Aso: prende forma il profilo professionale - DentalAcademy · matica degli assistenti di stu-dio...

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Aso: prende forma il profilo professionale Il dibattito tra le parti su formazione e riqualificazione dell'assistente di studio odontoiatrico entra nel vivo Anno VII Numero 7/2012 Giulio Cesare Leghissa e Fulvia Magenga Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue ISSN 1970-7428 GRIFFIN EDITORE www.griffineditore.it Dental Market Imaging SPECIALE Implantologia Ricerche di mercato

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Aso: prende formail profilo professionaleIl dibattito tra le parti su formazione e riqualificazionedell'assistente di studio odontoiatrico entra nel vivo

A n n o V I I N u m e r o 7 / 2 0 1 2

Giulio Cesare Leghissa e Fulvia Magenga

Poste Italiane Spa - Sped. in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. I comma I, DCB Milano Taxe Perçue

ISSN 1970-7428GRIFFIN EDITOREwww.griffineditore.it

Dental Market

Imaging

SPECIALE Implantologia

Ricerche di mercato

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Anche il volontariato

serve a volersi bene

EDITORIALE

Paolo [email protected]

Signora Magenga, ci può rias-sumere l’iter che ha portato alriconoscimento della profes-sione?Una data importante nel no-stro percorso è quella del2009: all’inizio di quell’anno,il consiglio direttivo di Siasoha deciso di sottoporre aPierluigi Bersani la proble-matica degli assistenti di stu-dio odontoiatrico in Italia, inseguito proprio a una sua di-chiarazione nella quale sotto-lineava l'impegno del PartitoDemocratico nel rappresen-tare i diritti dei lavoratori inItalia.Proprio a seguito di questa suadichiarazione, ogni giorno in-viavo una mail ai suoi recapitidi posta elettronica. Dopo 64mail siamo stati contattati dal-la segretaria dell'onorevoleBersani e in seguito dall'ono-revole Erminio Quartiani.Come è noto, il lavoro delle as-sistenti di studio odontoiatri-co è molto delicato e vienespesso svolto senza una for-mazione adeguata. Per esem-pio, ci occupiamo di deconta-minazione, disinfezione e ste-rilizzazione e dobbiamo segui-re procedure estremamente ri-gorose che, se non svolte cor-rettamente, potrebbero mette-re in pericolo la salute non so-

lo dell'intero team odontoia-trico ma anche quella del citta-dino-paziente che si sottoponealle cure. Esistono poi diffi-coltà dal punto di vista con-trattuale; per il singolo lavora-tore è arduo far valere i propridiritti, anche a causa dellaframmentazione della profes-sione: il risultato è che moltidegli assistenti di studio odon-toiatrico lavorano senza avereun regolare contratto di lavo-ro, ossia in nero.

Com’è andato quell’incontro?L'onorevole Quartiani ha su-bito compreso la problematicache prima non conosceva, l’haapprofondita e nel luglio del2010 ha presentato una pro-posta di legge supportata dapiù di 50 parlamentari perl'individuazione del profiloprofessionale, il percorso distudi e la riqualifica del perso-nale che già lavora.Successivamente, anche il mi-nistero della Salute ha affron-tato la questione e dobbiamoringraziare per questo il pro-fessor Enrico Gherlone, il dot-tor Giovanni Leonardi e il pro-fessor Francesco Saverio Proia.Sono stati convocati due tavo-li di discussione, uno dei dato-ri di lavoro, l'altro dei lavora-

tori, al quale abbiamo parteci-pato nel febbraio del 2011. Si èarrivati alla firma di un docu-mento che è stato inviato alcoordinamento interregionaledi Sanità, in cui si sollecitava-no le Regioni a configurare ilprofilo e prevedere un regolarepercorso di studi per l'assisten-te di studio odontoiatrico.

E oggi, a che punto siamo?Le Regioni stanno terminandoi lavori per definire i termini diun riallineamento del perso-nale occupato, per definire unpercorso di studi e per istituireil profilo dell'assistente di stu-dio odontoiatrico.In Lombardia e in Veneto esi-stono già corsi studiati apposi-tamente per la nostra figuraprofessionale, ma queste espe-rienze pilota dovranno essereestese a tutto il territorio na-zionale.

Quindi il diritto a una forma-zione riconosciuta è una dellerivendicazioni della Siaso?In questo momento è il princi-pale obiettivo del nostro sin-dacato. È necessario ottenereun profilo professionale quali-ficante, attraverso un percorsodi studi che dalle nozioni dibase su batteri, spore e virus,porti ad approfondire nellapratica il significato e le moda-lità delle operazioni di steriliz-zazione e di tutto ciò che è ne-

cessario per svolgere al meglioe in sicurezza il nostro lavoro.L’assistente deve conoscere ilbuon funzionamento dei mac-chinari che utilizza, la chimicaper la diluizione dei disinfet-tanti, deve imparare la fisica ecomprendere il funzionamen-to delle autoclavi. Oltre a ciò,come sindacato siamo ovvia-mente impegnati nella tuteladelle lavoratrici e dei lavorato-ri del nostro settore.

Quali sono le difficoltà princi-pali di una categoria di lavora-tori che tipicamente operanoin un settore privato e in dittedi tipo familiare?Come dicevo, un problema es-senziale è la difficoltà di esseretutelati attraverso un regolarecontratto.Inoltre, nella quotidianità del-la nostra professione, purtrop-po si subiscono ancora sopru-si: gli ambiti lavorativi sonopiccoli e possono generarsitensioni che non sempre ven-gono superate e così ci giungo-no spesso voci di ingiustizie etalvolta di veri e propri mal-trattamenti. L'odontoiatra sisente pressato dagli impegni, avolte dai debiti e soprattutto inquesto periodo i pazienti dira-dano le visite dal dentista.Le basta se le dico che i nostriavvocati stanno difendendoben quattro lavoratrici chehanno subito, chi molestiegravi, chi percosse?

E così la battaglia per faremergere i diritti degli assi-stenti alla poltrona ha portatoal primo congresso nazionaleSiaso. Di cosa si è discusso?Il primo convegno nazionaleSiaso è stato un successo. Lasala dell'Acquario di Milanoera gremita e i relatori sonostati tutti molto efficaci e reali-sti; hanno illustrato lo stato at-tuale del progetto, senza fron-zoli e senza false promesse. Ilavori si sono svolti in modo

Assistenti di studio verso il profilo professionalePer sindacati e associazioni di categoria è indispensabile arrivare a definire un percorso formativo qualificante e abilitante. Si parte dalle esperienze pilota di Lombardia e Veneto

Figura preziosa negli studi dentistici, gli assistenti alla poltro-

na stanno prendendo lentamente coscienza dei loro diritti.

Quasi invariabilmente donne, hanno trovato in un gruppo di

colleghe combattive e motivate chi ha deciso di rappresentar-

le attraverso il classico strumento del sindacato. Non è un’im-

presa facile perché, in mezzo ai mille problemi affrontati a li-

vello individuale, non è affatto immediato per queste lavoratri-

ci percepirsi come categoria.

Eppure Siaso (Sindacato italiano assistenti di studio odontoia-

trico), nato nel 2007, è arrivato al suo primo congresso che, te-

nuto allo storico Acquario civico di Milano lo scorso aprile, è

stato coronato da un indubbio successo. Abbiamo incontrato

FFuullvviiaa MMaaggeennggaa, segretario nazionale Siaso, protagonista del

percorso che ha portato alla costituzione del sindacato e in

prima fila nell’organizzazione del congresso.

> Fulvia Magenga, segretario nazio-nale del Sindacato italiano assistentidi studio odontoiatrico (Siaso)

Cedo volentieri la parola, in questo numero, a Maurizio

Pianella, responsabile Smom per la Romania e la

Repubblica Centrafricana. L’associazione di Solidarietà

Medico Odontoiatrica nel Mondo ci è cara fin dalle pri-

me uscite di Italian Dental Journal.

Vorrei utilizzare questo spazio per parlare non tanto

di denti quanto di cuore, inteso come quell’organo

che gli antichi greci ritenevano depositario di emo-

zioni e sentimenti.

In Italia i dentisti che fanno volontariato in modo serio

sono qualche centinaio. Non pochi, ma certamente

un numero esiguo rispetto a coloro che esercitano la

professione. Chi sono questi pazzi, perché lo fanno e

quale vantaggio ne traggono personalmente?

Il dentista che fa volontariato è cacciatore. È un cac-

ciatore di orizzonti, di immagini, di emozioni che pro-

vengono dalle persone che incontra, dalle situazioni

che affronta, dai luoghi che frequenta. Vive un senso

di appartenenza a un mondo globale dove le disu-

guaglianze dovrebbero essere attenuate, l'accessi-

bilità alle cure mediche garantita a tutti e in cui i de-

terminanti della salute come l'alimentazione, l’igiene

delle acque e degli ambienti, la scolarizzazione e

un’adeguata rete di rapporti sociali dovrebbero es-

sere parte integrante dei programmi di governo.

Lo si fa solo per gli altri? Non saprei. La frase «c'è

molto egoismo anche nel dare» pronunciata da

Pascal, ogni tanto mi riecheggia in testa e mi obbli-

ga a riflettere.

È vero, c'è una piccola quota di volontari che parto-

no per pura esibizione, per narcisismo; ma solita-

mente questi non ripetono l'esperienza perché le

motivazioni non sono sufficienti a superare i disagi.

C'è purtroppo perfino chi tenta (e sono sempre di

più) il volontariato per migliorare la propria manualità

a spese di persone povere e senza protezione medi-

co-legale: per medici e odontoiatri di questa risma,

lo dico subito, non c'è trippa per gatti.

Forse anche noi ci mettiamo dentro una discreta do-

se di egoismo o di autocompiacimento: combattia-

mo la depressione, accresciamo l’autostima. Ma a

muoverci, prima di ogni altra cosa, è il concetto di

solidarietà, di disponibilità verso l'altro, è l'idea di un

mondo più giusto.

Spesso ci rechiamo in luoghi difficili da raggiungere,

dove lavorare è faticoso per la mancanza di stru-

menti a cui siamo abituati e il servizio cucina non è

da gran gourmet, insomma siamo molto lontani dai

nostri standard giornalieri e quando è ora di rientra-

re ci capita di tirare un sospiro di sollievo. Ma basta

poco per dimenticare le fatiche, per ricordarci gli oc-

chi di quel bambino impaurito a cui abbiamo allevia-

to un dolore e che ci ha ripagato con un sorriso, l'e-

spressione di quella donna che ha percorso tanti

chilometri a piedi per raggiungerci. La grande di-

gnità delle persone. Ecco quello che ci resta dentro.

Indimenticabile e indistruttibile, una grande lezione

di vita.

Spesso le assistenti condividono con noi la pesante

giornata lavorativa, ci supportano e, spesso, ci sop-

portano... Se pensate di fare un'esperienza di volon-

tariato, invitatele offrendo loro il viaggio. Vi saranno

molto grate e per entrambi sarà l'opportunità per co-

noscersi meglio fuori dagli schemi formali.

Siamo in pochi, siamo come piccole lucciole che

portano luce ma che, tutte insieme, possono diven-

tare un faro. (Maurizio Pianella)

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Il Workshop di Cernobbio(Como) organizzato ognidue anni dall’Associazionenazionale dentisti italiani(Andi) e ormai giunto allasua quarta edizione, è diven-tato un appuntamento“cult” per chi è convinto cheil dentista non debba solocurare i pazienti ma anchesapergli parlare, capire eadattare la propria attivitàalle loro esigenze.Il titolo scelto per questa edi-

zione, “Dai nuovi bisogni delpaziente alla rimodulazionedella professione. Sei dentro ofuori dal tuo tempo?”, svelacome gli organizzatori abbia-no voluto approfondire gliaspetti sociologici che caratte-rizzano il rapporto dentista-paziente. Tra le tante relazio-ni, centrali sono state quelletenute dal professor RenatoMannheimer (direttoredell'Ispo, Istituto per gli studisulla pubblica opinione), che

ha portato i dati di un son-daggio che ha valutato la per-cezione del dentista da partedella popolazione, e dallaprofessoressa AlessandraMazzei (Università Iulm diMilano) che ha cercato di ca-pire se il dentista è in lineacon il pensiero dei suoi pa-zienti.«Ancora una volta – com-menta il presidente AndiGianfranco Prada – ilWorkshop di Cernobbio ha

portato all’attenzione dellaprofessione, ma anche del-l’opinione pubblica, dei datiinteressanti e per molti versiimpensabili, a cominciare daquello della totale fiduciadei cittadini verso il dentistalibero professionista e dalpoco gradimento verso lenuove forme di eserciziodella professione. Una con-ferma, forse, che molti deimodelli che oggi preoccupa-no noi dentisti sono più me-

diatici che reali; anche se co-me associazione non dob-biamo certo ignorarli o sot-tovalutarli».La fiducia, quasi incondizio-nata, dei cittadini verso ildentista libero professioni-sta è certificata dal sondag-gio svolto da Mannheimerche indica come nove italia-ni su dieci (93%) ripongonola loro fiducia nel dentista alpari del medico di famiglia.Infatti il dentista e il medico

di base raccolgono, nella po-polazione, un voto in pagel-la di 7,6 come fiducia media,contro il 7,5 dei medici spe-cialisti. E queste sono le uni-che professioni per cui lamaggioranza degli italianiha sempre espresso una for-te fiducia. Avvocati (6), no-tai (6,3) e magistrati (6,4)sono appena sopra la suffi-cienza; appena sotto giorna-listi e manager.Otto italiani su dieci (82%)

serrato e senza perdite di tem-po e abbiamo potuto affronta-re tutti i temi che ci stanno acuore.Il segretario generale dellaCamera del lavoro Onorio deRosati ha illustrato le proble-matiche affrontate quotidia-namente dai lavoratori e hainvitato le colleghe presentiin sala a non accettare sopru-si, a lottare invece affinché lapropria professionalità vengaalla fine riconosciuta. Tuttigli interventi della mattinatasono stati toccanti e realisti:Giulio Leghissa, CarloGuastamacchia, FabioTosolin, Alessio Di Stefano,Paola Barbera hanno spiega-to perché è ormai giunto ilmomento che questa figuralavorativa venga normata.Sono state molte le presenzeistituzionali: Carlo Borghettidella Regione Lombardia,Carlo Monguzzi del comunedi Milano, Francesco SaverioProia del ministero dellaSalute attraverso un video-messaggio, Erminio AngeloQuartiani della Camera deideputati; tutti hanno promes-so di rinnovare il loro impe-gno affinché l'assistente di stu-dio odontoiatrico possa esserericonosciuto come figura pro-fessionale e seguire un percor-so di studi dedicato.I saluti del professor Antonio

Carrassi e della dottoressaMaria Grazia Cannarozzo mihanno profondamente com-mossa perché con i loro inter-venti hanno dimostrato quan-to tengano all'assistente di stu-dio odontoiatrico.Anche i rappresentanti deisindacati dei datori di lavorohanno contribuito con inter-venti significativi: l'ingegnerClaudio Palerma di ItaliaImpresa e il dottor AlbertoLibero, del sindacato dei den-tisti Andi. L’intervento diLaura Antonia Marinodell’Unid ha lasciato intende-re un interessamento versogli assistenti di studio odon-toiatrico anche da parte degliigienisti dentali, che potreb-bero offrire nuovi posti di la-voro.È infine doveroso un ricono-scimento al grande lavorosvolto fino a oggi dalla associa-zione Idea (Italian dental assi-stant) che con Siaso ha rag-giunto un accordo per offriretutela sindacale ai propri soci.Ritengo che per un lavoratoredel nostro settore possa esseremolto importante aderire al-l'associazione Idea e avere nelcontempo una tutela sindacaleda parte di Siaso.

Renato Torlaschi

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Ricerca Ispo: è ancora fortela fiducia nel dentistaIl sondaggio d’opinione realizzato da Ispo per Andi rivela che è ancora forte la fiducia degli italiani verso il dentista libero professionista. Lo studiomono professionale vince il confronto con franchising e turismo odontoiatrico

> Renato Mannheimer, direttoreIspo, è stato uno dei protagonisti delWorkshop Andi di Cernobbio

ASO CERTIFICATE, COSA CAMBIA?

Nulla! Risponderanno sicuri molti odontoiatri.

Tutto! Risponderanno sicuri altri.

C’è un po’ di verità in entrambe le affermazioni.

Non cambierà nulla, laddove l’assistente di studio è la ra-

gazza delle pulizie, la commessa, la cameriera.

Probabilmente si continuerà con personale non in regola,

convinti che tanto in questo Paese nessuno controlla e,

anche se qualcuno controlla, le conseguenze sono inesi-

stenti o quasi.

Ci vogliono assistenti di studio che hanno fatto il corso re-

gionale per lavorare nelle strutture accreditate in

Lombardia? Sì. Ma basta che ci sia una igienista dentale

laureata e questa presenza diventa sufficiente per conti-

nuare a lavorare con Aso improvvisate e senza qualifica.

Fatta la legge trovato l’inganno... ma che tristezza.

Cambierà tutto laddove l’Aso è parte fondamentale della

squadra, perché si avrà a che fare con persone qualifica-

te e preparate che potranno ben inserirsi in un progetto di

qualità globale del servizio fornito dallo studio.

Come si fa, oggi, a diventare Aso?

Presa la licenza media e fatti due anni di scuola superio-

re si può fare la commessa, l’aiutante parrucchiera o l’as-

sistente di studio odontoiatrico. Si entra in uno studio den-

tistico e, se si è fortunate, si trova una Aso “anziana” che

dà qualche consiglio, altrimenti si è buttate in trincea e...

che qualcuno ci aiuti. Ma questo è il modo di preparare

persone che saranno impegnate in attività sanitaria degno

di un paese civile?

«Ma tanto il responsabile è sempre l’odontoiatra», affer-

mano in molti, «dunque provvederà lui alla formazione».

Non è vero, è falso, perché formare una Aso richiede, co-

me previsto dagli attuali corsi della Regione Lombardia,

1.000 ore di corso. Quale odontoiatra dedica 1.000 ore

del suo tempo all’addestramento della sua assistente? E

chi garantisce una uniformità della formazione sul territo-

rio nazionale?

Il risultato, inevitabile, è che i livelli di formazione sono di-

somogenei, approssimativi, sbilanciati su argomenti che

al singolo odontoiatra stanno più a cuore, proporzionati al

livello culturale dell’odontoiatra e al suo aggiornamento

continuo. Ma il cittadino italiano, dovunque si trovi, ha di-

ritto a ricevere un’assistenza adeguata e completa. Ecco

allora l’importanza della formazione, dell’esame finale e

della riqualificazione di chi già sta lavorando. Ed ecco an-

che l’importanza di un registro italiano delle Aso, per cui

si sappia quante sono, dove lavorano e con quale orario

di lavoro.

Perché è ora di finirla con la concorrenza sleale di chi ha

lavoratori in tutto o in parte in nero, fa dichiarazioni fiscali

“addomesticate” e poi finge di applicare tariffe concorren-

ziali. Per essere paragonate le tariffe devono partire da

standard sovrapponibili, che comprendono appunto per-

sonale qualificato e certificato, in regola con le norme per

la sicurezza sul lavoro (a proposito, quanti si sono messi

in regola con le nuove norme per i responsabili della sicu-

rezza sul lavoro e con le

norme per i dipendenti?).

L’odontoiatria è una cosa

seria, la salute dei cittadi-

ni è una cosa seria, com-

portiamoci di conseguen-

za.

GGiiuulliioo CCeessaarree LLeegghhiissssaa

Libero professionista

a Milano e past

president Coi-Aiog

PERCHÉ GLI ITALIANIVANNO DAL DENTISTA

Chi si è recato dal dentista lo ha fatto per effettuare una visi-

ta di controllo (21%), pulizia dei denti (20%), cura della carie

20%. Ha dichiarato di esserci andato perché aveva dolore

solo il 9%. Questi dati, frutto dell'indagine Ispo, dimostrano

come, in fondo, gli italiani tengano in considerazione la pre-

venzione e le cure primarie. Il 7% si è recato in studio per far-

si inserire un impianto e il 9% per una protesi mobile.

In generale emerge la volontà di effettuare il prima possibile

le cure (lo ammette il 75% degli intervistati), mentre si è di-

sposti a posticipare un intervento protesico.

Dall’analisi emerge che sei italiani su dieci (58%) hanno una

forte propensione verso l’aspetto curativo e tre su dieci mol-

to alto (34%).

Rispetto all’ambito medico-estetico, due italiani su dieci ri-

correrebbero subito al dentista per un intervento di filler

(19%) e per uno sbiancamento (15%), mentre uno su dieci

lo farebbe per le faccette ceramiche (11%). Al contrario tre

su dieci dichiarano che non spenderebbero mai soldi per

questi interventi. Dal sondaggio emerge dunque che la metà

della popolazione (51%) ha un indice estetico basso, un

quarto (25%) alto e un altro quarto (24%) nullo. E infatti, in-

crociando i due indici (aspetto curativo e aspetto estetico), si

evince che due italiani su dieci (22%) esprimono una forte

propensione verso tutti gli interventi, ma quasi quattro su die-

ci (36%) solo verso l’aspetto curativo (appena il 3% presta

attenzione “unicamente” all’estetica).

«Dati che ci devono far riflettere in quanto le prestazioni che

vengono maggiorante richieste dai nostri pazienti (visite,

igiene orale, piccole cure) sono le stesse che oggi offrono i

fondi integrativi e le assicurazioni – commenta il presidente

Andi GGiiaannffrraannccoo PPrraaddaa –. Per questo durante il nostro con-

gresso politico abbiamo voluto dibattere proprio sul tema del

convenzionamento, indicando una chiara strategia futura

proprio per intercettare quei pazienti, che sono stimati in no-

ve milioni».

Gli italiani quindi richiedono soprattutto prestazioni minime.

La colpa è della crisi o piuttosto la loro salute orale è miglio-

rata rispetto al passato? «Un aspetto che avevo coltivato

quando era membro del Consiglio superiore di sanità – ci ri-

sponde RRoobbeerrttoo CCaalllliioonnii – è proprio la necessità di aggiorna-

re gli indici di malattia orale. Oggi i ragazzi hanno livelli di sa-

lute orale migliore di quelli dei loro genitori. Determinante

sarà verificare quali sono oggi i reali bisogni di salute degli

italiani per capire gli sviluppi futuri e organizzare un'assisten-

za odontoiatrica adeguata. Dati indispensabili per gli studi

odontoiatrici, che potranno organizzare il proprio studio in

funzione di questa analisi».

NN.. MM..

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si rivolgono sempre allostesso dentista che opera inuno studio privato e l’abitu-dine o la fiducia nel propriodentista appare il motivoprincipale (82%); il secondomotivo è la vicinanza e co-modità (23%); il terzo èquello di riuscire a prenderefacilmente un appuntamen-to (15%) e solo al quartoposto c'è l’aspetto economi-co (13%), a conferma di co-me gli italiani giudichinocorretto il rapporto tra qua-lità e prezzo delle prestazio-ni odontoiatriche.Per gli italiani l'unica veraalternativa al dentista priva-to è il Sistema sanitario na-zionale. Quasi quattro italia-ni su dieci dichiarano di es-sersi rivolti all’Asl almenouna volta (37%) e un quartodel campione (24%) affermache, pur non avendo maiscelto questa opzione, po-trebbe farlo in futuro.

Non raccoglie fiducia lo stu-dio odontoiatrico in fran-chising: solo il 5% della po-polazione lo ha utilizzato,anche se il 20% dichiara chepotrebbe considerare di ri-volgersi a queste strutture.Dai dati rilevati dal sondag-gio, il professor Mannheimerstima che sono 28 milioni ipazienti esclusivi dello studiodentistico privato italiano. Diquesti, circa 13 milioni si de-finiscono quasi esclusivi, ov-vero pazienti che prevalente-mente si rivolgono al dentistalibero professionista ma sa-rebbero disposti a “tradirlo”.Infine viene stimato in diecimilioni il numero di pazientiche si rivolge “qualche volta”o “raramente” (ma anchemai) al dentista tradizionale,preferendo invece studi infranchising e turismo odon-toiatrico.Anche il turismo odontoia-trico non sembra attrarre etanto meno ispirare fiducia.L’81% degli italiani, infatti,non si è mai rivolto a denti-sti all’estero per le cure enon è disposto a farlo. Il15%, pur non avendolo maifatto, lo prenderebbe in con-siderazione: si tratta in par-ticolare dei giovani fino ai34 anni e delle persone piùistruite. Tra i due milioni diitaliani che hanno provato ilturismo odontoiatrico, piùdella metà dichiara che nonlo rifarebbe.La contraddizione che emer-ge dai dati di Mannheimer èquella che, se da una parte ilpaziente vede nello studiomono professionale il mo-dello di assistenza odontoia-trica più apprezzato, dall’al-tra, proprio quel modello, èquello che più di altri ha dif-ficoltà a rimanere competi-tivo sul mercato.«Questa sarà una delle sfide,non solo culturali, che l’as-sociazione dovrà affrontarenei prossimi anni – com-menta Roberto Callioni,coordinatore del serviziostudi Andi –. Il paziente hafiducia nei dentisti liberiprofessionisti ma non com-prende l’impegno che la ge-

stione dei nostri studi com-porta. Paziente che non con-sidera i costi un problema,visto che la tariffa delle pre-stazioni non è tra i fattoriprincipali di scelta del denti-sta. Solo il 13% effettua lascelta in base al prezzo dellaprestazione mentre la sceltadiventa più determinante –il 39% pensa che noi siamocari – tra quelli che non sisono mai rivolti a un denti-sta libero professionista.Anche questo dato in termi-ni di trasparenza e di tariffa-rio indicativo deve farci ri-flettere».I pazienti, quindi, si fidanodei loro dentisti. Ma è veroanche il contrario? No, se-condo i dati della ricercacondotta dalla professoressaAlessandra Mazzei, che haposto a un campione signifi-cativo di dentisti le stessedomande fatte ai cittadinidal collega Mannheimer. Ilrisultato è che, in tema di fi-ducia, gli odontoiatri pensa-no che la fiducia dell'opinio-ne pubblica nei loro con-fronti sia bassa. Addiritturasi danno 5,3 in pagella.I dentisti ritengono che ipropri pazienti tendano fa-cilmente a tradirli: solo il17,7% degli odontoiatripensa che i pazienti si rivol-gano sempre allo stesso stu-dio, mentre l’82% dei citta-dini ha dichiarato di farlo. Iliberi professionisti conside-rano come prioritario nellascelta del paziente il costodella prestazione: addirittu-ra il 99,6% lo giudica comeprimo fattore che spinge icittadini a non rivolgersi inuno studio dentistico priva-to italiano. Invece sono soloil 39% dei cittadini a non es-sere mai andati da un denti-sta privato a causa del prez-zo elevato. E solo il 7% di chici è già stato effettua la scel-ta in base al prezzo dellaprestazione.

Norberto Maccagno

6<<DENTAL PRESS <<

> Da sinistra a destra, Renato Mannheimer (direttore dell'Ispo, Istituto per gli studi sulla pubblica opinione),Roberto Callioni (coordinatore del servizio studi Andi e past president del sindacato) e Gianfranco Prada (pre-sidente nazionale Andi).Il Workshop di Cernobbio organizzato dall’Andi aveva per titolo “Dai nuovi bisogni del paziente alla rimo-dulazione della professione. Sei dentro o fuori dal tuo tempo?”

> L’indagine condotta dall’Istituto per gli studi sulla pubblica opinionedi Renato Mannheimer per conto di Andi ha mostrato una diversa per-cezione di cittadini e dentisti sulla figura dell’odontoiatra libero profes-sionista.L’opinione pubblica esprime la fiducia nei confronti dei dentisti asse-gnandogli un voto di 7,6; gli odontoiatri invece credono poco in loro stes-si e si danno 5,3 in pagella.

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<< << DENTAL PRESS9 <<

Calo dei pazientima i consumi sono costantiAnche nel 2011 diminuiscono i pazienti negli studi privati (-3%), consolidando il trend degli ultimi anni. Dal 2009 gli studi mono professionalihanno perso tre milioni di pazienti, ma il mercato dei prodotti «tiene»

Non accenna a fermarsi il calodei pazienti negli studi odon-toiatrici. Un trend negativoche è iniziato nel 2009 (-7% dipazienti), è proseguito nel2010 (-4%) e continua ineso-rabile nel 2011, dove gli odon-toiatri dichiarano di aver persoil 3% dei loro pazienti.L'indagine è stata condotta daKey-Stone – istituto specializ-zato nel settore della salute e delbenessere – e grazie al confron-to con i dati delle sue preceden-ti rilevazioni la ricerca certificauna tendenza precisa del mer-cato odontoiatrico italiano: glistudi, nel loro complesso, per-dono pazienti.La ricerca è stata condotta nel-l'autunno 2011 ed è basata suun campione rappresentativodi 1.000 dentisti. A precisa do-manda degli intervistatori, cir-ca il 30% dei dentisti denun-ciava un calo di accessi nel pro-prio studio stimato intorno al18%, mentre il 14% dei profes-

sionisti dichiarava un aumentodi pazienti di circa il 12%. Il ri-sultato complessivo dell'inda-gine è poco confortante: -3%di riduzione ponderata nel nu-mero di pazienti (vedi grafico adestra).Come sottolineato in prece-denza, questi risultati non so-no molto diversi da quelli dellerilevazioni degli ultimi tre an-ni, e questo calo di pazienti vaad aggiungersi al -4% del 2010e al -7% del 2009. Dall'iniziodella crisi economica, insom-ma, è possibile stimare una ri-duzione complessiva del 14%,ovvero circa tre milioni di pa-zienti in meno per gli studidentistici privati italiani.

Contrazione della domandao inadeguatezza dell'offerta?«Conforta parzialmente notareche una parte dei dentisti è incontrotendenza e vale la penadi annotare come, ancora una

volta, siano gli studi odontoia-trici di più recente apertura oquelli più grandi e strutturaticon almeno tre poltrone a mo-strare le migliori performance»commenta Roberto Rosso,presidente di Key-Stone.Insomma se si va oltre al datonudo e crudo si scopre che nonper tutti la crisi ha significatouna contrazione della paziente-la. Per tutti gli altri, come spie-gano gli analisti di Key-Stone,una minor frequentazione del-lo studio dentistico potrebbeanche far pensare a un miglio-ramento generalizzato della sa-lute odontoiatrica, ma è assaipiù probabile una riduzioneforzata degli accessi a causa del-la crisi economica e sociale chetuttora condiziona il Paese,nonché di una scarsa capacitàdi comunicare e stimolare ladomanda da parte degli studidentistici privati.«La crisi non è solo di doman-da – sottolinea Roberto Rosso–. La riduzione dei pazienti inuna parte degli studi dentisticipotrebbe essere anche addebi-tata alla qualità dei servizi of-ferti. E non mi riferisco allaqualità clinica, ma a quel mix diprestazioni, servizi e prezzi checostituiscono la più corretta ri-sposta al momento di crisi eco-nomica». Secondo il presidentedi Key-Stone questo fenomenoè tipico di mercati in cui la qua-lità dell'offerta è in grado di ge-

nerare domanda, in quanto seil calo degli accessi fosse dovu-to esclusivamente alla crisi inatto («peraltro ormai divenutauna situazione strutturale di ri-stagno o crescita ridotta con laquale dovremo probabilmenteconvivere per anni») la crisi deidentisti sarebbe stata trasversa-le e avrebbe colpito una porzio-ne di gran lunga più estesa distudi odontoiatrici.

Le grandi strutturecavalcano la crisiI ricercatori di Key-Stone però,incrociando i dati del calo deipazienti e quello dei consumidei prodotti di uso quotidianodel dentista, hanno rilevatoun'incongruenza: i consumidel settore dentale non calanoproporzionalmente ai tassi me-di di riduzione dei pazienti ri-scontrati tra i dentisti privati(vedi box in basso a sinistra).Questo significa che ci sono al-tri canali di offerta di prestazio-ni odontoiatriche che probabil-mente stanno parzialmentecompensando l'abbandono deltradizionale studio dentisticomono professionale.Si fa riferimento non solo aigrandi centri organizzati in for-ma imprenditoriale e alle cate-ne in franchising, ma anche al-lo sviluppo di diverse strutturepubbliche (aziende ospedalieree università) che sono oggi in

grado di erogare prestazioni diqualità a prezzi calmierati.«Senza entrare nel merito deiLea e dell'opportunità o menodi dare impulso all'odontoia-tria pubblica, va ammesso cheun comparto composto da mi-crostrutture – il 75% degli stu-di dentistici ha una o due pol-trone – non può oggettivamen-te essere efficiente». È questal'analisi di Roberto Rosso, chepoi sottolinea come «i costi fis-si dell'attività odontoiatrica ri-schiano di essere talmente inci-denti da non consentire alcunapossibilità di manovra sulla po-litica dei prezzi». A differenzadei grandi studi e delle realtàprima citate, che possono at-tuare politiche aggressive suiprezzi senza erodere la margi-nalità complessiva dei loro ser-vizi.

Il futuro insomma non è poicosì imperscrutabile. Ecco laprevisione di Roberto Rosso,che ha ormai una conoscenzaintima di tutte le dinamiche delmercato odontoiatrico: «que-sto processo di riduzione di pa-zienti nel classico studio priva-to mono professionale è lentoma appare inesorabile e a me-dio periodo potremmo osser-vare uno scenario diverso, conun ruolo sempre più impor-tante delle strutture che sa-pranno ottenere quella “massacritica” che consente di mante-nere alta la qualità ed esserecompetitivi nel prezzo.Strutture che potranno esserepubbliche o private, di grandidimensioni o composte da si-stemi di affiliazione o associa-zionismo di studi privati».

A. P.

> Roberto Rosso, presidenteKey-Stone

CONSUMI:TENGONO LE PRESTAZIONIDI BASE, GIÙ QUELLE PIÙ COSTOSE

In sintesi, secondo quanto dichiarato da oltre 3.000 dentisti

(integrazione di tre ricerche Key-Stone periodiche e ripetute),

il calo complessivo di pazienti negli studi dal 2009 al 2011 è

compreso tra il 12 e il 15%.

La riduzione dei pazienti negli studi privati provoca senz'altro

una contrazione dei ricavi, perché sono state le terapie più co-

stose a subire un vero e proprio tracollo: i grandi pilastri del-

l'odontoiatria, come la protesi e la conservativa, sono in calo.

Si registra invece un aumento dei consumi dei prodotti mo-

nouso, della profilassi, della chirurgia e dell'anestesia, segno

di un afflusso al sistema odontoiatrico comunque consistente,

e del massiccio ricorso alla chirurgia e alla parodontologia.

Ci sono poi dati quantitativi puntuali - come il numero di fiale

di anestetico o le cannule aspira saliva - che sono un vero e

proprio indicatore del numero degli accessi agli studi dentisti-

ci. Anche in questo caso le quantità complessive consumate

nel 2011 sono state all'incirca le stesse dell'anno precedente.

Il 2011, insomma, non ha stravolto il quadro dei consumi com-

plessivi nel settore.

L'ipotesi allora è che si sia realizzato, almeno in parte, un tra-

vaso di pazienti verso strutture, pubbliche e private, maggior-

mente competitive rispetto allo studio mono professionale.

RRoobbeerrttoo RRoossssoo, presidente Key-Stone

LABORATORI ODONTOTECNICISEMPRE PIÙ IN CRISI

Se i dentisti lamentano una riduzione di pazienti - che riguarda

comunque solo una parte delle strutture - la situazione è certa-

mente più negativa per gli odontotecnici, e ciò è dimostrato dal

pessimo andamento della produzione di protesi, segnalata da

un campione di oltre 650 laboratori intervistati da Key-Stone nel

mese di dicembre 2011.

Si noti nel grafico come in questo caso il fenomeno di riduzione

sia effettivamente generalizzato, poiché colpisce trasversalmen-

te oltre il 70% dei laboratori con un calo del 29%, e che porta a

una riduzione complessiva di produzioni protesiche del 19%.

Anche questo comparto viene analizzato in modo continuativo

e, considerando le ultime tre ricerche, la riduzione complessiva

è del 34% dal 2009 al 2011. Un terzo in meno di protesi in tre an-

ni, secondo quanto affermato dagli odontotecnici.

Considerando la forte incidenza della protesi nel conto econo-

mico dello studio dentistico, è facile immaginare l'impatto nega-

tivo e sinergico dei due differenti fattori analizzati: da un lato il ca-

lo degli accessi e dall'altro la scontata riduzione del valore me-

dio della prestazione a causa della minor incidenza della prote-

si. Ma meno ricavi per i dentisti e meno protesi prodotte signifi-

cano, di fatto, privazioni e difficoltà a curarsi per i cittadini.

Occorre quindi guardare anche ai pazienti che probabilmente si

trovano a dover rinunciare alle terapie più costose e alla protesi

per un'oggettiva riduzione della possibilità di spesa.

A questo proposito si tenga conto a titolo esemplificativo - e sen-

za nulla togliere ai costi effettivi del dentista che contribuiscono

in modo notevole alla composizione del prezzo - che, tariffe alla

mano, una sola corona in ceramica può costare come uno sti-

pendio di un operaio o di un impiegato. Per una riabilitazione più

estesa occorre quindi attingere senza indugio ai risparmi fami-

liari, in un contesto in cui occasioni e necessità di spesa vanno

moltiplicandosi proprio mentre, in un clima di incertezza, la fidu-

cia per il futuro va riducendosi.

RRoobbeerrttoo RRoossssoo, presidente Key-Stone

> Afflusso di numero di pazienti in studio: tendenze 2011

> I consumi in odontoiatria> Tendenza delle lavorazioni protesiche nel 2011

Riduzione media dichi decresce: -29%

Aumento medio dichi cresce: +18%

Aumentato

Rimasto stazionario

Diminuito

Non sa, non risponde

Anno 2011 vs. 2010 Primo quadrimestre 2012

Attrezzature Laboratorio

Attrezzature Studio

Consumo Laboratorio

Consumo Studio

Totale

70%

-18,6%

-8,0%

-1,7%

-1,7%

-3,6%

25%

4%

TENDENZA COMPLESSIVA: -19%

Riduzione media dichi decresce: -18%

Aumento medio dichi cresce: +12%

Aumentata

Rimasta stazionaria

Diminuita

Non sa, non risponde

31%

55%

14%

TENDENZA COMPLESSIVA: -3%

-7,3%

-2,3%

1,1%

0,5%

0,7%

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Igiene dello studio

GLI SPECIALI DI ITALIAN DENTAL JOURNAL

ImplantologiaImplantologia

Ortodonzia

Laser

Implantologia

Igiene dello studio

Conservativa - estetica

I reali costidella terapia implantarePer Luigi Guida la tutela del paziente si esprime in un trattamento «adeguato, efficace e a costi accessibili». Ancora troppi i pazienti che rinunciano per motivi economici alla terapia implanto-protesica

Professor Guida, qual è il co-sto del trattamento implanta-re per il paziente?Ricordiamo innanzitutto chela riabilitazione implanto-pro-tesica rappresenta senza dub-bio la principale opzione ditrattamento a disposizionedell’odontoiatra per la risolu-zione ottimale di tutte le for-me di edentulia, da quella to-tale, in cui consente sia la sta-bilizzazione delle protesi ri-movibili tradizionali che la lo-ro sostituzione con protesi fis-se implanto-supportate, ai di-versi tipi di edentulia parziale,compresa la monoedentulia,in cui consente di realizzareuna protesi fissa senza il coin-volgimento dei denti contigui.Per “costo” di un trattamentova considerato in realtà nonsoltanto quello meramenteeconomico, ma anche quello,molto importante, di naturabiologica. Non dobbiamo in-fatti dimenticare che tutti itrattamenti diagnostici e tera-peutici devono essere ispirati aprincipi di minima invasivitàclinica, oltre che al ripristinodella salute del paziente.Il trattamento riabilitativo im-planto-protesico implica diper sé un basso costo biologicoper il paziente, consentendoad esempio, nei casi di edentu-lia parziale, di evitare l’utilizzodei denti adiacenti come pila-stri protesici. La ricerca in am-bito implantare inoltre è statanegli ultimi venti anni (ed ètuttora) fortemente orientata

a individuare dispositivi e tec-niche innovative che possanoconsentire di ridurre ulterior-mente l’invasività e il costobiologico del trattamento.Basti pensare alle evoluzioni intermini di macro e micro geo-metria implantare, agli im-pianti di lunghezza e diametroridotti, alle metodiche diagno-stiche, chirurgiche e protesichecomputer-assistite nonché alletecniche di implantologia po-st-estrattiva.

E riguardo al costo meramen-te economico, quali elementiconcorrono alla sua determi-nazione?Nel trattamento implanto-protesico diversi aspetti con-tribuiscono a determinare ilcosto finale della terapia.Tra questi bisogna ricordare ilcosto delle apparecchiaturetecnologiche indispensabiliper la realizzazione del tratta-mento implanto-protesico, deidispositivi implantari e deimanufatti protesici; inoltrevanno considerati i costi legatialla durata globale della tera-pia, al numero di sedute neces-sarie per la sua corretta attua-zione, all’eventuale impiego dibiomateriali e tecniche di in-cremento osseo.Bisogna tener presente chedietro lo sviluppo di un siste-ma implantare affidabile non-ché dei biomateriali vi sonoenormi investimenti di ricercasia da parte degli organi ad es-

sa deputati che delle aziendeper poter garantire un solidosupporto scientifico teso a va-lidare i dispositivi e le tecnicheda utilizzare. Questo inevita-bilmente ricade sui costi dellacomponentistica implantare edei biomateriali commercia-lizzati.La corretta impostazione e ge-stione di un caso clinico, inol-tre, richiede da parte del pro-fessionista un importante in-vestimento per l’acquisizionedi specifiche competenze sia inambito diagnostico, che chi-rurgico, che protesico.

Come può l’odontoiatra effet-tuare le scelte migliori?L’odontoiatra deve optare perla procedura clinica che com-porti il minor disagio per il pa-ziente in termini di durata deltrattamento, numero di sedutee costi economici, senza peròvenir meno all’affidabilità del-le tecniche attuate e dei dispo-sitivi utilizzati. L’obiettivo nonè solo il ripristino della saluteorale, ma anche quello di con-tenere il costo economico glo-bale del trattamento. Infatti seda un lato è necessario riuscirea realizzare una corretta e sod-disfacente protesi al costo mi-nimo possibile, è altrettantoimportante che essa possa du-rare il più a lungo possibile,senza l’insorgenza di compli-canze e la necessità di ulterioritrattamenti, che inciderebberonegativamente anche sul costoglobale del trattamento.

Quale il ruolo delle istituzioni?I soggetti istituzionali che sioccupano della formazione edell’aggiornamento post-lau-rea rivestono un ruolo centra-le nel guidare il professionistaverso una corretta pratica cli-nica.A scopo esemplificativo cito ilprogetto “Raccomandazionicliniche in odontoiatria” cheproprio in questi giorni stacompiendo i passi conclusivi eche ha visto la cooperazione di

tutti i soggetti istituzionali col-legati al mondo odontoiatrico(ministero della Salute, Caonazionale, Comitato interso-cietario di coordinamento del-le società scientifiche, Collegiodei docenti di odontoiatria,società scientifiche di riferi-mento, associazioni sindacalidi categoria). In questo ambitoho avuto l’onore e il piacere dicoordinare i lavori per la stesu-ra delle raccomandazioni cli-niche in implantologia, fruttodel lavoro di una commissioneche ha visto, tra gli altri, la par-tecipazione di esponenti delCollegio dei docenti di odon-toiatria e di tutte le più impor-tanti società scientifiche delsettore (Sio, Sidp, Sidco, Sicoi,Siocmf, Siopi).

Quali sono gli obiettivi diquesto progetto?Il progetto, voluto dal ministe-ro della Salute, ha la finalità di“raccomandare” all’odontoia-tra l’attuazione delle corretteprocedure cliniche dalle qualinon è possibile prescindereper garantire la tutela della sa-lute del paziente.L’odontoiatra oggi dispone diun gran numero di opzioni ditrattamento per la risoluzioneimplantoprotesica ottimaledell’edentulia nelle sue varieforme e gravità. Rispetto alpassato però è maggiormenteesposto al pericolo di un diso-rientamento generato propriodalle molteplici opzioni dispo-nibili, anche di tipo informati-co, sia in ambito diagnosticoche terapeutico. Oggi è infattipossibile avvalersi in ambitoimplantare di tecniche e di-spositivi fortemente innovati-vi tesi a consentire di superarei limiti preesistenti in terminidi precisione della program-mazione (ad esempio median-te l’impiego di tecniche com-puter-assistite), di tempi di at-tuazione (implantologia post-estrattiva immediata e differi-ta, carico immediato e preco-ce), di indicazioni al tratta-mento (trattamento dei siti

edentuli caratterizzati da ca-renza ossea mediante tecnichechirurgiche di incremento os-seo) e di invasività del tratta-mento (trattamento dei sitiedentuli mediante impianti didiametro e di lunghezza ridot-ta, impianti inclinati, estensio-ni protesiche distali).Per fare in modo di utilizzare ilati positivi legati alla maggio-re disponibilità di opzioni ditrattamento implantoprotesi-co senza incorrere nel rischiodi imbattersi nei lati negativiconsistenti nell’insorgenza dicomplicanze e insuccessi im-mediati e tardivi con conse-guente ripercussione sfavore-vole anche sui costi economici,l’odontoiatra deve essere nonsoltanto correttamente forma-

to, ma anche continuamente eadeguatamente aggiornato inmodo da saper opportuna-mente coniugare nella sua atti-vità professionale l’innovazio-ne alla tradizione e da saperscegliere e attuare di volta involta la strategia terapeuticapiù idonea ed economica. Alraggiungimento di questo ob-biettivo oggi, più che in passa-to, contribuiscono tutti i sog-getti istituzionali in ambitoodontoiatrico, compreso ilmondo dell’editoria specializ-zata attraverso la divulgazionedi articoli scientifici e la realiz-zazione di iniziative culturali,quali appunto le interviste conesperti del settore.

Renato Torlaschi

«I grandi vantaggi collegati al trattamento implanto-protesico

sono stati già da diversi anni ben compresi da parte dei pazien-

ti, che sempre più frequentemente fanno esplicita richiesta di

una riabilitazione di tipo implantare per la risoluzione dei loro

problemi di edentulia».

Le parole sono di LLuuiiggii GGuuiiddaa, professore ordinario di discipline

odontostomatologiche presso la Seconda Università degli studi di

Napoli (Sun) e presidente eletto della Società italiana di implanto-

logia osteointegrata. «Si tratta tuttavia di procedure mediamente

costose e questo rappresenta la principale ragione, assieme al ti-

more di sottoporsi a interventi di tipo chirurgico, alla base della ri-

dotta accettazione di tali terapie da parte dei pazienti».

> Luigi Guida è presidente elettodella Società italiana di implan-tologia osteointegrata (Sio)

SIO: AMPLIARE L’ACCESSOAI TRATTAMENTI IMPLANTARI

La Società italiana di implantologia osteointegrata (Sio), gra-

zie all’attività del consiglio direttivo, delle commissioni e dei

suoi soci attivi, dedica gran parte della sua attività all’aggior-

namento professionale teso al corretto esercizio dell’attività

clinica implanto-protesica, alla corretta e completa informa-

zione del paziente e alla riduzione dei costi biologici ed eco-

nomici del trattamento. Ne è testimonianza il progetto Sio “La

corretta informazione e il consenso del paziente in implanto-

logia” che ha lo scopo di realizzare uno strumento efficace e

di facile consultazione capace di “definire le regole” per la

corretta e completa informazione del paziente da sottoporre

a terapia riabilitativa implanto-protesica. La Sio ha ritenuto

importante coinvolgere nella realizzazione di questo proget-

to anche la Società italiana di medicina legale e delle assicu-

razioni (Simla), il Collegio dei docenti di odontoiatria, la Cao

nazionale, il Consiglio superiore di sanità, i soci attivi della

Sio, clinici esperti del settore implantare e del settore medico

legale e le associazioni per la tutela dei paziente.

Il prossimo congresso della Sio, che si terrà aa MMiillaannoo ll’’88 ee 99

ffeebbbbrraaiioo 22001133, entrerà decisamente nel merito dei costi e del

l’importanza di ridurre il costo economico del trattamento im-

planto-protesico in modo da renderlo quanto più possibile

accessibile per il paziente. Il titolo sarà infatti: “Il trattamento

implantare tra le innovazioni tecnologiche e i cambiamenti

socio-economici”. L’obiettivo cui saranno ispirate tutte le rela-

zioni che si susseguiranno nelle due giornate congressuali è

proprio: “Come ridurre i costi biologici ed economici preser-

vando l’affidabilità del trattamento”. «Questo – spiega il pro-

fessor LLuuiiggii GGuuiiddaa – è un’ulteriore testimonianza di quanto la

Sio consideri importante questo argomento».

RR.. TT..

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Trattamenti meno invasivi grazie ai nuovi biomaterialiMinore impatto sui pazienti, semplificazione della pratica chirurgica e contenimento dei costi: ecco i principali vantaggi introdotti dall’impiego dei biomateriali, moderni sostituti d’osso

Dottor Riva, in quale misura ibiomateriali stanno contri-buendo a modificare gli ap-procci alla terapia implantare?Cominciamo col dire che stia-mo parlando di materiali diorigine biologica, pertantoriassorbibili e quindi biocom-patibili, estremamente pro-mettenti, che consentonoun’efficace rigenerazione deltessuto osseo e al tempo stessodi semplificare le procedure inchirurgia odontoiatrica.I moderni biomateriali per-mettono all'implantologo diprogrammare interventi cheprima richiedevano l'apportodel chirurgo maxillo-faccialee che invece ora potranno es-sere eseguiti ambulatoria-mente nello studio odontoia-trico. Ci si dovrà solo preoc-cupare di inserire in manieracorretta l'impianto. La rico-struzione ossea, infatti, nonnecessitando dell'espianto,diventa un atto semplice e as-solutamente prevedibile nelrisultato.La modellabiltà di alcuni bio-materiali e la loro plasticità

rendono la chirurgia rico-struttiva meno complessa edirei quasi “fantasiosa”.

Vantaggi decisamente non dapocoIl rapido perfezionamento chesta conoscendo l’odontoiatriae nello specifico l’implantolo-gia, grazie all’impiego dei bio-materiali, è sotto gli occhi ditutti, e ciò non può che riflet-tersi positivamente sui nostripazienti, i quali evitano cosìtutta una serie di fastidiosecomplicanze legate a reazioniallergiche o processi infettivi,per via di metodiche più rapi-de e sicure.In un momento di grande dif-ficoltà economica è importan-te poter garantire prestazionidi qualità ed efficacia, riducen-do l'impatto chirurgico, chepermettano, quindi, di effet-tuare interventi di chirurgiaimplantare avanzata in regimeambulatoriale eseguiti dallostesso odontoiatra. La novitàassoluta è stata l'immissionenel mercato odontoiatrico di

materiali sanitari già presentinel campo della chirurgia ge-nerale e specialistica, nobili-tando di conseguenza la chi-rurgia orale e implantare. Laricerca ha permesso di realiz-zare, grazie a notevoli investi-menti, sostituti ossei in gradodi trasformarsi nel giro di al-cuni mesi in osso neoformato.Si parla perciò di biomateriali,perchè con tale definizione cisi riferisce a qualcosa di biolo-gico che serve a correggere undifetto funzionale o quantita-tivo.In questa direzione hannoconcentrato la propria attivitàaziende multinazionali che fi-no a poco tempo fa non aveva-no nel loro core business la chi-rurgia orale; alcune di questeaziende hanno aperto un nuo-vo mercato creando sinergiecon attori già presenti nelmondo odontoiatrico. Tuttoquesto risponde a una esigen-za di ricerca tecnologica e diinvestimenti necessari percreare prodotti innovativi. Perquanto riguarda gli impianti,le aziende più importanti han-no indirizzato le loro ricerchenon solo su modifiche dellaforma, delle spire e della di-mensione dell'impianto, ma inquesto momento si stannoimpegnando nel collocare sul-la superficie dello stesso ele-menti presenti in natura o na-nomateriali capaci di ridurre itempi di osteointegrazione.

Gli impianti di ultima genera-zione e i sostituti ossei biotec-nologici garantiscono risultatidavvero sorprendenti e la chi-rurgia implantare ha raggiun-to standard sovrapponibili allachirurgia maggiore.

Quali sono le differenze tral’osso autologo e i biomate-riali?Il gold standard rimane ovvia-mente sempre l’osso autologo,il quale però prevede un inter-vento per essere espiantato: dasedi intraorali è possibile pre-levare piccoli frammenti, maquando necessitiamo di gran-di quantità d’osso, è chiaro chebisogna effettuare un inter-vento anche in anestesia gene-rale.Il vantaggio dei nuovi bioma-teriali è che sono disponibili inquantità illimitata e possonoessere inseriti tranquillamentenel corpo.

L’impiego dei biomaterialiconsente di sottoporre a inter-vento, in maniera più sicura,anche pazienti affetti da gravipatologie sistemiche. Vuoleparlarcene?Proprio l’utilizzo di questi far-maci innovativi ci ha permes-so di avviare, nel reparto dame diretto presso l’ospedaleodontoiatrico GeorgeEastman di Roma, un’attività

dedicata ai pazienti emofiliciche presentano patologie den-tarie, i quali vengono trattaticon un sistema ambulatorialecomplesso e non necessitanodi ricovero. Ma la nostra atten-zione non si è limitata solo aipazienti emofilici. Fino a pocotempo fa si trascuravano quel-li che erano due momenti fi-siologici della vita del pazien-te, ovvero andropausa e me-nopausa. In queste fasi dellavita c’è una perdita assolutadella qualità dell’osso, inquanto si verifica un sensibileriassorbimento all’interno del-l’osso spongioso.Oggi è possibile utilizzare deifarmaci a base di Teriparatidein pazienti osteoporotici gravi,quindi a rischio di frattura,dotati di una forte capacitàosteoinduttiva e osteocondut-tiva; essi sono capaci cioè diformare nuovo osso, e i pa-zienti che sono allettati, dopo18 mesi di terapia, riescono arialzarsi.Seguendo questa linea di prin-cipio, ho proposto uno studioche è stato accordato dal comi-tato etico del mio ospedale eda quello dell’azienda che pro-duce il farmaco: inseriremo inpazienti affetti da osteoporosigrave e quindi candidabili aquesto tipo di terapia nuoviimpianti e innesti d’osso perpoter verificare se realmente cisaràuna osteointegrazione e unatrasformazione dell’innesto intempi più rapidi.La terapia indicata per questotipo di farmaco, decisa dal mi-nistero della Salute e dall’Aifa,è di 18 mesi ed è priva di com-plicanze. L’unica controindi-cazione è che non potrà, però,essere applicata a pazienti on-cologici, perché le terapieosteoformative aumentereb-bero il rischio di metastasi.La nostra intenzione è stataquella di dare al paziente cheva incontro all’osteoporosiuna sicurezza nel trattamentochirurgico implantare.

Ci aiuta a capire meglio qualisono i vantaggi reali per il pa-ziente derivanti dall’utilizzodei biomateriali?Sono molteplici i vantaggi chesi presentano per il pazientedall'utilizzo degli attuali bio-materiali:� riduzione dell'impatto chi-rurgico, venendo meno la ne-cessità di dover eseguire un

espianto con un intervento avolte cruento;� il paziente potrà riprenderegià il giorno successivo all’in-tervento la propria attività la-vorativa;�minori sono anche le possi-bilità di complicanze dovute aeventuali emorragie o infezio-ni nella sede dell'espianto;� è notevole il vantaggio an-che dal punto di vista econo-mico, essendo in grado di pre-vedere esattamente il temponecessario per l'intervento equindi i costi;� non è più necessario il rico-vero e l’assistenza anestesiolo-gica;� possono essere trattati an-che pazienti diabetici, emopa-tici e con malattie sistemiche.

Ai suoi colleghi che si appre-stano a utilizzare nella loropratica quotidiana i biomate-riali cosa vorrebbe dire?L'entusiasmo che ho provatonell'utilizzo dei biomateriali,per un professionista come meche ha sempre eseguito inter-venti di prelievo di osso auto-logo, è stato quello di potercondividere con giovani colle-ghi il piacere di risolvere pro-blemi di atrofie anche impor-tanti con semplici interventi dichirurgia additiva.Ai colleghi consiglio, ovvia-mente, di utilizzare solo bio-materiali certificati e ricono-sciuti attraverso uno specificocodice a barre predisposto dalministero della Salute.La nostra attività ci impone,poi, di aggiornarci in conti-nuazione e di non perdere divista anche le chirurgie a noivicine (ortopedia, neurochi-rurgia, chirurgia generale):solo così sarà possibile nonsolo superare le odierne diffi-coltà economiche ma vincereanche concorrenze non sem-pre leali.Concludo dicendo che non ciresta che attendere fiduciosi glisviluppi futuri che la ricercascientifica, in stretta sinergiacon il mondo produttivo equello dell’applicazione, saràin grado di offrirci, nell’inte-resse del paziente ma anchedel clinico. Tutto questo affin-ché biomateriali sempre piùinnovativi e all’avanguardiacontribuiscano a risolvere pa-tologie invalidanti piuttostodiffuse tra la popolazione.

M. V.

Insieme al dottor FFrraanncceessccoo RRiivvaa, direttore dell’Unità operativa

complessa di chirurgia odontostomatologica dell’Ospedale

George Eastman di Roma e presidente di BiomatchOral, so-

cietà scientifica che concentra la propria attività sullo studio

dei biomateriali in chirurgia orale, abbiamo fatto il punto sullo

stato dei presidi che impiegano componenti biotecnologiche e

che vengono utilizzati nei trattamenti implantari.

> Francesco Riva, presidente diBiomatchOral

SECONDO CONGRESSOINTERNAZIONALE BIOMATCH ORAL

Il secondo congresso della società scientifica

BiomatchOral, presieduta da FFrraanncceessccoo RRiivvaa, si è tenuto a

Roma lo scorso maggio e ha rappresentato un interessan-

te momento di confronto sulle novità del settore: dalle nuo-

ve tecnologie ai biomateriali utili a favorire la rigenerazione

ossea e tissutale, al fine di garantire una sempre maggiore

sicurezza in tutte le pratiche cliniche. In questi anni è cre-

sciuta l’importanza delle nano e biotecnologie per migliora-

re la pratica chirurgica e il benessere del paziente in ambi-

to odontoiatrico, a dimostrazione di quanto salute e innova-

zione tecnologica vadano di pari passo.

Il dibattito ha esplorato la relazione tra l’odontoiatria e le

altre specialità mediche concernenti il viso, la sua salute

e bellezza: dalla chirurgia maxillo-facciale a quella esteti-

ca. Un rapporto sinergico che si consolida proprio sulla

base delle nuove tecnologie, sempre più utilizzate in

odontoiatria.

Alla presenza di circa 300 partecipanti, si è affrontato, inol-

tre, il tema dello studio odontoiatrico come impresa in cam-

po sanitario. La situazione economica generale e l'entrata

in campo di gruppi che hanno costituito strutture in concor-

renza con gli studi mono professionali stanno generando

serie preoccupazioni nel settore, il quale esige un nuovo

approccio, anche dal punto di vista imprenditoriale.

A tal proposito ha riscosso consenso la proposta avanzata

dal dottor GGiiaannccaarrlloo CCrreemmoonneessii, presidente della Camera

di commercio di Roma, di consentire agli studi odontoiatri-

ci l’adesione al sistema camerale, al fine di creare una sor-

ta di “sistema odontoiatria” capace di tutelare con specifici

strumenti e competenze professionisti e pazienti.

MM.. VV..

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CASO CLINICO

Impianto conico in un caso di atrofia trasversale della mandibola

Nella pratica quotidiana èsempre più frequente la ne-cessità di riabilitare con im-pianti dei pazienti con unvolume osseo insufficiente.Talvolta anche un caso clini-co in apparenza semplicepuò celare delle difficoltà,che sono superabili solo sesiamo in possesso sia di ade-guate capacità tecniche, siadi materiali e strumenti ido-nei.

Descrizione del casoIl paziente si è presentato al-la nostra osservazione con

una edentulia in premolare emolare inferiore. A un esameclinico e radiografico endo-rale non si è ritenuto di farseguire un ulteriore ap-profondimento diagnosticoradiografico, considerato cheil volume osseo sembravaidoneo all’inserimento didue impianti (fig. 1).Solo intraoperatoriamente siè potuta valutare una note-vole atrofia trasversale delprocesso alveolare dellamandibola, che cominciavain una zona situata 2 mmapicalmente alla cresta. Si è

deciso di procedere, comun-que, al posizionamento deidue impianti nella posizioneprotesicamente corretta.Come si può notare dalla do-cumentazione fotografica(fig. 2), l’impianto mesiale,pur posizionato corretta-mente, aveva il suo versantevestibolare completamentefuori dal letto osseo per circadue terzi della lunghezza.In una situazione anatomicacome questa la difficoltà tec-nica nell’esecuzione del sitoimpiantare sta soprattuttonel mantenere la giusta posi-

zione dell’apice implantare;in fase di preparazione delsito la fresa tende facilmentea “sfarfallare” verso la partevestibolare, dove non incon-tra la resistenza dell’osso. Lostesso rischio, ovviamente, sicorrerà al momento dell’in-serimento dell’impianto.L’utilizzo di un impianto co-nico semplifica di moltoquesta operatività chirurgicaessendo possibile preparareun sito che abbia un apice diridotto diametro da mante-nere sempre all’interno del-l’osso nativo.

In questo caso si è inseritoun impianto conico dellalunghezza di 11 mm (NeossTapered 4x11). Si può notarecome, a dispetto della grandeesposizione della parte vesti-bolare del corpo dell’im-pianto, si è riusciti a mante-nere l’apice dello stesso com-pletamente all’interno del-l’osso.La stabilità primaria rag-giunta ci garantirà un buonsuccesso della procedura ri-generativa che si era pro-grammato di realizzare. Laparte esposta dell’impiantoimpianto è stata, infatti, ri-coperta con un innesto diosso bovino deproteinizzato

(Bio-Oss, Geistlich) (fig. 3) epoi l’innesto è stato ricoper-to da una membrana riassor-bibile (Bio-Gide, Geistlich). Illembo è stato suturato conuna sutura a due strati: unmaterassaio interno per ac-costare i lembi e una sutura apunti staccati a unirne laparte marginale. La guari-gione è avvenuta senza com-plicazioni.L’intervento di esposizionedegli impianti, a sei mesi didistanza dalla prima chirur-gia, evidenzia, come auspica-to, una buona quantità ditessuto neoformato e un ri-pristino del volume dell’ossoalveolare (fig. 4).

> Michele Modoni svolge la liberaprofessione a Galatina e Casarano(Lecce)

> Fig.1: esame clinico e radiografico prima del trattamento

> Fig. 2: a causa del volume osseo insufficiente (non riscontrato dalle ra-diografie) il versante vestibolare dell’impianto esce dal letto osseo percirca due terzi della sua lunghezza

> Fig. 3: riempimento del difetto con osso bovino deproteinizzato

> Fig. 4: intervento di esposizione dell’impianto a sei mesi dal primo in-tervento

> Fig.1: posizionamento degli impianti

> Fig. 2: impronta di precisione con tecnica pick up

> Fig. 3: prova della struttura del manufatto protesico

> Fig. 4: risultato estetico finale

> Paolo Cusimano è stato professo-re a contratto presso l’Universitàdegli studi di Palermo. Oggi svolgela libera professione nel capoluogosiciliano.

Caso clinico documentato con la collabora-zione odontotecnica di Roberto Santoro

CASO CLINICO

Protesi ibrida con tecnica Cad-Camavvitata su impianti

Le tecnologie Cad-Cam utiliz-zate nelle protesi implantaripermettono la realizzazione distrutture fresate a partire dasolidi blocchi di metallo chenon contengono alcuna poro-sità. Fino a qualche anno faper la protesi su impianti edenti naturali si consideravache il gold standard in terminidi evidenza scientifica a me-dio-lungo termine fosse rap-presentato dalla produzione dimanufatti protesici con l’im-piego di tecniche tradizionali(fusione a cera persa - Tan etal, 2004). Tali metodiche con-

tinuano a presentare proble-matiche legate a possibili im-precisioni durante le fasi diproduzione (fasi di ceratura,fusione delle leghe, fresatura erifinitura) e durante le fasi diprova (saldature, problemi dipassivazione). Per questo mo-tivo la qualità del manufattoprotesico è inevitabilmente le-gata alla competenza del tecni-co ed è quindi fortemente ope-ratore-dipendente. Inoltre, bi-sogna considerare che i costisempre più elevati dei metallinobili incidono notevolmentesulla gestione economica del

laboratorio, determinando uninnalzamento dei costi di pro-duzione.La soluzione protesicaCompartis Isus (Dentsply) rea-lizza sovrastrutture su impian-ti con tecnica Cad-Cam e for-nisce una precisione elevata acosti contenuti. Le strutturefresate in titanio o cromo-co-balto promettono un’alta pre-cisione di adattamento e sonocompatibili con la maggiorparte delle più importanti caseimplantari. Si tratta di struttu-re ottenute per sottrazione apartire da un unico blocco di

metallo. Grazie al raggiungi-mento di una precisione mar-ginale micrometrica, standar-dizzabile e ripetibile, la tecno-logia Cad-Cam di CompartisIsus permette di ottenere ma-nufatti con costi contenuti, intempi notevolmente ridotti eimpiegando materiali dalleproprietà biomeccaniche sen-za dubbio superiori alle legheauree, oltreché altamente bio-compatibili e dalla resa esteticasoddisfacente.

Descrizione del casoLa paziente di 64 anni si è pre-

sentata alla nostra osservazio-ne per risolvere una edentuliatotale dell’arcata superiore. Inun'unica soluzione sono statiinseriti sei impianti Ankylos(Dentsply) con poligono di an-coraggio 1.6, 1.5, 1.2, 2.2, 2.5,2.6. A guarigione implantareavvenuta è stata presa un’im-pronta di precisione con tecni-ca pick up usando pilastri ditrasferimento per BalanceBase Narrow e utilizzando co-me materiale da improntaAquasil Ultra Heavy e AquasilUltra Extra Light XLV(Dentsply) con tecnica mono-

fase bicomponente. Una voltasviluppata l’impronta è statorealizzato il manufatto protesi-co definitivo in cera e provatopiù volte sulla paziente per va-lutarne l’estetica. Il tutto è sta-to poi spedito al centro di fre-saggio Compartis Isus per larealizzazione della strutturaCad-Cam in titanio. Una voltaricevuta la struttura è statoeseguito il montaggio dei den-ti seguendo le prove esteticheprecedentemente preparate. Illavoro finale presenta unabuona estetica e un’alta soddi-sfazione della paziente.

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> Angelo Marangini svolge la suaattività professionale a Napoli de-dicandosi esclusivamente alla chi-rurgia orale. Dal 2011 è coordina-tore scientifico dell'InternationalResearch Committee of OralImplantology (Ircoi)

Caso clinico documentato con la collabora-zione odontotecnica di Guglielmo Parziale

CASO CLINICO

Carico immediato nei siti post-estrattivi

Le condizioni fondamentaliper l’attuazione del caricoimmediato post-estrattivoquelle di rendere adeguati isiti ossei infetti per la collo-cazione di fixture, la valuta-

zione della stabilità primariae l’analisi occlusale. La stabi-lità primaria è la conditio si-ne qua non per preservare laguarigione dalla formazionedi tessuto fibroso. L’assenza

di macro e micro movimen-ti salvaguarda la guarigioneda interferenze meccaniche.Inoltre l’immobilità dell’im-pianto favorisce la minera-lizzazione del nuovo osso el’attività neoangiogenetica.L'inserimento di impianti econtestualmente la realizza-zione di un provvisorio nelfull-arch richiede l'adatta-mento passivo del manufat-to protesico. A questo scopoutilizziamo la saldatrice in-tra orale IntraOralWelding(International ImplantCompany), che ci permettedi trasferire i cilindri in tita-nio così bloccati per mezzo

di un'impronta in laborato-rio. Il provvisorio così rea-lizzato viene avvitato sulleconnessioni coniche senzatensioni, per essere poi sosti-tuito da una protesi definiti-va.In conclusione il sito post-estrattivo immediato nonrappresenta una controindi-cazione alla procedura di ca-rico immediato a condizio-ne che alcuni parametri sia-no rispettati: assenza di pro-cessi infiammatori in atto,sufficiente stabilità prima-ria, trattamento dei difettiossei.

> Fig. 2

> Fig. 1

> Fig. 3 > Fig. 5

> Gioacchino Cannizzaro, medico-chirurgo specialista in odontosto-matologia, è professore a.c. presso ilreparto di implantologia e paro-dontologia dell'Alma MaterStudiorum - Università di Bologna(direttore: professor Luigi Checchi)

Caso clinico documentato con la collabora-zione odontotecnica di Angelo Giorgi

CASO CLINICO

Il full-arch a carico immediatocon impianti ultracorti

In letteratura sono pochi gliRct con risultati a medio ter-mine sulla prognosi dell’utiliz-zo di impianti corti, impiegaticome opzione alternativa acomplessi interventi di incre-mento dei volumi ossei.Queste procedure possono es-sere di successo, ma spesso so-no associate ad aumento dellepercentuali di fallimento, dimorbilità e dei tempi di tratta-mento. L’utilizzo degli impian-ti corti potrebbe invece con-sentire una elevata flessibilità,

soprattutto nelle situazioni cli-niche particolarmente difficili,evitando il rischio di lesioni acarico delle strutture anatomi-che nobili.Su dieci pazienti totalmenteedentuli è stato valutato il suc-cesso clinico di una riabilita-zione con protesi fisse full-ar-ch supportate da impianti ul-tracorti inseriti con tecnicaflap-less e carico immediato.Sono stati inseriti impiantiSuper Short NanoTite (Biomet3i): sei nel mascellare superio-

re (cinque pazienti) e quattroin mandibola (cinque pazien-ti). Il torque di inserimentoprevisto, ottenuto tramite sot-topreparazione del sito di va-rio grado in base al livello diqualità ossea, è stato maggioreo uguale a 70 Ncm. La finaliz-zazione protesica medianteprotocollo di carico immedia-to avveniva entro otto ore.Gli outcome erano tutti con-trollati da dentisti indipen-denti ed erano: il fallimentoprotesico, fallimento implan-

tare, le complicanze biologichee quelle protesiche, il quozien-te di stabilità implantare (Isq)e i livelli di osso marginale pe-rimplantare misurati utiliz-zando un software apposito(Scion Image).In tre pazienti è stata effettua-ta una chirurgia con elevazio-ne di un lembo muco perio-steo. Sei impianti non hannoraggiunto il torque previsto esono stati subito sostituiti conimpianti di diametro 6 mm.Dopo otto mesi dal carico non

si sono registrati drop-out ofallimenti implantari. Nellostesso periodo il riassorbimen-to osseo perimplantare medioera di 0.35 mm. I valori medidi Isq erano 74.8 al posiziona-mento implantare e 75.1 alcontrollo a otto mesi. Si è veri-ficata una complicanza biolo-gica (mucosite) e in un pa-ziente si è verificato il distaccodi due elementi dalla meso-struttura.Sono certamente molto elevatii limiti di una “case series”, ma

l’intento era quello di control-lare la fattibilità di una terapiache dovrà necessariamente es-sere confermata da un Rct ap-propriato e ben condotto. Ladomanda potrebbe essere: èeticamente corretto preparareun tessuto osseo sano per im-pianti lunghi se il successo alungo termine potrebbe otte-nersi con una minima prepa-razione ossea?

> Fig. 1: ortopantomografia del caso ultimato. La struttura molto sem-plice ed economica viene realizzata, dopo apposita presa dell’impronta,in due-tre ore mediante due barre in titanio che vengono piegate e sal-date con un mini laser (Orotig) ai pilastri in titanio sprovvisti di mecca-nismo antirotazione

> Fig. 2: dopo circa cinque ore il restauro full-arch tipo “Toronto-Bridge”è ultimato. La chirurgia flapless permette al paziente di avere immedia-tamente una masticazione praticamente normale

> Fig. 3: ortopantomografia di un caso ultimato mediante impianti ul-tra-corti inseriti nel mascellare superiore, con procedura di carico im-mediato ultimato in otto ore mediante full-arch cementato

> Fig. 4

> Fig. 1

> Fig. 4

> Fig. 2

> Fig. 3

> Nicola Petrillo svolge la liberaprofessione a Lecce

CASO CLINICO

Un nuovo approccio per il carico immediato Full Arch

I pazienti, di età compresa tra i58 e i 63 anni, sono stati sotto-posti a riabilitazione implanta-re completa mascellare e/omandibolare, eliminando vec-chie protesi fisse o combinatenon più congrue. In alcuni casisono stati posizionati impiantiin siti post estrattivi adeguata-mente trattati con laser al neo-dimio.Gli impianti sono stati distri-buiti lungo l’arcata edentula se-condo lo studio protesico pre-chirurgico e sfruttando ovepossibile i siti post estrattivi,con un torque di inserimento

non inferiore a 45 N.L’utilizzo di impianti Global(Sweden & Martina), dotati diun mounter che funge al tem-po stesso da moncone provvi-sorio, ha permesso di prenderedelle impronte intraoperatorieper la realizzazione di un ma-nufatto provvisorio (fig. 1). Inlaboratorio si provvede ad otte-nere il parallelismo dei monco-ni provvisori ricorrendo all’uti-lizzo di particolari cappette chevengono fresate al parallelome-tro tra 0 e 2 gradi (fig. 2).Queste si incastrano da un latosul mounter-abutment tramite

un sistema ritentivo, dall’altrosi accoppiano per frizionamen-to conometrico nei relativi al-loggiamenti all’interno dellaprotesi confezionata (fig. 3).Questa nuova procedura pre-vede quindi la possibilità dicorreggere in breve tempo i di-sparallellismi che l’anatomiadei mascellari induce sul posi-zionamento degli impianti.I pazienti sono stati chiamati instudio il mattino successivo peril posizionamento della protesiprovvisoria in resina (fig. 4).Particolare attenzione va postasul dato che tale protesi provvi-

soria monta sugli impianti me-diante un sistema di ritenzionetotalmente frizionante elimi-nando il ricorso all’utilizzo dicementi e quindi evitando pos-sibili infiltrazioni sottogengiva-li dello stesso. Tale sistematicanon prevede l’uso di strutturemetalliche per bloccare e soli-darizzare gli impianti posizio-nati: la rigidità della protesi, cheserve per intercettare i micro-movimenti occlusali che pos-sono scaricarsi sugli impianti, èaffidata a una barra metallicainglobata nelle protesi provvi-soria o all’utilizzo di fibre di ve-

tro a rinforzo della struttura inresina dei provvisori.Il carico occlusale della protesiprovvisoria è stato limitato allazona anteriore dando dei con-tatti di centrica solo nella zonacompresa tra i primi premolari;questo perché le forze mastica-torie sono maggiori nei settoriposteriori dove la qualità del-l’osso è peggiore e quindi menoindicata per un carico imme-diato. Nei primi 40-50 giorni èstata consigliata ai pazienti unadieta morbida per non aggra-vare il carico masticatorio degliimpianti appena posizionati.

Dopo controllo radiograficosono stati realizzati i manufattiprotesici definitivi a tre mesidal posizionamento mandibo-lare e a quattro mesi circa daquello mascellare.Il protocollo protesico provvi-sorio adottato ha dunque assi-curato quella rigidità necessa-ria nelle prime fasi dell’o-steointegrazione e al tempostesso ha le caratteristiche distabilità e passività della strut-tura protesica hanno evitatoagli impianti micromovimentie tensioni, favorendone l’o-steointegrazione.

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> Antonio Cirignaco svolge la libe-ra professione a Galatone (Lecce)

CASO CLINICO

Riassorbimento osseo perimplantare inimpianti con e senza platform switching

Di norma, a distanza di unanno dalla restaurazioneprotesica, i livelli di osso cre-stale si attestano a circa 1,5-2 mm al di sotto della giun-zione impianto-abutment.Partendo dal presupposto dicreare una connessione im-pianto-abutment con mi-cromovimento nullo o quasiè stato utilizzato il principiodel cono morse introducen-do di fatto anche uno swit-ching tra le due componenti(impianto Bicon).Obiettivo di questo case re-port è la comparazione cli-

nica e radiografica del rias-sorbimento osseo perim-plantare in impianti con esenza platform switchingnello stesso paziente.

Materiali e metodiSono stati presi in esamedue pazienti di sesso femmi-nile: SM di anni 58 e CA dianni 54. Entrambi sono statisottoposti a riabilitazioneimplantoprotesica di ele-menti singoli, dapprima conimpianti tradizionali senzaplatform switching e dopocirca una anno con impianti

Bicon. La valutazione delriassorbimento e rimodella-mento crestale è stata effet-tuata con griglie millimetra-te sovrapposte alle radiogra-fie.La paziente SM presenta inzona 36 un impianto stan-dard protesizzato (fig. 1)mentre in zona 16 un im-pianto Bicon con corona Iac(fig. 2).La paziente CA ha un im-pianto standard in zona 36(fig. 3), mentre in zona 46 èstato inserito un impiantoBicon con corona Iac (fig. 4).

Risultati e conclusioniIl riassorbimento osseo cresta-le misurato a carico dell'im-pianto standard nella pazienteSM è stato di circa 2 mm,mentre per l'impianto Biconsul lato distale non si evidenzianessun riassorbimento; sul la-to mesiale, al contrario, è pre-sente una cresta ossea che saleper più di un millimetro oltrel'impianto verso l'abutment.Nella paziente CA il riassorbi-mento crestale per gli impian-ti standard è risultato essere dicirca 2 mm mesiale e 3 mm di-stale al 36, un riassorbimento

invece di circa 2 mm mesiali e1 mm distale sul 44.L'impianto Bicon non presen-ta alcun riassorbimento distalee un riassorbimento mesialeinferiore a 1 mm.Questo studio è stato effettua-to per valutare l'influenza del-la tecnica platform switchingsui cambiamenti di osso cre-stale utilizzando impiantisommersi. I risultati del nostrolavoro sono in accordo conquelli ottenuti dalla recenteletteratura. Lazzara e Porterindicano come gli impiantiprotesizzati con metodica

platform switching presentinouna perdita ossea sensibilmen-te inferiore rispetto a quelliprotesizzati in maniera tradi-zionale. Per l'impianto Bicon ilplatform switching è parte in-tegrante del disegno geometri-co e della connessione cono-metrica impianto-abutment.Le osservazioni radiologicheindicano che il processo re-staurativo che si accompagnanormalmente a una perdita si-gnificativa di osso crestale è in-fluenzato in senso positivo al-lorquando si impieghi un mo-dello platform switching.

> Fig. 2: paziente SM. Impianto Bicon in posizione 16

> Fig. 4: paziente CA. Impianto standard in posizione 44 e impiantoBicon in posizione 46 con corona Iac

> Fig. 1: paziente SM. Impianto standard in posizione 36

> Fig. 3: paziente CA. Impianto standard in posizione 36

> Fig.1: l’indagine radiografica tridimensionale mostra un forte riassor-bimento osseo con la superficializzazione dei due nervi alveolari inferio-ri a livello dei due forami mentonieri

> Fig. 2: visione frontale dei quattro impianti posizionati in posizioneinterforamina e dopo aver eseguito un lembo a spessore totale senza in-cisioni di rilascio verticali distali

> Fig. 3: fase di guarigione dei tessuti molli e posizionamento dei loca-tor sugli impianti

> Fig. 4: fase protesica. Costruzione e adattamento della protesi finale eprotesi finale consegnata alla paziente

> Marco Cicciù è ricercatore in chi-rurgia orale presso il Policlinico G.Martino dell'Università di Messina

CASO CLINICO

Overdenture mandibolare su impiantiin paziente con grave atrofia ossea

La paziente AN è portatricedi protesi totale inferiore damolti anni. La paziente èdiabetica e mantiene il suovalore glicemico a 140mg/dla mezzo di farmaci.Nel tempo l’utilizzo dellaprotesi inferiore ha provoca-to un forte riassorbimentonelle zone mandibolari po-steriori e di conseguenza,nonostante le numerose ri-basature, grande instabilitàdella protesi stessa. Pertantola paziente richiede una pro-tesi mobile inferiore che siapiù stabile della precedente.

All’esame ortopantomogra-fico le strutture anatomichedel mascellare inferiore nonerano ben evidenziate e perquesto motivo è stata fattaeseguire alla paziente un’in-dagine radiografica tridi-mensionale. L’analisi radio-grafica mostrava come effet-tivamente l’accesso di unlembo per inserire degli im-pianti endoossei non era co-sa semplice a causa della su-perficializzazione del canalemandibolare a livello dei fo-rami mentonieri.Previo controllo glicemico e

profilassi antibiotica, l’inter-vento di implantologia vienefissato alle 9 del mattino.Viene eseguito un lembod’accesso molto ridotto sen-za incisioni di scarico distalie, dopo aver visualizzato lacorticale, vengono posizio-nati quattro impiantiCamlog di diametro diffe-rente con i due dal diametromaggiore in zona distale.La paziente è stata richiama-ta a dieci giorni dall’inter-vento per la rimozione dellasutura. I tessuti molli mo-strano una buona guarigio-

ne. A tre mesi vengono posi-zionate le viti di guarigionee dopo una settimana quat-tro locator sono posizionatisugli impianti e una nuovaprotesi viene ribasata in re-lazione dei locator stessi po-sizionati.Al controllo dopo 18 mesi lapaziente riferisce soddisfa-zione per una protesi infe-riore stabile, estetica e fun-zionale.

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L’implantologia a carico imme-diato rappresenta ormai il pro-tocollo d’elezione sia per ilmantenimento dei rapportianatomo-topografici inter-ar-cata, sia per il mantenimentodel contatto con il parodontomarginale, sia infine per la co-siddetta memoria di occlusionee di contatto. Numerosi studinegli ultimi 15 anni hanno di-mostrato che i concetti di stabi-lizzazione primaria, torque diavvitamento, osteointegrazionee protesi congrua, rappresenta-no i fattori fondamentali per ilrisultato clinico, immediato enel lungo periodo. Se ad essi siaggiunge l’utilizzo di fibrinaautologa nella stessa sedutaoperatoria, si otterrà inoltrel’incremento dell’attivitàneoangiogenica iniziale otte-nendo una maggior predicibi-lità anche sulla gestione post-operatoria dei tessuti molli.Il Flat One Bridge (Intra-LockInternational) è un sistema acarico immediato innovativoche consente all’operatore unostudio facilitato e abbreviato

del caso, sia con tecnica a cieloaperto sia con tecnica opercola-re. Inoltre la componentisticaprotesica consente di eliminarei possibili disparallelismi.L’utilizzo della metodica conPlatelet Rich Fibrin (Prf) ciconsente di utilizzare nelle pri-missime fasi di un intervento dirigenerazione osteotissutale unreticolo fibrinico a maglie lar-ghe e sottili, con aumento finoal 70% dei fattori di crescitacoinvolti nella rigenerazione eriparazione dei tessuti e del-l’angiogenesi, agendo diretta-mente su tutti gli elementi cheintervengono nel processo ri-generativo: afflusso di sangue,formazione del coagulo, fibri-nolisi, attività osteoclastica, mi-grazione di cellule mesenchi-mali (precursori delle celluleossee).L’azione di questo precursorenaturale non sarà semplice-mente una funzione riempiti-va, ma condurrà a una rispostabiologica attiva, innescandouna guarigione media già interza giornata e un riempimen-

to totale medio della cavità diinnesto in 60 giorni, con unriassorbimento osseo stimatointorno al 30%.

Descrizione del casoIl caso da noi presentato – pa-ziente in edentulia totale ma-scellare superiore, 39 anni, ses-so femminile, con pregressoscasso del facciale – fa parte diuna ricerca effettuata su 240impianti inseriti con la metodi-ca Flat One Bridge sul mascel-lare superiore e con controlli da3 a 5 anni. La riabilitazione im-plantoprotesica scelta è stata

con tecnica a carico immediatofunzionale a 72 ore. Sono statiinseriti sette impianti con mi-nirialzo transcrestale bilaterale,in regione 1.5-2.5, e membranedi fibrina in posizione interim-plantare e vestibolare, ottenutetramite metodica Prf. Serrati iFlat sugli impianti a 35Ncm si èpassati alla presa d'improntaintraoperatoria e alla provadella struttura a 24 ore.Montato il manufatto protesicoa 72 ore, sono stati effettuatisondaggi periodici e ulteriorecontrollo radiografico a 5 annidall'intervento.

> Fig.1: Opt pre-operatoria

> Fig. 2: inserimento impianti e posizionamento in situ delle membranedi Prf in regione vestibolare, interimplantare e palatale

> Fig. 3: montaggio a 72 ore della struttura e Opt post operatoria

> Fig. 4: controllo a 16 e 36 mesi

> Andrea Ottonello, dopo la laurea,ha conseguito un dottorato di ricer-ca in biologia e genetica pressol'Università di Genova

> Daniele Sergiampietri svolge lalibera professione a Marina diCarrara (MS), dove pratica l'im-plantologia e la chirurgia orale da25 anni

> Alberto Maltagliati è docentedi chirurgia maxillo-faccialeall’Università di Genova

CASO CLINICO

Carico immediato con tecnica Flat One Bridge e metodica Prf

CASO CLINICO

Rialzo di seno mascellare ad approcciolaterale per mono-edentulia

L’implantologia osteointegratadei settori posteriori del ma-scellare è spesso resa difficolto-sa da una serie di variabili ana-tomiche che possono richiede-re l’esecuzione di una chirurgiarigenerativa per un correttoposizionamento dei pilastriimplantari.Il caso clinico descrive la gestio-ne di una mono-edentulia su-periore in presenza di scarsaquantità ossea, risultato diun’espansione del seno mascel-lare e di una modesta atrofiapost-estrattiva in senso caudo-craniale del processo alveolare.

La prima visita permette di ot-tenere informazioni sulla storiaclinica della paziente, che evi-denzia la mancanza dell’ele-mento 2.5 (fig. 1). Le valutazio-ni per una corretta scelta tera-peutica si basano su un esameobiettivo integrato da una do-cumentazione radiografica(Opt e Tc Cone Beam) (fig. 2).Si decide di risolvere la parzialeedentulia mediante l’esecuzio-ne di un rialzo di seno mascel-lare sinistro con approccio late-rale e il contestuale posiziona-mento di un impianto endos-seo in zona 2.5.

Il disegno del lembo è costitui-to da un’incisione muco-perio-stea orizzontale intrasulcularein zona 2.3, 2.4 e 2.6 e da unacrestale in zona 2.5; gli svicoli dirilascio verticali descrivono unandamento parallelo all’asse diprovenienza della vascolarizza-zione e si estendono (in zona2.3 mesiale e 2.6 distale) dallagengiva aderente fino alla mu-cosa alveolare. Il successivoscollamento del lembo muco-periosteo, manovra atta a sche-letrizzare la corticale vestibola-re del processo alveolare, per-mette, mediante l’utilizzo di

una fresa diamantata di 2 mmdi diametro, di effettuare l’an-trostomia d’accesso e di circo-scrivere un’isola di tessuto os-seo mobile rispetto alla cortica-le ad essa contigua. Mediantel’utilizzo di scollatori manualisi procede con lo scollamentodella membrana di Schneiderfino a ottenere un ribaltamentodella mucosa sinusale con pre-servazione del segmento osseodelimitato dall’antrostomia(antrostomia per riflessionemedio-craniale). Raggiunta laparete mediale del seno tratta-to, previa protezione della

membrana sinusale, viene ef-fettuata la preparazione del sitoimplantare.Si è deciso di utilizzare un im-pianto Stone (Idi Evolution) in-serito con motore Tmm2 (IdiEvolution); il sistema permettedi controllare la sottoprepara-zione dell’osteotomia implan-tare mediante un dispositivo dilettura e classificazione dell’os-so disponibile e consente quin-di il raggiungimento di un’ade-guata stabilità primaria.Ultimata la preparazioneosteotomica implantare, si pro-cede con l’inserimento nel senomascellare di un innesto di os-so eterologo bovino a granulo-metria mista e con l’alloggia-mento della fixture (fig. 3). Si

termina l’intervento con l’ese-cuzione di una piccola rigene-razione ossea crestale in sensoverticale e orizzontale, il posi-zionamento di una membranariassorbibile e la sutura dellembo.Al termine di un periodo diguarigione di sei mesi si proce-de con l’intervento di riapertu-ra; le fasi protesiche successivepermettono il condizionamen-to dei tessuti molli mediantel’utilizzo di un provvisorio av-vitato in resina acrilica che, unavolta raggiunto un risultatoestetico soddisfacente, sarà so-stituito con un elemento prote-sico in metallo-ceramica ce-mentato su un abutment indi-vidualizzato in titanio (fig. 4).

> Fabrizio Colombo svolge la libe-ra professione in veste di consu-lente presso diverse struttureodontoiatriche in Lombardia, de-dicandosi esclusivamente alla chi-rurgia orale, all’implantologia eall’implantoprotesi

> Fig.1: situazione clinica iniziale

> Fig. 2: indagine radiografica iniziale

> Fig. 3: dopo il posizionamento di una membrana protettiva e il riempi-mento del seno con biomateriale particolato, viene posizionato l’impianto

> Fig. 4: situazione clinica finale

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CASO CLINICO

Impianti in zirconio nel trattamento delle monoedentulie dei settori anteriori

Il paziente LM, maschio, dianni 56, si presenta alla nostraosservazione richiedendo lariabilitazione implanto-prote-sica della monoedentulia a li-vello del sito 2.1 (fig. 1). Dallavalutazione clinico-radiogra-fica e dallo studio dei modelli,si decide per il posizionamen-

to di un impianto mono-componente in zirconia par-zialmente stabilizzata con it-trio (WhiteSky, BredentMedical) di diametro 4 mm elunghezza 14 mm.La chirurgia ha previsto il po-sizionamento dell’impiantomediante l’ausilio della dima

chirurgica, ottenuta dalla ce-ratura diagnostica, al fine diinserire l’impianto in una po-sizione protesicamente guida-ta. Una volta posizionatol’impianto, il difetto osseo ve-stibolare che si era creato du-rante la preparazione del sitochirurgico è stato correttocon il posizionamento di ossoeterologo (Bio-Oss, Geistlich)ricoperto da una membranariassorbibile (Bio-GideGeistlich) al fine di creare unprofilo osseo ideale. In segui-to alla sutura dei lembi (fig.2), si è proceduto con la fase

protesica immediata che haprevisto la rifinitura dell’a-butment implantare median-te apposita fresa diamantata(Eterna, Bredent Medical) e laribasatura del ponte provvi-sorio in resina pre-limaturaprecedentemente preparatodal laboratorio.Il provvisorio è stato scaricatoda qualsiasi contatto in occlu-sione e lateralità e, a distanzadi otto mesi dalla chirurgia, èstato posizionato il ponte defi-nito in zirconia-ceramica rea-lizzato con la sistematica Cad-Cam (Lava, 3M Espe) (fig. 3).

I controlli radiografici effet-tuati immediatamente dopola chirurgia e a distanza di dueanni (fig. 4) permettono diapprezzare la stabilità dei li-velli ossei perimplantari e al-

l’esame clinico si evidenzia, adistanza di 24 mesi dalla chi-rurgia, un risultato finale ca-ratterizzato da tessuti duri emolli in armonia con gli ele-menti contigui (fig. 5).

> Fig.1: situazione clinica iniziale

> Fig. 2: Gbr. Osso e membrana a copertura del difetto vestibolare

> Fig. 3: posizionamento del ponte provvisorio

> Fig. 4: controllo radiografico post-chirurgico e due anni dopo la chirurgia

> Andrea Enrico Borgonovo è pro-fessore a contratto presso la Scuoladi specializzazione in chirurgiaodontostomatologica dell’Universitàdi Milano (Fondazione IrccsCa’Granda Ospedale MaggiorePoliclinico)

> Virna Vavassori frequenta ilDipartimento di chirurgia orale eimplantologia della clinica odon-toiatrica dell'Università di Milano(Fondazione Irccs Ca’GrandaOspedale Maggiore Policlinico)

> Fig. 5: aspetto clinico a due anni dall'intervento chirurgico

> Fig. 2: comparazione tra la resistenza a flessione di due elementi a se-zione equivalente di 1 mm2

> Fig. 3: confronto degli ingombri tra un filo tondo e le alette segmentate

CASO CLINICO

La stabilizzazione degli impianti nel carico immediato

Nel carico immediato la tecnicadi stabilizzazione (o splintag-gio) degli impianti si è afferma-ta come soluzione possibile perpermettere di controllare i mi-cromovimenti, suddividere edequilibrare i carichi occlusali, inun periodo critico per il pro-cesso osteogenetico riparativo.È noto che la stabilità primariaconseguita all’atto dell’inseri-mento degli impianti si perderapidamente a fronte della ri-sposta osteoclasica dell’organi-smo, senza beneficiare ancoradi una stabilità secondaria cherichiede diverse settimane pri-

ma di raggiungere un valore ta-le da considerare conseguitauna sufficiente osteointegra-zione dell’impianto.Il periodo critico si collocaquindi nelle prime due o tresettimane, durante le quali oc-corre assolutamente che l’im-pianto non sia sottoposto astress o micromovimenti, inquanto è ormai assodato chemicromovimenti superiori a100-150 µ impediscono la na-turale osteogenesi, producendosolo un incapsulamento fibro-so che porta alla perdita del-l’impianto.

Nel corso degli anni sono stateproposte diverse tecniche fina-lizzate a ridurre o eliminare latensione sugli impianti, tutte fi-nalizzate all’ottenimento dellapassività e come elemento dirinforzo del provvisorio inacrilico: incollaggio intraoralecon materiale composito o consaldatura a laser della travata inlaboratorio.Successivamente è stata ripresauna tecnica inizialmente pro-posta da Mondani negli anni‘70, che prevede l’utilizzo di ununico filo tondo in titanio, sal-dato mediante sincristallizza-

trice endorale a particolariabutment avvitati agli impian-ti, utilizzato come elemento dirinforzo nella protesi transito-ria. Questa tecnica, seppure ingrado di stabilizzare gli im-pianti, non è in grado di garan-tire l’assoluta passività rispettoa tensioni generate da eventua-li misfit tra filo e abutment, ol-tre a risultare ingombrante nelcaso si voglia utilizzare un filodi diametro tale da assicurareuna buona rigidità al sistema.La tecnica innovativa propostain questo lavoro consiste nel-l’unione degli impianti otte-

nuta con segmenti (o alette) intitanio, a sezione rettangolareverticale; questa caratteristicapermette di conseguire grandivantaggi meccanici rispetto aun filo tondo di sezione equi-valente e in particolare con-sente una resistenza ai carichiocclusali tre volte superiore,una tensione laterale indottasugli impianti (in caso di mi-sfit) ridotta a meno della metàe un maggiore controllo del-l’adattamento passivo dovutoalla segmentazione che per-mette di unire i componenti

uno alla volta, senza generaretensioni.Questi vantaggi si concretizza-no in una grande facilità diimpiego e in una maggiore ro-bustezza del provvisorio, consensibile riduzione della fles-sione sotto il carico occlusale,con conseguente minore tra-smissione di carichi anomalisugli impianti; da notare infi-ne che il ridotto ingombro la-terale permette l’abbinamentodi due o più lamine, incre-mentando ulteriormente l’ef-ficacia del sistema.

> Bartolomeo Assenza svolge lalibera professione a Milano

> Fig. 4: struttura di splintaggio per saldatura endorale inglobata all’inter-no del provvisorio

> Fig. 1: procedura clinica semplificata per l’ottenimento passivo dellosplintaggio rigido con alette segmentate con sincristalizzazione

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CASO CLINICO

Riabilitazione implanto-protesica totalesuperiore e inferiore a carico immediato

Il trattamento implantopro-tesico delle edentulie totalirappresenta una sfida im-portante per la moderna im-plantologia. Capita semprepiù frequentemente che i pa-zienti richiedano un tratta-mento risolutivo in un’unicachirurgia e con poche seduteper il completamento dellariabilitazione protesica.

Descrizione del casoPaziente, di sesso maschile e65 anni di età, presenta unostato di buona salute genera-le ma una situazione dentale

compromessa. Il pazienteinoltre si rifiuta di portarequalsiasi tipo di protesi ri-movibile e ha maturato neltempo una moderata fobiaper ildentista.Il paziente si presenta allanostra attenzione con la pre-senza de seguenti resti radi-colari: 15, 13, 11, 21, 23, 25,27 nell’arcata superiore e 33,32, 31, 41, 42, 43, 47 nell’ar-cata inferiore (fig. 1). Le su-perfici occlusali e incisali de-gli elementi dentari residui sipresentano completamenteabrasi, tanto da compromet-

tere la dimensione verticale.L’esame clinico, le indaginiradiologiche e le esigenze diestetica e funzionalità imme-ditata del paziente ci induco-no a programmare una ria-bilitazione totale su impiantia carico immediato in en-trambe le arcate e in un uni-co intervento chirurgico.Dopo la presa dell’improntadella dimensione verticale eil confezionamento dei cir-colari provvisori in resina,vengono effettuate le estra-zioni, inserite le fixture uti-lizzando lo stesso provviso-

rio come guida chirurgica, erigenerato il tessuto osseoperimplantare con osso bo-vino e membrana riassorbi-bile nei siti dove sono statieffettuati impianti post-estrattivi. In particolare ven-gono inseriti in un unico in-tervento otto impianti PhiboTSA nell’arcata superiore (dicui cui sette TSA 4,20x11,5mm e un TSA 3,60x13 mm)e sette impianti Phibo TSAnell’arcata inferiore (cinqueTSA 4,20x11,5 mm e dueTSA 3,60x13 mm). Tutti gliimpianti sono stati inseriti

con torque a 32 N.L’intervento è stato effettua-to in anestesia locale ma conpremedicazione di benzo-diazepine per alleviare lo sta-to moderato di fobia presen-tatoci dal paziente.Una volta posizionati tuttigli impianti sono stati inseri-ti sugli stessi i pilastriProUnic corrispondenti e lecuffie per provvisori; si è poisuturato con sutura riassor-bibile e si è provveduto a ri-basare il manufatto con resi-na auto polimerizzabile (fig.2). Si è consigliato al pazien-te di seguire una dieta “mor-bida” per una settimana, finoalla visita di controllo.Il paziente ha portato i circo-lari provvisori per circa quat-tro mesi. Successivamente,

senza togliere i ProUnic è sta-ta presa l’impronta sugli stes-si con i transfert in plastica esi è provveduto al confezio-namento della protesi defini-tiva (fig. 3).Con la collaborazione delpaziente e qualche compro-messo estetico provvisorio èstato possibile riabilitare chi-rurgicamente e protesica-mente entrambe le arcatecontemporaneamente. A di-stanza di quattro anni nessu-no degli impianti inseriti èstato perso.

> Fig.1: situazione iniziale

> Fig. 2: situazione post chirurgica con protesi provvisoria

> Fig. 3: situazione a fine trattamento

> Fig. 4: Opt di controllo a 4 anni

> David Marri svolge la libera pro-fessione a Firenze e a Barcellona e sioccupa prevalentemente di implan-tologia

> Hector Vazquez Gomez svolge lalibera professione a Barcellona, do-ve si occupa prevalentemente diodontoiatria protesica

> Roberto Ottonelli svolge la liberaprofessione a Genova

CASO CLINICO

Atrofia mascellare posteriore risolta con tecnica ebanus sinus lift

L'eccessiva pneumatizzazionedel seno mascellare richiedetecniche chirurgiche comples-se. La tecnica ebanus sinus lift,ideata dal dottor RosarioRizzo di Brescia, prevede l'in-nesto d'osso omologo conte-stualmente al rialzo del seno eall'inserimento degli impianti.La scelta di tale metodica devecomunque essere ponderataprevia analisi radiologica ed èda ritenersi elettiva qualorasiano rispettati i presuppostianatomici e clinici: il diametrotrasverso della cresta ossea re-

sidua deve essere sufficiente-mente ampio da accogliere unblocco osseo contenente gliimpianti. L'altezza ossea resi-dua non rappresenta un pro-blema, che potrebbe invecepalesarsi con la presenza disetti ossei.L'atto chirurgico prevede l'ac-cesso con un lembo a spesso-re totale. Effettuata la passiva-zione del lembo si esegue l'o-steotomia crestale fino allamobilitazione della finestraossea nel rispetto della mem-brana schneideriana. Una vol-

ta terminato il rialzo crestale,si può proteggere ulterior-mente la membrana con il ta-pezzamento del nuovo tettoantrale mediante membranePrf o in collagene. Si procedeall'inserimento degli impianti(Way Milano, Geass) nel bloc-co osseo. È evidente che il tas-sello osseo contenente gli im-pianti avrà dimensioni piùgenerose rispetto al sito cre-stale ricevente; questo per-metterà di impattarlo con as-soluta stabilità medianteosteotomi senza dover ricor-

rere a viti da osteosintesi (checomunque sono consentite).Successivamente, si ricoprel'innesto con membrana rias-sorbibile o Prf e si procede al-la sutura. I tempi di attesa perla guarigione sono sovrappo-nibili a quelli del grande rial-zo del seno (sei-nove mesi) aseguito dei quali la protesizza-zione avverrà con carico pro-gressivo in resina acrilica percirca due-tre mesi, seguita dametallo-ceramica.L'osso utilizzato in questi casiproviene dalla banca dei tessu-

ti del Triveneto ed è osso diorigine umana. Una valida al-ternativa è rappresentata dal-l'osso commercializzato dauna banca dei tessutiAmericana (Lifenet) che uti-lizza una processazione bre-vettata (Allwash). La presenzasul mercato sempre più mas-siccia di derivati umani, afronte di grossi prelievi auto-loghi invasivi e mal tolleratidal paziente, comporta che l'u-tilizzo di osso di banca sia benaccettato e rappresenti un otti-mo propulsore per questa me-

todica. Infatti la tecnica eba-nus sinus lift, essendo one step,sicuramente abbrevia i tempidi esecuzione e agevola i pa-zienti, motivandoli a sottopor-si a un piano di cura elettivo.Alla luce di queste evidenze edella mia esperienza persona-le, la recente tecnica ebanus si-nus lift rappresenta una validaed efficace alternativa alla tra-dizionale metodica del rialzodel seno con approccio latera-le (Cadwell Luc), consentendodi semplificare e abbreviare lefasi chirurgiche.

> Fig. 1: cassetto per l’alloggiamento dell’innesto > Fig. 2: innesto di osso omologo posizionato > Fig. 3: radiografia di controllo a quattro mesi dall’intervento

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Quando l’osso non basta, nonè per forza necessario rinun-ciare a posizionare un impian-to. Oggi una delle soluzioni piùinteressanti è offerta dagli im-pianti corti: ce lo confermaDenis Cecchinato, uno degliimplantologi più noti in Italia,che svolge la sua attività aPadova. Con il suo aiuto e conl’esame delle revisioni scientifi-che della letteratura comparsenegli ultimi anni, esploriamole potenzialità di questi im-pianti sempre più diffusi incampo implantologico, chenon presentano controindica-zioni assolute, ma richiedonouna buona esperienza e unatecnica di alto livello.«Gli impianti corti – spiega ildottor Cecchinato – sono indi-cati per tutti quei pazienti chehanno una ridotta quantità insenso verticale di osso. La cau-sa principale di perdita di ele-menti naturali è la malattia pa-rodontale che, per definizione,porta a una riduzione dell’ossodi supporto della dentatura.Quindi l’impianto corto vieneutilizzato soprattutto in sosti-tuzione del rialzo del seno ma-scellare e dell’aumento vertica-le di cresta, in particolar modonei settori posteriori inferiori».In effetti, nel corso degli anni,sono state esplorate diversestrategie per superare i limitifunzionali derivati dalla quan-tità d’osso insufficiente per l’in-serimento di un impianto.Sono stati proposti diversi tipidi interventi chirurgici per au-mentare il volume osseo: inne-sti, rigenerazione guidata, di-strazione osteogenetica, eleva-zione del seno mascellare, tra-sposizione del nervo alveolareinferiore e il ricorso a impiantizigomatici. Gli impianti cortisono stati introdotti come scel-ta alternativa per il trattamentoprotesico delle creste alveolariatrofiche e possono comporta-re certi vantaggi, tra cui la ridu-zione della morbilità, della du-rata del trattamento e dei costi.Da sempre, gli impianti piùlunghi sono stati consideratipiù affidabili per il miglior rap-porto corona-impianto e per lamaggior superficie disponibileper l’osteointegrazione. Ma ne-gli ultimi tempi ci sono stateevoluzioni importanti chehanno cambiato lo scenario.«Due sono i fattori che mag-giormente hanno contribuito– spiega Cecchinato –. Il primoè la nuova generazione di su-perfici che sono microtrattatecon una ruvidità che il più del-le volte è inferiore ai 10µ (mi-cron) e che ha la grandissimacapacità di stabilizzare il coa-

gulo anche quando la ritenzio-ne primaria è leggera. Infatti ilpassaggio dalla superficie lisciaa questa nuova generazione disuperfici ha equiparato la pro-gnosi fra gli impianti più lun-ghi e gli impianti corti, che se-condo la revisione sistematicadella letteratura fatta da FranckRenouard e David Nisand nel2006 (1) sono definiti tali se dilunghezza uguale o inferiore a8 mm». I due ricercatoridell’Università di Parigi aveva-no raccolto le evidenze scienti-fiche emerse nei 15 anni prece-denti, durante i quali si eraprodotto un cambiamento si-gnificativo. «In questa revisio-ne – spiega l’esperto padovano– è dimostrato come l’impian-to corto con superficie lisciaabbia un survival rate statisti-camente inferiore rispetto al-l’impianto più lungo; lo stessodato è diventato uguale fra im-pianto corto e impianto lungoquando la revisione della lette-ratura ha coinvolto impianticorti e lunghi con superfici mi-crotrattate».Renouard e Nisand avevanoidentificato 52 studi, su cuiavevano raccolto informazionidi diversa natura sugli shortimplants. Riguardo alla lun-ghezza degli impianti, un nu-mero abbastanza elevato dicontributi scientifici aveva evi-denziato un’elevata percentua-le di fallimenti associata all’i-nesperienza degli operatori e alposizionamento in siti conscarsa densità ossea. Inoltre, lepoche pubblicazioni che trat-tavano l’argomento avevanoriportato un maggior numerodi fallimento degli impianti adampio diametro, anche in que-sto caso attribuiti prevalente-mente a operatori inesperti, al-la scarsa qualità dell’osso, allaprogettazione dell’impianto eall’inadeguata preparazionedel sito impiantare. Già allora,tuttavia, risultava evidentel’importanza della tipologiadelle superfici degli impiantinel rendere gli impianti corticomparabili, in termini di so-pravvivenza, a quelli di lun-ghezza normale.Il miglioramento delle tecnichenon si è fermato e quest’annosono state pubblicate due nuo-ve revisioni della letteratura atema short implants che lo di-mostrano: una è a cura di AlanB. Carr del Mayo college of me-dicine di Rochester (2) mentrel’altra è stata condotta in Italiada Susanna Annibali, MariaPaola Cristalli, DanielaDell’Aquila, Isabella Bignozzi,Gerardo La Monaca e AndreaPilloni dell’università “La

Sapienza” di Roma e comparsasulle pagine del Journal ofDental Research (3).Quest’ultima ricerca ha sele-zionato due trial randomizzatie controllati e 14 studi osserva-zionali, per un totale di 6.193impianti corti applicati a 3.848pazienti. Il periodo medio diosservazione è stato di 3,2 an-ni: gli autori riconoscono cheservirebbero follow-up di du-rata maggiore, ma i risultati abreve termine sono ottimi: lapercentuale di sopravvivenzacumulativa è stata del 99,1% eil successo biologico del 98,8%,più che sufficienti per conclu-

dere che «il posizionamento diimpianti corti in pazienti concreste alveolari atrofiche è untrattamento di successo nelbreve periodo».Come si è visto, l’esperienzadell’implantologo resta un fat-tore essenziale per il successodi questo tipo di implantolo-gia. «È evidente – ci spiega an-cora Denis Cecchinato – chel’utilizzo di impianti moltocorti comporta anche una mo-difica dei protocolli operativiche dovranno prevedere l’inse-rimento di un maggior nume-ro di impianti. È quindi chiaroche bisognerà applicare tutte leconoscenze per mantenereinalterate le dimensioni biolo-giche sia dei tessuti duri che deitessuti molli, in quanto piccoleperdite intorno a impianti cor-ti rappresentano delle grandipercentuali di perdita in termi-

ni di osteointagrazione».A conclusione, l’impianto cor-to non può risolvere tutte le si-tuazioni cliniche di poca pre-senza d’osso in senso verticalema sicuramente, fino a un cer-to limite di mancanza d’osso,rappresenta una valida alterna-tiva di trattamento, oggi bensupportata da letteraturascientifica di valore.

Renato Torlaschi

1. Renouard F, Nisand D. Impact of

implant length and diameter on

survival rates. Clin Oral Implants

Res 2006 Oct;17 Suppl 2:35-51.

2. Carr AB. Survival of short im-

plants is improved with greater im-

plant length, placement in the man-

dible compared with the maxilla,

and in nonsmokers. J Evid Based

Dent Pract 2012 Mar;12(1):18-20.

3. Annibali S et al. Short dental im-

plants: a systematic review. J Dent

Res 2012 Jan;91(1):25-32.

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> Denis Cecchinato

Dal 1960 ad oggi, grazie allesue ottime proprietà bio-meccaniche, il titanio (Ti) èstato largamente impiegatoin ambito biomedico, dalleosteosintesi ai pacemaker,passando per l’implantolo-gia orale.Oggi gli impianti dentali inTi rappresentano un tratta-mento fondamentale e pre-dicibile per la riabilitazioneorale dei pazienti edentuli.L’inerzia e la sua elevata resi-stenza alla corrosione nepermetteno, infatti, un im-piego sicuro e in grado digarantire con buon margine

di probabilità una correttaosteointegrazione.Esiste, però, un’esigua per-centuale di casi in cui si veri-fica il fallimento dell’im-pianto. I fattori che mag-giormente concorrono aquesta condizione sono perlo più legati all’infezione delsito implantare, al suo so-vraccarico, a un eccessivotrauma chirurgico e/o a ca-ratteristiche specifiche delpaziente (fumatore, stato delsistema immunitario, pre-gressa radioterapia di testa ecollo).Nel 2007 Preez per primo

ipotizzò in un case reportche la causa del fallimento diun impianto dentale potesseessere legato all’ipersensibi-lità del paziente verso il Ti: alivello istologico, riportavaun’intensa reazione infiam-matoria del tessuto, associa-ta a fibrosi. Un secondo casereport, l’anno seguente, par-lava di un paziente con ecze-ma facciale in seguito a ria-bilitazione con overdenturesu impianti. In entrambi icasi i pazienti guarirono do-po la rimozione degli im-pianti.Sicilia e colleghi effettuaro-

no uno studio più ampio, su1.500 pazienti, proprio conl’obiettivo di capire la possi-bile relazione tra allergia alTi e fallimento impiantare.Riscontrarono solo nove pa-zienti con ipersensibilità altitanio ai test cutanei/epicu-tanei: cinque di loro aveva-no avuto un fallimento im-plantare “inspiegabile”,mentre quattro avevano svi-luppato segni e sintomi al-lergici dopo posizionamentodell’impianto, uno dei qualicon edema della glottide(comparso a una settimanadall’intervento).In generale, ad oggi, dai datipresenti in letteratura non èpossibile descrivere l’esi-stenza di una relazione cau-sa-effetto tra impianti al ti-tanio e fallimento implanta-re, ma è possibile constatarecome l’allergia al Ti esista esia presente tra i pazienticon impianti dentali, seppur

con una prevalenza moltobassa.Dall’altro lato, il razionaleche ha portato a suggerirel’ipotesi di fallimento im-piantare legato a uno statodi ipersensibilità al Ti risiedesu alcune considerazioninon certo trascurabili.Anzitutto va ricordato chenessun materiale può essereconsiderato universalmentebiocompatibile. Inoltre iprodotti di degradazione deibiomateriali metallici posso-no risultare immunogenici estimolare il sistema immu-nitario a reazioni di ipersen-sibilità ritardata, clinica-mente manifeste come dolo-re vago, affaticamento e ma-lessere e, in taluni casi, per-dita dell’impianto. Infine vadetto che i fenomeni di at-trito sui tessuti e corrosionesembrano essere correlati,da un lato, alla perdita tardi-va dell’impianto e dall’altroallo sviluppo di ipersensibi-lità immunologica al mate-riale, per lo meno nel mo-dello animale.Il primo caso di allergia almetallo ci arriva dall’orto-pedia: si descriveva un ecze-ma sulla cute sovrastante lapiastra da osteosintesi in ac-ciaio. Da allora, numerosireport sono stati pubblicatirelativamente a reazioni al-lergiche legate a differenti ti-pi di metalli usati per im-pianti ortopedici, senza tut-tavia arrivare mai a unachiara conclusione. Nel1996, Merrit e Rodrigoavanzarono l’ipotesi che l’i-persensibilità ai metalli po-tesse contribuire, in realtà,molto poco al fallimentoprotesico, in meno dell’1%dei casi.Il rischio di perdere un im-pianto dentale perché aller-gici sembra, quindi, davvero

molto basso, pur tenendoconto della possibilità di unasottostima legata alla diffi-coltà di una corretta diagno-si. Un buon esame clinicopuò aiutare nel riconoscerepreliminarmente i casi chepotrebbero essere associatiad allergia al Ti: anamnesipositiva per sensibilità aimetalli, segni e sintomi diallergia, fallimento implan-tare apparentemente senzaspiegazione. In questi sog-getti potrebbero essered’aiuto i test allergologicicutanei ed epicutanei, ad og-gi ritenuti i test di primascelta per accertare allergiaimmediata o ritardata, purpresentando il rischio nontrascurabile di falsi positivi efalsi negativi. Sconsigliatoun test, recentemente pro-posto e chiamato Melisa, inquanto legato a un numeromolto elevato di falsi positi-vi.Ad oggi si sa pochissimodell’allergia ai materiali den-tali, e anche meno riguardoal Ti. Come l’allergia al tita-nio possa essere legata a unipotetico fallimento implan-tare rimane ancora un que-sito aperto, non allarmante,ma sicuramente da tenere inconsiderazione e ancora tut-to da spiegare.

Elena Varoni

Siddiqi A, Payne AG, De Silva RK,

Duncan WJ. Titanium allergy:

could it affect dental implant inte-

gration? Clin Oral Implants Res

2011 Jul;22(7):673-80.

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Maestro A. Titanium allergy in

dental implant patients: a clinical

study on 1500 consecutive pa-

tients. Clin Oral Implants Res

2008 Aug;19(8):823-35.

Allergia al titanioe fallimento implantare

Clinical Oral Implants ResearchIgiene dello studio

ImplantologiaImplantologia

Ortodonzia

Laser

Implantologia

Igiene dello studio

Conservativa - estetica

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EDUCATION & MEETING NEWS << 28<<

Da giovedì 27 a sabato 29 settembre il Palazzo della Gran GuardiaVerona ospiterà la quindicesima edizione del Congresso interna-zionale di terapia implantare organizzato da Biomet 3i eQuintessenza Internazionale.«Malgrado le percentuali di successo delle procedure implantarisiano oggi comprese tra il 97 e il 98%, la complicanza fa ancoraparte della normale routine clinica, rimane tema sempre attuale edè spesso sfida impegnativa sia per l’odontoiatra generico sia per lospecialista» sottolineano i tre componenti del comitato scientificodel congresso Henry Salama, Tiziano Testori e RobertoCocchetto. E i lavori scientifici di questa edizione si muoverannoproprio attorno al tema delle complicanze e problematiche in te-rapia implantare, fornendo al tempo stesso indicazioni e strategieper la loro risoluzione.Come spiegano gli organizzatori, l'obiettivo del congresso è tratta-re la complicanza come evenienza educativa, come occasione diapprendimento e test per mettere alla prova e valutare le propriecapacità e competenze. Insomma «quae nocent, docent» (le coseche nuocciono, istruiscono).La complicanza non è di per sé sinonimo di malpractice, ma puòdiventare tale se non è adeguatamente affrontata e risolta. La diffi-coltà può emergere durante diversi momenti del percorso tera-peutico e al congresso ogni sessione ne analizzerà le peculiarità:complicanze in fase diagnostica e pre-operativa, complicanze infase chirurgica, complicanze in fase protesica, complicanze in fasepost-operatoria e di mantenimento.

Di ogni problematica verrà illustrata l’eziologia, la gestione e laprevenzione. In particolare ogni relatore classificherà e illustreràcomplicanze realmente affrontate nel proprio studio o nelle pro-prie consulenze, presenterà paradigmi multidisciplinari di selezio-ne dell’opzione terapeutica ottimale e proporrà direttive sulla let-tura, la prevenzione, la diagnosi e la terapia di problemi specifici.Si cercherà quindi di illustrare metodi per valutare i rischi dellecomplicanze, così da evitarle completamente o per lo meno ridur-ne l’incidenza.A latere del congresso sono stati organizzati una serie di workshopsu tecniche e prodotti e nella giornata di sabato sono previsti ottocorsi monotematici: indicazioni e vantaggi clinici dell’impiantocorto nel piano di trattamento mininvasivo; la preparazione pro-tesica a orientamento biologico e il pilastro a finire: protocolli ope-rativi; tecniche e tecnologie nella rigenerazione tissutale in funzio-ne implantare; correlazione tra indicazioni cliniche e morfologieimplantari; l’impianto post-estrattivo: protocolli e tecniche perstabilità ed estetica; diagnosi e progettazione chirurgica per l’im-pianto a esagono interno e/o esterno; procedure tecniche per laprotesizzazione immediata su impianti; linee propedeutiche al-l’implantologia orale e alla protesi su impianto.

BiomaxAngela Negri - [email protected]. 0444.913410 - www.biomax.it

Congresso internazionale di terapia implantare

Per informazioni

Nel panorama della produzione scientifica congressuale ita-liana mancava da tempo un convegno di chirurgia orofac-ciale che avesse un'impostazione didattica e pratica, che sifocalizzasse sui vari tipi di intervento e sulle relative tecni-che chirurgiche utilizzate, da quelle convenzionali a quellepiù moderne e rivoluzionarie, perché legate allo sviluppotecnologico e alla scoperta dei nuovi materiali.Il Simposio di Taormina che si terrà dal 12 al 14 luglio è sta-to ideato dalla Sidco allo scopo di trasmettere l'esperienzaraggiunta nei vari settori della chirurgia stomatologica daipiù noti chirurghi orali di fama internazionale, dando am-pio risalto a ogni aspetto tecnico, dal più semplice al piùcomplesso, in maniera più dettagliata possibile, in modo dapoter soddisfare l'interesse di molti chirurghi che si dedica-no oppure vogliono dedicarsi a questa chirurgia, o che vo-gliono imparare o affinare una determinata tecnica.Si tratta di una sorta di esercitazione dal vivo, attraverso fil-mati integrali, commentati dagli stessi chirurghi, esecuzionedi interventi completi in grado di evidenziare le fasi delle va-rie tecniche, passaggi salienti in grado di offrire soluzioni te-rapeutiche all'avanguardia e protocolli organizzativi di mas-sima sicurezza. Poiché oggi molte nuove proposte si affac-ciano all'orizzonte, abbiamo cercato di trattare quegli argo-menti che riteniamo siano più frequenti nella pratica clinicadella nostra professione tenendo fisso lo sguardo al futuro.Vi è in noi la determinazione di stimolare un proficuo con-fronto su aspetti di assoluta e tradizionale efficacia terapeu-tica e l'impiego di nuovi presidi medico chirurgici che ten-dono a rendere più efficienti e sicure le procedure e le tera-pie adottate. Auspicando che questa nostra iniziativa incon-tri il vostro interesse, ci poniamo personalmente, in collabo-razione con la segreteria organizzativa, a disposizione affin-ché possiate partecipare numerosi anche con i vostri contri-buti, risultato di ricerche ed esperienze personali.La comunicazione conimmagini trova oggi unamoderna applicazione siaper la formazione di base,sia per quella avanzata,nonché per interventi al-tamente complessi, anchedi microchirurgia, offren-do la possibilità di fare ilpunto sulle frontiere rag-giunte nel settore. Si spazierà dalle più innovative tecnicheimplantari e di bone augmentation con utilizzo di osso au-tologo e omologo, ai più recenti protocolli di sinus lift, a tec-niche di chirurgia mininvasiva, a soluzioni alternative nel-l'approccio clinico del sito implantare e nella gestione deitessuti molli, alla chirurgia computer assistita, alla piezo elaser surgery, alle procedure implantari di ancoraggio, allarigenerazione tissutale avanzata, alla chirurgia oggi definita"biologicamente guidata".La città di Taormina, di incomparabile bellezza, rappresentail luogo ideale per accogliere il nostro sforzo e promettereun piacevole soggiorno offrendo tesori naturali, incantevolipaesaggi e location di grande splendore come il TeatroAntico, unico al mondo.Vi aspettiamo numerosi.

Carmen Mortellaro, Gregorio Laino, Mario Gabriele

Segreteria SidcoTel. 011.5613374 - Fax 011.5620109segreteria@sidcoinforma.comwww.sidcoinforma.itwww.videochirurgiataormina.org

Simposio di videochirurgia Sidco

> Carmen Mortellaro,presidente Sidco e delcomitato scientificodel simposio

> Gregorio Laino,chairman del comita-to scientifico

> Mario Gabriele,consultant del comi-tato scientifico

<< EDUCATION & MEETING NEWS29 <<

Expodental: dalla fieraal forum sull'implantologiaExpodental torna a Milano e, accanto alla parte fieristica, punta forte su Expodental Forum, che sarà gratuito e aperto a tutti. Il programma scientifico è stato affidato al Collegio dei docenti e alla Sio

A Milano, da giovedì 18 asabato 20 ottobre,Fieramilanocity ospiteràInternational Expodental(www.expodental.it), la ma-nifestazione fieristica orga-nizzata dall'Unione nazio-nale industrie dentarie ita-liane (Unidi). Secondo gliorganizzatori sono attesepiù di 300 aziende in ununico padiglione di 16milametri quadrati, che sarannovisitate da oltre 20mila per-sone in tre giorni.Accanto alla fiera, si ripete,rinnovandosi nei contenuti,l'appuntamento conExpodental Forum, la parteculturale (e gratuita) dellamanifestazione, quest'annodedicata esclusivamente al-l'implantologia.Expodental Forum si svolgeràdurante tutte le giornate dellafiera, a partire dal convegno

della Società italiana di im-plantologia osteointegrata(Sio) previsto per venerdì 19ottobre. Il professor EugenioRomeo, presidente della so-cietà scientifica, guiderà i la-vori sul tema “Essential in im-plantology. Come, quando eperché. Tecniche e proceduredi base in implantoprotesi”.«Continua il tema della qua-lità promosso da Sio in questianni – spiega Romeo in unaconferenza stampa indetta daUnidi nell'ambito del con-gresso degli Amici di Brugg diRimini –. All'interno diExpodental Forum – sottoli-nea il chirurgo orale – daremoperò grande attenzione ancheal “saper fare”, offrendo unaformazione di base per chinon pratica ancora l'implan-tologia».Nella stessa giornata saràospitato anche il convengo

organizzato dagli Amici diBrugg: protesi implantare emedicina legale sono gli ar-gomenti che saranno trattatirispettivamente nella sessio-ne mattutina e pomeridiana.Sabato 20 ottobre si apriran-no i lavori del convegno “Up-date in implantologia: strate-gie terapeutiche e protocolliclinici”. Un evento organizza-to in quattro sedute dedicatead altrettanti temi inerenti laterapia implantare: possibi-lità e limiti delle indagini ra-diologiche tridimensionali inimplantologia; il trattamentoparodontale in funzione dellaterapia implantologica; rige-nerazione ossea guidata: dallabiologia alla clinica; l’esteticanella riabilitazione implantoprotesica. Il programmascientifico in questo caso èstato curato dalla professo-ressa Antonella Polimeni,

presidente del Collegio deidocenti di odontoiatria, cheha lavorato su una «propostaformativa complementare alprogramma realizzato daSio» il giorno prima.«Università e industria stannoda tempo collaborando sui te-mi della ricerca e della forma-zione – ha spiegato Polimenidurante la conferenza stampa– e il progetto che abbiamo co-struito con Unidi attraverso ilForum non fa altro che appli-care questo nostro modo diintendere la qualità in odon-toiatria. I relatori – continua ladocente – sono stati scelti se-condo principi di eccellenza.Relatori che più di altri riesco-no ad amalgamare le qualitàcliniche con quelle di ricerca-tori e di ottimi formatori. Sepoi molti di questi sono italia-ni è solo per il fatto che la no-stra implantologia è tra le più

apprezzate al mondo».«Il business non può prescin-dere dalla qualità clinica deiprofessionisti del settore» sot-tolinea Mauro Matteuzzi,presidente di Unidi, spiegan-do l'impegno dell'associazio-ne delle aziende del dentale

nello sviluppo di ExpodentalForum, all'interno del qualesono previsti eventi formatividedicati anche agli igienistidentali e a tutti i componentidel team odontoiatrico.

Andrea Peren

> Eugenio Romeo, presidente dellaSocietà italiana di implantologiaosteointegrata (Sio)

> Mauro Matteuzzi, presidentedell'Unione nazionale industriedentarie italiane (Unidi)

> Antonella Polimeni, presidentedel Collegio dei docenti di odon-toiatria

Per informazioni

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FATTI & PERSONE << 30<<

Andi, approvato il nuovo documento politicoLo scorso maggio a Torino idelegati provinciali dei 23mi-la soci dell’Associazione na-zionale dentisti italiani(Andi) hanno scelto conchiarezza la linea politica cheil sindacato seguirà nei pros-simi anni.Il documento politico, ap-provato con l'87% dei con-sensi, è questa volta frutto diun confronto democraticoall'interno di Andi, che hadato voce alla base associati-va piuttosto che dettare la li-nea dalla direzione naziona-le. «Abbiamo voluto che ildocumento congressualerappresentasse le tante realtàdella nostra professione enon trascurasse i reali biso-gni dei soci – ha dichiarato ilpresidente nazionale AndiGianfranco Prada –. Perquesto la scelta di coinvolge-re nell’elaborazione diretta-mente la base associativa».Nel documento program-matico si legge chel’Associazione è coesa nel-l'obiettivo della tutela «dellanostra libera professione co-sì come la esercitiamo, mapronta a cogliere e sosteneretutti i cambiamenti e le op-portunità che ci si presente-ranno senza pregiudizi». Si

cerca insomma di difenderelo status quo, cercando didare un futuro all’attualemodello di gestione dellostudio odontoiatrico incen-trato sul dentista libero pro-fessionista, modello che se-condo Andi è «apprezzatodal paziente ma in sofferen-za a causa di una legislazio-ne che lo penalizza e dallaconcorrenza delle grossestrutture sanitarie che pun-tano sul business piuttostoche sulla qualità delle cure».

Andi vede come unico mo-dello di esercizio della pro-fessione che possa garantirela salute del cittadino quellolibero professionale ma in-tende allo stesso tempo«monitorare sul territoriol’evoluzione degli altri mo-delli di esercizio per poteradattare le sue azioni».Attenzione verso le nuoveforme di esercizio professio-nale, ma anche verso tutti imodelli di aggregazione dipazienti a partire da fondi e

convenzioni. Dal documentocongressuale, infatti, emergeper la prima volta la chiaravolontà di utilizzare anchequesti strumenti per dare ul-teriori opportunità agli studidei dentisti Andi, con ribadi-to un netto no al convenzio-namento diretto e un sì a tut-te quelle forme che preveda-no come valore fondante lalibera scelta del curante daparte dei cittadini e l’applica-zione di un libero onorarioprofessionale.

L'Association of DentalDealers of Europe (Adde)conduce ogni anno un'inda-gine sul mercato europeo delcommercio dentale, analiz-zando i dati provenienti da 14Paesi dell'Ue. Una fotografiapiuttosto veritiera del merca-to europeo, anche se va dettoche i dati provenienti da alcu-ni Paesi non sono frutto di ri-levazioni statistiche ma di“valutazioni” fatte da espertiche operano in quei mercati.L'edizione 2012 – appenapubblicata – copre il periodo2007-2011 e in particolaremette in evidenza i dati del2011.Ecco le principali conclusionidel rapporto Adde 2012.� Il numero di dentisti attiviin Europa cresce dello 0,8%,

mentre il numero degliodontotecnici scende dello0,9% insieme al calo dei labo-ratori odontotecnici (meno1,1%). Il numero totale diigienisti dentali è cresciutodell'1,14%, raggiungendoquota 24.477 addetti.� Il fatturato totale di tutta lafiliera europea (comprenden-do articoli vari, attrezzature e

servizi tecnici) è aumentatodell'1,2% anche se ci sonograndi differenze tra leperformance dei 14 Paesi.� Le vendite totali di mate-riali di consumo sono au-mentate dello 0,9%, quelledei servizi tecnici dell'1,02%mentre le vendite di attrezza-ture sono diminuite del2,2%.

Si apre un dialogo con l'UeIntanto l'Adde ha organizzatoun incontro di lavoro con i par-lamentari europei nel corso delquale si è discusso del ruoloeconomico del settore dentale edei provvedimenti politici inagenda: dalla regolamentazio-ne delle apparecchiature di ra-diologia dentale alle nanotec-nologie. Secondo Paul Rübig,membro del Parlamento euro-peo «il legislatore europeo pro-babilmente non è pienamenteconsapevole dell'importanzadel ramo dentale» e per questoconsidera importante «un dia-logo tra i politici e gli operatoridel settore».Alla riunione hanno preso par-te anche i delegati delle associa-zione europee dei dentisti e deilaboratori odontotecnici.

Performance del mercato europeo del commercio dentale

<< FATTI & PERSONE31 <<

Hu-Friedy, nuovo teame novità di prodotto

La fiera di Rimini degli Amicidi Brugg è stata per Hu-FriedyItalia la prima occasione perpresentarsi al pubblico con lasua nuova squadra: un teamampliato e preparato per le sfi-de commerciali e di marketingche il momento economico ri-chiede. «Il mercato italiano è ilsecondo per dimensioni inEuropa per Hu-Friedy ed èquindi decisamente chiaral’importanza di partecipare at-tivamente alle manifestazioniscientifiche e fieristiche in que-sta regione europea» ci avevadetto Patrick Bernardi, vicepresidente Hu-Friedy, direttoremarketing e comunicazioneinternazionale.Allo stand dell'azienda multi-nazionale non sono mancate lenovità di prodotto. All'ampiagamma di strumenti manualigià prodotti e distribuiti daHu-Friedy si aggiungono dellenovità in varie categorie qualil’area chirurgica con diversinuovi strumenti (Urban eRompen Sinus Lift, nuovi por-ta aghi Cortellini e scollatoreLabanca), area conservativacon i nuovi Composculp, areaortodontica con le nuove pinzeSlim Ortho Collection, areaparodontologia con i nuoviResin 8 Colors, BioGent,Curette Everegde e ColorvuePerioscreen.Composculp è un set di stru-menti per il posizionamentoe la modellazione del mate-riale composito, anche in aree

difficili da raggiungere.Finemente lucidati, evitanoche i compositi si attacchinoagli strumenti.Resin 8 Colors è un set di cu-rette e scaler dotati di maniciergonomici in resina coloratiche facilitano l’identificazio-ne durante il lavoro quotidia-no del clinico, dotati inoltredella tecnologia Everedge perestremità di lavoro maggior-mente affilate.BioGent è il nuovo set di cu-rette per un approccio rispet-toso dei tessuti e delle tascheparodontali.Colorvue Perioscreen è unasoluzione diagnostica per ef-fetture lo screening parodonta-le prima di procedere al son-daggio completo. La diagnosisarà così più oggettiva e menooperatore dipendente.Hu-Friedy, azienda fondata aChicago nel 1908, è da oltre100 anni uno dei punti di rife-rimento nel panorama indu-striale del settore odontoiatri-co, con una produzione orien-tata in particolare agli stru-menti manuali, pensati e dise-gnati come estensione delle ca-pacità di intervento di ciascunclinico. La gamma Hu-Friedyconta attualmente più di 4.000strumenti manuali utili pertutte le discipline odontoiatri-che, dalla diagnostica alla pa-rodontologia, dalle unità a ul-trasuoni e inserti alla chirurgia,fino alla conservativa, endo-donzia e ortodonzia.

CamlogConnect.comdidattica online in implantologiaCamlogConnect.com è unportale didattico in implan-tologia per tutti gli utilizzato-ri del sistema implantareCamlog. Per gli ideatori delsito, su camlogconnect.com èpossibile «ampliare la propriacurva di apprendimento e ac-cedere alle conoscenze attra-verso la cooperazione onlinecon altri utenti».Attraverso video clinici e casereport vengono mostrate leprocedure chirurgiche e ilcorretto utilizzo degli stru-menti, con la possibilità diconfrontarsi con l'esperienzadi altri colleghi in tutto il

mondo. È attivo infatti un fo-rum dove è possibile intera-gire con la comunità Camlog,porre domande o esprimereopinioni cliniche.Ideato dall'odontoiatra sta-tunitense Peter Hunt e dal-l'informatico irlandeseAndrew Lovatt, il portaleera nato per formare ungruppo ristretto di profes-sionisti sui principi dell'im-plantologia con il sistemaimplantare Camlog. Si è poisviluppato fino alla versioneattuale grazie alla fortesponsorizzazione della stes-sa Camlog.

> I massimi dirigenti delle associazioni europee delle industrie del den-tale. Per l'Unione nazionale industrie dentarie italiane era presenteAlessandro Gamberini (il terzo da sinistra)

> Il nuovo team di Hu-Friedy Italia alla fiera di Rimini dello scorso maggio

SSvveenndd CCaarrllsseenn pratica la professione odontoiatrica da oltre 50

anni e si è sempre interessato alle tecnologie più avanzate del-

la propria professione. Il dottor Carlsen ha utilizzato vari scan-

ner intraorali differenti per l'acquisizione di impronte digitali.

Oggi Svend Carlsen, che gestisce la Herregaard Center Dental

Clinic di Faaborg, in Danimarca, utilizza quotidianamente il si-

stema per l'acquisizione di impronte digitali 3Shape TRIOS.

Con Svend Carlsen abbiamo parlato degli sviluppi dei siste-

mi di acquisizione delle impronte digitali e di come la tecno-

logia possa agevolare il lavoro quotidiano degli odontoiatri.

DDoottttoorr CCaarrllsseenn,, ccoommee èè eennttrraattoo iinn ccoonnttaattttoo ccoonn qquueessttaa tteecc--

nnoollooggiiaa??

Tutto è iniziato con una soluzione digitale alla poltrona, in cui

disponevamo sia della tecnologia per la registrazione digita-

le del dente sia dell'apparecchiatura per fresatura per la fab-

bricazione della corona.

All'inizio eravamo davvero entusiasti della nuova tecnologia,

ma poi scoprimmo che non si ottenevano risultati della pre-

cisione desiderata. Eravamo costretti a considerare solo i no-

stri inserti ceramici come mega-filler ben funzionanti. Da al-

lora sono stato sempre alla ricerca di un sistema digitale in

grado di risolvere il problema della precisione.

Poco più di un anno fa ho partecipato a un evento che com-

prendeva la dimostrazione del sistema 3Shape TRIOS.

Questa esperienza ha rinnovato la mia convinzione che le

tecnologie di acquisizione di impronte digitali fossero real-

mente in grado di soddisfare le nostre esigenze. Oggi in cli-

nica usiamo il sistema 3Shape TRIOS per la maggioranza

delle acquisizioni di impronte per corone e ponti singoli.

QQuuaallii ccaarraatttteerriissttiicchhee ddeevvee aavveerree uunn ssiisstteemmaa ddiiggiittaallee aaffffiiddaabbiillee??

Con la maggioranza dei sistemi di acquisizione di impronte

digitali che ho utilizzato, era necessario apportare lievi corre-

zioni prima di poter posizionare la corona definitiva nella

bocca del paziente. Ciò non dovrebbe essere necessario.

Inoltre ora è molto utile poter visualizzare un'immagine in-

grandita del dente preparato, con tutti i dettagli visualizzati

con chiarezza. Ciò permette di identificare e correggere im-

mediatamente eventuali aree in cui la preparazione del den-

te non sia abbastanza uniforme o netta. Questo livello di con-

trollo permette di inviare al laboratorio informazioni corrette e

di controllare il proprio lavoro.

I pazienti sono piacevolmente colpiti dal fatto che possiamo

acquisire un'impronta con tanta facilità e rapidità. L'elevato

grado di controllo della tecnologia dimostrato dagli odontoia-

tri crea un maggior senso di sicurezza nei pazienti, che pos-

sono seguire in dettaglio il proprio trattamento sullo schermo

e quindi comprendere meglio cosa esso comporti.

CCoommee ggiiuuddiiccaa iill nnuuoovvoo ssiisstteemmaa rriissppeettttoo aaii ddiissppoossiittiivvii uuttiilliizzzzaa--

ttii iinn pprreecceeddeennzzaa??

In passato era necessario applicare uno spray o una polvere

sui denti prima di eseguire la scansione. Ciò era molto fastidio-

so perché è difficile stendere uno strato uniforme di rivesti-

mento sui denti e, se lo strato non è uniforme, la scansione non

risulta precisa. Inoltre, con i sistemi precedenti, era necessa-

rio tenere la mano fermissima durante la scansione. Il minimo

movimento del paziente o della mano dell'operatore era suffi-

ciente a ottenere un'immagine inutilizzabile. I nuovi scanner

concedono una maggiore libertà di movimento, rendendo

molto più facile ottenere una buona immagine. Qui nella nostra

clinica gli assistenti eseguono le scansioni con la stessa fre-

quenza dei medici. Il sistema è molto intuitivo.

HHaa iinniizziiaattoo ccoonn uunn ssiisstteemmaa ddii ffrreessaattuurraa aallllaa ppoollttrroonnaa,, mmaa iill ssii--

sstteemmaa TTRRIIOOSS cchhee uuttiilliizzzzaa ooggggii rriicchhiieeddee llaa ccoollllaabboorraazziioonnee ddeell

llaabboorraattoorriioo.. CCoossaa ppeennssaa ddii qquueessttii dduuee ddiivveerrssii aapppprrooccccii??

In base alla mia esperienza, so che i sistemi di fresatura alla

poltrona sono allettanti per molto odontoiatri. Tuttavia, in

realtà, almeno al livello raggiunto attualmente dalle tecnolo-

gie, la fresatura alla poltrona non vale l'investimento fatto

perché il medico deve perdere troppo tempo a perfezionare

i dettagli estetici. Per quanto riguarda la mia attività, indub-

biamente per me è meglio rivolgermi al laboratorio per le mie

esigenze di fresatura. E, soprattutto, gli odontotecnici esper-

ti in genere forniscono protesi migliori degli odontoiatri. Sono

dei veri artisti e hanno più pratica.

LLee ssoolluuzziioonnii ppeerr ll''aaccqquuiissiizziioonnee ddii iimmpprroonnttee ddiiggiittaallii ssoonnoo ddeessttii--

nnaattee aa dduurraarree??

Presto la presenza di soluzioni per l'acquisizione di impronte

digitali sarà un dato acquisito in tutti gli studi odontoiatrici.

Anche in una città piccola come la nostra, tutti e quattro gli stu-

di sono provvisti di un proprio sistema per l'acquisizione di im-

pronte digitali. In effetti, l'elevato profilo tecnologico del nostro

settore favorisce la concorrenza perché contribuisce ad attira-

re pazienti da altre città. Inoltre assistiamo a una chiara ten-

denza nei laboratori: un numero sempre maggiore di essi la-

vora con sistemi digitali avanzati che permettono di fresare le

corone direttamente dalle nostre impronte digitali senza dover

prima fabbricare un modello. Ciò significa che possiamo ria-

vere le corone dal laboratorio ancora più rapidamente.

L'evoluzione delle soluzioni per l'acquisizione di impronte digitali

Mau, tra marketinge arredamentoMau (Mobilieri associatiUnidi) è il gruppo di lavoro na-to all’interno dell’Associazionedell’industria del settore denta-le con il fine di promuovere esensibilizzare dentisti, igienistidentali e odontotecnici sui van-taggi di scegliere un mobile dacomplemento progettato e rea-lizzato in metallo specifica-mente per il settore odontoia-trico e odontotecnico. Il grup-po, coordinato dal consigliereUnidi Gianna Torrisi Pamich, ècomposto dai titolari delle ditteDental Art, Edarredo, Ergo Tre,Loran, Rossicaws, Saratoga,Tavom, Tre T. Otto aziende conesperienza ultra trentennale nelsettore. La neonata associazio-ne ha promosso a Rimini, inoccasione del congresso degliAmici di Brugg, un incontro

dal titolo “Importanza dell’am-biente nello studio odontoiatri-co”. Basandosi su recenti studidi psicologia ambientale, si èinteso fornire ai professionistispunti di riflessione su quantol’adeguatezza dell’ambientedello studio medico possa in-fluenzare la percezione del pa-ziente relativamente alla qualitàprofessionale complessiva dellostudio e renderlo più rilassatoaffinché possa meglio affronta-re le fasi della cura, facilitandocosì sia il lavoro del medico chequello dello staff.Si è così sottolineato il valoredell’ambiente come strumentodi marketing per il professioni-sta: psicologia ambientale emarketing sono infatti moltopiù collegati di quanto comu-nemente si pensi.

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<<<< << DENTAL MARKET33

Imaging

Scanora 3D è l'innovativo si-stema radiologico Cbct(Computerized TomographyCone Beam) in grado di ac-quisire quattro diverse tipolo-gie di volumi studiati espres-samente per la moderna dia-gnostica della regione dento-maxillo-facciale e immagini

panoramiche, grazie al sen-sore Ccd dedicato.Prodotto da Soredex e distri-buito in esclusiva da DlMedica, Scanora 3D può es-sere utilizzato sia nella fun-zione tridimensionale 3D siain funzione panoramica,semplicemente selezionan-

do il programma desiderato(funzione Auto Switch).La visione dell’immagine in3D mostra in maniera chiaral’anatomia dentale e la strut-tura ossea e permette la vi-sione dei tessuti molli dell’in-tero sistema maxillo-faccia-le. Il software operativo, at-

traverso una ricostruzionevolumetrica algebrica moltosofisticata (Art), migliora laqualità dell’immagine, elimi-nando i problemi derivantidalla presenza di artefattidovuti a otturazioni, impiantipreesistenti, ponti, corone oa movimenti del pazientedurante la ripresa.Le dimensioni del campod'indagine possono essereselezionate e posizionate aseconda della funzione dia-gnostica desiderata: campopiccolo, ideale per indaginisu aree localizzate, per valu-tazioni di singoli settori e im-plantologiche o per l’analisispecifica delle articolazionitemporo-mandibolari; cam-po medio, per l'analisi delcanale mandibolare e del fo-

rame mentoniero; campogrande, per lo studio dell’ar-ticolazione temporo-mandi-bolare e della spina cervica-le oppure dell’intero sistemadel cranio; campo doppio,per valutazioni ortodontichee di particolari interventimaxillo-facciali.Scanora 3D rispetta rigoro-samente il principio Alara(As Low As ReasonablyAchievable: la dose più bas-sa funzionalmente possibi-le), il generatore raggi X aimpulsi e la ricostruzionecon Art permettono l’utilizzodi una dose ottimale per cia-scuna funzione diagnosticarichiesta. Scanora 3D viene fornitocompleto di un sofisticato,ma semplice da utilizzare,

software 3D per diagnosiavanzate e progettazioni im-plantari tramite il supportoDicom.Dl Medica mette a disposi-zione della clientela interes-sata i propri specialisti diprodotto per dimostrazionipersonalizzate, oppure, a ri-chiesta, fornisce materiale il-lustrativo, Cd dimostrativo,supporto informatico e pre-ventivi personalizzati, com-prensivi del ritiro di eventua-li panoramici usati analogicio digitali.

Per informazioni:

DL Medica spaTel. 02.762751 Fax 02.76275300www.dlmedica.it

Planmeca Romexis è unsoftware completo per l'ac-quisizione, la visualizzazio-ne e l'elaborazione di imma-gini 2D e 3D. Al programmaè stato aggiunto ora un nuo-vo modulo di analisi cefalo-metrica per facilitare il lavo-ro giornaliero degli ortodon-tisti in tutto il mondo: questostrumento infatti introducenotevoli vantaggi per il trat-tamento e la pianificazionein ortodonzia.Il nuovo modulo «AnalisiCefalometrica» di PlanmecaRomexis offre funzionalitàflessibili e intuitive per com-porre sovrapposizioni di im-magini cefalometriche 2D, fo-to del viso e immagini dell'ar-cata dentale. In questo modolo specialista è in grado dieseguire un'analisi completadei rapporti cranio-faccialiper arrivare a una correttadiagnosi delle problematichedel paziente, a una scrupolo-sa pianificazione della tera-pia e a una oggettiva valuta-zione del risultato del tratta-mento ortodontico.

L'applicazione mobilePlanmeca iRomexis e il ser-vizio cloud di Planmeca con-sentono di condividere le im-magini con i colleghi e visua-lizzare i risultati ovunque cisi trovi.«Usando un unico sistemaper acquisire immagini cefa-lometriche, immagini Cbct,foto del viso in 3D e ora an-che per creare analisi cefa-lometriche, con PlanmecaRomexis i nostri clienti pos-sono migliorare l'efficienzadel loro lavoro e offrire unmiglior trattamento al pa-ziente» afferma HeliannaPuhlin-Nurminen, vice presi-dente della divisione ima-ging digitale e applicazionidell'azienda finlandesePlanmeca.

Per informazioni:

Dental Network srlAgenzia Planmeca per l'ItaliaTel. 0444.963200Fax 0444.568586www.dentalnetwork.itwww.planmeca.com

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I redazionali presentati in queste pagine rapprentano una libera scelta della Redazione di Italian Dental Journal tra i comunicati pervenuti

Italian Dental Journal Anno VII - numero 7 - giugno 2012Mensile di attualità, informazione, cultura

Organo Ufficiale Smom onlus - Solidarietà Medico Odontoiatrica nel Mondo

Direttore responsabilePaolo Pegoraro [email protected]

RedazioneAndrea Peren [email protected]

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Hanno collaborato in questo numero: Norberto Maccagno, RenatoTorlaschi, Elena Varoni

PUBBLICITÀ

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VenditeManuela Pavan (Agente) [email protected]

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TESTATA ASSOCIATA

Testata volontariamente sottoposta a certifica-zione di tiratura e diffusione in conformità alREGOLAMENTO CSSTPer il periodo 1/1/2011-31/12/2011

Periodicità: mensileTiratura media: 19.142 Diffusione media: 18.943Certificato CSST n. 2011-2243 Società di revisione: Refimi

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Implantologia

Lo Straumann Dental ImplantSystem offre all’operatore lapossibilità di coprire tutte leindicazioni, dalla mancanzadi un elemento singolo al ma-scellare edentulo, con un uni-co strumentario chirurgico. Ilvantaggio è quello di potercontare su una gamma im-plantare completa e flessibilealle diverse indicazioni clini-che.La linea di impiantiStraumann Soft Tissue Levelrappresenta da oltre dieci an-ni una scelta affidabile in mol-te indicazioni ed è anche unodei sistemi implantari più dif-fusi e nel contempo megliodocumentati a livello mondia-le, con follow up a lungo ter-mine.L’impianto Narrow Neck

CrossFit ha un diametro en-dosseo pari a 3,3 mm e un’e-mergenza implantare di 3,5mm con connessione inter-na. È caratterizzato da unaparte traslucida del collo alta1,8 mm e dalla forma “a cali-

ce” che consente la gestioneintegrata dei tessuti molli: es-sendo un impianto in un uni-co pezzo può essere inseritocon un solo intervento chirur-gico.L’impianto Narrow Neck

CrossFit è costituito dal mate-riale Roxolid che, grazie aduna resistenza fisica elevata,ha permesso lo sviluppo di unimpianto a diametro ridottocon connessione interna.L’interfaccia tra impianto emoncone è stata progettataper garantire un sigillo e unadistribuzione del carico masti-catorio ottimali.L’impianto è inoltre dotatodella superficie SLActive, do-cumentata da studi scientificiche ne evidenziano le pro-prietà, come la marcata ridu-zione dei tempi di guarigione,una migliore formazione os-sea intorno all’impianto eun’elevata percentuale di so-pravvivenza. La connessione CrossFit èun’altra caratteristica impor-

tante di questo impianto: giàsfruttata dagli impiantiStraumann Bone Level, com-porta il posizionamento deicomponenti protesici in modoautoguidato, garantendo sta-bilità e antirotazione del mon-cone inserito.Il portfolio protesico a disposi-zione per il Narrow NeckCrossFit è ampio per potereseguire protesi avvitata ecementata e comprenderà, infuturo, componenti persona-lizzate in Cad-Cam.

Per informazioni:

Straumann Italia srlTel. 02.3932831Fax [email protected]

Narrow Neck CrossFit

Page 18: Aso: prende forma il profilo professionale - DentalAcademy · matica degli assistenti di stu-dio odontoiatrico in Italia, in seguito proprio a una sua di-chiarazione nella quale sotto-lineava

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Apparecchiature

Lo staff di progettazioneMariotti, in collaborazionecon esperti implantologi, in-troduce il nuovo motore perchirurgia e implantologia conluce Led ad alta luminosità.Mantenendo le caratteristichedi semplicità di utilizzo e pra-ticità, MiniUniko CL offre ele-vate performance per valori ditorque, sicurezza e precisio-ne operativa con qualunquesistema di impianti ed è com-patibile con i diversi manipolie contrangoli (con fibra otticae non) presenti sul mercato. Il dispositivo è composto da:un’unità di controllo con ampiodisplay e tastiera capacitiva“touch” per un uso immediato;un motore brushless di ultimagenerazione con luce Led adalta luminosità; la pedaliera

multifunzione che può control-lare il motore, il reverse, l’irri-gazione e il richiamo dei dieciprogrammi memorizzabili.Presenti nel set anche l’astainox per fisiologica, il supporto

manipolo e due tubi di irriga-zione. Il torque massimo è limi-tato a 60Ncm, la portata mas-sima della pompa peristalticad'irrigazione è 90 ml/min, le di-mensioni dell’unità di controllo

sono 245x245x100 mm.Garantita la lunga durata del-l’intero apparato comprese leparti da sterilizzare, è auto-clavabile il motore con cavo econnettore. Accessorio ideale è il con-trangolo ottico Mariotti C32L,che include la fibra ottica permotori Led, riduzione 32:1, ir-rigazione esterna e possibilitàdi irrigazione interna. Questoassicura la massima affidabi-lità e un torque elevato fin dabassi giri.

Per informazioni:

Mariotti srlTel. 0543.474105Fax [email protected]

MINIUNIKO CL

Implantologia

OneBox e OneBox2 sono inuovi mini kit chirurgici propo-sti da Sweden & Martina per ri-spondere all’esigenza comunea molti implantologi di avere unkit di piccole dimensioni e in-gombri limitati.I tray, che pur nelle loro misureridotte mantengono inalteratele qualità dei materiali dei kitchirurgici completi, presentanodei percorsi di utilizzo moltochiari, guidati dai codici coloreche indicano quali sono glistrumenti utilizzabili per cia-scun impianto in maniera mol-to diretta. Sono previsti gli alloggiamentiper una seconda serie di freseopzionali, che ogni medicopuò scegliere in base alla pro-pria esperienza: frese sottodi-

mensionate per uso in mascel-la, o leggermente sovraquota-te per facilitare l’inserimentodegli impianti in mandibola, opiù corte delle frese standardper facilitare le operazioni neisettori distali.I kit prevedono poi degli spazivuoti per consentire l’alloggia-mento di eventuali elementiaggiuntivi che gli utilizzatoripreferiscono avere a portata dimano nella pratica quotidiana.Il kit OneBox è destinato allachirurgia degli impiantiPremium di Sweden &Martina, mentre OneBox2 èper gli impianti Outlink2.Non sono compresi nei kit glistop per le frese, presenti inve-ce nei kit completi, e i cacciavi-ti protesici, poiché OneBox eOneBox2 sono studiatiespressamente per le proce-dure chirurgiche.

Per informazioni:

Sweden & Martina spaTel 049.9124300www.sweden-martina.com

ONEBOX E ONEBOX2

Imaging

WhiteFox è il nuovo radiografi-co cone beam distribuito inItalia da de Götzen, aziendadel gruppo Acteon, produttoredell’apprezzato radiografico in-traorale X-Genus.WhiteFox permette una dia-gnosi completa 3D, ad elevatarisoluzione, dell’intero apparatostomatognatico, comprenden-te l’analisi anatomica pre inter-vento odontostomatologico, or-todontico e di chirurgia maxillo-facciale delle strutture splanco-craniche e la rapida pianifica-zione implantare in caso di pro-cedure di chirurgia guidata.Grazie al pannello ricettore digrandi dimensioni (195 x 244mm), l’operatore ha la possibi-lità di scegliere tra cinque Fovdiversi (da 60x60 a 200x170mm) e fra tre diversi gradi diqualità dell’immagine. E grazieall’acquisizione in modalità pul-sata la dose raggi ricevuta dalpaziente è ridotta al minimo.Caratteristica unica diWhiteFox è la calibrazione inunità hounsfield, tipica dei si-stemi più sofisticati di CT medi-cali ma raramente riscontrabile

nel panorama dei CBCT denta-li. Le unità hounsfield fornisco-no un indice della radiodensitàrilevata esprimendola su unascala standardizzata. I dati pree post analisi chirurgica posso-no essere comparati perché sibasano sullo stesso metodo dicalibrazione.Con il software WhiteFoxImaging, l’operatore avrà poi lapossibilità di analizzare le im-magini nel dettaglio, senza do-ver acquistare altri programmi:evidenziazione del canalemandibolare, pianificazione im-plantologica, controllo delladensità ossea, calcolo del volu-me di biomateriale per il rialzodel seno mascellare, ricostru-zione panoramica, analisi Atm,analisi cefalometriche, esporta-zione di file per la realizzazionedi guide chirurgiche. Sia l’algo-ritmo di prima ricostruzioneFdk che il software di visualiz-zazione sono stati sviluppati al-l’interno dell’azienda e sonoquindi calibrati sulla worksta-tion WhiteFox.Infine, ogni utilizzatoreWhiteFox potrà fornire ai propripazienti il caso clinico acquisitoin modalità condivisibile con al-tri clinici, grazie a un Cd conte-nente tutti i tools necessari perla visualizzazione e l’analisidell’esame strumentale.

Per informazioni:

Acteon - de Götzenwww.whitefox-conebeam.com [email protected]. 0331.376760

WHITEFOX

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