Arte Nella Fine Del Settecento e Ottocento

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ARTE NELLA FINE DEL SETTECENTO E OTTOCENTO IL NEOCLASSICISMO Nella Settecento la borghesia si afferma, chiede riforme sociali, si ribella all’aristocrazia inetta e largamente privilegiata, provoca la rivoluzione. L’Illuminismo che vede nella ragione l’elemento di uguaglianza fra gli uomini, determina una profonda modificazione nel modo di sentire l’arte ed il significato dell’immagine. Nei confronti della scienza, che ormai ha avviato, con il metodo sperimentale, un processo rivoluzionario di indagine della natura, l’arte si trova a dover qualificare il proprio campo, differenziandosi nettamente dalla scienza stessa o rendendo «scientifiche» le proprie ricerche. Il Neoclassicismo, è una corrente artistica caratterizzata dal recupero di antiche forme dell’arte greca e romana, e si sviluppò dalla metà del XVIII secolo fino ai primi anni del XIX. L’arte neoclassica valuta criticamente il tardo Barocco e il Rococò , li rifiuta perché espressioni della corte assolutista e formula teorie sull’arte come scienza del bello. Lo stile neoclassico ebbe un grande impulso in seguito agli scavi che in Italia riportarono alla luce le rovine delle antiche città romane di Ercolano (1738) e Pompei (1748), alla pubblicazione di alcuni libri, come Le antichità di Atene (1762) degli archeologi inglesi James Stuart e Nicholas Revett, nonché al recupero dei marmi di Elgin, traslati a Londra nel 1806. Esaltando la "nobile semplicità e serena grandezza" dell'arte greco-romana, lo storico dell'arte tedesco Johann Winckelmann spronò gli artisti a studiarne e imitarne le forme ideali ed eterne. Le sue idee trovarono un'entusiastica accoglienza nei circoli internazionali di artisti che si raccolsero intorno a lui a Roma verso il 1760. La bellezza per il Neoclassicismo, nasce quando le immagini sono portatrici di idee «giuste» e sono prodotte per scopi morali. Il concetto dell’arte come strumento di persuasione viene trasferito in immagini che esaltano la nobiltà d’animo dei capi rivoluzionari e il loro sacrificio per il popolo. Il Neoclassicismo, nato come espressione degli ideali patriottici ed eroici della rivoluzione francese, diviene poi l’arte ufficiale dell’impero napoleonico. Le architetture recuperano il classicismo in quanto espressione di rigore morale, purezza di forme, rifiuto di ogni decoratività superflua. Il popolo va educato ai valori rivoluzionari validi e assoluti nel tempo, attraverso immagini «belle» in assoluto, perfette nelle forme e prive di coinvolgimenti emotivi. Questa volta, rispetto al Barocco , si chiede all’osservatore di essere attento e lucido razionalmente, di accogliere, con profonda e logica convinzione, le idee di cui l’immagine è portatrice. Architettura L’architettura neoclassica si sviluppa particolarmente a Roma, Napoli e Milano, dove si realizzano sistemazioni di vaste aree, quartieri e piazze. Gli elementi architettonici sono sempre ispirati ai modelli classici; spesso però, a scapito dell’armonia dell’insieme, prevale il gusto per la monumentalità, con l’ingigantimento dei basamenti, delle colonne, della massicce trabeazioni. Ci si riferisce non tanto al mondo classico, quanto al periodo dell’Impero; per celebrare personaggi di grande importanza, come re o imperatori, sempre seguendo l’esempio dato dalla civiltà romana, si costruiscono di nuovo gli archi di 1

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ARTE NELLA FINE DEL SETTECENTO E OTTOCENTO

IL NEOCLASSICISMO

Nella Settecento la borghesia si afferma, chiede riforme sociali, si ribella all’aristocrazia inetta e largamente privilegiata, provoca la rivoluzione. L’Illuminismo che vede nella ragione l’elemento di uguaglianza fra gli uomini, determina una profonda modificazione nel modo di sentire l’arte ed il significato dell’immagine. Nei confronti della scienza, che ormai ha avviato, con il metodo sperimentale, un processo rivoluzionario di indagine della natura, l’arte si trova a dover qualificare il proprio campo, differenziandosi nettamente dalla scienza stessa o rendendo «scientifiche» le proprie ricerche. Il Neoclassicismo, è una corrente artistica caratterizzata dal recupero di antiche forme dell’arte greca e romana, e si sviluppò dalla metà del XVIII secolo fino ai primi anni del XIX. L’arte neoclassica valuta criticamente il tardo Barocco e il Rococò, li rifiuta perché espressioni della corte assolutista e formula teorie sull’arte come scienza del bello. Lo stile neoclassico ebbe un grande impulso in seguito agli scavi che in Italia riportarono alla luce le rovine delle antiche città romane di Ercolano (1738) e Pompei (1748), alla pubblicazione di alcuni libri, come Le antichità di Atene (1762) degli archeologi inglesi James Stuart e Nicholas Revett, nonché al recupero dei marmi di Elgin, traslati a Londra nel 1806. Esaltando la "nobile semplicità e serena grandezza" dell'arte greco-romana, lo storico dell'arte tedesco Johann Winckelmann spronò gli artisti a studiarne e imitarne le forme ideali ed eterne. Le sue idee trovarono un'entusiastica accoglienza nei circoli internazionali di artisti che si raccolsero intorno a lui a Roma verso il 1760. La bellezza per il Neoclassicismo, nasce quando le immagini sono portatrici di idee «giuste» e sono prodotte per scopi morali. Il concetto dell’arte come strumento di persuasione viene trasferito in immagini che esaltano la nobiltà d’animo dei capi rivoluzionari e il loro sacrificio per il popolo.

Il Neoclassicismo, nato come espressione degli ideali patriottici ed eroici della rivoluzione francese, diviene poi l’arte ufficiale dell’impero napoleonico. Le architetture recuperano il classicismo in quanto espressione di rigore morale, purezza di forme, rifiuto di ogni decoratività superflua. Il popolo va educato ai valori rivoluzionari validi e assoluti nel tempo, attraverso immagini «belle» in assoluto, perfette nelle forme e prive di coinvolgimenti emotivi. Questa volta, rispetto al Barocco, si chiede all’osservatore di essere attento e lucido razionalmente, di accogliere, con profonda e logica convinzione, le idee di cui l’immagine è portatrice.

Architettura

L’architettura neoclassica si sviluppa particolarmente a Roma, Napoli e Milano, dove si realizzano sistemazioni di vaste aree, quartieri e piazze. Gli elementi architettonici sono sempre ispirati ai modelli classici; spesso però, a scapito dell’armonia dell’insieme, prevale il gusto per la monumentalità, con l’ingigantimento dei basamenti, delle colonne, della massicce trabeazioni. Ci si riferisce non tanto al mondo classico, quanto al periodo dell’Impero; per celebrare personaggi di grande importanza, come re o imperatori, sempre seguendo l’esempio dato dalla civiltà romana, si costruiscono di nuovo gli archi di trionfo. Su questi presupposti si sviluppa l’architettura del Neoclassicismo, che si diffonde in tutta Europa.

Le chiese costruite in questo periodo sono in genere a pianta centrale, quasi sempre rotonda; hanno un portico d’ingresso arricchito da colonne e completato dal timpano. Le colonne ripetono uno degli ordini greci - dorico, ionico, corinzio - e sono appoggiate su di un alto zoccolo.

I palazzi privati, anche quelli destinati alle famiglie reali, hanno facciate molto allungate e racchiudono il cortile all’interno. L’ingresso, in genere, è evidenziato dalla presenza di colonne che sostengono un balcone; uno scalone monumentale conduce al piano nobile, dove le numerose stanze allineate l’una dopo l’altra danno il senso di una grande profondità. L’architetto, in questo periodo, comincia ad interessarsi anche dell’arredamento interno, della sistemazione di caminetti, specchiere, oggetti decorativi; a studiare i disegni per le porte interne ed esterne, per le imposte e anche per particolari fino ad ora ritenuti insignificanti (maniglie, ferri ferma-tende, ecc.).

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Anche le ville, costruite fuori città dalle famiglie della ricca borghesia imprenditoriale o dai nobili, ricalcano in genere il modello del palazzo di città, ma sono circondate da giardini di stile inglese, con prati, boschetti e finti ruderi per creare angoli suggestivi.

In Italia, gli architetti di maggiore rilievo del periodo neoclassico sono Luigi Vanvitelli e Giuseppe Piermarini. Luigi Vanvitelli (1700-1773), di origine olandese, educato dal padre alla pittura, apprende proprio nel dipingere ad amare le antiche e monumentali architetture classiche, solitamente ritratte nelle vaste vedute di paesaggio. Il gusto per la grandiosità delle proporzioni e l’amore per le forme classiche rimane vivo e presente in ogni sua opera: fra tutte va ricordata la Reggia di Caserta, iniziata per Carlo di Borbone nel 1571, con un imponente scalone interno e un meraviglioso parco, ricco di fontane, cascate e giochi d’acqua, ideato e realizzato sempre da Vanvitelli. Allievo di Vanvitelli a Roma e poi suo collaboratore a Caserta è Giuseppe Piermarini (1734-1808), nato a Foligno, ma attivo soprattutto in Lombardia, dove a Milano viene nominato «imperial regio architetto» dalla Corte Arciducale. Rigoroso e originale interprete del neoclassicismo, Piermarini caratterizza le sue architetture con superfici che si sviluppano in lunghezza, sulle quali la luce scorre senza violenti contrasti d’ombra: le colonne, i pilastri, le cornici, che scandiscono ritmicamente le facciate, non assumono mai pesante rilievo. L’equilibrio di ogni sua opera, organizzata secondo ritmi ampi e nitidi, attenua la freddezza tipica dell’architettura neoclassica, nata quasi sempre da una rigida imitazione. La sua opera più nota è il Teatro alla Scala di Milano, costruito nel 1778. La facciata è ornata da colonne appoggiate su di una base a bugnato; l’inserimento del portico, praticabile per le carrozze, costituisce un elemento del tutto originale. L’acustica interna ancora oggi risulta perfetta, per il giusto rapporto realizzato fra masse e spazi vuoti. Piermarini a Milano realizza anche sistemazioni urbanistiche, compresa quella dei vasti giardini pubblici della città; il suo interesse per l’urbanistica si evidenzia anche nella realizzazione della Villa Reale di Monza, impostata su di uno schema aperto che si articola nel parco circostante. Piermarini, comunque, manifesta una nuova tendenza che si sviluppa ancor più nel secolo successivo: l’architetto diventa anche urbanista e si occupa della sistemazione degli spazi urbani indipendentemente dal fatto di progettarvi singole costruzioni.

PITTURA

Seguendo le indicazioni del Neoclassicismo, gli artisti della fine del Settecento e del primo Ottocento tendono a dipingere ispirandosi a modelli antichi, per realizzare innanzitutto l’assoluta perfezione formale, la bellezza ideale. I soggetti preferiti sono gli avvenimenti storici o anche leggendari delle civiltà greca e romana. La pittura del Neoclassicismo si sviluppa soprattutto a Parigi, attraverso l’opera di Jacques-Louis David

David, Jacques-Louis (Parigi 1748 - Bruxelles 1825), pittore francese, uno dei maggiori rappresentanti del neoclassicismo in Europa. Allievo del pittore rococò Joseph Marie Vien, vinse il Prix de Rome nel 1774, grazie al quale soggiornò a Roma dal 1775 al 1780. Lo studio del classicismo rinascimentale e secentesco, in particolare di Raffaello e Nicolas Poussin, oltre che delle statue classiche nell'ottica proposta da Johann Joachim Winckelmann e Anton Raphael Mengs, determinarono il suo personale stile neoclassico. Si affermò con il famoso Giuramento degli Orazi (1784-85, Louvre, Parigi), nel quale la luce drammatica, le forme ideali, la chiarezza del soggetto sono tese all'esaltazione delle virtù civili e patriottiche. Con lo stesso linguaggio rigoroso, la pittura a soggetto storico continuò per un ventennio a sottolineare valori quali la nobiltà e l'eroismo.

David prese parte attiva alla Rivoluzione francese, scontando anche un anno di prigione dopo la caduta di Robespierre e dipingendo in stile realistico opere di storia contemporanea, come La morte di Marat (1793, Musées royaux des beaux-arts, Bruxelles). Nel 1799 diventò il pittore ufficiale di Napoleone (Napoleone che valica il San Bernardo, 1800, Malmaison, Parigi; Incoronazione di Napoleone e Giuseppina, 1805-1807, Louvre). All'epoca della Restaurazione fu esiliato a Bruxelles, dove continuò a dipingere soggetti mitologici e ritratti di grande precisione e introspezione psicologica, come il famoso Ritratto di Madame Récamier (1800, Louvre, Parigi).

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Il suo stile neoclassico segna una svolta decisiva per la pittura europea del tempo. David guarda ai modelli antichi, greci e romani, non soltanto dal punto di vista formale, ma soprattutto come esempio di virtù morale, di grande dignità umana, valido per tutti gli uomini. Caricando di forte significato ideologico ogni sua opera, David assegna all’arte il compito di messaggio di una fede politica: l’arte neoclassica diventa così l’espressione artistica della borghesia in lotta. David diviene il caposcuola della pittura neoclassica e il pittore ufficiale nel periodo napoleonico, influenzando fortemente gli artisti del tempo e determinando una vera e propria «moda». Il Neoclassicismo, in Italia non trova esponenti di grande rilievo per quanto riguarda la pittura, come è invece avvenuto per la scultura, con Canova.

Scultura

Nella seconda metà del Settecento anche la scultura assimila i nuovi contenuti neoclassici. Il sorgere di numerose Accademie, di cui la maggiore è quella di Brera a Milano, ancora oggi vitale, determina un notevole impulso nello studio del nudo; quasi sempre però gli allievi si esercitano su copie di opere antiche anziché dal vero e la loro preparazione risulta basata soprattutto sull’imitazione. Alle forme mosse, ricche di decorazione, impostate sui forti contrasti, si sostituiscono opere estremamente semplici, rigorose, spoglie da ogni decorazione, sempre composte in una fredda immobilità. Lo scultore che meglio rappresenta le tendenze culturali del Neoclassicismo è Antonio Canova.

Antonio Canova (1757-1822), che proprio dallo studio, condotto a Roma, sui capolavori classici definisce il suo linguaggio personale, basato essenzialmente sulla assoluta perfezione delle forme: le sue opere risultano di una bellezza lontana, fredda, impersonale, perfetta ma quasi senza vita. Canova ottiene grande successo nel suo tempo, è compreso ed accettato da tutti, è conteso dalle maggiori corti d’Europa. La sua produzione è vastissima: statue, gruppi, monumenti funebri, ritratti, monumenti equestri. Canova rivelò ben presto il suo talento artistico e venne mandato a Venezia per proseguire gli studi. Nella città lagunare studiò scultura alla scuola di nudo dell'Accademia dove, lavorando sui calchi delle opere classiche, ebbe un primo approccio all'arte greca e romana; il suo interesse per il mondo antico trovò riscontro inoltre nell'ambiente artistico veneto con cui venne in contatto. Risalgono a questi anni i marmi di Orfeo ed Euridice (1773-1776) e Dedalo e Icaro (1777-1779, Museo Correr, Venezia), opere nelle quali l'influenza del Bernini, il grande maestro del secolo precedente, è ancora chiaramente percepibile. Nel 1781 si trasferì a Roma, dove poté studiare da vicino le testimonianze della grandezza artistica degli antichi. Tra le opere maggiori del periodo romano figurano i due monumenti funebri, realizzati rispettivamente per papa Clemente XIV (1783-1787, chiesa dei Santi Apostoli, Roma) e Clemente XIII (ultimato nel 1792, San Pietro, Roma). Agli ultimi anni del Settecento risalgono le sculture di carattere mitologico, tra le quali Amore e Psiche (1787-1793, Louvre, Parigi), La fama varcò i confini dell'Italia e Canova venne invitato a Vienna, dove realizzò uno dei gruppi scultorei più celebri, il monumento funebre a Maria Cristina d'Austria (1798-1805, Augustinenkirche, Vienna)

Jacques Louis David

Il giuramento degli Orazi (1784 olio su tela Parigi Louvre): Dipinto commissionato dal re di Francia Rappresenta un episodio scelto dalla storia di roma monarchica :il duello

tra gli Orazi e i Curiazi primo manifesto della pittura neoclassica contenuto etico-storico composizione essenziale non vi è nulla di fastoso david rappresentò i tre giovani mentre giurano dinnanzi al padre, che

porge loro le armi, di vincere o di morire per Rom, a destra tre donne della famiglia affrante dal dolore.

La morte di Marat (1793 olio su tela Bruxelles): rappresentazione di un delitto coevo fredda e analitica

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ardito taglio compositivo di sapore caravaggesco. Non a caso David costruisce l'immagine del defunto come se si trattasse di una deposizione di Cristo o di una Pietà: la ferita aperta sul costato gronda ancora sangue, la testa è riversa, il braccio è abbandonato lungo la sponda della vasca, il lenzuolo macchiato di rosso.

Fondo scuro e quasi monocromo, vicino alla vasca abbiamo una cassetta di legno che doveva fungere da tavolino

La sobrietà e l'essenzialità dell'arredo quasi monastico stanno a dimostrare la virtuosa povertà di Marat

David rappresenta il momento successivo all'omicidio. In tal modo l'evento violento non è mostrato e il volto dell'assassina viene condannato all'oblio

Antonio Canova

Amore E Psiche (1787-93 marmo Parigi louvre) Rappresenta l'episodio in cui Amore rianima Psiche svenuta in quanto,

contro gli ordini di Venere, aveva aperto un vaso ricevuto nell'Ade da Proserpina

Canova ha fermato nel marmo un attimo che rimane sospeso: la tensione dei due corpi che non si stringono, ma si sfiorano con sottile erotismo mentre il dio contempla il volto della dolce amata. È il momento che precede il bacio.

Geometria compositiva: si intersecano due archi e due cerchi si intrecciano (le braccia degli amanti)

La visione frontale non esaurisce tutte le possibilità di godimento dell'opera; infatti i rapporti reciproci fra i due corpi mutano continuamente mentre giriamo attorno al gruppo scultoreo

Monumento di Clemente XIV (1787 marmo Roma Chiesa dei SS Apostoli)

Ripresa degli schemi berniniani seicenteschi, ma con sostanziali modifiche, al senso del movimento è sostituito una precisa scansione dei piani

Assenza di marmi policromi, di panneggi sontuosi tipici del barocco A destra in basso seduta abbiamo la figura della mansuetudine a sinistra

quella della temperanza esprimono il profondo dolore provocato dalla morte del pontefice

Il pontefice è rappresentato in alto al centro del monumento

Monumento di Clemente XIII (1787-92 Roma S. Pietro )

Le figure del Genio alato (a Destra)simbolo della morte e dell’eternità e quella della fede ( a sinistra) sono fredde e tipicamente neoclassiche

La figura del pontefice di contro è reso umanamente e somigliante, sintomo di un conflitto da parte dell’ artista tra spontaneità e osservanza dei canoni estetici vigenti.

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Monumento funebre a Maria Cristina d'Austria (1798-1805, Augustinenkirche, Vienna)

ispirato alle concezioni sulla morte sviluppate negli ambienti letterari neoclassici (sono evidenti echi dei Sepolcri di Ugo Foscolo),

presenta un mesto corteo di figure, allegoria della memoria consolatrice che lega vivi e morti, mentre accompagna le ceneri della defunta verso la soglia dell'oltretomba, rappresentata da una porta buia che si apre nella parete a forma di piramide.

Un corteo di figure rappresentano le età dell’essere umano Sui gradini vi è disteso un leggero tappeto che funge da collegamento tra

l’esterno e l’interno del sepolcro

Paolina Borghese (1805-1808 Roma Galleria Borghese)

Paolina è rappresentata come Venere vincitrice. Infatti con gesto grazioso tiene in mano il pomo della vittoria offerto da Paride alla dea giudicata da lui più bella

La giovane donna è rappresentata adagiata su un divano con una sponda rialzata. Il busto è nudo fin quasi all'inguine, mentre la parte inferiore del corpo è velata da un drappo di gusto classico ritratto un evidente erotismo

L'idealizzazione del volto e le sembianze divine collocano Paolina fuori della realtà terrena. Tuttavia la cera rosata spalmata dal Canova sulle parti nude della statua, a imitazione dell'incarnato, la restituiscono al mondo umano

IL ROMANTICISMO

Dopo la caduta di Napoleone, in Europa si afferma il Romanticismo, che, nato in Germania, determina l’evoluzione verso nuove forme espressive. In contrapposizione al Neoclassicismo, che si riferiva al mondo classico e ricercava valori assoluti, validi per ogni popolo, il Romanticismo si rivolge alla storia delle singole nazioni, alle origini delle diverse culture. Vengono rivalutate le espressioni artistiche dei popoli germanici, anglosassoni, francesi del Medioevo, che non è più considerato un periodo di decadimento dell’arte, bensì di affermazione di civiltà diverse da quella classica, ma non meno valide; questa ricerca di individualità nazionale diventa anche rivalutazione del singolo e dei suoi sentimenti. Sempre in misura minore, rispetto ad altre nazioni europee, l’Italia partecipa al Romanticismo e sviluppa una sua parallela ricerca espressiva spesso assai affine a quella francese (la Francia ha il ruolo di guida nella cultura d’Europa), ma isolata in un ambito nazionale: questa situazione si manterrà finché non avrà raggiunto la fisionomia e la dignità di stato autonomo. In questa ricerca di nuovi valori espressivi, al di fuori dei modi tradizionali ed accademici, si pone il Verismo, che, pur nelle sue caratteristiche regionali, persegue obiettivi comuni: l’immagine viene rivalutata indipendentemente dai valori morali o ideologici che trasmette, la scientificità dell’arte è scienza della percezione visiva, della luce che determina ombre e colori, delle strutture compositive che la regolano.

Verso la fine del secolo, dopo la nascita del Regno d’Italia, si avvia uno scambio con le nazioni europee e molti artisti si recano in Francia, dove l’Impressionismo, rifiutando le accademie, ha aperto la via ad una rivoluzionaria concezione dell’arte, presupposto fondamentale dei grandi avvenimenti artistici del Novecento.

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L’architettura, per tutto l’Ottocento, ripete in genere modelli neoclassici o ripropone caratteri dell’architettura romanica o gotica, in adesione al Romanticismo, che rivaluta il Medioevo. Il grande sviluppo industriale, nella seconda metà del secolo, propone con urgenza il problema dell’espansione delle città. Attorno al nucleo originario si costruiscono i nuovi quartieri operai, e si delinea la struttura della città moderna; per soddisfare le nuove esigenze vengono costruiti molti edifici pubblici e privati, ad esempio ospedali, scuole, stazioni, mercati, palazzi di esposizione. Verso la fine del secolo vengono realizzati i primi villini, destinati all’abitazione di una sola famiglia, che usufruiscono di piccoli giardini privati e sono costruiti in zone spaziose della città. Da questi primi gruppi di abitazioni si sviluppano i quartieri residenziali moderni. In queste nuove realizzazioni si usano spesso il ferro e la ghisa, materiali fino ad ora poco o affatto usati in architettura.

Canova ha influenzato fortemente tutta la scultura dei primi decenni dell’Ottocento; essa risulta quindi in genere di tipo neoclassico, senza evidenziare però alcun interprete di rilievo. Con il diffondersi del Romanticismo, che rivaluta il sentimento e lascia largo spazio alla riflessione e alla interpretazione personale, anche i soggetti cambiano e si registra una forte tendenza alla rappresentazione della natura, della vita quotidiana, del mondo personale dell’artista. Nella seconda metà dell’Ottocento nasce anche una nuova tendenza definita Verismo, i cui soggetti sono tratti dal mondo reale, con una preferenza per gli ambienti umili e poveri, con personaggi raffigurati nella semplicità della vita quotidiana. Sul finire dell’Ottocento, sotto la spinta delle nuove tendenze in pittura, affermatesi ufficialmente in Francia nel 1874 con l’Impressionismo, anche la scultura si modifica profondamente. Medardo Rosso (1858-1928) ne è l’interprete più efficace e originale, autore di opere in cui i contorni, anche attraverso leggere deformazioni, si dissolvono nella materia stessa, scelta proprio in modo da consentire all’artista di ottenere superfici sfuggenti, plasmate quasi «senza volume». Medardo Rosso infatti usa spesso lavorare la cera o il gesso levigati e caratterizzati da un’apparente fluidità, quasi fossero appena colati.

Pittura

Nello stesso momento in cui il Neoclassicismo segna la sua maggiore affermazione, sono già vivi i nuovi fermenti romantici, che gli si contrappongono totalmente. Contro l’uniformità della cultura imposta nel periodo napoleonico, ciascuno stato in questo periodo vuole valorizzare la propria storia Il Romanticismo nasce in Germania e si diffonde in Europa esalta soprattutto l’individualismo, le capacità creative del singolo, superando ogni imposizione, ogni regola precostituita, qualsiasi imitazione. Gli artisti del Romanticismo rappresentano soggetti che sono nella realtà, come paesaggi, scene d’ambiente o anche temi storici ispirati al Medioevo, periodo ritenuto libero da legami classici e caratterizzato da creazioni spontanee e originali. I pittori si sentono meno legati alle regole accademiche e tendono soprattutto ad esprimere i sentimenti dell’animo umano, comunicando commozione nei confronti del soggetto rappresentato il Romanticismo, che pone al vertice dei valori umani il sentimento e l’amor di patria.La pittura è la forma d’arte più importante e innovativa di questo periodo. Dal punto di vista dei contenuti, la pittura romantica si ispira in genere ai grandi temi storici, con preferenza per i momenti di lotta patriottica e popolare. Un altro soggetto sono gli episodi di cronaca e di vita quotidiana. Si afferma, infine, il tema del paesaggio, espressione dell’amore quasi religioso per la natura che caratterizza il romanticismo. Sul piano formale, la pittura romantica appare più libera e comunicativa di quella neoclassica. L’artista vuole esprimere sentimenti ed emozioni, pertanto la sua pennellata è fluida; i colori sono vivi e i contorni meno definiti; il contrasto della luce è spesso drammatico. Fra i pittori romantici, in Francia, assume particolarmente importanza Eugéne Delacroix (1798-1863). e Jean-Louis-Théodore Géricault (Rouen 1791 - Parigi 1824).  Essi illustrano grandi temi storici nazionali ed episodi tratti dalla cronaca e dalla vita quotidiana. In Inghilterra, Joseph Mallord William Turner e John Constable si distinguono per l’eccezionale sensibilità nel dipingere paesaggi. In Svizzera Johann Heinrich Füssli. In Italia, uno dei maggiori esponenti della cultura romantica è il lombardo Francesco Hayez (1791-1882), che affronta temi storici e di significato patriottico e soggetti che esaltano i sentimenti. Da questo atteggiamento, anche in pittura, come già era avvenuto per la scultura, nasce la tendenza verista, che si diffonde con rapidità in Italia. I veristi non attribuiscono tanta importanza ai soggetti da rappresentare, quanto al modo in cui essi vengono rappresentati; si comincia a studiare come rendere la luminosità ed il colore in un paesaggio, in un interno, per riuscire ad essere, il più possibile, aderenti alla percezione che la

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realtà suscita. Questo tipo di indagine viene condotta da gruppi di artisti che purtroppo rimangono isolati dalle grandi correnti culturali europee e quindi anche i tentativi più geniali e innovatori, come quelli dei macchiaioli toscani, dei veristi napoletani (Scuola di Posillipo) o dei divisionisti lombardi, sono destinati ad esaurirsi in breve tempo e a non avere grande diffusione. La lunga lotta per l’indipendenza e per l’unità non favorisce in Italia un rinnovamento radicale in campo artistico, ed anche i movimenti regionali, rimangono isolati. Proprio per questo, alcuni artisti finiscono con l’abbandonare la provincia per andare a Parigi dove, sul finire dell’Ottocento, si sviluppa uno straordinario movimento innovativo che modificherà profondamente il modo di dipingere: l’Impressionismo.

Géricault, Théodore, pittore e scultore francese, figura importante per l'affermarsi del romanticismo. Nato in una famiglia benestante, frequentò l’atélier di Pierre Guérin, allievo di Jacques-Louis David. Nel 1816-17 soggiornò in Italia, dove la sua arte risentì fortemente dell’influsso delle opere di Michelangelo e della pittura italiana rinascimentale e manierista, del naturalismo di Caravaggio e del barocco vigoroso del fiammingo Pieter Paul Rubens.

Già nei primi anni della sua attività Géricault mise in atto scelte tecniche e stilistiche che rivelarono la sua distanza dalla poetica del neoclassicismo francese e ne fecero ben presto il capofila incontestato dei giovani romantici. Nei dipinti Ufficiale dei cacciatori a cavallo durante la carica e Corazziere ferito che abbandona il campo di battaglia (1812 e 1814, Louvre, Parigi), la composizione audace e i forti contrasti cromatici conferiscono drammaticità alla rappresentazione, trasponendo il tema eroico entro una dimensione più umana. Tali tratti ritornano nella sua tela più famosa, La zattera della Medusa (1818-19, Louvre), ispirata a un episodio della cronaca recente, il naufragio della fregata Medusa e la tragica vicenda dei superstiti, per giorni e giorni in balia del mare su una zattera di fortuna. Il contrasto tra l’idealizzazione accademica delle figure e la rappresentazione realistica del dolore e della morte, come pure le dimensioni gigantesche della tela (491 x 716 cm), destarono accese discussioni e polemiche negli ambienti artistici della capitale, evidenziando gli opposti schieramenti di chi aderiva rigorosamente ai dettami del neoclassicismo, e quindi accettava le restrizioni circa i soggetti da rappresentare, e di chi invece si dichiarava favoravole a un’arte più libera e moderna, capace di riprodurre ogni aspetto della realtà.

Delacroix, Eugène (Charenton-Saint-Maurice 1798 - Parigi 1863), pittore francese, tra i maggiori esponenti del romanticismo in Francia. Allievo di Pierre Guérin, fu educato sugli esempi neoclassici di Jacques-Louis David, anche se più rilevante nella sua formazione fu l'influenza dei maestri del colore del XVI e XVII secolo, come Paolo Veronese e Pieter Paul Rubens. Assimilò presto anche la lezione dell'amico Théodore Géricault, le cui opere si collocano nel clima tumultuoso del nascente realismo romantico. Gli esordi artistici di Delacroix si collocano attorno al 1822, quando il suo dipinto La barca di Dante (1822, Louvre, Parigi) fu accettato al Salon (l'esposizione ufficiale di pittura) di Parigi. La sua arte si impose tuttavia all'attenzione del pubblico solo qualche anno dopo, con il dipinto Il massacro di Scio (1823-1825, Louvre), che rappresenta un episodio sanguinoso della guerra di liberazione dei greci dalla dominazione turcaL'opera più apertamente romantica di Delacroix, e forse quella che maggiormente influì sull'arte dei decenni successivi, è La libertà che guida il popolo (1830, Louvre), celebrazione semiallegorica dell'idea di libertà. La tela riprende un momento della storia recente, le "tre gloriose giornate di Parigi" (27, 28 e 29 luglio 1830), durante le quali un'insurrezione popolare destituì il re Carlo X. In una Parigi evocata solo attraverso pochi particolari simbolici, la figura eroica della libertà avanza reggendo una bandiera tra i cadaveri dei soldati e le macerie dello scontro, seguita da una schiera scomposta di uomini di ogni estrazione sociale confusi nella polvere. Nonostante il tono solenne della rappresentazione, enfatizzato dalla composizione piramidale, e la presenza di particolari derivati dal repertorio accademico (la figura seminuda dell'uomo ucciso sulla sinistra), mai prima d'ora Delacroix aveva spinto a tanto la tendenza realistica nella sua pittura, sortendo risultati giudicati scandalosi dalla critica del tempo. Un abisso separa quest'opera dallo stile neoclassico e dall'equilibrio formale del contemporaneo Jean-Auguste-Dominique Ingres, dalla linea precisa e dai colori calibrati, prediletti dai numerosi interpreti della linea ancora "ufficiale" dell'arte in Francia.

Géricault, Théodore

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LA ZATTERA DELLA MEDUSA (1819 Parigi louvre) Perfezione formale classicista + nuova sensibilità romantica Il dipinto mostra i pochi scampati al naufragio della fregata francese

Medusa nel momento in cui avvistano in lontananza la nave che li porterà in salvo

Sullo sfondo si presentano onde minacciose sotto un cielo ancora in gran parte plumbeo

Tutti gli uomini sono accalcati nella porzione ancora solida del relitto, un compatto spazioquadrangolare

Una piramide è disegnata dalle funi che tengono l'albero e sorreggono una vela di fortuna

Un'altra piramide è determinata dagli uomini legati tra loro dalle braccia che si toccano, si sfiorano o sorreggono, e culmina con l'uomo di colore che sventola un panno bianco e rosso

Corpi modellati come fossero statue e sono colpiti da una luce che da loro solidità In primo piano i cadaveri sono testimonianza della lunga sofferenza patita In basso a destra un cadavere riverso è coperto da un drappo che ricorda un lenzuolo funebre

A sinistra un giovane morto è trattenuto da un vecchio ammantato di rosso dal nobile volto pensoso che nella dignità è simile ad un eroe omerico. Questo anziano è un comodo giaciglio per il giovane corpo esangue che si mostra nella sua perfezione, le braccia allargate, la testa reclinata, gli occhi serrati e le labbra dischiuse lo accomunano ad un dio dormiente

Eugene Delacroix

La Liberta' Che Guida Il Popolo (1830 olio su tela Parigi louvre) Riferimenti alla Zattera della Medusa: 1- costruzione piramidale; 2-

disposizione dei cadaveri in primo piano Alla perfezione anatomica che conferiva importanza a ciascuno dei

personaggi sulla Zattera si è sostituita la massa indistinta del popolo (così ciascuno poteva immaginarsi tra la gente che aveva combattuto per il bene del paese)

Varie classi sociali unite nella lotta comune: il popolano, il militare e il borghese Il fumo e la polvere lasciano immaginare l'esistenza di qualcosa anche dove ci è impedito di vedere

Collocazione geografica dovuta alla torri della cattedrale di Notre-Dame sullo sfondo

Una donna con il berretto frigio ed il seno scoperto, la Libertà, stringendo il tricolore e un fucile, incita il popolo a seguirla Per la fanciulla si pensa che si sia rifatto alla Venere di Milo

I colori scuri sono resi vivaci dai quelli brillanti della bandiera della Francia

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