prospettiva della discussione che doveva sorgerein concilio. Il testo di Ratzinger sfrutta quello della sua lezione inaugurale a Münster nel1963.

13 J. RatzingeR, Ein Versuch zur Frage des Traditionsbegriffs,cit.,25-69,qui29.

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taefficacenella fede»14: alla rivelazionedunqueappartiene,contribuisce,anche il soggettoricevente.

«La fides è ordinata sopra la scriptura, cioè la confessione di fede comeregoladella fedesopra lesingolecomponentidelloscritto.Laconfessionedi fedeapparecome lachiaveermeneuticaper laScrittura,chealtrimentisenzaermeneuticarimanemuta»15.

Latradizioneèsemprespiegazione“secondolaScrittura”(tradizionee Scrittura non si ricoprono semplicemente16), a iniziare da Gesù, che«annuncia la realtà dello scritto, chiamando a nuova vita quanto il purostorico non sarebbe in grado di trarne»; e così accade nell’annuncioapostolico e della Chiesa, sempre secondo la Scrittura, anche se non nelsenso di pura interpretazione esegetica. Questa ha un compito di guar-diano,che«ricercailsensoletteraleecosìpreservadaognignosi il lega-me del Logos alla Sarx»: certo il sapere non sta al di sopra del credere,rappresentaperòanchenelcredereun’istanzacritica17.

Nel1967comparenelLexikon für Teologie und Kirche ilsecondovo-lumededicatoaidocumentidel concilioVaticano II.Per laCostituzionedogmatica Dei Verbum sulla divina rivelazione Joseph Ratzinger com-pone l’introduzione e il commento ai capitoli I, II e VI. Egli indica tremotivicheavevanospinto ilConcilioadaffrontare l’argomento: lanuovaprospettiva sulla tradizione, il problema teologico dell’uso del metodostorico-critico, la nuova consapevolezza della Chiesa nell’impiego dellaSacra Scrittura per lo studio della teologia e per la pastorale. Sul primoproblemaRatzingersieramoltoimpegnatoesidiffondeancoranelcom-mentoall’art. 9: anoipuò interessare il richiamoalla inaffidabilitàdelleposizioni di Cullmann e di Jeremias, così ottimisti sulle possibilità dellaricerca secondo il metodo storico-critico da ritenere che le potenzialitàdel testo biblico potranno essere tanto sfruttate da rendere non più ne-

14 Ivi,35.15 Ivi,44-45.16 In R. VodeRHoLzeR, Die biblische Hermeneutik Joseph Ratzingers, in “mtz” 56

(2005), Sonderheft “Ein Theologe in der Nachfolge Petri: Papst Benedikt XVI.”, eos, St.Ottilien 400-414 (qui 404) alcuni tratti della discussione ancora recente su questa vexata quaestio.

17 J. RatzingeR, Ein Versuch zur Frage des Traditionsbegriffs,cit.,25-69,qui47-48.

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cessarioilricorsoafontiextrabibliche18.Ilproblemadell’usodelmetodostorico-critico era stato sentito in modo acuto all’epoca della diatribamodernistica,maavevaavutorigurgitiancherecenti.VienefattorimandoallapolemicasuscitatadaRomeoeSpadaforanel196019,conunqualchegrado di partecipazione dello stesso papa Giovanni XXIII, e il nostroautoreconcludequasien passant che

«anchedopo il concilionon sipuòdire che laquestionedel rapporto fraesegesi critica ed ecclesiale, tra ricerca storica e tradizione dogmatica siachiarita»20.

Accennando alle vicende del testo della costituzione e alle tensionitra maggioranza e minoranza, l’autore sottolinea gli aspetti positivi diambedue le posizioni: particolarmente attenta la prima al fattore umanodella Scrittura, «da cui sorge la possibilità e la necessità di una ricercastorico-criticadiquestitesti»(l’immaginecristianadiDio,qualificatadalpensierodell’incarnazione,parladimediazionestoricaeumanadell’eter-no); più preoccupata di un concetto di ispirazione da parte dell’autoredivino la seconda, col pericolo di sacrificare l’aspetto umano della me-diazione della rivelazione, mentre tuttavia difendeva l’intoccabilità dellaScrittura. Il documento conciliare, per il quale il giovane professore siera tanto impegnato,ègiudicatoalla fineconcomprensibile simpatia:

«esso è espressione di molteplici compromessi. Ma il fondamentale com-promessocheloreggeèpiùcheuncompromesso,èunasintesidigrandesignificato:iltestouniscelafedeltàallatradizionecristianacolsìallascien-zacriticaeschiudecosìallafedeunnuovocamminoversol’oggi»21.

18 J. RatzingeR, Constitutio dogmatica de Divina Revelatione, in Das Zweite Vatikanische Konzil. Konstitutionen, Dekrete und Erklärungen. Lateinisch und Deutsch.Commentare. Teil II (LtK), Herder, Freiburg 1967, 497-583: Einleitung (pp. 498-503),Commentialcap.IeII(pp.504-528)eVI(pp.571-581),qui524-525.

19 Nehatrattatog. segaLLa,Un caso recente di comunicazione perturbata (a proposito di alcune questioni bibliche), in “Credere oggi” 3 (1983), 45-58. Per il contesto generalerimandoag. gHiBeRti,Esegesi del Nuovo Testamento,ing. canoBBio – p. coda (edd.),La teologia del novecento. Un bilancio, I, Prospettive storiche, Città Nuova, Roma 2003,131-201(qui174-175).

20 J. RatzingeR,Constitutio dogmatica de Divina Revelatione,cit.,qui499.21 Ivi,503.

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2. Introduzione al cristianesimo rappresenta un caso a parte. La glo-balità della trattazione, nella quale trova posto un continuo dialogo colpensiero antico e moderno, poteva far pensare a una visitazione criticadelle modalità dell’accostamento della verità rivelata, ma ciò avrebbecertamente attardato il procedimento. È invece molto densa la presen-tazione del pensiero biblico sui punti forti del simbolo di fede, con ilricorsoalleconclusionioffertedallericerche(storiche)condottenellapiùavvertitametodologiaesegetica.CosìilnomediDioeilDiounoetrino,l’intervento di Gesù (con una descrizione precisa del «quadro modernodel“Gesù storico”»)egli articoli cristologicidellaprofessionedi fede inlui22.

Nel momento in cui il professor Ratzinger diventa arcivescovo ecardinale, licenzia il suo volume su Escatologia, morte e vita eterna.Nell’introduzione egli tratteggia i caratteri del momento presente, chespiegano–assiemeall’affinarsideimetodi scientifici–

«l’esplosivo insorgerenell’esegesidiunanuovaconsapevolezzaescatologi-ca,percuinel tema“speranza”vienecoinvolta l’interaaffermazionedellafede»

eparladi

«crisi che sta maturando nella civiltà europea, che fa passare la teologiadal predominio della teologia liberale all’esistenzialismo, mentre il pathosreligiosodelmarxismovienedamoltipreferitoallafedeinDioeallacon-cezionespecificamentecristianadelfuturo»23.

Il dato esegetico è introdotto con riflessioni su aspetti metodici,circa il punto centrale del messaggio di Gesù. Due le problematichecoinvolte:quella storica,delpassato («Comesiè svolta, secondo le fonti,inquel tempo, effettivamente lapredicazione?») equella sul«significatodi questo elemento del passato per l’uomo che crede o che cerca la fede

22 J. RatzingeR, Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico(Bibliotecaditeologiacontemporanea,5),Queriniana,Brescia1969(orig.1968).

23 J. RatzingeR, Escatologia. Morte e vita eterna (Piccola dogmatica cattolica, 9),Cittadella,Assisi1979(orig.1977),26-28.

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L’interpretazionedellaScritturanellaChiesanellateologiadiJ.Ratzinger 53

oggi». Rispondono alla prima gli esegeti e alla seconda i dogmatici, confrequenti fenomenidi sconfinamento:

«da parte della dogmatica, che tende continuamente a correggere il datoperamoredelrisultato;dapartedell’esegesi,chevuoleessastessaassolve-re ilcompitodella trasformazione inpresente, rivendicandoquindiper séunacompetenzaperunlavorochenonpuòfare;nondiradoanchequiladiagnosi storica viene stilizzata preventivamente in previsione della futuratrasposizione»24.

Ilmetodo storicononè ingradodi realizzare il suo ideale«quandosi tratta di testi le cui affermazioni affondano nei problemi essenzialidell’uomo». Il fattosiverificaperesempioper ladomanda

«che cosa avesse voluto dire Gesù effettivamente con “imminenza del re-gno”[…]:lostoricocercasìun’esattainterpretazionedeitesti,mailbalzoversolaveritàstessaèfuoridellepossibilitàdelsuometodo[…].Asecon-dadellamentalitàperò, l’ascoltodel testo sarà totalmentediverso,perchéciòchevieneascoltatoconfigurasempreanche lostessoascoltatoreenonsolol’altrocheglistadifronte»25.

Né l’idealedelmetodostorico-criticodi

«trasferire i metodi conoscitivi della scienza naturale il più ampiamentepossibile nell’ambito della storia e di creare qui una certezza analoga aquellachesipuòtrovarelà»

haunaprospettivadi riuscita,perché

«i dati di misurazione di quanto è spirituale sono ben diversi da quellidella materia; concepirli come certezze prive di storia significa travisarliradicalmente».

Analogamenteaquantoaccadeper la filosofia,per l’esegesivaleche

«ilsuo“risultato”storicononèunasommacatalogabilediformule,bensìuna seriedidiscesenellaprofonditàdell’esserea secondadellepossibilità

24 Ivi,39-40.25 Ivi,40-42.

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deltempo.Lastoria incuisi formaronoquesteconoscenzenonèpreisto-ria,marimanestoria»26.

Levalutazioni finali sonoprudentie illuminanti:

«Inunavalorizzazionesistematicadeldatobiblicodovràessereusatamoltaprudenza. Non si dovrà dimenticare che le domande che poniamo sonodomande che scaturiscono dal nostro pensiero. La risposta dovrà essereconvalidatadallaBibbiamanonpotrà essere attesadall’esegesi,perché levalutazioni riguardano la sfera del pensiero sistematico. […] Pur tuttaviailpensierochealla fine l’intera creazionediDioentrerànella salvezza, inqualsiasimodociòavvenga,ètantoevidentecheunasistematizzazionera-gionevoledeldatobiblicononpotràfareamenoditenerneconto»27.

Dogma e predicazione (1973) enuncia quale «criterio primo di ognipredicazione la Sacra Scrittura, nella stretta unità di Antico e NuovoTestamento»28.SuScritturaedogmasi leggeunapagina illuminante.

«IldogmaèspiegazionedellaScrittura.Esistequindiunanecessariacorre-lazioneedunordinegerarchicotraScritturaedogma.Ciòchespieganonsta sopra ciò che viene spiegato,ma sotto. [...] Ildogmamette il dito sulcarattereontologicodell’evento,laBibbiadescrivel’avvenimento;ildogmaindicalaqualitàdell’evento,richiamandosiallaradicerichiamatainprece-denza: laveritàcheDioèdivenutouomo,cheDiostessoèPadreeFiglioe Spirito Santo non si capisce fermandosi a queste semplici proposizioni.[…] Come il fedele non ha a che fare con un Christus historicus passato,maconunChristus totuspresenteora,cosìneppurehaachefareconunaScritturachestaasécomeundocumentoditempilontani,maconlaSacraScritturadelmondodellafede»29.

3. Da un simposio di due giorni, tenuto in America nella secondametàdegli anni ’80del secolo scorso30,Ratzinger trasseunvolumedella

26 Ivi,43.27 Ivi,180-181.28 J. RatzingeR, Dogma e predicazione (Biblioteca di teologia contemporanea, 19),

Queriniana,Brescia1974(orig.1973),23-36.29 Ivi,48-49.30 Attorno all’anno 1990 la Pontificia Commissione Biblica, presieduta dal Cardinal

Ratzinger,elaboravaildocumentoL’interpretazione della Bibbia nella Chiesa,cheesaminava

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collana Quaestiones disputatae (vol. 117, del 1989), di cui abbiamo giàparlato, e vi premise una prefazione che, come spesso accade, è assaiorientativa.

«Dopo i grandi successi del metodo storico-critico della prima metà diquesto secolo, dopo la splendida esplosione del movimento biblico neltempo fra le due guerre e fino al concilio Vaticano II, l’entusiasmo del-l’accostamentodellaScritturasembraoggiaccusare lafaticaeripiegaresuopzioniopposte»31.

Lo sviluppo di nuovi metodi (l’esemplificazione si porta sull’esegesicanonica e sui principi interpretativi patristici e medioevali), lo studiodel soggetto sociologico dell’interpretazione (il “popolo”: che però è dacomprendere in ogni sua dimensione, sincronica e diacronica), la pre-tesa di una interpretazione senza metodo, di stampo fondamentalista.L’intervento di Ratzinger, che dà il titolo al volume in questione, haeccezionale importanza ed è stato tradotto in più lingue32. Esso offre latrattazione più sistematica sull’argomento, prendendo le mosse dall’at-tuale “crisi del metodo storico-critico”, seguita al precedente “immensoottimismo”, dopo che l’illusione di potere distinguere la “storia reale”dalla“storiaesposta”,accantonando lacomponente fedee l’interventodiDio,avevacondottoauna“giungladicontraddizioni”.Occorreelaborareun’ermeneuticache«scopraun’armonia tra l’analisi storicae lasintesier-meneutica»33 ed eviti le pecche di alcune forme odierne di esegesi comequella materialista e femminista e l’interpretazione della psicologia delprofondo.LaDei Verbumhabensì cercatodi«stabilireunequilibrio trai due aspetti dell’interpretazione, l’“analisi storica” e la “comprensione”d’insieme»,ma

e descriveva i metodi e approcci dell’esegesi biblica (la parte più estesa e più nuova deldocumento),affrontavaalcunefondamentaliquestionidiermeneutica,esponevaledimen-sioni caratteristiche dell’interpretazione cattolica e alcuni tratti dell’interpretazione dellaBibbianellavitadellaChiesa.

31 J. RatzingeR,Schriftauslegung im Widerstreit,cit.,15-44(qui7-8).32 Cito l’articolodallaversione italiana:L’interpretazione biblica in conflitto. Problemi

del fondamento e orientamento dell’esegesi contemporanea, in L. pacomio (ed.), L’esegesi cristiana oggi,Piemme,CasaleMonferrato1991,93-125.

33 Ivi,96.

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«la ricezione postconciliare […] ha praticamente lasciato cadere la parteteologicadellaCostituzione stessa comeuna concessione alpassato, com-prendendoiltestounicamentecomeapprovazioneufficialeeincondiziona-tadelmetodostorico-critico»34.

Perovviareaquestasituazioneoccorreuna“criticadellacritica”,au-tocritica dell’esegesi storica. Partendo dal principio di indeterminazionediHeisenberg,cheRatzinger ritieneapplicabileanchealmetodostorico,egli afferma la necessità di tenere conto, nel lavoro storico-critico suitesti, di tutto ciò che entra nel soggetto, con una lettura diacronica del-l’esegesi, che ne evidenzi i supposti filosofici35. E perché la parola dellaBibbia testimonia la rivelazione, essa deve essere ricompressa in ogninuovocontestostorico,nella sua totalitàorganica.

Nel1993,allacomparsadeldocumentodellaPontificiaCommissioneBiblica sull’interpretazione della Bibbia nella Chiesa36, il CardinaleRatzinger ne firma la prefazione. La prospettiva del breve intervento ècomplementare sia a quella del Papa (nel suo discorso di presentazionedel documento: De tout coeur) sia a quella del successivo documentodella Pontificia Commissione Biblica. Essa parte dal metodo storico cri-tico (msc), che ha segnato l’inizio della nuova era dell’interpretazionebiblica, e in poche battute ripresenta la problematica che lo studioso hasegnalatodaanni: ilmscèvistocomeoggettodicontenzioso,dotatodiutilità ma anche suscettibile di interpretazioni distorte. Alle polemichedelpassato,chehanno trovatoeconeidocumentipontifici, succedeoggiuna situazione più serena, anche se il dibattito «non è concluso finorain nessun modo». Ora però il metodo è discusso non solo più in sedeteologica, bensì anche in sede filosofica, per l’ampliarsi della «gammametodologica degli studi esegetici», con la proposta di «nuovi metodie nuovi approcci». Una situazione tanto variegata non toglie al MSC ilsuo valore, ma ne ridimensiona le proporzioni: esso rimane legittimo

34 Ivi,98-99.35 SuHeisenbergritornaJ. RatzingeR,Glaube – Wahrheit – Toleranz. Das Christentum

und die Weltreligionen,Herder,Freiburgi.B.2003,112-114.36 J. RatzingeR, Prefazione al Documento della Pontificia Commissione Biblica, in

pontificia commissione BiBLica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa. Commento a cura di G.Ghiberti – F.Mosetto (Percorsi e traguardibiblici),elledici,Leumann1998(orig.1993),27-28.

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e anche oggi indispensabile nel processo esegetico; ha però limiti sianell’interpretazione che ne viene data (per esempio da «un liberalismoestremamentesicurodisé»)sianelsuostessostatuto.Aiprimihapresta-tointeresseilmagisteropontificioerispondeoggilarinnovataattenzione«ai metodi dell’esegesi patristica» e la messa a punto di «nuove formed’interpretazionespiritualedellaScrittura»;aisecondicercanodiportarerimedioqueinuovimetodieapproccidicuitrattaappuntoildocumentoL’interpretazione della Bibbia nella Chiesa.

4. Spigolando fra i molteplici campi nei quali si è realizzato il ma-gistero di Joseph Ratzinger, si incontra quello particolarmente rilevantedella liturgia.La riflessione sullo statutodella ricercadel sensodel testobiblico è meno presente in forma esplicita, anche se sottende tutta l’ar-gomentazione.

«Mentre per l’islam il corano è puro discorso di Dio senza mediazioneumana,ilcristianosacheDiohaparlatopermezzodiuominieche,quin-di,ilfattoreumano-storicoèparteintegrantedell’agirediDio»37.

Ma è comprensibile che le prese di posizione più ferme, anche senonnuove,venganoinoccasionedellanaturasacrificaledell’azioneeuca-ristica.Èpossibilecoglierleanche in interventicosiddettiminori:

«Per ilcristianocattolicoquisi impongonodue lineeermeneuticheessen-zialidiorientamento.Laprima:noidiamofiduciaallaScritturaecibasiamosullaScrittura enon su ricostruzioni ipotetiche che si collocanoaldiquadiessaericostruisconoamodolorounastorianellaqualesvolgeunruolofondamentale ladomandapresuntuosadi sapere ciò che sipuòo ciò chenon si può attribuire a Gesù; il che significa “naturalmente” solo ciò cheuneruditomodernovuoleattribuireaunuomodiuntempocheluistessoha ricostruito. La seconda è che noi leggiamo la Scrittura nella comunitàviventedellaChiesa edunque sullabasedidecisioni fondamentali, grazieallequalièdivenutastoricamenteefficaceehaprecisamentegettatolebasidellaChiesa.Nonbisognaseparareiltestodaquestocontestovivente.[…]Per il teologo credente risulta evidente che è la stessa Scrittura che devefarglidaguidaversoladefinizioneessenzialedisacrificioeciòapartireda

37 J. RatzingeR, Der Geist der Liturgie. Eine Einführung, Herder, Freiburg 2000. Citodallaversioneitaliana:Introduzione allo spirito della liturgia,SanPaolo,CiniselloB.2001,165.

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unalettura“canonica”dellaBibbianellaqualelaScritturaèlettanellasuaunitàenel suomovimentodinamico, lecuidiverse tappe ricevono il lorosignificatoultimodaCristo,alqualequestomovimentonellasuainterezzaconduce. In questa stessa misura l’ermeneutica qui presupposta è l’erme-neutica della fede, fondata sulla sua logica interna. Non dovrebbe essere,in fondo,unaevidenza?Poiché, senza la fede, la stessaScritturanonè laScrittura, ma un insieme piuttosto disparato di brani letterari, il che nonpotrebberivendicareoggialcunsignificatonormativo»38.

5. Un punto particolare nella riflessione del Cardinale è stato quel-lo del rinnovamento della teologia morale. In un libretto del 1975,Prinzipien christlicher Moral, scritto apiùmani (conHeinzSchürmanneHans Urs von Balthasar) egli affronta il problema del rapporto tra uffi-cio magisteriale della Chiesa, fede e morale. Poco prima dell’elezione alsogliopontificioeglitornasull’argomentoconunbrevecommentosulsi-gnificatoesull’intenzionecheavevaguidatolapubblicazionedell’encicli-caVeritatis Splendor39.Apartiredai fondamentianticoeneotestamentaririsulta evidente che la fede biblica, l’ortodossia, si concretizza in orto-prassi, alpuntochedovemancaquestaanchequellaèproblematica.Madove è da rinvenire il criterio di questi valori? nell’utilità di un sistemache serva a migliorare il mondo o nella ragion pratica dei contempora-nei? L’insegnamento morale dell’Antico e del Nuovo Testamento orientaanche alla risposta a questi interrogativi, ma sulla base di un propriumcheresistealmutarestorico. Infatti

«l’originalitàdelfattocristianononstainunasommadielementiperqualinonsiaancorastatotrovatonessunparalleloaltrove,[…]bensìnellanuovastruttura globale. […] Decisivo non è che tali norme si possano o menotrovare anche altrove,bensì soloqualeposto esseprendanoomenonellafiguraspiritualediciòcheècristiano»40.

38 R. RatzingeR,La teologia della liturgia,versione italianaeseguitaepubblicatapromanuscripto (ma con approvazione dell’Autore) da Renzo Savarino, Torino 2002 (pres-so la Tipografia San Rocco, Grugliasco), ricavata da una conferenza tenuta nel 2001 aFontgombault.Iltestocitatositrovaallepp.11-13.

39 Il rinnovamento della teologia morale: prospettive del Vaticano II e di Veritatissplen-dor. Nel frattempo egli aveva affidato al lavoro della Pontificia Commissione Biblica lostudiodiunatematicavertentesuirapportifraBibbiaemorale.

40 J. RatzingeR, Prinzipien christlicher Moral. Unter Mitarbeit von Heinz Schürmann und Hans Urs von Balthasar(Kriterien,37),JohannesV.,Einsiedeln1975,48-49.

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Questa inseparabile unità di fede e vita emerge in tutti gli esempichesipossonoportare.

In questo servizio l’ascolto della parola della Scrittura ha grandeimportanza, a patto che si eviti una serie di atteggiamenti errati. Primadel concilio l’ispirazione naturalistica e casistica dei manuali mancavadel respiro biblico, del riferimento alla figura di Cristo, uomo presentenel nostro tempo e Figlio di Dio. Il concilio, soprattutto nella Gaudium et spes ha avviato il rinnovamento, presentando la morale come l’avveni-mentodiun incontro41.Ma laBibbiaoffrecosìpocherisposteper l’oggie poi il dialogo ecumenico moltiplica le difficoltà (la morale si pone sulpiano della “legge” e delle “opere”): la Bibbia risulta così coinvolta soloper un orizzonte di senso ininfluente nella determinazione di un con-tenuto esclusivamente razionale dell’agire. Tanto più l’uso del metodostorico-critico favorisce l’interesse esasperato alle fonti e la disattenzioneal nuovo contesto di senso. L’enciclica si è proposto di ovviare a questastasi, ricuperando il valore cristologico e teologico della morale e conesso la concezionecorrettadell’autonomia creaturaledell’uomo, chevivein una relazionalità che è partecipazione d’amore. In questa visione ciòche ha l’apparenza di legge, come il decalogo, in realtà è dono e rivela-zionedelvoltodiDio.

III. Per una sintesi conclusiva

Questapiccola rassegnahapreso inizioda ricordibiografici. Il fattononèstrano,perchéRatzingernonhasoggezionediricorrerealricordo,per passare spontaneamente a misurarsi con la situazione del momentopresente, suggeritrice di attenzioni e ricerche che sono profondamenteordinateallaprassi.Lacontinuitàchesiestendeomogenea,perdecenni,senzainflessioni,conferiscecompattezzaorganicaauninsegnamentochenonsorprendepursenzaesseremaiscontatoedàfamiliaritàaundettatosempre incisivonella suasemplicitàechiarezza.

41 J. RatzingeR, Il rinnovamento della teologia morale: prospettive del Vaticano II e diVeritatis splendor, inL. meLina – J. noRiega (edd.),Camminare nella luce. Prospettive della teologia morale a partire daVeritatis splendor,LateranUniversityPress,Roma2004,35-45(qui36).

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Le fonti a cui abbiamo attinto erano diverse e proprio per questointeressanti.Abbiamoseguitodipreferenza ilcriteriocronologico,piùdirado quello tematico, per l’interesse che ha una verifica delle costanti edelle varianti che possono intervenire con il mutare delle situazioni: ab-biamoconstatatoun’armoniosa continuità, chenonèmaimonotona.Perquesto non è sembrato indispensabile una rassegna di alcuni degli studiche sono stati fatti su questo pensiero. Non sono pochi, come dimostral’elenco di Dorothee Kaes, che si arresta al 1996, di Paolo Martuccelli,chesiarrestaquattroannidopo,al200042ediPabloBlancochearrivanofinoal200443.

Abbiamoassistitoaun insegnamentoavolteoccasionaleavoltepro-grammatico, ma sempre organico e sempre profondamente inserito nellarealtàproblematicadelvissutoecclesiale.Lasituazioneincuisimuovelariflessionehamoltiaspettichedestanopreoccupazione–siachesidiscu-ta sulla formulaper attualizzare l’ereditàdel concilionellaprassi liturgi-ca, siachesi teorizzi la lineadell’interventocristianoperunprogrammadi liberazione dall’ingiustizia diffusa, o ancora che si disquisisca sullachiavedi interpretazionedelle leggichedebbonoregolare lagestionideibeni della creazione e in particolare la bioetica44 o sia soprattutto, chesi negligano i fondamenti dell’annuncio cristiano –, ma l’atteggiamentodell’Autore è costantemente conciliante, attento a evidenziare il positivonelle tendenzedellaculturadioggi e,più inparticolare,dell’esegesi cheviene praticata in tutte queste situazioni. È anche ottimista, sia pure suunabasedirealismodisincantato,espressoconunasemplicitàdisarman-te («Lamaggiorpartedeiprogressismivivonodiuntacitoarcaismo»!45).

42 d. Kaes, Theologie im Anspruch von Geschichte und Wahrheit. Zur Hermeneutuik Josephs Ratzingers(Dissertationen.TheologischeReihe,75)1997;p. maRtucceLLi,Origine e natura della Chiesa. La prospettiva storico-dogmatica di Joseph Ratzinger (RegensburgerStudienzurTeologie,56),PeterLang,Frankfurt a.M.2001.Cf.pureW. sieBeL (Hrsg.),Zur Philosophie und Theologie Joseph Ratzingers,saKa,Saarbrücken2005.

43 Cf.P.BLanco,Joseph Ratzinger. Una biografía,Eunsa,Pamplona2004,197-202.44 Alladomandache invitavaaunbilancio sull’apportodellaCongregazione romana

presiedutadaRatzingerinquestiannieglirispondeva:«Direicheconledichiarazionisullateologiadellaliberazione,conquelleincampobioeticoeconilCatechismoabbiamodatounnostrocontributoall’evoluzionedellevicendedegliultimiquindicianni»:J. RatzingeR, Il sale della terra, cit.,131.

45 «La maggior parte dei progressismi vivono di un tacito arcaismo, riconoscendovalore solo alla chiesa antica, solo al Nuovo Testamento o addirittura solo al dodicesimo

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Talorasiraggiungepureunavenadiumorismo,comequandosiconstatache un esegeta evangelico qualche volta è più cattolico di un cattolico,o si ricorda che Karl Barth ha ironizzato sul tentativo e la pretesa dichi vuole fondare l’unità tra ricercatori, e anche tra credenti, sulla basedel metodo storico46. Ma soprattutto è sempre rispettoso, perché egli èconvinto che le strade che portano a Dio sono tante, quanti sono gliuomini47.

A monte del discorso biblico di Ratzinger è possibile scorgere unarealtà di cammino personale, che parte da un ambiente domestico nonsolo credente ma anche interessato a uno sviluppo armonioso dell’atten-zione alla fede e ai suoi contenuti, per approfondire poi la formazionescientifica alla scuola di maestri validi e fortemente comunicativi, coin-volti nell’impegno di un dialogo aperto con la sensibilità e la proble-matica della prima stagione del dopoguerra48. In quell’ambiente la fedeè cresciuta, esaltandosi nell’esperienza di una liturgia severa, gioiosa edesteticamente suggestiva, e nutrendosi a un contatto con la Parola me-diata nei modi più spontanei e penetrata con un approccio sempre piùconsapevoleeadeguato.L’incontroconlaSacraScritturaèavvenutocon-testuato in questa situazione e non si è mai sradicato da essa. Lo studioe l’eserciziodelmagistero–universitario edecclesiale–hannoconferitouna consapevolezza certo assaipiù ricca e l’occasionedi approfondimen-ti, in una costante assai omogenea (si può verificare dalla trattazione edal giudizio, invariato negli anni, sul metodo storico-critico49), pur nella

capitolodi1 Cor: le settevivonodiarcaismo, inquantoesseauncertomomentoesconodalla storia della fede che procede. Nulla di questo si verifica in Gesù» (J. RatzingeR, Theologische Prinzipienlehre. Bausteine zur Fundamentaltheologie,ErichWewel,München1982,100).

46 f. deRWaHL, Der mit dem Fahrrad und der mit dem Alfa kam. Benedikt der XVI. und Hans Küng – ein Doppelportät,Pattloch,München2006,175.

47 J. RatzingeR,Il sale della terra,cit.,37.48 A.nicHoLs, Joseph Ratzinger (I teologidel20° secolo,6),SanPaolo,CiniselloB.

1996(orig.1988),32,affermache«il lavoroteologicodiRatzingerrappresentaunmicro-cosmodell’ereditàdiMonaco.[…]Ratzingernonabbandoneràneancheinseguitoquestoricco scenario cattolico-bavarese». Ma l’orizzonte del dialogo si apre su un’angolaturavastissima.

49 Voci in contrario, che parlano di una svolta nel pensiero di Ratzinger, identifi-cata per qualcuno nell’anno 1968, sono riportate da d. Kaes, Theologie im Anspruch von Geschichte und Wahrheit. Zur Hermeneutik Josephs Ratzingers, (Dissertationen.TheologischeReihe,75),1997,15-19.

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molteplicità degli adattamenti. L’eccezionale capacità di chiarificazioneha reso sempre più semplice e comprensibile un discorso che riesce congrande facilità a svestirsidegli apparati scientifici,pur senzadestaremail’impressionediunprocedimentogratuitoeaprioristico.

A partire dall’evento della rivelazione, precedente e irriducibile allasola Scrittura, perché fatto di incontro e di comunicazione personale,di donazione divina realizzata nella storia di un tempo e di sempre, adifferenza di una storicità ben più limitata della Scrittura, questa assu-me una sua connotazione di incalcolabile preziosità. L’aspetto che attirapiù frequentemente l’attenzione del teologo, del pastore e del maestro èquello del cammino che deve compiere la Scrittura per giungere nellavita dell’uomo, suo destinatario. Mezzo di comunicazione primordiale,laScritturahaperò essapurebisognodiun camminodi approccio edimolteplici mediazioni. Anche la Sacra Scrittura, e ben più di qualunquealtra scrittura. Approccio e mediazioni si trovano a partire dalla comu-nità nativa, da cui è sorta e per cui è nata la Scrittura, e nello studio diricercascientifica.È indispensabileche ildialogotraScritturaecomuni-tàdi fedenonsi interrompa:

«La separazione traChiesaeScrittura tendea svuotarleentrambedall’in-terno. Infatti una Chiesa senza più fondamento biblico credibile diventaun prodotto storico casuale, un’organizzazione accanto alle altre, quellacorniceorganizzativaumanadicuiparlavamo.MaanchelaBibbiasenzalaChiesanonèpiù laParolaefficacediDio,mauna raccoltadi fonti stori-che,unacollezionedilibrieterogenei,daiqualisicercaditirarefuori,allalucedell’attualità,ciòchesiritieneutile»50.

Il discorso di Ratzinger si sforza di rendere evidente questa econo-mia. Di qui le varie componenti del suo insegnamento: metodo storico-critico (l’interlocutore che non esce mai dall’orizzonte51), unitarietà delmessaggio biblico, dimensione ecclesiale dell’accostamento, lettura in

50 J. RatzingeR,Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a colloquio con Joseph Ratzinger,SanPaolo,CiniselloB.1985,75.

51 Nel documento della Pontificia Commissione Biblica, diretta dal Cardinale,L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa,èriportataunadescrizioneassaifittadeimetodie approcci per l’accostamento del testo biblico messi in atto nel nostro tempo. Ratzingernonsipreoccupamaidiaffrontarequestocapitolo;siinteressasaltuariamentedellaletturacanonicadellaBibbia,dellaletturafemminista,dellaletturafondamentalista.

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contestodifede,componentestoricanativaedimensionediattualitàsto-ricaperognilettore52neltempoenellaChiesa.Abbiamouditoancheuncennoalla scansionedeimomentidelprocedimento:

«Sicuramente, in un primo tempo occorre reintegrare i testi nel loro am-bito, quello della storia, ed interpretarli nel loro contesto storico. Ma inunsecondotempodelprocesso interpretativo,occorrevederlianchenellatotalità dello svolgimento storico, a partire dall’evento centrale che è Cri-sto»53.

È innegabile la presenza di molteplici tensioni che condizionano edeterminano questo insegnamento: frammentazione del testo visto nelsuodivenirestoricoeunitarietàdelsuomessaggioglobale;ricercastoricasecondo un metodo che tende all’identificazione con quello delle scien-ze naturali e presenza di senso mediato da una tradizione di fede, cheattingeadaltreoriginiedèvissuta inunacomunitàchepossiedeuncri-teriodi continuità risalente fino alleorigini stesse; ipoteticità e continuosuperamentodeirisultatidellaricercaeaffidabilitàdefinitivadeldatodifede, che pur si precisa in ogni momento concreto della sua esperienza.Ratzingernon lenascondenémimetizza,ma leaffrontacon larispettosacoerenzadiuncompagnodiviaggiochesitrovaqualchepassoavantisulnostrostessosentiero.Seilcontosiachiusoconilmetodostorico-critico,credo che lui stesso non lo pensi, perché il suo cultore, quando è con-vintoche lascienzastoricanonabbianullaachevederecon ilcamminodellafede,affermafacilmente lacompatibilitàdiunadivergenzatraveri-tàstoricaeveritàdifede.Nonpiùfacilesipresentaildialogosoprattuttocon il credente, quando sia convinto che la ricerca storica non gli offrapiù i dati previ indispensabili per avviare un assenso di fede. Ratzinger

52 «Sant’Agostinohadettounavoltaqualcosadimoltobello:altorrente,allasorgen-te si abbeverano sia la piccola lepre che il grande asino selvatico, e ognuno placa la suasete».Iltuttopartedaunaconstatazionegenerale:«Ciòcheègrandevienepiùfacilmentecompresodai semplici cheda coloroche, con i loromilledistinguo, con il loromultifor-mebagaglio intellettuale, siconcentranosuiparticolarienonsi lascianopiùrapiredaciòcheèdavverogrande»(J. RatzingeR,Gott und die Welt, cit., cap.V:L’Antico e il Nuovo Testamento,138.221).

53 J. RatzingeR,L’interpretazione biblica in conflitto. Problemi del fondamento e orien-tamento dell’esegesi contemporanea, inL.pacomio (ed.),L’esegesi cristiana oggi,Piemme,CasaleMonferrato1991,93-125,qui121.

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insegnaa ridimensionare la fiducianelmetodo,anonritenere sufficientii risultatiottenutidaesso in forma isolata, acompletare ilprocedimentodel suoassensoconunacriteriologiapiùattentaallacomplessaorigineenaturadellaScrittura.

Prendo da lui stesso una parola conclusiva, pronunciata non in con-testo paludato dell’accademia ma nella confidenzialità di un’intervista,rispondendo alla domanda «chi si è confrontato con una lettura criticadellaBibbia,comepuòritrovareuna fedepura?»:

«Deveimpararechelacomplessastoriadeitestibiblicinontoccalafedeinquantotale.Attraversoquestitestiglisifaincontroqualcosadibendiversoepiùgrande.Alcontrario,proprioattraversoquesticomplessicompositivi,cheperaltrorestanopursempresoloipotetici,sipuòvederecomedetermi-nateaffermazionierealtàstoricherestinoimpressenellacoscienzaumana,echenonsonostate semplicemente inventatedaessa.Credocheproprioquandosiconosconoifattoriumanidellastoriabiblica,èpossibilenotarecon sempre maggiore evidenza che, appunto, non si tratta solo di fattoriumani, ma è all’opera un’altra ragione. Per questa ragione si può lasciaretuttol’ambitotecnico,ilsuomododiprocedereallascienza,chepuò,asuavolta,offrircideglispuntieilluminarci,pertornarealsempliceattodifede.Eciòappuntoriguardoalfattocheinquestastoriadeltuttosingolarenonsono solo gli uomini ad avere costruito qualcosa, ma è davvero avvenutoqualcosadipiùgrande»54.

54 J. RatzingeR,Il sale della terra,cit.,36-37.

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IL CARDINALE RATZINGER E L’ESEGESI ATTUALE

pRospeR gRecH

PATH 6 (2007) 65-77

InquestosaggiononintendoaffattoesporreilpensierocompletodelCardinale Ratzinger sull’esegesi moderna. Sarebbe un compito troppolungo; oltre ai numerosi scritti di questo autore in materia basta accen-nare al fatto che il documento della Pontificia Commissione Biblica del1993, il quale tratta temi tanto diversi, porta la sua firma in qualità dipresidente di quella Commissione. Mi limito quindi ad esaminare unsuo discorso programmatico tenuto a New York come Erasmus lecturenel1988con il titolo:Biblical Interpretation in Crisis: On the Question of the Foundations and Approaches of Exegesis Today, pubblicato in ingleseinThis World: A Journal of Religion and Public Life 22(1988),pp.1-19,eripresoinTedescounannodoponellibroSchriftauslegung im Widerstreit (Quaestiones disputatae 117), Herder, Freiburg 1989, pp. 1-44. Il testoitalianoèstatopubblicatoacuradiI.de laPotterieconil titoloL’esegesi cristiana oggi, Piemme 1991, pp. 93-125. La mia non sarà un’analisi delpensierodell’autore,bensìunasintesideldiscorsoeunmodestotentativodioffrirequalcheaccennosucomeportareavantialcuneproposteconte-nute inquestaconferenza.

Il discorso inizia con un accenno all’Anticristo di Solowjew che sipresentacome laureato in teologiaaTübingen,comeunocheavevacon-tribuitoconisuoiscrittialprogressodell’esegesibiblica,unaccennocherichiama il detto di Shakespeare «Even the devil can cite Scripture forhispurpose».Ratzingerproseguecomparandol’eserciziodelmetodosto-rico-criticopressoalcuniesegeti al sezionamentodiuncadavere.Questametaforasipuòcompletareconun’altra:unochesmontaunorologioper

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vederecomefunzionasenza,però, saperlorimontare,mentre loscopodiunorologiononèquellodi insegnare lameccanicamadi indicare l’ora.La preoccupazione del nostro autore è la dissoluzione della storia sacra,lettasenzafede,inunsusseguirsidifattinoncollegatitralorodallafedenella guida di Dio che esegue un suo progetto nella storia testimoniatodalla bibbia come libro unitario. Scavando profondamente nella stratifi-cazionedellefontisitentadiraggiungereilfondodell’avvenimentoreale,provocandounagiungladiinterpretazionispessocontraddittorieefacen-do dire al testo non ciò che veramente dice ma ciò che avrebbe dovutodire.ÈovviocheladescrizionedelCardinaleèsoltantounacaricaturadiquestometodo,maogni caricaturaha il suo fondodi verità e gli esegetinonnesono ignari.

Un tale abuso dell’esegesi provoca una risposta altrettanto sbagliata,quella dei fondamentalisti, i quali leggono il testo acriticamente nel suosenso“letterale”perrenderloaccessibileal lettoreodierno,e ignoranolosviluppodelleformeedeigeneri letterariche loprodussero.Ilproblemaè se sia possibile arrivare a comprendere il messaggio del testo senzascelte arbitrarie ma allo stesso tempo ascoltare ciò che intende dire iltesto medesimo, evitando ogni soggettivismo. In altre parole, è possibilerisuscitare ilcorposmembrato?

Il compito dell’esegeta è quello di scoprire l’armonia che deve esi-stere tra la ricercastoricae la teologiadel testo,di ricercare laverità.LaChiesanonrinunciaallacriticascientificadellabibbia,anzilapromuove.Cisonodeivicoliciechi,però,chedevonoessereevitatiestradechede-vonoessereseguite.Primadituttononsipuòcercareunalettura“pura”nel senso fondamentalista, e nemmeno fuggire in un ecclesiasticismoingenuo.Sidevepiuttosto scegliereunmetodoscientifico in lineacon lafededellaChiesa,e,soprattutto,praticareunacriticaequilibrataallesin-gole teorie, in parole semplici, c’è bisogno di un’autocritica della critica,unosviluppodellacriticakantianadella ragionestorica.

Non è possibile equiparare il metodo scientifico storico con quellopraticatonellescienzenaturali.AncheinquesteultimeHeisenbergavevarilevato che il punto di vista dell’osservatore influisce sulla ricerca deifatti. La storia non può mai descrivere gli avvenimenti “precisamentecome erano accaduti”, asetticamente e senza coinvolgimento del narrato-re.Macomesiarrivaadundialogotrailtestoelostorico?Quisorgono

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deiproblemiermeneuticiseri: ilprimoè laSubjekt-Objekt Spaltung,cioè,la scissione tra l’oggetto e il soggetto. La storia tratta di esseri umani: èmaipossibileentrarenellamentediunaltroessereumanoattraversogliindiziofferticidallaricerca?Ilprocessodellaricercanonèunprogressolineare, ma un susseguirsi di ricostruzioni soggettive e di interrelazioniche riflettono lo stadiodella cultura spiritualedell’epoca.C’e sempreunpreintendimentoinfluenzatodaqualchefilosofia,echecorreilrischiodidiventarepregiudizio.

ComeillustrazionediquestaasserzioneRatzingercitailcasodiBult-mannediDibeliusnellaricercasulGesùstoricoseguendolacriticame-todologicadiReinerBlank.Perquestidueautoriè laparolachegeneralascena,gliavvenimentirealisonosecondariesfocianonelmito,quindiladissociazionedelGesùstoricodalCristodellafede.Questoassiomaèfondatosuldatoassuntodallescienzenaturali,cheilsempliceprecedeilcomplesso,unassioma,peròchenontrovariscontronellescienzestori-che.Il“semplice”,diceRatzinger,vieneespresso inungenere letterariochiamato “paradigma” da Dibelius e “apophthegma” da Bultmann. Lapredicazionedel vangelo, sviluppatasi inunambiente ellenistico, acqui-stalaprioritàsull’eventonarrato,diunGesùebreo;quindileantinomietra etica ed escatologia, tra Antico e Nuovo Testamento, tra legge evangelo. Bisogna de-ellenizzare la figura di Gesù presentata nelle fonti.Però, osserva il nostro autore, rimane il problema di spiegare, come daunGesùnonmessianico,nonapocalittico,profetico,ènatoilCristodelNuovo Testamento e della Chiesa patristica. Inoltre, si può rendere ilmessaggio di Gesù accettabile alla mentalità scientifica odierna? La ri-spostadiBultmannallaprimadomandaèchelosviluppoeradovutoalla“comunità”primitiva,eallasecondaèlasuateoriadellademitizzazione,cioè, latraduzionedellinguaggiomiticodelprimosecolonellinguaggioesistenzialeodierno.

Anche Bultmann e Dibelius, però, appartenevano ad una tradizioneesegetica e culturale, una tradizione che, comeabbiamodetto sopra, vo-leva equiparare il metodo storico con quello delle scienze naturali, chedissociava l’oggettodal soggetto, che, seguendoKant, avevadelle riserveepistemologiche circa la conoscenza dell’oggetto in se, e per cui il tra-scendente è inconoscibile. Quindi era facile alla “comunità” sviluppareun semplice avvenimento in un “miracolo”, apparteneva alla mitologia

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del tempo. È risaputo che l’analisi storica di Bultmann era fortementeinfluenzatadalla filosofiadiHeidegger.

Ma,domanda ilCardinaleRatzinger,

«èpossibile leggere lastoria inqualchealtromodosenzaopporrestoriaefilosofia, senza andare indietro all’allegoria del medioevo pur non trascu-randolatradizionedell’antichità?»

Esiste qualche filosofia con meno scompensi? Si può evitare la con-fusione tra certezza teologica e certezza scientifica positivista? Si puòeludere laconcezionediunDio“totalmentealtro”(ganz anders), incono-scibile,che lascia il testobiblico inbaliadistudiosipositivisti?Abbiamogià detto che non si può mai pretendere di avere una certezza teologicadelmedesimogenerediquella scientifica. Inoltre,perunacomprensioneretta non basta qualsiasi entusiasmo, ci vuole un’apertura al dinamismodella parola, una certa sym-patheia, la voglia di imparare qualche cosae di lasciarsi trasportare lungo una nuova strada: non una mano chiusama un occhio aperto. E perciò non si può avvicinare il testo con unafilosofia già fatta o una mentalità del laboratorio chimico che esclude aprioriciòcheDiopossaononpossaoperarenellastoria.Esisteanchelo“straordinario”,ebisognaaccettarlo.QuindinonciaiutaladistinzionediBultmann tra cronaca, in sé insignificante, Historie, e storia, Geschichte, cheleimponeunsignificatoperché,comeindicalaparoladabarinebrai-co, l’eventoèparola.

Esiste una continuità di significato nella medesima creazione, e traAnticoeNuovoTestamentosecondol’analogiadellaScrittura.Ilprincipioteologico deve mantenere il proprio equilibrio con quello metodico. Èindiscusso che i testi biblici devono essere soggetti ad una critica rigida,masichiedeunpassoinavanti,essidevonoesserecompresinella lucediunmovimentototaledellastoriaeinparticolarediCristo.Laparoladellastoriatrascendesestessaesiprestaadiverseriletture.

IldiscorsodiRatzingerterminaconalcuneraccomandazioniagliese-geti: È l’ora di un rinnovamento dell’esegesi. Si rifletta prima sui propripresupposti filosoficiper rendersi contodiquanto abbiano influito sullala ricerca.L’esegesi èuna scienza storicamaha ancheuna storiapropriaed èquindi capacedi riconoscere la relativitàdeipropri giudizi.Mentreil metodo storico critico è e rimarrà di grande importanza, nell’adottare

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unafilosofiacheaccompagnil’ermeneutica,bisognanonlimitarelasceltaagli ultimi centocinquanta anni, ma si devono prendere in considerazio-ne anche le epoche del passato, dalla patristica alla riforma. Essenzialeoggi è un discernimento severo dei metodi e delle ipotesi che siano diaiutoenondidannoall’ermeneutica.Inultimo,l’esegetanonesistefuoridella storia ma ne viene coinvolto. Per una retta comprensione il ricer-catore deve riconoscere che la bibbia è un solo libro con una sua storiacoerente e inserirsi dentro questa medesima storia. Ma se poi vuole fareteologia deve prendere il suo posto, per mezzo della sympatheia, dentrola fededellaChiesa.Questa fedeèun’ermeneuticaessastessachenonfaviolenzaal testobiblicobibbiamagliapre l’unicapossibilitàdiesseresestesso.

* * * *

Questa sintesi del discorso di Ratzinger a New York potrebbe darel’impressione che il giudizio dell’autore sul metodo storico critico siapiuttosto negativo. Il Cardinale, però, non ha voluto rifiutare questometodo, ma solo indicarne alcune limitazioni sentite da tempo anche daaltri teologicattolici.Percapirebene lesuecritichebisognacircoscriverele idee espresse sull’incrocio di due traiettorie, la prima è quella dellosviluppo dell’esegesi, protestante e cattolica, dagli inizi del secolo scorsofino aldocumentodellapcB del 1993, l’altra sarebbe la traiettoriadellepreoccupazioni teologichedell’autoredaquandoera sempliceprofessore,attraverso ilConcilioVaticanoII finoalla suacaricacomePrefettodellacdf.Diquesta seconda traiettoria egli stessooffreunabreve sintesineldiscorso pronunciato presso il Pontificio Istituto Biblico alla PontificiaCommissione Biblica in occasione del centenario della sua fondazione.Quali sono le sueprincipalipreoccupazioni?

La prima è la storia e la storiografia. Se gli esegeti, scavando sem-pre più profondamente vogliono arrivare in fondo agli avvenimentireali, scartando il detrito delle tradizioni che le hanno sepolte, a partela giungla di opinioni diverse che affiorano tra di loro, finiscono conuna moltitudine di fatti sconnessi privi di un disegno storico salvifico.Inoltre, i metodi usati per questo scopo sono alquanto soggettivi inquanto scrivere una storia asettica, senza nessun preintendimento, nonè possibile. L’ideale presentato dalla ricerca nelle scienze naturali che

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gli storici vorrebbero seguire, è stato criticato anche dagli scienziatimedesimi. Le precomprensioni degli storici, inoltre, spesso provengonodalla filosofia di moda, filosofie sovente positivistiche che escludono ilcontatto epistemologico con il trascendente. In questo modo, la bibbianon viene letta come un solo libro che rivela il disegno di Dio, maframmentariamente, con l’occhio di uno che prende a pezzi l’orologioper impararecomefunzionamanon loguardacon l’occhio“della fede”per conoscere “l’ora”. Da queste considerazioni risulta che l’auspicio diRatzinger per l’esegesi nel contesto della teologia cattolica è quello dileggere laScritturacomeunsolo libro,AnticoeNuovoTestamentochesi completano l’un l’altro, in continuazione con l’atto creativo di Dio,una lettura aiutatadaunaprecomprensione, filosofica senecessario,maaperta a Dio, e con quella della fede, sia quella soggettiva dell’esegeta,siaquelladellaChiesa.

Lepreoccupazionidelnostroautorenoneranoprivedi fondamento.Dagli anni ’50 del secolo scorso non era possibile ottenere una cattedrauniversitaria inGermaniasenonsiappartenevaallascuoladiBultmann,dominata dalla filosofia esistenzialista, dalla svalutazione del significatodella storia e dall’idea del mito del soprannaturale. Gli sviluppi dopoquesto periodo qualche volta sono andati nella direzione augurata daCardinale,altrevolte sonoandati inpeggio.

La reazione alla svalutazione bultmanniana della vita del Gesùterreno di fronte al Cristo della fede, da parte dei discepoli stessi diBultmann, sarebbe andata nella giusta direzione, ma poi le categorie incuivienecollocatoilGesùstoricoricostruitodagliautoridellacosiddettaThird quest sono molto insufficienti e lasciano poco spazio al messiani-smodiGesù.

La filosofia si è spostata dal primo Heidegger al secondo, ponendol’enfasi sul linguaggio,particolarmentedapartediGadamer.Lericerchedello strutturalismo, della semantica, dell’analisi letteraria della sociolo-gia, antropologia e psicologia hanno tutti avuto un influsso sull’esegesinella seconda metà del secolo. La filosofia eclettica di Paul Ricoeur, unprotestante credente, ha voluto fare un po’ di luce nella selva oscura incuisi trovava l’ermeneutica inquestoperiodo,malefilosofiepostmoder-necon il lororelativismoprestanobenpocoaiutoalla teologiabiblica.

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Proprio in tema di teologia biblica, esiste oggi una gamma diopinioni sulla possibilità di scrivere anche una teologia del NuovoTestamento, inquantoqualcheautorenonvedenessunaunitànemmenonella mente di un solo autore come Paolo e vorrebbe che ogni epistolasi esamini sul conto sue, mentre dall’altra parte, la Canonical cristisismintrodotta da Childs e Sanders contribuisce molto verso la considera-zione della bibbia come un solo libro e l’interdipendenza di ambedue itestamenti.Èdifficileperò, trovareun filosofoche insista sullaanalogia entis per costruire un ponte tra la trascendenza di Dio e la creazione.La svalutazione della ragione da parte di Lutero e l’influsso di Kant, ilvero filosofo del protestantesimo, sono ancora troppo forti. Intanto, ildocumento della Pontificia Commissione Biblica, presieduta dal Card.Ratzinger stesso, ha fatto uno sforzo immane per provare a separare ilgranodalla zizzania in tuttiquestimetodiedapprocci, sullabasediunmetodostoricocritico sano.Aparte il contributoessenzialedeimembridella Commissione il merito del Presidente e firmatario di questo gran-dedocumentonondeveesseremisconosciuto:è il terminus ad quemdelsuo itinerarioermeneutico.

* * * *

Avendo collocato il discorso di Ratzinger nel suo contesto storico,vediamo sepossiamo farequalcheproposta cheverrebbe incontro, certoparzialmente, ai desideri dell’autore. Cerco di mettere in ordine alcuneideegia esposte in altrimiei scritti.Abbiamoparlatodiun sanometodostorico critico. Nel suo discorso nell’Istituto Biblico del 2003 Ratzingerrassicura gli studiosi che hanno una completa libertà di indagare sullepresunte fontidelPentateuco,deiVangeliedialtri libri.Nonèquello ilproblema. Se si vuole arrivare all’intentio auctoris si devono usare tutti imezzi, indicati dalla Dei Verbum medesima come anche dal documentodel 1993, perché la ricerca sia completa. Non si deve dimenticare, però,che questo esercizio non è fine a se stesso, né credere che una voltasmembrato un testo si sia arrivati alla fine della ricerca. Il testo biblicocontiene un messaggio, contiene rivelazione, contiene teologia, è questol’ultimo scopo dell’analisi. E non cessa nemmeno qui, perché una voltaletto il messaggio teologico del testo adesso lo si deve inserire sia nel

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contestodellafedeodiernadellaChiesasiainquellodellafedepersonaledel lettore.

Che cosa è la intentio auctoris? È ciò che un Isaia avrebbe volutodire ai suoi contemporanei nell’ottavo secolo a.C. nelle circostanze sto-riche e religiose in cui essi si trovavano. Ciò che il profeta aveva scrittoo predicato allora, appartiene oggi, canonicamente, ad un libro cheporta il suo nome, ma che ha avuto una storia di composizione andataavanti per secoli per mano di vari autori. Il libro canonico è un testoche porta avanti il messaggio del primo autore con un lungo processodi reinterpretazione. Quindi, in questo caso, posso parlare anche di unaintentio textus,ementreperilprimoprocessosidovevausareunmetododiacronico, per il secondo serve quello sincronico. Si può anche fare lageneralizzazione che l’intenzione del testo è più larga di quella dell’au-tore originario. Ricordiamoci del detto di Caifa in Giov 11, 49-51 cheuno doveva morire per il popolo. Le parole del sacerdote acquistano unsignificatopiù largodiquellecheaveva intesocoluiche leavevaproferi-te.Untestobiblicocontienevariepossibilitàdisignificato,èunaseriedicerchiconcentriciconl’intenzionedell’autoreinmezzo,questepossibilitàverrannoattualizzatenelprocessodellastoria,laWirkungsgeschichte.Nonogni sviluppo, però, sarà corretto. L’assioma che la Scrittura deve essereinterpretata con il medesimo Spirito che l’aveva prodotta vale anche pertrovare il criterio retto nella valutazione della Wirkungsgeschichte. Percitare solo un esempio: le beatitudini, nel pensiero di Gesù, avrebberopotuto riferirsi a persone singole, ma sia i Padri sia le encicliche socialidella Chiesa hanno attualizzato le possibilità racchiuse in quelle parolesecondoleesigenzedell’evoluzionedellasocietà.Inaltreparole,anchelaintenzione del lettore può diventare l’intentio textus. Però, perché l’ese-gesi non diventi eisegesi, il principio non vale sempre nel caso di lettoriindividuali, ma vale in modo speciale quando il lettore è la comunitàecclesialecui il testoavevadatoorigine.È lei il legittimoeredediquelleparolecon ilcompitodidialogarecon il testo.

Per il concetto di tradizione ci è di aiuto la filosofia di Gadamer.Questo autore parla di una precomprensione del lettore che deve entra-re il dialogo con il testo per generare una nuova comprensione. Scriveanchedel fiumedi linguaggio incui sinasceosicresce.Con linguaggionon si intende soltanto la lingua, il linguaggio di un popolo comprende

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tutta la sua cultura storica. Un uomo che nasce in Italia eredita con illatte di sua madre, per così dire, non soltanto la lingua, ma anche queivalori inerenti alla cultura storica del suo popolo. Questi gli servono dachiaveermeneuticaquandocominciaastudiareDante,l’arteficedellasualingua. Entrare in dialogo significa essere aperto perché le idee con cuiil lettoreviene incontroal testonon servanodapregiudizioperbloccareil suo messaggio, ma che, mischiandosi con quelle del testo, produca-no qualcosa di nuovo. Se applichiamo una tale teoria alla lettura dellabibbia, il cattolico che vive nel fiume del linguaggio della Chiesa ha giàuna precomprensione per avvicinarsi al testo. Come un italiano ha piùfacilità di un cinese per capire il Petrarca, così il cattolico è favorito sefausodella suaeredità religiosacomechiaveermeneutica.Questa,però,non deve essere imposta sulla bibbia, da cui è separata da venti secoli,ma, dialogando con il significato originario esegetico del testo, produceteologiaperoggi.

Quando diciamo che la Chiesa è la continuazione di Israele non in-tendiamoasseriresoltantounaveritàstorica,cioèche laChiesaprimitivanasce da Israele, ma anche una verità teologica: la Ecclesia inde ab Abeldi Agostino. La storia della Chiesa, fino ad oggi, con tutte le sue positi-vitàenegatività,èinseritanellamedesimastoriasalvificadicuileggiamonell’AnticoenelNuovoTestamento.SeguecheviverelavitadellaChiesaodierna serve anche da precomprensione, cioè da chiave per leggere iltestobiblico.

I Padri leggevano l’Antico Testamento come libro cristiano e perquesto tipo di ermeneutica facevano uso della tipologia e dell’allegoria.La tipologia la troviamo abbondantemente nella citazioni e nelle allu-sioni veterotestamentarie che si trovano nel nt. Ci sarà oggi posto perl’allegoria? Un’allegoria selvaggia sarà solo frutto di una immaginazionefertile,qualchevoltabrillante,macontribuiscepocoall’intendimentodeltestobiblico.Se,però,usandometodimodernidi lettura,primascopria-mo il senso letterale del testo, poi procediamo con l’equazione: A sta aBcomeCstaaD, intendendoconA il testoeconB il contesto storico,e riflettiamo sul contesto storico odierno D, allora possiamo arrivare altesto adattoC che ci serviràper la lectio spiritualis.Con ciò si vuoldirechetralariflessionespiritualesultestoeiltestostessonondevemancareunabuonaanalogia.

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A quale filosofia possiamo appellarci oggi? I Padri facevano usodi molti sistemi filosofici, accettando quegli elementi che servivano perillustrare meglio la fede e rigettando quelli inconciliabili con le lorocredenze. Anche nel medioevo non c’era una sola filosofia, troviamo siala tradizione platonica sia quella aristotelica. Quasi tutte queste filosofieperò erano aperte al trascendente. Abbiamo menzionato sopra la ana-logia entis, stimmatizzata da Karl Barth come uno degli ostacoli che lotrattenevano dal diventare cattolico. Eppure quando si leggono i capitolidelTritoisaia, il cap.13del librodellaSapienzaeRom 2 vi si trovaunafilosofia implicita che conduce dal creato all’increato. Una cesura nettatra il ganz anders e un mondo positivistico genera un conflitto inutiletra fede e ragione che finirà con una fede fondamento a se stessa e unaragione inserita inuncircuito chiuso senzapoteredialogare con la fede.Difatti, Bultmann relega ogni intervento del mondo dell’aldilà in quellodell’aldiquà alla categoria del mito. È vero che troviamo anche questogenere letterario nella bibbia, ma non nel senso in cui lo usa Bultmann.La “traduzione” praticata da lui del linguaggio mitico in un linguaggioesistenzialepuòessereutile solosenonesclude il soprannaturale.

Quando leggiamo inGiovanni:

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci diportarneilpeso.QuandoperòverràloSpiritodiverità,egliviguideràallaveritàtuttaintera»(16,12ss.),

ci accorgiamo che la nostra fede attuale ha come interlocutore non unlibromortomaloSpiritocheancoraoggiparlaallaChiesainmillemodidiversi, lo Spirito di quel Cristo cui era dato di aprire i sette sigilli delrotolonellamanodelPadre, tra fulmini, tuoniemusicaceleste!

Queste considerazioni non hanno altra intenzione che quella diesplicitare alcune desiderata dell’allora Cardinale Ratzinger. La crisidell’esegesinonè ancorapassata, ci sonoancheoggimetodi conflittuali,le suddette indicazioni sono rivolte in primo luogo ai quei fedeli che sisentono a disagio leggendo i libri dotti dei biblisti e si domandano sepossonomaiarrivarea leggere labibbiasenzaentrare incrisidi fede.

* * * *

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PoichélapreoccupazionemaggioredelCard.Ratzingerè lastoricità,particolarmente quanto concerne quella di Gesù, mi si permetta di ag-giungere a modo di appendice alcune conclusioni di un discorso tenutopresso ilComitatoStoricodellaSantaSede, sui limitidella ricerca intor-noalGesùstorico:

1. Poiché ilgenere letterariodeiVangelièquellodibiografiakerig-matica,questi libri sonooggettosiadi ricercastoricasia,per ilcredente,di fede. Ilnoncristiano li studierà comedocumenti storici soltantoden-tro il loro genere letterario ma lo deve fare con la massima oggettivitàpossibile.

2. Ciononostante, scrivere una biografia di Gesù nel nostro sensomodernodellaparolaèimpossibile,siaperchélefonticinarranosoltantodi qualche anno della sua vita, sia perché i dati sono cronologicamenteegeograficamente sconnessi, e, inultimo,perchénonè semprepossibilearrivareaciòcheèveramenteaccaduto.

3. Però,applicandoconprudenza ilmetododella storiadelle formeelaRedaktionsgeschichte,èpossibileconoscerel’operatoeidettidiGesùattraverso queste due “lenti” di interpretazione, la quale interpretazionerimanesempreoggettodella fede.

4. Sidevericordareche ilmododi trasmissioneoraledeiraccontiedei detti di Gesù, benché soggetto a ordinarie deviazioni di memoria estilediraccontare,eraquelmodosuigenerisditrasmissioneditradizioniin ambienti rabbinici studiatomoltoattentamentedaGerhardsson.L’usodella memoria era molto più letterale che presso di noi oggi. Si potevasintetizzareundettooancheparafrasarlomailnucleodellogionritenevasia il suosensosia i terminiprincipalioriginari.

5. IVangelicontengonovarisottogeneri letterariciascunodeiqualirichiede un’ermeneutica particolare. Il modo di interpretare i raccontidell’infanzia, il racconto dei miracoli e le apparizioni del Risorto, peresempio, richiedono uno studio più profondo del genere cui apparten-gono.

6. Perquanto riguarda il raccontodimiracoliodi accadimenti chesannodel soprannaturaleèerratocominciarecon lapregiudizialecontrolapossibilitàdeifenomeni.Lostoricopeseràlaconoscenzaelacredibili-

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tàdei testimoniche linarrano,e, searrivaallaconclusionechequalcosadistraordinarioèaccaduto,potràdarneun’interpretazionechesiaconfa-centecon ilquadrogeneraledellapredicazionecristianaprimitiva.

7.Lamedesimacosasidevediresull’autocoscienzadiGesù.Iniziarecon loaprioricheeglinonpotevaaverenessunacoscienzamessianicaosalvificaèunpregiudizioingiustificabilenellostorico.L’autocomprensionedi Gesù si deve studiare non soltanto attraverso i suoi detti ma anchemediante i fatti della sua missione. Questi sono inseparabili. Non ogniinterpretazione cristologica della vita di Gesù è da attribuirsi alla co-munità cristiana. Gesù stesso ha agito spesso in modi che richiamano laprofeziae imodellibibliciche fannodachiaveermeneutica.

8. Il racconto della passione è oggetto di ricerca storica, la risurre-zione è oggetto della fede, ma la testimonianza dei discepoli del Risortoappartieneanch’essaall’ambitostoriografico.

9.NeldeterminarechierainrealtàGesùnonlosidevecollocareincategorie sociali o religiose moderne, ma nemmeno in quelle a lui con-temporaneeperchélasommadellasuapersonaedellasuavitaèprivadianalogiee sfidaogni sforzodi inserirla inschemiprecostituiti.

10. Abbiamodetto soprache scrivereuna storiaoggettivaeasetticanon è possibile. Si ha sempre qualche precomprensione che agisce dachiave ermeneutica, ma lo storico sincero sottomette alla critica anchequestosuopreintendimentoperdeterminarese siagiustoono.

11.Nellescienzeumanisticheildesiderioesistenzialediarrivareallaverità attraverso un documento che si sta studiando può aiutare ad unamigliore comprensione, ma c’è anche il pericolo che lo studioso accetticomeverosolociòcheeglidesiderache losia.Ciòvaleancoradipiù insensonegativoperilricercatorechenonsoltantononhaquestodesideriomaèanimatodaquellocontrario!

12. Si ricorda il famosodettodelLessingcheveritàstorichecasuali(contingenti) non possono essere mai prove di cogenti verità di ragione.Quiperòsitrattanondelfattostoricoinsémadelrisultatodellaricercache può cambiarsi ogni momento, e, nel nostro caso non si tratta nem-meno di verità di ragione ma di fede. Poiché Dio è libero di legarsi adegli avvenimentidella storia, iqualinon sonocasualimadaLui stesso

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operati,è lostoricochenondeveesserecasuale,seguendodellemodedipensiero che cambiano di generazione in generazione. Egli ha il doveredi indagare i fatti accaduti e di lasciare l’interpretazione al teologo. Sel’ideologia o anche presupposti teologici si intromettono ad oscurare ifatti si ha un’inversione di ruolo. Nei racconti biblici abbiamo non unracconto storico soltanto ma la storia della salvezza, e questa è teologia,ma non sarebbe nemmeno vera storia se non si stabilisse, dentro i limitideigeneri letterari, laveritàdegliavvenimenti.

13. Anche il non credente e il miscredente hanno il diritto e il do-veredi fare la loro ricerca storica.Mahannoanche ildoveredi imporreuna critica severa sia ai loro presupposti sia ai loro metodi come anchealla loro interpretazione nello stesso modo in cui è obbligato a fare ilcredentestesso.

14. Sidevedistingueretrailfattoaccadutoelanarrazionedelfatto.Questa non deve essere trascurata perché spesso è un’interpretazioneteologica dell’accaduto, che sia essa traditionsgeschichtlich ovvero redak-tionsgeschichtlich,cheappartenga,cioè,allatrasmissionedellacomunitàoalgeniodell’autoredelvangelo, inquanto fapartedell’ispirazione totaledel testo.

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“GOD IS LOVE”: DIVINE PATERNITY AND CHRISTIAN BROTHERHOOD

IN THE THEOLOGY OF J. RATZINGER

pauL o’caLLagHan

PATH 6 (2007) 79-93

ThefirstbookofamorespeculativekindwrittenbyJosephRatzinger,after completing his research work on Augustine and Bonaventure, con-cerned the question of Christian brotherhood1. Though brief, the worksets the stage for a series of important aspects of Ratzinger’s thought,thatgototheheartofhistheologicalvision2.Afterconsideringthisworkandsome fundamental issues it raises,we shall turn tootherwritingsofhiswhichdevelop these ideas.

1 J. RatzingeR, Die christliche Brüderlichkeit, Kösel, München 1960. The essay wasfirstpublishedinthepastoralreview“Seelsorger”29(1958),387-429,andfirstpublishedas a book in English as The Meaning of Christian Brotherhood by Sheed & Ward, NewYork,in1966,andlateronbyIgnatiusPress,SanFrancisco,in1993withanintroductionbyS.Hahn.Inthefollowingpages,wewillcitethelattertext,abbreviatedascB.Otherstudies by Ratzinger on Christian brotherhood include: Vom Geist der Brüderlichkeit, in“Horizonte” 1 (1962), 1-2; Erwägungen zur dogmatischen und äszetischen Bedeutung der christlichen Brüderlichkeit,in“KorrespondenzblattdesCollegiumCanisianum”97(1963),2-24; Die anthropologischen Grundlagen der Brüderliebe, in “Caritasdienst” 23 (1970),45-49.

2 On the theologyof J.Ratzinger, cf. inter alia,a. nicHoLs,The Theology of Joseph Ratzinger: an Introductory Study, T. & T. Clark, London 1988; J. cLemens – a. taRzia(edd.), Alla scuola della verità: i settanta anni di Joseph Ratzinger, San Paolo, CiniselloBalsamo 1997; P. BLanco, Joseph Ratzinger. Razón y cristianismo, Rialp, Madrid 2005;P. o’caLLagHan, È il tutto che da la verità. Introduzione al pensiero teologico di Joseph Ratzinger,in“CulturaCrestina”(Blaj)9(2006),130-173.

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1. The implications of divine paternity and Christian brotherhood

In the first part of Christian Brotherhood (abbrev. cB), Ratzingerprovides a rapid overview of the meaning of fraternity, Christian andotherwise, throughout history; in the second part, he offers a systematicreflection. Inbrief terms, itmaybesaid thathedoesnotview“brother-hood” in amerelymoralisticway,but as a categorybelonging strictly tothe ambit of salvation, grace, ecclesiology and anthropology, indeed totheTrinity itself.

Ratzinger’shistorical analysisdemonstrates that thenotionofbroth-erhoodhasmovedtraditionallybetweentwoextremes.Ontheonehand,it has served to mark the boundary between one group of people andanother.Thisviewistypical,hesays,oftheGreekcity-state.«InPlato,ifthe communityof theStatebestowsbrotherhood, then the foreigner, thebarbaros, is regarded as a non-brother» (cB 5). It is a kind of fraternitybased on what might be called “unity against others”: those who areunited with one another as brothers create one kind of ethos that is op-posed to theethosof the stranger, theonewhodoesnotbelong. Insofaras the greater part of humanity is excluded from the benefits of divinepaternity, this formofbrotherhood ispresent tosomedegree in theOldTestament, in which «direct brotherhood is applied only to those whosharedone’scountryand faith»3.

OntheotherhandRatzingerdescribestheEnlightenmentidealoftheuniversalbrotherhoodandcommonethics forallhumans(cB 14-19).

«Brotherhood no longer created two separate zones of ethical behaviour;onthecontrary,inthenameofbrotherhood,allbarrierswereremovedanda unified ethos was proclaimed as binding on all men in equal measure»(cB15).

3 cB10.Cf.cB6-12.ItisclearthattheGodofallnationschoseIsraelfreely,outofpure love.LateronintheOldTestament,however,«the ideawasbornthat, thoughGodhad offered all peoples of the world the Torah, only Israel had accepted it and had thusbecometheuniquePeopleofGod.Inthelastanalysis,thismeansthatitwasnotGodwhochoseIsrael,butIsraelwhowas theonlypeople to takeGodas itsgod».This ledto«aneverstrictersealing-offfromthosewhohadvoluntarilyrenouncedthespecialpaternityofGodand,therefore,thebrotherlyloveofhischildren»cB8f.

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Surprisingly,perhaps,RatzingertakesitthatthecategoryofChristianbrotherhood belongs rightfully to the first category, the ideal of univer-sal brotherhood being little more than a utopia, a secularized form ofChristianuniversalism.ForMarxism,heobserves,despite itspretensionsof equality, «brotherhood toward some involves enmity toward others»(cB 17). On the contrary, Christian fraternity is by no means universalincharacter,heargues.Onlybelieversinthestrictsenseofthewordmaybe considered to be united as brothers and sisters. Ratzinger even goessofarastosaythatthosewhoshare«Christianbrotherhood»may,inthefuture, be quite few in number; sociologically speaking, they may forman insignificantminority insociety.

Christian believers are brothers and sisters to one another in that,being united in Baptism and Eucharist to Christ, they are sons anddaughters of God4. In Scripture, Ratzinger observes, Christian brother-hood involves not only a «freely chosen community of will and convic-tion»(that is,doingthewillofGod,Mc3:31-35),butalsoa

«community of lowliness and suffering […] (Mt 25: 40). All those whoneed help are, irrespective of any barriers, through their very plight thebrothersofJesus»(cB28f.).

Ratzinger reflects deeply on the reality of faith-based Christian fra-ternity (cB45-84).«Christianbrotherhood»,hesays,

«unlikethepurelysecularbrotherhoodofMarxism, is,aboveall,brother-hoodbasedonthecommonpaternityofGod.UnliketheimpersonalStoicideaofGodthe fatherand thevaguepaternal ideaof theEnlightenment,thefatherhoodofGodisafatherhoodmediatedbytheSonandincludingbrotherlyunionintheSon»(cB45).«Theuncosmic,strictlypersonalistideaofFather,whichgivestothepater-nityofGod the seriousnessof a true claimonus and to the fraternityofhischildrenlifeandsignificance,isrevealedonlyinthewordsoftheBibleandisthusapparentonlytotheeyesoffaith»(cB46).

4 RatzingerfindsintheNewTestamenttheologyofbrotherhoodthreekindsoftexts:those which simply take over the Old Testament Jewish use: “brother” as a Jewish cor-religionist; thosewhichconsider“brothers” asdisciplesof the rabbis, in this case alsoofChrist; finally, Christianbrotherhood in the fullest sense, as applied to those whodo thewillofGodandassumeapositionofservice:cB22-37.

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Since Christ is God’s own Son, our divine filiation and fraternityareentirelyreal(cB49f.).AsaresultChristianbelievers,“thefew”,areclearly separated fromthosewhoarenot,“themany”.

Yet the question must be asked at this stage: what is the meaningof this demarcation, of this apparent state of privilege, of this minor-ity status? On this point Ratzinger’s contribution is significant. Brieflyput, he says that «the Christian line of demarcation ultimately serves auniversal openness» (cB 70). Christian brotherhood brings about whatvonHildebrandcalls“thetruelossofself”(cB53)infavouroftherest.The sacramental incorporation into Christ is accompanied by an ethicaltransformation:

«TobecomeonewithChristmeansto loseone’s“oneself”, toceasetore-gardone’sownegoasanabsolute[…].TheethicofChristisessentiallyanethicofthebodyofChrist.Inevitably,therefore,itmeanslosingone’sownego and becoming one in brotherhood with all those who are in Christ»(cB54f.).

Citing the biblical exegete Karl H. Schelkle, Ratzinger goes on toexplainthathierarchicalpriesthood,orholyorders,doesnotexcludethenotionofChristianequalityandbrotherhood,butconfirms it,because

«office in the Church is an institution essentially ordered to service […].Therabbi’spupilhasthegoalofbecomingamasterhimself.ButforJesus’disciple,discipleshipisnotabeginning;itisthefulfilmentanddestinationofhislife.Healwaysremainsadisciple»(cB61f.).

Asa result,heexplains,

«the separating off of the limited Christian brotherhood is not the crea-tion of some esoteric circle, but is intended to serve the whole […]. Thebrotherhood of Christians fulfils its responsibility for the whole throughmissionaryactivity,throughagape,andthroughsuffering».

Thus,hecontinues,

«thehealingofthewholetakesplace,accordingtothewillofGod,inthedialectical antithesis of the few and the many, in which the few are thestartingpointfromwhichGodseekstosavethemany»(cB75).

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This, inmyview,offersthekeytounderstandingRatzinger’sviewofChristianbrotherhood.

The above explanation leads us to consider, in other writings ofRatzinger, the more technical notions of “representation” or “substitu-tion”. After doing so, we shall consider the Trinitarian underpinning ofChristian fraternity, principally in his work Introduction to Christianityand finally someof itsanthropological implications.

2. The key category of “representation” or “substitution”

The theological category employed by Ratzinger to explain theprocess of the few healing the many is Stellvertreutung, that is “repre-sentation” or “substitution”, which on his own account he draws fromthe writings of Karl Barth5 and others6, and considers in an importantarticle in Heinrich Fries’ Handbuch theologischer Grundbegriffe (abbrev.St)7. In effect, Barth in his Church Dogmatics attempted, with his theoryof election, to overcome the obvious drawbacks of Calvin’s doctrine ofdoublepredestination.Calvin, inspiredby thepost-Augustiniandoctrineofgemina predestinatio,or“doublepredestination”8,taughtthatGodpre-destinedonepartofhumanitytosalvation,andtheresttocondemnation.Only in this way, it was claimed, could divine omnipotence and tran-scendence be maintained simultaneously in the face of human freedom.Understandably, Barth takes exception to this teaching and insists thatthe New Testament doctrine of predestination is applicable primarily toChrist,andasaresulttothosewhobelieveinhim.Thoughpredestined,he “takes on” the sin of the world, allowing himself to be put to death

5 cB 75; cf. also J.RatzingeR,Stellvertretung, inH.fRies (ed.),Handbuch theologi-scher Grundbegriffe,vol.2,Kösel,München1963,566-575,herep.573.

6 He also draws on some writings of H.U. Von BaLtHasaR, particularly the latter’sstudyKarl Barth,Köln1951andseveralScripturalstudies,aswellashisownDie christli-che Brüderlichkeit,alreadyconsidered,andaconferenceentitledDie neuen Heiden und die Kirche, in“Hochland”51(1958),1-11,laterpublishedinDas neue Volk Gottes. Entwürfe zur Ekklesiologie,Patmos,Düsseldorf1969.

7 J.RatzingeR,Stellvertretung,cit.8 The doctrine of double predestination is to be found among others in Isidore

of Seville (II Sent., 6). Ratzinger was conscious of the issue because of his studies ofAugustine’s ecclesiology, Volk und Haus Gottes in Augustines Lehre von der Kirche,München1954.

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in representation or substitution for sinful humanity. «In the election ofJesus Christ, which is the eternal will of God», Barth writes in a textcited by Ratzinger in Christian Brotherhood, «God has ascribed to mantheformer,election,salvationandlife;andtohimselfhehasascribedthelatter, reprobation,perditionanddeath»9.

Those who are united with Christ, in turn, may not be consideredsimply as the “predestined”, but as those who, in belonging to Him,partake inhis savingwork.Christianswillbe savedonly insofar as they“lose”their life forthesakeof thosewhoarenotsaved, that is forthosewhoare“potentiallybrothers”, justasChristgaveuphisownlifeforthesakeofhumanity.TheChristiancommunity«isinsertedintothemysteryof substitution», although «all mutual service is based on the one andonly substitution service of Jesus Christ from whom both sides live» (St569-571).Thepatristic

«imageof theChurch thatbears and isborne, inwhich theweak liveofftheministryofthestrong,ofthebearingpowerofChristianlove, istobefoundespecially inpenitentialpractice, inliturgyandinlife, intheprayerofintercession»10.«TobeaChristianmeanstoexistforothers.Thismaybeexperiencedasaweight,butitisaholyweight[…].ThehumbleprideandjoyoftheChris-tian, inthedarkesthoursoftrial, lies inthefactthatGodhascalledhim,preciselyhim,tothisholyministry[…].Throughhimothersaresaved».

Asa result,

«inordertobethesalvationofall,theChurchdoesnotneedtoincludeallexternally,forheressenceisthatofrepresenting(Christ)[…]totheflockof“thefew”,throughwhomGodwantstosave“themany”»(St574).

It is not correct to speak therefore of a perpetual divinely estab-lisheddividebetweenthe“brothersofChrist”andtheunsaved,becausethe authentic meaning of the former’s existence is the salvation of sin-ners.Theonly“privilege”oftheformeristoservethelatter.«Hewhoischosen»,Ratzingersays inChristian Brotherhood,

9 K. BaRtH, Church Dogmatics, vol. 2-2, T.&T. Clark, Edinburgh 1960, 187, cit. incB76.

10 «[…]diesesBilddertragendenundgetragenenKirche»St572.

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«called by grace to the knowledge of faith and of love, must be ready tobe vicariously rejected, so that through him another can be chosen also»(cB79).

In the sameworkRatzinger finds thisdoctrinewelldeveloped inStPaul:

«withChristtherebeginsnotonlyanewhumanity,butalsoanewhumanbrotherhood,which surpasses and replaces theold.For theold fraternityofAdamis, in theeyesofPaul[…]merelya fraternityofeviland, there-fore, not worth seeking after. Only the new brotherhood, which is alsouniversal in its tendency,bringsa trueunityof salvation.WecanseehowthedoctrineofthetwoAdamsimpliesamarkedcriticismofthehumanityideal of the Enlightenment, by accepting only the second humanity, thatof the“lastman”(2 Cor15:45). Itsbrotherhood isnot yetuniversal,butit seeks tobecomeso.Men, ingeneral,are not yetbrothersofChrist,buttheycanandmustbecomeso»(cB33).

3. The Trinitarian roots of Christian love and brotherhood: “God is Love”

Jesus, the trueIsrael, inbecomingaman,

«shows that he does not regard his divine sonship as something reservedonlyforhimself: themeaningof theIncarnation israthertomakewhat ishisavailabletoall»(cB49).

ThisbringsustoafurtherdevelopmentinthetheologyofRatzinger,forwhomthevicariousand representative sideofChristianbrotherhoodis rooted to somedegree in the relationshipbetween theFather and theIncarnateSon.Christian fraternity andvicarious representation, inotherwords, have common Trinitarian roots. Ratzinger develops this questionextensively in theChristological sectionofhis1968work Introduction to Christianity (abbrev. Int)11.

11 Cf.J.RatzingeR,Einführung in das Christentum. Vorlesungen über das Apostolische Glaubensbekenntnis,Kösel,München1968.WehavegenerallyfollowedtheEnglishtrans-

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When the Church teaches that the Son has been generated by theFather, this means in the first place that He has received all from theFather12. As a result, he exists only for the Father. The Son’s nature andexistence is, at one and the same time, “from” and “for”13. Ratzingerrepeats this idea often. The following examples should suffice. Christ,hesays,

«isnothingbuttheambassadorwhorepresentstheotherwithoutinterpos-ing his own individuality. And so, as the true ambassador, he is one withhimwhosendshim[…].Throughtheconceptofmission,beingis inter-pretedasbeing“from”andasbeing“for”»(Int136).

Christ might say: «I am by no means just I; I am not mine at all;my I is that of another» (int 137). Both the concept of Word and Son«subsistinthistotalityof“from”and“for”»(Int155).ThelifeofJesusiscompletely relative, «nothing other than “being from” and “being for”»(int167).

OnthisbasisRatzingerdemonstratestheequalityofFatherandSonand explains the meaning of John’s «God is love» (1 Jn 4: 8). If the “I”ofChrist«isbelieved inaspureopenness»,hewrites,

«as total being derived from the Father; if with its whole existence it is“Son”–actualitasofpureservice; if– inotherwords– thisexistencenotonlyhasbutislove–mustitnotthenbeidenticalwithGod,whoalone islove?»(Int156).

Morebriefly:«Hisbeingispureactualitasof“from”and“for”»(Int170).Elsewhere, in different terms, Ratzinger explains the idea that

Christ’s being is the actualitas of pure service, living “for” the world14,when he says that in Christ there is a perfect confluence between office

lation, Introduction to Christianity, first published by Burns & Oates, London 1969, andlateronbyIgnatiusPress,SanFrancisco1990.

12 «The Son as Son, and in so far as he is Son, does not proceed in any way fromhimselfandsoiscompletelyonewiththeFather,sinceheisnothingbesidehim,claimsnospecialpositionofhisown[…].ThereheiscompletelyequaltotheFather»Int134.

13 Ratzingerargues that thenameGodgiveshimself inEx 3:14 («I amwho I am»)meansnotthatGodis«Beinginitself,butasaBeing-for»Int87.

14 «Hisbeingasmanishiswork»,inInt150.

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(his saving task) and person. In brief terms, «the person is the office,the office is the person» (Int 149). What Christ does (to save humanity)coincideswithwhathe is (theWord/Son).Asaresult, thestartingpointofallChristology is

«the identityofworkandbeing,ofdeedandperson,of thetotalmergingof the person in his work and in the total coincidence of the doing withthepersonhimself,whokeepsbacknothing forhimselfbutgiveshimselfcompletelyinhiswork»(Int168).

InJesus there isaperfect

«identity of service and being in which the whole content of the prayer-relationship“Abba-Son”comestolight»(Int169).«Afterthelance-thrustthatendshisearthlylife,hisexistenceiscompletelyopen;nowheisentirely“for”,nowheistrulynolongerasingleindividualbut“Adam”,fromwhosesideEve,anewmankind,isformed»(Int180).

One of the high points of the Christology section in Introduction of Christianity is Ratzinger’s criticism of von Harnack’s attempt to removeJesustheSonfromourpersonalrelationshiptotheFather.Harnacktakesit that faith in theChristologicaldogmahasalwaysconstitutedanobsta-cle to the trueobjectofChristianpietyand theology,which is«thesim-plicity of trust in the Father, of the brotherhood of man and of the calltoonelove».Inthenameofuniversaldivinepaternity,saysHarnack,wemust exclude the special filiation of the Son, source of dogma and thusofreligious intolerance.Wemustmove«awayfromdogma,overto love»(Int146).YetRatzingerquestions thevalidityof vonHarnack’s analysis.He asks whether «the message about God the Father, about the love ofall men that oversteps and surmounts the boundaries of faith […] hasbeen swallowed up in Christological dogmatism», as Harnack thought.DidtheChristologicalcontroversiesoverthedogmaoffaithreally«causelove tobe forgotten»? (Int153).Andheresponds:

«the hyphen between Jesus and Christ, the inseparability of person andwork, the identityofonemanwith theactofsacrifice– thesealsosignifythehyphenbetween loveand faith[…]. It is identityof logos (truth)andlove,andthusmakesloveintothelogos,thetruthofhumanexistence[…].

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For to believe in a Christ so understood means simply to make love thecontentof faith, so that fromthisangleonecanperfectlywell say, love isfaith»(Int154).

Theconsequenceofthisaffirmationissimpleanddemanding:beingsonsanddaughtersoftheEternalFatherisnotaprivilegetoberetainedbythefew,butratherapressinginvitationtocommunicate,throughfaithand Baptism, the paternity of God to the elect, in that way establishingandextendingChristian fraternity in thewidestpossiblemanner.

4. The consequences of Christian brotherhood

In a collection of Advent homilies published in 1965 as Being Christian, and reworked in Introduction to Christianity, Ratzinger appliesthe logic of the Incarnation of the Word/Son to anthropology and eth-ics, and thus Christian brotherhood and divine paternity, to “Christianstructures”15.Heextends theoriginallyTrinitariandynamic to theentirecreated order. Believers become children of God only in and throughChrist, and thus brothers and sisters to one another. And just as Christwas sent by the Father “for” humanity, so also believers, united withHimandwithoneanother,humblyawareof thegift theyhavereceived,are invited to live“for”humanity. Jesus,Ratzingersays,

«whiledistinguishinghis relationswithGod from thoseof all othermen,yetdoesnotaimatanykindofexclusivenessbutisdesignedtoincludetheothersinhisownrelationshipwithGod»(Int167).

In the little word “for” «we as men live not only directly from Godbutfromoneanother,andinthelastanalysisfromtheOnewholivedforall» (Int174).Thus,«the futureofman lies in“being-for”» (Int180).

Interestingly, more technical terms such as “representation” and“substitution” are no longer apparent in Ratzinger’s analysis, but closeequivalents (service, living “for”, etc.) may be found. Christ’s being and

15 Cf.J.RatzingeR,Vom Sinn des Christseins. Drei Adventspredigten,Kösel,München1965. Published in English as Being Christian, Franciscan Herald Press, Chicago 1970.Ratzinger reworks this text in the Christology section of Introduction to Christianity, cit.,182-204,entitled“ChristianStructures”.

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lifenotonlydeterminethatofbelievers,Ratzingersays, theyrevealwhatshould be considered as truly human: «In the radicality of his serviceJesus is the most human of men, the true man […] [This involves] theidentityof theologyandanthropology»(Int156).

Ratzinger explains that the “spirit” of Christianity is identified withlove (Int 203 f.). Not love in a moralistic sense, of course, but love thatderives from God who is Love. Love, besides, that is qualified by faith,«whichwehavecome tounderstandasa termexpressingman’sultimateneedtoreceiveandtheinadequacyofallpersonalachievement».Withoutfaith, indeed, «love becomes an arbitrary deed» (Int 204). This spirit oflove finds ultimate expression, Ratzinger explains, in six principles (Int182-204), what he calls the «blueprint […] of Christian existence» (Int203)16.

In the first place, the principle of the individual and the whole, forhumans stand in need of one another in order to achieve fulfilment.Citing Möhler, he says that «man, as a being set entirely in a context ofrelationship,cannotcometohimselfthroughhimself,althoughhecannotdoitwithouthimselfeither»(Int184).UnderChrist,«thewholereceivesitssalvationonlyfromtheindividualwhotruly issuchandwhopreciselyfor thisreasonceases toexist forhimselfalone»(Int188).

This brings us to the second principle, that of the “for”. Just as intheEucharist, inwhich theexistenceofChrist is“for themany”,«beinga Christian means essentially changing over from being for oneself tobeing for one another» (Int 190). But this is possible only because hu-manshavereceived all theypossess fromGod.

«All man’s efforts to step outside himself can never suffice. He who onlywants to give and is not ready to receive, he who only wants to exist forothers […] fails to recognize the basic mode of human existence andis thus bound to destroy the true meaning of living “for one another”»(Int191).

16 «In the six principles we have identified the particles, so to speak of Christianity,butmusttherenotexistbehindtheseonesingle,simplecentre?Suchacentredoesexist,and I thinkwe can say […] that the sixprinciples finally coalesce into theoneprincipleoflove»Int204.

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Third, Ratzinger speaks of the “law of disguise”. In the Christiandispensation, he says, God comes to us in disguise, not only because inChristtheinvisiblehasbecomevisible,butalsobecausehisexistenceandaction is entirely spent “for” humanity. God is hiddenly present and ac-tiveintheearth, insignificantwhencomparedtotherestoftheuniverse;in Israel, an irrelevant nation in comparison with others; in Nazareth, acipher within Israel; in the Cross, the ultimate symbol of human failure;and finally in the Church, nowadays more than ever «God’s disguise».«The cosmic Nothing is the true All», he continues, «because “For” isthereallydivine thing» (Int193).

Next, Ratzinger speaks of the principle of excess or superfluity, ex-pressed in the

«tension between grace and ethos, between total forgiveness and just astotalademandonman,betweenthecompleteendowmentofman,andtheequallycompleteobligationtogivehimself,culminatingintheunheard-ofdemand “You must be perfect as your heavenly Father is perfect” (Mt 5:48)»(Int194).

Inthiswayhumanlimitationsbringpeopletothrowthemselvesback

«upon the unquestioning gift of love, a gift which unexpectedly opensitself to him and thereby opens up man himself, and without which manwould remain shutup inallhis“unrighteousness”and thusunrighteous»(Int195f.).

AChristianshouldnotcalculatethecostofhisorherfaith,knowingthat«helivesfirstandforemostasthebeneficiaryofabounty»(Int196),that is,God’s infiniteself-expenditure inChrist,and in theEucharist.

The fifth principle Ratzinger reviews is finality and hope. «TheChristian can find no validity in the circling movement of actualism,which adapts itself to the respective “now” and never discovers finality»(Int 199 f.). Christianity begins in time, to all appearances contingently,but it is irrevocable in its effects. And «it isprecisely this apparent fixa-tion on the decision of one moment in life that enables man to marchforward, toconsolidatehimself stagebystage»(Int201).

The sixth and last principle Ratzinger calls acceptance and Christian positivity. More than a giver, man is a receiver; this imposes upon him

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a«primacyof acceptanceover action,overone’s achievement» (Int201).On this point Christianity parts ways with Marxism and Sartrean exis-tentialism, for

«man comes in the profoundest sense to himself not through what hedoes but through what he accepts […]. Activity that makes itself into anabsolute, that aims at achieving humanity by its own efforts alone, is incontradictionwithman’sbeing»(Int202).

For this reason positivity, or givenness, is characteristic ofChristianity.

«OurrelationtoGodcannotrestinthelastanalysisonourownplanning[…]butdemandsthepositivityofwhatconfrontsus,whatcomestousaspositive,somethingtobereceived».

Paradoxically, Ratzinger concludes, «the contingent, the external iswhat is necessary to man; only in the arrival of something from outsidedoesheopenup inwardly»(Int203).

5. Concluding reflection: the freedom of the children of God

Aswehaveseen,Ratzingerinsistsonthecontinuitybetweentheloveof God and human cooperation in God’s saving activity, drawing outthe different implications such continuity involves. However, this mightgive the impression that the full-blooded, created reality of the concretehumanperson is somehowbypassedby thepowerofGodmadepresentin Jesus Christ, and little value is being accorded to the fundamentalreligious openness of human nature. This is not Ratzinger’s position.Firstly, because Christianity, though based indeed on God’s unforeseea-bleself-givingtohumans,doesnotexcludefundamentalaspectsofotherreligious traditions17.Besides,wemay take intoaccounthis insistenceonthe importance of the principle “grace does not destroy nature but per-fectsit”18.Mostimportant,perhaps,istheideathatthekeysoteriological

17 OnChristianityasa“mystery”religion,cf.cB13f.and18,inparticulartherefer-encestoO.Casel.

18 Cf.theimportantarticleJ. RatzingeR,“Gratia praesupponit naturam”.Erwägungen über Sinn und Grenze eines scholastischen Axioms, in J. RatzingeR – H. fRies (edd.),

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conceptof“representation”(anditsequivalents)bynomeans lends itselfto automatic “universal reconciliation”, traditionally called apokatástasis,because in the latter «personal responsibility in sin and condemnationdisappear» (St 575). As if to insist on the point, Ratzinger on severaloccasions, often in the face of philosophical or theological systems thatpretendtoofferthelastwordandthedefinitivedescriptionofreality,in-sistsonthetotalrealismof individual human freedom,andasaresultonthefundamentalunpredictabilityofhumanhistory.Ofparticularinterestare Introduction to Christianity and a 1970 essay entitled Salvation and History19.The followingquotationsshowthisclearly.

«Aworldcreatedandwilledontheriskof freedomandlove isno longerjustmathematics.Asthearenaofloveitisalsotheplaygroundoffreedomandalso incurs the riskofevil. It accepts themysteryofdarkness for thesake of the great light constituted by freedom and love […]. In a worldwhichinthelastanalysis isnotmathematicsbutlove,theminimumisthemaximum;thesmallestthingthatcanloveisoneofthebiggestthings;theparticularismorethantheuniversal;theperson,theuniqueandunrepeat-able,isatthesametimetheultimateandhighestthing»(Int112).«Itissimplynotthecasethateverymanplanshimselfanewfromthezeroofhisownfreedom,asitseemedtotheGermanidealistphilosophers.Heisnotabeingwhokeepsstartingagainfromscratch;hecanonlyworkouthisownnewapproachwithintheframeworkofthealreadyexistingwholeofhumanlifewhichstampsandmouldshim»(Int186).«Christianitylivesfromtheindividualandfortheindividual,becauseonlyby the action of the individual can the transformation of history, the de-structionofthedictatorshipofthemilieucometopass[…].InChristian-ityeverythinghangs in the last resortonone individual,on themanJesusofNazareth»20.

Einsicht und Glaube. Festschrift für Gottlieb Söhngen,Herder,Freiburgi.B.19632,151-165,laterpublishedinDogma und Verkündigung,E.Wewel,München1973,161-181.

19 Cf. J. RatzingeR, Heil und Geschichte, in “Wort und Wahrheit” 25 (1970), 3-14,published after an extensive revision as Salvation and History, in Principles of Catholic Theology: Building Stones for a Fundamental Theology, Ignatius Press, San Francisco1987, 153-171. Cf. also my study La Biblia en la configuración de la teología, in “ScriptaTheologica”36(2004),855-875whichdevelopsthenotionofopennessinbiblicalinterpre-tationindialoguewithRatzinger.

20 Int 187 f. Here Ratzinger uses the term “milieu” to express the idea of generalatmosphere.

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“GodisLove”:DivinePaternityandChristianBrotherhood 93

Ratzingerdoesnotagreewith thosewhoseekafter

«aphilosophical and theologicalworld formulaon thebasisofwhich thewhole of reality can be deduced cohesively from necessary causes […].Revelationhasgivenusnosuchformula.Suchaconceptisplainlycountertothemysteryoffreedom»21.

Along with von Balthasar he affirms that «there can be no spiritualworld formula– thatwas alsoHegel’sbasic error […]. It isnotgiven tomantoseeandexpress thewhole inhimself»22.

«By its very nature – Ratzinger explains – insistence on freedom involvesthe rejection of a closed system. The logic of the whole is not somethingwecandeduce.AsynthesisadequatetothespiritualtensionofChristianitymust, therefore, be an open synthesis that rejects a definitive and all-em-bracing logic[…].Theweaknessof theChristiansynthesis is its strength.ThekeythoughtofaChristianphilosophyandtheologywould,therefore,have tobe freedom– that true freedom that includes also thenondeduc-ibleandhenceexcludesperfectconceptualcohesion.ThepersonofJesusChrist, as the Event of the new and unexpected, is, then, the central ex-pressionofthisfreedom,which,forthatreason,becomesthecentralfigurein history […]. This means, in turn, that man does not find salvation inthe reflective findingofhimselfbut in thebeing-taken-out-of-himself thatgoesbeyondreflection–notincontinuingtobehimself,butingoingoutofhimself.Itmeansthattheliberationofmanmeansconsistsinhisbeingfreedfromhimselfand,inrelinquishinghimself,trulyfindinghimself»23.

21 Principles of Catholic Theology,cit.,169.22 Ibidem.23 Ibidem,170f.

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L’“EXODE” ET SES LIENS AUX PÔLES PROTOLOGIQUE ET ESCHATOLOGIQUE

LE POINT DE VUE DE L’EINFÜHRUNG

RéaL tRemBLay

PATH 6 (2007) 95-114

«Christsein bedeutet wesentlich den Übergangvon Sein für sich selbst in das Sein füreinan-der».J. RatzingeR

Dans sa récente Encyclique Deus caritas est, Benoît XVI évoquel’idée de l’“exode” en la liant à l’amour comme “extase” et en l’inter-prétant comme«sortiede soi» vers la «libérationdans ledonde soi» etainsi comme“découverte”de soi etdeDieu1.Citantdansce contexte lelogion lucanien: «Qui cherchera à conserver sa vie la perdra. Et qui laperdra la sauvegardera» (Lc 17, 25)2, il l’applique à Jésus en son mystèrepascal, mystère décrit ensuite en sa réalisation concrète dans les termesdulogionjohanniquedugrainquitombeenterreetquidonnebeaucoupde fruit3. La présence de cette idée à un endroit important du premieracte solennel du magistère de Benoît XVI est déjà un indice de l’intérêtque le pape lui porte. J’étais du reste arrivé à cette conviction à la suited’une étude où j’avais examiné quelques textes de Ratzinger qui cou-

1 N. 6 (traduction française: LeV, Cité du Vatican 2006, 16). Signalons que le mot“exode”n’existepasdanslaversionallemandealorsqu’ils’ytrouvedanslaversionlatinequiestletexteofficiel.

2 Avecallusionàd’autresvariantesévangéliquescommeMt10,39;16,25;Mc8,35;Lc9,24;Jn12,25.

3 Déjà évoqué et appliqué au Christ dans: Einführung in das Christentum, Kösel,München19689,206-207.

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vraientunetrentained’annéedesaproductionthéologique4.Commejeleconstatais alors, l’idée se retrouvait bien affirmée en différentes sphèresde la théologie comme «la christologie, la sotériologie, l’anthropologie,l’ecclésiologie, la vie morale des chrétiens et l’engagement social del’Église»aveccommecentre

«la figure de Jésus Christ qui accomplit l’“exode” de l’Ancien Testamenten tantqu’il sortde lui-mêmeouqu’il passe,par le sacrificede laCroix,dumondeàl’intimitédeDieu,sonPère»5.

Encette étude, jen’avaispourtantpaspris enconsidération le livre-souche de Ratzinger, l’Einführung in das Christentum6. En y retournantaprès coup, je me suis rendu compte que les données découvertes dansles travaux qui lui étaient postérieurs7 s’y trouvaient en quelque sortecontenues en germe, mais qu’y existaient aussi d’autres données reliéesà la problématique et que les travaux d’abord analysés passaient soussilenceounedéveloppaientpratiquementpas.

Dans les pages qui suivent, je voudrais compléter les résultats de lapremière étude, complément qui s’impose en considération, non seule-ment de la confirmation des conclusions d’autrefois, mais encore et sur-tout,commenous leverrons,de leurenrichissementconsidérable.

Je procéderai en quatre étapes. Dans le premier, je fixerai mon at-tention sur trois textes particulièrement significatifs où se trouvent rap-prochées la christologie (au sens large du terme) et l’idée de l’“exode”.Après les avoir examinés avec soin (1), je chercherai à tirer les liensqueleur contenu nous suggère avec d’autres données christologiques présen-tes dans l’ouvrage en cause (2) pour, de là, voir émerger deux pôles, lespôlesprotologiqueeteschatologique,quiencadrentl’“économie”dusalut

4 L’“exode”, une idée maîtresse de la pensée théologique du Cardinal Joseph Ratzinger,dans R. tRemBLay – d.J. BiLLy (éd.), Historia: Memoria futuri. Mélanges Louis Vereecke(70e anniversaire de naissance) (Quaestiones Morales, 5), Edacalf, Roma 1991, 435-461.Cetteétudefutreprisedansmonouvrage:L’“Homme” qui divinise. Pour une interprétation christocentrique de l’existence(Br.Th.,16),ÉditionsPaulines–Médiaspaul,Montréal-Paris1993,77-104.Jerenverraiàcetteédition.

5 L’“exode”,l03.6 Traductionfrançaise:La foi chrétienne hier et aujourd’hui,Cerf-Mame,Paris1985.Je

meserviraiicidecettetraductionenlamodifiantaubesoin.7 De1973à1992.

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et deviennent points de référence incontournables aussi pour l’existencechrétienne (3). En conclusion, nous serons en mesure d’apercevoir que,dans l’arc multicolore de la pensée ratzingerienne, une couleur domine,la filiation, et que, tendu entre les deux pôles à peine évoqués, cet arcconditionneou teinte toute la théologiede l’auteur (4).

1. L’idée de l’“exode” et la christologie

Examinons lepremier texte.

«Cependant nos réflexions pourraient laisser entrevoir quelque chosecomme l’unité ultime des deux points de vue (théologie de l’incarnationet théologie de la croix), l’unité qui rend possibles les deux en tant quepolarités, et qui les empêche de se disloquer parce que contradictoires.Nous avonsdécouvert, en effet,que l’êtreduChrist (théologiede l’incar-nation)estactualitas8,dépassementdesoi,qu’ilest l’exodedelasortiedesoi; iln’estpasunêtre figéen lui-même, il est l’acted’êtreenvoyé,d’êtreFils et de servir. Inversement, cet agir n’est pas seulement agir, mais être,ilatteint jusqu’auxprofondeursde l’être,etcoïncideavec lui.Cetêtreestexode, transformation. Mais alors une christologie de l’incarnation et del’êtrebiencomprisedevradébouchericisurunethéologiedelacroixetseconfondreavecelle;àl’inverse,unethéologiedelacroixquiveutdéployertoutessesdimensions,devradevenirchristologieduFilsetdel’être»9.

Dans le paragraphe où s’insère notre texte, Ratzinger est en trainde réfléchir sur les différentes “voies” christologiques présentes dans latraditionchrétienne.Parmicelles-ci, ilconsidèred’abordla“théologiedel’incarnation” et la “théologie de la croix”. Tandis que la première s’af-firmedanslatraditioncatholiqued’Orientetd’Occident,laseconde,àlasuitedePauletdes formesprimitivesde la foiprimitive, trouveson lieud’implantationdans lapenséedelaRéforme.L’uneet l’autreontdesob-jectifsdifférents.Tandisquelapremièreparle«del’êtreetgraviteautourdu faitqu’unhommeestDieu»etque,dès lors, toutdoit convergerverscet événement décisif, la seconde refuse de s’engager sur la voie d’unetelle ontologie. Plutôt que de l’être, elle parle «de l’agir de Dieu dans

8 Enlatindansletexteoriginal.9 La foi chrétienne,155(or.Einführung,186).

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la croix et la résurrection, qui a vaincu la mort et révélé Jésus comme leSeigneuret l’espérancede l’humanité»10.

Quelles sont les tendances qui résultent de ces deux manières deconcevoir les choses? Vision statique et optimiste dans le premier cas.Qu’est-ceàdire?Avantlepéchéquiapparaîtfacilementcommeunstadetransitoire et jouissant ainsi d’une importance assez secondaire, compte«laprogressionversl’unionintimedel’hommeetdeDieu».Visiondyna-mique, actualiste, avec «une attitude critique à l’égard du monde», dansle secondcas.Danscetteoptique,précisenotreauteur,

«lechristianismen’estquelarupturequiseproduit,defaçondiscontinueettoujoursnouvelle,danslacertitudequel’hommemetenlui-mêmeetensesinstitutions,ycomprisl’Église»11.

Qui se trouve en présence de ces deux grandes formes historiquesde conception du christianisme, continue notre auteur, ne chercherapas à les unir en une synthèse simpliste. Elles comprennent en effetdes polarités que l’on ne peut pas intégrer facilement en une synthèsesupérieure sans risquer de les priver de l’essentiel. Elles doivent plutôtdemeurer comme polarités se corrigeant d’elles-mêmes réciproquementetrenvoyant,dansleursrapportsréciproques,autout.Puisvientletextecité plus haut dont on peut maintenant articuler le contenu de la ma-nière suivante.

En se référant à ce qu’il a développé ailleurs dans son ouvrage,Ratzinger y fait deux affirmations importantes. La première est quel’être est, conformément à cequi a étédécouvertprécédemmentdans la“christologie de l’incarnation”, “actualitas”, actualitas définie en termesde sortie de soi, d’“exode” prenant la forme de l’être envoyé, de l’êtreFils, de l’être en service12. Inversement il fut aussi question – et c’est laseconde affirmation – que le faire/agir (“tun”) n’est pas à l’état pur. Ilplongesesracinesdansl’êtreetdevientuneseuleréalitéaveclui.«L’êtreest exode» conclut notre auteur. Autant dire que les deux christologies

10 La foi chrétienne,154(or.Einführung,185).(C’estl’A.quisouligne).11 Ibidem.12 L’onpeutdéjàserendrecomptequel’“exode”acommestructurefoncièrel’idée1/

derenoncement,dedétachement,dedésappropriation(dontl’objetestàpréciserselonlescas)2/auprofitderéalités(dontl’identitéestàpréciserselonlescas)autresquelemoi.

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évoquées, loin de s’opposer, doivent s’imbriquer l’une dans l’autre, lapremière aboutissant dans le seconde et la seconde déployant ses vir-tualités en devenant «théologie du Fils (Sohneschristologie) et de l’être(Seinschristologie)».

D’autres données sont à considérer pour rendre ce texte importantpleinement transparent. Nous y reviendrons au moment opportun. Pourl’instant passons au deuxième extrait de l’ouvrage qui nous parle del’“exode”.

«Être chrétien, signifie essentiellement passer de l’être pour soi à l’êtrepour les autres. […] D’une manière générale […], les grandes images del’histoiredusalut,quiconstituentenmêmetempslesgrandssymbolesfon-damentauxducultechrétien,sontdesformesd’expressiondeceprincipedu“pour”.Pensonspar exempleà l’imagede l’exode (sortie),quidepuisAbraham, et bien au-delà de l’exode classique de l’histoire du salut, – lasortied’Égypte–reste l’idée fondamentalequi régit l’existencedupeupledeDieuetde sesmembres: ceux-ci sont appelés à l’exodepermanentdudépassementd’eux-mêmes.Lemêmethèmeestsous-jacentàl’imagedelaPâque–passage–,dans laquelle la foichrétienneaexprimé laconnexiondumystèredelacroixetdelarésurrectiondeJésusavecl’idéede“sortie”de l’Ancien Testament. […] À travers ces images mythiques (qui préten-dentquelecosmosseraitissud’unsacrificeprimordialetnepourraitvivrequ’enmourantperpétuellement à lui-même, voué au sacrifice) apparaît leprincipechrétiendel’exode:“Quiaimesavielaperd;etquihaitsavieencemondelaconserveraenvieéternelle”»(Jn12,25).Ilfautajouter,enterminant,quetouslesdépassementsopérésparl’hommelui-mêmenepourrontjamaissuffire.Celuiquineveutquedonneretn’estpasprêtàrecevoir,quineveutquevivrepourlesautres,sansreconnaîtreque lui-mêmevitdudonetdusacrificedesautres,donqu’iln’estpasendroitd’attendrenid’exiger,celui-làméconnaîtlemoded’êtrefondamentalde l’hommeetaltèrenécessairement levraisensdecequ’estvivre lesunspour les autres. Pour être féconds, tous les dépassement de nous-mêmesexigentquenoussachionsaussirecevoirdel’autreetenfindecomptedecet autrequiestvéritablementautrepar rapportà toute l’humanité,etenmêmetempspleinementuniàelle:l’homme-DieuJésusChrist»13.

13 La foi chrétienne,173-175(or.Einführung,205-207).(C’estl’A.quisouligne).

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L’auteur est en train de réfléchir sur la consistance et le rôle duprincipe “pour” (“für”)14 dans l’existence chrétienne. Sa pensée passeconstamment de celle-ci au mode d’exister du Christ et inversement. Cequi vautpour la vieduChrist qui accomplit en saPâquede croix etderésurrectioncequirégissaitl’existenceduPeupledeDieuetdesesmem-bress’appliqueàlaviechrétienne.Deuxaffirmationsfondamentalessonten l’occurrence à retenir. La vie chrétienne doit se définir comme unesortiedesoiauprofitdesautres,sortiequireproduitl’exodedelaPâquede Jésus actualisée dans l’eucharistie et accomplissant l’expérience d’Is-raël et de ses membres. Donner (“geben”) donc, mais aussi – et c’est laseconde affirmation – “recevoir” (“empfangen”) des autres et de l’Autre,l’homme-Dieu Jésus Christ, comme condition de possibilité du don desoi15.

Le troisième texte qui entre en ligne de compte dans la présenteétude sur l’“exode” s’insère dans le contexte d’une réflexion sur le cultechrétien.Sapenséeentendredresserd’abordlathéoriequiconsidèrel’es-sence du culte chrétien “dans l’offrande de choses” et dans l’idée de ladestruction des choses offertes en vue d’établir la souveraineté de Dieu.Elle entend aussi redresser la tendance à réduire le culte chrétien à lalignehorizontaleauxdépensdelarelationdirecteavecDieu.Enplusdece contexte éloigné, Ratzinger entend aussi préciser le rapport entre sa-crificeet souffrance.Parcouronsmaintenant le textequinous intéresse:

«Lesacrificechrétienn’estpasautrechosequel’exodedu“pour”,consis-tantàsortirdesoi,accomplifondamentalementdansl’hommequiesttoutentierexode,dépassementde soidans l’amour.Leprincipeconstitutifducultechrétienestdonccemouvementd’exode,avecsonorientation,dou-bleetuniqueàlafois,versDieuetversleprochain.Enintroduisantl’êtrede l’hommeauprèsdeDieu, leChrist l’introduità sonsalut.L’événementde la croix est pain de vie “pour la multitude” (Lc 22, 19), parce que leCrucifié a remodelé le corps de l’humanité pour lui donner la forme du

14 Rappelonsqueceprincipeest,pournotreauteur,undes sixprincipesconstitutifsdel’essenceduchristianisme.

15 Sur l’“empfangen”, le“geben”et leurs rapports auniveaude la christologieetdel’existence chrétienne par exemple, voir encore tour à tour: La foi chrétienne, 164. 180.184 ss. etc. (or.Einführung, 196.213.217 ss. etc.).Pouruneétudeplus exhaustive, voir:f. BaRtoLi,In principio era il Verbo. Analisi del concetto di “Empfangen” nel pensiero di J. Ratzinger,AccademiaAlfonsiana,Roma1993.

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“oui” de l’adoration. Il est pleinement “anthropocentrique”, pleinementordonné à l’homme, parce qu’il a été radicalement théocentrique, en li-vrant le Moi, et de ce fait l’être de l’homme, à Dieu. Or, dans la mesureoù cet exode de l’amour est l’“ec-stase” de l’homme hors de lui-même,uneextaseoù il se trouve tenduenavant infinimentau-delàde lui-mêmeet comme écartelé, attiré bien au-delà de ses apparentes possibilités dedéveloppement,danscettemesure-làl’adoration(lesacrifice)estenmêmetempscroix,souffrancedudéchirement,mortdugraindeblé,quinepeutporter du fruit qu’en passant par la mort. Mais l’on voit en même tempspar là que cet élément de la souffrance est secondaire, et découle d’uneréalité première qui seule lui donne un sens. Le principe constitutif dusacrifice n’est pas la destruction, mais l’amour. C’est seulement dans lamesureoùcetamourbrise,ouvre, crucifie,déchire,que la souffrance faitpartie du sacrifice: comme forme de l’amour dans un monde marqué parlamortetl’égoïsme.[…] La souffrance est en fin de compte le résultat et l’expression decette extension de Jésus-Christ, depuis l’intimité de Dieu jusqu’à l’enferdu “mon Dieu, pourquoi m’as-tu abandonné?”. Celui qui a distendu sonexistenceaupointd’êtreàlafoisplongéenDieuetplongédansl’abîmedelacréatureabandonnéedeDieu,setrouvenécessairement“crucifié”.Maiscet écartèlement est identique à l’amour: il en est la réalisation “jusqu’aubout”(Jn13,1), ilest l’expressionconcrètede l’ouverture immensecrééeparl’amour»16.

Contrairement à la théorie mentionnée plus haut du culte “offrandede choses” à détruire et contrairement à la tendance à l’horizontalisme,Ratzinger définit ici le sacrifice chrétien comme un «exode du “pour”»,de la sortie ou du dépassement de soi qui coïncide avec l’homme lui-même et qui s’oriente à la fois vers Dieu et vers le prochain. C’est doncde l’homme lui-même qu’il s’agit dans le culte, l’homme qui s’ouvre àDieuetauxfrères.AffirmationgrossedesensetdegrandeportéevenantendéfinitiveduChristqui,par ledoncrucifiéde sonmoi et,par là,del’hommeàDieu,introduitl’hommeenDieuetluiconfèreainsi«laformedu“oui”de l’adoration».Ainsidoncpasd’oppositiondans leculteentreanthropocentrisme et théocentrisme. Le second est la condition de pos-sibilitédupremier.Quantaurapport sacrifice/adorationet souffrance, il

16 La foi chrétienne,203-205(or.Einführung,237-239).

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s’explique lui aussipar l’“exode”, “exode”de l’amour, sortiede l’hommehors de lui-même, “ec-stase” qui écartèle parce que tension au delà deses propres possibilités et de la sorte sacrifice/adoration qui aboutit àla croix, à la souffrance, au grain qui meurt pour fructifier. L’amourest donc premier; la souffrance vient ensuite. C’est encore le mystère duChrist qui permet une telle affirmation. Étiré, crucifié parce que plongéen Dieu et «dans l’abîme de la créature abandonnée de Dieu», il estcommetel l’accomplissementde l’amourpour les siens«jusqu’à la fin».

* * *

Ences trois textes,Ratzingerutilise l’“exode”,définiessentiellementcomme sortie ou dépassement de soi,en troissecteursde la théologie.Cetusage lui permet d’en préciser encore les contours. Dans le premier cas,l’“exode” est synonyme de sortie de soi-actualitas de l’être s’exprimanten trois aspectsde lapersonnede Jésus: l’envoi, la filiationet le service.Est-ce à dire que l’être se confond avec l’actualitas ou qu’il s’y réduit?Non! L’actualitas est aussi être. L’être est donc “exode”, ce qui fait quela“christologiede l’incarnation” se fonddans la theologia crucis etqu’enretour, cette dernière devra devenir “christologie de l’être”, “christologiedu Fils”. Dans le second cas, l’“exode” est encore synonyme de mouve-ment, entendonsde sortiede soi,maisde sortie ordonnée aux autres et à l’Autre, orientation qui le rapproche du principe “pour” (“für”). Ce quivaut icipour l’hommevientendéfinitiveduChrist lui-même.Unepréci-sionestapportéeencecas:cet“exode”estrendupossibleparlacapacitéde l’hommede“recevoir”(“empfangen”)desautresetsurtoutde l’Autre,le Christ Jésus. Dans le troisième cas, l’“exode” est encore perçu comme sortie de soi vers Dieu et vers les autresetdonc,iciaussi,reliéauprincipe“pour” (“für”). Il serten l’occurrenceàpréciser laconsistanceexactedecertains éléments du culte chrétien. C’est d’offrande de l’homme qu’ils’agit dans ce culte et non pas de choses à supprimer, offrande orientée,par la Croix du Christ et en union avec elle, vers Dieu et vers le pro-chain. Si sacrifice et adoration comportent des souffrances, l’amour lesprécèdeet lesanime.

En examinant avec attention cette définition de l’“exode” et l’usagequi en est fait aux plans christologique, anthropologique et cultuel, onvoit s’y profiler, avec une évidence plus ou moins grande selon les cas,

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commeundoublepôle: l’“exode”a unpoint d’arrivée ou va vers quelque part; il a un point de départ ou tient son origine de quelque part. Mais àquoi se réfèrent exactement ces deux pôles? Comment les définir avecplusdeprécision?C’estcequ’il fautmaintenantvoirdeplusprès.

2. Données complémentaires

Dans le premier texte cité qui est de teneur explicitement christolo-gique et qui, comme tel, pourrait être particulièrement apte à répondreà notre question, le Christ étant en quelque sorte l’“exode” personnifié,notreauteuryvadeclésd’interprétationdéterminantes.Ilnousparlede«l’acted’êtreenvoyé,d’êtreFilsetdeservir»qui,commenouslesavons,vient qualifier une “christologie de l’incarnation” bien comprise (être enmouvement → exode)etcompléter (référenceà l’être)unepure“théolo-giede lacroix”d’ascendance luthérienne.

Réfléchissant en christologie sur le concept johannique de la “mis-sion”,notreauteurécrit:

«La théologiede la “mission” seprésente […]comme théologiede l’êtreen tantquerelation,et théologiede larelationentantque formed’unité.[…]JésusapparaîtchezJeancommel’EnvoyéduPère,enquis’accomplitréellement ce à quoi tous les autres envoyés ne peuvent que tendre: toutson être, c’est d’être envoyé; lui seul est l’Envoyé qui représente l’autresansinterposersonpropreêtre.Ainsi,parcequ’ilest l’Envoyévéritable, ilestunavecCeluiquil’envoie.Ànouveau,parleconceptdemission,Jésusest interprétécomme“êtrevenant-de” (Sein “Von-her”)et“êtreordonné-à” (Sein “Auf-hin”); […] l’être est conçu comme ouverture totale et sansréserve»17.

Comme on peut le constater, l’actualitas de l’être appliquée à Jésusest définie, moyennant l’idée de la mission, en termes de “relation” etd’“unité” ou de “venir du” Père (“von-her”) et de “retourner au” Père(“auf-hin”),du fait que Jésus réalise si parfaitement samissionparmi leshommes,missionreçueduPère,qu’ilne faitqu’unavec lui18.

17 La foi chrétienne,120-121(or.Einführung,148).18 Ratzinger rapproche l’idée de la mission du concept du “Logos”. Après avoir

signaléqueleLogosquisignifiaitpourlesGrecs“sens”(ratio),devientchezJean“parole”

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L’actualitas propre à l’être de Jésus se définit encore en termes“d’êtreFils”.Àcepropos,notreauteurécrit:

«EnappelantleSeigneur“fils”,Jeanledésigned’unemanièrequirenvoieau-delàdelui19; ilemploieainsiuneexpressionquitraduitessentiellementunêtrerelationnel.[…]SiJésusestappelé“Fils”,devenantainsirelatifauPère (auf … hin), si la christologie devient un énoncé de relations, il endécouletoutnaturellementqueleChristesttotalementreliéauPère(auf).Parcequejustementilnesubsistepasenlui-même,ilsubsisteen son Père,toujoursunavecLui.[…]».

Etencore:

«PourJean,“fils”signifie“être-à-partir-de-l’autre”(Sein von … her);parcemot,ildéfinitl’êtredecethomme(Jésus)commeunêtrevenantdel’autre,ordonnéauxautres,commeunêtretotalementouvertdanslesdeuxdirec-tionsetquineconnaîtpasdedomaineréservépourle“Moi”.S’ilapparaîtainsi clairementque l’êtrede Jésus, en tantqueChrist, estunêtre totale-mentouvert,unêtre“venant-de”(Sein von-her),“ordonné-à”(auf-zu),quine tientnullepart à lui-même,quine s’appuienullepartuniquement surlui-même, alors il est clair également que cet être est pure relation (nonsubstantialité),et,entantquepurerelation,ilestpureunité»20.

(verbum),ilécrit:«Celuiquiesticiprésentest“parole”;ilestdonc“dit”,paroleexpriméeparquelqu’unet adressée àquelqu’unetdece fait,pure relationentre celuiquiparle etceuxquisontinterpellés.AinsilachristologieduLogos,entantquethéologiedelaParole,représente elle aussi une ouverture de l’être sur l’idée de relation. Car ici encore l’onpeut dire: la parole est essentiellement “à partir de quelqu’un d’autre”, “vers quelqu’und’autre”;elleestuneexistencequiesttoutentièrepassageetouverture»,La foi chrétienne,121(or.Einführung,149).

19 La traduction française n’est pas exacte ici. La phrase relative du texte allemandse lit comme suit: «die immer von ihm weg und über ihn hinaus verweist». La premièreexpression“von…weg”évoque ladistanceque lapersonneprendd’elle-même.Dans lecontexte,cetteexpressionn’estpassynonymed’allerau-delàdesoiversunautre(“über…hinaus”).Lapremièreexpressionestlaconditiondepossibilitédelaseconde.–Jeprofitede l’occasion pour avertir le lecteur que la traduction française utilisée, bien que bonne,n’arrive pas toujours à rendre exactement le raffinement de la langue ratzingerienne et àsusciterlajoiequ’éprouvelelecteurallemandàlalecturedestextesdenotreauteur.

20 La foi chrétienne, 119 (or.Einführung, 146). (C’est l’A.qui souligne; la traductionfrançaisenesignalepascedétail).

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Danslepremiertexte,l’affirmationestsimple.L’êtreduFilsconsisteàêtrereliéauPèreaupointdenepassubsisterenlui-même,maisd’êtredans lePère,un seul être avec lui.Dans le second, cette relationestdé-finieen termesd’être“àpartir”duPèreetd’être“ordonnéà” lui,uniàluiàtraverssonlienavecleshommes21, lienidentifiéailleursauprincipe“pour” (“für”)22. L’être de Jésus est donc tout autre chose qu’une réalitéimmobile. Ilest lien,purerelationvenantduPère(“von[…]her”)et s’yunissant (“hinauf”; “auf […] hin”; “auf […] zu”) à travers son rapportavec leshommes.

L’actualitaspropreàl’êtredeJésussedéfinitenfinparl’“acte[…]deservir”.Surcepoint,notreauteurrésumeainsi sapensée:

«Si […] la foi reconnaît dans le “Moi” de Jésus une pure ouverture, unêtretoutentier“à-partir-du-Père”(von … her);si,partoutesonexistence,ce “Moi” est “Fils” – actualité d’un pur service – si, autrement dit, cetteexistencen’apasseulementdel’amourmaisestamour,n’est-ellepasalorsnécessairement identique à Dieu qui seul est l’amour? Jésus, le Fils deDieu,n’est-ilpasalorslui-mêmeDieu?N’est-ilpasvraialorsquele“Verbeétait(tournévers)Dieu(auf … hin)23etleVerbeétaitDieu”?(Jn1,1)»24.

Notre auteur identifie ici le Fils, pure ouverture en tant que pureorigineduPère(“von[…]her”),à l’actualitasdupurservicequifaitêtreDieupuisqueDieuestamour.C’est l’orientationradicaledeJésusvers lePère (“auf […]hin”)dontparle saint Jean etqui faitde luiun seul êtreavec lePère.

21 Je fais ici allusion à l’expression: «un être venant de l’autre, ordonné aux autres»(«Sein vom andern her und auf die andern hin»). L’auteur utilise ici une expression quirenvoieenpremierlieuauPèreetensuiteauxhommesauxquelsleFilsestenvoyé.C’estlerefletdel’unitédansleChristdelapersonneetdel’œuvresurlaquellenotreauteurinsisteconstamment: «L’adhésion chrétienne à Jésus équiv(aut) à le reconnaître comme Christ,c’est-à-direcommeceluienquipersonneetœuvresontidentiques»(La foi chrétienne,139(or.Einführung,168).

22 Voirparexemple:La foi chrétienne,139(or.Einführung,168).23 Je modifie ici la traduction française qui ne tient pas compte de l’expression alle-

mande“auf…hin”.24 La foi chrétienne, 139 (or.Einführung, 169). (C’est l’A.qui souligne; la traduction

françaisen’estpasicitoujoursconformeàl’original).

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Que retenir de ces textes eu égard à notre questionnement de dé-part sur l’identification des pôles apparus dans les textes sur l’“exode”analysés précédemment? Comme on peut mieux s’en rendre comptemaintenant, l’être de Jésus le Christ est mouvement, “exode” justement,parce qu’il vient du Père et va vers le Père, ouverture “dans les deuxdirections” d’origine et de fin ou d’unité d’être avec le Père. Les deuxpôles entrevus précédemment se définissent comme paternité d’origine et de mission (“von”) ainsi que comme paternité de terme et d’identité(“auf[…]hin”)ou,si l’onveut,decommunion et d’accomplissement,maispaternité de communion qui n’est pas rejointe sans les “autres” (“die an-dern”), entendons sans les hommes auxquels Jésus le Christ est envoyé,auxquels il s’unit par amour25. Ce point trouve confirmation dans le faitque Ratzinger met toujours le Christ en rapport avec les croyants. À cetégard, voici quelques textes particulièrement représentatifs liés de plusoumoinsprèsauxpassagesprécités.

Au terme de la christologie déjà connue élaborée autour de Jésus“EnvoyéduPère”, ilécrit:

«L’application est faite à l’existence chrétienne: “Comme le Père m’aenvoyé, ainsi je vous envoie” (Jn 13, 20; 17, 18; 20, 21). En plaçant cetteexistencedans la catégoriede lamission, Jean l’expliqueune foisdepluscomme “être venant-de” (“Sein ‘Von-her’”), “ordonné-à” (“Sein ‘Auf-hin’”)commeêtrerelationneletpartantcommeunité»26.

En rapport avec le second texte conçu autour de la filiation divinedeJésus,notreauteurs’exprimeainsi:

«Ce qui est fondamentalement affirmé du Christ devient également l’ex-plication de l’existence chrétienne […]. Être chrétien, pour Jean, c’estêtre comme le Fils, devenir fils, donc ne pas s’appuyer sur soi, ne pas setenirensoi,maisvivre totalementouvertdans lesdeuxsens:“venant-de”(“‘Von-her’”),“ordonné-à”(“‘Auf-zu’”)»27.

25 Voilàquelques-unesdesprécisionsdontnousparlionsà lanote12.D’autresvien-drontplusloin.

26 La foi chrétienne,121(or.Einführung,148).27 La foi chrétienne,119 (or.Einführung,146-147).Unpeupluhaut,Ratzingerécrit:

«Parallèlementà laformule:“LeFilsnepeutrienfairedelui-même”quiplacelachristo-

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Commenousl’avonsvu,Ratzingerterminaitsaréflexionsur“ladia-conie radicale” de Jésus en se demandant si Jésus n’était pas par là FilsdeDieuausensstrictdu terme, tournévers lePèreetunavec lui.

«(Mais) la question inverse se pose […] Si cet homme (Jésus) est toutentier cequ’il fait, s’il est tout entierderrière cequ’ildit, s’il est tout en-tier pour les autres; s’il est celui qui s’est trouvé en se perdant (cf. Mc 8,35), n’est-il pas alors le plus humain des hommes, la plénitude même del’humain?Avons-nousalorsencoreledroitderésorberlachristologie(dis-courssurleChrist)danslathéologie(discourssurDieu)?Nedevons-nouspasplutôt revendiquer Jésuspassionnémentcommehomme, et fairede lachristologieunhumanisme,uneanthropologie»28?

Comme dans le premier cas, notre auteur répond positivement à laquestion.Ilreconnaîtquechristologieetanthropologiesecompénètrent29.

Queretenirdeces textesetenquoi font-ilsprogressernotre recher-che?IlsfontbienvoirquecequivautpourleChristvautmutatis mutan-dis pour les chrétiens. Ainsi que l’avaient déjà laissé entrevoir les textesrapportés dans le premier paragraphe, les croyants ont comme le Christuneexistence“exodale”àdeuxpôles(d’origineetd’unité)quipourraients’appeler, transposés à ceniveau,protologie et eschatologie.Comment seprésentent-ils souscetangle?

3. Les pôles protologique et eschatologique

Posons à nouveau la question en la spécifiant encore: quel visageprendce“Père”origine (“von-her”) et fin (“auf-hin”)quand il est consi-déré, dans le cadre de l’existence chrétienne, au niveau de la création etde la re-création?

logie dans l’optique de la relation, à partir du concept de “fils”, Jean utilise pour “ceux-qui-appartiennent-au-Christ” la formule:“Sansmoivousnepouvez rien faire” (Jn15,5).Ainsil’existencechrétienneavecleChristestplacéedanslacatégoriedela“relation”»,La foi chrétienne,118(or.Einführung,146).

28 La foi chrétienne,140(or.Einführung,169).(C’estl’A.quisouligne).29 Compénétrationneveutpasdireréduction.Cetteattentionportéeàl’anthropologie

se ressent probablement de l’influence du contexte des années 60 très sensible au “tour-nantanthropologique”.

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a) Dans la foulée du premier article de la foi chrétienne, transcrip-tion de la profession de foi monothéiste d’Israël, Ratzinger confessel’existence de «Dieu, Maître de toutes choses, Père, Créateur». Qu’est-ceàdire?CeDieuest«leLogos, c’est-à-dire laPensée, laLiberté, l’Amour[…], lapuissancequicréeetembrasse toutêtre»30.

Unpeuplus loin,notreauteurpréciseencoresapensée:

«Si lafoiestd’aborduneoptionpourleprimatdu logos,sielleestfoienla réalité antécédente du Sens créateur qui porte le monde, elle est aussifoi au caractère personnel de ce Sens: pour elle, la Pensée originelle quia produit le monde, n’est pas conscience anonyme neutre, mais Liberté,Amourcréateur,Personne»31.

D’aprèsce textedonc, à l’optionpour leprimatduLogos sur lama-tière s’enajoutentdeuxautres: l’optionpour leprimatduparticulier surl’universel impliquant l’option pour l’homme «être irréductible ouvertsur l’Infini»et l’optionpourleprimatdela libertécontre leprimatd’undéterminisme cosmique. Que signifie cet ensemble de données que l’onpeut facilement pressentir significatif pour préciser encore l’identité duPèreCréateur?

«Enfindecompte,celasignifie,écritnotreauteur,quecettePenséecréa-trice, leprésupposé et leprincipede tout être, estunePensée réellementconsciente d’elle-même, qui non seulement se connaît elle-même maisconnaîtaussitoutcequ’ellepense.Celaveutdire,deplus,quecettePen-sée ne connaît pas seulement mais qu’elle aime aussi, qu’elle est créatriceparcequeAmour;etenfin,étantcapablenonseulementdeconnaîtremaisaussid’aimer,elleaétablicequ’elleapensé,danslalibertéd’unêtreauto-nome;ellel’aobjectivé,pourvud’unêtrepropre»32.

30 La foi chrétienne,91(or.Einführung,115).31 La foi chrétienne,96.Parsoucid’exactitude, je transcris le texteallemand:«Wenn

christlicherGlaubeanGottzunächsteinmalOptionfürdenPrimatdesLogos,Glaubeandie vorausgehendeunddieWelt tragendeRealitätdes schöpferischenSinnes ist, so ist eralsGlaubeandiePersonhaftigkeitjenesSinneszugleichGlaubedaran,daßderUrgedanke,dessenGedachtseindieWeltdarstellt,nichteinanonymes,neutralesBewußtsein,sondernFreiheit,schöpferischenLiebe,Personist»,Einführung,121.

32 La foi chrétienne,96(or.Einführung,122).

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Se référer à ce “Père” le “Créateur”, se confier, s’en remettre à luicommeorigine,fondement,sens,vérité,impliquenaturellementdelapartdescroyantsunrenoncementau“savoiropérationnel”oùl’onabandonnelavéritéde“l’être-en-soi”auprofitde l’utilitédeschosespournous ( lefactumet le faciendum33).Réfléchissantsur lasignificationde la triplere-nonciationetde la tripleconfessiondefoiconstitutivesducredoprimitifliéaubaptême,notreauteurcomplètepositivement sapensée.Ce renon-cementestsynonymede“conversion”,de“retourausens”.«Lecroyantsedétourne de l’idolâtrie du visible et du technique, pour se tourner pleinde confiance vers l’invisible»34. Cette “conversion”, ajoute-t-il encore, nedonne pas seulement accès à la vérité, mais elle en conditionne le moded’accès qui est un “comprendre” (“verstehen”) plutôt qu’un savoir (“wis-sen”), “comprendre” qui signifie «saisir et concevoir comme sens le sensqu’on l’ona reçu35comme fondement»36.

Concluons. Le pôle originel (“von-her”) de l’“exode” transposé auniveaudel’existencechrétienneestdoncle“Père, leCréateur”conçues-sentiellementcomme“Penséeoriginelle”quiproduitetfondelemonde37.C’estvers luidequi toutdécoulequedoit se tourner lecroyant.

33 Allusionaumarxisme.Voirlesréflexionsdel’auteurdanslecontextedeslimitesdela compréhensionmodernedumondeetdupointd’insertionde la foi:La foi chrétienne,25-29(or.Einführung,38-41).

34 La foi chrétienne,42 (or.Einführung,59).Sur l’idéedeconversion identifiéeentreautres à une “conversion à l’être”, voir, dans le présent fascicule, la contribution de B. HidBeR, Umkehr im theologischen Denken von Joseph Ratzinger, dans “PATH” 6 (2007)199-220.

35 «Lesens,c’est-à-direlefondementsurlequelreposetoutenotreexistence,nousnepouvonslecréernous-mêmes,nousnepouvonsquelerecevoir»,La foi chrétienne,32(or.Einführung,47).Voirlanote14decettecontribution.

36 Noussuivons icipresquemotàmot le texteoriginalenraisonde laprégnancedela langue:«Verstehenbedeutet,denSinn,denmanalsGrund empfangenhat,alsSinn zuergreifenund zubegreifen»,Einführung, 51 (C’est l’A.qui souligne).La traduction fran-çaiseparaphrase lapenséesansenmodifier lasubstance:“Comprendre”,c’est«concevoirlefondementsur lequelnousnousappuyons,commeétantsensetvérité,reconnaîtrequecefondementreprésentelesens»,La foi chrétienne,35.

37 IlarrivequeRatzingerappliquele“senscréateur”auFils,maisilleconsidèredanscecasordinairement sous l’angledesonégalitédenatureavec lePère.VoirparexempleEinführung,196.

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b) Passons maintenant au pôle eschatologique. À ce niveau, il estclair que l’on a affaire au Père de Jésus Christ. Mais, dans le cadre del’existence“exodale”descroyants,cetteunionauPèrese faità travers la“mission”accomplie,la“purerelation”,le“diaconieradicale”qu’estJésusChrist,car,commenous l’avonsvu, l’exodedeJésusconsisteensubstan-ce en son retour ou en son union au Père à travers son rapport avec leshommes. Cette donnée implique que le Christ soit “l’homme parfait”, le“dernierhomme”.Surcepoint,notreauteuradespagesparticulièrementsignificativespournotrepropos.

La foi chrétienne reconnaît en Jésus de Nazareth l’“homme exem-plaire”, expression qui fait pratiquement écho au concept paulinien de“dernier Adam”. Comment l’est-il? Il l’est en transcendant les limites del’humanum,car«l’hommeestenlui-mêmedanslamesureoùilestauprèsdel’autre».Maisattention!Pasn’importequelautre!«Ilestd’autantplusen lui-mêmequ’il estplusprèsdu tout autre,deDieu»38.C’est le casdeJésusqui s’estvraiment trouvéensedépassant totalement.

Danscetteoptique,l’“hominisation”39estarrivéeàsontermelorsque,après lepassagede l’animalau logos,«le logos lui-même, leSensCréateurtout entier», et l’homme se compénètrent. Pour que «l’homme deviennepleinementhomme», il fautque«Dieudeviennehomme».Ainsidonc

«c’est l’ouverture au Tout, à l’Infini (auf-hin), qui fait l’homme. L’hommeesthommepar lefaitqu’il tendinfinimentau-delàde lui-même; ilestparconséquentd’autantplushommequ’ilestmoinsrepliésurlui-même,moins“limité”.Maisalors–répétons-le–celui-làestleplushomme,l’hommevé-ritable, qui est le plus il-limité (ent-schränkt), qui non seulement entre encontactavecl’infini–l’Infini–maisestunaveclui:JésusChrist»40.

Est-ce à dire que cette exemplarité du Christ l’isole ou le place enune niche à part? À cette question, notre auteur répond par un “non”ferme. Ilécrit:

38 La foi chrétienne,159(or.Einführung,190).39 TermeempruntéàTeilharddeChardinqueRatzingerprendencomptedanscespages.40 La foi chrétienne,159(or.Einführung,190-191).

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«SiJésusestl’hommeexemplaire,enquilavraieessencedel’homme,tellequeDieu l’avaitconçue,semanifestepleinement,alors ilnepeutpasêtredestinéàneformerqu’uneexceptionabsolue,unecuriosité,oùDieunousdémontretoutcequiestpossible.Sonexistenceconcernealorsl’humanitétoutentière»41.

Onretrouveainsi lenom“Adam”attribuéà Jésus,nomqui,dans lapensée biblique, exprime l’unité de toute la réalité humaine. Que Jésussoit appelé “Adam” montre qu’il est destiné «à rassembler en lui toutela réalité “Adam”». De là, on voit mieux que l’expression paulinienne:“Corps du Christ”, pour beaucoup difficile à comprendre, «est une exi-gence interne de l’existence de Jésus qui ne doit pas demeurer à l’étatd’exception, mais “attirer à elle” toute l’humanité»42. À partir de là, lafoi n’aura pas de peine à voir dans le Christ le mouvement «vers unavenir de l’homme» (“auf-hin”) où ce dernier est totalement incorporé àl’Unique «de telle manière […] que l’individu n’y soit pas dissous, maisparvienneàdevenir lui-même»43.

On pourrait trouver une doctrine analogue dans le IVe évangile,pense notre auteur. Citant le fameux verset johannique: «Quand je seraiélevé de terre, j’attirerai tous les hommes à moi» (12, 32), il voit en ceverset l’explication de la mort de Jésus en croix et, vu la place centralede laCroixdans la théologie johannique, l’orientationde tout l’évangile.Commentcela?

«La crucifixion apparaît (chez Jean) comme une ouverture sur les autres,où les monades humaines éparses sont attirées dans l’étreinte de Jésus-Christ, réuniesdans levasteespacede sesmainsétendues,pourparvenir,dans ce rassemblement, à leur but, au but de l’humanité. Mais s’il en estainsi, le Christ, en tant qu’homme à venir, n’est pas l’homme pour soi,mais essentiellement l’homme pour les autres; l’homme à venir, il l’estprécisément en tant qu’ouvert à tous. […] L’avenir de l’homme est dans“l’être-pour”(“Sein-fur”)»44.

41 La foi chrétienne,160(or.Einführung,191).42 Ibidem.43 La foi chrétienne,163(or.Einführung,194).44 Ibidem.

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C’est ainsi que se vérifie ce que nous affirmions au début de cedéveloppement sur le pôle eschatologique. Du reste, l’auteur y fait échoexplicitement lorsqu’ilnoteà la suitedupassageprécité:

«Ici se confirme, au fond, ce que nous avons reconnu être le sens de lafiliation[…].Toutcelanousrenvoieàl’existencedynamiqueet“actuelle”,quiestessentiellementouverturedanslemouvemententrele“àpartir-de”(“von”)etle“pour”(“für”).Unefoisdeplus,ilapparaîtqueleChristestl’hommetotalementouvert45,enquilescloisonsdel’existencesontdémo-lies,quiesttoutentier“passage”(Pascha)»46.

Lediscoursest ici immédiatementchristologique.Maisvu laconsis-tancefoncièrement“pour”(“für”)dumystère,l’attitudedel’hommeyestcomme incluse, attitude que chaque homme devra faire sienne commenotreauteur l’affirmeexplicitement:

«L’homme ne saurait se trouver qu’en laissant abattre les murs de sonexistenceetenregardantceluiquiaététranspercé(Jn19,37)47,ensuivantceluiqui,entantquetranspercé,ouvert,aouvertlavoieversl’avenir»48.

Et l’auteur de mettre lui-même le lien entre les deux pôles objetsde ce paragraphe, lien qui qualifie le temps inhérent au christianismecomme«espéranceen lapromesse»:

«[…]Lechristianismequi,danssafoià lacréation,affirmeleprimatdulogosetconsidèreleSensCréateurcommeprincipeetcommencement,voit

45 Dans la suite du texte, Ratzinger illustre cette “ouverture” du Christ en commen-tant l’épisode johannique de la transfixion du Crucifié (La foi chrétienne, 163-164; or.Einführung,195-196).Ilestdifficiledenepasreconnaîtredansceslignesunedonnéerepri-se,moyennant les ajustementsnécessairesnaturellement,dans l’EncycliquedeBenoîtXVIDeus caritas est(25décembre2005),donnéequiconstituelecentredutextepontifical.Voirsurcepointmestravaux:Il cuore aperto del Figlio, dimora trinitaria e sorgente della Chiesa,dans“L’OsservatoreRomano”(éd.quotidienne),20.05.06.p.4;La figure du bon Samaritain, porte d’entrée dans l’Encyclique de Benoît XVI Deuscaritasest,dansRtLu11(2006),227-239;Un presagio della Deus caritas est di Benedetto XVI,dansR.tRemBLay, Deus caritas est. Per una teologia morale radicata in Cristo,LEV,CittàdelVaticano2007,89-94.

46 La foi chrétienne,163(or.Einführung,195).47 Remarquons au passage l’expression («zum Durchbohrten blicken») qui inspirera

plus tard le titre d’un autre ouvrage: Schauen auf den Durchbohrten, Johannes Verlag,Einsiedeln1984.

48 La foi chrétienne,164(or.Einführung,196).

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égalementdansce logos,d’unecertainemanière, lebut, l’avenir,Celuiquidoitvenir.Ce regardversceluiquidoitvenirconstituemême lavéritabledynamique historique du christianisme, qui dans l’Ancien et le NouveauTestamentvitlafoicommeespéranceenlapromesse»49.

4. Conclusion

En approfondissant la thématique de l’“exode” en ce que j’ai appeléau début de ces pages le “livre-souche” du théologien Joseph Ratzinger,nousavonspuvoirémergerdeplusenplusclairementun thèmequi luiestconnexe:lethèmedelafiliationdivinedeJésus,mystèrede“relation”dont la reconnaissance est, aux yeux de notre auteur, “révolutionnaire ”par rapportà l’antiquité50.

S’il est vrai que ce thème s’entrelace avec d’autres au thème del’“exode”, il en constitue en réalité le filon le plus important. Je fondecette affirmation sur les faits suivants. Dans le premier texte, de textureproprement christologique, cité et examiné dans le contexte de cetteétude, l’auteur écrit, comme nous l’avons vu, qu’«une théologie de lacroix ( = actualitas) qui veut déployer toutes ses dimensions, devra de-venir christologie du Fils et de l’être». Les derniers textes rapportés, deteneur aussi bien christologique qu’anthropologique, vont dans le mêmesens. On pourrait trouver une confirmation, externe à notre probléma-tique et à l’ouvrage étudié mais non moins probante, de cette donnéedans le faitque, après avoir examiné lesnombreux titres christologiquesprésentsdans leNouveauTestament,Ratzingerreconnaîtque

49 La foi chrétienne,164-165(or.Einführung,196).50 «Ce qui est révolutionnaire dans la vision chrétienne du monde et de Dieu, par

rapportàl’antiquité,c’estqu’ellenousinviteàcomprendrel’“Absolu”comme“relativité”absolue, comme “relation subsistante”», La foi chrétienne, 217 (or. Einführung, 253). Ausujet de l’homme, Ratzinger écrit encore: «Dans ce passage de l’individu à la personneapparaît,àmonsens,toutel’étendueducheminquivadel’antiquitéauchristianisme,duplatonisme à la foi», La foi chrétienne, 98 (or. Einführung, 123). Pour plus de détails surlesenset laportéedecesaffirmations,voir: c. BeRteRo, L’idea di persona nel pensiero di Joseph Ratzinger,PontificiaUniversitàdelLaterano,Roma1999.

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«dans le mot Fils était trouvée cette simplicité qui est en même tempsprofondeuretplénitude, […]cléd’interprétationqui rend tous lesautres(titres)accessiblesetcompréhensibles»51.

Sicetteconclusionétait justifiée,onpourraitdirequel’identitéfilia-ledeJésusimprègne toute la pensée de l’auteuretque,parcequelespôlesprotologique et eschatologique sont, comme nous l’avons vu, constitutifsde l’existence “exodale” de ceux qui suivent Jésus, l’arc multicolore quiles reliea comme couleur dominante celledurapportdeDieuà l’hommeetdel’hommeàDieuconsommédemanièreinéditeetdéfinitivedansleFils incarné,mortet ressuscité.

51 J. RatzingeR,Schauen,16(c’estmoiquitraduis).

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MARIA, LA MADRE, NELLA TERRA FERMA DELL’AMORE

maRceLLa faRina

PATH 6 (2007) 115-139

1. Una premessa

«LafiguradiMariaha toccato inmanieraparticolare ilcuoredegliuomi-ni. Da un lato il cuore delle donne, che con lei si sono identificate e chel’hannosentitavicina;maancheilcuoredegliuominichenonhannopersoil senso della maternità e della verginità. La mariologia ha conferito allacristianitàaccentidigrandetenerezza.GrazieaMaria,ilcristianesimopuòesserevissutocomereligionedellafiducia»1.

La Theotokos struttura la teologia di Joseph Ratzinger, in quantoentranelnucleo fondamentaledel credereedel teologare.Pertanto,nonsolodedicaaLeialcuni scritti,maalla sua luce ripensa tutta la fede.Laconsidera “Chiesa nascente”, “Terra feconda”, “espressione della vicinan-za di Dio”, creatura nuova, convergenza della via della creazione e dellagrazia. Ella è presente costantemente nella vita e nell’opera teoretica epastoraledelnostroAutore.

In queste poche pagine, pertanto, si può solo registrare qualcheaspettodel suopensiero;molto resta implicitoenondetto.Organizzo leconsiderazioni induenuclei:Un teologare nella vita;Maria esaltazione di Dio, specchio della sua benevolenza.Nelprimosegnaloalcunedimensionidel suo teologare radicato nel vissuto personale ed ecclesiale, aperto alconfronto con i vari saperi e le varie esperienze; nel secondo indico al-

1 J. RatzingeR, Dio e il mondo. Essere cristiani nel nuovo millennio, San Paolo,CiniselloBalsamo(Milano)200,271ss.

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MarcellaFarina116

cune coordinate e costanti della sua riflessione sul culto a Maria e sullamariologia.

2. Un teologare nella vita

Il teologare è vivere, pensare e comunicare la fede in maniera ra-gionevole e amorevole, secondo quella sapienza che nasce dalla radicaleaperturaallaRivelazioneesifaaccoglienzadellagrazia,suairradiazione.Marianeè ilparadigmaperché

«si lascia assorbire dal seme, al seme si assimila rinunciando a se stessa,per farlo germogliare. Con la sua maternità Maria ha trasfuso in esso lasostanzadi sé,corpoeanima,perchéunanuovavitapotessevenir fuori[…].Simetteacompletadisposizionecomesuolo,silasciausareeconsuma-repervenirtrasformataincoluichehabisognodinoiperdiventarefruttodellaterra»2.

Il teologare è una delle vocazioni che lo Spirito suscita nella Chiesaperilbenenonsolodellacomunitàcredente,madell’umanitàintera,conilcompitopeculiarediraccordarefedeeragione,graziaenatura,ragionee sentimento.Mariaè testimonediquesta singolareconiugazione.

Ratzinger insiste sul rapporto di reciprocità asimmetrica tra veritàrivelata e ragione, tra intelligenza e amore. Per questo entra nel vivodei dibattiti socio-culturali, socio-religiosi e socio-ecclesiali, nei dibattitiscientifici e teologici, senza ostentazione e senza latitanze, nella ricercadelvero3.Nonraramentetracciadeibilancidimovimentidipensiero,divicendestoriche,dipercorsipersonalidiquantisiritengonoprofeticrea-tivi,ma,nonessendo fondatinella fede, risultano sterili e spiritualmentepoveri.Lagenuina ricerca, infatti, si nutredellaParola edell’Eucaristia,siattuanellaChiesa, trasforma lavita, si famissionaria.

2 Id.,“La parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto”,inId.,Maria Chiesa nascente,SanPaolo,CiniselloBalsamo(Milano)1998,7.

3 Per lui la teologiaèunpensare insiemecon la fededellaChiesa, insiemeaigrandipensatoridellafede.Èunateologiachesiaprenelcamminodipensierodellafede,scaturi-scedallavitadifedeelaalimenta,diventandoslancioevangelizzatore(Cf.Id., Il sale della terra. Un nuovo rapporto sulla fede,inuncolloquioconPeterSeewald,SanPaolo,CiniselloBalsamo [Milano], 1997, 74 ss.; 92; Id., Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico,Queriniana,Brescia1969,37-47).

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Maria,laMadre,nellaterrafermadell’amore 117

MiparequestaunaprospettivacaratterizzanteilteologaredelnostroAutore,un teologare chepresupponeun’articolata analisideidatidottri-nali edelle loro fonti,protesaversounavisionedi sintesi, sempre inco-struzione, indialogopropositivoconstudiosiesemplici fedeli,aserviziodella comunitàcredenteedell’umanità.Tale sintesi,primadi essere teo-retica, è esistenziale. Ha alla base la fede attinta nell’humus vitale dellafamigliaedellaparrocchia,una fede ripensataedesplicitatanello studioalla scuola di autentici maestri, in un contesto socio-culturale ricco distimoli, di motivi ispiratori, ma anche di provocazioni, di dialettiche, dieventidrammatici,digrandi responsabilità.

Eglinonsicolloca inunfilonedipensiero,nési fissa inunsistema.Piuttostocoltivaunacostanteaperturaa tuttociòchepuòdarealla fedeuna consistenza umana nella ragionevolezza e alla missione evangelizza-trice fecondità. Il suo pensare diventa spiritualità e talvolta assume unanota autobiografica. La discrezione, l’umiltà, la trasparenza sono comeperlechebrillanonel riserbochecaratterizza la sua figura.

Viconvergonovariemolteplici fattori.In primis, l’educazionericevutaecoltivatainfamigliaeinparrocchia

dellequaliconservauncostanteegratoricordoeallequaliritornavolen-tieri per attingere nuove risorse. Qui acquisisce il senso della devozionemariana con le preghiere «tanto antiche e semplici, cresciute all’ombradellareligiositàpopolare[…che]nonhannomaipersodi freschezzaediefficacia»4.

Sovente fa memoria del clima profondamente religioso di “casa”,impregnato di valori soprannaturali, di amicizia, di reciproco aiuto, disemplicità e di coraggio. Ricorda i pellegrinaggi al santuario mariano diAltötting, lacondivisionedi fedeconpersonesemplici.

Igenitorisonostatitestimonidelvaloreineguagliabiledellareligionecherendelavitapienadiquellagioiachenonsiottieneconibenimate-riali,mascaturiscedall’amoredivinoe si traduce in sollecitudineverso ipoveri. In loroha trovato sempre“quellaconfidente sicurezza”di cuihaavutotantobisogno.Ilpadreèstatounuomodall’indolepiùrazionalee

4 Id., Dio e il mondo, cit., 272; cf. Id., La mia vita. Ricordi (1927-1977), San Paolo,Cinisello Balsamo (Milano) 1997, 11-65; Id., Rapporto sulla fede. Vittorio Messori a collo-quio con Joseph Ratzinger, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 1985; Id., Il sale della terra,cit.,9-136,speciep.53ss.

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decisa, con una fede convinta e meditativa. La madre è stata una donnadalcuoregrandee interiormentemolto forte.

Ricordandogliultimimomentidi lei,annota:

«Lasuabontàeradivenutaancorpiùpuraetrasparenteecontinuòabril-lareanchenellesettimaneincuiildoloreandavacrescendo.Ilgiornodopola domenica Gaudete, il 16 dicembre 1963, ella chiuse per sempre i suoiocchi,malalucedellasuabontàèrimastaepermeèdivenutasemprepiùuna concreta dimostrazione della fede da cui lei si era lasciata plasmare.Nonsapreiindicareunaprovadellaveritàdellafedepiùconvincentedellasinceraeschiettaumanitàchelafedehafattomaturareneimieigenitorieinmoltealtrepersonechehopotutoincontrare»5.

Inquestoambientericcodivalorihacoltivato lapropriaecclesialità,considerando laChiesa la suapatriapiù intimacon laqualeè fusodallanascita. È affascinato fin da piccolo dalla preghiera liturgica e dal silen-zio e non nasconde la gioia per essere nato il sabato santo, il 16 aprile

del1927.L’educazione cristiana ricevuta lo prepara ad affrontare la dura

esperienza del nazismo così ostile alla Chiesa cattolica. In questa tragi-ca situazione scopre la bellezza e la verità della fede. Non a caso nellasua indagine teologica parte con il tema della Chiesa e vi resta fedele:«Tratto il temadellaChiesanel sensoche, in talmodo,nasce lo sguardosu Dio. E in questo senso Dio è la tematica centrale della mia ricerca»6.Da questa prospettiva valuta gli eventi ecclesiali, nobili e problematici,come pure i limiti e i peccati che ne offuscano la bellezza. L’ecclesialitàquale tratto caratteristico del suo teologare emerge pure nelle sue consi-derazionisull’identitàdelcredente,sull’essereesullamissionedelNuovoPopolodiDio, sull’autenticitàdel teologo.

ÈquestoilcontestovitaledelladevozionemarianaedellariflessionesuMaria.

Qualcheesempio.Ricorda che il suo maestro Gottlieb Söhngen nel ‘49 si pronunciò

appassionatamentecontrolapossibilitàdidefinire ildogmadell’Assunta.QuandoEduardSchlinkprovocatoriamentegli chiese se avrebbevoltato

5 Id.,La mia vita,cit.,94ss.;cf.77ss.;7-20.6 Id.,Il sale della terra,cit.,74;cf.48-55;Id.,Dio e il mondo,cit.,57.

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lespalleallaChiesacattolica,nelcasocheildogmafossestatoproclama-to,egli,dopounattimodi riflessione, rispose:

«“MiricorderòchelaChiesaèpiùsaggiadimeecheiohopiùfiduciainleichenellamiaerudizione”.Credochequestascenadicatuttosullospiri-toconcuiaMonacosifacevateologia,inmanieracriticamacredente»7.

Pure grande eco suscitò il suo discorso all’Accademia bavarese sultema, Perché sono ancora nella Chiesa, ove affermò con chiarezza che«solo nella Chiesa è possibile essere cristiano e non ai margini dellaChiesa»8.

Dalla sua biografia si possono evidenziare alcuni eventi tra i tantichesegnanounasvoltae incidonosul suopensareecomunicare la fede.

Unodiquestièl’ingressonelseminario:quiinmodopiùsistematicoapprofondisce il messaggio cristiano e percorre un cammino spiritualesotto laguidadi sacerdoti illuminati.

Dal 1946 al 1951 è nella facoltà di Monaco per la formazione teo-logica che è connotata fortemente dal movimento biblico, liturgico edecumenicodegliannicompresi tra le“dueGuerreMondiali”.

Segnalache la sua formazioneedocenza teologiche sonostatecarat-terizzate fortemente dal rigido cristocentrismo del movimento liturgico,ulteriormente accentuato dal dialogo con i fratelli protestanti, per cuiil riferimento a Maria è sempre discreto, ma corretto, con rimandi allaScrittura,allaTradizioneealla sanadevozionepopolare.

La menzione delle due Guerre Mondiali lascia intravedere il dram-ma profondo provocato dal nazismo e l’attenzione a gestire la sua nonappartenenzaallaGioventùHitleriana.Siscorge ilrifiutodellospiritodimenzogna e la ricerca intensa e vitale della verità. Egli ha sperimentatoildilagarediquestospiritoingannatorechehageneratodisorientamento,confusione, false utopie. Vede, quindi, nella verità la via di umanizza-zione del mondo. Perciò insiste sulla ricerca della verità quale camminoluminosodell’amore,comericercadellaveritàdell’amato.

7 Id.,La mia vita,cit.,57ss.8 Biografia di sua Santità Benedetto XVI,inwww.vatican.va;cf.Id.,Discorso di presen-

tazione,pronunciato il 13novembredel2000, inoccasionedellanominaamembrodellaPontificiaAccademiadelleScienze,inwww.vatican.va.

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Le difficoltà presenti in questo percorso possono far sorgere il dub-biosullapossibilitàdiconoscerelaverità,unproblemacheeglihasenti-to intensamente,cercandone la risposta.Capisceche

«la rinuncia alla verità non libera, al contrario conduce alla dittatura del-l’arbitrio […]. L’uomo svilisce se stesso, se non può conoscere la verità,se tutto è solo il prodotto di una decisione individuale o collettiva. Suquesta strada mi sono reso conto di quanto sia importante il concetto diverità […]: è comeunappello rivolto anoi chenoncidàdeidiritti,ma,alcontrario,esigedanoiumiltàeobbedienzaeciporta sulla stradadellacomunione»9.

In tutta la sua esistenza, per circostanze varie nelle peculiari situa-zioni culturali e spirituali in cui è vissuto, ha sottolineato sempre il pri-mato della verità, non di quella astratta e intellettualistica, ma di quellache è sapienza e conduce a Dio. Avverte che l’ateismo è oscuramentodellamente.Pertanto, tematizzando iprocessidiaccessoalveroa livelloesistenzialee teoretico,neisuoistudienellasuaattivitàdidocente,con-clude che la verità non risiede dove si nega Dio, nelle ideologie e nelleillusorie speranze10.

Sipuòinstaurareunconfrontoconl’esperienzadiKarolJózefWojtyłailqualehadovutolottareperlavocazione,havistol’occupazionetedescadella Polonia e quella russa, ha resistito al regime comunista; ha cono-sciuto i soprusi contro la dignità umana, gli orrori, la perversione deglispiriti,ehaintuitoilmisterodellaredenzione:algrandemalerispondere

9 Id.,Il sale della terra,cit.,75;cf.58ss.,63-66;282-284;Id., La mia vita,cit.,41-46.10 Cf. Ivi,263ss.; cf.66-93.«Al serviziodiquestodominiodellamenzognastavaun

regimedipaura,nelqualenessunopoteva fidarsidell’altroperché tutti inqualchemododovevanoproteggersi sotto lamascheradellamenzogna[…].La situazioneattualecon leguerreincorsoe il fondamentalismocifannocapirecomelaragionemalatae lareligionemanipolata raggiungono gli stessi effetti [...]: la negazione dei valori della dignità perchénegati i valori ultimativi […], la negazione di Dio o la cattiva concezione di Dio […].Contro loStatodipura ragionedell’occidente [emerge…] ilbisognodi fondare ildirittononetsi Deus non daretur,masi Deus daretur epropriolasocietàagnosticaateafaperderedignitàeponel’uomoinbaliadelleforzedelmale».(Discorso pronunciato in Normandia,4giugno2004,60°anniversariodellosbarcoalleato,inwww.ratzinger.it;cf.Id.,L’Europa e i suoi fondamenti oggi e domani,SanPaoloCiniselloBalsamo–Milano–2004,76;Id.,Sulla speranza,inaa.VV.,La speranza 2.Studibiblico-teologicieapportidelpensierofrancesca-no,LaScuola–Antonianum,Brescia–Roma1984,9-28).

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conungrandeamore.Ratzingernonnascondelasuasimpatiaper luifindal suo incontro nel Concilio. Ne ammira la spontaneità, il fascino, lasimpatia, laprofonditàculturale, lasua lungastoriadipensieroedivita,la ricchezzaspirituale, lagioiadidialogareedi scambiarsi idee.

Entrambi pongono al centro la dignità inalienabile della creaturaumana, immagine di Dio, puntando sull’amore e sull’intelligenza e sullorointimonesso.Diquilaconvinzioneche«ancheinunmondomalva-giobrillaancora ilCreatore».La fededona

«lacapacitàdivederecheilbeneesiste[…],cheDiononabbandonamail’umanità,quindinonpuòfallire.[…]Diohanellemaniilmondo,quindi,persino orrori spaventevoli […] devono essere ricollocati e ricompresi apartiredalfattocheDioèpiùfortedelmale»11.

In molti punti i due convergono anche nel teologare: la fede comeradice-base, la persona umana destinataria della salvezza, il contesto ec-clesiale humus fecondo del pensare, il confronto con altri studiosi nellae fuori la Chiesa come una opportunità privilegiata nella ricerca dellaverità.

Una svolta significativa è l’esperienza nella facoltà di Monaco, ovematura una dimensione più critica del credere e avvia un confronto piùdirettoconlacultura.Èunmomentofondamentalediformazionechehauna forte accentuazione biblica, storico-patristica, liturgica e sistematica,con la valorizzazione del metodo storico-critico. Negli scritti autobiogra-fici si sofferma volentieri su questi anni di studio, facendo memoria deisuoi maestri, riconoscendone la levatura spirituale, la competenza scien-tifica, ilcoraggiodiosarenuovisentieridiricerca.Prende ledistanzedauna certa lettura stereotipata della teologia preconciliare12. Sottolinea lafortuna di essere stato introdotto negli studi biblici con il metodo stori-co-critico,percuinel suo lavoro teologicopredilige l’esegesi.

Il professore di Nuovo Testamento, Wilhelm Maier, gli comunica lapassioneper l’esegesie l’amoreallaSacraScrittura,animadella teologia,

11 Id.,Il sale della terra,cit.,78.28;cf.98.12 Cf. Id., La mia vita, cit., 47-60; Discorso di presentazione, cit.; R. TuRa, Joseph

Ratzinger, in p. Vanzan – H.J. scHuLtz (edd.), Lessico dei teologi del XX secolo,Queriniana,Brescia1978,747-757.

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econilpassaredeltempopercepisceilimitidelsuosistemaperché«nonera ingradodicogliere tutta laprofonditàdella figuradiCristo»13.

Anche Fiedrich Stummer, professore di Antico Testamento, ha eser-citato un forte influsso. Ha appreso da lui il senso dell’intimo rapportotraAnticoeNuovoTestamento, il rispettoper la storiad’Israeleeper ilgiudaismo.Hacompresocomegiudaismoe fedecristianasiano

«due modi di far proprie le Sacre Scritture di Israele, che in definitivadipendono dalla posizione assunta nei confronti della figura di Gesù diNazaret.LaScrittura,chenoioggichiamiamoAnticoTestamento,èdiperséapertaadambeduelestrade».

Dopo la seconda guerra mondiale ha capito che «l’interpretazioneebraica possiede una sua specifica missione teologica nel tempo “dopoCristo”»14.

Altre due figure, Söhngen e Pascher, hanno esercitato un forte in-flussosudilui,soprattuttoilprimoconlasuapassionefilosofica,storica,teoretico-sistematica.Egli

«apparteneva a quella dinamica corrente tomista che dell’Aquinate avevafatto propri la passione per la verità e la risolutezza della domanda sulfondamentoeilfinedituttoilreale»15,

entrando nel del dibattito filosofico a lui contemporaneo. Ha elabo-ratoecomunicatoaisuoidiscepoliunateologiaconunagrandeaperturaecumenica,unagrandeattenzioneallateologiadeimisteri,unsistematicoconfrontoconlagrandetradizioneteologicaeconalcunepersonalitàdelpensierocristiano.

Da luihaappreso ilmetodocaratteristico:

«pensavasempreapartiredallefontistesse[…].Ciòcheinluisoprattuttomi colpiva, era che non si accontentava mai di una sorta di positivismoteologico,cometalvoltacapitavadiavvertireinaltrediscipline,maponeva

13 Id.,La mia vita,52.14 Ivi,52ss.,cf.47-53.15 Ivi,55.

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con grande serietà la questione della verità e, quindi, anche la questionedell’attualitàdiquantoècreduto»16.

Pascherha influito con la sua ricca esperienza spirituale,personalis-sima.

Ladocenzasaràilcontestopereccellenzadellasuaelaborazioneteo-logica.Dopounabreveesignificativaesperienzapastoraleèchiamatoadinsegnare nel seminario di Frisinga. Ritorna, così, al suo «amato lavoroteologico»17.

Si cimenta nel lavoro di dottorato e successivamente in quello post-dottorale, scegliendo lavoriconunospiccatoorientamentostorico.

La ricerca dottorale è sulla nozione di Popolo e casa di Dio nella dottrina della Chiesa di Sant’Agostino.Èavviatoaquestostudiodaincon-tri provvidenziali con personalità e con la lettura di libri di particolarevalore storico-teologico e spirituale. Le lezioni di Söhngen e le opere dideLubac losegnanoprofondamente favorendounosguardonuovoepiùprofondosullateologiaesullafede.L’animusagostinianoloaccompagne-rà sempre nell’esperienza di fede, nella ricerca, nell’insegnamento, nelministeropastorale18.Agostinoglihacomunicatounafflatomistico-spiri-tualeeunapropensionealconfrontoconilmondofilosoficogrecoeconla romanità. È colpito da come il vescovo di Ippona definisce l’essenzadella religione cristiana, ponendola «non in continuità con le religionianteriori, ma piuttosto in continuità con la filosofia intesa come vittoriadellaragionesullasuperstizione»19.

La coniugazione tra religione e ragione, appresa da Agostino, carat-terizzerà il suo pensiero quale base del dialogo con persone e comunitàdidiversareligione.

Nella ricercapostdottorale, semprecon laguidadiSöhngen, consi-deraunaspettononancorastudiatodiSanBonaventura:lasuarelazioneconlaconcezionedistoriaelaboratadaGioacchinodaFiore.Ledifficol-

16 Ivi,56.17 Ivi,65.18 NominatovescovodiMonaco,indicailserviziochedesideraoffrireconl’espressio-

ne:«Sonodivenuto la tuabestiada soma,epropriocosì io sonovicinoa te»che traedaSant’Agostino(Id.,La mia vita,cit.,12).

19 Discorso di presentazione,cit.

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tà incontrate nel lavoro lo iniziano ad «una logica più elevata di quellapuramentescientifica»20.

Raccorda l’ispirazione agostiniana con quella bonaventuriana as-sumendo «una sensibilità teologica quasi mediterranea». Di Agostinoaccoglie la dimensione cristologico-sacramentale, la visione di Chiesacomecomunità eucaristica e la comunione fraterna fondata sullaTrinità.Da Bonaventura assume «lo spirito di serena moderazione per rifletteresulle realtà della fede», il «principio della medietas […] fondamento delcamminoversolaverità»21,elementicheloorientanonell’affrontarecom-plessiproblemi teologici.

È una intensa attività di ricerca e di docenza a Frisinga, Bonn,

Münster,Tubinga,Ratisbona.La partecipazione al Vaticano II al fianco del Card. Joseph Frings

segna una nuova tappa nella maturazione del pensiero e dell’esperienzaecclesiale. Vi si prepara offrendo il suo contributo nella revisione di al-cuni schemi e nell’approfondimento di problemi teologici. Nel Concilioincontrapersonalitàdirilievoestringeamiciziaconuominidellastaturadi de Lubac, Daniélou, Congar, Philips, K. Rahner, Bouyer, Le Guillou,Medina; numerosi vescovi e cardinali, tra i quali Montini, Suenens,Wojtyła22.È ilperiododellamaturità.

Quando pensa di potersi dedicare ad elaborare una propria visioneteologica, è raggiunto da un’altra chiamata: il 25 marzo del 1977 PaoloVI lonominaArcivescovodiMonacoeFrisinga.Quindi,deve interrom-pere il lavoro teologico,disponendosiaquestonuovoservizio.L’ingressoin diocesi gli fa percepire più profondamente il senso del sacramento;è segnato pure dalla delicatezza della preghiera mariana davanti allaColonnadellaVergineMaria, laMariensäule23.

Sceglie ilmotto“Collaboratoredellaverità”

«anzituttoperchémiparevache[ledueparole]potesserobenrappresen-tare la continuità tra il mio compito precedente e il nuovo incarico: pur

20 Id., La mia vita, cit., 66. La dissertazione è su La teologia della storia di San Bonaventura.

21 R.TuRa,Joseph Ratzinger,cit., 748.22 Cf. Id.,Discorso di presentazione, cit; Id.,Concilio in cammino. Uno sguardo retro-

spettivo sulla seconda sessione,Paoline,Roma1965;Id.,Il sale della terra,cit.,83-95.23 Cf.Ivi,93ss.;Id.,La mia vita,cit.,115.

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contutteledifferenzesitrattavaesitrattasempredellastessacosa,segui-re la verità, porsi al suo servizio. E dal momento che nel mondo di oggil’argomento“verità”èquasiscomparso,perchéapparetroppograndeperl’uomo,etuttaviatuttocrolla,senonc’èlaverità,questomottoepiscopalemièsembratoilpiùinlineaconilnostrotempo,ilpiùmoderno,nelsensobuonodeltermine»24.

Una nuova svolta: il 25 novembre del 1981 Giovanni Paolo II lonomina Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede ePresidente della Commissione Teologica Internazionale e della PontificiaCommissione Biblica. Qui, con spirito umile considerandosi sempre la“soma”delSignore,puòmettereaserviziodelmondointerolaricchezzaculturale acquisita nello studio e nella docenza, l’esperienza conciliare epastorale25.

La nota mariana, presente nella sua vita di credente a partire dal-l’educazionericevutainfamigliaeinparrocchia,permanenellapreghierasemplice:

«Hanno sempre significatomoltoperme le funzionimarianedelmesedimaggio, al di là la delle feste mariane liturgiche, le celebrazioni ottobrinedelrosario,ipellegrinaggineisantuarimarianiquindilevariemanifestazio-nidelladevozionemarianapopolare.Epiùinvecchio,piùmidiventacaraeimportantelaMadrediDio»26.

In riferimento al rosario confida che lo prega semplicemente comegli hanno insegnato i genitori i quali hanno amato molto questa pre-ghiera con un amore che è andato crescendo con l’avanzare degli anni:invecchiando, venendo meno le forze, «si sente l’esigenza di individuareun rifugio interiore e di farsi cullare dalle preghiere della Chiesa»27. Nericonosce la genuinità dottrinale e l’efficacia spirituale; non si stupiscenel constatare che grandi peccatori come grandi mistici di tutti i tempinehannoapprezzato lemolteplicipotenzialità.

24 Ivi,117ss.;cf.pureId., Il sale della terra,cit.,94.25 Soventericordal’enormericchezzadiquestianni(cf.RatzingeR,Il sale della terra,

cit., 137-213. 257-311; R. TuRa, Joseph Ratzinger, cit., 755; cf. pure http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/).

26 Id.,Dio e il mondo,cit.,268.27 Ivi,289ss.,cf.Ivi,286-292).

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Ladevozionemarianasempliceeprofonda favorisce in luiunaspiri-tualità evangelica che accoglie misticamente, nel raccordo di intelligenzaeamore, ilnexus mysteriorum28.

3. Maria, esaltazione di Dio, specchio della sua benevolenza29

IlcultodiMaria

«èl’esseretrascinatidallagioiaperchéilveroIsraeleesisteindistruttibile;èl’oscillarebeatonellagioiadelMagnificate,perciò,nellalodedicoluiversoil quale è debitrice la figlia di Sion e di colui che lei porta come la vera,nondeperibile,indistruttibilearcadell’alleanza»30.

Così Ratzinger conclude, quasi sintetizzando, lo scritto, La figlia di Sion, ove indica la prospettiva di una genuina riflessione sulla Vergine.RiprendeilbranolucanodellavisitadiMariaadElisabettaponendol’at-tenzionesulverboesultare-saltellare(skirtôn)cheesprime«lagioiaperlaParola che si è fatta uomo […], la gioia per la presenza di Dio, la gioiaintimaalla fede»31.Egli ritornavolentieri suquesto testo,comesuquellodell’annunciazione, sottolineando l’accoglienzaumile edesultantediDiodapartedelladonna,puntodiconvergenzatraanticoenuovopopolodiDio,primiziadell’umanità redenta,Chiesanascentee,proprionellapro-spettiva del Magnificat mi pare si possano raccogliere alcune coordinatedel suopensiero.

28 Cf.Id.,Considerazioni sulla posizione della mariologia e della devozione mariana nel complesso della fede e della teologia, in Maria chiesa nascente, cit., 20; Id., “Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine…”, in Ivi, 70-82); Id., “Tu sei la piena di grazia”. Elementi per una devozione mariana biblica,inIvi,51-68.

29 L’espressione richiama«Maria è esaltazionediDio,perché specchiodellabenevo-lenza che egli ha avuto per gli uomini» (Id., Dogma e predicazione, Queriniana, Brescia1974,333).

30 Id.,La figlia di Sion. La devozione a Maria nella Chiesa,JacaBook,Milano1978,79;cf.Id.,Dio e il mondo,cit.,274-276;Id.,Rapporto sulla fede,cit.,104-113;Id.,Introduzione al cristianesimo,cit.,219-227.

31 Id.,La figlia di Sion,cit.,79.

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3.1“Tutte le generazioni mi chiameranno beata”

«“D’ora inpoi tutte legenerazionimichiamerannobeata”[…]è insiemeprofeziaecompitoperlaChiesadituttiitempi[…];èunodeifondamentiessenziali della devozione cristiana a Maria. La Chiesa non ha inventatonulla di nuovo, quando ha cominciato a magnificare Maria […]. Essa faciò che deve fare e di cui è stata incaricata fin dall’inizio. Quando Lucascrisse questo testo, si era già nella seconda generazione cristiana, e alla“generazione” dei giudei si era aggiunta quella dei pagani, che erano di-venutiChiesadiGesùCristo.Laparola“tutte legenerazioni”cominciavaa riempirsi di realtà storica […]: la memoria di Maria era custodita e laMadredelSignoreeraamataelodata»32.

Ratzinger colloca la devozione a Maria in questo orizzonte vitaledella Rivelazione, valorizzando la ricca tradizione storico-patristica e laprospettiva conciliare, segnala pure la crisi del post-concilio e ne indicale vie di superamento. Nel concilio si erano delineate due correnti chesi riferivano a due movimenti spirituali: il movimento mariano e quelloliturgico al quale si unirono saldamente quelli biblico ed ecumenico33.Essi, per le loro istanze propositive, potevano arricchirsi reciprocamen-te; si crearono, invece, tensioni profonde che contribuirono a provocarel’eclisse del culto mariano con conseguenze preoccupanti per la vita difede. Lo documenta il cambiamento del volto della Chiesa in AmericaLatina:«dovelatradizionalepietàmarianadelpopolodeclina, ilvuotoèriempitoda ideologiepolitiche»34.

Con la solida formazione biblica, liturgica e storico-patristica eglioffre un contributo significativo per una giusta collocazione del cultomarianoedellamariologia35.Èconsapevoledel rapporto tra lex orandie lex credendi,così,mentreapprezzalareligiositàpopolare,laorientaversoil suocentrocheèCristo:

32 “Tu sei la piena di grazia”,cit.,51ss.33 Cf. Id., Considerazioni sulla posizione della mariologia, cit., 11-28, Id., “La parola

uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto”,cit.,9ss.;Id.,La figlia di Sion,cit.,11ss.;Id.,Rapporto sulla fede,cit.,104-109.

34 Id., Rapporto sulla fede,cit.,106.35 Cf.Id.,Concilio in cammino,cit., 56-57.

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«La tesi cristologicadell’incarnazionediDio inCristodiventanecessaria-mentemariologia […] findalprincipio […]; solamentee se la cristologiaè intesa in modo così radicale da toccare anche Maria e da diventaremariologia, è essa stessa radicale come dev’essere in base alla fede dellachiesa»36.

Per questo nella chiesa nessuno è venerato quanto Lei. A Lei sonodedicatinumerosi santuari,chiese,altari,persinopaesi:«unaveraepro-pria rete di centri che avvolgono l’intero globo terrestre»37. Le litanie,i canti, le feste e i pellegrinaggi mariani esprimono come la devozionealla Madonna sia radicata nel popolo che a Lei si rivolge con semplici-tà, affidandosi con particolare fiducia alla sua tenerezza e sollecitudinematerna. Moltissimi sono i miracoli attribuiti alla sua intercessione. Ellaconduce a Cristo, favorisce l’accesso a Dio, ne lascia intravedere il voltomisericordioso.

«È la porta aperta che ci introduce a Dio. Parlando con lei possiamoesprimercicon la franchezza,con l’insistenzae la fiducia infantilichenonosiamo dispiegare nei confronti di Cristo. È il linguaggio del cuore […].ÈlafededicuiCristodicecheècapacedispostarelemontagne[…].ÈlagrandefiduciaripostainMariaeilriscontrochequestaconcretamenteha.Animatadaquestafiducia, lafedesi facosìvivadalambire lasferafisica,quella della quotidianità, e da consentire alla mano di Dio di diventarereale,tramitelaforzadellabontàdellamadrediCristo»38.

Ladevozionemarianaèilrimedioallacrisiattualenellafedeenellamorale,allacrisidell’identitàfemminileedell’umanesimo.Incampodot-trinale avanzano correnti che demitizzano il mistero dell’incarnazione e,quindi, svuotano il senso della mariologia; non credono nella prossimitàdiDioecreanounanuovaformadignosi.Mariaèdifesadell’ortodossiacomenei secolipassati.

Ratzinger ha maturato questa consapevolezza proprio nel Concilio enel post-concilio. Prima aveva qualche riserva su antiche formule, come

36 Id.,La figlia di Sion,cit.,35.37 Id.,Dio e il mondo,cit.,277.38 Ivi,278ss.;cf.268ss.;Id.,L’ecclesiologia della costituzione “Lumen Gentium”,in

R.fisicHeLLa (ed.), Il Concilio Vaticano II. Recensione e attualità alla luce del Grande Giubileo,SanPaolo,CiniselloBalsamo(Milano)2000,80-81.

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«de Maria numquam satis, […] e la Vergine “nemica di tutte le eresie”». Ora, in questo tempo confuso comprende «che non si trattava di esage-razionididevotimadiveritàoggipiùchemaivalide»39.

Condivide la proposta di Giovanni Paolo II di tornare a Maria pertornarealla“veritàsuGesùCristo,sullaChiesa,sull’uomo”,comepureilprogramma di Puebla, del 1979, di ritenere Maria “più che mai la peda-gogia perannunciare ilvangeloagliuominid’oggi”.

Individua seimotivineiquali laVerginepuò riassumere la funzionediequilibrioedicompletezzaper la fedecattolica.

Il primo è che riconoscere a Maria il posto assegnato dal dogmae dalla tradizione è stare saldamente radicati nella genuina cristologia,comemostrano idogmimariani.

Il secondo rileva che la mariologia suppone il giusto rapporto e lanecessaria integrazione tra Bibbia e Tradizione; implica l’accoglienza elavalorizzazionedelMagistero,dellaLiturgia,dell’intuizionedelpopolocredente,della riflessione teologica.

Il terzo sottolinea che Maria congiunge nella sua persona, in modovitale e inestricabile, antico e nuovo popolo di Dio, Antico e NuovoTestamento.

Il quarto fanotare che la correttadevozionemarianagarantisce allafede il raccordo tra ragione e sentimento, ossia la sua completa dimen-sioneumana: la testadeverifletterecon lucidità,ma ilcuoredeveessereriscaldato,nondeve inaridirsinel razionalismo.

IlquintoevidenziacheMariaèfiguradellaChiesa;guardandoaLei,essa si liberadelmodellomaschilista e ritrova il suovoltomaternonellatriademistico-simbolicadella“verginità-sponsalità-maternità”.

Il sesto fa riferimento al rapporto con la donna: Maria continuaa proiettare luce su ciò che il Creatore ha inteso per la donna di ognitempo, il nostro compreso, quando è minacciata l’essenza stessa dellafemminilità. Con la sua verginità e maternità radica il mistero delladonna inundestinoaltissimodacuinonpuòesserescardinata40.

39 Id.,Rapporto sulla fede,cit.,106.40 Cf. Ivi, 107-109; Id., La figlia di Sion, cit., 11-28; 32; 44; 56-58; Id., “La parola

uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto”,cit.,7ss.; Id.,Considerazioni sulla posizione della mariologia, cit., 19-24; Id., Il segno della donna. Introduzione all’enciclica “Redemptoris Mater”, inMaria Chiesa nascente, cit.,29,30-39; Id., Introduzione al cristia-nesimo,cit.,219-227Suquestorilievoritornaconunacertainsistenza.

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È paradigma della piena realizzazione della persona umana. NelMagnificattestimoniaeproponelaspiritualitàdellasintesievangelicachemette in crisi edoltrepassa le false contrapposizioni e le falsedialettichechecontrappongonoDioelacreatura,ilsingoloelacomunità,l’azioneelacontemplazione, ilpresentee ilpassato, l’attenzioneall’oggie laproie-zione nel futuro escatologico. Per questo la devozione mariana è per laChiesa, comeperognicredenteeper l’interaumanità,personalizzanteeincarnante,apportatricedi speranza,profeziadigioiosoavvento41.

Alla domanda se Maria possa tornare ad essere quel portale attra-versocuimilionidinuovicristiani tornerannoallaChiesa, rispondeche,comenei secolipassati,Ellaapre il varcoall’incontroconDioealla suaprossimità, portando quella nota di tenerezza tanto necessaria a un cri-stianesimostancoeimbevutodirazionalismoeaun’umanitàresaesaustadal gelodiunmondo super-tecnologizzato.Ella fapercepire la religionecome fiducia e sostegno nelle prove della vita. Attira il cuore degli uo-mini, conducendoli al Signore. Lo dimostra l’evento della Guadalupa:di fronte agli insuccessi di una missione fatta insieme ai conquistatori«la madre riesce improvvisamente a riconciliare la gente con il figlio»42.Partecipe della vicenda del Figlio, dall’incarnazione alla gloria, è para-digma di chi ascolta e custodisce la Parola43; è la Nuova Eva custodedella vita, e con la sua intercessione fa anticipare al Figlio i tempi dellasalvezza44.

Diquiuntriplicecompitonell’educazionealgenuinocultomariano:preservarequantoèpropriamentemarianoconilsuorigorosoeilcostan-terinvioalcristologico; ladevozionemariananondeveridursiadaspettiparziali della cristologia, ma deve aprirsi a tutto il mistero salvifico, di-

41 Cf.Id.,Considerazioni sulla posizione della mariologia,cit.,25ss.42 Id.,Dio e il mondo,cit.,272;cf.Id.,Dio e il mondo,cit.,419ss.;Id.,Rapporto sulla

fede,cit.,104-109;Id.,Considerazioni sulla posizione della mariologia,cit.,11-27.43 Cf.Id.,“La parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto”,cit.,6.44 «Nella sua vita, Maria è stata l’umile serva e proprio per questo è stata innalzata

dalSignore.Ellapersonificailparadossodellagrazia,checogliecoluichedasestessononpuònulla.EllachecomeumileservavapellegrinalungoleviedellastoriaecheproprioinquestaumiltàesprimeilmisterodellapromessaedellavicinanzadiDio.Mariapersonificaancora questa chiesa, che sbocciata dalla radice d’Israele percorre il suo pellegrinaggiostoricofragranditravagli,conservandonelcuore lasperanzadelmondo,quellasperanza,che, seppure nel nascondimento, dona vita all’intera umanità» (Id., Concilio in cammino,cit.,56-57).

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ventandoessastessaviaataleestensione; ladevozionemarianasicollocasemprenella tensione tra razionalità teologicaeaffettivitàcredente45.

3.2“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”

«La donna che si qualificò come umile, cioè come donna anonima (Lc 1,48),ècollocatanelpuntocentraledellaconfessionenelDiovivente,ilqua-le non può essere pensato senza di lei. Ella appartiene irrinunciabilmentealla nostra fede nel Dio vivente, nel Dio che agisce. La Parola diventacarne, l’eternofondamentalesignificatodelmondoentra inesso.Eglinonlo guarda solo dall’esterno, ma diventa egli stesso un soggetto agente inesso. Perché questo potesse accadere, occorreva che la vergine ponesse adisposizionetutta lasuapersona,diventandoluogodell’abitarediDionelmondo.L’incarnazioneavevabisognodell’accettazione.Solocosìsiverificaveramentel’unitàdelLogosedellacarne[…].Il“mondo”nelqualeilFi-glioviene, la“carne”cheegliassumenonsonoun luogoqualsiasiedunacosa qualsiasi: questo mondo, questa carne sono una persona umana, uncuore aperto […]. Il corpo viene preparato al Figlio nel momento in cuiMariasiconsegnatotalmenteallavolontàdelPadreecosìrendedisponibi-leilsuocorpocometendadelloSpiritoSanto»46.

Maria è guida nel retto teologare, perché è nel cuore della pro-fessione di fede quale creatura umana pienamente aperta a Dio, totaleaccoglienzadiLui.Accoglie, così, in sé ilmisterodiEva e le esperienzesalvifiched’Israele,portandoacompimento lamaternitàdellagrazia47.

45 «Nondimenticarenell’affettivitàilmetroobiettivodellaratio, maanchenonsoffo-care nell’obiettività di una fede in ricerca il cuore che vede spesso più in là del sempliceintelletto. Non per niente i Padri hanno preso Mt 5, 8 come base del loro insegnamentoteologico sulla conoscenza: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”: l’organo pervedereDioèilcuorepurificato.Potrebbespettarealladevozionemarianaoperareilrisve-glio del cuore e la sua purificazione nella fede» (Id., Considerazioni sulla posizione della mariologia,cit.,27).

46 Id.,“Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine…”,cit.,71ss.;cf.Id.,“Tu sei la piena di grazia”, cit.,51-68.

47 «Maria ha, per così dire, radunato in sé i flussi viventid’Israele; in séhaportato,pregando, la sofferenza e la grandezza di tale storia per convenirla in fertile terreno per ilDiovivente» (Id., “La parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto”, cit.,6ss.).

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Dalsìdell’annunciazionehamessodapartetuttociòcheerasuope-culiare, per essere unicamente a disposizione del Figlio, in una radicaleespropriazione finoallakenosidellacroce.

Nelle sue opere Ratzinger offre alcuni criteri fondamentali per unacorretta mariologia che potrebbero sintetizzarsi nella diligenza ad acco-gliereecustodirea livellometodologico,epistemologicoe,quindi,conte-nutisticoil“nexus misteriorum”:ilriferimentocostitutivoaCristo,quindial mistero Trinitario; il riferimento alla salvezza, quindi alla creaturaumana,allaChiesa,alla rigenerazionedellacreazione48.

Nellaprofessionedifede“Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine”,entranoincampoquattrosoggetti:loSpiritoSantoelaVergine,ilFiglioeilPadre.Mariaconilsuosìpermettel’ingressodelDioviven-tenella storia:

«Diosimostraanoi,guardadall’eternitàneltempoeistituisceunarelazio-neconnoi[…].Eglisiè“definito”[…].IlvelodelnascondimentodiDiovienestrappatoeilmisterocitoccaconimmediatezza»49.

Invirtùdiquestosì ilVerbosièfattocarne, lapromessasirealizza,ildesideriodellegenti trova la risposta inaudita.

Ella,la“Donna”cheascoltaecustodisceinmodooperosolaParola,entra nella teologia, la ispira e la fa uscire dall’astrattezza, per dire cheDio non è la conclusione del nostro pensiero, ma è il Vivente, il nostroSignore50. Testimonia che è possibile pensare la fede solo con il cuorepurificato e unificato in Dio, nella vita fatta “sì”, nella proclamazionedelle grandi opere di Dio. Sconfessa l’asserto “Etsi Deus non daretur”,attestando che la persona umana e l’umanità intera si ritrovano nella“Terraferma” dell’amore di Dio, possono sperare unicamente perché “lasuamisericordiaèdigenerazione ingenerazione”.L’umanaesistenzanonsi ritrovasenonnelSignorepresente51.

48 Cf. Id., Considerazioni sulla posizione della mariologia, cit., 20; Id., L’ecclesiologia della costituzione “Lumen Gentium”,cit.,80ss.

49 Id.,“Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine…”,cit.,69.50 Id.,La figlia di Sion,cit.,26.51 Cf. Id.,Dogma e predicazione, cit.,334,337,364 ss.; Id.,La mia vita, cit.,112 ss.;

Id.,Sale della terra, cit.,136; Id.,Dio e il mondo, cit.,275 ss.,284 ss.,322-325; Id.,Fede e futuro, Queriniana, Brescia 2005, 25-32; Id., Sulla speranza, cit., 9-28; Id., Svolta per l’Europa? Chiesa e modernità nell’Europa dei rivolgimenti, Paoline, Milano 1992, 24-32;

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La fonte ispiratrice di questo peculiare riflettere è la Rivelazionenell’inscindibile nesso di Scrittura, Tradizione, Liturgia, Spiritualità,Missione.Così,risultanoinconsistenti ledisquisizioniteologichechepar-tono dalla storia delle religioni o da letture frammentarie, storicistichedelle fonti bibliche, storico-patristiche, liturgico-devozionali, collezionan-do “archeologismi”; oppure le proposte di ortoprassi di liberazione e diinculturazione che marginalizzano il Vangelo, svuotando il mistero dellasalvezza.

L’esperienza conciliare ha confermato Ratzinger nel suo itinerariodi ricerca, favorendo una più profonda consapevolezza circa la personi-ficazione della Chiesa in Maria e dell’universalizzazione dell’elementomarianonellaChiesa. Inquest’orizzonte,cheè tra lepiù importanti sco-pertedellateologiadelXXsecolo,lamariologiadàconcretezzaall’interoteologare e il teologare rende la persona credente più consapevole dellapresenzamisericordiosadiDio52.EmergepurechelaTheotokosnonsolononostacola ilcamminoecumenicoe ildialogointerreligioso,mali faci-lita,aprendolianuoveprospettivedi reciprocacomprensione53.

Le indicazionicheRatzingeroffreper lagenuinadevozionemarianaentranopurenel retto teologare che,pertanto, risultaunpensaredi sin-tesi nello spirito del Magnificat. Così, la mariologia spinge a superare lefalse dialettiche, a far convergere tra loro le scienze teologiche e a farledialogarecon tutte le formedellaconoscenzaumana; inessa si incrocia-noleduevie,quellachedall’AnticovaalNuovoTestamentoequellachedal Nuovo va all’Antico, nella dinamica di promessa-grazia e creazione-libertà, finoall’escatologia.

«Marianonrisiede solonelpassatoné solonell’altodeicieli,nell’intimitàdiDio;ellaèerimanepresenteeattivanell’attualemomentostorico;ellaè

Id.,Discorso pronunciato in Normandia,cit.;Id.,L’Europa di Benedetto nella crisi delle cul-ture,EdizioniCantagalli –LibreriaEditriceVaticana,Siena–Roma2005, 22-25, 61; Id.,L’Europa e i suoi fondamenti oggi e domani,cit.,84ss.

52 Cf. Id., Dio e il mondo, cit., 324; Id., Considerazioni sulla posizione della mario-logia, cit., 14; Id., Il sale della terra, cit., 290 ss., 305-311; Id., L’ecclesiologia della costituzione“Lumen Gentium”,cit.,80ss.

53 Cf.Id.,Concilio in cammino,cit.,56-57.

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qui,èoggipersonaagente[…].Ellacispiegalanostraorastoricanonme-dianteteorie,bensìagendoeindicandociilcamminochecistadavanti»54.

Si comprende allora come la mariologia sia sempre un compitoaperto: di Maria numquam satis, essendo, quale Theotokos, al centro di“incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine”.

Ratzingeroffre interessanti lineedirettrici che egli stessoha concre-tizzato.

Nesegnaloqualcuna.Laprima viaèquelladella fede: «Beatacolei chehacreduto» (Lc 1,

45); «beato il grembo che ti ha portato e il petto che ti ha nutrito» (Lc11,27);«beaticolorocheascoltano laparoladiDioe lamettono inpra-tica» (Lc11,28).Gesù indica il sensodellabeatitudinedellaMadre.

Mariaaccoglie inséeattua inmodosingolareeunico lebeatitudinievangeliche. È la prima tra i piccoli ai quali è rivelato il mistero dellasalvezza (cf.Lc 6, 20; 10,21-23).È inseritanella lodedei grandi credentidella storia, a partire da Abramo. È benedetta perché ha creduto e haperseverato fino alla fine nella oscurità e nella kenosi, partecipe dellospogliamento del Figlio fino al paradosso della croce. La sua gloria èl’esserestata

«credente in mezzo alla tenebra ed alle inesplicabililità che Dio le ha do-mandato,inmezzoall’incomprensibilerichiestadiportarenelsuogremboilsuoCreatore»55.

È beata e benedetta per la comunione unica e singolare con ilSignore.

«VivetotalmenteapartiredallarelazioneconDioefondandosisudiessa;èunessereumanoinascoltoeinpreghiera,icuisensielacuianimasonoattenti ai molteplici delicati appelli del Dio vivente […]. È una creaturache prega, totalmente proiettata verso Dio e proprio per questo una per-sonacheamacon l’ampiezzae lamagnanimitàdel veroamore,maanche

54 Id., Il segno della donna, cit., 37; cf. Id., La figlia di Sion, cit., 11-28, 31-36; Id.,Considerazioni sulla posizione della mariologia,cit.,16-22).

55 Id.,Dogma e predicazione,cit.,332;Id.,Il segno della donna,cit.,39-42;Id.,“Tu sei piena di grazia”,cit.,53-59.

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con l’infallibile capacità di discernimento e con la disponibilità a soffrire,cheètipicadell’amore»56.

Elisabetta la proclama beata per la fede non semplicemente in con-trastoconZaccaria,macomeanticipazioneprofeticadellaproclamazioneche attraversa i secoli e si fa programma di vita per ogni creatura cheascolta lachiamatadiDio.

«È lei la grande credente, che nell’umiltà si è dischiusa, come un vasoaperto,all’occultomisterodiDio,chesiè lasciata toglieredimano,senzamormorare,ilpianodellasuavita, leichenonhatentatodivivereciòcheaveva adisposizione,ma si èmessa completamente adisposizionedell’ar-cano,dell’inafferrabile»57.

Di fronte alle provocazioni dell’ateismo e alle varie espressioni delcomplesso di orgoglio di onniscienza e di onnipotenza, Ella con solleci-tudinematernaindical’unicofondamentosucuicostruire lapropriavitae incui trovaresicurezza58.Cosìavverteche

«dovenonc’èl’umiltàdelmisteroaccolto,lapazienzacheaccettainséciòchenoncomprende,loconservaelasciachelentamentesiapra,làilsemedella parola è caduto sulla pietra; non ha trovato la buona terra […]. Inquantoècoleicheascoltafinnelprofondodelcuore[…],realmenteinte-riorizzalaParolaepuònuovamentefarnedonoalmondo»59.

La seconda via è quella del femminile: «Benedetta tu fra le donne»(Lc1,42).NellaconcretezzadellasuaesistenzaMariasicollocanelcom-pimento dell’attesa messianica, nella fecondità che non è opera umana,

56 Ivi,58;cf.Id.,Introduzione al cristianesimo,cit.,43,cf.219-227;Id.,“Tu sei piena di grazia”,cit.,51-68.

57 Id.,Dogma e predicazione, cit.,332.È«unacoppa scopertadeldesiderio incui lavitadivienepreghierae lapreghieravita»(Id.,“La parola uscita dalla mia bocca non ritor-nerà a me senza effetto”,cit.,7).

58 «Crederesignificaavertrovatounaterraferma[…].Conlafedesiè“impiantata”la speranza: ildesideriodellaattesa,chepreme in tutto ilnostroessere,nonsiprotendenelvuoto;essotrovaunappoggiosicuro,cheanchenoidapartenostradobbiamoconser-varebensaldo[…].Possiamoilpiedesuunterrenochenessunohailpotereditoglierci[…]nemmeno lamorte» (Id.,La speranza, cit., 16 ss.; Id., Introduzione al cristianesimo,cit.,41.

59 Id.,“Tu sei piena di grazia”,cit.,60ss.

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magrazia.Pertanto,allontanadasé la lodee larivolgeaDio,rileggendolasuavitanellegrandioperediLui.Accoglieilmisterodelledonnedellapromessa e, come Nuova Eva, le congiunge all’antica Eva. Così, porta apienezza la realtà e i doni della femminilità secondo tre direttrici. Laprimasicollocanellacreazione:Evaèdi fronteadAdamoe,nonostanteilpeccato,èlaguardasigillidellavita;portandolachiavedellavita,toccadirettamente il mistero di Dio dal quale proviene la vita. La seconda siesprime nella grazia: le donne inserite nella promessa testimoniano l’ele-mentospecificodellaviadellapromessa,ilcapovolgimentodeivaloriovela benedizione di Dio e la beatitudine della creatura non derivano dallavita fisica,madaldonoche staoltre la vita, trasformacompletamente lavita in vita; e la donna ne è la profetessa. La terza direttrice emerge nelcollegamento tra creazione e grazia che Maria testimonia in pienezza. Aquestedirettricivaaggiuntalalineadellasapienza,lasapienzacreatachesi fa rispostaallachiamatadivina60.

Ellamostra che,negando l’elemento femminilenella fede, si nega lacreazione e la grazia e il loro intimo rapporto. Perciò, di generazione ingenerazione, l’umanità si rivolge a Lei, guarda a Lei per non smarrire ilsensodell’esistere, labellezzadiessere immaginediDio.SuLei sono

«appuntate tutte le speranzepulsantineicuoridurante le lunghedevasta-zionidellastoria[…].Conleisorgel’albadelnuovoIsraele[…].Èl’intat-ta“figliadiSion”nellaqualeDioponemanoalrinnovamentoditutto»61.

Rappresenta l’umanità che «non può pervenire alla salvezza e allaconsapevolezza di sé in nessun altro modo fuorché tramite il dono del-l’amore,ossiamediantelagrazia»62.Nellasuaverginitàfeconda,pienezzadellabenedizioneperlafedeelagrazia,èimmaginedellaChiesa,Chiesanascente, indicando la qualità femminile della tenerezza e della compas-sione.

Così la mariologia forma un tutt’uno con l’ecclesiologia e l’antropo-logia.

60 Cf.Id.,La figlia di Sion,cit.,11-28,speciep.18.61 Id.,Introduzione al cristianesimo,cit.,220.62 Ivi,227.

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«Tutto ciò che sull’“ecclesia” viene detto nella Bibbia, vale anche per lei,e viceversa: ciò che la Chiesa è e deve essere, lo viene a conoscere con-cretamente guardando a Maria. Essa è il suo specchio, la misura perfettadel suo essere, perché essa è totalmente su misura di Cristo e di Dio, dalui“totalmenteabitata”.Epercos’altrodovrebbeessere laChiesa senonper questo, per divenire l’abitazione di Dio nel mondo? Dio non operaconrealtàastratte.Eglièpersona,e laChiesaèpersona.Quantopiùnoi,ciascunodinoi,diventiamopersona,personanelsensodidivenireabitabiliper Dio, figlia di Sion, tanto più noi diventiamo uno, e tanto più siamoChiesa, tantopiù laChiesaèsestessa.Così l’identificazione tipologica fraMariaeSionconduceaunagrandeprofondità»63.

Nel suo mistero di grazia espresso al femminile è exemplum mu-lieris, difesa della femminilità e dei suoi valori contro le varie forme dimaschilismo, talvoltapraticatoanchedalledonne64.Continuaaricordarealmondoche«ladonna resta sempre,dopo tutti ipeccati, “madredellavita”»65;chelabenedizioneèpiùfortedellamaledizione,cheladecisionedi Dio a favore della sua creatura è più potente di ogni esperienza delmaleedelpeccato.Pertanto,è segnoeguidadi speranza66.

Una terza lineaè la spiritualitàdellagioia.L’esultanzadelMagnificatchecostituiscel’humus incuinasceecrescelavitacristianae lateologiadella storia67.

Essacaratterizzapurel’esistenzaeilpensierodiRatzingercheanchenelle situazionidrammatiche sa scorgere ilbene,perché sache ilmondoènellemanidiDio.NeisuoiscrittimarianiritornaspessosulMagnificat,questoarazzoincuisi intreccianoarmoniosamenteifilipresidall’AnticoTestamento,questa sinfonianellaquale le vibrazioni interioridellegene-razionidell’attesaedell’umanità sonoportateacompimento.Qui le lodidella “figlia di Sion” al Dio misericordioso e fedele, si ammucchiano epremono sulle labbradiMaria ediventanogioia che trabocca e scavalcaogni argine, gioia messianica che sgorga dal profondo, incontenibile, perla presenza del Signore: «Per l’uomo e per il mondo non vi può essere

63 Id.,“Tu sei piena di grazia”,cit.,55ss.64 Cf.Id.,Rapporto sulla fede,cit.,93-113;Id.,Il segno della donna,cit.,29-36.65 Id.,La figlia di Sion,cit.,21.66 Cf.Id.,Il segno della donna,cit.,43.67 Cf. Id., “Et incarnatus est de Spiritu Sancto ex Maria Virgine…”, cit., 75-80; Id.,

Considerazioni sulla posizione della mariologia,cit.,16-24.

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gioia più luminosa di quella salvatrice di Dio». Anzi, la vera gioia vienedaLui,

«aldifuoridiluinonesistegioiaveraeognigioiafuoridiluinonsoddisfa,ma spinge l’uomo in un vortice nel quale finisce per non trovare più unmomentodigioia»68.

Infatti ilmotivodella tristezza

«èlavanitàdelnostroamare,latiranniadellafinitezza,dellamorte,deldo-lore,delmale,dellamenzogna; ilnostroessere lasciato solo inunmondocontraddittorio,nelqualeglienigmaticisegnaliluminosidellabontàdivina,chepenetranoattraverso lesuefenditure,sonorimessi inquestionedaunpotere delle tenebre, che ricadono su Dio o lo fanno comunque apparirecomeimpotente»69.

Maria è la donna della genuina esultanza, frutto della Pasqua, com-pimento dell’umano. Sì, nella creatura umana si cela una «originariapossibilità del cantare e del giubilare»70, anticipo della gioia della graziache si compie nella vita eterna: «Di una gioia profonda, duratura, puògioire chi è nella grazia. E viceversa: la grazia è la gioia»71. Purtropponella riflessione religiosa questa è stata ridotta ad un concetto astratto,estranea alla vita quotidiana. Invece è comunione con Dio. È Dio stessonel suo ineffabile mistero da accogliere nella fede quotidianamente intutta lavita72.

Maria è la guida, come evidenzia Luca, intessendo il parallelo fra laVergineeAbramo.

L’itinerario di Abramo inizia nella gioia della promessa del figlio,procede fino all’ora oscura della salita sul monte Moria e poi certamen-te fino alla miracolosa liberazione di Isacco, Maria dall’annunciazioneè pellegrina nella fede fino alla crocifissione di Cristo e fino alla suarisurrezione. Abramo è designato padre della fede nella pietà d’Israele;

68 Id.,Dogma e predicazione,cit.,310;cf. Ivi,285,324,332ss.69 Id.,“Tu sei piena di grazia”,cit.,54.70 Ivi,285,cf.294.71 Id.,“Tu sei piena di grazia”,cit.,56ss.72 Cf.Ivi,58.

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nellafededellaChiesafindall’iniziostala“Madredeicredenti”checonsollecitudinematerna indica laviadapercorrere.

Lasuavitainiziaconil“Gioisci!”,laprimaparolachelevienerivol-ta,eproseguenellagioia finoalla fineperché

«è la vera gioia, che ci dà l’audacia di pensare l’esodo dell’amore fin nel-l’ardentesantitàdiDio.Èquellaveragioia,chenellasofferenzanonvienedistrutta, ma soltanto portata a maturità. Soltanto la gioia che resiste allasofferenza,edèpiùfortedellasofferenza,èlaveragioia»73.

73 Ivi,67ss.

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“LA PERSONA” NEL PENSIERO TEOLOGICO DI J. RATZINGER

paoLo scaRafoni

PATH 6 (2007) 141-160

Il concetto di persona occupa un posto centrale nel pensiero diJoseph Ratzinger. Si formula a partire dalla comprensione cristiana diDioediCristo,edalla sua lucesi interpretano iconcettidiRivelazione,di Sacra Scrittura, di uomo, di storia, di resurrezione ed escatologia, dietica, di Chiesa, di Eucaristia e sacramento, di ecumenismo, di spiritua-litàemistica.

J. Ratzinger non dedica molti scritti a trattare in modo specificoquesto tema. Abbiamo fondamentalmente tre articoli o capitoli di libri1.Tuttavia i riferimenti a questo tema sono presenti ovunque nelle sueopere e nei suoi interventi, proprio perché esso viene concepito comeuna chiave di lettura, un principio ispiratore di tutta la sua teologia,antropologia e cosmologia, e quindi di tutta la visione cristiana di Dio,dell’uomoedelmondo.PossiamodirecheassistiamoprogressivamenteaunprocessodisemplificazionedelpensieroteologicodiJosephRatzingerintornoalconcettodipersona.

In questo articolo presenteremo il pensiero teologico di J. Ratzingersulla persona: la sua definizione come relazione a partire dalla SacraScrittura, dalla teologia trinitaria e dalla cristologia; l’applicazione allaantropologia,allalucedellarisurrezionediCristoedeidogmidellacrea-zione e del Corpo mistico; la visione della persona a fondamento della

1 J. RatzingeR, Per ben comprendere l’idea di persona nella dogmatica, in J. specK,L’idea della persona nella pedagogia e nelle scienze affini, Münster 1966, 157-171; id.,Dogma e predicazione,Queriniana,Brescia1974,174-189;id.,Introduzione al cristianesimo,Queriniana,Brescia1969,138-146.

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morale cristiana; la riscoperta della vita cristiana e delle virtù teologali(fede, speranza e carità) a partire dalla nostra condizione personale checimette inrelazioneconDioeconglialtriuomini inCristo.

1. L’origine del concetto di persona dalla Sacra Scrittura2

Gli autori che introducono nel pensiero cristiano il concetto dipersona sono Giustino e soprattutto Tertulliano. Quest’ultimo svolge ilcompito di dotare il cristianesimo di un linguaggio teologico in latino,che rimarrà insuperato nei secoli. Egli formula l’idea cristiana di Dio:una substantia – tres personae. Si giungerà successivamente in occidentealla formuladefinitiva:una essentia – tres personae3.

SecondounostudiodiCarlAndresen4,sulqualesibasaJ.Ratzinger,la parola e il concetto di persona proviene per questi autori cristianidalla esegesi della Sacra Scrittura, comprendendo l’uso prosopografico(una forma letteraria diffusa fra i poeti antichi), che attribuisce “ruoli”neidialoghialfinedipresentareglieventielerealtàinmodovivoattra-verso il dialogo. Gli scrittori cristiani scoprono che nella Sacra Scritturaifattisisvolgononeldialogo.Mettonoinrisaltoalcuneosservazioni:cheDio intervieneparlandoalplurale(Gen1,26:«facciamol’uomoanostraimmagine, a nostra somiglianza»; Gen 3, 22: «Ecco l’uomo è diventatocome uno di noi»); e che Dio parla di sé per mezzo di un dialogo ditre persone (Sal 110, 1: «oracolo del Signore al mio Signore: siedi allamiadestra»; iPadri commentanochechiparla è loSpirito, che riferiscele parole del Padre rivolte al Figlio). Osservazioni simili riguardano idialoghi fra Cristo e il Padre nei Vangeli. Gli autori cristiani ritengonoche quando nella Sacra Scrittura vi sono dialoghi in cui interviene Dio,i ruoli che rappresentano tale dialogo non sono soltanto ruoli, ma verepersone indialogo(il ruoloesiste realmentediceGiustino,è ilLogos).

Giànello studiodelle operedi SanBonaventura, specialmentedelleCollationes in Hexaemeron, J. Ratzinger ebbe modo di approfondire il

2 J. RatzingeR, Dogma e predicazione, 174-189; id., Introduzione al cristianesimo,138-146.

3 J.Ratzingerusaanchel’espressione“unessereintrepersone”cometraduzionedellaformulaconciliare.

4 c. andResen, Zur Entstehung und Geschichte des trinitarischen Personbegriffs, in“znW”52(1961),1-38.

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concetto di rivelazione, nel rapporto fra Sacra Scrittura e storia5. LaScrittura si riferisce in primo luogo ad eventi storici passati, che influi-scononelprocessodiformazioneestesuradeitestisacri;èunaScritturachenascedalla vita,dall’intreccio fraDio e gli uomini; è indispensabiletenernecontopercogliereilsignificatodeltesto.Essacontieneancheunpotenzialesignificatonascostocheserveper lavita futura;èpertantounmododientraredapartediDionellavitaconcretadegliuominiattuali;tale messaggio si svela e si sviluppa solamente nel corso della storia, enon era possibile svelarlo prima pienamente per la necessità che soprav-vengano lepersone, leazionie lecircostanzechepermettonodicoglieretale significato indispensabile per la storia stessa. La “rivelazione” com-piutadellaSacraScritturaèancoradavantianoi;noiabbiamoilcompitodi cogliere questa sfida e stabilire questo dialogo che ci interpella nelconcreto della nostra esistenza. Possiamo dire che abbiamo la certezzadi essere già nel processo del grande svelamento della verità e del benegrazie a Cristo che occupa il posto centrale nella storia; Egli ha attiratoa sé la storiaprecedente e spingequella che viene, verso il compimento;grazieaLuisiamoapertiallasperanzadiuncompimentopienochedevevenire. Lo stesso valore di “rivelazione” proviene anche dai dati offertidalla Creazione, che la Scrittura collabora a svelare. La Creazione svelail Creatore e così ci apre a una speranza verso la quale possiamo cam-minare. Il pericolo comune agli scribi e ai filosofi è di rimanere chiusinella lettera della Scrittura e della Creazione, di definirle nella formaimmediata che presentano, e di non cogliere l’aspetto dialogico di cuisono strumento, che apre alla dimensione totale di Dio e dell’umanità,e quindi alla speranza di una nuova realtà prefigurata in quei segni epossibile realmente nella comunione con Cristo. Si tratta della defor-mazione dell’uso della ragione che impedisce di compiere la rivelazione,quindi chiude al dialogo con Dio. Finalmente la comunione con Dio inCristo realizzata dai santi che possiamo incontrare in mezzo a noi, è unindizio ancora più chiaro per noi, e la speranza più certa di un avventodiunanuovarealtàdicomunioneedipaceconDioefradinoi;lapienacomprensionedellaScritturaavverràpiùper lacomunionediamorecheper la speculazione. Da questi studi sulla Scrittura e sulla storia si puòcogliere come Ratzinger abbia confermato che la via di accesso a Dio,

5 J. RatzingeR,San Bonaventura, la teologia della storia,Nardinieditore,Firenze1991.

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in Cristo, è dialogica. La Scrittura viene conosciuta non soltanto in basealla lettera,definita,checela laconoscenza,ma inbaseall’azionediDiosuchi leggeeconosce laScrittura;azionechiamata indifferentementedaSan Bonaventura “ispirazione” e “rivelazione”6. La Parola diventa comu-ne, diventa dialogo. Si capisce che il vero modo di presentarsi a noi dapartediDio èdialogico,didisponibilità concreta,diofferta attraverso ifatti della storia, di invito a partecipare, a entrare da Lui. Così anche ilfuturoelasperanzaperl’essereumanoèinquestadimensione,inquestadirezione. La pace e la felicità sono possibili, e si realizzano a partiredalla storia nella comunione e identificazione con Cristo7. La Chiesa hailruolodiricordaresemprequesto,impegnandosinelpresente,mettendol’amore nel presente. Ciò che ostacola tale realtà dialogica, ciò che osta-colal’amore,èerrore,èoffuscamento,èseparazioneenoncomprensione.Èmancanzadiamoreedonazione.Ediventadisperazionee fallimento.

Tornandoallapresentazionedell’originedelconcettodipersonapos-siamo osservare con Ratzinger che fin dalla prima fase della riflessioneteologicadeicristiani,

«ilconcettodipersonaapartiredallasuaorigine,esprimel’ideadeldialogoediDioqualeesseredialogico.EssopensaaDiocomeall’esserechevivenellaparolaedesistecomeioetuenoinellaParola.QuestaconoscenzadiDiochiarificaall’uomo,inunamanieranuova,ilsuoproprioessere»8.

2. La persona come relazione

VièunsecondomomentonellaChiesa,dimaturazioneedisviluppodel concetto di “persona” in Dio. Nel IV-V secolo, la formula trinitaria“unessereintrepersone”vienespiegataconenunciatichiari.Lepersone

6 Ibidem,126-128.Ispirazioneerivelazionesignificanosvelamentodiciòcheèfuturo,contenuto potenzialmente nella Scrittura; svelamento del senso “mistico” nascosto dellaScritturaequindiunacomprensione“pneumatica”dellaScrittura;svelamentosenzaimma-ginidellarealtàdivinanellaascensionemistica.

7 Ilpostooccupatonelcielodipendedalruolosvoltosullaterra,nellastoria,nelpro-gressodellacomunioneconDioinCristo.

8 Dogma e predicazione,178.

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inDiosonovistecomerelazione9.Si trattadellavisioneraccoltadalcon-ciliodiCostantinopoliedelaboratadaiPadriCappadoci.

«Larelazione, l’esser riferimento,nonèqualcosadiaggiuntivoallaperso-na,maè lapersona stessa; lapersonaesistequi,per suaessenza, soltantocomeriferimento»10.

Il Padre: la persona del Padre non è colui al quale appartiene l’attodigenerare,maè l’azionedigenerare,deldarsiedell’effondersi.Laper-sonaè identicaaquest’attodidedizione.

«Si potrebbe dunque definire la prima persona come la dedizione nellaconoscenzaenell’amore fruttifero;essanonècoleichedà,coleiallaqua-le appartiene l’atto del donare, ma è essa stessa la dedizione, pura realtàattiva»11.

Dalpuntodivistadellecategoriemetafisicheaffioral’ideadellapuraattualità (comenella fisicamoderna):«èonda,noncorpuscolo»12.

Sant’Agostino conferma questo sforzo definendo Dio in questomodo,nelDe Trinitate13: inDiononesistenulladiaccidentale,difortui-to,masoltantosostanzaerelazione.Introduceilconcettodirelazionefrala sostanza e l’accidente: lapura relatività, chenonè accidentale inDio,maneanchesostanza.Nonsi trattadellaessenzaonatura,madell’esserestesso. Non si tratta dell’essere in quanto detenuto come sostanza; dicemoltodipiùcheindividuo;sitrattadellacorrelazionechesiesprimeconla parola e l’amore, e che viene riconosciuta come il nucleo principaledell’essere, lamodalitàprimitivaemaggiormenteespressivadell’essere, la

9 Ibidem,178-182.Introduzione al Cristianesimo,138-146.10 Ibidem.11 Ibidem.Cf.ancheIntroduzione al cristianesimo,140:«laprimapersonanongenera

ilFigliocomeseallapersonafinitavenisseadaggiungersil’attodigenerare,maèinveceilfatto stessodigenerare,dell’abbandonarsi,del fluire.Essaè identicacon l’attodi abban-dono».

12 Introduzione al cristianesimo,140.13 Cf.s. agostino,De Trinitate,5,5,6:«MainDionullasipredicainsensoacciden-

tale,perchéinLuinullavièdimutevole;etuttavianontuttociòchesipredica,sipredicain sensosostanziale. Infatti siparlaavoltediDio secondo la relazione;così ilPadredicerelazionealFiglioeilFiglioalPadre,equestarelazionenonèaccidentale,perchél’unoèsemprePadreel’altrosempreFiglio».

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“persona”appunto,comesisvelainDio.Sitrattadiunlivellodell’esserechevariconosciutoconunamentenuova.Lasostanzadiceancoramoltopoco dell’essere, dice che è detenuto. La relazione, ovvero la persona,dice molto di più dell’essere, nella sua attuazione piena, nella sua espli-citazione, nella sua identificazione. Come persone Dio esiste in quantoattuato, e possiamo dire donato, messo a disposizione, esposto alla tota-lità dell’esistente nella sua realizzazione. La disponibilità, la donazione,la esposizione, l’essere relativo ad altro esistente è il cuore dell’essere, lacondizionepiùaltaeprincipaledell’essere.

IlFiglio: è soltantoquelloche ricevedalPadre,nonhauna identitàseparata dalla relatività al Padre14. Si potrebbe definire la persona delFiglio, la seconda persona, come l’azione di essere grato e di esprimerepienamente la conoscenza e l’amore ricevuto. Questo è il centro dellateologia giovannea. Gv 5, 19: «il Figlio da sé non può fare nulla». Gv10, 30: «io e il Padre siamo uno». Quindi da sé non ha nulla, non staaccanto al Padre come una sostanza ben definita da sola, ma è relativo.La stessa cosaCristodicedeidiscepoli,Gv 15, 5: «senzadimenonpo-tete fare nulla»; prega «affinché siano una cosa sola, come noi» (Gv 17,1).Applica il suomododiessereaidiscepoli,espandendo ladimensionedivina.

SanGiovanni sviluppaper ilFiglio la teologiadella“missione”:Egliè il mandato, colui che esiste come «essere da qualcuno per qualcuno»,schiettaaperturaall’esistenza,senzanessunariservaperciòche leèpro-prio15.Nederivaunallargamentoall’esistenzacristiana:comeilPadrehamandatome,così iomandovoi (Gv20,21).

San Giovanni sviluppa per il Figlio la teologia del Verbo, che è tri-nitaria. Riprende uno schema concettuale teologico diffuso nel mondogreco e nel mondo giudaico. Il suo contributo originale non sta tantonella razionalità eterna già presente nella visione sapienziale, ma nellaconcezione della completa relatività dell’esistenza: il Verbo deriva daqualcuno ed è diretto a qualcun altro; è via ed apertura. Gv 7, 16: «lamiadottrinanonè lamiadottrina».Nonèunaaffermazionecontraddit-

14 Dogma e predicazione, 179-180; Introduzione al cristianesimo, 141-142. Questi argo-menti sulFiglio secondo ilVangelodiGiovanni sonopresenti in s. agostino,De Trini -tate,2.

15 Dogma e predicazione,180.

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toria,diceSant’Agostino: l’iostessodiCristoèsuo,manongliappartie-ne,perchéè soltantoapartiredal tudelPadre.

Queste affermazioni teologiche sono trasferibili anche all’antropolo-gia, ma Sant’Agostino sceglie, forse non opportunamente, di presentarela Trinità facendo l’analogia con le facoltà umane, e ponendo il singolouomo nel suo insieme come immagine della sostanza di Dio, invece disviluppare la relazione e quindi la persona dell’uomo come immaginedellacomunionedellepersonedivine,nonsviscerandopertantol’identitàcomunitaria e relazionale dell’uomo. Ciò ha reso più difficile il trasferi-mentonell’umanodellacaricadinovitàdelconcettodipersona inDio.

Finalmente seguendo il pensiero di Ratzinger, anche se non vienetrattato esplicitamente, potremmo definire lo Spirito Santo, la terzapersona, come l’appartenenza ad un altro, la conoscenza e l’amore cheemananodalPadreedalFigliounitiinsieme.LoSpiritoSantoèsoltantoinquantoèdialtri.LoSpiritoSantononsiappartiene,maappartienealPadreealFiglio.

3. Il concetto di persona nella cristologia16.

Si parte dalla formulazione del dogma cristologico: due nature unapersona,quelladivinadelLogos.

J. Ratzinger sottolinea che durante molto tempo si sono dovuti faregrandi sforziper superare ledeformazionidiquestodogma.

La prima deformazione è la diminuzione dell’umano in Cristo. Lapersonaèciòchedipiùelevatoviènell’uomoeCristonesarebbeprivo,quindinonèpienamenteumano.Piùvicini anoi sarebbero laMadonnae i santiche sonopersonecomenoienonCristo,cheèDio.Taledefor-mazioneèancoramoltodiffusanellamentalitàpopolare.

L’arianesimo e l’apollinarismo hanno negato l’esistenza dell’animaumana in Cristo. I monoteliti negavano la volontà umana di Cristo. Ilmonoenergismopurammettendolavolontàumananegavalaattuazionediquestavolontà,pernonpregiudicarequelladivina.Assistiamo tra iPadridellaChiesaadunadifesa,pezzoperpezzodellaumanitàdelSignore.

L’errore di fondo che portava alla diminuzione della umanità diCristo, consisteva nella comprensione della persona dal punto di vista

16 Ibidem,182-189.

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sostanziale,mentreinveceinCristovavistadalpuntodivistaesistenziale.La definizione di Boezio non ha aiutato perché è basata sulla sostanza:rationalis naturae individua substantia. Riccardo di San Vittore ha formu-lato lapersonaapartiredall’esistenza: esistenza incomunicabiledinaturaspirituale (spiritualis naturae incommunicabilis existentia). Anche SanTommasoconsidera lapersonadiCristodalpuntodivistadell’esistenza.

Tuttavia, secondo Ratzinger, quest’ultimo reputò che la persona diCristofosseunaeccezione.Per l’antropologiaeglimanterrebbe lavisionefilosofica tradizionale. Quindi neanche dalla cristologia abbiamo avutoun trasferimento all’antropologiadel concettodipersona come relazioneecomeesistenza.

Una luce importante viene dal terzo Concilio di Costantinopoli nelVIIsecolo(681d.C.)17, lacuidottrinafutrascurataedimenticatasoprat-tutto dalla teologia occidentale. Esso affronta il significato esistenziale espiritualedeldogmadiCalcedonia,“unapersona induenature”:

«comepuòunapersonavivereconduevolontàeconunintellettoduplice?Nonsitrattavaaffattodiquestionilegateapuracuriositàintellettuale;quisiamo in gioco proprio noi stessi, è in gioco la domanda: come possiamoviveredabattezzati,edunquedapersoneperlequali,comeaffermaPaolo,deve valere: non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me (Gal 2,20)?»18.

Vengono respinte sia la posizione che presenta un Cristo senzavolontà e senza forza umana; sia la posizione che presenta Cristo condue volontà che agiscono in campi separati, come uno schizofrenico. IlConcilio opta con coraggio per una ontologia della libertà, affermandoche l’unità in Cristo avviene sul piano della esistenza, nella comunionedelle due volontà. Se l’unità è la comunione allora siamo nell’atto dellalibertà. La volontà umana di Cristo esprime il suo sì alla volontà divinadelLogos,ediventanounaesistenzialmente,marestandoduerealtàauto-nome ontologicamente. Tale unità realizza una vera e nuova dimensionedell’essere che deriva dall’amore, è risultato dell’amore e della libertà.L’obbedienza del Figlio al Padre, viene realizzata anche dall’uomo Gesùcon piena libertà. Nello scambio il Logos, la persona del Logos, assume

17 J. RatzingeR,Guardare al Crocefisso,Jacabook,Milano1992,80-82.18 Ibidem,80.

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l’essere uomo Gesù, «e ne parla con il proprio io: sono disceso dal cielonon per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato»(Gv6,38).

Qui assistiamo al vero scambio umano e divino, alla comunione fraCreatoreecreatura.

«Neldolorediquesto scambio, e soltantoqui, si compie la fondamentaleeunicamente redentrice trasformazionedell’uomochemuta le condizionidel mondo. Qui ha la sua nascita la comunione, qui nasce la Chiesa. Inquantoveromutamentodell’uomo, l’attodipartecipazioneall’obbedienzadel Figlio è ad un tempo l’unico atto efficace ed operativo al fine di rin-novare e mutare la società ed il mondo: solo dove questo atto ha luogo,accadeilmutamentocheportaallasalvezza–alregnodiDio»19.

Questo atto è la vera libertà, che si realizza nella liberazione dallachiusura, dalla prigionia dell’essere umano, la quale si concretizza nellamancanza di comunicazione e apertura e nella mancanza di comunione.La libertà vivenell’amore,nelladonazione,nella apertura agli altri.Taleattodi libertà,di amore viene realizzatodaCristo inmodopiù ampio etotale: la comunione fra Dio e uomo e la comunione di tutti gli uominiinLui fra loroeconDio20.

4. La persona nell’antropologia

La seconda deformazione consiste nella mancata applicazione all’an-tropologia, pensando che Cristo “relazione” nella sua persona sia un’ec-cezione ontologica, slegata dalle regole e dal resto del pensiero umano;che Egli debba rimanere slegato dalla interpretazione dell’insieme dellarealtàedell’essere.

19 Ibidem,81-82.20 Cf.Ibidem,111:«se,perlenostreconoscenze,dovessimodirechecosacaratterizza

unaprigionia,dopoqualcheriflessionegiungeremmoallaconclusionecheciòcheètipicoèlaprivazionedellalibertàe,poi,piùprofondamenteilfattocheall’uomoètoltalacomu-nicazione,lacomunioneeilrapportonormaleconglialtri,econessianchelanormalepar-tecipazioneadun’attivitànelmondo.[…]Comunioneepartecipazione.Questeduerealtàdannoallanaturaumanailcontenutocheadessaèproprio.Dovelesonotolteentrambe,leèsottrattaanchelasuaidentità».

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Invece la fedepresentaCristo sì come il casounico,masvela inLuianche l’enigma dell’uomo: l’ultimo Adamo, il secondo uomo, viene vistocomeilcompimentodellaideadiuomo,nelqualeabbiamolapienaluce,ladirezioneversocuiprocede l’uomo.

Si possono rilevare tre applicazioni dalla teologia e dalla cristologiaall’antropologia:

a) Lo spirito è l’essere-in-relazione, la capacità di vedere sé stesso el’altro. Soltanto superando se stesso lo spirito comprende sé. Questa èla differenza con la materia, che è «ciò che viene proiettato su di sé».Lo spirito è «ciò che proietta se stesso», è se stesso nel superare sé, nelguardare l’altro e nel ritornare su se stesso (come dice Hedwig Conrad-Martius). L’apertura alla totalità fa parte dello spirito. Solo nell’esserepresso l’altro egli diventa se stesso. Queste riflessioni concordano con lafrasedelVangelo:«Soltantochiperde se stesso, si ritroverà» (Cf.Mt10,39).

Lo spirito è quell’essere che è in grado di pensare non soltanto asé stesso e all’esistente, ma al totalmente diverso, al trascendente, a Dio.L’uomo rispetto agli animali è in grado di comunicare con Dio. Ciòdifferenzia lo spirito in modo notevole dalle altre forme di coscienza,che incontriamo negli animali. Quanto più l’uomo con il suo spirito siavvicina a Dio e conosce Dio, tanto più diventa uomo, secondo l’esserespiritualecheè.

b) Due nature nella persona del Logos. In Cristo esiste in formaradicale l’esserepresso l’altro.La relativitàverso il totalmentealtroègiàradicalmenteaffermataprimadiogni formadicoscienza,comel’elemen-to portante della sua esistenza. Questo essere-totalmente-presso-l’Altroporta al pieno compimento di sé, all’essere-presso-se stesso. L’uomo cheè radicalmente accanto aDiononviene annullato,ma al contrario vienepienamente realizzato e affermato, giunge alla sua più alta possibilità,andareversol’Assoluto, lapienarelativitàall’Assoluto,all’assolutezzadel-l’amoredivino.L’uomoèconnessocon l’eterno,equindivieneproiettatofuoridallastoria,comedirezioneallaqualetende(laescatologiafapartedella dimensione della persona, l’apertura alla vera vita è “personale”).Ciò può essere realizzato a partire da qualsiasi momento della storia,tuttavia la storia nel suo insieme ha a che fare con il destino definitivo

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diciascuno.Laposizionediciascunonellacomunionedefinitivadipendedalla realizzazionedella storianel suo insieme.

c) La cristologia inserisce nel concetto di persona, oltre alla dimen-sione io-tu, ladimensionedelnoi.Nonci si limita all’iouomoe tuDio.«Da tutti e due i lati, invece, l’io è nascosto entro un noi più grande»21.LapersonadelVerboconlaqualeciincontriamositrovanelladimensio-nedelnoidiDio. Inoltre l’umanitàdiCristo rimaneapertacomespazioper il noi degli uomini che vi si raccoglie per rivolgersi al Padre. «Conquesto noi trinitario, con il fatto che Dio esiste come un noi, è già statoapprontatoanche lospazioper ilnoiumano»22.

La liturgia lo realizza costantemente: “per Christum in Spiritu Sancto ad Patrem”.Unaccenno importanteaquestopuntovieneconsideratoneln.13della letteraenciclicaDeus Caritas est:

«la “mistica” del Sacramento ha un carattere sociale, perché nella comu-nione sacramentale io vengo unito al Signore come tutti gli altri comuni-canti […]. L’unione con Cristo è allo stesso tempo unione con tutti glialtri ai quali Egli si dona. Io non posso avere Cristo solo per me; possoappartenerglisoltantoinunionecontuttiquellichesonodiventatiodiven-teranno suoi. […] Diventiamo “un solo corpo”, fusi insieme in un’unicaesistenza».

5. La persona e la resurrezione di Cristo

Nellaresurrezioneviene implicato ilconcettostessodiDio:Egliè ilDio dei vivi. Coloro che sono in comunione con Dio vivono come viveDio. Ma se non vivono allora anche Dio è morto. Questo argomentoviene usato da Gesù contro i sadducei, facendo riferimento ai patriarchie a Mosé. Un argomento simile viene usato da San Paolo quando diceche se imorti inCristononrisorgonovanaè lanostra fede inCristo, inquantodimostradinon essereDio vivente, se coloro che sono in comu-nione con Lui non risorgono (1Cor 15, 12-28). Inoltre la promessa dellarisurrezionesiriferisceancheallospazio,al tempoeallamateria,perché

21 Dogma e predicazione,187-188.22 Ibidem,188.

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nella risurrezioneDiodimostradi essere anche ilDiodel cosmoedellastoria.

«La fede nella risurrezione non appare come facente parte di una specu-lazione cosmologica o storico-teologica, ma è vincolata ad una persona,a Dio nel Cristo. La teologizzazione della fede nella risurrezione, […] sirivelaoraesserepureunapersonalizzazione»23.

Specialmentenella teologiadiSanGiovanni la resurrezione

«nonapparecomeunlontanoeventoapocalittico,bensìcomeunfattochesiverificahic et nunc.Ovunquel’uomoentrinell’“Io”delCristo,egliègiàentratonellospaziodellavitadefinitiva.[…]Perchél’“Io”diDioèresurre-zionee,diconseguenza,lafede,chesignificacomunionetraGesùel’uomo,garantiscel’attraversamentodellalineadellamortegiàoggiequi»24.

Giànell’anticotestamentosicapiva lamortecomel’incomunicabilitàconDioeconglialtri,e l’amoreeraconsideratopromessadivita.MainCristotaleamorediventaeffettivamentecapacedisuperarelamorte,nonpiùcomeuna indicazione,macomeuna realtà.«Il confine fra lo sheol elavitapassainmezzoall’esistenzaumana.NelCristo, l’uomoènellavita,equestodefinitivamente»25.

6. La persona, l’immortalità, la storia e l’escatologia

Da quanto appena visto possiamo dire che l’immortalità cristianadipendedalconcettodiDio:ilDiodeiviventichiamalasuacreaturapernome,personalmente,equestacreaturacheè l’uomononpuòperire.Lavita eterna non scaturisce dalla forza dell’uomo, ma dalla relazione conDio, che per l’uomo è costitutiva. Diceva molto bene San Tommaso chelafinalitàdell’uomononsipuòcompieresenzacheDiodoniilsuocom-pimentonellapartecipazione inDio stesso, cosa che l’uomoda solononpotrà mai raggiungere. Tale realtà definitiva di vita eterna comprendeanche il rapporto interumano,

23 J. RatzingeR,Escatologia,Cittadella,Assisi1979,129-130.24 Ibidem,131.25 Ibidem,131-132.

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«perché l’uomo non dialoga da solo con Dio e non entra in una eternitàcheappartienea lui soltanto,bensì ildialogocristianoconDiopassapri-mariamenteattraversogliuomini.EssosirivelanellastorianellaqualeDiodialogacongliuomini;essoavvienenel“noi”deifiglidiDio»26.

Lacommunio sanctorumrendeildialogotragliuominipartecipedeldialogo trinitario,equindigiàpartecipedieternità inqualchemodo.

Lacondizionedirelazionefragliuomini,diessereuncorpo,rendelastoriacomunea tutti,nel sensoche tuttiabbiamoresponsabilitàesentia-moleconseguenzediquantosiamoediquantofacciamo.Laconclusionedella storia non smette di riguardare tutti, anche quelli che attualmentenonsonopresentinellastoria,avendoconclusoilloropercorso.Ilproces-sodella storiaper lorononrimane indifferente. Il terminedella storiahaunaimportanzapersonale.Laconclusionedellastoriariguardatuttietuttiseguono il suocammino.Daunaparte si vede l’importanzadelpercorsostorico, e la necessità di impegnarsi per renderlo sempre più confacenteaCristo.Dall’altra sivedeanche lanecessitàdella fase intermedia,primadella fine della storia, per tutti coloro che hanno smesso di vivere nelmondo.

7. La persona e la morale dell’amore

Noi siamo interdipendenti, siamo in relazione. La nostra esistenzaha lasuadignitàpiùprofondaperquestarelazione,checi rendesimiliaDio, che ci mette in relazione a Dio, e ci svela in modo chiaro la inter-dipendenza fra noi. Questo significa essere persona ed avere la dignitàdi persona27. Oltre al problema giuridico la dignità della persona è unproblema morale, che passa per il cuore di ciascuno. La nostra natura èdinonpoter essereusati,madi ricevere rispetto, accoglienza,«ildivietodi uccidere un essere umano esprime la forma più acuta del divieto dipoteressereusatocomeunacosa».

La coscienza di questa relazione deve crescere sempre di più: «ilvoltodell’altroècaricodiunappelloallamia libertàperché loaccolgae

26 Ibidem,170-171.27 J. RatzingeR,L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture,Cantagalli,Siena2005,

81ss.

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meneprendacura»28.Èmolto importante ilmodocomeguardiamo l’al-tro.Talemodoèanche lamisuradime.Quindi l’altroè ilmiocustode.«Nellamisuraconcuimisuri l’altrosaraimisurato»(Mt7,2).Questori-spondeanchealladomandasullapossibilitàdiconoscerese l’embrioneèpersona.Ladomandaveraè:«qualesguardomeritadapartenostra?».Infondo è lo stesso che avremmo meritato noi nelle sue condizioni, che difattoabbiamoavuto.Losguardocostantesudinoiè losguardodimise-ricordiadiCristo,checisvelaladignitàdipersona,findalprimoistante,su tutti noi, senza distinzioni, con la massima considerazione. Ci è statasvelata da Cristo. Pertanto il cristianesimo è la memoria costante dellosguardo di Dio su di noi, la memoria costante della nostra dignità. Ladignitàe lanostraassolutezzasonofattedaquestoriferimentoreciproco,e inultimoterminedal riferimentoaDio inCristo.Nonvale l’obiezioneche misura la quantità di relazione di cui siamo capaci attualmente dalpunto di vista psicologico, dello sviluppo o dell’età, perché si tratta diun dato di natura esistenziale29. Si tratta di una obiezione materialista,chevuolemisurare laquantità e la funzionalitàdi tale relazione.Lamiaesistenzaè aperta alla relazione, e il fattodi essereminimo significa cheèpotenzialmentemassimalarelazione.Ladotazionepersonale,minoreomaggiore,è sempreaperturaalla relazione,a ricevereeadare.

Da questa visione viene anche l’imperativo morale: debbo cercare ilmiobene,madebbocercareilbeneditutti,nellamisuradellemiepossi-bilità.Debbodarequellochehoaglialtri.Daquilacoincidenzadelmiodoveree lacarità.Nelcamposocialepossiamovedere ildestinocomunedeibenichepossediamo.

Riguardoall’originediognipersonaedella immoralitàdella«ripro-duzionein vitro»30J.Ratzingersostienechesiamodifrontealladecisionedifondoseprescinderedallalibertà,esostenereperl’avvenirel’esistenzadiunuomosenza libertà.La libertàesisteoriginariamentenell’attocrea-torediDio,gratuitoe infinitamente libero,nelqualecomunicaqualcosadi sé all’uomo. Soltanto in un atto di suprema libertà può esserci un

28 Ibidem,82.29 Ibidem,85.VienecitatoinpropositounlungopassodeltestodiRomanoGuardini,

I diritti del nascituro.30 J. RazingeR, Uno sguardo teologico sulla procreazione umana, in “Medicina e

Morale” 38 (1988), 507-521. Poi ripreso da aa.VV., Bioetica, un’opzione per l’uomo. Iº Corso Internazionale di Bioetica. Atti,JacaBook,Milano1989,197-213.

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La“persona”nelpensieroteologicodiJ.Ratzinger 155

nuovo inizio; e questo è quanto avviene nella creazione divina di ognipersona umana, la quale è intrinsecamente esistente nella libertà: vienedalla libertà dell’amore ed è capace di vivere nella libertà dell’amore.Chiamiamo procreazione il concepimento di ogni essere umano, nell’in-controdiunuomoeunadonna:

«ilrisaltodatoall’attocreativodapartediDiolungidalrenderesuperflualareciprocitàumana, leconferisceanzi tutto il suovalore:proprioperchéqui entra in gioco Dio stesso, il trasporto dei cromosomi non può essererealizzatoinunmodoqualsiasi».

SevogliamotoglieredimezzoDioelasuagratuitàdaquestoeventotogliamo la gratuità dell’incontro reciproco. La concezione vera di ogniuomo richiede questa apertura: non rinchiudersi nel ristretto ambito dellaboratorio e della provetta che si limita ad attivare un meccanismo ri-produttivo.Bisognamantenersiapertiacapire ilnuovo inizio, lacreazio-ne della persona. Ciò richiede un ambito personale in cui c’è la libertà:la donazione libera e totale di due persone. In quelle libertà lasciamoanchespazioallalibertàdiDio.Questaèla“natura”entrolaqualedeveavvenire la procreazione. Bisogna prima di tutto liberamente decideredi accettarsi provenienti dalla libertà e nella libertà, oppure decidere diabolire questa origine e farla diventare un meccanismo, e pertanto con-cepireunuomochenonè libero.

«La difesa della preminenza di ciò che è personale è, nello stesso tempo,ancheunadifesadella libertà,perché solo sec’è lapersonae solo seessaè il luogo sintetico di tutta la realtà umana, si da anche precisamente lalibertà»31.

La voglia di prescindere dalla procreazione e dalla libertà della do-nazione delle persone, per preferire un meccanismo riproduttivo, nascedalla invidia dell’uomo nei confronti della libertà creatrice di Dio. Essavienevistacomeunpotereda invidiare.Pertantosivuolesopprimereedimpedirle di operare. Ma nell’affanno di sostituirla si giunge soltanto aduna operazione meccanica, che abolisce completamente la libertà, anchequelladellapersonaumana.Sivedeallorachesolamentenellalibertàdi-

31 Ibidem.

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PaoloScarafoni156

vinacheè l’originediogni libertàpuòsussistere la libertàdellapersonaumana.L’uomodeverimanereapertoaDiosevuoleessereséstesso.Dionon è colui che opprime l’uomo, ma colui che lo libera. «L’idea di Dionon è affatto il polo opposto rispetto alla libertà dell’uomo, ma invece ilsuopresuppostoe il suofondamento»32.

Laradiceprofondadelladignitàdiogniuomo,stanell’essere imma-ginediDio:

«immaginidaonorare,da rispettare,daaiutarenellamisuradelpossibile,certamente,masoprattutto,immaginidiCristo,portatricidiunmessaggioessenziale sulla veritàdell’uomo. […]Dire cheDio ci ha creati a sua im-magine, significa dire che egli ha voluto che ciascuno di noi manifesti unaspettodel suo splendore infinito, che egli haunprogetto su ciascunodinoi, checiascunodinoièdestinatoadentrare,perun itinerariochegli èproprio, in una eternità beata. La dignità dell’uomo non è qualcosa chesi imponeainostriocchi,nonèmisurabilenéqualificabile, essa sfuggeaiparametri della ragione scientifica e tecnica; ma la nostra civiltà, il nostroumanesimo,nonhafattoprogressisenonnellamisuraincuiquestadignitàèstatasemprepiùuniversalmenteepiùpienamentericonosciutaasemprepiùpersone»33.

8. La persona e la fede

La fede è condivisione, sapere non autonomo34, perché si basa sulfattore della fiducia reciproca: il sapere dell’altro diventa il mio sapere.Ciò significa anche partecipazione: il sapere viene condiviso fra tutti.Inoltrenessunoconosce tutto,maesisteuna realedipendenza reciproca,in una rete di solidarietà. Non si può conoscere Dio senza essere nellacondivisione con gli altri, anche perché Dio ripudia l’esclusività (con-trariamente ai gruppi settari), e si mostra solamente a coloro che sononell’atteggiamento di condivisione. Possiamo dire che per dare fiduciaagli altridaiqualiposso avere conoscenzadiDio e comunione conLui,debboesserepredispostoadaprirmi aDio (nel silenzioenella vigilanza

32 Ibidem.33 J. RatzingeR, A immagine e somiglianza di Dio: Sempre? Il disagio della mente

umana, Conferenza Internazionale organizzata dal Pontificio Consiglio per la PastoraledellaSalute,28novembre1996.

34 Perquestopuntocf.:L’Europa di Benedetto,95-142.

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interiore che prende coscienza della possibilità di un accesso diretto alCreatore e a diventare figlio di Dio35), «ma è essenziale il fatto che nonpossocostruire lamia fedepersonale inundialogoprivatoconGesù»36;equindilamediazionedeglialtriuominidiventaveramentepersonale,ingrado di mettere in rapporto personale con Dio stesso. Ciò non avvieneinuna conoscenzadi tipo tecnicoo astratto.EDionon simostramai amesenzachelamiaaperturaaluipassiancheperlaaperturaelafiduciaagli altri, perché Dio non si mostra ad un io isolato37. La fede sopran-naturale è fondata in Cristo, perché la catena di fiducia che ci apre e ciliberadallanonconoscenzaedalle tenebre,habisognodiqualcunochevedaveramente,alqualedarefiduciaeversoilqualetrasmetterefiducia.GesùCristoècoluichevedeveramenteDio.Quindilanostrafedeècol-legata alla visione di Cristo. In questo senso la fede ci libera veramente.La luce di Gesù Cristo si riflette sui santi, con almeno «un raggio delsuo splendore»38, e pertanto la nostra fede è collegata anche ai santi. Lateologia che riflette sulla fede si poggia umilmente sulla esperienza deisanti che partecipano della esperienza di Dio in Cristo. La presenza deicristianièunafontediliberazioneperilmondochesitrovanellaprigio-niadellanonconoscenzadiDio. Icristiani fra lorosiaiutanoacrescereverso lavisione.La fiduciadichiaccoglie laconoscenzadiDioper fedecrescenaturalmentenellaconoscenzadirettadiCristoediventaesperien-za,visione inCristo.

La fede pertanto è personale in questo senso: «una relazione auten-tica che diviene “comunicazione” non può nascere che dalle profonditàdellapersona»39.

35 J. RatzingeR,Guardare Cristo, esercizi di fede, speranza e carità,JacaBook,Milano1989,63-64.Siveda l’interessanteanalisidel rancoreversoglialtrieverso laChiesa, sin-tomodellachiusuraversoDio.

36 Guardare Cristo,33.37 Abbiamosottolineatovarievoltenelpensierodi J.Ratzinger laconcezionedell’in-

controconCristoeconDiononsoltantoindividuale,manellaaperturaecomunionecontutti gli altriuomini; essa èmaturata in lui anchedal contatto con leoperediHenRy de LuBac(cf.Cattolicismo,JacaBook,Milano19922,specialmente247-265),secondoquantovienespiegatodaluistessoinLa mia vita,SanPaolo,Milano1997,64.

38 L’Europa di Benedetto,132.39 Ibidem,138-139.

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«La mediazione attraverso Gesù e quella dei santi che ne deriva si uni-scono [nella seguente] riflessione.L’attodi fede èunattoprofondamentepersonale,ancoratonellapiùintimaprofonditàdell’ioumano.Maproprioperchéessoèprofondamentepersonale,èancheunattodicomunicazione.[…] La fede è, in corrispondenza, a partire dalla sua più intima essenzaun“co-essere”,una fuoruscitadaquell’isolamentodelmio iocheè la suamalattia»40.

Credere è fidarsi di Gesù, è comunicare con Gesù. Soltanto Cristodà lapossibilitàdiusciredalle ristrettezzedelproprio io,perchéè coluicheèveramenteapertoedisponibile intutti isensi.Noipossiamoentra-re con lui nella comunione ed acquisire il suo stesso modo di vedere ediessere.SiamounitiaDio,esiamoancheunitiaglialtriuomini.SiamocontemporaneidiCristo.Siamounnoiconglialtricredenti,unnoidellaChiesa.Nonsipuòcredere,esserediCristo,dasoli.Siè insiemeconglialtri,con iqualiCristoèunitoevuoleessereunito.

9. La persona e la speranza

Lasperanzaèpersonale,nellapersonadiCristo41; la speranza signi-fica che siamoottimistiperché sappiamocheconcretamentenella storia,nella nostra vita, interviene qualcun altro che ha la possibilità reale ditrasformare il nostro destino di infelicità e di morte, cosa per noi im-possibile da realizzare. L’ottimismo ideologico è diverso dalla speranzacristiana42. Esso si basa sulle nostre capacità che vengono idealizzatefalsamente, e resta sempreungrande timoredi fallimentoe frustrazioneche puntualmente avviene. La speranza cristiana è posta nell’apertura aDio. Sappiamo che la storia è nelle mani di Dio, il quale interviene e sirende presente con l’amore e la misericordia fin dove si toccano i puntipiùbassiedolorosi43.Perfinonellamortevieneadesserepossibilel’aper-

40 Guardare Cristo,31-32.Cf.ancheL’Europa di Benedetto,139:credereè«unmododi“esserecon”,diromperequell’isolamentodelmioio,cheèanchelasuamalattia».

41 Guardare Cristo,35-55.42 Ibidem,39-42.43 Ibidem, 47: «anche dopo Auschwitz, dopo le tragiche catastrofi della storia, Dio

restaDio;egli restabuonod’unabontà indistruttibile.Rimane ilSalvatore,nellecuimanil’attività crudele e distruttiva dell’uomo viene trasformata dal suo amore. L’uomo non èl’unicoattoredellastoria,eperciòlamortenonhal’ultimaparolainessa.Ilfattocheesiste

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tura a Cristo. La speranza è tutta nella apertura e nella consapevolezzadiessere insiemeaCristo; la speranzaèpossibilenelnoidiCristo,nellapartecipazioneaLui.Lasperanzacristianasuperalamorte,epertantosiriferisceadun futurochemiriguarda.

Il paradosso delle beatitudini mette in evidenza una felicità cherealmentedevevenirepercolorochesi trovanonell’afflizione.Laparoladi Cristo indica un futuro che si deve realizzare: «Beati gli afflitti». «Ilsoggetto segretodelDiscorsodellamontagnaèGesù»44.Perquestononè un discorso moralista ed irreale. È invece una parola di speranza checoncerne il futuro nascosto nel presente, perché nella comunione conGesù l’impossibilediventapossibile.

La consistenza di questa speranza viene confermata dalla paraboladella casa costruita sulla roccia, che è in grado di affrontare le tempesteelealluvioni.Invececolorochecostruisconosullasabbiasonocolorochenon si uniscono a Cristo, coloro che non si aprono alla sua parola, chenon la fanno entrare nella loro vita. Essi sono come il demonio che si èfermato sulla sabbia del mare (Ap 12, 18). Non hanno consistenza e ver-rannotravoltidalle tempeste. Il lorodestinoè ladisgraziae larovina.

L’uomo attuale occidentale si è voluto isolare da Dio, ed è divenutoincapacedivedereilvaloreeilsensodellavita;ècadutoprogressivamen-te in una accidia metafisica, in cui giunge a considerare che è meglio senon esiste. «La sua essenza è la fuga da Dio, il desiderio di essere soloconsestessoeconlapropriafinitezza,dinonesseredisturbatodallavi-cinanza di Dio»45. Secondo l’insegnamento di San Tommaso d’Aquino eilCatechismoromano,J.Ratzingerdefiniscelapreghieracome«lalinguadella speranza».«Lapreghieraè speranza inatto»46.

10. La persona e la carità

La nostra identità deve realizzare una svolta copernicana47, e capireche il centrodinoi stessi èoccupatodaDio,daCristo, intornoalquale

unaltroattoreèl’ancorafermaesicuradiunasperanzacheèpiùforteepiùrealedituttelepauredelmondo».

44 Ibidem,51ss.45 Ibidem,61.46 Ibidem,54-55.47 Guardare Cristo,92.ConcettoripresodalcaRd. de BeRuLLe,Le grandezze di Gesù,

SanPaolo,Milano1998,30.

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noi realizziamo la nostra danza, il nostro giro. Ciascuno di noi insiemea tanti altri che hanno lo stesso valore di fronte a Lui, e sapendo cheEgli dispensa la sua bontà e misericordia nei confronti di tutti quantiloro,eancheame.Lamiaidentitàsichiariscecomerealmentepersonalequandocogliequestadimensionecomunitaria,quandoècapacediusciredalla chiusura e dal buio nei quali si è rinchiusa. La carità, l’amore perDio con tutto se stesso, e l’amore del prossimo come sé, è la condizioneautenticadellapersonaumana.

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LA IGLESIA, SACRAMENTUM SALUTISSEGÚN J. RATZINGER

feRnando ocáRiz

PATH 6 (2007) 161-181

Sueleafirmarseque laeclesiologíadeJosephRatzingergiraentornoa tres conceptos fundamentales: Cuerpo de Cristo, Pueblo de Dios ySacramento1. La Iglesia radicalmente es misterio: visiblemente es unPueblo, el Pueblo de Dios, que constitutivamente es Cuerpo de Cristo yoperativamenteesSacramento2.

Las reflexiones de Joseph Ratzinger sobre la sacramentalidad de laIglesia y su vinculación con las nociones de Pueblo de Dios, de Cuerpode Cristo y de Comunión, con su centro en la Eucaristía, presentan unagran variedad de aspectos. En estas páginas, se seguirá una exposiciónque,considerandoagrandesrasgoslacronologíadelosescritosdequienhoyeselSucesordePedro,permitadestacar juntoa losaspectosprinci-pales también el coherentedesarrollode supensamiento sobre la Iglesiaen cuanto Sacramento de salvación, sin necesidad de tratar otras impor-tantescuestioneseclesiológicaspresentes tambiénensusescritos.

1. La dimensión eucarística de la Iglesia

La relación entre Iglesia y Eucaristía estuvo presente desde el prin-cipio en el pensamiento de Joseph Ratzinger. Como él mismo narra, en

1 Cf. por ejemplo, tH. WeiLeR, Volk Gottes-Leib Christi: Die Ekklesiologie Joseph Ratzingers und ihr Einfluss auf das Zweite Vatikanische Konzil,Grünewald,Mainz1997;z. gaczynsKi,L’ecclesiologia eucaristica di Yves Congar, di Joseph Ratzinger e di Bruno Forte,Pont.Univ.Gregoriana,Roma1998;p. maRtucceLLi,Origine e natura della Chiesa: la pro-spettiva storico-dommatica di Joseph Ratzinger,PeterLang,FrankfurtamMain2001.

2 Cf.p. maRtucceLLi,Origine e natura della Chiesa,cit.,460.

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1947, especialmente con la lectura de Corpus Mysticum, de Henri deLubac,selepresentóunnuevopanoramaparaprofundizarenelmisterioeucarísticoensurelacióncon launidadde la Iglesia3.

Tres años después, en 1950, bajo la dirección de Gottlieb Söhngen,comenzó a trabajar en la tesis doctoral – Pueblo y casa de Dios en san Agustín –, que terminaría en 19544. En san Agustín, Ratzinger encuen-tra la “conexión” entre Pueblo de Dios, Cuerpo de Cristo y Eucaristía:el Pueblo de Dios es la comunidad sacramental del Cuerpo de Cristo,no de un modo sólo simbólico, porque el Pueblo tiene como centro elunus panis – unum corpus multi sumus5.En lapresentaciónque,en1978,Ratzingerhacedeaquella tesisdoctoral,comenta:

«“PueblodeDios”esunaafirmaciónmetafóricaextraídadelAntiguoTes-tamento.TieneunvalorexclusivamentealegóricoysuaplicaciónalaIgle-sia depende de la posibilidad de aplicar a la Iglesia “de modo alegórico”elAntiguoTestamento.“CuerpodeCristo”,porelcontrario,expresaunarealidadobjetivade esta comunidad: ésta resulta constituida enunnuevoorganismo,apartirde laasamblea litúrgica. [...].La relecturacristológicadelAntiguoTestamentoylavidasacramentalcentradaenlaEucaristíasondoselementoscentralesdelavisiónagustinianadelaIglesia»6.

Laelaboracióndelatesisdoctoralsupusounrecorridohistóricoporla patrística, con el fin de rastrear el concepto de “Pueblo de Dios” enlos siglos III y IV, especialmente en san Agustín. El doctorando alemánhabíaestadoencontacto–comoseacabaderecordar–con laeclesiolo-gía eucarística de origen francés, en la que encontró uno de los motivoscentralesdesueclesiología7.Enelperiododeentreguerrassehabíadesa-rrollado una eclesiología espiritual, que dejaba demasiado en sombra losaspectos externos e institucionales de la Iglesia. Sin embargo, Ratzingerpone de relieve que la Iglesia es a la vez Pueblo de Dios y Cuerpo mís-ticodeCristo,enelqueelCuerpoeucarísticodelSeñoresprecisamenteel sacramentode launidad,de lacomunión.

3 Cf.Mi vida; recuerdos (1927-1977),Encuentros,Madrid1997,74.Todos los textosquesecitansinmencióndelautorsondeJosephRatzinger.

4 Cf.Ivi,73.5 Cf.Popolo e casa di Dio in sant’Agostino,JacaBook,Milano1978,331.6 Ivi,XII-XIII.Cf.La sal de la tierra, Palabra,Madrid1997,201-202.7 Cf.A.NICHOLS,Joseph Ratzinger,SanPaolo,Alba1996,56;cf.259.

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LaIglesia,Sacramentum salutissegúnJ.Ratzinger 163

En el artículo Origen y naturaleza de la Iglesia, de 1956 (recogidodespués en el volumenEl nuevo Pueblo de Dios), JosephRatzinger conti-núa sus reflexiones acerca de la eclesiología eucarística: la Iglesia, nuevacomunidadvisibledesalvación,hanacidodelaEucaristía,delCuerpodeCristo, y es en la Eucaristía donde la Iglesia tiene su permanente centrovital8.Deahí también,comoexpondríaen1958enunacélebreconferen-ciapronunciadaenelInstitutoPastoraldeViena,lanecesidadderecono-cer y vivir la Eucaristía como sacramento de la fraternidad9. En los añosposteriores al Concilio Vaticano II, Ratzinger vuelve una y otra vez a su-brayar, concrecienteprofundidad,que la clavede launidaden la Iglesiaseencuentraenelmisterioeucarístico.Asíapareceenuntextode1969:

«Elcontenido,elacontecimientodelaEucaristía,eslaunióndeloscristia-nosapartirde su separación,para llegara launidaddelúnicoPanydelúnico Cuerpo. La Eucaristía se entiende por tanto en sentido dinámico yeclesiológico.EselacontecimientovivoquehacealaIglesiaserellamisma.La Iglesia es comunidad eucarística. Esta no es simplemente un Pueblo:constituidapormuchosPueblos,setransformaenun soloPueblograciasauna solamesa,queelSeñorhapreparadopara todosnosotros.La Iglesiaes,porasídecirlo,unareddecomunidadeseucarísticas,ypermanecesiem-preunidapormediodeun únicoCuerpo,elquecomulgamos»10.

Y, en las homilías sobre la Eucaristía pronunciadas en 1978 en laiglesia de San Miguel de Munich, el ya Cardenal Arzobispo Ratzingerobservaba cómo hasta en la iglesia más humilde de un pueblo, en lacelebración de la Eucaristía se hace presente el completo misterio de laIglesia, al hacerse presente el Cuerpo de Cristo11. Por eso, la Eucaristíase celebra siempre con toda la Iglesia; tenemos a Cristo, si lo tenemoscon losdemás12.De igualmodo,enunaponenciade1984tituladasigni-ficativamente Communio, Ratzinger señalaba que el nexo de unión en la

8 Cf. El Nuevo Pueblo de Dios. Esquemas para una eclesiología, Herder, Barcelona1972,92-93.

9 Cf.La fraternidad cristiana,Taurus,Madrid1962,90.10 La Eucaristía, centro de la vida: Dios está cerca de nosotros, Comercial Editora de

Publicaciones,Valencia2003,128.Cf.Iglesia, ecumenismo y política. Nuevos ensayos de ecle-siología,BAC,Madrid1987,11;Caminos de Jesucristo,Cristiandad,Madrid2004,108-115.

11 Cf.La Eucaristía, centro de la vida,cit.,57.12 Cf.Ivi,134.

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FernandoOcáriz164

Iglesia tiene su fundamento en la Encarnación y la Eucaristía, que pro-ducecomoefectolatransformaciónpersonalydetodalacomunidad,demaneraque lacomuniónconCristoes tambiénnecesariamente lacomu-nión con todos los suyos13. La Eucaristía es sacramento que crea unidadyque,a suvez,exigeunaunidadpreviaparapodersercelebrada.

LacomunióneucarísticanosllevaalacomuniónconCristoyconsuIglesia,paraal final llegara lamismacomuniónde todosconDios14,demanera que, para la salvación, la necesidad de la Iglesia coincide con lanecesidadde laEucaristía:

«LaEucaristía esnuestraparticipaciónenel acontecimientopascual y,deesta forma, constituye la Iglesia, el Cuerpo de Cristo. A partir de aquí sepercibelanecesidadsalvíficadelaEucaristía.LanecesidaddelaEucaristíaesidénticaalanecesidaddelaIglesiayviceversa»15.

La esencial centralidad de la Eucaristía, en el ser y en la vida de laIglesia, es tal que se puede afirmar que «la Iglesia es Eucaristía». Asílo expresaba el Cardenal Ratzinger en una conferencia pronunciada enBrasilen1990:

«Iglesia es Eucaristía. Esto implica que la Iglesia proviene de la muerte yla resurrección, pues las palabras sobre la donación del Cuerpo habríanquedadovacíasdenohabersidounaanticipacióndelSacrificiorealde lacruz,lomismoquesumemoriaenlacelebraciónsacramentalseríacultodemuertos,yformaríapartedenuestrolutoporlaomnipotenciadelamuerte,silaresurrecciónnohubiesetransformadoesteCuerpoen“espíritudadordevida”(1 Co15,45).[...]LosPadrescompendiarondosaspectos–Euca-ristíayreunión–enlapalabraCommunio,quehoyvuelveaestardenuevoen alza: Iglesia y comunión; ella es comuniónde laPalabra ydelCuerpodeCristoy,portanto,comuniónrecíprocaentreloshombres,quienes–envirtuddeestacomuniónquelesllevadesdearribaydesdedentroaunirse–seconviertenenunsoloPueblo:esmás,enunsoloCuerpo»16.

13 Cf. Convocados en el camino de la fe. La Iglesia como comunión, Cristiandad,Madrid2004,82.

14 Cf.Ivi,83-87.15 Ivi,87.16 La Iglesia, una comunidad siempre en camino, Paulinas, Madrid 1991, 45-46. La

mismafuerteafirmación–«laIglesiaesEucaristía»–,porejemploen1997:cf.Convocados en el camino de la fe,cit.,107.

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Pero la Eucaristía no sólo crea la comunión necesaria en la Iglesia,sino que también promueve la misión y el crecimiento del Cuerpo deCristo.

«HemosdeentenderlaEucaristía–siseentiendebien–comocentromís-ticodelcristianismo,enlaqueDios,misteriosamente,saledesímismounayotravezynosacogeensuabrazo.LaEucaristíaeselcumplimientodelaspalabrasdepromesadelprimerdíade lagransemanadeJesús:“Cuandosealevantadosobrelatierra,atraeréatodoshaciamí”(Jn12,32)»17.

De laEucaristía fluyen lasenergíasquehacenposible toda laactivi-daddelaIglesia;actividadque,enúltimotérmino,tiendeprecisamenteaesto:aatraeryuniratodosaDiosenJesucristoporlafuerzasantificado-radelEspírituSanto.Lacelebraciónde laEucaristíaes lagran fiestadelaIglesia,queconmemorayhacepresenteelmisteriodeCristoy,conél,laalegríadelaPascuaqueseirradiahaciaelmundoproduciendounidadentre loshombres18.

Apropósitode la fiestadelCorpus Christi, es significativounnuevorecuerdo biográfico. Ratzinger evocaba la espiritualidad tradicional delos bávaros, al rememorar la procesión de Corpus Christi en sus años deinfancia:

«Todavíasientoelaromaquedesprendíanlasalfombrasdefloresyelabe-dulfresco,losadornosenlasventanasdelascasas,loscantos,losestandar-tes; todavíaoigo los instrumentosdevientoqueaqueldíaenelPuebloseatrevíanamásdeloquepodían;yoigoelruidodeloscohetesconlosquelosniñosexpresabansubarrocaalegríadevivir,peroconlosquea lavezsaludabanaCristoenelPueblocomosi fueraunaautoridadvenidade laciudad,comoalaautoridadsuprema,comoalSeñordelmundo»19.

SeproclamabaaCristo comocentrodelmundoyde lahistoria.Encierto modo, la procesión del Corpus Christi se podría considerar comouna alegoría de toda la Iglesia peregrina, con su inmensa variedad devocaciones, dones y carismas, que camina por el mundo acompañandoa Jesús-Eucaristía. Esta procesión podría ser una buena imagen para

17 Ivi,125;cf.Caminos de Jesucristo,cit.,115-119.18 Cf.La fiesta de la fe,Desclée,Bilbao1999,176-177,182-183.19 Ivi,171-172.

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entenderque laEucaristía es fuente y centrode la Iglesia, almade todoelmundo.

Comosepondráderelievetambiénmásadelante,enlaobraeclesio-lógica de Joseph Ratzinger, junto a la Eucaristía encontramos necesaria-menteotroprincipiodeunidaden la Iglesia: launiónconelSucesordePedroy losObispos.Nocomodosprincipios independientes,sinocomoesencialmentevinculados:

«LaunidaddelaIglesianosefundaenprimerlugarentenerunrégimencentralunitario,sinoenvivirdelaúnicaCena,delaúnicacomidadeCris-to.Estaunidadde lacomidadeCristoestáordenaday tienesuprincipiosupremo de unidad en el obispo de Roma, que concreta su unidad, lagarantizaylamantieneensupureza»20.

2. Sacramento de salvación, Cuerpo de Cristo y Pueblo de Dios

La primera vez que aparece la noción teológica de Ecclesia sacramen-tum salutis,en losescritosdeJosephRatzinger,esenunbreveartículode196121,dondeexpone laperspectivadogmáticade la Iglesia comoCuerpode Cristo. Después de un recorrido histórico sobre el desarrollo de eseconcepto, ya en sede sistemática lo sitúa entredos extremos:porun lado,nosepuedereduciralmodeloprofanodelacorporación,comosilaIglesiafueraunPuebloentrelosPueblos.Porotrolado,tampocopuedereducirseaunamera imagende launiónpuramente interiorde lagratia capitis conelque la recibe, esdecir, una imagende la comunidad sinuna referenciadirectaa lasrealidades institucionales.Másbiendesigna lasingularvisibi-lidaddelaIglesia,quelevienedadaporlaordenada“comunióndemesa”(Tischgemeinschaft)queDiosdonaaestemundoen laEucaristía22.

«Deestemodo,CuerpodeCristoexpresaexactamenteelserespecíficodelaIglesia.LaIglesianoespartedelosórdenesvisiblesdelmundo,niunacivitas platonica comomeracomunidadespiritual, sinoun sacramento: esdecir,un sacrum signum; como signovisibleque sin embargono se agota

20 El nuevo Pueblo de Dios,cit.,102.Cf.La Iglesia, una comunidad siempre en camino,cit.,19-21.

21 Leib Christi,LtHK2ªed.,VI(1961),910-912.Delascitastextualesdelosescritosdelosquenohayedicióncastellana,sedanennotalosoriginalesenalemán.

22 Cf.Ivi,912.

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enlavisibilidad,sinoquesegúntodosuser,noesotracosaquelareferen-ciayelcaminohacialoinvisible»23.

En consecuencia, la eclesiología ha de mostrar cómo todos los ele-mentos esenciales de la forma visible de la Iglesia están fundados en suser Cuerpo de Cristo. Por tanto, no son parte de una visibilidad que sebastea símisma24.

Un importante texto sobre este tema fue publicado por el profesorRatzingeren1964,en laobracolectivaWahrheit und Zeugnis25.El título,Zeichen unter den Völkern, evocaelquedabaelConcilioVaticano I a laIglesia:«signolevantadoentrelasnaciones».Despuésdeunasreflexionesacerca de las interpretaciones sobre el origen de la Iglesia (en Cristo, enelEspírituSanto),señalaquepertenecenasuesencialostressignificadosdel término ecclesia: la asamblea de culto, la comunidad local y la únicacomunidaduniversal.Comodefinición,propone la siguiente:

«LaIglesiaeselPueblodeDios,quevivedelCuerpodeCristoysehaceélmismoCuerpodeCristoenlacelebracióndelaEucaristía»26.

Considerada en profundidad, se ve que en esta definición se con-tienen tanto la raíz cristológica, como la pneumatológica de la Iglesia,su conexión con la historia de Israel y con la humanidad, y también ladistinción y la novedad tanto respecto a Israel como a otros Pueblos ycomunidadeshumanas.

EnestecontextosurgelaformulacióndelaIglesiacomoSacramentodesalvación:

«Si entendemos así la Iglesia como “Pueblo de Dios desde el Cuerpo deCristo”,semanifiestafácilmentetodoloespecíficodesuSer:nosepuede

23 «SodrücktergenaudiebesondereSeinsartderKircheaus:Weder ist sieTeildersichtbarenOrdnungendieserWeltnochcivitas platonicablossergeistigerGemeinsamkeit,sondern sacramentum, i. e. sacrum signum; als Zeichen sichtbar u. doch nicht in derSichtbarkeit sich erschöpfend, sondern dem ganzen Sein nach nichts anderes als VerweisaufdasUnsichtbareu.Wegdahin»(Ibidem).

24 Cf.Ibidem.25 Zeichen unter den Völkern, en m. scHmaus – a. LäppLe (eds.), Wahrheit und

Zeugnis,Patmos,Düsseldorf1964,456-466.26 «DieKircheistdasVolkGottes,dasvomLeibChristilebtundinderEucaristiefeier

selbstLeibChristiwird»(Ivi,459).

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entender según el esquema de los Pueblos de este mundo o como unacorporaciónentreotras (unode losmalentendidosacercade lanocióndeCuerpodeCristo), loquesería incurriren lashabitualescategorías jurídi-cas,ni tampocounamagnitudpuramentemísticao interior.Comocomu-nidad que participa de la mesa de Dios (Tischgemeinschaft Gottes), comoreddecomunión,queabarcaelmundoentero, tienesupropiavisibilidadyorden,peroque lehacen trascender lopuramentevisible,esun“Sacra-mento”,quenoserefiereasímismo,sinoqueencuentrasuesenciaen lareferenciahaciaAquéldelquerecibesullamada,yalquedebereconducirlahistoria»27.

LaconcepcióndelaIglesiacomoSacramentoeselprincipiounifica-dorcomúna lasnocionesdePueblodeDiosyCuerpodeCristo28.

A partir de aquí, Joseph Ratzinger muestra cómo la estructura dela Iglesia se apoya en un ministerio, que es testimonio y servicio de laPalabra, que se articula sobre todo en torno a la mesa del Cuerpo delSeñor, y que se organiza como Episcopado-Presbiterado-Diaconado. Eneste contexto de eclesiología eucarística se entiende también el Primadodel Obispo de Roma29. El ministerio es servicio a la totalidad de laIglesia, a cuya estructura esencial, como es obvio, pertenece también ellaicado:

«La Iglesia es más que el Papa, los obispos y los sacerdotes, que todosaquellos que están investidos del ministerio sacramental [...]. De ella for-

27 «Versteht man so Kirche als „Volk Gottes vom Leibe Christi her“, dann wirddas ganz Besondere ihres Seins unschwer deutlich: Weder ist sie nach dem Schema derVölker dieser Welt oder als Körperschaft unter Körperschaften zu verstehen (so einsder Missverständnisse des Leib-Christi-Begriffs), als wäre sie in juristischen KategorienüblicherArt adäquat einzufangen,nochauch ist sie eine reinmystisch-innerlicheGrösse.AlsTischgemeinschaftGottes,alsNetzvonKommunionen,dasdenErdkreisumschliesst,hat sie ihreeigentümlicheSichtbarkeitundOrdnung,durchdiedennochüberallesblossSichtbare hinausbezogen ist, ein „Sakrament“, das nicht sich selber meint, sondern darinseinWesenhat,übersichhinauszuweisenaufden,vondemsiegerufenistundzudemsiedieGeschichtezurückführenwill»(Ivi,460).

28 Cf., en este sentido, J. meyeR zu scHLocHteRn,Sakrament Kirche. Wirken Gottes im Handeln des Menschen, Herder, Freiburg 1992, 152-190; p. maRtucceLLi, Origine e natura della Chiesa,cit.,411.

29 Cf.Zeichen unter den Völkern,cit.,460-462.

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manparte loshombresde todos los lugares yde todos los tiempos, cuyocorazón,esperandoyamando,tiendehaciaCristo»30.

ConocasióndelaAsambleadelSínododelosObispossobreloslai-cos, de 1987, Ratzinger insistió en el carácter “asimétrico” de la interre-lación entre el sacerdocio ministerial y el laicado: el sacerdote está paraservir a los laicos, pero los laicos no tienen como misión propia servir alos sacerdotesniparticiparen laministerialidad31.Porelcontrario:

«Asíes,justamentelatareaespecíficadellaico:obrarcomouncristianoenlos diferentes ámbitos o actividades de la sociedad y desarrollar en ellos,además,unethosquederivadelafe»32.

En relación a la universalidad salvífica de la Iglesia, es necesariotener en cuenta la afirmación, ya enunciada por san Cipriano, según lacual salus extra ecclesiam non est. Para interpretar adecuadamente estaafirmación,esprecisoconsiderarlasacramentalidaddelaIglesia,pueselsentidode lahistoriay sumetaesentrarenelacontecimientodeCristo,respecto al cual tiene sentido la existencia personal (una existencia queestá centrada en el amor), y la misión de la Iglesia es precisamente sergermendel reinodeCristoen lahistoria.

«LaIglesiaesasíelsignopúblico levantadopara(mostrar) lavoluntaddesalvacióndeDiosparaelmundo,elsignoeficazdelafraternidaddeDiosconloshombres»33.

ConlafuerzaquesurgedelaPascuadelSeñor,laexistenciadecadacristianoadquieresentidoenelseguimientodeCristocomoser-para-los-demás. Esta característica de no ser para sí mismo pertenece también ala esencia y al sentidode lamisión eclesial, quedebehacerposible, consu capacidad significativa (Zeichenhaftigkeit), que la salvación de Cristo

30 Reforma desde los orígenes, enSer cristiano en la era neopagana,Encuentro,Madrid2006,26.

31 Cf. Balance del Sínodo sobre los laicos, en Ser Cristiano en la era neopagana, cit.,165-166.

32 Cf.Ivi,167.33 «DieKircheistsodasöffentlichaufgerichteteZeichenfürdenHeilswillenGottesmit

derWelt,daswirksameSakramentderVerschwisterungGottesmitdenMenschen»(Zeichen unter den Völkern,cit.,465).

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abrace ladinámicamismadelcosmos34.Entenderque la Iglesiaes sacra-mento comporta – en el pensamiento de Ratzinger – captar, a la vez, laamplitud ilimitada de la salvación, como esperanza, y el carácter indis-pensablede launiónconCristoparaesasalvación35.

«Para la Iglesia visible, la unidad visible es algo más que “organización”.Launidadconcretaen la fecomún,queseatestiguaen lapalabrayen lamesa común, es el signo que la Iglesia debe presentar al mundo. [...] Enunmundodivididodebeserelsignoyelmediodeunidadquetrasciendeyunenaciones,razasyclases»36.

La unidad visible aparece en el doble signo de “la palabra y de lamesacomún”comoprenda–“signoeinstrumento”–delacomuniónenelmundo.Unacomunióndevidaeternaqueelhombrenopuededarseasímismoperoa laqueestá convocado, como frutode laobra redentoradeCristoylafuerzadelEspírituSanto.LaIglesiaessignoeinstrumentodesalvación,esdecir sacramentode lacomuniónconDios.

3. Sacramento de salvación, Communio y Eucaristía

El texto más importante y explícito de Joseph Ratzinger sobre lasacramentalidad de la Iglesia fue publicado en 1977, como colaboraciónen un volumen editado por J. Reikerstorfer37. En este escrito, despuésde analizar el origen de la fórmula sacramentum salutis en el ConcilioVaticanoII,pasaaconsiderar susignificado teológico.

Citando la definición de sacramento en el Catecismo Romano, re-cuerdaqueesunsignovisible,delagraciainvisible,instituidoparanues-tra justificación.Enprimerlugar,unsigno,ymásprecisamenteunaactio

34 Cf.Ivi,465ss.35 Cf.B.FORTE,Una teologia ecclesiale. Il contributo di Joseph Ratzinger, enaa.VV.,

Alla scuola della verità. I settanta anni di Joseph Ratzinger, San Paolo, Cinisello Balsamo1997,70-72.

36 Introducción al cristianismo,Sígueme,Salamanca2002,287.37 Kirche als Heilssakrament, en J. ReiKeRstoRfeR (ed.), Zeit des Geistes. Zur heilge-

schichtlichen Herkunft der Kirche,WienerDom-Verlag,Wien1977,59-70,incluidodespuésenTheologische Prinzipienlehre,ErichWewel,München1982.SecitaráporLa Iglesia como sacramento de la salvación,enTeoría de los principios teológicos. Materiales para una teología fundamental,Herder,Barcelona1985,49-62.

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o un acontecimiento, que remite a algo invisible, en la medida en quequienlopercibesesitúaenrelaciónconelplansalvíficodeDios38;yeseplannosedasinoesenypor laIglesia.Portanto, lossacramentossóloson inteligibles como realizaciones concretas de lo que la Iglesia es ensu totalidad: los sacramentos sonmodosde realizarse la sacramentalidadde la Iglesia39, de manera que la Iglesia y los sacramentos se interpretanmutuamente.

«La Iglesiaesun sacramento.Esto significaqueno sepertenecea símis-ma.Norealizasupropiaobra,sinoquedebeestardisponibleparalaobrade Dios. Está vinculada a la voluntad de Dios. Los sacramentos son laestructuradesuvida,yelcentrodelossacramentoseslaEucaristía,enlaquetocamosdelmodomásinmediatoestapresenciarealdeJesucristo»40.

Mediante el septenario sacramental se verifica plenamente en laIglesia la lógicade laEncarnación41.

La salvaciónes la finalidadde la Iglesia:nosda lavidaeterna; todolo demás es secundario42, pero es preciso superar tanto una concepciónindividualista como una meramente institucional de la salvación. EnMaría–enquienestáyaanticipadalaIglesia–vemostantolanaturaleza“supraindividual” de la persona como la naturaleza “suprainstitucional”delaIglesia43.CuandoHenrideLubacllamabaalaIglesia“sacramento”en losaños treintadel sigloXX, lohacíaprecisamenteparasaliralpasodeunaideaindividualistadelasalvación.LaesenciadelasalvacióneslaunificacióndelahumanidadenJesucristo(cf.Ga3,28).El“catolicismo”,así entendido, es el perfecto antídoto contra el ateísmo humanista. En

38 Cf. La Iglesia como sacramento de la salvación, cit., 54, donde remite a H. scHnacKeRs, Kirche als Sakrament und Mutter. Zur Ekklesiologie von H. de Lubac, PeterLang,Frankfurt1979,74:«Sólosedescubreel sentidoespiritualdeunmisterio,cuando,comodiceOrígenes,seviveelmisterio.Segúnesteautor,lapercepciónespiritualcoincideconlaconversión».

39 Cf.La Iglesia como sacramento de la salvación,cit.,54.40 Homilía en la Misa de acción de gracias por la beatificación de Josemaría Escrivá

de Balaguer, 19-V-1992, en AA.VV., Beatificación de Josemaría Escrivá, Mundo Cristiano,Madrid1993,56.

41 Cf. a. scoLa, Joseph Ratzinger 1927-1977, en aa.VV., Alla scuola della verità. I settanta anni di Joseph Ratzinger,cit.,176.

42 Cf.La sal de la tierra,cit.,177.43 Cf.Convocados en el camino de la fe,cit.,155-156.

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esta dirección, continúa Joseph Ratzinger, se mueven las intenciones delVaticano II y todas sus afirmaciones eclesiológicas, dirigidas no tanto ala contemplación interior de la Iglesia, sino al descubrimiento de su sersacramentodesalvaciónparaelmundo44.

Considerar la Iglesia como sacramento lleva efectivamente consigosuperar una idea individualista de la vida cristiana y, concretamente,de la vida sacramental, pues al reconocer que la Iglesia es sacramentose profundiza y se clarifica el concepto mismo de Iglesia. Se entiendeque la Iglesianoes la simple sociedaddequienesposeenunascreenciascomunes, sinoque es,por sumisma esencia, una“comunidadde culto”,en laquemediante lacelebraciónde la liturgia sehacepresenteel amorredentordeJesucristo,queliberaaloshombresdelasoledaduniéndolosentresíalunirlosconDios45.

En este contexto, es preciso considerar también el carácter eclesialde la fe:

«En efecto, no existe la fe como una decisión individual de alguien quepermanecerecluidoensí.UnafequenofueraunconcretoserrecibidoenlaIglesia,noseríaunafecristiana.Serrecibidoen lacomunidadcreyentees una parte de la fe misma y no sólo un acto jurídico complementario.Esta comunidad creyente es, a su vez, comunidad sacramental, es decir,vive de algo que no se da ella misma; vive del culto divino, en el que serecibeasímisma.Silafeabarcaelseraceptadoyrecibidoporestacomu-nidad,debesertambién,yalmismotiempo,unseraceptadoyrecibidoenel sacramento.El actodelbautismoexpresa,pues, ladoble trascendenciadelactodelafe:lafeesdonatravésdelacomunidadquesedaasímis-ma.Sinestadobletrascendencia,esdecir,sinlaconcreciónsacramental,lafenoeslafecristiana»46.

De ahí que el “Yo creo” (credo) de la profesión de fe se identifiqueconel“Nosotroscreemos”(credimus):esel“yo”delaIglesiaqueabarcatodos los“yo”de loscreyentes individuales47.

44 Cf.La Iglesia como sacramento de la salvación,cit.,56.45 Cf.Ivi,57.46 Bautismo, fe y pertenencia a la Iglesia,enTeoría de los principios teológicos,cit.,45-46.47 Cf. La estructura “nosotros” de la fe como clave de su contenido, en Teoría de los

principios teológicos, cit., 24. Sobre la naturaleza eclesial de la fe, según Ratzinger, cf. p. BLanco,Joseph Ratzinger: razón y cristianismo,Rialp,Madrid2005,98-105.

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Ratzingeradviertemuyclaramentequeelproblemadelaeclesiologíaeucarística – cultivada sobre todo por los teólogos ortodoxos – sería laexplicacióndelPrimadodePedro:podríaconvertirse sobre todoenunaeclesiología en torno al Obispo y su Iglesia particular, pero de espaldasal Primado. Hacía falta afrontar esta dificultad y también el problemapresentado por la idea protestante de la Iglesia como “comunidad de laPalabra”. Para esto, ha sido importante destacar la noción de Communiocomounadelasideas-madreparalacomprensióndelaIglesia,puescon-tiene también la noción de catolicidad48. En este sentido, es muy signifi-cativa la descripción de la Iglesia primitiva que nos ofrecen los Hechosde los Apóstoles: los fieles «perseveraban asiduamente en la doctrina delos apóstoles y en la comunión (koinonía), en la fracción del pan y enlas oraciones» (Hch 2, 42). La unidad de la Iglesia – la comunión – seencuentra como abrazada por el ministerio apostólico (expresado en sufunciónmagisterial)yelmisterioeucarístico (la fraccióndelpan)49.

Alconsiderara laIglesiacomosacramentodelaunidaddeloshom-bresentresí,surgióel intentodeutilizar larealidadcristianacomocata-lizadora de unificación política. La denominada “teología política” hizoeste planteamiento poco después del Vaticano II. Joseph Ratzinger, trasmostrar las razones por las que semejante intento lleva inevitablementeenunafalsadirección,exponeloqueconstituyeelmásprofundosignifi-cadode laafirmaciónde la Iglesiacomosacramentode launidad,ensuesencial interrelacióncon laComunióny laEucaristía:

«La Iglesiaescomunión:es lacomunicacióndeDioscon loshombresenCristoy,portanto,deloshombreentresí;yasíessacramento,signoeins-trumentodelasalvación.LaIglesiaescelebracióndelaEucaristíaylaEu-caristíaesIglesia.Noesquemarchenjuntas,esquesonlomismo.Apartirdeaquí,sehaceluzsobretodolodemás.LaEucaristíaeselsacramentodeCristoy porque la Iglesia es eucaristía, por eso mismo es sacramento conelquetodoslosdemássacramentossecoordinan»50.

48 Cf.La Iglesia, una comunidad siempre en camino, cit.,49.49 Cf.Convocados en el camino de la fe,cit.,65.50 La Iglesia como sacramento de la salvación,cit.,60-61.

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Según Joseph Ratzinger, esta eclesiología de Comunión es el núcleode la doctrina del Vaticano II sobre la Iglesia; un elemento nuevo, peroenplenacontinuidadcon losorígenes51.

4. La Iglesia, Communio eucarística universal y particular

En el año 2000, el Cardenal Ratzinger pronunció la conocida con-ferencia sobre la eclesiología de la Constitución Lumen gentium52, en laquedestacan sucesivamente tres grandes temas: la sacramentalidadde laIglesia (enconexióncon laCommunio), apartirde laEucaristía; la rela-ciónentreIglesiauniversaleIglesiasparticulares;lacuestióndelsubsistit(lasubsistenciade laIglesiadeCristoen laIglesiacatólica)53.Ante todo,se reafirmacon fuerzaque

«La Iglesia no existe para sí misma, sino que debería ser instrumento deDiosparareuniraloshombresenÉl,paraprepararelmomentoenelqueDiosserá“todoentodaslascosas”(1 Co15,28)»54.

Precisamente el concepto de Communio (cf. 1 Jn 1, 3) expresa launión de los hombres con Dios, mediante la unión con Jesucristo, enquien se realiza la suprema unión de lo humano con lo divino; y de ahíse sigue launiónde loshombresentresí55.

La palabra Communio posee carácter teológico, cristológico, his-tórico-salvífico, eclesiológico y sacramental. Por eso, la eclesiología decomuniónesnecesariamenteeclesiologíaeucarística, talcomoapareceenSanPablo(cf.1 Co10,16ss.)56.CristoenlaEucaristía,presentebajolas

51 Cf.Iglesia, ecumenismo y política,cit.,10.52 Die Ekklesiologie der Konstitution Lumen gentium, publicada en“DieTagespost”;

suplementoespecialdemarzode2000.Aquísecitaporlaversióncastellana–algoamplia-darespectoaloriginal–,recogidaenConvocados en el camino de la fe,cit.,129-157.

53 SobreelinflujodelaeclesiologíadeJosephRatzingerenelConcilioVaticanoII,cf.tH. WeiLeR,Volk Gottes-Leib Christi: Die Ekklesiologie Joseph Ratzingers und ihr Einfluss auf das Zweite Vatikanische Konzil,cit.

54 Convocados en el camino de la fe,cit.,134.55 Cf.Ivi,136.56 Cf.Ivi,137.«MientrasqueenAfanasiefflaeclesiologíaeucarísticaescomprendida

rigurosamente desde la Iglesia local, L. Hertling abrió las puertas ya en 1943 a una ecle-siología de comunión pensada de forma totalmente católica» (Ibidem, en nota). JosephRatzingerafirmaqueéstaesunaclavedelecturaparasuspropiosescritosdesde1962.

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especies del pan y del vino y entregándose siempre de nuevo, edifica laIglesiacomosuCuerpo,ynosuneaDiosyentrenosotrosatravésdesuCuerporesucitado.LaEucaristíaaconteceenlugaresconcretosyalavezes siempreuniversal, porque sólohayunCuerpodeCristo; comporta elministerio sacerdotaly, juntoaél,el serviciodeunidadypluralidadqueexpresa lapalabraCommunio.

Sin embargo, el concepto de Communio – a pesar del relieve quese le dio en la Asamblea Extraordinaria del Sínodo de Obispos de 1985– sufrió, como había sucedido con el de Pueblo de Dios, una crecientehorizontalización, mediante la atribución de prioridad a la Communioparticularsobre launiversalComuniónde losdiscípulosdelSeñor.Anteéste y otros aspectos entonces problemáticos acerca del concepto de“Comunión eclesial”, la Congregación para la Doctrina de la Fe publicóla Carta Communionis notio, del 28-VI-1992. Especial atención suscitó eln. 9 de esta Carta, en el que se afirma que la Iglesia universal precedeontológica y temporalmente a las Iglesias particulares. El texto, expli-ca Joseph Ratzinger, se apoya en que la Iglesia una y única es queridapor Dios desde la creación, también como Cuerpo y Esposa de Cristo.La prioridad ontológica de la Iglesia universal está fuera de duda en laTradición57. Resulta, en efecto, evidente esta prioridad, si se entiende laIglesia particular como presencia de la Iglesia universal, con todos suselementosesenciales,enunaporciónde lahumanidad.

Por loqueserefierea laprecedencia temporal, lo importanteesque

«desde el principio, la Iglesia de los Doce ha nacido del Espíritu paratodos los Pueblos, y de ahí que, también desde el primer momento, estáorientada a expresarse en todas las culturas y, precisamente así, a ser elPueblo uno de Dios: no es una comunidad local que se extiende poco apoco,sinoquelalevaduraestáordenadahacialatotalidady,porello,llevaensílauniversalidaddesdeelprimermomento»58.

Sólo si se identificara la Iglesia universal con el Papa y la Curia ro-mana, tendría sentido negar la precedencia de la Iglesia universal sobrela particular; pero entonces se estaría tergiversando la noción de Iglesia

57 Incluso Bultmann lo reconoce explícitamente: cf. Ivi, nota 7, añadida a la versiónprimeradeltextodelaconferencia.

58 Ivi,143.

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universal. En Lumen gentium la eclesiología, de raíz trinitaria, tratasiempre de la Iglesia universal antes que de sus realizaciones históricasconcretasoparticulares.YsinospreguntamosquéeslaIglesiauniversalque precede a las Iglesias locales, la Constitución dogmática respondehablando de los sacramentos. En el Bautismo – explica Ratzinger – , laIglesia universal precede siempre a la Iglesia local y la establece. Estotambiénseve si seconsidera laprofesiónde la fe.También laEucaristíavienea la Iglesia local,comoCristoque llegadesde fueraa travésde laspuertascerradas,comoel lugardondecontinuamenteseunificaa losco-mulgantesenlaCommuniouniversal59.Ylomismoseponedemanifiestoen el ministerio del Obispo y del Presbítero: se es Obispo por la perte-nencia al Colegio episcopal, continuidad del Colegio de los Apóstoles,presididoporPedro60.

Según la célebre expresión de Lumen gentium, n. 8, la universalCommunio,quees la IglesiadeCristo,

«establecida y organizada en este mundo como una sociedad, subsiste en(subsistit in) la Iglesia católica, gobernada por el Sucesor de Pedro y porlosObisposencomuniónconél,sibien(licet)fueradesuestructuraseen-cuentrenmuchoselementosdesantificaciónydeverdadque,comobienespropiosdelaIglesiadeCristo,impelenhacialaunidadcatólica».

Como es bien sabido, la expresión subsistit in ha sido objeto de di-versas y contrapuestas interpretaciones. Joseph Ratzinger se refiere enestecontextoaloquedenomina“relativismoeclesiológico”,segúnelcualJesúsnohabríaqueridofundar laIglesiacomouna instituciónuniversal,sinoquepornecesidades sociológicasde institucionalizaciónhabrían idosurgiendo lasdiferentes Iglesias locales.Segúnestaconcepción,en todaslas formas institucionales, siempre variables, de las Iglesias, habría quedecirque“subsiste”laIglesiadeCristo.Pero,enrealidad,segúnesto,nohabríamotivosiquieraparahablardeunaIglesiadeCristo61.

59 ConrazónseafirmaqueRatzingeresprobablementeelteólogoquemáshacontri-buidoadesarrollarunaeclesiologíaquearmonizalasdimensioneseucarísticayuniversaldelaIglesia:cf.a. cattaneo,La Chiesa locale,LibreriaEditriceVaticana,CittàdelVaticano2003,73.

60 Cf.Ivi,143-149.61 Cf.Ivi,149-151.

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La tradición católica, en cambio, no contrapone la Institución alEspíritu. El subsistit quiere decir lo opuesto al relativismo eclesiológico:existelaIglesiadeJesucristo,yelserinstituciónperteneceesencialmentea sunaturaleza.

«Subsistere esuncasoespecialdeesse.Esel ser en la formadeun sujetoque existe en símismo.ElConcilionosquieredecirque la Iglesiade Je-sucristo sepuedeencontraren la Iglesiacatólicacomosujetoconcretoenestemundo.Estopuedesucedersólounavezylaconcepciónsegúnlacualelsubsistitsehabríademultiplicarnocaptaprecisamenteloquesequeríadecir. Con el término subsistit el Concilio quería expresar la singularidadylanomultiplicabilidaddelaIglesiacatólica:existelaIglesiacomosujetoenlarealidadhistórica»62.

Por tanto,decirque laIglesiadeCristosubsisteen laIglesiacatólicano excluye la afirmación según la cual la Iglesia de Cristo es la Iglesiacatólica. La idea de subsistencia añade, sin embargo, la de continuidaddelaIglesia,contodossuselementosesenciales,alolargodelahistoria;plenitudde eclesialidadqueno se encuentra en las comunidades cristia-nasnocatólicas, aunqueenéstas existenelementosde santificaciónydeverdad,propiosde la Iglesia.

5. La Iglesia como signo e instrumento de la caridad

LaencíclicaDeus caritas estnoesyaun textodel teólogoRatzinger,sino un documento del Magisterio ordinario del Romano Pontífice. Sinembargo,comounadelasfuncionesdelateologíaesserviralMagisterio,no está de más poner de relieve en estas páginas cómo la noción teoló-gica Ecclesia sacramentum salutis está presente – como trasfondo – en laencíclica,dándole laperspectivaeclesiológico-eucarística.

Al final de la primera parte, Benedicto XVI recuerda que laEucaristíaperpetúa laentregadeJesúsen laCruze implicaa loscristia-nosen ladinámicadeSuactooblativo.Subrayaelcaráctereclesialde laEucaristía (Cf. 1 Co 10, 17), que excluye todo individualismo y funda laíntimaconexiónentreelamoraDiosyelamoralprójimo:

62 Ivi,152;cf.f. ocáRiz,Chiesa di Cristo, Chiesa cattolica e Chiese non in piena comu-nione con la Chiesa cattolica,in“L’OsservatoreRomano”,8dicembre2005,9.

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«LauniónconCristoesalmismotiempounióncontodoslosdemásalosqueélseentrega.NopuedoteneraCristosóloparamí;únicamentepuedopertenecerleenunióncontodoslosquesonsuyosoloserán.Lacomuniónmehace salirdemímismopara irhaciaÉl, ypor tanto, tambiénhacia launidad con todos los cristianos. Nos hacemos “un cuerpo”, aunados enuna única existencia. Ahora, el amor a Dios y al prójimo están realmenteunidos:elDiosencarnadonosatraeatodoshaciasí»63.

La enseñanza de Jesucristo sobre el amor sólo puede entenderse co-rrectamenteatendiendoasufundamentocristológico-sacramental.TodalaexistenciadelafedependedelencuentroconelamordeDiosysetradu-ce en amor al prójimo: «fe, culto y ethos se compenetran recíprocamentecomounasolarealidad»64.Esetrinomiosedesarrollaenlasegundapartedelaencíclica,titulada la Iglesia, comunidad de amor.Laactividadeclesialesporenterounaexpresióndelamorde laTrinidad,precisamenteapar-tirde laPalabra, losSacramentosyel serviciode lacaridad65.

BenedictoXVIpresentaladescripcióndelaIglesiatalcomoapareceen Hch 2, 42, para concluir que el anuncio de la Palabra, la celebraciónde los Sacramentos y el servicio de la caridad expresan, en su conjunto,la naturaleza íntima de la Iglesia y, por tanto, son elementos esencialesdesumisión:

«Lanaturaleza íntimade laIglesiaseexpresaenuna triple tarea:anunciode laPalabradeDios (kerygma-martyria), celebraciónde losSacramentos(leiturgia) y servicio de la caridad (diakonia). Son tareas que se implicanmutuamenteynopuedensepararseunadeotra.ParalaIglesia,lacaridadno es una especie de actividad de asistencia social que también se podríadejar a otros, sino que pertenece a su naturaleza y es manifestación irre-nunciabledesupropiaesencia»66.

La Iglesia, «expresión social de la fe cristiana»67, tiene, pues, comomisión, significar y comunicar el amor que viene de Dios Padre, porCristo,enelEspírituSanto.Poreso:

63 Deus caritas est,14.64 Ibidem.65 Cf.Ivi,19.66 Ivi,25.67 Ivi,28.

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«Quien ama a Cristo ama a la Iglesia y quiere que ésta sea cada vez másexpresión e instrumento del amor (signum et instrumentum caritatis) queprovienedeÉl»68.

La noción de signum et instrumentum caritatis coincide con la de sacramentum salutis expresada, por motivo de la finalidad pastoral deldocumento, como sacramentum amoris o sacramentum caritatis. La feen el amor de Dios por nosotros, amor que se nos da a participar en lacaridad, es el conocimiento pleno de la verdad cristiana69. De ese amorsalvífico, la Iglesiaes signoe instrumento:

«ElSeñor[…]siemprevieneanuestroencuentroatravésdeloshombresenlosqueÉlserefleja;mediantesuPalabra,enlosSacramentos,especial-mentelaEucaristía.EnlaliturgiadelaIglesia,ensuoración,enlacomuni-dadvivadeloscreyentes,experimentamoselamordeDios,percibimossupresencia y, de este modo, aprendemos también a reconocerla en nuestravidacotidiana»70.

La sacramentalidad de la Iglesia está vista aquí no sólo en su raíz(las misiones del Verbo y del Espíritu Santo), sino también en su mo-mentoexistencialyoperativo,a lavezquesesubrayadenuevoelorigeny fundamento siemprevivode lanaturalezadelMisteriode la Iglesia: laTrinidad, que ha querido comunicarse en Cristo y en los cristianos paraextender su amor a todas las realidades creadas, hasta las más ordina-rias.

6. Reflexión final

Para Joseph Ratzinger, que la Iglesia es “Sacramento de salvación”significa ante todo que la Iglesia es creada, donada y guiada por Dios;también indica cómo la Iglesia actúa: de modo visible e invisible, hu-mano y divino. La sacramentalidad de la Iglesia contribuye a iluminar

68 Ivi,33.69 Ratzinger ha mostrado cómo en la Escritura y en los Padres se manifiesta una

verdadque,ensuorigenyensuesenciamásprofunda,esparaelhombresalvíficayliber-tadora, en la que pastoral y dogma se entrelazan de modo indisoluble: cf. R. peLLiteRo, Teología Pastoral: Panorámica y perspectivas,Grafite,Bilbao2006,100-101.

70 Deus caritas est,17.

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FernandoOcáriz180

la peculiar y necesaria relación entre las nociones “Cuerpo de Cristo”y “Pueblo de Dios”. Que la Iglesia es Sacramento de salvación indicatambién que es signo e instrumento del Reino de Dios que ha de venir;expresa, finalmente, que la Iglesia es signo e instrumento del amor deDios por el mundo entero. La dimensión sacramental de la Iglesia es elfundamentodesuoperatividad tantoad intra comoad extra71.

La sacramentalidad de la Iglesia depende esencialmente delSacramento eucarístico, de manera que Joseph Ratzinger afirma que «laIglesia es Eucaristía». Esta fuerte identidad significa, en primer lugar,que todo lo que la Iglesia es surge de la constante entrega de Cristo enlaEucaristía.Piensoqueesta identidadpodría entenderse tambiénenelsentidoque,análogamentealaEucaristíayporlafuerzadelaEucaristía,en lo visible de la Iglesia (el Pueblo de Dios) – sacramentum tantum –,se hace presente el Cuerpo de Cristo – res et sacramentum –, que a suvez tiene como último efecto la unidad de los hombres en Cristo – restantum – . Signo e instrumento de la unión de los hombres con Dios yentre sí, la Iglesia es no sólo Comunión sino, además, sacramento de laComunión: es la Comunión entre los que reciben la gracia salvífica y elinstrumento mediante el cual Cristo dona esa gracia a los hombres. Deahí también la dimensión ministerial de la Iglesia, como principio deunidad inseparablede laEucaristía.

En fin, reconocer la sacramentalidad de la Iglesia, dentro de estaeclesiologíaeucarística,permite superar laausenciade ladimensióncris-tológica que, sin ella, tendría la noción de Pueblo de Dios (también eraPueblodeDioseldelAntiguoTestamento), ypermite, a suvez, superarlaausenciadevisibilidado“terrenalidad”que,sinella,tendría lanocióndeCuerpodeCristo72.

Pero mientras el concepto Pueblo de Dios ha sido recibido muyampliamente en la Iglesia, no ha sucedido así con la consideración de laIglesia como Sacramento. Esto representa un riesgo para la misma com-prensióndel significadode la IglesiacomoPueblodeDios,porque

71 Cf.p. maRtucceLLi,Origine e natura della Chiesa,cit.,421.72 Cf.a. nicHoLs,Joseph Ratzinger,cit.,151.

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LaIglesia,Sacramentum salutissegúnJ.Ratzinger 181

«El “no Pueblo” sólo puede convertirse en Pueblo en virtud de aquelloque lo unifica desde arriba y desde el interior: por obra de la comuniónconCristo»73.

Cabe añadir que Joseph Ratzinger, ahora como Sucesor de Pedro,continúa en la actualidad desarrollando, en contexto magisterial, la sa-cramentalidad de la Iglesia en clave teológico-pastoral, como puede ob-servarseespecialmenteen laencíclicaDeus caritas estLaIglesiaessacra-mento de la caridad, que se identifica – en el sentido antes mencionado–con laEucaristía,queesprecisamente«sacramentodelamor»74.

Para concluir estas páginas, dedicadas en homenaje al teólogo quehoyesBenedictoXVI,pareceoportunocitarunaspalabrassuyasescritasen1977,quesiguensiendomuyactuales:

«unade las tareashoydecisivasen laelaboraciónyestudiode laherenciaconciliarconsisteenexplorardenuevoelcaráctersacramentaldelaIglesiay,deestemodo,abrir losojosaaquelloquees loverdaderamente impor-tante:launiónconDios,queescondicióndelaunidadylalibertaddeloshombres»75.

73 La Iglesia como sacramento de la salvación,cit.,62.74 Catecismo de la Iglesia Católica,1380,citandoaJuan paBLo ii,Dominicae Cenae,3.75 Ibidem.

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JOSEPH RATZINGER ON THE SPIRIT OF THE LITURGY

JeRemy dRiscoLL

PATH 6 (2007) 183-198

1. Introduction

It is not possible in a short space to do justice to the full range ofthemes considered in the liturgical theology of Joseph Ratzinger. Whatthisessayattempts instead is todrawattentiontoaparticulardimensionof his method in treating liturgical questions which I think is full oftheologicalsignificance.Thatdimensionishishabitofsituatingliturgicalquestions in their Old Testament background. This enables him to doseveral thingswhichareadvantageous tohisoverallconcerns.

Firstofall, itallowshimto locatethetheologicalpositionhewishesto argue (whether the concern be the nature of liturgy itself, sacredspace, sacred time, music, etc.) within the larger context of the wholesweep of particular Revelation begun with Abraham and his descend-ants.BybasinghimselfinOldTestamentfaith,Ratzingerisabletothrowinto clear relief the connection between the eventual Christian positionwith the religious aspirations of the human race in general; for the reli-gionofIsrael isatoneandthesametimeveryclose to thethesegeneralhuman aspirations and quite distinct from them. But then somethingsimilar falls into clear relief around theChristianpositions aswell: theyare at one and the same time very close to the position of Israel andquite distinct from them. The result of this method is to show that theChristianunderstandingofliturgicalquestionsisinnowayarbitraryandconsequently cannot be arbitrarily changed. The Christian understand-ing is indeed uniquely distinctive and yet derived quite coherently fromrootswhichreachdeepintothehistoryofrevealedreligioninIsraeland

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JeremyDriscoll184

deepintotheverynatureofhumanbeings,whosesearchforGodispro-foundly inscribed in the basic patterns of worship found in the world’sreligions. Indeed, these basic patterns in world religions correspond toa deep attention to the cosmos and its rhythms. Ratzinger never forgetstheseashe tries tograpplewith thedistinctivelyChristian.

Thenetresult isthatthedistinctivelyChristianisseenasthefulfill-mentof Israel’s religionandas the satisfactionof thedeepest longingofthewholecreatedorder,notonlyofhumanbeingsbutof thewholecos-mos.SucharesultisoneoftheprincipleconcernsofRatzingeringeneralas he does theology. He always tries to speak of the Christian mysteriesinsuchawayastoshowthatinthemliesallthatthehumanheartlongsfor1. In this he shows himself as very much marked by the discipline ofFundamental Theology. In effect, liturgy functions for Ratzinger as afoundation for the Fundamental Theology he wishes to do. Let us lookat some examples of this method at work and the advantageous light itshinesonurgentandactual liturgicalquestions2.

1 This fundamental concern of the “Ratzinger project” is already clear in the 1968introduction to the programmatic Introduction to Christianity (San Francisco, IgnatiusPress1990,2004;originalGerman,Einführung in das Christentum),32:«Thisiswherethepresentbookcomesin: itsaimistohelpunderstandfaithafreshassomethingthatmakespossible true humanity in the world of today […]» . The same concern is present in hiscomparativelyearlywritingonliturgy,asforexampleinThe Feast of Faith (SanFrancisco,IgnatiusPress1986;originalGerman,Das Fest des Glaubens),65:«[…]thefactisthatthenew and unique Christian reality answers the questions of all men. To that extent theremustbeafundamentalanthropologicalconnection,otherwisewhatisnewandspecificallyChristianwouldbeunintelligible.ThenovelChristianreality is this:Christ’sResurrectionenables man genuinely to rejoice. All history until Christ has been a fruitless search forthisjoy».

2 IwilllimitmyreflectionstoJ. RatzingeR,The Spirit of the Liturgy (SanFrancisco,Ignatius Press 2000; original German, Einführung in den Geist der Liturgie). Althoughthe bibliography of Ratzinger on the liturgy is much broader than this one work, thiswork is characteristic of his liturgical thought and a mature and recent example of themethodtowhichIwishtodrawattention.ThesamemethodisalreadyevidentinA New Song for the Lord, Faith in Christ and Liturgy Today (New York, Crossroad 1996; origi-nal German, Ein Neues Lied Für Den Herrn.). It is also present in the important articleEucharist and Mission, in Pilgrim Fellowship of Faith, the Church as Communion (SanFrancisco, Ignatius Press 2005; original German, Weg Gemeinschaft des Glaubens: Kirke als Communio),90-122.

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JosephRatzingeron The Spirit of the Liturgy 185

2. Exodus in a Liturgical Key

The first chapter of Ratzinger’s book The Spirit of the Liturgy is anextendedmeditationonOldTestamentpassagesconcerning theExodus,all read in a liturgical key. In a style of reading the biblical text that hesurely learned from his deep immersion in patristic theology, Ratzingerrecounts the biblical story in such a way as to highlight the theologicalpointshewishestomake.Hestresses,forexample,thatthepeople leaveEgyptnotonlyeventuallytocomeintothepromisedlandbutevenmorebasicallysothattheycanworshiponSinaiandreceivethelawthere.Thecovenant made on Sinai includes, among other things, «a covenant con-cretizedinaminutelyregulatedformofworship[…]IsraellearnshowtoworshipGodinthewayhehimselfdesires»3.Thusworshipandlandandlaware inextricably connected. «The land is given to thepeople tobe aplace for the worship of the true God»4. In fact, without worship andlaw – he calls law an interior land5 – it is not possible really to possessthe material land. It is for this reason that when the interior land, thelaw, is lost,anexteriorExile is imposed.

The scene with the golden calf at Sinai provides another occasionforreadingtheseExodusevents ina liturgicalkey.Thegoldencalf illus-trates that we cannot design our own worship. True worship is a resultofGod’sownrevelation.Butwith thegoldencalf

«Worship becomes a feast the community gives itself, a festival of self-af-firmation. InsteadofbeingworshipofGod, itbecomes a circle closed inonitself:eating,drinking,andmakingmerry»6.

Obviously, by speaking in this way Ratzinger is not merely makinghistorical observations about questions of worship in an ancient civiliza-tion. No, rather he is preparing to speak on this basis about contem-porary concerns in Christian worship. But it is vital that he begin thediscussionwherehedoes,forbydoingsohethrowsintosharpreliefthefact that the basic patterns of the ancient community’s relationship with

3 The Spirit of the Liturgy, henceforthcitedassL17.4 sL17.5 sL19.6 sL23.

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JeremyDriscoll186

God are still binding for us who are – in the deepest theological sense– their true descendants. Those basic patterns include our receiving aformofworshipfromGodasadimensionofGod’sgraciousinitiativeinRevelation.Further, suchworship isnota formof ritual fussingaround,but is instead inextricably bound up with a way of life, that is, with thelaw. Only in this way can we come into the promised land, which nowis clearly far more than a material stretch of land the other side of theJordan. It is nothing less than all human beings in a right relationshipwith God expressed in right living and right worship, the measure ofwhich is given by God and not invented by us. In this sense the wholepeople – the whole human race – has not yet entered into the land. Butthe Church is a sort of first fruits of those who will enter, for in theChurch the lawand theworshipof Israel find their fulfillment.

3. History and Cosmos in the Liturgy

This opening chapter of The Spirit of the Liturgy lays down a sub-stantialcornerstoneofthestructureofthoughtthatRatzingeriserecting,but further basic parts of the foundation are still required. In chaptertwo he discusses the important question of the relationship betweencosmos and history as revealed in the liturgy. «It is a widely acceptedopinion»7 amongmany scholars today that in their cultsnature religionsfocus on cosmos, while the worship in Israel and in Christianity is fo-cused on history. Even if there is an obvious truth in this, Ratzingerurges that the difference not be exaggerated. We should be careful notto miss the significance of his concern. The focus of religion in generalonthecosmos–«peace in theuniverse throughpeacewithGod»,ashesays in another chapter8 – is something deeply inscribed in the humanheart.If thedirectionofOldTestamentandChristianreligionisseentobe too drastically different from this, then a basic human longing goesunanswered.

Once again Ratzinger develops his argument by beginning withcloseattention to theOldTestament text,developing from this its fullerChristiansense.Inthatwayheshowsthatacarefulreadingofthesedoes

7 sL24.8 sL35.

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not allow for an exclusive focus on history to the detriment of concernwiththecosmos.«Faithinredemptioncannotbeseparatedfromfaithinthe Creator», he says9. Or again, «creation (understand cosmos) exists tobe a place for the covenant (understand history) […]» and he arrives atthisconclusion:«Ifcreationismeanttobeaspaceforthecovenant,[…]then itmustbe thoughtofasa space forworship»10. In this sentenceallthedimensionswithwhichweareconcernedareveryusefullycombined.Cosmos is the context for God’s deeds in history, and the possibility ofright worship is God’s ultimate intention in both, worship conceived asnothing less than the right relationship between God and the humanracewhichGoddesired increating thecosmos.

Ratzingerpushesthesedevelopmentsfurther,andhedoessoinsuchawayastobeabletodialoguewiththecosmicconcernswhicharecom-mon to all religions. This is a basic move in the method to which I amdrawingattention.Hespeaksoftheclassicexitus and reditus modelwithwhich Christian and non-Christian philosophers alike understood therelation between the created order and the transcendent God. Creationcomes out from God (exitus) and moves through history in a return(reditus) to God. But there is a critical difference in the way in whichChristian and non-Christian philosophers understood this movement.ForChristians,

«Exitus is not a fall from the infinite, the rupture of being and thus thecauseofallthesorrowintheworld.No,exitusisfirstandforemostsome-thingthoroughlypositive.ItistheCreator’sfreeactofcreation»11.

This fundamental Judeo-Christian insight makes all the differencenot only in how creation is conceived but also in the way history, asreditus, isconceived.Fortheexitusofcreationcannowbeconsideredasordered from the beginning toward its proper reditus, which would be«an answer in freedom to God’s love»12 on the part of the whole crea-tion, with the human being in the critical position of pinnacle of crea-tion,creation’s logos, creation’swordof response.

9 sL24.10 sL26.11 sL32.12 sL33.

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Within this scheme, the nature of Christian worship can be seen inall its thrillingdepthanddrama.Worship ideally is theplacewhere thehuman race enacts its freedecision in love to answer toGod’s freelyof-fered love in a movement of reditus toward God. But we know as wellthe dramatic history of sin in the world, which is a «saying No to thereditus [...]. The return is no longer desired, and ascent by one’s powersproves to be impossible»13. In this light Christian worship, then, is notmerelyan idealenactmentof theproperreditus; rather, it is themarked-by-history healing of wounded freedom, «the loving transformation (byGod in Christ) of broken freedom»14. So Christian worship is not justvaguely directed to a Divinity, the desire for which is inscribed in thehumanheart.Rather, it isdirectedmuchmorepreciselytotheGodwhoalone can save me from the consequences of my refusal of the reditus.TheproperreditusbecomespossibleformeinthecrossofChrist,forthecrossofChrist is an act inhistorywhich restores the creation to its trueidentity, its truereditus.

«Allworshipisnowaparticipationinthis“Pasch”ofChrist,inhis“pass-ing over” from divine to human, from death to life, to the unity of Godandman»15.

4. From Old Testament to New: a Pattern of Definitive Fulfillment

The third chapter of Ratzinger’s reflections is a chapter whose verytitleisanexplicitexpressionofthemethodtowhichthisessaywishestodrawattention.ItiscalledFrom Old Testament to New: The Fundamental Form of the Christian Liturgy – Its Determination by Biblical Faith. Heretootherelationshipofthequestiontoworldreligionsisimmediatelypartof thediscussion.Thediscussionopensaround thequestionof sacrifice,some form of which is found in virtually all religions. And herein lies aproblem.Deeply inscribed in thehumanheart is theknowledgethat theonlyrealgifthumanbeingscangivetoGodisthemselves.Anythinglessistoolittle.Buthowactuallycanthisbedone?«Thesacrificialsystemof

13 sL33.14 sL33.15 sL34.

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alltheworld’sreligions,includingIsrael’s,restsontheideaofrepresenta-tion[…]»thatis,thesacrificerepresentsthoseofferingit.Yet,Ratzingernotes, this is never entirely successful. He observes, «This is not repre-sentationbutreplacement,andworshipwithreplacementsturnsouttobeareplacement forworship»16.

In effect, what Ratzinger is noting is that all the world’s religions,including Israel, are not able to offer the kind of sacrifice and worshipthat they know would be worthy of God. It is clear that with such anobservation the stage is being set for the claim that the only successfulsacrifice, achieving that for which the human race longs in its relation-ship to God, is the sacrifice offered by Jesus Christ. But let us observethe steps by which Ratzinger arrives at this claim, for those steps areexactlythemethodwhichenableshimtoclaimthatChristianworshipisnotmerelyonereligion’sversionofworshipbutindeedthefulfillmentofIsrael’s religionandofall thereligionsof theworld.

He begins with a discussion of the religion of Israel, the nationthat through God’s own intervention learned that adoration is due Godaloneandthat thisoneGodwas tobeworshippedthroughanextensivesacrificial system, the details of which are itself an object of revelation.Two moments of sacrifice were especially influential in forming thewholeatmosphereinwhichIsraelofferedsacrificethroughthecenturies.These were the sacrifice of Abraham and the sacrifice of the Passoverlamb. Both of these were also representative sacrifice. When Abraham,atGod’scommand,wasabouttosacrificehisson,hewasstoppedbytheangel’s hand and was given something else to sacrifice instead: a malelamb.Similarly,thePassoverlambservesasareminder–orarepresenta-tive – of all the first-born of the nation, who are to be consecrated toGod from thewomb.«Andso»,Ratzingerobserves–andwearemeantto be struck by this – «representative sacrifice is established by divinecommand»17.

Nevertheless, even if these sacrifices are established by divinecommand, they remain insufficient. Israel’s sacrifices are constantly ac-companied by a prophetic disquiet concerning them, which is also partof Revelation’s mysterious and complex content around this question.

16 sL36.17 sL38.

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«Temple worship was always accompanied by a vivid sense of its insuf-ficiency»18. Ratzinger dwells on this point and deepens it for severalpages. What emerges is that all the complexity of the question of sac-rifice – its origin in divine command and yet its insufficiency – cannotbe resolved within the religion of Israel as it now stands. A qualitativeleap, as it were, is required. Indeed, the complexity of the question intheendservesasthecontext–theintellectual,theological,andliturgicalframework – within which the death and resurrection of Jesus will beunderstood. Indeed,without this framework it couldnotbeunderstood.With it,wave afterwaveof its infinitedepthhas continued to flood theunderstanding of believing Christians. Thus, the very insufficiency ofIsrael’s sacrifice – which can stand for as well the insufficiency of thesacrificesofallreligions–becomesprovidentialpreparation,providentialforeshadowing, of the one true sacrifice that is the death and resurrec-tionof Jesus.

In this way we see that the problem of sacrifice in world religionsand in Israel is nothing less than a prophecy of the cross and resurrec-tion. The destruction of Jesus’ earthly body is presented by the evange-lists as occuring simultaneously with the end of the Jewish temple andits sacrifices.

«WithhisResurrectionthenewTemplewillbegin:thelivingbodyofJesusChrist, which will now stand in the sight of God and be the place of allworship»19.

Jesus invites his fellow Israelites and indeed all human beings toshare in this altogether new and sufficient sacrifice which he alone isable to offer. There is something breathtaking and all embracing aboutthe new form of this sacrifice, for sacrifice is now no longer merely areligious ritual performed in a sacral space. Rather it is performed bythe whole body and being of Jesus, and nothing in heaven or on earthliesoutside itsbounds.«Interpretedat itsdeepest level»,Ratzingeradds,«the prophecy of the Resurrection is also a prophecy of the Eucharist».This is because in the Eucharist, «The body of Christ is sacrificed and

18 sL39.19 sL43.

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preciselyassacrificedisliving»20.Communioninthislivingsacrificeandthis livingbodyiswhat isgiventothosewhoshareintheEucharist.Weseethenthatultimatelythenewformofworship,itsonlysufficientsacri-fice,canbe in theEucharistwhichoffers toallhumanitycommunion inthesacrificeof Jesus’deathandresurrection.

«Worshipthroughtypesandshadows,worshipwithreplacements,endsattheverymomentwhentherealworshiptakesplace:theself-offeringoftheSon,whohasbecomemanand“Lamb”, the“Firstborn”,whogathersupand intohimselfallworshipofGod, takes it fromthe typesandshadowsintotherealityofman’sunionwiththelivingGod»21.

Ratzinger might have concluded his reflections here at this pointof arrival, but he pushes them forward with a final thrust, the kind ofthrust typicalofhismannerofreflection.Hesummarizeswhathasbeenestablished and then drops to a yet deeper level of the same. We haveseen,hesays,

«an intense awareness of the impermanence of the Temple sacrificestogether with a desire for something greater, something indescribablynew»22.

Then he attempts to summarize what he calls the voices in Israel’sreligion inwhich there isapresentimentof thisnewthing tocome.

One of these voices is the Jewish community in Alexandria, whichhad made contact with the Greek critique of cult. From this comes theconceptoflogike latreia (thusia), i.e.,worshipandsacrificewithspiritandmind,worshipaccordingtologos.InthiscontexthereferstoRomans12:1, where St. Paul himself employed this concept. Romans 12: 1 is oneof the most frequently cited scripture verses by Ratzinger in any of hiswritings on the liturgy and indeed in his writing in general. He alwaysusesittogreateffect,forwithitheusestheauthorityoftheapostlePaulto establish with clarity, at one and the same time, the utter newness ofthe Christian notion of sacrifice and its relation to what lies at the very

20 sL43.21 sL43-44.22 sL44.

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essenceofthehumanbeingandbehindthewholecreatedorder,namely,logos23.

It is worth locating Paul’s thought here in its wider context. At theend of his impressive and moving meditation on the enigma of Israel’srefusal to believe in Jesus Christ in chapters 9 to 11 of the Letter to the Romans, St. Paul starts up a new line of thought in chapter 12, describ-ingthelifeofChristiansincleardistinctionfromunbelievingIsrael.Thefirst sentenceof thisexhortationreads:

«Iurgeyou,therefore,bythemerciesofGodtoofferyourbodiesasaliv-ing sacrifice,holy andpleasing toGod, your spiritualworship» (Rom 12:1).

So the new sacrifice of Christians, as opposed to the animal sacri-fices offered in the Temple, is the very body of the Christian offered toGod in a holy life. This is called “spiritual worship” (logike latreia) asopposed to thecarnalworshipofanimal sacrifices.

Ratzingercallsthis«theChristianresponsetotheculticcrisisofthewholeancientworld»24,andsoremindsusonceagainofhis typicalcon-cern. Christianity is not one possible version of religion in the world. Itis theonlyonethatsatisfieswhatallreligionsseek.Now, inChristianity,thesacrificeisnotarepresentativeanimal,butitisthe“word”,thelogos,thewordofprayer, thewordofhumanexistence; and logos canbecomesacrificepreciselybecauseitliesattheveryheartofwhatahumanbeingis.Andyet, thusdescribed, sucha logike latreia is stillonlyan idealbutnot fullyachieveddirectionofmovement.

«The idea of the sacrifice of the Logos becomes a full reality only in theLogos incarnatus, theWordwhoismadefleshanddrawsall fleshintotheglorificationofGod»25.

23 More than in the present context, the significance of Romans 12: 1 is developedbyRatzingerinaprofoundreflectioninEucharist and Mission,114-118.OurauthorgivesthetitleWorship in Accord With the Logos (Romans 12: 1): Liturgy and Christology,topartII of A New Song for the Lord. With this title he builds a bridge from the christologicalfoundations of part I to the practical questions of time, architecture and music that hetreatsinpartII.

24 sL45-46.25 sL47.

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Arrivingatexpressingthingswiththispreciselanguagehasbeenim-portant. Ratzinger wants to show that for Christians the Logos is «morethan just the “Meaning” behind and above things», as it was for theancientGreeks.Rather,theLogos istheonewhoispresenttousinbod-ily form and who acts in history in Jesus Christ. Because it is the Logoswho acts in Jesus Christ, his self-surrender on the cross is the true anddefinitive logike latreia. This said, Ratzinger can draw together into onestrand all the concerns that I am arguing are the aims of his particularmethod.

«In virtue of Jesus’ Cross and Resurrection, the Eucharist is the meetingpoint of all the lines that lead from the Old Covenant, indeed from thewholeofman’sreligioushistory.Hereat last isrightworship,ever longedforandyetsurpassingourpowers[…]»26.

5. Transition to Practical Questions

Inthediscussionwehavefollowedsofar,itisobviousthat“liturgicaltheology”forRatzingermustfirstbeatheologyconceivedonaprofoundbiblicalandtheoreticallevel.Thegoalofsuchtheologicalreasoningistohelpusunderstand the liturgy in its essence.But from that essencewellconceived we can also come to face in a sound way liturgical questionsof a practical order. This is what is done in subsequent chapters of the

26 sL 47. Imentioned in footnotes 1 and2 that themethod to which I amdrawingattention is characteristic of Ratzinger’s theology in general and not something limited tohis liturgical theology. There would be countless examples of conclusions similar to thisone, where all the strands – Old Testament, New Testament, man’s religious quest – aredrawn together in the figure of Christ. One particularly striking example – or is it justtypical of what this fruitful method yields? – is in a study where Ratzinger examines thewordkoinonia acrossall thesestrandsandconcludes,«TheIncarnationis infactthenewsynthesisthathasbeenbroughtaboutbyGodhimself: it transcendsthelimitsoftheOldTestament–necessarilyso–whiletakingupandpreservingthewholeofitslegacysoastoopenitupandtofillitwiththewealthoftheothercultures:theIncarnationisatthesametime the reconciliation, atonement, and fellowship (communion) [koinonia]of thosewhohithertoweresetinoppositiontooneanother–JewsandGentiles(seeEph2:11-22);thisis also true in the realm of thought». See Communion: Eucharist – Fellowship – Mission,inPilgrim Fellowship of Faith, 76-77.Noticingthismethodanditsmanyvariationsasit isutilizedfunctionsasakindofkeythathelpsthereaderofRatzingertotakeaccountofhisthoughtasawholeanditsgoals.

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book. Since we are interested here especially in the method Ratzingeremploys, it is worth observing closely the way in which he makes histransition fromthe theoretical to thepractical.

In the first page of transition, in a chapter in which he wishes toconsider questions of liturgical time and space, Ratzinger poses a set aquestions which at first glance would seem to follow from the previousconsiderations, especially from the Christian critique of the cult that wehavejustdiscussed.Thequestionsinfacthavebeenverymuchintheairin theyearsat least sinceVaticanII ifnotalsobefore.Forexample,

«Is thewholeworldnotnowhis [God’s] sanctuary? Is sanctitynot tobepracticedby livingone’sdaily life in the rightway? Isourdivineworshipnotamatterofbeinglovingpeopleinourdailylife?[...]CanthesacralbeanythingotherthanimitatingChristinthesimplepatienceofdailylife?».

How such questions are answered affects very much a numberof practical questions in liturgical celebration. The short answer thatRatzingergivescontainsaprinciple,andthatprincipleunfoldsatconsid-erable length in the more than 150 pages that follow. He first grants ononelevelthepoint impliedbythequestions.(Thegenreofthequestionsistherhetoricalquestion,i.e.,theyareposedinsuchawaythattheobvi-ous answer is supposed to be yes.) They touch upon nothing less thanwhat he calls a «crucial dimension of the Christian understanding ofworship». But then follows the principle which is meant to forestall thefacileviewsof liturgy that suchlikequestionscanengender.Hesays thatwhoeverasks suchquestions

«overlookssomethingessentialaboutthepermanentlimitsofhumanexist-ence in thisworld,overlooks the“not yet” that ispartofChristianexist-enceandtalksasiftheNewHeavenandNewEarthhadalreadycome»27.

In effect Ratzinger is arguing that Christian faith still has need ofa sense of the sacred – sacred time, sacred space, sacred ritual actions,etc.,thattheneedfortheseisnoteliminatedbytheChristiancritiqueofthe cult or by the sacrifice that Jesus offered on the cross once and forall. This argument is developed and applied at length, and following its

27 sL53.

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details exceeds what can be done in this short essay. However, we canobserve once again that Ratzinger’s method is thoroughly grounded ina New Testament theology that articulates itself in reference to the OldTestament,anditnever losestouchwiththesenseofthesacredwhichisat issueaswell in theworld’s religions.TheChurchFathers,heremindsus, described the various stages of fulfillment not just as a contrast be-tweenOldandNewTestamentsbutratherinthreestepsthatmovefromshadowtoimagetoreality.ShadowreferstoOldTestamenttimes,imagetoNewTestament, and reality to the futurenot yet fully established.St.Gregory the Great’s image is used: the sun is rising but it has not yetreacheditszenith.Ratzingersays,«ThisideaofthenewTestamentasthebetween-time,asimagebetweenshadowandreality,givesliturgicaltheol-ogy its specific form»28.

Specific form – that will be all the practical questions that follow.Thismeans thatsuchquestionscannotbedecidedaccordingto lesspre-cise principles, according to, for example, prevailing fashions or moods,according to understandings of the liturgy not thoroughly based inRevelation. This is why the idea of receiving a way of worship as a partofRevelation is socritical.Liturgy isnot inventedby theChristiancom-munityaccordingtostandardsderivedfromthesurroundingculture.No,liturgy happens in the Christian community precisely because it findsitself within a peculiar mixture of the already and not yet, and liturgy’sspecific formsmustalwaysreflect that tension.

Let us take, for example, the question of the space of Christianworship, the church building. We have already seen that the sacrifice ofChristbrings to fulfillment theold sacrificesassociatedwith theTempleand renders the need for a Temple obsolete. This pertains to the sacri-fices and temples of other religions as well. But once again the methodtowhichIamdrawingattention isapplied.Ratzingersays,

«Thisessentialdifferencebetween theChristianplaceofworshipand thetemples of the other religions must not, of course, be exaggerated into afalse opposition. We must not suggest a break in the inner continuity of

28 sL54.

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mankind’s religious history, a continuity that, for all the differences, theOldandNewTestamentsneverabolish»29.

In short, Ratzinger is concerned to show that Christianity, in itsspace of worship, fulfills that for which the religious spirit of the wholehumanrace is longing.

Ratzinger examines the influence of the sacred space of the syna-gogue on Christian space. We see both continuity and fulfillment. Wecan take, for example, the direction of prayer for Christians. Christiansno longer face toward Jerusalem for prayer, as in the synagogue, buttoward the east, toward the rising sun. This concrete practice expressesprecisely theChristiansenseofalreadyandnotyet.

«Christ, represented by the sun, is the place of the Shekinah, the truethroneof the livingGod[…].The fact thatwe findChrist in thesymboloftherisingsunistheindicationofaChristologydefinedeschatologically.Praying toward the east means going to meet the coming Christ. The lit-urgy,turnedtowardtheeast,effectsentry,sotospeak,intotheprocessionofhistorytowardthefuture[…]30».

There are still other levels of meaning in this symbol, but it isenoughforustoobserveherehowinaconcreteChristianliturgicalprac-tice we find combined a continuity with the synagogue (which orientedprayerinaparticulardirection,towardJerusalem)anduniqueinnovation(in a christologically defined form of prayer). Furthermore, we see thatthe Christian innovation has a cosmic orientation as well, that its shapeof prayer is not confined to the historical, that the cosmic speaks of thehistorical.Tocriticswhowouldobjectthatsuchcosmicsymbolshavenomeaning topeopleofour time,heasks,

«Arewenotinterestedinthecosmosanymore?Arewetodayreallyhope-lesslyhuddledinourownlittlecircle?Isitnotimportant,preciselytoday,topraywiththewholeofcreation?»31.

29 sL63.30 sL68-69.31 sL82.

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Music is another concrete practice in the liturgy full of practicalconsequences. Ratzinger is at pains to show how the kind of musicwe use in the liturgy must be decided on sound theological grounds,employing all the principles developed in his opening chapters andexamined here in this essay. In his chapter on music, the same methodis still inuse.Theconcernwithmusic in all religions is immediately tothe fore.«Whenmancomes intocontactwithGod,mere speech isnotenough. Areas of his existence are awakened that spontaneously turninto song»32. From there he moves to song in Israel’s faith, which isgroundedintheexperienceoftheExodus.AfterthecrossingoftheRedSea, we read, «Then Moses and the people of Israel sang this song totheLord» (Exodus15:1).

AttheEasterVigilChristianssingthissamesongbut inanewwayand fornew reasons.Thisdevelopment runs its full course in thebookoftheRevelation,wheretheseerisgiventhevisionofalltheenemiesofthe People of God conquered. There the conquerors «sing the song ofMoses, the servant of God, and the song of the Lamb» (Revelation 15:3). Any singing done in Christian assemblies today must be this samesong, music on this same level. We know that music in culture and intheworld is alsoput tootheruses,useswhichcontradict thisChristiansense. This kind of music should find no place in the liturgy, and yetrecent decades have seen the use of such music invading the liturgy. Itis not a question of taste but of music properly and precisely definedtheologically.AuthenticChristianmusicmustalwaysexpress that

«It isnotthegiganticbeastsofprey,withtheirpoweroverthemediaandtheirtechnicalstrength,whowinthevictory.No,it isthesacrificedLambthatconquers.Andsoonceagain,definitively, there resounds the songofGod’sservantMoses,whichhasnowbecomethesongoftheLamb.Litur-gicalsingingisestablishedinthemidstofthisgreathistoricaltension»33.

6. Conclusion

These are some examples – church building, direction of prayer,music–ofhowRatzingerturnshis theologytothedevelopmentofprac-

32 sL136.33 sL137.

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ticalmatters.Theyarehisanswer to the rhetoricalquestionswithwhichhe turned toward the practical. We still have need of sacral space, time,and music – and this, not because it is a question of taste or personalpreference but for profound theological reasons. Christian liturgy withits sacral space, time and music reveals the tension of the already andthenotyetwhichcharacterizesChristianexistenceuntil theLordcomesagain in glory. Yet even now logike latreia, spiritual worship, is possiblewith our bodies, for in the liturgy the incarnate Logos associates hisChurchwithhisownsacrifice.«Hereatlastisrightworship,everlongedforandyet surpassingourpower[…]».

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UMKEHR IM THEOLOGISCHEN DENKEN VON J. RATZINGER

BRuno HidBeR

PATH 6 (2007) 199-220

Wenn man das umfangreiche und vielfältige Werk von JosephRatzingerdurchgeht,kannesaufeinenerstenBlickerstaunen,wiewenig„Umkehr“ als eigens artikuliertes Thema aufscheint und explizit behan-deltwird.Es ist vorhanden,doch in eherbegrenztenAusmaßen.DringtmanjedochtieferinRatzingersWerkeinundversuchtman,esinseinenZusammenhängen zu verstehen, dann geht einem auf, dass „Umkehr“und was damit gemeint ist, in praktisch allen großen Themenbereichengegenwärtig ist wie eine Art Sauerteig, der von innen her alles belebtund durchwirkt. Man kann mit Fug und Recht „Umkehr“ ein struktu-rierendesElement imtheologischenDenkenvonRatzingernennen.Dassdemso ist,möchtedieserBeitragetwasbeleuchten1.

ExplizitundeigenshatRatzingerdasThema„Umkehr“behandeltineinemBeitrag,dener inseineTheologische Prinzipienlehreaufgenommenund ihm dort den bezeichnenden Titel gegeben hat: Glaube als Umkehr

1 Das Werk Ratzingers wird hier synchron als Ganzes genommen. Ein solchesmethodisches Vorgehen ist berechtigt auf der Grundlage etwa der Untersuchung vonG. Nachtwei, die u.a. zum Resultat kommt: „Ratzingers theologisches Grundkonzepthat sich in all den Jahren nicht verändert“.g. nacHtWei, Dialogische Unsterblichkeit. Eine Untersuchung zu Joseph Ratzingers Eschatologie und Theologie, St. Benno-Verlag,Leipzig 1986, 284. Nachtwei zitiert ebd., die eigene Position bestätigend, M. Fahey:«RatzingersDenkenweisteineerstaunlicheKonsistenzauf».ZuRatzingersWerkselbstsiehedieBibliographieinO.HoRnundV. pfnüR(Hg),Weggemeinschaft des Glaubens. Kirche als Communio. Festschrift zum 75. Geburtstag, Sankt Ulrich Verlag, Augsburg2002,261-324.

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– Metanoia2. Er kann bestens als Ausgangspunkt dieser Überlegungendienenundsodannwegweisendsein fürweitereVertiefungen.

1. Glaube als Umkehr – Metanoia

Ratzinger kommt ohne Umschweife zum entscheidenden Punkt,indem er bereits auf den ersten Zeilen klar macht, dass „Umkehr –Metanoia“nichtbloßirgendwelcheDetailaspektedeschristlichenLebensundDenkensanzielt,sondernetwasUmfassendesundRadikales.Esgehtum

«einen Vorgang, der die ganze Existenz und der die Existenz ganz, dasheißt endgültig, in der Ganzheit ihrer zeitlichen Erstreckung betrifft undweitmehralsbloßeineneinzelnenoderauchwiederholtenAktdesDen-kens,desFühlensoderdesWollensmeint»3.

Umnunzupräzisieren,waschristliche„Metanoia“meintundsievonanderenphilosophischenundreligionsgeschichtlichenEntwürfenabhebt,schreitet Ratzinger zu einer kurzen Wortanalyse. Zuerst fragt er nachder Bedeutung des Wortes „Metanoia“ im klassischen und hellenisti-schen Griechisch, um festzustellen, dass es dort wohl einzelne Akte desBedauernsundderReueausdrückt, jedochnichteineallesbestimmendeGrundhaltung bezeichnet. Weiter führt der Begriff „επιστροφη“, so wieer inderStoaund imNeuplatonismusverwendetwurde.Erdrückteinepermanente Rückkehr zur Einheit und Ganzheit der Wirklichkeit aus,die bereits Platon mit dem Symbol der kreisförmigen und damit voll-kommenen Bewegung beschrieben hatte. Damit ist nun wohl eine um-fassende Bewegung der Umkehr ausgesagt, dies jedoch auf idealistischeWeise. Wenn der Mensch harmonisch einschwingt in das Ganze seinerselbst, begegnet er in der Tiefe seiner selbst dem Göttlichen und somitVollkommenen.

Demgegenüber betont Ratzinger, dass der christliche Glaube einesolch idealistische und harmonisierende Sicht kritisiert und „Umkehr“

2 J. RatzingeR,Glaube als Umkehr – Metanoia, inders.Theologische Prinzipienlehre. Bausteine zur Fundamentaltheologie, Wewel, München 1982, 57-69. Alle Titel, die imWeiternohneAutorangegebenwerden,sindvonJ.Ratzinger.

3 Glaube als Umkehr – Metanoia,57.

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radikaler und herausfordernder fasst. Zu den aufklärenden und befrei-enden Elementen der biblischen Botschaft gehört es, dass sie unentwegtdarauf hinweist, dass der Mensch gerade in seiner Geistbegabtheit,Innerlichkeit und Tiefe zuhöchst gefährdet ist. Deshalb findet er erfül-lendes Zu-sich-selbst-Kommen nicht, indem er bloß die Tiefen seinerInnerlichkeitausleuchtetund insieeinkehrt.

«Nicht einfach die Kehr zu sich selbst rettet, sondern vielmehr die Weg-kehrvonsichindenrufendenGotthinein.DerMenschwirdnichtaufdieletzte Tiefe seines Ich, sondern auf den von außen herantretenden Gott,aufdasDuverwiesen,das ihnaufbrichtundebendarinerlöst.DarumistMetanoiagleichbedeutendmitGehorsamundGlaube;darumstehtsie imGefüge der Realität des Bundes; darum ist sie bezogen auf die Gemein-schaft derer, die in den gleichen Weg gerufen sind... Damit ist zugleichdeutlich,dassMetanoianichtirgendeinechristlicheHaltungdarstellt,son-dern der christliche Grundakt überhaupt ist, freilich begriffen von einemganzbestimmtenAspekther:demderVeränderung,derWende,desNeu-undAnderswerdens»4.

Es wird sich zeigen, dass in diesem Zitat, wie in einem Kern, dieGrundgedanken Ratzingers zur christlichen Umkehr zusammengefasstsind,aufdieer inanderemKontextundz.T.mitanalogerBegrifflichkeitimmerwiederzurückkommtundneuentfaltet.Festgehalten,weilgrund-legend für alles Weitere, sei bereits jetzt, dass mit „Umkehr“ nicht ir-gendein Aspekt des Christseins, sondern dessen Wesen angesprochenist und dass Ratzinger „Umkehr“ gleichbedeutend sein lässt mit Glaubeunter dem Aspekt der Veränderung und des Neuwerdens. Dass ihmdas wichtig ist, unterstreicht er, wenn er wenig später dezidiert sagt:«Christliche Metanoia ist sachlich mit Pistis (Glaube, Treue) identisch[...] »5. Im Weiteren betont er im Anschluss an Gedanken von Dietrichvon Hildebrand6, dass christliche Umkehr es mit Wahrheit zu tun hat,genauermitdemWeg,derzurWahrheit führtunddass siedementspre-

4 Ebd.62.5 Ebd.65.6 Ratzingerschöpftvorallemausd. Von HiLdeRBRand,Die Umgestaltung in Christus,

Einsiedeln19503,11-29.

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chendgekennzeichnetistvoneinerrestlosenundgrenzenlosenVeränder-ungsbereitschaft,dieTreuenichtausschließt, sondernermöglicht.

Am Ende des Artikels deutet Ratzinger weitere „wesentlicheGrundbestimmtheiten christlicher Metanoia“ an und macht ein paarBemerkungen dazu, die jedoch eher fragmentarisch bleiben. Er gliedertsie indie folgendenbeidenBegriffspaare: Innerlichkeit und Gemeinschaft – Geschenk und Aufgabe7.

Wennnun„Umkehr“dieindiesemArtikelgezeichnetefundamenta-leBedeutunghat,dannmussdasmit ihrGemeinteauchindenweiterengroßenThemenderTheologie,dieRatzingerbehandelt,vorhandensein.Einigen dieser Themen soll nachgegangen werden. Es wird sich zeigen,dass „Umkehr“ darin, manchmal zwar gleichsam verhüllt, dennoch aberals wirkliches Formalprinzip des Christseins präsent ist und schlichtwegzurStrukturdes theologischenDenkensvonRatzingerdazugehört8.

Da Ratzinger Umkehr so dezidiert mit dem Grundakt des Glaubensidentifiziert,sollzuerstdiesemGedankennachgegangenwerden.WiedenktRatzingerUmkehrals strukturierendesElementdesGlaubens?Unterwel-chen Aspekten kommt das zum Tragen? Sodann sollen die Begriffspaare,mit denen Ratzinger seinen Artikel Glaube als Umkehr – Metanoia ab-schließtalsLeitliniendienen,umdasAngebahnteweiterzuentfalten.

Das Ineinander von Innerlichkeit und Gemeinschaft sollbedachtwer-den in dem Sinne, dass der Mensch in seinem Innersten zu sich selbstfindet,indemererkennt,dasserübersichhinausgerufenistunddiesemRuf in einerBewegungderUmkehr folgt,dass erdas abernurkann imMit-SeinmitdenAnderen,inderCommunioderKirche.DasIneinander von Geschenk und Aufgabe soll im Hinblick von Umkehr konturiertwerdenmittels zweierPrinzipien,diedemDenkenRatzingersbesondersteuer sind: dem Vorrang des Empfangens vor dem Machen und demPrinzipdesÜberflusses.

7 Glaube als Umkehr – Metanoia,67.8 SolchesVorgehenmagdieGefahr in sichbergen, gewisseThemenzu sehr aufdie

Grundthematik„Umkehr“hinharmonisierenzuwollen.EsdientjedochalleinderAbsicht,aufzuzeigen, dass „Umkehr“ im Denken von J. Ratzinger in der Tat den Rang einesFormalprinzipsdesChristseinseinnimmtunddieswirdzurGenügedokumentiertwerden.Bezeichnend ist bereits, dass in der Theologischen Prinzipienlehre der Artikel Glaube als Umkehr – Metanoia demTeilzugeordnet ist,derdieÜberschrift trägt:„FormalprinzipiendesChristentums-KatholischeSicht“.SieheS.9.

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2. Umkehr als Grundform des Glaubens – anthropologisch orientier-ter Zugang

Der Glaube erfüllt den Menschen mit einer Dynamik, die ihn her-ausführenlässtauseinemZustand,denergeradeimLichtdesGlaubensals unbefriedigend erkennt und hinführt zum Ganzen und Eigentlichendes Menschseins, zur Gemeinschaft mit Gott, zur Communio in derKirche und zum Mitsein mit den Anderen9. Sich so herausführen las-sen und hineingehen in eine neue, vollkommenere Form des Daseinsist nur möglich mit einer Grundhaltung von Umkehr, die bei Ratzingerdie Dimension einer „Wende des Seins“ annimmt. Programmatisch hater das in seiner Einführung auf den Punkt gebracht und das bezeich-nenderweise dort, wo er den ersten «Umriss der Haltung» beschreibt,«die das Wörtchen Credo meint»10. Dieses „Wörtchen“ veranlasst denMenschen zu einerGrundoptiongegenüberderWirklichkeit, inderderMensch erst «die entscheidende Eröffnung seiner Weltsicht überhauptfindet» und damit die wahre Grundform, «sich zum Sein, zur Existenz,zum Eigenen und zum Ganzen des Wirklichen zu verhalten»11. Dochzu dieser Grundform gelangt der Mensch nur, wo sein Glaube zu einerGrundhaltungvon„Umkehr“und„Bekehrung“gefundenhat.

«OhnedieseWendederExistenz,ohnedieDurchkreuzungdesnatürlichenSchwergewichtsgibteskeinenGlauben.Ja,derGlaubeist dieBe-kehrung,inderderMenschentdeckt,dassereinerIllusionfolgt,wennersichdemGreifbaren allein verschreibt. Dies ist zugleich der tiefste Grund, warumGlaubenichtdemonstrierbarist:EristeineWendedesSeins,undnurwersich wendet, empfängt ihn. Und weil unser Schwergewicht nicht aufhört,unsineineandereRichtungzuweisen,deshalbbleibteralsWendetäglichneu, und nur in einer lebenslangen Bekehrung können wir innewerden,wasesheißtzusagen:Ichglaube»12.

9 Vgl. Gratia praesupponit naturam, in ders. Dogma und Verkündigung, Wewel,München.Freiburg/Br. 1973, 177: «Die wahre Erhellung seines Wesens empfängt derMensch nicht aus der „Natur“, sondern aus der Begegnung mit Christus im Glauben».G. Nachtwei paraphrasiert das in Dialogische Unsterblichkeit, 201 folgendermaßen: «WasmenschlichePersonist,gehtdemDenkenerstvomGlaubenherauf[...]».

10 Einführung in das Christentum, Kösel,München1968,27.11 Ebd.12 Ebd.28.

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Wenn es nun darum geht, diese programmatische Sicht zu entfaltenundzuvermitteln,setztRatzingergernundaucheinfühlsamaufderEbenenachvollziehbarerErfahrung an,umvonda aus zu vertiefenderEinsichtzu führen. Das soll kurz nachgezeichnet werden anhand des Beitrages,den er zum Thema Glaube und Erfahrung geliefert hat13. «Der Wegzum Glauben beginnt in der Sinneserfahrung, und die Sinneserfahrungals solche ist glaubenshaltig und transzendenzfähig»14. Im Anschluss anJ.MourouxundW.BeinertzeichnetRatzingerdreiStufenderErfahrungnach und zeigt auf, dass mit der Dynamik des Voranschreitens zur hö-heren Ebene von Erfahrung das geistige Prinzip und mit ihm Freiheitund Umkehr je größeres Gewicht gewinnen. Der dritte Typus, die„Existentialerfahrung“, lässt den Menschen wie auf einem offenen Wegzur religiösen Erfahrung voranschreiten. Doch hier führt der Weg nurweiter, wenn der Mensch bereit ist, auch «Verzichtbereitschaft zu erler-nen»15. Die Begegnung mit Gott bringt einen Horizont von Erfahrung,dereineneueundwahrhaftbeglückendeSichtweiseeröffnet.DamitdemMenschen jedochdieseSichtweiseaufgehenkann,musserbereitseinzujenerAskese,welchedieBergpredigtmitderPreisungankündigt:«Selig,die ein reines Herz haben, denn sie werden Gott sehen» (Mt 5, 8). EsbedarfderReinigungdesHerzensundderdamiterfordertenBewegungder Umkehr, damit der Mensch die «Freigabe seiner selbst lernt unddamitebensehendwird»16.

Ratzinger veranschaulicht das sodann in einer Art „Anhang“ ambiblischen Beispiel von der Begegnung Jesu mit der Samariterin amJakobsbrunnen (Joh 4). Hier kann von einem Weg der Erfahrung ge-sprochen werden, der zu immer wesentlicheren Tiefen fortschreitet bishin zu jener Tiefe, wo der Quell ewigen Lebens sprudelt, der alleinden Lebensdurst zu stillen vermag. Auch dieser Weg beginnt mit eineralltäglichen Erfahrung, mit jener des Durstes nach Wasser. Er vertieftsichaufdasWesentlichehin,wenndieSamariterindurchdieFrageJesu

13 InTheologische Prinzipienlehre, 359-372.14 Ebd.362.DassGlaubeesnichtmiteinerSonderwelt,sondernmit«derWeisedes

christlichenStehens indieserWeltund zudieserWelt» zu tunhat,wurde inder theolo-gischenTraditioninderVerhältnisbestimmungNatur-Gnadebedacht.J.RatzingerhatdasentfaltetinGratia praesupponit naturam,inDogma und Verkündigung,161-181.Zitat168.

15 Theologische Prinzipienlehre, 367.16 Ebd.

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nach ihrem Mann mit sich selbst konfrontiert wird und damit mit derDimensionderUmkehr.SiemussineinerBewegungvonBekehrungsichregelrecht „um-drehen“, damit sie sich selbst und den erkennen kann,deralsderMessiasvorihrsteht(Joh4,16),unddamitsieschließlichzurwahrenAnbetungGottesgelangenkann.

«Die Conversio (die „Bekehrung“, die Umkehr) ist mit SelbsterkenntnisidentischundSelbsterkenntnis istderKernallerwahrenErkenntnis.Con-versio istdieWeise,wiederMensch sich findetunddanndieFrageallerFragenerkennt:WiekannichGottanbeten»?17

Diese Überlegungen, die noch vorwiegend erfahrungsorientiertund im Bereich theologischer Anthropologie angesiedelt sind, haben ineiner Art erstem Umgang deutlich gemacht, dass Umkehr und Akt desGlaubens im Denken von Ratzinger bereits auf der Ebene anthropolo-gisch orientierter Zugänge engstens miteinander verknüpft sind. OhneUmkehr kein Zugang zum Glauben und Umkehr gehört sowohl zurStruktur als auch zum Vollzug des Glaubens, denn der Glaube fordertbereits in der «Form des Standfassens des Menschen im Ganzen derWirklichkeit»18 zur Entscheidung heraus. Entscheidung erfordert jedochunausweichlicheinenProzessvonScheidungundAbsage,vonReinigungundAusbrechenausSelbstbezogenheit.DieseMetaphern fließenzusam-men ineinenGrundgedanken.

«DieserGrundgedanke istderderUmkehr, einerUmbruch-undWende-bewegungdesDaseins, inderRatzingerdasWesendeschristlichenGlau-benserblickt»19.

17 Ebd. 372. Es wird sich zeigen, dass Ratzinger das Thema des Durstes erneutaufgreift im Kontext von „Exodus“ und „Nachfolge“ und dort ebenfalls mit „Umkehr“koppelt.

18 Einführung in das Christentum,46.19 J. meyeR zu scHLocHteRn,Sakrament Kirche,Herder,Freiburg.Basel.Wien1992,

172. Im Weiteren kritisiert Meyer zu Schlochtern, bei Ratzinger führe das Ineins vonUmkehralsWendebewegungundHingabezueinerVerdunkelungderFreiheitdesgläubi-genSubjektes(sieheebd.172-176).DemgegenübermussdieRelationalitätalsGrundformdesDenkensbeiRatzingerhervorgehobenwerden.DerMenschkannzu seinem„Selbst“nurkommenausderBeziehungzumDuundzumWir.Vondaherbedeutendas„hinzumAnderen“ und das Empfangen vom Anderen her keine Minderung, sondern Gewinn des

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Ihrerseits kann Umkehr jedoch nur dann wirklich Stand fassenund Frucht bringen, wenn es nicht nur um eine „Wende weg“, sondernum eine „Wende zu“ geht. Eine Umkehr, die sich in Absage erschöpfenwürde, müsste in trockenes Land hinausführen. Der Lebensdurst willsich jedoch zuwenden zum unversiegbaren Quell ewigen Lebens, deralleinimGlaubenandenlebendigenGottgefundenwerdenkann.SomitistnundiespezifischtheologischeVerhältnisbestimmungvonGlaubealsUmkehrundUmkehralsGrundformdesGlaubensangesagt.

3. Umkehr als Grundform des Glaubens – theologisch orientierter Zugang

SchreitetmanvoneinereherallgemeinenAnalysederGrundhaltungGlaube fort zur spezifisch christlichen Weise des Glaubens, dann erhältdas„WörtchenCredo“einen tieferenSinnundeineungleichmächtigereDynamik. Das Standfassen im Ganzen der Wirklichkeit wird nun zum«sich anvertrauen dem Sinn, der mich und die ganze Welt trägt; ihn alsdenfestenGrundnehmen,aufdemichfurchtlosstehenkann»20.SichanH. de Lubac anlehnend beschreibt Ratzinger dieses «sich anvertrauen»als einen einfachen und entschiedenen Akt des „credere in...“, womitder Mensch seine ganze eigene Existenz an den trinitarischen Gottüberträgt21. Wo Ratzinger sodann das unaufgebbare „Recht des christo-logischen Dogmas“ behandelt, betont er, dass dieser Gott sich in JesusChristusinderWeisegeoffenbarthat,dassinJesusalsdemSohnGottesnichtnuretwasvonGott,sonderndasSeinGottesganzbeimMenschenist und Jesus als der Menschgewordene zugleich der exemplarischeMensch schlechthin ist22. Und so wird nun das „Wörtchen Credo“ zum«IchglaubeanDich»,zur«EntdeckungGottesimAntlitzdesMenschenJesus von Nazareth»23 und zur restlosen Übergabe der eigenen ExistenzandiesenJesus.AlsSohnGottes ist JesuSein

Selbst. Dass solches Empfangen positiv als „Vollzug der Freiheit“ gedacht werden kannundsoll,wieMeyerzuSchlochternpostuliert(ebd.176),mussdemnichtentgegenstehen.

20 Einführung in das Christentum,47.21 Die Wir-Struktur des Glaubens als Schlüssel zu seinem Gehalt, in Theologische

Prinzipienlehre, 21. Ratzinger verweist auf H. de LuBac, La foi chrétienne. Essai sur la structure du Symbole des Apôtres,Aubier-Montaigne,Paris19702,61-98.

22 Vgl.Einführung in das Christentum, 173-184.23 Ebd.53.

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«reine actualitas des „Von“ und „Für“. Eben darin aber, daß dieses Seinnicht mehr trennbar ist von seiner actualitas, fällt er mit Gott zusammenund ist zugleich der exemplarische Mensch, der Mensch der Zukunft,durchdenhindurchsichtbarwird,wiesehrderMenschnochdaszukünf-tige,dasausstehendeWesenist;wiewenigderMenschnochbegonnenhat,erselbstzusein»24.

In diesem Zitat taucht nun sozusagen aus christologischer Sichterneut der untrennbare Zusammenhang von Glaube und Umkehr auf.Der Mensch hat eben noch «wenig begonnen, er selbst zu sein». Mitder Übergabe der eigenen Existenz an den exemplarischen MenschenJesus hat er sich auf den Weg gemacht, selber «actualitas des Von undFür»zuwerden inderWendewegvomaltenhinzumneuenMenschenin Christus. Und das ist ein Weg permanenter Umkehr. Das beschreibtRatzinger wiederum mit verschiedenen Bildern und Denkweisen, u.a.damit, dass der Glaubende sich selbst hineinbegibt in die „Gebärde desSohnes“ Jesus, indem er selber „Sohn“ wird und sich eine Haltung desKindseins aneignet, ein Existieren, das sich nicht auf sich selbst stellt,sondernseinerseitsausdem„VonundFür“ lebt25.

Mit solchem Glauben stellt sich dem Menschen die Gottesfrage aufneueundweiterführendeWeise.DerMenschbetrachtetnunseinStehenin der weltlichen Wirklichkeit im Licht des Glaubens. In diesem Lichtscheint sie ihmaufalsSchöpfungGottesunddasdrängtdenMenschennunzueinerGrundentscheidung:stelltersichzudieserWirklichkeitalsobsiedasihmEigenewäre,vondemerals„homofaber“autonomBesitzergreift,oderempfängtersiedankbaralsGottesguteGabe?VondieserGrundentscheidungher,die in ihrempositivenAusgangdieUmkehrmiteinschließt, zeigt es sich auch, dass die Gottesfrage für Ratzinger nichtein Problem theoretischer Spekulation, sondern vorwiegend eine Fragevon Lebenspraxis ist. «Sie hängt in erster Linie von dem Verhältnis ab,das der Mensch zwischen sich und der Welt, zwischen sich und seinemeigenen Leben errichtet»26. Das Verhältnis im positiven Sinne ereignet

24 Ebd.184.25 Vgl.Der Gott Jesu Christi. Betrachtungen über den dreieinigen Gott, Kösel,München

1976,55f.26 Ebd. 13. Siehe auch S. 15: «Die Antwort auf die Gottesfrage wird hier entschie-

den».

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sich durch den Akt des Glaubens, der seinerseits genährt und struktu-riert ist durch die Grundhaltung der Umkehr, denn die widersteht derTendenzzur„incurvatio inseipsum“undbricht sieauf.

Der Zusammenhang zwischen einer Grundentscheidung aus demGlauben heraus und der Gottesfrage erscheint bei Ratzinger auch imKontext des Dekaloges. In der Auseinandersetzung um das rechteVerhältnis zwischen Glaube und Moral insistiert Ratzinger darauf, dassman dem Eigentlichen des Dekalogs nicht auf die Spur kommen kann,solangemannurfragt,obundwieweitdessenElementeauchinanderenReligionenundKulturenvorkommen, sondern indemmanerkennt,dassdas Spezifische des Dekaloges darin besteht, dass er in Israel zum TeildesGottesbegriffes selbstgeworden ist.Die

«ZehnWortezeigen,wases inhaltlichheißt,anJahwezuglauben[...]Siedefinieren damit zugleich die Gestalt Gottes selbst, deren Wesen sich inihremWillenzeigt»27.

Und dieser Wille besteht in der Erwählung des Volkes Israel,die sich ihrerseits in der gelebten Durchdringung von Glaube undEthos vollzieht, was wiederum nur möglich ist aus einer permanentenGrundhaltung der Umkehr heraus, die biblisch in der Treue zum BundundzumeinenBundesgottzumTragenkommt.

Für Israel hat diese Umkehr und ihr Durchhalten in Treue auchdramatischeundoftgenugtragischeGestaltangenommenimRingenumdie Absage an andere Gottheiten. Das aber ist und bleibt ein Merkmalfür Glauben überhaupt. Ratzinger entfaltet das in seiner Einführung, woerdasBekenntnis zum einen Gott eigens thematisiert.

«Das christliche Credo greift mit seinen ersten Worten das Credo IsraelsaufundnimmtdarinzugleichdasRingenIsraelsauf,seineGlaubenserfah-rungund seinenKampfumGott,der sozueiner innerenDimensiondeschristlichenGlaubenswird,denesohnediesesRingennichtgäbe»28.

27 Prinzipien christlicher Moral, unterMitarbeitvonHeinzSchürmannundHansUrsvonBalthasar,JohannesVerlag,Einsiedeln1975,51.

28 Einführung in das Christentum,79.

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Das Bekenntnis zum einen Gott bedeutet, getreu der TraditionIsraels, Absage von jeder Vergöttlichung von etwas Irdischem, Wegkehrvon der Verabsolutierung dessen, was nicht selbst das Absolute ist.Ratzinger verdeutlicht das, indem er als Versuchung zur Vergöttlichungdie Macht ansieht, sowohl die politische Macht als auch die Sucht, dasindividuelleLebeninjedernurmöglichenWeisezubeherrschenundab-zusichern. Was Ratzinger in diesem Zusammenhang «Kampf um Gott»und«RingenundAbsage»nennt,bedeutetderSachenachUmkehrundgehörtzur«innerenDimensiondeschristlichenGlaubens»29.

Der wohl markanteste Zugang, mit dem Ratzinger Umkehr als zurInnenseitedesGlaubensgehörendbenenntundzudemalsdas,wasdie-senGlaubenunentwegtdynamischantreibt,istmitdemBegriff„Exodus“gekennzeichnet. Er taucht in sehr verschiedenen Themenbereichen auf,zielt jedoch immer auf dieselbe Wahrheit: dass der Mensch in dem, waser aus sich selber ist und macht, sich niemals genügen kann, sondern jeimmer über sich selbst hinaus gerufen ist auf Größeres, Erfüllenderes,letztlich auf jenen Gott hin, der allein Erfüllung ist und somit „LebeninFülle“ (Joh10,10)gebenkann30.AufdemHintergrunddesAuszugesIsraels aus Ägypten und der langen Wüstenwanderung ist mit demBegriff „Exodus“ eng das Bild des Weges verbunden, eines Weges, derin die Weite und zur Freiheit führt, der jedoch auch Gefahren undVersagen mit sich bringt und deshalb immer wieder neues AufstehenundAufbrechenerfordert.

Ratzinger erinnert in diesem Zusammenhang auch an die jüdischeSicht von den zwei Wegen und beschreibt dann den richtigen Weg alsNachfolge Christi31. Der Mensch soll Jesus nachfolgen, weil dieser der„exemplarischeMensch“ istundals solcherdieGrenzedesMenschseinsüberschreitet.

29 Vgl.ebd.79-83.30 Siehe R. tRemBLay, L’«Exode», une idée maitresse de la pensée théologique du

Cardinal Joseph Ratzinger, in„StudiaMoralia“,28(1990),523-550.R.TremblayanalysiertindiesemArtikelvierTexteRatzingers,indenen„Exodus“sozusagenals„Cantusfirmus“gegenwärtig ist. Da Tremblay auch in diesem Heft die Thematik „Exodus“ behandelt,kannmeinBeitragdazuexemplarischkurzausfallen.

31 Jesus Christus, Mitte des Glaubens und Grund unserer Hoffnung inders.Ein neues Lied für den Herrn,Herder,Freiburg/Br.1995,31-35.

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«NursounddadurchisterderwahrhaftexemplarischeMensch.DennderMenschistumsomehrbeisich,jemehrerbeimandernist.Erkommtnurdadurchzusich,dasservonsichwegkommt»32.

In diesem «von sich – zu sich» klingt wieder unüberhörbar dieGrundmelodie der Umkehr an. Sie begleitet jede Etappe im Exodusdes Lebens, so wahr denn jedes „über sich hinaus“ ein Herausgehenund Aufbrechen beinhaltet. Die Nachfolge Jesu führt unausweichlichins Pascha-Mysterium hinein. Der endgültige Exodus, der wirklichbefreiende Weg ist jener, der Jesus nach Jerusalem geführt hat, dennallein in Kreuz und Auferstehung geschieht jene Befreiung, die demLebensdurst des Menschen entspricht. Nachfolge Jesu erfordert somitSelbstverleugnung und Kreuztragen. Ausdrücklich zitiert Ratzinger Mk8, 34: «Wer hinter mir hergehen will, verleugne sich selbst und nehmesein Kreuz auf sich, und so wird er mir nachfolgen». Ebenfalls greift erin diesem Zusammenhang auf das Wort „Wende“ zurück und verdeut-licht diese mit einem Zitat von Basilius als „Wende des Lebens“ und„Wiedergeburt“.Undallesbündelt sichschließlich inderAussage:

«Zum christlichen Exodus gehört die Bekehrung, die die VerheißungChristiinihrerganzenWeiteannimmtundbereitist,sichmitdemganzenLebenansiezuverlieren»33.

Vom bisher Bedachten her dürfte klar geworden sein, dass und wa-rumsolches„Verlieren“Gewinnist.UndderSchlüsselzusolcherKlärungergibt sich im Bedenken des Zusammenhangs zwischen Glauben undUmkehrunddassowohlaufanthropologischeralsauchauftheologischerEbene.GlaubealsUmkehrprägtdemMenscheneineGrundhaltungderWendeunddesExodusübersichhinausunddamitdesNeuwerdensein.Umkehr als Grundform des Glaubens eröffnet jenen Zugang zur Wirk-lichkeit,indemderMenschdiewahreGrundformseinerExistenzfindenkann.Under findet sie inderumkehrendenBewegungdes„von sichzu

32 Einführung in das Christentum, 19033 Jesus Christus, Mitte des Glaubens und Grund unserer Hoffnung, 33-35. Zitat, S.

34. Anderswo sagt Ratzinger, sich auf den Weg Jesu einlassen, bedeute «so etwas wieeinekopernikanischeWende» zu vollziehen.Vom Sinn des Christseins, Kösel,München1965,58.

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sich“, indemer sichmit seinerganzenExistenz JesusChristusanvertrautalsdemexemplarischenMenschen,mitdemzugleichdasSeinGottesganzbeimMenschenist.

4. Gemeinschaft und Innerlichkeit34

Der Grund des Glaubens ist der dreieinige Gott. Wird das wirk-lich als „grund-legend“ genommen, dann bestimmt dieser Glaube nichtnur den Zugang zur ganzen Wirklichkeit, sondern er verändert auchden Blick auf sie. Vom Glauben an den dreifaltigen Gott her leuchtetdas Verhältnis von Einheit und Vielfalt der Wirklichkeit auf. Ratzingerbringtdas imAnschlussanHenrideLubacaufdenPunkt:

«DasMysteriumderDreieinigkeithatuns einegänzlichneuePerspektiveeröffnet. Der Grund des Seins ist communio [...], trinitarisch glaubenheißt:communiowerden»35.

Dementsprechend hat die alte Kirche das Tauf- und damit dasGlaubensbekenntnis „Symbolum“ genannt. Dahinter steht der anti-ke Brauch, zwei zusammengefügte Teile als Erkennungszeichen vonGemeinschaft zu nehmen. «Symbolum ist das Stück, das auf dieErgänzung im andern weist und damit gegenseitiges Erkennen undEinheit schafft»36. Nur im gegenseitig aufeinander Zugehen und mitein-anderFeiernundBekennenkannGlaubesichereignen.

«Historischbesagtdas,dassdasIchderCredo-FormelneinkollektivesIchist,dasIchderglaubendenKirche,demdaseinzelneIchzugehört,soweitesglaubendist.DasIchdesCredoschließtalsodenÜbergangvompriva-tenIchzumekklesialenIchein»37.

34 Ratzinger wählt zwar in „Glaube als Umkehr – Metanoia“ die Reihenfolge„Innerlichkeit und Gemeinschaft“ (S. 67). Doch entspricht auch das Umdrehen desBegriffspaaresseinemDenken.Essoll imFolgendengeradeaufscheinen,dassGlaubenurinundalsGemeinschaftsichentfaltenkannunddassInnerlichkeitnichtindividualistischeSelbstbezogenheitbedeutet,sondernvomRelationalenherbestimmtist.

35 Theologische Prinzipienlehre, 23.36 Einführung in das Christentum,67.37 Theologische Prinzipienlehre, 23.

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DieserÜbergangvomprivatenzumekklesialenIchschließtebenfallsdie Bewegung der Umkehr mit ein. Ratzinger hebt das hervor, wenn erbeiderDeutungdes„Symbolums“denInhaltdeschristlichenGlaubensals «Zusage und Absage, Be-kehrung, Kehre des menschlichen Seins ineine neue Richtung des Lebens hinein» darlegt38. Das führt dazu, dassdie Kirche als Ganze nur leben kann in einer unabläßigen BewegungvonUmkehrundvergebendemMittragen.

«Das neue Sein der Vergebung führt ins Mitsein mit denen, die von derVergebung leben; Vergebung stiftet Gemeinschaft, und die Gemeinschaftmit dem Herrn in der Eucharistie führt notwendig zur Gemeinschaft derBekehrten,diealleeinunddasselbeBrotessen[...]»39.

Von daher ist es nur folgerichtig, dass Ratzinger auch die heiß dis-kutierteThematikvonReform inderKirchevonderDimensionperma-nenter Umkehr her angeht. Wo er in Zur Gemeinschaft berufen auf dasWesen wahrer Reform zu sprechen kommt, eröffnet er diesen AbschnittmiteinemSatz,derwieeinprogrammatischerPaukenschlagwirkt:«DerMacher istderGegensatzdesStaunenden»40.WahreReformderKirchebeginntnicht,indemMenschenanfangen,anirgendetwasvonihrherum-zuwerkeln,sondernindemsieneustaunenlernen,welchunerhörtreichesGeschenk ihnen mit der Kirche von Gott her gegeben ist. So staunenkann aber nur, wer aus einer Haltung von Umkehr heraus dafür offenist, das ursprünglich Unverfälschte unter Schichten von AblagerungenundAnhäufungen jeneuzuentdeckenundansLichtzubringen.

Ratzinger beruft sich in diesem Zusammenhang auf Michelangelo.Dieser habe bereits im Anschauen des Steines, den zu bearbeiten ersich vorgenommen hatte, das künstlerisch vollkommene Bild gesehen,das er nun mit Hammer und Meißel herauszuarbeiten habe. Es galt nurnoch, wegzumeißeln, was der ganze Stein noch verdeckte. So erscheintdas künstlerische Tun als ein Freilegen und Freigeben von anwesendVerborgenem,nichtalseinMachen.

38 Einführung in das Christentum, 66.39 Einführung in das Christentum, 279.40 Zur Gemeinschaft berufen, Herder, Freiburg.Basel.Wien 1991, 131. Vgl. zum

Folgendenebd.124-143.

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Darin sieht Ratzinger das Urmodell für kirchliche Reform. Sie istwesentlich„ablatio“,Wegnahmedessen,wasdasEigentlicheverdeckt.

«NursodringtdasGöttlicheein,undnursoentsteht„congregatio“–Ver-sammlung, Reinigung, jene reine Gemeinschaft, nach der wir uns sehnen[...]»41.

Diese Blickrichtung aus Reinigung und Umkehr ist auch die besteGarantie dafür, dass Reform in der Kirche nie zu Herrschaftsgehabewerde, sondern «reinen Dienstcharakter» bewahre. Dessen müssensich vor allem die Amtsträger bewusst sein und ihr Amt ausüben als«Enteignung meiner selbst für den, in dessen „persona“ ich reden undhandeln soll»42. Schließlich gilt das auch persönlich für jeden Christen,der als Glied der Kirche lebt und als solches immer wieder bereit seinmuss, den Staub und Schmutz wegzuwaschen, der sich über das ur-sprünglicheBildgelegthat.

«SobedürfenwiralledeswahrenBildhauers,derwegnimmt,wasdasBildentstellt;wirbedürfenderVergebung,diedenKernallerwahrenReformbildet»43.

Die grundlegende „ablatio“, das ursprüngliche Freilegen desChristseins geschieht im Sakrament der Taufe, worin Kirche wesentlichsich selbst vollzieht44. Dass Umkehr ein wesentlicher Bestandteil diesesSakramentes ist, hat Ratzinger auf bezeichnende Weise herausgearbeitet.ErsetztanbeiderursprünglichdialogischenGestaltdiesesSakramentes,worin die Taufformel als Gestalt des Glaubensbekenntnisses und umge-

41 Ebd. 133. Analog hat Ratzinger diese Thematik auch entwickelt als Spannungzwischen „heiliger Kirche“ und „menschliche Sündhaftigkeit in der Kirche“ wo er inseiner Einführung in das Christentum den Glaubensartikel «Die heilige, katholischeKirche» behandelt, 281-289. Siehe weiter: Das neue Volk Gottes, Patmos, Düsseldorf1969,249-257.

42 Zur Gemeinschaft berufen,137.43 Ebd.139.44 In der Einführung in das Christentum benennt Ratzinger S. 282 «Taufe, Buße

und Eucharistie als Konstruktionspunkte der Kirche». Für das Verhältnis von Taufe undUmkehr sind bedeutsam: Taufe, Glaube und Zugehörigkeit zur Kirche – die Einheit von Struktur und Gehalt,in:Theologische Prinzipienlehre, 28-45sowie:Taufe und Formulierung des Glaubens, inebd.106-116.

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kehrt das Glaubensbekenntnis als Teil des Sakramentes aufscheinen. Esistein«DialogdesGlaubens»,beidemderTäuflingseineBekehrungalsÜbergabe seiner Existenz an Gott und in die Gemeinschaft der Kirchehinein bekennt und ihm von Seiten der Kirche die Aufnahme in dieseGemeinschaft und die Hineinnahme in das Pascha-Mysterium zugesagtwird. Letzteres ereignet sich im Übergießen durch das Wasser, das zu-gleich Todes- und Lebenssymbol ist und beim Täufling sakramental be-wirkt,was esbezeichnet.Es gehtumdieExistenz alsGanzeunddamitvomTäuflingherauchumeineUmkehrderganzenExistenz.

Die Dimension der Umkehr erhält bei Ratzinger nicht zuletzt einebesondere Note durch das Gewicht, das er im Kontext der Taufe demKatechumenat zuspricht. Dieses ist für ihn nicht bloß vorhergehendeBelehrung, sonderngehörtdemSakramentselbstan.

«DieTaufformel,dieeigentlicheindialogischesCredo ist, setzteinen lan-genLernprozessvoraus.SiewillnichtnuralsTextgelerntundverstandensein, sie muß als Ausdruck einer Existenzrichtung eingeübt werden [...]Damit ist gesagt, dass über das Taufbekenntnis das ganze Katechumenatin die Taufe einströmt; wenn das Bekenntnis für die Taufe wesentlich ist,dannistdasKatechumenateinTeilderTaufeselbst»45.

MitderTaufeereignetsichebenfallsdieZuwendungderGemeinschaftderGlaubenden,derKirche,zurPersondesTäuflingsmitseinerganzeneinmaligen Innerlichkeit. Das sagt zunächst aus, dass die GemeinschaftderKirchedasPersonseinnicht ineinemKollektivaufsaugt, sondernzuseinem Eigentlichen bringt, zum Leben in Relation. Die Relation vonInnerlichkeit und Gemeinschaft sei nun noch kurz bedacht unter demAspektdesGewissens.

KeinZweifel,dassdasGewissenzumPersönlichstenundInnerlichstendes Menschen gehört. Im Gewissen ist auch der Glaube mit demPersonkern des Menschen verschmolzen. «Im Glauben an das GewissenerweistsichderganzpersönlicheGehaltdesSchöpfungsbekenntnisses»46.Das darf nun allerdings nicht dazu führen, dass das Gewissen zu einemSchutzschild oder zu einer Beruhigungsdroge für eine auf sich selbst

45 Taufe, Glaube und Zugehörigkeit zur Kirche – die Einheit von Struktur und Gehalt,inTheologische Prinzipienlehre,36.

46 Der Gott Jesu Christi, 39.

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fixierte Subjektivität erklärt wird. Ganz im Gegenteil. Es ist die Stimmeder Wahrheit, die jeden Menschen ganz persönlich aus seinem Innerstenheraus immerneuaufdieWahrheitdesGanzenunddamitzurWahrheitGottes herausruft. Damit ist es auch eine Stimme zur Umkehr. Das hatRatzingervorallementfaltet inseinemBeitrag:Gewissen und Wahrheit47.

Sich auf den Psychotherapeuten Albert Görres berufend, verweister zunächst auf die positive Funktion des Schuldgefühls48. Dieses zeigtgleicheinerSignallampean,dassetwasnichtstimmt.Sostörteseinefal-sche Gewissensruhe und weckt sie auf. Aber sich stören und aufweckenzu lassen, erfordert ein waches und allzeit umkehrbereites Gewissen. Eserfordertdie

«gebieterische Anwesenheit der Stimme der Wahrheit im Subjekt selbst;Gewissen ist die Aufhebung der bloßen Subjektivität in der Berührungzwischen der Innerlichkeit im Menschen und der Wahrheit von Gotther»49.

Es ist interessant, dass Ratzinger sodann den in der Tradition ver-ankerten, ihm jedoch problematisch erscheinenden Begriff Synderesisdurchden«vieldeutlicherbestimmtenplatonischenBegriffAnamnesis»ersetztunddieVerdeutlichungals

«UrerinnerungandasGuteunddasWahre[...]undals«innereSeinsten-denz des gottebenbildlich geschaffenen Menschen auf das Gottgemäßehin»definiert50.

Und das Gewissen ist die Stimme, die nicht nur unverbindlich andiese Grunderinnerung antippt, sondern gebieterisch aufruft, ihr zuentsprechen.Sie führtaufeinen«HöhenwegzurWahrheit».DieserWeg«zumGuten istnichtbequem.Er fordertdenMenschen.Abernichtdas

47 Gewisssen und Wahrheit, inm. KessLeR,W. panneBeRgundH.J. pottmeyeR(Hg),Fides quaerens intellectum,FrankeVerlag,Tübingen1992,293-309.

48 Ratzinger bezieht sich auf a. göRRes, Schuld und Schuldgefühle, in „IKaZ“, 13(1984),434.Sieheauch: a. göRRes/K. RaHneR,Das Böse. Wege zu seiner Bewältigung in Psychotherapie und Christentum,Herder,Freiburg.Basel.Wien1982,128-144.

49 Gewissen und Wahrheit,300-301.50 Ebd.304.

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bequemeBleibenbeisichselbsterlöstihn»51.UmErlösungzufinden,be-darfes jenerGrundhaltungvonUmkehr,diedenMenschenoffenhältfürden von Gott und der Gemeinschaft der Kirche her kommenden Anruffür das „über sich hinaus“ und die zugleich aufmerksam hinhört auf dieStimmedesGewissens inseinemInneren.

Diese kurzen Überlegungen zu Wahrheit und Gewissen haben nunebenfallsabschließenddasIneinander von Innerlichkeit und Gemeinschaftverdeutlicht. Der Mensch kann nur zur Wahrheit gelangen, sofern ersich in seinem Innersten auf dieses Streben und diesen Anruf einlässt.Zugleich ist er in dieser Wahrheit der immer schon über sich hinaus indieCommunioderKircheund indieGemeinschaftmitGottGerufene.Und beides, das Gerufensein und das dem Ruf Entsprechen ist gleich-sam mit Umkehr durchpulst, auch und nicht zuletzt in der Form vonGeschenkundAufgabe.

5. Geschenk und Aufgabe

Es gehört zu den Grundanliegen Ratzingers, den christlichenGlaubenunddasChristseinalseinGeschenkaufleuchtenzu lassen,dasman nur dankbar empfangen kann. Er spricht vom Primat und Vorrangdes Empfangens vor dem Tun und die Thematik dieses Primates spielter sozusagen in verschiedenen Variationen durch. Die Eine und Anderedavonsollkurzanklingen.

Vom bereits Bedachten her sollte klar sein, dass auch dieserPrimat des Empfangens zu dem gehört, was den christlichen Glaubenstrukturiert, so wahr denn dieser Glaube ein „sich Anvertrauen, eineÜbergabedereigenenExistenz“bedeutetund inderBewegungdessichAnvertrauens zum„Stehen,Halt-undSinnfinden“wird.DeshalbbetontRatzinger gerade dort, wo er „Glaube als Stehen und Verstehen“ entfal-tet, dass dieser «eine völlig andere Ebene meint als jene des MachensundderMachbarkeit»52.

51 Ebd. 308. Das Bild von der Höhe stellt Ratzinger ebenfalls vor Augen, wo ervon der biblischen Freiheit handelt. Sie ist gleichbedeutend mit einer gewissen Höheder Existenz. Und diese Höhe der Existenz führt letztlich zum Sein in Gott. Siehe dazuRatzingers Beitrag, Loi de l’Eglise et liberté du chrétien, in „Studia Moralia“ 22 (1984),171-188,speziell183-184.

52 Einführung in das Christentum,44.

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Dass der Glaubende der Empfangende ist, hat seinen Grund imchristlichen Gottesverhältnis, das sich wesentlich ausdrückt im „Primatdes Logos“, in einem Gott, der sich dem Menschen als Schöpfer undSinngeber, als Freiheit und Liebe schenkt und so und nicht anders «dieursprunggebendeundumgreifendeMachtallenSeinsist»53.Geschichtlichkonkret durfte der Mensch die befreiende und liebende Macht diesesLogos empfangen in dem, was der christliche Glaube „Erlösung“ nennt.So istesnur folgerichtig,dass fürRatzingerderPrimatdesEmpfangensseine Fruchtbarkeit gerade unter dem Gesichtspunkt der Soteriologieentfaltet. Es mag überraschen, aber es ist zutreffend, dass Ratzingergerade unter diesem Gesichtspunkt die unüberbrückbare TrennliniezwischenchristlicherundmarxistischerHoffnungzieht.DerMarxismuswill das Leiden und das Unerlöstsein des Menschen überwinden durchein Machen, das Klassenkampf bedeutet, so jedoch in die unheilvolleDialektik des Gegeneinander hineinzwängt. Christliche Erlösung besagthingegen,dassdasLeidund jedeArtvonUnerlöstseindurchdenEinenüberwunden ist, der am Kreuz als «der ganz Geöffnete» grenzenloseHingabe und Liebe schenkt. Der Mensch findet Erlösung, wenn er nunseinerseits sichöffnet, indemerdieseLiebealsGeschenkempfängtundals der so Beschenkte und Geöffnete nicht im Gegeneinander, sondernim Füreinander lebt. Und «das bedeutet eben, dass der Mensch zu sei-nemHeilaufeinEmpfangenangewiesen ist»54.

Vom bereits Bedachten her sollte ebenfalls klar sein, dass dieGrundhaltung des Empfangens sauerteigartig in sich jene der Umkehrenthalten muss. Und auch dieses Ineinander von Empfangen undUmkehr kommt bei Ratzinger vorzugsweise in einem soteriologischenKontext zum Vorschein. Die Erlösung und damit die Heimholung desMenschen geschieht am Kreuz und somit gibt es «keine Gnade ohnedasKreuz».Undder«WegderGnadezumMenschengehtnichtandersals über die „seconde nature“, über das Aufbrechen der harten Schale

53 Ebd.115.54 Einführung in das Christentum,217-220.Zitate,217.218.Hierkannmanebenfalls

an die Wurzeln im Denken Ratzingers greifen, die dazu geführt haben, dass er auch inder Enzyklika Deus caritas est zweimal auf den Marxismus zu sprechen kommt. Vgl. Nr.26. 31. Inwieweit der Primat des Empfangens zu einer grundlegend kritischen bis ableh-nenden Haltung Ratzingers gegenüber jeder Art von politischer Theologie führt, vgl. g. nacHtWei,Dialogische Unsterblichkeit, 217.

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der Selbstherrlichkeit»55. Selbstherrlich ist der Mensch, der dem PrimatdesMachens vordemEmpfangenverfallen ist.Damit ist erSünder,denndes Menschen Sündhaftigkeit besteht letztlich darin, dass er sich nichtals Geschöpf, nicht als ein begrenztes Wesen akzeptieren will, das desBeschenkt-Werdens bedarf56. Der glaubende Mensch ist hingegen der,der in der Kreuzesnachfolge aus einer Haltung des Offenseins und desEmpfangens lebt.

VoraussetzungfürdiesenPrimatdesEmpfangensist,dassdajemandundetwas ist,wovonunerschöpflichempfangenwerdenkann.Ratzingernennt dieses „wovon“ das „Prinzip des Für“ und das „Prinzip desÜberflusses“57. Vor diesem Hintergrund erhält nun auch das IneinandervonEmpfangenundUmkehrgleichsameineDimensiondesÜberflusses.Ein nüchterner Blick auf den Gang des persönlichen Lebens und denGangderMenschheitsgeschichtezeigtzurGenüge,dassderMenschaussichalleinnichteinmaldenminimalenAnforderungendermenschlichenGerechtigkeit entspricht, geschweige denn jenen des Exodus, die zum„Höhenweg der Wahrheit“ führen. Wäre der Mensch auf sich alleingestellt, wäre er dem Fluch des Sisyphus unterworfen und müsste dasHimmelreich leereUtopiebleiben, schreibtRatzinger58.

NichtzuletztdamitderMenschnicht solchemFluchverfällt,bedarfes der Wende des Seins, der Bereitschaft zum Empfangen, der Hinkehrzum „Für“. Wo solche Umkehr geschieht, fällt der Mensch gleichsamin ein Meer von Überfluss und nur, wo solcher Überfluss geschenktwird, kann Umkehr wirklich sich ereignen. Ratzinger beschreibt das„Prinzip des Überflusses“ mit Bildern, die ihrerseits „überfließen“: dawird ein ganzes Weltall verschwendet, um dem Menschen einen Platzzu bereiten; da ist ein Gott, der ganz klein wird, um das StaubkornMenschzuerhöhen;daerscheintschließlichChristusals«dieunendlicheSelbstverschwendungGottes».DiesesPrinzipist«dieTorheitderLiebe»,die ihrerseitszurLiebeeinlädtundauffordert59.

55 Gratia praesupponit naturam,179.56 Creazione e peccato, Paoline,CiniselloBalsamo1987,50-55.57 Einführung in das Christentum,207-214.58 Ebd.211-212.59 Ebd.213-214.

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Damit ist bereits angesprochen, dass das Prinzip des Überflussesnicht bedeutet, dass der Mensch auf Passivität reduziert wäre. DasGeschenk des Empfangens schließt die Aufgabe eigenen Handelnsnicht aus, sondern ermöglicht sie. Handeln auf der Grundhaltung desEmpfangens bezeugt, dass Umkehr tätig gelebt wird. Dem Prinzip desEmpfangensausÜberflussentsprichtbeiRatzingereinPrinzipdesEthosdesÜberflusses.WerausdemBeschenktseinlebt,kanndaraufnichtant-wortenmiteinerKrämerseele,dienurrechnet,wievielzutunsei,damitmandenAnforderungengeradenochentspreche.SondernderüberreichBeschenktewirdseinerseitszumSchenkendenohneBerechnung.

«Der Christ ist der Mensch, der nicht rechnet, sondern das Überflüssigetut. Er ist eben der Liebende, der nicht fragt: wie weit kann ich geradenochgehen,dassichnochebenimBereichderlässlichenSünde,unterderGrenzederTodsündebleibe?SondernChrististderjenige,dereinfachdasGutesuchtohneBerechnung»60.

Wo Ratzinger sodann dieses Ethos des Überflusses konkretisiert,verdeutlicht sich auch das Ineinander von Geschenk und Aufgabe unterdemAspektderUmkehr.Ersammeltes indiebeidenBegriffeein:„tra-gen und ertragen“. Das beginnt bei jedem einzelnen Christen, insofernihm zugemutet wird, sich in der eigenen Begrenztheit und Schwachheitanzunehmen.GleichzeitigistdiesesErtrageneinhöchstaktiverVorgang.Es bedeutet, auch den Mitmenschen in dessen Grenzen zu ertragen,nichtumihnseinerSchwachheitzuüberlassen,sondernummitzutragenauf dem Weg, der zur „Höhe der Existenz“ führt. Diese Höhe ist jeneHeiligkeit, die der Kirche von Gott als bleibende Gabe geschenkt, deneinzelnenGläubigenjedochalsAufgabeaufgetragenistundumdieauchgerungenwerdenmuss.

«DieKirchelebtjanichtandersalsinuns,sielebtvomKampfderUnhei-ligenumdieHeiligkeit,sowiefreilichdieserKampfvonderGabeGotteslebt,ohnedieernichtseinkönnte»61.

Mit „Kampf“ meint Ratzinger hier keineswegs so etwas wie einenethischen Heroismus. Das würde der Grundhaltung des Empfangens

60 Vom Sinn des Christseins,64.61 Einführung in das Christentum,286.

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widersprechen. Es geht wohl um ein auf dem Weg sein, das auch dieMühen und die Steigungen dieses Weges nicht scheut. Doch es ist be-zeichnend, dass Ratzinger das Ineinander von „Geschenk und Aufgabe“den „kleinen Weg“ nennt. Wer aus dem täglichen Empfangen lebt, werträgt und erträgt, der weiß sich klein vor Gott und lebt damit zugleichechte Umkehr. Denn die «Mitte der Metanoia» verweist «nicht auf ir-gendwelche heroische Verstiegenheiten, sondern auf die tägliche GeduldmitGott»undGottesmitunsundbedeutet so

«das tägliche Empfangen und das tägliche Zugehen auf ihn [...] Hier istallesGeschenkundhieristdochallesBekehrung–Metanoia,dieChristenmachtunddieHeiligeschafft»62.

Dieser „kleine Weg“ führt zum Größten und Vollkommenen, zurHeiligkeitinderewigenVollendungbeiGott.Auchnochindieserescha-tologischen Vollendung wird, laut Ratzinger, Umkehr wirksam sein. Siewirdselbstvollendetsein, indemsiezureinerVergebunggeworden ist.

«Wenn die Verheißung der Zukunft dem Menschen wirklich Hoffnung,„Erlösung“seinsoll,dannmußdasMaßderEwigkeitzugleichVergebungsein»63.

62 Glaube als Umkehr – Metanoia, inTheologische Prinzipienlehre,67-69.Vorbildlichistdiese«MittederMetanoia» in einer«BewegungderkleinenHeiligen» zumAusdruckgekommen, zu denen Ratzinger etwa die „Kleine Therese“, aber auch Johannes XXIIIzählt.Ebd.68-69.

63 Glaube und Zukunft, 63.

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IGLESIA, SOCIEDAD Y POLíTICASEGÚN J. RATZINGER

José Luis iLLanes

PATH 6 (2007) 221-238

EnlaproducciónteológicadelCardenalRatzingerdurantelosúltimosdeceniosdelsigloXXylosprimerosañosdelsigloXXIlacuestióndelasrelacionesentreIglesia, sociedadypolíticaocupaun lugardestacado.Susdiversas tareas no le han permitido elaborar una exposición de caráctersistemático, pero los artículos escritos y las conferencias pronunciadas alo largo de esos años, así como sus diálogos y encuentros con diversaspersonalidades,ofrecenunareflexióndesingularimportanciayhondura1.

1 La casi totalidad de esos artículos y conferencias ha sido luego recogida en libros;loscitaremospuesporesta fuente,yaquees lademás fácilconsulta.Damosacontinua-ciónunelencodeobrasprincipales, indicandoenprimer lugar, la versióncastellana,porla que citaremos, y después la primera edición alemana o, en su caso, italiana: Iglesia, ecumenismo y política. Nuevos ensayos de eclesiología, Madrid1987(Kirche, Ökumene und Politik. Neue Versuche zur Ekklesiologie, Einsiedeln 1987); Una mirada a Europa, Madrid1993 (Wendezeit für Europa? Diagnosen und Prognosen zur Lage von Kirche und Welt, Einsiedeln/Freiburg1991);Verdad, valores, poder. Piedras de toque de la sociedad pluralista,Madrid 1995 (Wahrheit, Werte, Macht. Prüfsteine der pluralistichen Gesellschaft, Freiburg1993); Ser cristiano en la era neopagana, Madrid 1995 (selección de artículos, publicadosentre1987y1994,preparadaporJ.L.Restán);Fe, verdad, tolerancia. El cristianismo y las religiones del mundo, Salamanca2005(Glaube, Wahrheit, Toleranz: das Christentum und die Weltreligionen, Freiburg2003);Sin raíces. Europa, relativismo, cristianismo, islam,encola-boraciónconMarcelloPera, Barcelona2006 (Senza radici. Europa, relativismo, cristianesi-mo, islam, Milán2004);Europa. Raíces, identidad, misión, Madrid2005(Europa. I suoi fon-damenti oggi e domani, CiniselloBalsamo2004);El cristiano en la crisis de Europa, Madrid2005 (L’Europa di Benedetto. Nella crisi delle culture, Roma/Siena 2005); Werte in Zeiten des Umbruchs. Die Herausforderungen der Zukunft bestehen,Freiburg2005(nohaytraduc-cióncastellana, sibienvariosde losartículosquecomprendeestánrecogidosenobrasyacitadasenestamismanota).UnabibliografíadeRatzinger,completahastaelaño2001,está

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JoséLuisIllanes222

El análisis de la sociedad contemporánea, la crítica del relativismoy del nihilismo que amenazan a la cultura occidental, la evocación delas raíces cristianas de Europa constituyen con frecuencia el punto departida de sus reflexiones. Ese hecho podría llevar a concluir que laatención al tema de las relaciones entre Iglesia, política y sociedad hasido suscitadoen JosephRatzingerporpreocupacionespastoralesunidasal desempeño de su trabajo en la Congregación para la Doctrina de laFe. Ese trabajo, y las cuestiones que trae consigo, han influido sin dudaalguna en su pensamiento. Pero la temática de fondo estaba presentedesde losprimerospasosde su itinerario teológico,concretamentedesdela tesis doctoral que redactó y defendió en 1950 y 1951, y publicó pocodespués,en1954,esdecir,Volk und Haus Gottes in Augustinus’Lehre von der Kirche2.

1. En torno a la fundamentación prepolítica del estado

En su trabajo sobre San Agustín el entonces joven teólogo aspirabaa intervenir en el debate sobre la relación, y eventual primacía, entrelas expresiones “pueblo” y “cuerpo” referidas a la Iglesia, suscitado enel mundo teológico alemán de la década de 1930 y ampliado a raíz dela posterior publicación de la encíclica Mystici corporis. Se acercó, pues,al tema con un interés formalmente eclesiológico-dogmático y no ecle-siológico-político. Su investigación contribuyó a poner de manifiestoel decidido trasfondo teológico que, en el obispo de Hipona, tiene laconsideración de la Iglesia como pueblo y, por tanto, la íntima relaciónquemediaentre lasdosexpresiones–cuerpoypueblo– reciénmencio-nadas.Elestudiodelvocablo“pueblo”consusresonanciastantobíblicascomo jurídico-romanas hacía inevitable que afloraran otras cuestiones.Así ocurre, con particular referencia al tema que nos ocupa, en dos de

incluida como apéndice a su obra Weggemeinschaft des Glaubens, Augsburg 2002 (trad.castellana: Convocados en el camino de la fe, Madrid 2002). Para una visión de conjuntode la obra de Ratzinger, pueden consultarse los estudios de a. nicHoLs, The theology of Joseph Ratzinger. An introduction, Edinburgh1988 (traducción italiana:CiniselloBalsamo1996)ydep. BLanco,Joseph Ratzinger: una biografía, Pamplona2004.

2 Publicada originariamente en Munich en 1954; fue editada de nuevo, sin cambiosperoconunnuevoprólogo,en1992.Nohay traducciónal castellano,pero sí al italiano:Popolo e casa di Dio in sant’Agostino, Milán1979.

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losúltimoscapítulosde laobra: elnoveno,donde tratade las relacionesentreelestado(lacivitas)ylareligióndeacuerdoconelmododepensarromano, y el décimo, donde se ocupa del carácter supratemporal de laIglesiay surelacióncon losordenamientos temporales.

LareflexiónratzingerianatienecomopuntocentralelanálisiscríticoalqueSanAgustínhabíasometido,enelDe civitate Dei,neladistinciónentre los tres tipos de teología – dando a la palabra su sentido origina-rio,esdecir,discursosobreDios–mencionadosporVarrón: la theologia naturalis, latheologia civilisylatheologia mythicaopoética3.Varróndabaa entender, y Agustín lo subrayó de forma neta, que en realidad esastres teologías se reducían a dos: de una parte, la teología natural, y deotra, la civil, en la que venía a confluir la contenida en los mitos trans-mitidospor lospoetas.Losfilósofosgreco-romanosbuscabanalcanzar laexplicación última de la realidad y, en su proceder racional, se elevabanpor unas u otras vías a la afirmación de un primer principio, o de unosprimerosprincipios,delosquedependíaelcosmos,osea,elconjuntodelo real. Aspiraban a hablar según verdad y, en consecuencia, a esbozarun discurso sobre Dios de carácter veritativo. Sus itinerarios, aunquetuvieron implicaciones no sólo intelectuales, sino también soteriológicas,eran,porlodemás,individuales,esdecirelfrutodelpensardeunsujetoquemeditayreflexionasegúnsurazón,dandoorigenaposicionesestric-tamente personales o compartidas a lo más por un reducido número depersonas:el formadoporelmundode los filósofosy susescuelas.

La teología civil nos sitúa ante una realidad muy diversa: una co-munidad política. Y, más concretamente, una comunidad política queencuentrasuunidad–comoerausualenlaedadantigua–enreferenciaa unos dioses y al culto ritual que se les tributa. Lo que importaba enla teologíacivil– continuamosexponiendoel comentariodelHiponense–noera tanto la verdad sobre losdioses y sobre lasnarracionesomitosqueaellossereferían–verdadnosólopuestaendudasinoinclusonega-dapor lacrítica filosófica– , sinoel respetoauna tradiciónya losritoscon los que esa tradición estaban vinculados. Lo substantivo no son losdiosessinoloslazosqueunificanalacomunidad,demaneraque–comoadmite elpropioVarrón–no es la fe en losdioses laqueha fundado y

3 Cf.De civitate Dei,libroVI;paraelcomentariodeRatzinger,verelcapítulonovenodelaobrareciéncitada.

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hechosurgiralacomunidades,sinoquesonéstaslasque,paraexpresar-seyconfigurarse,handadovidaa las realidadesdivinas4.

Deahílaparadojaqueimplicalacoexistenciadeunateología,lana-tural, que aspiraba ahablar segúnverdad,peroquenodaba lugar a co-munidadesciviles,conotrateología, lacivil,quecontribuíaaestructurarlascomunidades,dotándolasdeunidadydeorden,peroqueabstraíadelaverdadde losdiosesa losqueremite.Laconstatacióndeesaparadoja– mejor, su acentuación – no condujo a San Agustín, y sobre todo nocondujoalRatzingerdeesemomento, aconsideraciones filosófico-políti-cas–aunquenodejandeserapuntadas–,cuantoaponerdemanifiestola peculiaridad y riqueza de la Iglesia, en la que la verdad sobre Dios yla unidad de la comunidad están íntimamente compenetradas. Más aún,en la que la comunidad surge de la fe, es decir, de la afirmación de laverdadqueDioshadadoaconocersobresímismo.

Esobvio,sinembargo,que,aunque,comoacabamosdedecir,JosephRatzingerensuobrade1950noseextendieraalrespecto,elanálisisdelpensamiento de Varrón conduce de forma espontánea a formular unapregunta: ¿puede subsistir una comunidad que no esté, de algún modo,fundamentada sobre la verdad? Suscita, en suma, la cuestión acerca deloque, con terminologíamoderna,podemoscalificar comopresupuestosprepolíticos de la política. ¿La vida cívica necesita sustentarse en unospresupuestosnormativosoéticosdecarácterprepolítico,esdecir,previosa la historia y a los avatares gracias a los que se configura una comuni-dad,opuededesarrollarseyprogresar sinellos?

Tal fue la cuestión que el 19 de enero de 2004 fue planteada en laAcademia Católica de Baviera a Joseph Ratzinger y a Jürgen Habermas,dando origen a un intenso diálogo entre ambos pensadores5. La con-testación entonces ofrecida por el Cardenal Ratzinger fue neta: la vidacívica necesita de unas bases morales y prepolíticas, sin las que, carentedeverdaderacohesióninterior,estáamenazadaporelarbitrioylatiranía

4 «IsteipseVarro[...]testaturquodpriusexistiterentcivitates,deindeabeishaec(esdecir,lasrealidadesdivinas)institutasunt»(De civitate Dei,VI,4,1).

5 LasexposicionesintroductoriasdelosdosinterlocutoresestánrecogidasenDialéctica de la secularización,Madrid2006(Dialektik der Säkularisierung,Freiburg2005);eldiálogoposterior no ha sido publicado. El texto de la intervención del Cardenal Ratzinger estárecogido también en una de las obras ya citadas en la nota 1: Europa. Raíces, identidad, misión, Madrid2005,67ss.

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o, en el extremo contrario, por la crisis y la disgregación. Esa respuestase completa con otra afirmación que entronca también con lo que ha-bían sido los resultados de su investigación en los inicios de la décadade 1950 y, en última instancia, con una de las convicciones cristianasfundamentales: la trascendencia de la Iglesia y, por tanto, la imposibili-daddereducirelmensajecristianoadoctrinapolíticay la inconsistenciaque implica sostenerposiciones teocráticas6.Ambospuntos serán,por lodemás,objetodeconsideracióndetenidaenlaspáginasquesiguen,enlasque, dando ya por concluido el análisis de los escritos de los inicios dela actividad teológica de Joseph Ratzinger, nos centraremos en los de laetapaqueprecedenasueleccióncomoRomanoPontífice.

2. Sociedad, estado, poder y verdad

Los escritos de Joseph Ratzinger durante la etapa a la que acaba-mos de hacer referencia son de naturaleza diversa: desde conferencias yensayos científicos a homilías y discursos conmemorativos; y estuvieronmotivados,enmásdeuncaso,porinvitacionesqueincluíanlaindicacióndel tema que se deseaba ver desarrollado. Redactados a lo largo de unperiodo de unos treinta años, en ellos se reflejan los acontecimientosque iban marcando la historia de la sociedad y de la cultura: la tensiónentre bloques políticos contrapuestos, la revolución de mayo de 1968,losavataresde la teologíade la liberación, lacaídadelmurodeBerlínyel posterior colapso y disolución del régimen soviético, la aparición delpensamientopostmoderno, la ampliaciónde la comunidad europea y lasdiscusiones sobre las raíces culturales de la civilización occidental, etc.Esavariedadharíadifícil,e incluso imposible,esbozarunasíntesis, sinofuera por un factor decisivo: más allá de la variedad de los textos y de

6 Sobre este punto insiste, en referencia a la patrística en general y a San Agustínenconcreto,enunade lasobrasquepublicóenrespuestaaalgunasde lasobservacionescríticas que había suscitado su tesis doctoral: Die Einheit der Nationen. Eine Vision der Kirchenväter, Salzburg/Múnchen 1971 (La unidad de las naciones. Aportaciones para una teología política,Madrid1972).Suargumentación,por loqueaSanAgustín se refiere, lellevaaponerdemanifiestotantolasafirmacionesagustinianassobrelatrascendenciadelaCivitas Dei comoelpesimismorespectoalahistoriapolíticaquecaracterizóalHiponense:unoyotropunto–afirma–cierranlapuertaatodaintentodeenfeudarelcristianismoenunaconcretacomunidadtemporal.

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losgéneros,elpensamientodesuautorestásostenidoporalgunas líneasoconsideracionesde fondoquedotandeuna fuerteunidadal conjunto.Tanto en su etapa de profesor de teología, como en la de arzobispo deMunich y en la de prefecto de la Congregación para la Doctrina de laFe, Joseph Ratzinger reflexiona, en efecto, partiendo de un modo deentender lasociedadhumana,quemuestrasufecundidadprecisamenteatravés de la luz que arroja sobre la gran variedad de temas y situacionesde lasqueseocupa.

¿Cómo entiende la sociedad Joseph Ratzinger? Se puede responderacudiendo a una palabra ampliamente difundida en el lenguaje contem-poráneo, en parte no pequeña como consecuencia del influjo ejercidopor el pensamiento germánico: comunidad. La sociedad no es nunca,a sus ojos, el resultado de la mera cooperación de individuos en ordena la consecución de intereses más o menos comunes, sino el fruto deuna comunicación de bienes y valores; mejor, de un relacionarse entresí de personas que comparten esos valores y esos bienes. No podía serde otra manera en alguien, como nuestro autor, que ha nutrido su pen-samiento en la gran tradición clásica y patrística, y que ha reflexionadosobre la Iglesia en el seno de la renovación teológica que tuvo lugar enlaAlemaniade lossiglosXIXyXX.Lacomprensiónde la Iglesiacomofamilia en la que se prolonga el vivir trinitario y que, por tanto, estámarcadaporelsentidodelafraternidad7,nopodíadejardeinfluirensumododeentender laconvivenciahumanay,por tanto, lavidacívica.

Pero, siendoesa realidadciertamentedecisiva,noconstituye sinem-bargo, a nuestro juicio, el rasgo más significativo del pensamiento socialratzingeriano.Elpuntofocaldetoda lareflexióndeJosephRatzingerenestecampoestáconstituido,enefecto,porlaafirmaciónnetayconstantedelaexistenciadeunnexoprofundoentresociedadyverdad.Deahíquesu pensamiento respecto a las cuestiones socio-políticas se haya desarro-llado, engranparte, amododediálogoentre la razónclásicay la razónilustrada.Formadoenelcontextodelasociedadeuropeacontemporáneareconoce el valor y los frutos de la razón ilustrada, y de las estructurasdemocráticas que de ella derivan, a las que en ningún momento quiere

7 Juntoasusgrandestratadoseclesiológicos,recordemoselensayo,breveperodensoy penetrante, que publicara en 1960: Die christliche Brüderlichkeit, Munich 1960 (trad.castellana:La fraternidad cristiana,Madrid1966).

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renunciar.Esaactitud,sinembargo,nole impidesometeraanálisiscríti-co la razónmoderna,poniendodemanifiesto lanecesidaddeunirlaa larazón clásica, sin lo que el pensar ilustrado está expuesto a desembocarenunarazónquegirasobresímismadando lugaraesasdosposiciones,aparentemente contrapuestas pero intrínsecamente relacionadas, que sonelabsolutismoyelnihilismo.

Ese diagnóstico, presente desde el inicio en el pensar ratzingeriano,se ha ido desarrollando y precisando a lo largo de los años, en partecomo frutode la reflexión sobre los acontecimientoshistóricos,políticosy culturales con los que se confrontaba. En el trasfondo de los escritosdelasdécadasquevande1960a1980seadviertemuyclaramenteelecode laexperiencia trágica,yapasadaperotodavíacercana,querepresentóel totalitarismonazi,yelde la igualmentetrágica,perotodavíapresente,querepresentabael totalitarismosoviético.LapolémicaconHegelyconMarxy,entérminospropositivos,lacríticadelaabsolutizacióndelEstadoy de la política ocupan, en consecuencia, el primer plano. Las palabrasde Jesús «dad al César lo que es del César y a Dios lo que es de Dios»(Mt 22, 21) acuden así espontáneamente a la mente de Joseph Ratzingerque remite expresamentea esedicho8, ynodemodocircunstancial sinopresentándolo comounhitohistórico yuna clavehermenéuticade valordecisivo. Las palabras de Cristo tuvieron ese valor en la época antigua,en la que rompieron «las pretensiones estatales de representar ante loshombres la sagradaexigenciade lavoluntaddivina respectoalmundo»9.Ydebenvolvera tenerlohoy,cuando,aldecaerenalgunosambientes lafe cristiana y, por tanto, la fe «en una esperanza superior del hombre»,amenazaconresurgir«elmitodelEstadodivino»10,esdecir, lafiguradeunEstadoque«reclamaparasí,denuevo, la funciónde laética»11.

La sociedad temporalno constituye el todode la existenciahumanay,enconsecuencia,elEstadonopuedereclamarparasíningunapreten-sióndeabsoluto.Silohace,sicaeenlatentacióndeabsolutizarse,incideinevitablementeen la tiraníayportantoen lareduccióndelhombrea lacondicióndeesclavo.ElEstado seconstituye, enefecto, comoEstadoal

8 Ver,porejemplo,Iglesia, ecumenismo y política, 178y193.9 Iglesia, ecumenismo y política, 179.10 Iglesia, ecumenismo y política,164.11 Iglesia, ecumenismo y política, 180.

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serviciodelhombresóloenlamedidaenquereconocequehayalgoquele trasciende.Más concretamente, en lamedida enque reconocequenoes la fuentede laverdad,puestoque laverdad le llegademásalládeélmismo, planteamiento que implica reconocer la trascendencia de la ver-dad por tanto, en última instancia, la realidad de Dios, fuente supremade toda verdad. De ahí que Joseph Ratzinger no vacile en hacer suya laafirmaciónqueasentaraRudolfBultmannensuestudiosobreelprocesoaJesúsy,enesecontexto,sobrelasrelacionesentrepoderyderecho:«esposible un Estado no cristiano, pero no es posible un Estado ateo», yaquedegeneraen tirania12.

Lacríticaalabsolutismoestataldeorigenhegelianoseune,enlare-flexiónratzingeriana,alacríticaaunplanteamientoopuestoaldeHegel,peroqueconduce también, aunqueporotrocamino, a lanegaciónde laverdad como instancia trascendente: el positivismo y su disolución delsaberenunapluralidaddecienciasqueabstraende la realidaddeaque-llode loque seocupan.Posiciónque, comoya señalaronHorkheimer yAdorno en sus estudios sobre la dialéctica de la Ilustración, conduce aotorgar la primacía a lo irracional sobre lo racional y, por tanto, a negarlarazónencuantotal.«LaIlustración–comentaRatzinger–senutredela representación de lo absoluto»; de ahí que si en algún momento llegaaafirmarqueelabsolutoes incognoscible,esdecir,queestámásalládelaverdad,termina,porlógicainterna,«justificandoloirracionalyconvir-tiendoalarazónenalgoirracional»13.Elvacíoy,portanto,elsinsentidovienenasíaconvertirseenelhorizontede laexistenciahumana.

Enlamedidaenquelas implicacionestantovitalescomosocialesdeladerivairracionaldelarazónilustradasefueronhaciendocadavezmáspatentes en la sociedadoccidental, la críticaal relativismoyalnihilismofue adquiriendo un espacio más amplio en la reflexión ratzingeriana.El conjunto de sus escritos desde Una mirada a Europa (1993) hasta Sin raíces (2006), pasando por Verdad, valores, poder (1995), el diálogo conHabermas(2004)yEuropa. Raíces, identidad, misión (2005),lotestimoniaconclaridad.SienescritosanterioreselCardenalRatzingerseconfronta-ba particularmente con Hegel y Marx, los autores a los que ahora tiene

12 Iglesia, ecumenismo y política, 248-249y256; lacitadeBultmannprovienedeDas Evangelium des Johannes, Gotinga1957,511.

13 Iglesia, ecumenismo y política,170.

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ante todo presentes son aquellos que, como Kelsen y Rorty, sostienenque el escepticismo y el relativismo son el fundamento intelectual de lademocracia,oaquellosque,dandounpasomás,propugnanelnihilismocomoposturaexistencial.

En esta nueva situación cultural continúa recordando que sin refe-rencia a la verdad el poder degenera en tiranía: «es tarea concreta de lapolíticaponerelpoderbajoel escudodelderechoy regular así su rectouso»14. Pero recalca a la vez que la democracia, si carece de referenteséticos, se destruye a sí misma, dando origen a una tiranía diversa, perono menos nociva, que la de los estados totalitarios: la dictadura de lasmayorías, ya que, si se niega la ética, «la mayoría se convierte en unaespecie de divinidad contra la que no cabe apelación posible»15. «Unnúcleo de verdad – a saber, de verdad ética – parece [pues] ser impres-cindible para la democracia»16. Sin una referencia a la verdad ética – ala dignidad del hombre, al valor de la libertad y al respeto del derecho–lavidasocialresultaimposible.Comoyaafirmaranalgunospensadoresclásicos–concretamenteSéneca–yreiteraranautoresdelaépocapatrís-tica – singularmente San Agustín – lo que distingue a un Estado dignode esenombrede lasorganizaciones criminales eficazmentedirigidas, esprecisamenteelsometimientoalderecho17.«Laesenciadelapolítica»es,enefecto,«lamoralizacióndelpoderyelordenquemanade losprinci-pios del derecho»18. Lo que a su vez implica la referencia a la justicia ypor tantoa lascategoríaséticas fundamentales.

Una pregunta decisiva surge así en el horizonte: ¿cómo se alcanzael conocimiento ético?, ¿cómo adquiere el hombre la conciencia de lascategorías éticas fundamentales? Joseph Ratzinger no escamotea ese in-terrogante, sino que lo formula expresamente y con nitidez19. Al llegar aeste punto, su mirada se dirige desde el Estado – del que tiende a ocu-

14 Europa. Raíces, identidad, misión, 69.15 Verdad, valores, poder, 96.Lamismaadvertenciaestabayapresenteenescritosante-

riores;ver,porejemplo,Iglesia, ecumenismo y política, 205.16 Verdad, valores, poder,85.17 Una mirada a Europa, 163ss.18 Europa. Raíces, identidad, misión, 119.19 Asíocurre,porejemplo,enel textodelqueprovieneelpasaje reciéncitado,yen

otrosparalelos,como,entreotros,Verdad, valores, poder, 85.

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parsepreferentemente–alasociedadenlaqueelEstadonaceyalaquecontribuyeadar forma.

«El Estado, en tanto que Estado, establece un orden relativo de vida encomún. Sin embargo, no puede dar respuesta por sí solo al problema delaexistenciahumana.Debedejarabiertosespaciosdelibertadparaacogeralgodistintoyquizámásgrande.Tienequerecibirdefueralaverdadsobrelojusto,pueslaverdadnoespatrimoniosuyo»20.

Y ese “fuera” al que remite el texto recién citado, no puede ser larazónabstracta,yaquenohayevidenciasracionalespuraseindependien-tes de la historia, sino la razón concreta, tal y como se manifiesta en lahistoria a través de las grandes tradiciones culturales y religiosas21. Lasactitudes teocráticas y los fundamentalismos religiosos constituyen, cier-tamente, una grave deformación, pero también lo son las actitudes lai-cistasque, al aislar a losEstadosdemocráticosdealgunasde las fuenteshistóricas de la verdad, los exponen a la recaída en el absolutismo. «Nopuede–afirma–existirunEstadocuyarazónseaabstractayahistórica»;deahíque–prosigue–

«también un Estado laico puede e incluso debe apoyarse en las raícesmorales inspiradoras que lo han constituido; puede y debe reconocer losvaloressinloscualesnohabríanacidonipodríasobrevivir»22.

Es,ensuma,esencialalbuenvivir socialquesedéa la religiónvozeneldebatepúblico.

3. Fe cristiana y razón política

Las palabras «dad al César lo que es del César y a Dios lo que esde Dios» al marcar la distinción entre Iglesia y Estado afectan – y el

20 Verdad, valores, poder, 92.21 Cf. Verdad, valores, poder,103-104.22 Europa. Raíces, identidad, misión, 99-100.EnestetextoelCardenalRatzingertiene

presentes las sociedadesoccidentalesde raíz cristiana, ypresuponepor tantoelmododeentender y valorar a Europa al que luego nos referiremos, pero la doctrina que asientatienevalidezgeneral,aunqueteniendopresenteladiferenciadoctrinalyculturalmentecua-litivaquesedadehechoentrelasreligiones.SobreestepuntoverFe, verdad, tolerancia. El cristianismo y las religiones del mundo,especialmenteelcapítuloprimero.

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Cardenal Ratzinger lo señala expresamente – a las dos realidades a lasque se refieren.Cortande raíz tanto todo intentodedivinizar alEstadocomotodapretensióndeatribuira laIglesiaunpoderabsolutosobre lasrealidades temporales.A la Iglesia

«no le es lícito acreditarse como la única portadora de la razón política.Ella presenta ante la razón las vías [que permiten percibir las raíces delderecho], sin disminuir empero su responsabilidad específica [es decir, ladelarazónhumana]»23.

De ahí que la Iglesia excedería indebidamente su competencia sinegara laespecificidadde lapolítica,pero tambiénelEstadoentraríaencrisis sipretendieraexcluir lavozde la Iglesia.

«Solamente donde se respeta de alguna forma el dualismo entre Iglesia yEstado, entre la instancia sagrada y la política, puede darse la condiciónfundamental para la libertad. Donde la Iglesia se convierte en Estado sepierde la libertad.Pero, también,donde la Iglesiaqueda suprimidacomoinstanciapúblicaopúblicamenterelevante,lalibertaddecae»24.

¿Qué aporta la Iglesia a la razón política y, en consecuencia, a lasociedad civil y, en ella, al Estado? Una primera respuesta brota espon-tánea en quien haya frecuentado los escritos ratzingerianos: «liberar alhombrede la irracionalidadde losmitospolíticos»25 ydeesa formapre-servaralEstadodel engañoque implica todo intentodeautodivinizarse.Ciertamente no se agotan ahí las aportaciones a la política que derivandel mensaje cristiano, pero la recién mencionada es, sin duda, no sólola primera, sino la fundamental, ya que toda otra aportación presupone,como paso previo, que el Estado haya sido restituido a su verdad. Setratapor lodemásdeunaaportaciónqueentroncaconelnúcleomismode la verdad cristiana; más aún con la realidad concreta e histórica deJesús.Enefecto,«elcristianismonocomenzóconunrevolucionario,sinoconunmártir»26.

23 Una mirada a Europa, 84.24 Iglesia, ecumenismo y política, 180.25 Iglesia, ecumenismo y política, 165.26 Iglesia, ecumenismo y política, 193.Laspalabrascitadasformanpartedeunaconfe-

renciapronunciadaen1972,e implican,comoponede relieve lanotaque lasacompaña,

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Esa y otras expresiones análogas que cabe encontrar en los escritosratzingerianos recuerdan las de Karl Barth en su enfrentamiento conel nazismo y los grupos cristianos que lo apoyaron. Sólo que JosephRatzinger no se queda en la denuncia, como hizo Barth, sino que pasaenseguida a poner de manifiesto lo que la razón cristiana aporta posi-tivamente a la política: la conciencia de la dignidad de la persona, lavaloración de la libertad, la importancia atribuida a la fraternidad, a lasolidaridad y al espíritu de servicio, la proclamación del amor como ejede toda antropología, etc. El cristiano no está llamado sólo a denunciarla falsa exaltación del Estado y menos todavía a intentar destruirlo, sinoa edificarlo mediante la difusión de un ethos político positivo. En estecontextoRatzingergustadeevocarcomoposiciónparadigmática–aellaaludeenvariasocasiones–laactitudmanifestadaporelprofetaJeremíasen la carta que dirigió a los judíos deportados en Babilonia: «Edificadcasas y habitadlas. Plantad huertos y comed de sus frutos [...]» (Jr 29, 5ss.). Así como las exhortaciones contenidas en diversos escritos apostóli-cos, como laprimerade las cartasdeSanPablo aTimoteoo laprimerade las cartasdeSanPedro, cercanasambasa situacionesdepersecuciónviolenta: « [Rogad] por todos los hombres, por los emperadores y portodos los que están en el poder» (1Tm 2, 2); « [que] vuestro comporta-mientoentre lospaganossea irreprensible» (1P2,12)27.

«Loscristianos–comenta–noeranciertamentegentesometidaangustio-samentea laautoridad,gentequeno supiesede laexistenciadelderechoaresistir»,

sino personas que, conscientes de la realidad de Dios y de su ley,sabíanque

«la antimoral es combatida con la moral, y el mal con la decidida adhe-siónalbien,ynodeotramanera.Lamoral, el cumplimientodelbien,es

unatomadeposiciónpolémicarespectoa lasteologíasde larevoluciónyde la liberaciónampliamentedifundidasduranteesosaños.

27 Iglesia, ecumenismo y política, 166. Ver también, con palabras muy parecidas,Europa. Raíces, identidad, misión,55-58.

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la verdadera oposición, y sólo el bien puede preparar el impulso para lomejor»28.«Lafe–afirmaenotrolugarprecisandolascaracterísticasdel juegoentrerazóncristianayrazónpolítica–incluyeensímismalosocial,peronoenlaformadeunprogramaconcretodepartido,deunordenamientoestruc-turaldelmundo llevadoa término.Lo social estápresente en la fepreci-samente en lamodalidadde la responsabilidad, esdecir, comomediaciónentrelarazónylavoluntad».

Compete,enefecto,a la razónya lavoluntadhumanas

«concretar y realizar en las situaciones históricas cambiantes, la medida,alentadapor la fe,de lamispat deDios[esdecir,de la leydadaporDiosparaorientarlaplasmaciónefectivadelajusticia]».

Y ello – concluye – «siempre en la esencial imperfección de lo in-acabado del proceder histórico», durante el que no nos es dado realizaren plenitud el reino de Dios, pero durante el cual se le confía al cris-tiano «el deber de salir a su encuentro con las obras de la justicia y delamor»29.

LaconsideracionesdelCardenalRatzingerqueacabamosdeexponerse complementan, a nivel teorético, con las páginas que nuestro autordedicaaanalizarladialécticaentreapocalípticayescatologíaasícomoelconceptodeutopíaysusdiversasversiones30.Laexpresión“pensamientoutópico” es, en ocasiones, usada peyorativamente para indicar la actitudde quien sueña realidades irreales e irrealizables. En otros momento in-dicamásbien lacapacidadqueelhombre tienenosóloparaenfrentarsecon el presente, sino para trascenderlo y pensar en lo mejor aspirando arealizarlo. El pensamiento ratzingeriano es, en este sentido, decidida yformalmenteutópico,yaqueseoponefrontalydecididamentealescepti-cismoya todaresignacióndesengañadayapáticaanteelmal.

28 Iglesia, ecumenismo y política, 166-167.29 Una mirada a Europa, 107;todoelcapítulo(páginas93a108)esunintentodedes-

cribirlaactitudcristianaantelapolítica,distanciándosetantodeuna“desmundanización”decuñobultmanianocomodeuna teologíade la liberaciónmásomenos inspiradaenelmarxismo.

30 Ese análisis ocupa uno de los capítulos de Iglesia, ecumenismo y política (páginas259-278),enelquerecogeunartículopublicadoen1977.

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Dandoestepuntoporpresupuesto, añadamosque, en su exposición,Ratzingerdistingueentredosconceptosdeutopía:elclásico-renacentistayelmoderno.ParaTomásMoro–yparaPlatón,alqueMoroteníapresen-te, aunque repensándolodesdeunaóptica cristiana– lautopía implica ladescripcióndeunestadoosituacióndiversadeaquellaen laquesevive,presentándolacomoimagenarquetípicadelobuenoydeseable.Lautopíase contrapone así al estado presente como lo perfecto a lo imperfecto,simbolizando un ideal ético que se invita a realizar, si bien, en cuantopura imagen simbólica, noposee undinamismoque impulse a la acción,corriendoel riesgodequedarconfinadoenelmundode lo ilusorio.

La utopía en sentido moderno, y más concretamente tal como hasidoentendidaapartirdelpensarhegeliano,implicaencambiounaima-gende la realidadqueanticipael futuroy constituye,por tanto,no sólounestímulopara laacciónsinounmodeloquese intentaplasmaren loshechos; mejor, un molde al que se intenta ajustar la realidad. Presuponeque a la mente humana le es dado trasladarse al futuro y ello hasta elpuntode estar en condicionesdeofreceruna imagen acabadade loquela sociedad está llamada a ser. Posee, en consecuencia, rasgos no tantoéticoscuanto ideológico-voluntaristas.Deahíquepuedadarorigen, y lohayadadodehecho,aactitudesycomportamientos totalitarios.

Elanuncioescatológicoimplicalaproclamacióndeunestadoúltimoqueadvendrácuandolahistoriapresente llegueasufinyDiossecomu-nique conabsolutaplenitud.Eneste sentidopodríaparecerque la esca-tologíadestruye lautopía, conduciendoa la resignaciónante elpresente.Sólo que la realidad es la contraria: la escatología ayuda a la utopía. Yaque,deunaparte,laliberadeloscomponentesideológicos,reconducién-dola a la ética. Y, de otra, impulsa a la acción. La escatología no tienesólo un contenido negativo («el rechazo del cumplimiento interno de lahistoria»), sino también un contenido positivo: «la escatología afirma,juntocon la imposibilidaddel cumplimiento inmanentede lahistoria, suplenarealización».Esaplenarealizacióntendrá,ciertamente, lugarenunmásalláquetrasciendelahistoria,peroquenoleesajeno:es,enefecto,«el verdadero cumplimiento de la historia». Por la naturaleza misma delascosas– latrascendenciadelhombreydesudestino–elcumplimien-tode lahistoriahade estarmás alláde ella,pero es realmente su cum-plimiento,y,enconsecuencia, lametaque ladotadesentido.

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«Laescatologíaprecisamenteporquenopuedeserunobjetivopolítico,eslagarantíadelafinalidaddelahistoriayhaceposiblela“utopía”,lacual,en el modelo-ideal, evoca un máximo de justicia y lo eleva a tarea de larazónpolítica»31.

Laescatologíacristiana,elanunciodeunreinodeDiosquesemani-festaráconplenitudalfindelostiempos, implica,ensuma,larevelacióndel valor ydel sentidodel acontecer.Excluyepor tanto toda resignaciónante el mal, impulsando a la plasmación en el hoy y ahora de la histo-ria, con límites e imperfecciones dada la condición humana, pero real yverdaderamente, el amor que Dios ha manifestado y manifiesta. Y a lavez,alnoestar«vinculadaaningunadeterminadafilosofíadelahistoria,sino a una ontología»32, abre el campo a la razón política, al reflexionarhumano sobre la sociedad en la que se vive, sobre los problemas que laafectan y las posibilidades que encierra y, por tanto, sobre las vías o ca-minosquepuedenafrontarse.Concienciaética,pluralidadde soluciones,libertad de acción, responsabilidad social se presentan así como dimen-siones, íntimamente relacionadasentre sí,de lacomprensióncristianadelapolítica.

4. Europa y su misión histórica

Un intento de analizar la doctrina de Joseph Ratzinger sobre lasrelaciones entre Iglesia y sociedad no puede por menos de dedicar unespacio,aunqueseabreve,aconsiderarsu ideadeEuropayel lugarqueocupaensupensamiento.

Comencemos mencionando la conferencia pronunciada en el año2000 y recogida en Europa. Raíces, identidad, misión en la que nuestroautoresbozaunavisión sintéticaperodetalladade lahistoriadeEuropacomenzando por la aparición del vocablo en Herodoto para llegar hastanuestros días. La historia de Grecia, la formación del Imperio Romano,laextensióndelcristianismo, la separaciónde lacristiandadoccidentalyla oriental, la difusión de la fe cristiana entre los pueblos germánicos yloseslavos,eldesarrollodelmundomedieval,elrenacimiento,lareforma

31 Iglesia, ecumenismo y política,271.32 Ibidem.

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y la ilustración, la expansión de la cultura europea hacia otros conti-nentes, la crisis de identidad que amenaza en la actualidad a ampliossectores del mundo occidental, desfilan ante el lector confirmando unaafirmación asentada al principio: «Europa es un continente que no sepuedeaferrarnetamenteen términosgeográficos,pero sí esunconceptoculturalehistórico»33.

Enunescritoanterior–datade1979,siendoelprimerodelosdedi-cados expresamente a Europa – Ratzinger intenta una tipificación de larealidad cultural e histórica de la Europa contemporánea, presentándolacomo el resultado de la confluencia de cuatro herencias fundamentales:la griega, la cristiana, la latina, la moderna34. La lectura de esas páginaslleva a una conclusión, que confirman luego otros textos: a los ojos deJoseph Ratzinger esas cuatro herencias no se sitúan al mismo nivel, sinoquedosdeellas– lagriegay lacristiana– tienen laprimacía.Desdeunpuntodevista culturalEuropaes, ante todoy sobre todo, el frutode lacompenetraciónentre fecristianay filosofíagriega.

Algunos de los primeros pensadores cristianos – la idea llega hastaSan Agustín y su De civitate Dei – consideraron una realidad providen-cial, presente en el designio divino de salvación, el hecho de que JesúsnacieraentiemposdeAugusto,cuandolaexpansióndelImperioylapazque reinaba dentro de sus fronteras facilitaban la difusión del mensajecristiano. Para Ratzinger lo que constituye un acontecimiento providen-cial es más bien el hecho de que la fe cristiana – una fe que no es sóloobediencia ni adoración a un Ser supremo pero desconocido, sino laaceptacióndeunaverdadsobreDiosquepresuponelarazónypromuevesuejercicio–encontrarafrenteasílafilosofíagreco-romana,esdecir,unpensarenelquelarazónseexpresabaconfuerzaalavezqueserecono-cíayproclamabaprecisamentecomofilosofía,esdecir,comoamordeunsaberque lleneelespírituypor tantoabiertosinreservasa laverdad.

Fruto de la confluencia de esas dos realidades es esa actividad tí-picamente cristiana que es la teología, «que resulta de la fusión de lafe bíblica con la racionalidad griega sobre la que se basa el cristianismohistórico ya desde el mismo Nuevo Testamento»35. Lo que aconteció en

33 Europa. Raíces, identidad, misión, 9.34 Iglesia, ecumenismo y política,250-255.35 Iglesia, ecumenismo y política,169.

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esos primeros siglos de la historia cristiana no fue ni una helenizaciónindebida del cristianismo – los grandes autores de la época patrísticaeranconscientesdelaespecificidadytrascendenciadelmensajecristianodesde el que asumieron la herencia griega –, ni una adulteración partede loscristianosde laautenticidadde logriego– losPadresde laIglesiano manipularon ni instrumentalizaron la filosofía griega, sino que larepensaron desde dentro de ella misma-, sino la interpenetración de dosrazones, la griega y la cristiana, que al entrar en relación se potenciaronla una a la otra. De ese modo la fe pudo expresar con fidelidad y hon-durasucontenido,y la filosofía llegarametasmásaltasde lasquehastaentonceshabíaalcanzado.

Las consideraciones esbozadas se sitúananivel epistemológico,peromanifiestanunparadigmaque tiene su aplicación tambiénanivel socio-político36. La armonía entre razón cristiana y razón humana, entre fe yfilosofíaque la teologíaponedemanifiesto, seprolonga,enefecto,en laarmonía entre razón cristiana y razón política, entre el reconocimientodelaautonomíapropiadelosórdenescreaturalesylaluzquesobreellosproyecta la fe. Dicho en términos institucionales, entre una Iglesia quereconocesinambages laautonomíay lacompetenciapropiadelEstadoyunEstadoqueadmite,másaúnquerespetayfavorece,lapresenciadelavoz cristiana en el debate público, consciente de que esa voz contribuyeal reconocimientodeunaverdad sobreelhombre sinelque laEstadoyla sociedadnopuedensubsistir.

No han faltado, ciertamente, a lo largo de la historia de Europa– Joseph Ratzinger deja constancia expresa de ello – momentos de ten-siónentrerazóncristianayrazónhumana,entre losagradoy loprofano,e inclusointentosdenegarenlapráctica laverdadde ladistinciónentreesosdosámbitosodimensiones.Peroesarealidadnoquitaque,pasandoatravésdelimitacionesydeficiencias,Europahayasabidonosóloadver-tirlaposibilidaddeunaarmoníaenelsenodeladistinción,sinoinclusorealizarla en los hechos. La distinción – el “dualismo”, la “dualidad”,porusar términosqueaparecenrepetidasvecesenel textoratzingeriano–entreIglesiayEstado,juntoconlateología,senospresentancomodos

36 Poner de manifiesto ese paralelismo es el tema del artículo que, titulado precisa-menteTeología y política de la Iglesia,JosephRatzingerpublicóen1980,yqueestárecogi-doenIglesia, ecumenismo y política(paginas169-182).

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realizaciones que otorgan a Europa un lugar de singular importancia enlahistoriade laculturahumana.

El empeño por superar la crisis de identidad que lastra a ampliosestratos de la sociedad europea contemporánea y, lo que viene a ser lomismo, por reconducir Europa a sus raíces, se presenta así no comouna manifestación de particularismo o una añoranza de tiempos pa-sados, sino, al contrario, como un servicio al futuro de la humanidad.Ciertamente el futuro senos escapa, yEuropapodríadesaparecer– y elCardenalRatzingerasí loreconoce–,peroaunenesecasopermaneceríacomo punto de referencia, como paradigma hacia el que dirigir la aten-ción para aprender a realizar, aunque sea en una constelación históricadiversa, loqueEuropa realizó (y, aunquecondeficiencias ydificultades,realiza todavía).

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SUL POSTO DEL CRISTIANESIMO NELLA STORIA DELLE RELIGIONI:

RILEVANZA E ATTUALITÀ DI UNA CHIAVE DI LETTURA

pieRo coda

PATH 6 (2007) 239-253

1. L’intento del presente contributo è limitato. Non intendo infattioffrireuna letturacompiutadiun temacheè senz’altrodiquelli centralinel pensiero di Joseph Ratzinger: la teologia delle religioni. Un tema cheattraversa inprofondità, sindagl’inizi, la sua riflessione amotivodell’og-gettiva rilevanza storica che riveste, una rilevanza che trova riscontro −almenoiniziale−nelmagisterodelConcilioVaticanoIIechenegliultimidecenni assume di più in più una specifica incidenza nella coscienza enella prassi ecclesiale. Ripercorrere la presenza costante di questo temanello snodarsi della riflessione del teologo Ratzinger, ed evidenziarne inconcreto lemodulazionidicuiviavias’arricchisce,è impegnocherichie-derebbe ben altro spazio e ben altra attenzione e che sicuramente risul-terebbe prezioso al fine di evidenziare ciò che, in proposito, ispira unariflessionecheancheinquestocasosimostralucida,originale,penetranteedecclesialmenteresponsabile.

Tenendo conto senza meno di quest’ampio sfondo, mi occuperò inquestasedediunaspettosoltantodiuntemacosìvasto:quelloche,secon-dol’espressioneusatadaRatzingerstesso,sipuòprecisarecome«il posto del cristianesimo nella storia delle religioni». La trattazione che l’Autorene offre mi pare di notevole spessore e nulla ha perso col tempo dellasua attualità: sembra anzi adatta a esibire proprio oggi la sua pregnanzainordineaun’impostazioneproficuaecorrettadelrapportotra ilcristia-nesimo e le religioni mondiali. Cercherò dunque di evidenziare in formasintetica e articolata i tratti portanti della proposta avanzata in merito

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da Ratzinger, basandomi soprattutto sul contributo da egli offerto nellaMiscellanea per il sessantesimo compleanno di Karl Rahner,dacuihotrattol’espressionedicuisopraeiltitolostessodelpresenteintervento1.

2. Val la pena, per collocare con pertinenza la riflessione di Ratzin-ger, richiamare com’egli, sin dall’inizio della sua carriera accademica, sisiaoccupatodella filosofiadelle religioninelquadrodei corsidi teologiafondamentale tenuti a Freising e a Bonn, scoprendo così l’importanza −com’egli riconosce−del temadelle religioni2.Tale importanzasiconiugastrettamente con l’acuta percezione della novità presente − e ancor piùfutura−perséesibitadallasituazionestoricadelcristianesimonell’attualescenario mondiale3. Nel momento in cui, per la prima volta nella storiaumana,sièintrodottiinunorizzontecheècomuneatutteleciviltàecul-ture,diriflessoilcristianesimodiventainfattinecessariamenteconsapevoledellasuaparticolaritàedellasualimitatezzaquantitativa.Ilchelospingeariproporsi ladomandacrucialecircailsignificatoteologicoestoricodellasuacostitutivauniversalitàe,diconseguenza,circa il significato teologicoestoricodellealtrereligioni.

Ilplessodiformidabiliquestioni(teologiche,culturaliepastorali)chequestofattocomportaèconacutapreveggenzaesicuraluciditàindividua-todaRatzinger,eciònelmentrelaquestioneèancora,tuttosommato,almargine della consapevolezza e del dibattito ecclesiale, se si eccettuanoaffondi penetranti di pensiero come quelli offerti in quegli anni da Jean

1 Si trattadiuncontributosenz’altro importantecheRatzingerconsacraall’interpre-tazioneteologicadellaquestioneinoggettoinGott in Welt. Festgabe für Karl Rahner zum 60. Geburstag, acuradiH.Vorgrimler,Freiburg i.B.1964, II,pp.287-305 (tr. it.La fede cristiana e le religioni del mondo,inOrizzonti attuali della teologia,Roma1967,II,pp.319-347).Talecontributoèripreso,comeprimocapitolo:Unità e molteplicità delle religioni. Il posto della fede cristiana nella storia delle religioni,nellarecenteraccoltadisaggidellostes-so J.RatzingeR,Fede Verità Tolleranza. Il cristianesimo e le religioni del mondo,EdizioniCantagalli,Siena2003,pp.13-43:quiessoèincorniciatodaalcuneprecisepuntualizzazionioffertedallostessoAutore,utiliaunasuaproficuaecorrettacomprensioneeacuifaccia-moriferimentonellanostrapropostadilettura.

2 LosottolineaRatzingerstessonella“Osservazionepreliminare”cheintroduceilsag-giodicuiallanotaprecedentenellaraccoltaFede Verità Tolleranza,cit.(cf.p.13).

3 Sitrovariscontrodiciòneicontributiraccoltinella“partequarta”diJ. RatzingeR,Das neue Volk Gottes. Entwürfe zur Ekklesiologie,PatmosVerlag,Düsseldorf1969(tr. it.,Il nuovo Popolo di Dio. Questioni ecclesiologiche,Queriniana,Brescia19722),inparticolarenelprimotraessi:I nuovi pagani e la Chiesa,tr.it.,351-364.

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DaniéloueHenrideLubac,pernonportarechedueesempibennotiallameditazione del giovane teologo Ratzinger. Tanto che − com’egli stessonota− il temadelle religioni«nelConcilioha trovatounpostopiuttostoaccidentaleemarginale,sevistointerminiquantitativi,neldecretoNostra Aetate (…) un decreto nato piuttosto casualmente, in seguito si sarebberivelatoparticolarmenteprofetico»4.

Individuandolacentralitàel’urgenzadellaquestioneperlacoscienzae la missione della Chiesa, Ratzinger ha chiaro sin da questo momentoche il terreno sul quale occorre muoversi non è quello della questionedella«salvezzadeinoncristiani»5.Anchese inpropositoeglinonmancadi offrire in quegli stessi anni un fondamentale e circostanziato saggio,degno d’esser preso ancor oggi in considerazione6. La questione, piut-tosto, è propriamente quella di precisare e discernere teologicamente ilpostodelcristianesimonella storiadelle religioniedunque,diconcerto,diprecisareediscernere ilpostodelle religioni inquella storiadella sal-vezza che, dal punto di vista della fede cristiana, rinviene per grazia ilsuoverticeescatologiconell’eventodiGesùCristo.Diqui lapeculiareedecisiva indicazione metodologica formulata da Ratzinger per impostaree affrontare correttamente laquestione, chevieneda lui stessocosì rias-suntaannidopo:

«Lereligioni, infondo,sonosempretrattatecomemassa indistinta,consi-deratesempresottoilprofilodellapossibilitàdisalvezza.Lamiaopinione,dopogliannidedicatiallostudiodellastoriadellereligioni,erachesimiliqualificazioni teologichedelle religionidovessero essereprecedutedaunaricerca fenomenologicanon impegnata inprimo luogoavalutare il valoresub specie aeternitatis delle religioni e che perciò evitasse di accollarsi unproblema sul quale propriamente può decidere solo il Giudice del mon-do. Ero del parere che in primo luogo si dovesse cercare di avere unavisione panoramica delle religioni nella loro struttura storica e spirituale.Misembravachenonsidovessediscuteresudiunnonmegliodefinito(epraticamenteneancheanalizzato)insiemedi“religioni”,machesidovesse

4 J. RatzingeR, Unità e molteplicità delle religioni. Il posto della fede cristiana nella storia delle religioni,inid.,Fede Verità Tolleranza,cit.,13-14.

5 Ibid.,15.6 Cf.J.RatzingeR,Nessuna salvezza fuori della Chiesa?,inid.,Il nuovo Popolo di Dio,

cit.,365-390.

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inprimoluogocercaredivederesevisianostatisviluppistoricicomuniesesipossanoriconosceretipifondamentali»7.

Nonsfuggalaperspicaciae−diciamolopure−l’arditezza,dalpuntodi vista teologico, della prospettiva metodologica qui avanzata con laconsueta, pacata determinazione dal nostro Autore. L’indirizzo da egliproposto, in effetti, implica l’archiviazione di due contrapposti approccinell’interpretazionedel fenomenoreligioso,storicamenteeconcretamenteaffrontato, che risultano in definitiva aprioristici e persino ideologici: daun lato, quello di una lettura e valutazione teologica delle religioni come“insieme indistinto”, prescindendo da una comprensione paziente e cal-zante delle loro distinte particolarità in un appropriato orizzonte storico;dall’altro, quello di un’analisi “scientifica” delle medesime prescindendosia dalla presenza in esse di un fattore non riconducibile alla sempliceantropologia sia dalla storicità ineliminabile del loro prodursi e del lororiproporsi.

Evitando questi opposti unilateralismi, Ratzinger istituisce invece unmetododiapproccioallereligioniche,senzaprescinderedallalorospecifi-caautonomia,sappiaconiugareinmanieraintrinsecaeprofondailmetodo(molteplice) della scienza delle religioni e quello propriamente teologico.L’unae l’altra, infatti,scienzadellereligionieteologia,nonhannochedaguadagnare da un utilizzo incrociato, e scevro da pregiudizi scientisti ofondamentalisti, dei loro rispettivimetodi.Loroproprio terrenod’incon-trodiventaalloralastoriadelfattoreligioso,ecioèlaconcretaconfigura-zione esibita dalle diverse espressioni religiose nel loro cammino storico.Ancoraunavolta, ilpensieroteologicodiRatzingersi lasciaguidare,nonsolo dal punto di vista del contenuto della fede (fides quae) ma insiemee correlativamente dal punto di vista della forma stessa della fede (fides qua),dalriferimentoallastoriacomeluogodell’incontrotrailDioviventeel’uomoconcreto,inseritoinunacomunitàeinunorizzontedeterminatodi spazio e di tempo. Con ciò, tra il resto, mostrando la fecondità di unaccessometodologicocomequestononsoloper ilpensieroteologico,maperogniautenticoeproficuoeserciziodipensieroinrapportoaqualsivo-gliaespressionedell’umano.

7 J.RatzingeR,Unità e molteplicità delle religioni,cit.,15-16.

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3. In questa chiara e articolata impostazione metodologica, trovanoposto, al loro proprio livello d’esercizio, la fenomenologia, la storia e lateologia delle religioni. In tal modo, in particolare, è inoltre destituitodi fondamento critico e scientifico, sin dal principio, ogni approccio cheassolutizziuno soltantodiquestimetodi adetrimentodegli altri: conciòstesso, indefinitiva,contravvenendoaunapositivaconfigurazioneeaunproficuoutilizzodelmetodostessocheindebitamentevieneassolutizzato.

Acavallotraglianni’50eglianni’60delsecoloscorso,Ratzingerhagiustamentedimiraun’estensione impropriadelmetodo fenomenologicocome quello che − assai diversamente dalle intuizioni originarie dei suoipropugnatorinellostudiodelfattoreligioso8−permetterebbediaccedereaunacomune“esperienza spirituale”per sé costituente ilnucleo sorgivoe comunedi tutte le tradizioni religiose, chedunquenon farebberoaltroche rappresentarne una diversa e alla fine congruente e complementaretraduzione storica. Così che, per usare il calzante esempio portato daRatzingerper illustrare taleposizione,«ladiversitàdelle religioni assomi-gliaalladiversitàdelle lingue,chesono traducibili l’unanell’altra,perchéfannoriferimentoallastessastrutturadipensiero»9.Laplausibilitàdiunasimiletesi,chesifondainultimaistanzasuundatoincontestabile:quellodell’esperienzareligiosacomefattouniversalmenteumano,mostraperò ilsuocarattereideologiconelfattochepraticamentedestituiscedirilevanzae di portata le oggettive differenze tra le diverse esperienze e le diversetradizioni religiose. Destituendo così di rilevanza e di portata la storia e,diconcerto,larivelazionediDioinessa.Conciò,abenvedere,nonsolo,in primis, è messa in questione l’originalità ebraico-cristiana, ma anche− direi di conseguenza − l’originalità di ogni altra autentica esperienza etradizionereligiosa,negandolapossibilitàeilsignificatodiunaqualunquestoriadellereligioni.Inrealtà,sottolineaRatzinger,

«quando si analizza la storiadelle religioninella sua totalità (nellamisurain cui la conosciamo) siha l’impressionediuna staticitàmoltominore, cisi imbatte in una imponente dinamica, propria d’una storia reale (che èprogresso,noncostanteripetizionesimbolicadell’uguale)»10.

8 Penso, inparticolare,oltre aMaxScheler, aG. vanderLeeuw,G.Widengren,H.Duméry.

9 J.RatzingeR,Unità e molteplicità delle religioni,cit.,24.10 Ibid.,25.

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4. Laconiugazionedelmetodo fenomenologico conquello storico, apartiredalpresuppostofondatodiunarealeintenzionalitàdell’esperienzareligiosacuinonèestranealapresenzasollecitanteeorientatricedell’azio-ne di Dio, offre la possibilità di realizzare un’equilibrata «critica dellaragione storica» inmateriadi religione11.Mettendoa frutto, in tal senso,un’ampiaebencalibrataconoscenzamaturatanelcorsodeglianni,Ratzin-gergiungeaproporne«una formula strutturalecheabbracci ilmomentodella storicità (del divenire, dello sviluppo), il momento dell’essere incostante rapporto e il momento delle diversità reali»12. Si possono cosìdistinguere, nella storia delle religioni, tre momenti principali, ritmati daduepassi fondamentalichedalprimoconduconoal secondoedaquestoalterzo.Ilprimomomentoèquellodellereligioni“antiche”o“primitive”;il secondo momento, determinato da un primo, grande passo in avantinella storiadelle religioni, «consistenelpassaggiodalle esperienze sparsedeiprimitivialmitoingrandestile»13; il terzomomento, infine,«consistenell’uscita dal mito»14 che viene a «determinare l’attuale carattere dellareligione»15.Questosecondoedecisivopassosièdifattoverificatointremodi,dicuival lapenariportareper intero laprecisadescrizioneoffertadaRatzinger:

«1.Nella formadellamistica, incui ilmitodeludecomemera formasim-bolica e si rafforza l’assolutezza dell’ineffabile esperienza vissuta. Di fattopoilamisticasidimostracustodedeimiti,rifondailmito,chespiegacomesimbolodellaverità.2. La seconda forma è quella della rivoluzione monoteistica, la cui formaclassicasi trova inIsraele. Inessa ilmitoèrifiutatocomearbitrioumano.Vieneaffermatal’assolutezza della chiamata divinatramiteilprofeta.3. Va aggiunto come terza forma l’illuminismo (Aufklärung), il cui pri-mo grande momento si verificò in Grecia. In esso il mito come forma diconoscenza prescientifica viene superato e si instaura l’assolutezza della conoscenza razionale. L’elemento religioso diventa privo di significato, al

11 Ibid.,26.12 Ibid.,27-28.13 Ibid.,26.14 Ibidem.15 Ibidem.

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massimo gli rimane una certa funzione puramente formale di cerimonialepolitico(=riferitoallapolis)»16.

5. Ratzingerstesso,apartiredalla«formulastrutturale»cosìformula-ta,offre alcuneprecisazioni che sonoassai importantinon soloper com-prenderecorrettamente il significatodeiduepassaggi rispettivamentedalprimoalsecondomomentoedalsecondoalterzo,einsiemelaconfigura-zionedeidiversi“tipi”direligionecheintalmodosivengonostoricamen-tea stagliare;maancheper illuminare leopzionidi fondoche, suquestasolida base storico-fenomenologica e alla luce di un’adeguata cristologia,determinanol’originalefiguraditeologiadellereligioniinaltriluoghieinaltri tempi proposta dall’Autore. Soffermiamoci, dunque, sul significatodelle tre vie specifiche percorse dall’esperienza religiosa nell’uscire dalmito,invertendo−comedelrestofaRatzingerstesso−l’ordinedellatrat-tazione,ecioèpartendodall’ultimoperrisaliredaessoalprimo.

Circa la viadell’“illuminismo”, e cioèdella critica razionaledel fattoreligioso, occorre notare, innanzi tutto, che essa, per sé, non è corrosivaopersinodistruttivadelmedesimo:mane implicapiuttosto,quandononassolutizzata,unapositivaepersinonecessariachiarificazioneeripresadalpuntodivistadellaragione.Tant’èche−edèquestaunatesi importantedel pensiero complessivo di Ratzinger − la prima e paradigmatica elabo-razione culturale della fede cristiana realizzata dai Padri della Chiesa hail suo nerbo, appunto, nell’alleanza consapevole tra la fede cristologicae il lógos della filosofia greca, in atteggiamento rigorosamente critico neiconfronti delle forme molteplici della mitologia pagana. Senza che ciòevidentementevengaasignificareunappiattimentodel lógosperséinsitonellafedesullógosqualesiesprimenellafilosofiagreco-ellenistico:essen-doesso stesso, il lógos della ragionegreca, sottopostoalla critica radicaledel“lógosdellacroce”dicui,adesempio,parlal’apostoloPaolo(cf.1Cor1,18).D’altraparte,Ratzingernonmancadinotarechequestacritica«sièsviluppatapienamente solonell’epocapresente», tanto che«per il futurodellareligioneedellesuechancesnell’umanità,assumeràimportanzadeci-siva ilmodo incui lareligionesarà ingradodi impostare il suorapportoconessa»17.Nonèdifficilecogliereinquest’affermazionel’esattosignifica-

16 Ibid.,26-27.17 Ibid.,27.

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toelarealeportatadiquell’invitoaun«nuovoincontrotrafedeelógos»checaratterizzailmagisterodiBenedettoXVI18.

Per quanto riguarda la seconda “via”, quella del monoteismo, bastiintanto sottolineare la prima e decisiva caratterizzazione genetica che −dalpuntodivista formale−Ratzingerneoffre. Ilmonoteismo, ineffetti,costituisceunaveraepropria«rivoluzione»nelpanoramareligioso:ilchesignifica − anche solo a livello fenomenologico-storico − l’irruzione diuna novità che come tale non è precontenuta nelle precedenti condizio-ni di sviluppo del fatto religioso. Degno di nota è il fatto che la precisadizionedi«rivoluzione»−comerisultadaesplicitoriferimento innota−èmutuatadallericerchedelgrandestoricoitalianodellereligioniRaffaelePettazzoni, ilqualeappuntorivendica,congli strumentidell’analisi stori-ca,ladinamicanonsemplicementeevolutivamaappunto“rivoluzionaria”,rispetto al precedente quadro di riferimento, di fenomeni religiosi comequelli del monoteismo ebraico e poi cristiano, di quello islamico e, informamenoinfluente,diquellozoroastriano19.

Laspecificaoriginalitàdiquestomonoteismovieneinrilievo,difatto,daunconfronto senzapreconcetti con laprima“via”percorsadall’espe-rienzareligiosanellasuauscitadalmito:la“via”dellamistica.Eccocicosìaunaterza,importanteprecisazione.Checosainfattihaquidaintendersi,propriamente,per“mistica”?L’accezioneconcuiiltermineèusatononèquellacheèdatoritrovarenella tradizione teologicacristiana−daiPadridellaChiesasusu,attraversoilMedioevo,sinoallamodernaecontempo-raneateologiadellamistica20−,maquella,ancoraunavolta,storico-feno-menologicachedesigna

«una via presente nella storia delle religioni, una disposizione che nontolleranessuna realtà sovraordinata a sé, considerando inultimaanalisi le

18 Cf.,adesempio,lalectio magistralisdaluitenutail12settembre2006all’UniversitàdiRegensbergsu“Fede,ragioneeuniversità”,eilsuodiscorsoalIVConvegnoEcclesialeNazionalediVerona,inItalia,il19ottobre2006.

19 Cf. leprecise indicazioniofferte inpropositodaRatzinger, sullascorta, inpartico-lare,dell’operadiR.pettazzoni,L’onniscienza di Dio(Torino1955),nellenote19e20dip.33delcontributoquiesaminato.

20 Mipermetto rinviarea ciòcheho scritto inpropositonelmio Il Logos e il Nulla. Trinità religioni mistica,CittàNuova,Roma20042,pp.375-522.

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esperienzeineffabiliemisteriosedelmisticocomel’unicarealtàvincolantenell’ambitodelreligioso»21.

Secondo questa precisa accezione, è evidente che si dà un’irriduci-blità marcata e persino insuperabile tra la via percorsa dal monoteismo«di rivoluzione» e la mistica «dell’ineffabile»: la stessa irriducibilità chesidàtramistica,nelsensospecificodicuisopra,efede, insensobiblico-cristiano. È evidente che su questo punto il nostro Autore si giova conperspicacia ed equilibrio delle prospettive teologiche che, nei decenni aluiprecedenti,avevanoaiutatoadistinguere−soprattutto inambitopro-testante − tra l’esperienza di fede di fronte all’alterità della Paola di Dioe l’esperienza religiosa per sé tendente all’immediatezza del rapporto coldivino e − soprattutto in ambito cattolico − tra l’esperienza storica dellarivelazionediDioequellamiticadeldarsi simbolicodeldivinonel ciclosempre ritornante dell’originario22. Ciò non toglie che, rileggendo questepaginedaluiscritteadistanzaditempoegiovandosidiulteriori,preziosemesseapuntodellafenomenologiaedellastoriadellereligionicosìcomedelcostanteapprofondimentodelsuopensieroteologico,Ratzingerpossariconoscere, con umiltà e autentico spirito scientifico, una certa “inade-guatezza”nelladesignazionecontrappositivauntempodaluipropostatra“mistica”e“monoteismo”:

«Oggiparlereipiuttostodi“misticadell’in-distinzione”edi“comprensio-nediDio comepersona”. Inultima analisi si trattadi vedere se il divinosia“Dio”,qualcunocheci stadi fronte−cosìche il termineultimodellareligione,dellanaturaumana,siarelazione,amore,chediventaunità(“Diotutto intutti”,1Cor15,28)machenoneliminalostaredifrontedell’“io”edel“tu”−oseildivinostiaaldi làdellapersonaeilfinedell’uomosial’unirsia-eildissolversinell’Uno-tutto»23.

Resta acquisito, in ogni caso, che ciò che distingue le due “vie” èessenzialmentelaconcezionediDiochevienederivata,daunaparte,dal-l’esperienzadellafedesuscitatadallaParoladellarivelazionee,dall’altra,

21 J.RatzingeR,Unità e molteplicità delle religioni,cit.,31.22 Penso, inmodoparadigmatico,rispettivamentealle tesidiKarlBartheaquelledi

HenrideLubac.23 J.RatzingeR,Unità e molteplicità delle religioni,cit.,45.

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dall’esperienzadeltrovarsidifronte−nell’annientamentod’ogniesperien-zamondana−all’ineffabilitàdeldivino:

«nel primo caso, “Dio” rimane del tutto passivo e l’elemento decisivo èl’esperienza dell’uomo che sperimenta la sua in-distinzione rispetto all’es-serediogniente,mentre,nelsecondocaso,sicredeall’operarediDiochechiamal’uomo.Daquestofattoconsegueunadifferenzaancorpiùprofon-da,chesulpianodellafenomenologiadellareligionebalzaparticolarmenteall’occhioeasuavoltageneraunaseriediulterioriconseguenze.Nerisultainfattiilcaratterestoricodellafedechesibasasullarivoluzioneprofeticaeilcarattereastoricodellaviamistica»24.

6.IlpensierodiRatzinger,tuttavia,nonsifermaaquestapuntualizza-zionecherisultagiàdipersédecisiva:perchéconessaètracciatounnettodiscrimine che non solo permette di collocare con pertinenza, sul pianostorico, la fede cristiana, ma consente anche di collocare con altrettantapertinenza, sullo stessopiano, le altre religioni.Non si fermaqui, ilpen-siero di Ratzinger perché, proprio con ciò, vengono offerte le condizioniappropriateper intuireconpertinenzaunasoluzioneadeguataallavexata quaestiodelrapportotrafedeereligione.Unaquestione−eRatzingernontemedi esprimerlo con riconoscenza−che è statapostadefinitivamente,ancheseconunacertaunilateralità,daKarlBartheDietrichBonoeffer25.Ledue−fedeereligione−,ineffetti,nonpossonoenondebbonoessereradicalmente contrapposte: com’è possibile, infatti, che si dia una fede(anzila fedecristiana)senzaches’incarniesimediessastessainunacul-turareligiosa?D’altraparte,fedeereligionenonpossonoenondebbonoesseresemplicisticamenteconfuse l’unaconl’altra.Lafede(insensolato,come struttura antropologica cui non è estranea l’azione preveniente eorientantedellagraziadiDio)26designainfattiquelnucleosorgivoequel-l’atteggiamento fondamentale dell’essere umano che poi, a livello storicoecomunitario,siesprimeesiplasmainunaspecificatradizionereligiosa,culturalmenteconnotata.Diqui−loannotiamosoloen passant −quell’or-

24 Ibid.,37-38.25 Cf. l’Interludio che segue il saggio sin qui esaminato in J. RatzingeR, Fede Verità

Tolleranza,cit.,49-50.26 SivedanoinpropositoleacutesuggestionicontenuteinNessuna salvezza fuori della

Chiesa?,cit.,inparticolare,381-384.

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ganicorapportodiunità/distinzionetrareligioneeculturacheèunadellacostantidelpensieroteologicoedellastrategiapastoralediRatzinger27.

Ma di qui anche − e ciò c’interessa in questa sede più immediata-mente, a motivo del filo di discorso che svolgiamo, seguendo da pressoil pensiero di Ratzinger − la possibilità d’immaginare e instaurare «unfecondo dialogo tra le due vie, un dialogo idoneo a superare la dualitàinsoddisfacente di “monoteismo” e “mistica”»28. Con ciò, a ben vedere,Ratzingercioffreun’indicazionedellamassimaimportanza,degnasenz’al-trod’essere ripresae svisceratanelle sue implicazioni teoricheepratiche.È certamente promettente e responsabilizzante, infatti, la precisazionesecondocuinonsoloèpossibileedoveroso−comeprimasi èveduto−intessereunrapportotra fedee lógos,ecioètra l’esperienzae ladottrinacristiana e l’esercizio critico-illuministico della ragione; ma è altrettantopossibile e doveroso fare ciò per quanto concerne il rapporto tra la fedecristiana e quella forma di religiosità ch’è tipica della mistica, nel sensosopraprecisato.

Il fatto è che anche l’esperienza ebraica e poi cristiana propizianouna formapeculiaredimistica che, a ragion veduta,puòmostrarsi comeil gratuito compimento della tensione positiva che per sé è presente nel-l’atteggiamentomisticoperseguito,soprattutto,nellereligionidell’EstremoOriente.Fattasalvaladistinzione(elostraordinarioguadagno)percui

«la “mistica” biblica non è una mistica dell’immagine ma della parola, lasuarivelazionenonèimmaginedell’uomo,bensìparolaeattodiDio.Essanonèprimariamente il trovareunaverità,ma l’agirediDiostessochedàformaallastoria»29.

Da ciò consegue la possibilità di comprendere più adeguatamente lacollocazione della mistica pre-cristiana in rapporto all’esperienza di fede;nonsolo,maanched’intuireildecisivopassoinavanti,rispettoallaprima,costituitadallasecondaeprecisamenteinordineall’esperienzadiDiorea-lizzatanell’esperienzadifede:

27 Il tema è lucidamente affrontato, a partire dal cap. II, nei saggi che compongonoJ.RatzingeR,Fede Verità Tolleranza,cit.

28 J.RatzingeR,Unità e molteplicità delle religioni,cit.,37.29 Ibid.,41.

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«Secondo queste analisi, l’esperienza vissuta dell’in-distinzione è solo laprimatappadellaviamisticaoltrelaqualeovviamentesolopochiarrivano,einquestostalaveraepropriatentazionedellamistica;lostadioassaipiùdolorosodeldistaccodasestessie ilpassoperentrarenella trascendenzavera e propria viene solo dopo. Questo stadio, secondo tali analisi, esigedall’uomo lacrocifissionedello strapparsida séedell’essereabbandonatonelvuotoassoluto,nelqualenonv’èpiùnulladiterrenochesostenga;masolocosìall’uomosipresenta ilverovoltodiDio.Avvienecosìche,seal-l’uomoèconcessoildonodiprendereillargoinquestamisticadell’oscuri-tàedellafede,lamisticaprecedentedellaluceedellavisioneapparecomeun piccolo preludio, che il mistico, non presago della profondità di Dio,primaeratentatodiprendereperlarealtàultimaetotale»30.

7.Inunaseriedi«appunti»nella«formadiconferenza»−cosìlidefi-nisceRatzinger−confluitinellaraccoltadisaggiIl nuovo Popolo di Dio31,questofilodipensieris’arricchisce,qualchetempodopo,diun’importantee ulteriore indicazione. Dopo aver ribadito, in tale sede, che «l’illumini-smo greco e il profetismo in Israele rappresentano ciascuno a suo modoun confronto con il problema del politeismo»32, Ratzinger precisa infattiche«laposizionespecialedellafeded’Israele»consisteessenzialmentenelfatto di «un Assoluto cui si possa parlare e che a sua volta possa parla-re»33.Intalecontesto, la«religiositàasiatica»−la«viadellamistica»,perdirloconlaterminologiapoc’anzipresainesame−attesta

«unadecisionesull’assoluto,chenonseguecosìnecessariamentedallospun-topoliteisticoechenonsi registraadesempionell’ambitogreco: ilmondo

30 Ibid.,36.RatzingerrimandainnotaaR.C.zaeHneR,Zwei Strömungen der muslimi-schen Mystik,in“Kairós”,1(1959),92-99;P.HacKeR,Die Idee der Person im Denken von Vedânta-Philosophen,in“StudiaMissionalia”,13(1963),30-52;H.U.Von BaLtHasaR,Fides Christi,inSponsa Verbi,Einsiedeln1961,45-79;rinviainoltre,perunapprofondimentodelrapporto tra mistica dell’oscurità e mistica della luce, alla voce “Licht” da lui redatta inHandbuch theologischer Grundbegriffe, II, coll. 44-54; nell’Interludio già citato cita infine,inproposito,H.BüRKLe,Der Marsch auf der Suche nach Gott – die Frage der Religionen,Paderborn1996eJ.sudBRacK,Trunken vom hell-lichten Dunkel des Absoluten. Dionysius der Areopagite und die Poesie der Gotteserfahrung,Einsiedeln2001.

31 J. RatzingeR, Il problema dell’assolutezza della via di salvezza cristiana, in id., Il nuovo Popolo di Dio,cit.,391-404.

32 Ibid.,397.33 Ibidem.

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(el’uomoconessoetuttociòcheèpersonale)vienecompresocomel’appa-rizionefinitadell’Infinito,soloapparenzaenonessere»34.

La differenza tra la fede d’Israele e questa esperienza religiosa èsenz’altroinvalicabile,perleragionigiàampiamentedocumentate.Esenzadubbioilcompimentocristianodell’AnticoTestamento«significaanzitut-to che in Cristo si manifesta con un’ultima concretezza e realtà l’alteritàdiDio, il suoesserepersonale»35.Riaffermatodecisamenteciò,Ratzinger,sullascortadei lavoridiJ.A.Cuttat36,puòperòprecisare−dischiudendounostraordinarioorizzontediricercaediprassi−:

«E tuttavia: se la fedecristiana spingealgradomassimodi severità la suacontrapposizione, c’è pur in essa contemporaneamente il superamentodellacontrapposizioneel’aperturaall’unità,ancheseinunsensodeltuttodiverso dall’universalismo simbolico dell’Asia. Cristo non significa infattisoltantoalteritàdiDioeuomo,maancheunità:unitàdiuomoeDio,unitàdiuomoeuomo,inunaformatantoradicale,chePaolo−lasciandosiallespalle tutta lamisticaasiaticadell’unità−puòdire:“Voi sieteunosolo inCristoGesù”(Gal3,28).EcitroviamocosìricondottialleparolediCuttat,dallequali siamopartiti:“NelpuntodoveOrienteedOccidentesi incon-trano e si dividono, si erige la croce del nuovo Adamo”, che crea nellacroce l’incunearsideidue legnidivisi,deiduemondidivisi. “Egli, infatti,è lanostrapace,coluichedeiduehafattounsolopopoloehaabbattutoilmurocheliseparava,l’inimicizia…perriconciliarliconDio,ambedueinununicocorpo,mediante lacroce,dopoaveruccisoinsestessol’inimici-zia”(Ef2,14ss)»37.

8.LaconclusionecheRatzingertraedallalimpidaesuggestivaanalisisinquicondottaèlaseguente:

«Selaquestionehapostoinprimopianociòchesepara,nonsidevetutta-viadimenticareciòcheunisce:ilfattochenoituttisiamopartediun’unicastoriache,invarimodi,èincamminoversoDio.Cisembrachelaconclu-sionedecisivasiache,perlafedecristiana,lastoriadellereligioninonèil

34 Ibid.,398.35 Ibid.,399.36 Ratzinger si rifà in particolare, con riconoscenza, a J.A. cuttat, Begegnung del

Religionen,Einsiedeln1956.37 Ibid.,399.

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ciclicoritornodiciòcheèsempreuguale,diciòchenonarrivamaialvero,cherimanealdifuoridellastoria.Chiècristianoritienechelastoriadellereligionisiaunastoria reale,unastradalacuidirezionesignificaprogresso,e il cui cammino significa speranza (…) verso la Gerusalemme eterna, incuil’unicoedeternoDioabitainmezzoagliuominiesplendeadessicomelorolucepersempre(cf.Ap21,33;22,5)»38.

La singolarità dell’evento cristologico così come − in dipendenza daessa−quelladella fede edella tradizioneecclesiale, in altri termini,pro-prio a partire dalla loro più intima identità sono chiamate a esplicare ilsignificatoteoreticoepraticodellaloroindispensabileefecondarelazioneconlealtreautenticheesperienzeetradizionireligiose.

Ciò,soprattuttooggi,rivestedelleconcreteeassaiimpegnativeconse-guenzeperl’elaborazionediunacorrettaeincisivateologiadellereligioni,che è senz’altro uno dei compiti più importanti e urgenti della Chiesa39.Innanzitutto,mostrachel’impostazionedelproblemacheèafondamentodelle tre posizioni, cui normalmente si fa riferimento per questa questio-ne: l’esclusivismo, l’inclusivismo e il relativismo, è in definitiva fragile epersino scorretta, perché muove da «un’identificazione precipitosa dellaproblematica delle religioni con la questione della salvezza» e da «unaconsiderazionetroppoindifferenziatadellereligioni»40.

In secondo luogo, le considerazioni svolte con cura da Ratzinger aproposito del nostro tema hanno il grande merito di demistificare unatteggiamento astratto, fissista e in definitiva irrealistico del fatto religio-so:

«Non si deve tramandare solo una compagine strutturata di istituzioni edi idee,macercaresemprenella fede lasuapiù intimaprofondità, ilverocontatto con Cristo. Così si formarono (…) nel giudaismo i “poveri diIsraele”,cosìdevonocontinuamenteformarsipurenellaChiesa,ecosìpos-sonoedevonoformarsinellealtrereligioni.Quelcheconduce lereligionil’unaversol’altraeportagliuominisullaviaversoDioèladinamicadella

38 J.RatzingeR,Unità e molteplicità delle religioni,cit.,43.39 Cf. J. RatzingeR, Zur Lage von Glaube und Theologie heute, in: “Internat. Kath.

Zeitschrift Communio” (Freiburg i.B.) 25 (1996), 359-372, anche nelle diverse edizionide “L’Osservatore Romano” (Città del Vaticano); ora anche in J. RatzingeR, Fede Verità Tolleranza,cit.,119-143.

40 J. RatzingeR, Interludio,inid., Fede Verità Tolleranza,cit.,53.

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coscienzaedella silenziosapresenzadiDio inessaenon lacanonizzazio-ne dell’esistente di volta in volta incontrato, che esime gli uomini da unaricercapiùprofonda»41.

Ciò, in conclusione, a partire da una più avvertita e precisa consa-pevolezza del «posto del cristianesimo nella storia delle religioni», portaa comprendere e vivere all’altezza del disegno di Dio rivelato in Cristol’identità e la missione della Chiesa. Essa, infatti, «non è tutto, ma esi-ste per tutti. Essa è l’espressione del fatto che Dio edifica la storia nellareciprocità degli uomini alla luce di Cristo»42. Il messaggio di Cristo, inessaemedianteessa, inrealtà,«puòesisteresolonella formadelporsi incammino verso i popoli»43 nel soffio dello Spirito del Padre e del Figliofattocarne:perché«ilsoloscambiodirelazioninonunisce,sololoSpiritolopuòfare»44.

41 Ibid.,55.42 id.,Nessuna salvezza fuori della Chiesa?,cit.,387.43 id., Il problema dell’assolutezza della via di salvezza cristiana,cit.,403.44 Ibid.,404.

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VITA ACADEMIAE

1. Cronaca della Sessione Accademica del 13 dicembre 2006.

Sul prossimo fascicolo di PATH verranno pubblicati gli Atti della Sessio-ne. Si riproduce qui, intanto, la cronaca pubblicata su “L’Osservatore Roma-no” del 17 dicembre 2006, a cura di don Riccardo Ferri.

Il 13 dicembre scorso si è tenuta, presso la Pontificia UniversitàLateranense,laSessioneaccademicadellaPontificiaAccademiadiTeolo-gia. L’intensa giornata si è articolata in due parti. Nella prima, riservataagli Accademici, dopo il saluto di Mons. Marcello Bordoni, Presidentedell’Accademia, e il benvenuto ai nuovi soci corrispondenti, ha presola parola dapprima l’economo dell’Accademia, Prof. Don Enrico dalCovolo, S.D.B., illustrando la confortante situazione finanziaria in cui almomento si trova l’istituzione pontificia, e successivamente l’archivista,Prof.DonManlioSodi,S.D.B., ilqualehadatocontodell’attualediffu-sionedellarivistaPath(cheharaggiuntogiàpiùdi200abbonatievienepubblicata inunmigliaiodicopie)edelle strategieeditorialiper il futu-ro. Di seguito è stata poi presentata l’attività dei due percorsi di ricercaattivati all’interno dell’Accademia, quello su teologia ed esperienza spi-rituale, coordinato dal Prof. P. François-Marie Léthel, O.C.D., e quellosu escatologia e protologia, coordinato dal Prof. P. Réal Tremblay, C.Ss.R. Infine, il Prelato segretario, Prof. Mons. Piero Coda, ha presentato ilprogetto del IV Forum Internazionale, che si terrà dal 24 al 26 gennaio2008 nella Città del Vaticano e che, dopo il lavoro di approfondimentometodologico compiuto dai due precedenti Forum, intende porre l’at-tenzione sulla res dell’atto teologico, quindi sulla fede in Gesù Cristo esullasuacredibilità,comunicazioneerilevanzaantropologica(inpartico-lare seguendo la pista di ricerca proposta autorevolmente da Benedetto

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XVI nella lectio magistralis tenuta a Ratisbona il 12 settembre 2006 su“Fede, ragione e università”). È stato perciò proposto come titolo delForum:“Perunnuovo incontro tra fedee logos”esonostati individuatiiseguentitemi,checostituirannolastrutturaincuiverrannoarticolatelesessioni: La Parola rivelata e la ricerca della sapienza: eredità e attualitàdell’AnticoTestamento;E ilLogos si è fattocarne: la radicalenovitàdelNuovo Testamento; Verbum Patris spirans Amorem: sviluppi e questionidell’incontrotrafedeelogos;Auditus culturae:sfideeprospettivedell’orapresente.

La seconda parte della Sessione accademica ha avuto caratterepubblicoesièarticolatainduemomenti,segnatiedistintidapregevoliintermezzimusicalieseguitidalCoroInteruniversitariodiRoma,direttodalMaestroDonMassimoPalombella.Nelprimomomento,P.BernardArdura, O. Praem., Segretario del Pontificio Consiglio della Cultura,ha rivolto un indirizzo di saluto ai convenuti, manifestando il suo vivoapprezzamentoperlafecondaattivitàdell’Accademiae introducendoiltema sceltoper la giornata e il relatore invitato a svolgerlo.Si è volutainfatti proporre una lettura ecumenica dell’enciclica Deus caritas estdi Benedetto XVI, affidandola al noto teologo Eberhard Jüngel, percogliere la rilevanzadi tale enciclicaneldialogo tra laChiesaCattolicaelealtreChieseeconfessionicristiane.L’augurioformulatodaP.Ardu-ra e fondato sull’affermazione che«l’amore cresce attraverso l’amore»(Deus caritas est,18)èstatoallorache l’amorepossa trasformaretutti icristiani, seppur appartenenti a confessioni differenti, in un “noi” chepermettadisuperare ledivisionicheancorasegnanol’attualerealtà.

DopoilsalutodelPresidentedell’Accademia,Mons.Bordoni,ilqualeha ringraziato i numerosi partecipanti e invitati, l’Accademico e RettorMagnifico della Pontificia Università Lateranense, S.E. Mons. Rino Fisi-chella, ha presentato più dettagliatamente il soggetto della sessione, trac-ciando la dimensione cristologico-trinitaria di quell’amore che trova nelFigliodiDioincarnatolapienezzadellasuarivelazione,ehaintrodottoilrelatore, Prof. Jüngel, Professore Emerito di Teologia sistematica all’Uni-versità di Tübingen in Germania, discepolo di K. Barth e G. Ebeling,autore di numerosi saggi tradotti nelle principali lingue, e uno tra i piùautorevoliesponentidellateologiaprotestantedellasecondametàdelXXsecoloedell’iniziodiquestonostromillennio.

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LarelazionedelProf.Jüngelhamostratofindalpropriotitololapro-spettivascelta:“Caritas fide formata.LaprimaenciclicadiBenedettoXVI–lettacongliocchidiuncristianoevangelico”;apartiredaun’espressione,quelladellafedecomeformadellacaritas,presentealn°7dell’enciclicaecaraallatradizioneluterana,Jüngelhaperciòrilettoiprincipalicontenutideldocumentopontificio,rilevandoinparticolare imolteplicielementidiconsenso anche da parte riformata. In primo luogo il teologo di Tubin-ga ha rilevato i presupposti o l’assiomatica teologico-fondamentale chesostengono l’impianto della Deus caritas est (DCE). Se, infatti, l’afferma-zione«DioèAmore»(1Gv4,8.16)èun’asserzionedifede,perchéesprimeciòche i cristiani credono,essachiama tuttavia immediatamente incausasia l’intelletto sia la volontà; quando la ragione è fino in fondo se stessa– e non è ridotta a un suo uso parziale – può allora aprirsi all’afferma-zione secondo cui Dio è amore. La teologia evangelica concorda dunquedecisamenteconl’insistenzadelPapasuunareciprocaco-appartenenzadifede e ragione e sullanecessità,daunaparte,diuna“purificazionedellaragione” per mezzo di quell’“altro” della ragione che è la fede: in modochelaragionestessasialiberatadaquellasuaautoesaltazionecheallafineproduce irragionevolezza, e, d’altra parte, la fede possa godere di quella“catarsi” attraverso la ragione così da evitare quella sua deriva patologi-ca che è costituita dalla superstizione. Dopo queste precisazioni a livelloteologico-fondamentale, Jüngelha individuatonell’indicativosovranodel-l’amoredivino il temacentraledell’enciclicae,apartiredaesso, l’intentodivalorizzare ladimensionepositivadella fedecristiana.L’imperativodelcomandamentodell’amore, chepotrebbe sembrareunanormaestrinseca,è in effetti fondato su quell’indicativo che definisce Dio come amore e,dunque,inforzadiquesto,cessadiessereunanormaimpostadall’esterno,per mostrarsi come un’esperienza donata dall’interno e implicante quellalibertà senza la quale non c’è amore. Il cristianesimo, allora, come sotto-lineato anchedaLutero, è caratterizzatoprimariamentenondauna seriediproibizionienegazioni,madaun’opzionepositiva,perchéDioè«unafornaceardentepienad’amore»(M.Lutero).Certamenteiltermineamorenon è privo di ambiguità, anche perché carico di una polisemia evidentenelle lingue moderne ed espressa in greco dai due termini eros e agape.Scopodell’enciclicaè tuttaviamostrare lanecessariadistinzionetra idue,senzaperògiungereaunacontrapposizioneradicale.Jüngelhacosìbreve-

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menteripercorso ilcamminodella teologiaprotestantedell’ultimosecolo,perevidenziarecome,ancheinambitoevangelico,daunavisionecontrap-posivita di eros e agape (formulata in particolare da Anders Nygren, chesostiene l’incompatibilità tra l’amore umano egocentrico e quello divinoaltruistico) si sia passati a un’attenta rilettura degli scritti di Lutero, ilquale,purconstatando lagrandedifferenza tra l’amor Dei e l’amor homi-nis,riconoscel’ancorpiùgrandecomunanzatraloro.Similmentel’encicli-caaffermache«in fondo l’amore»è«un’unica realtà, seppurcondiversedimensioni» (DCE, 8). A fondamento di tutto questo sta il mistero dellaTrinità, che è essenzialmente mistero d’amore, amore che si manifesta intuttalasuaradicalitàsullacroce(eancheinquestocasoJüngelharilevatolaconsonanzaconlatheologia crucis luterana)eches’incarnanellaparolapredicata,neisacramenti,nell’agireeticodelcristiano, improntatodaunacaritàsenzaaltriulterioriscopi.Purevidenziandodifferentisensibilità tracattolici e evangelici in alcunidiquesti ambiti, Jüngelha concluso la suariflessioni auspicando che il consenso ecumenico riguardante il rapportotrafedeeamorepossafarpercepireanchesulpianoistituzionaleunaphi-liaecumenicacheproprioperchéiniziatadaCristo,edunquegiàpresente,possaportaretuttiisuoifruttianchesulpianoecclesiologico.

La Sessione Accademica si è conclusa col conferimento dell’emerita-to all’illustre Accademico Prof. P. Prosper Grech, O.S.A. Il prof. P. UgoVanni, S.I., ha tenuto la laudatio, in cui ha ripercorso la carriera accade-micaehatracciatounprofilodelleopereedelpensierodelProf.Grech.Co-fondatore dell’Augustinianum, egli ha scritto numerosi libri, articolie dispense universitarie sull’Antico e sul Nuovo Testamento, su teologiabiblica e ermeneutica. Ha insegnato ermeneutica al Pontificio IstitutoBiblico e Teologia Biblica presso la Pontificia Università Lateranense. Iltratto fondamentale che lega la sua vasta produzione è stato l’interesseper l’ermenueticae la suaattenzioneallaconcretezzadella storia. Ilprof.Vanniha inoltresottolineato ledotiumanediP.Grech, lasuaattenzioneallapersona,ilrapportocordialeconglistudenti,laprontezzadispirito.

IlProf.Grechha ringraziatogli accademicipresenti facendodonoatutti i convenutidiun’illuminante lezione sulVangelodiGiuda (Vangeloapocrifoscopertounaventinadiannifa),lezioneinteressantenonsoloperl’attualità del tema, ma soprattutto per i criteri illustrati dall’Accademicoa livello ermenuetico e di critica testuale. La costituzione del canone, il

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rapportotraortodossiaederesia,icriteriperdiscernereuntestocristianodaunononcristianosonostatitraiprincipalipuntiillustraticonmaestriadalProf.Grechnellasuarelazione.

Alterminedellalezione,Mons.BordonihaconsegnatoalProf.Grechildiplomadi emeritato, tra ilplausodeipresenti, a testimonianzadiunavita interamente spesa a servizio della Chiesa, attraverso una limpida epenetrante riflessione che, attingendo alla ricchezza della Scrittura, è sti-moloperilviverecristianodiognitempo.

2. Nomina di cinque nuovi Accademici

In data 9 gennaio 2007, l’Accademia si è arricchita di cinque nuoviAccademici ordinari: S.E.R. Mons. Domenico Sorrentino, Arcivescovo diAssisi-NoceraUmbra-GualdoTadino;Rev.P.AmbrogioEszer,O.P.,Pro-fessore Emerito di Teologia presso la Pontificia Università San Tommasod’Aquino; Mons. Livio Melina, Preside del Pontificio Istituto “GiovanniPaolo II” per Studi su Matrimonio e Famiglia; Mons. Czesław Rychli-cki, Professore Ordinario di Teologia Dogmatica ed Ecumenismo pressol’UniversitàN.CopernicodiTorun(Polonia);Rev.P.PietroSorci,O.F.M.,DocentediLiturgiapresso laFacoltàTeologicadiSicilia.AinuoviAcca-demici,anchedallepaginedellarivistaPATH,giungailpiùcordialeben-venutoeauguriodibuonlavoro.

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Finito di stamparenel mese di aprile dell’anno 2007dalla Tipolitografia Giammarioli

Via E. Fermi, 10 - Frascati (Roma)