Articolo 4 Editoria universitaria e biblioteche. Come cambiano col digitale?

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Università L’università è un luogo di studio aperto a tutti e un istituto scientifico di ordine superiore, comprendente varie facoltà, ripartite secondo specializzazioni, alle quali si accede per conseguire un titolo legalmente riconosciuto. Questa istituzione nacque nel Medioevo grazie ad associazioni spontanee e volontarie tra studenti e professori, non molto diverse dalle coeve corporazioni delle arti e dei mestieri. Esse tentavano di affrancarsi dagli antichi studia cittadini (dette anche scuole episcopali perché erano controllate dal vescovo), mirando ad un sapere più libero che fosse garanzia di indipendenza intellettuale e che permettesse reali prospettive di inserimento nella società. Per far questo esse pian piano si organizzarono cercando di stabilire i programmi di studio, i compensi da corrispondere ai professori e le modalità per sostenere gli esami e conseguire la laurea, vale a dire la licenza di insegnamento. Oggi come allora all’interno delle università circolano scritti prodotti dai professori universitari sotto svariate forme ed essi fanno pubblicare le proprie opere con un duplice intento: condividere le conoscenze diffondendo nella comunità scientifica le proprie

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Università

L’università è un luogo di studio aperto a tutti e un istituto scientifico di ordine

superiore, comprendente varie facoltà, ripartite secondo specializzazioni, alle quali si

accede per conseguire un titolo legalmente riconosciuto. Questa istituzione nacque

nel Medioevo grazie ad associazioni spontanee e volontarie tra studenti e professori,

non molto diverse dalle coeve corporazioni delle arti e dei mestieri. Esse tentavano di

affrancarsi dagli antichi studia cittadini (dette anche scuole episcopali perché erano

controllate dal vescovo), mirando ad un sapere più libero che fosse garanzia di

indipendenza intellettuale e che permettesse reali prospettive di inserimento nella

società. Per far questo esse pian piano si organizzarono cercando di stabilire i

programmi di studio, i compensi da corrispondere ai professori e le modalità per

sostenere gli esami e conseguire la laurea, vale a dire la licenza di insegnamento.

Oggi come allora all’interno delle università circolano scritti prodotti dai professori

universitari sotto svariate forme ed essi fanno pubblicare le proprie opere con un

duplice intento: condividere le conoscenze diffondendo nella comunità scientifica le

proprie scoperte e avanzare una dichiarazione di proprietà intellettuale sulle proprie

elaborazioni. Se in epoca medievale, in ragione del sistema di insegnamento, di

quello di scrittura e di riproduzione dei testi, vi erano sententiae, glossae, summae,

peciae e, in generale, exemplaria, (nel caso delle peciae si trattava di riduzioni di testi

creati per una più economica e semplice consultazione da parte degli studenti, che

non potevano permettersi di acquistare preziosi codici miniati, negli altri casi

perlopiù erano commenti ai testi da parte di esperti di diritto, professori o ecclesiasti),

attualmente la comunicazione accademica si può distinguere in materiali didattici e di

ricerca: tra i primi, tutti quelli che servono alle lezioni dei docenti nelle aule

universitarie come lucidi, dispense e presentazioni in power point; tra i secondi,

quelli utilizzati per far conoscere ad altri ricercatori e al resto del mondo i risultati

delle ricerche di alcuni studiosi, come rapporti di ricerca, atti di congressi, articoli

pubblicati su riviste, preprints, working papers e discussion papers. Questi ultimi tre

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sono lavori scientifici non ancora pubblicati e valutati da editori scientifici, ma diffusi

dalle istituzioni di appartenenza degli autori e/o accessibili attraverso archivi

specializzati gestiti da istituzioni scientifiche e rappresentano la forma più recente di

pubblicazione scientifica.

L’editoria universitaria, nel complesso, è antica quanto le università, mentre la

comunicazione accademica caratterizzata dalla diffusione di risultati di ricerca su

riviste di divulgazione scientifica nacque nel XVII secolo con il «Journal des

savants» del 1665 e le «Philosophical transactions of the Royal Society» del 1666.

Il fenomeno dell’University Press, che dagli anni Novanta del secolo scorso si sta

diffondendo anche in Italia, è nato in Inghilterra contemporaneamente alla diffusione

della stampa a caratteri mobili, nel XIX secolo si è diffuso negli Stati Uniti

d’America ed è diventato in seguito un modello contemporaneo. Qual è la differenza

tra una casa editrice universitaria e una University Press? Le case editrici

universitarie sono aziende private che si occupano di diffondere anche pubblicazioni

universitarie (saggistica, per esempio), assumendo l’epiteto di case editrici di cultura,

mentre per University Press si intendono le case editrici dipendenti dagli atenei alle

quali sono associate. Si può dire che il libro prodotto da un’ university press è molto

spesso privo di mercato commerciale e sopravvive grazie al denaro pubblico di chi

sovvenziona la pubblicazione (e alle tasse degli studenti!): le university press non

dispongono infatti di una rete commerciale come gli editori di cultura.

Bisogna dire però che, anche se le University Press non dispongono in teoria di una

rete commerciale, nella pratica esse possono crearla ugualmente, tramite per esempio

l’acquisto dei testi da parte di studenti di altri atenei. In Italia per esempio, nel 2009,

undici University Press dipendenti da altrettanti atenei, si sono associate per

realizzare iniziative condivise di promozione dei risultati della ricerca scientifica

italiana nell’ambito della comunicazione accademica nazionale e internazionale.

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Uno degli sbocchi naturali dei testi di una University Press è la biblioteca

universitaria che è il principale ‘cliente’ delle opere scientifiche. La situazione delle

biblioteche universitarie italiane è complessa così come per il resto delle biblioteche

del nostro Paese. Dieci delle nostre biblioteche universitarie sono anche biblioteche

pubbliche statali afferenti al MiBACT, poi vi sono più di mille altre biblioteche,

cosiddette strutture bibliotecarie delle università, che servono l’utenza bibliotecaria

più vasta e diffusa e che non sono regolate da una normativa specifica, né possiedono

una configurazione omogenea, potendosi qualificare come biblioteche di

dipartimento, di facoltà, etc. Esse tuttavia, in questi ultimi anni, e precisamente dopo

l’autonomia universitaria affermatasi nel 1989, si sono riunite in un ‘sistema

bibliotecario di ateneo’, configurandosi come ‘biblioteche di area’, affidandosi ad un

unico ‘coordinatore di biblioteca’, allo scopo di armonizzare le proprie attività,

offrendo uno standard di servizio simile anche in contesti diversi da un ateneo

all’altro, da una regione all’altra. Questo sistema fa ben sperare per il futuro, anche

perché molti cataloghi di queste biblioteche sono già collegati all’Indice SBN.

Per saperne di più

Per le altre forme di comunicazione scientifica italiana nel mondo digitale, Linda

Spinazzè, La comunicazione scientifica accademica italiana nel mondo digitale: siti

internet, biblioteche digitali, archivi aperti, case editrici universitarie digitali,

relatore Prof. Andrea Zorzi, Tesi di laurea in ricerca storica e risorse digitali presso

l’Università Cà Foscari di Venezia, a.a. 2004/05,

http://eprints.rclis.org/bitstream/10760/6745/1/Comunicazione_2005.pdf

Mauro Guerrini, Roberto Ventura, Problemi dell’editoria universitaria oggi: il ruolo

delle university press e il movimento a favore dell’open access, in

http://eprints.unifi.it/archive/00002004/01/50Guerrini.pdf