Arte, costume, design La moda racconta l’Italia · degli stilisti, quelli in cui il pianeta...
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II SPECIALE LA STAMPAMARTEDÌ 20 FEBBRAIO 2018
Come la regina VittoriaLe forme, i colori e i materiali delle borse Rodo evocano un mondo ispirato alla serie televisiva «The Young Victoria». L’intreccio per l’inverno è realizzato in pelle con la stessa tecnica e grafica utilizzate per il midollino della stagione estiva
All AmericaUn viaggio nel tempo e nello spazio, quello della collezione Woolrich puntato al Nord. I grafismi si fanno simbolo di una certa appartenenza culturale che Woolrich rivisita, senza risparmiare le proprie pietre miliari: buffalo check in primis. Il motivo a quadri assurto a sinonimo stesso del marchio è declinato sui capi in lana, tributo al Woolrich Woolen Mill, uno dei più antichi lanifici verticali sul territorio statunitense ancora in funzione
Le sneakers specialiVoile Blanche fonde l’estetica dell’arte africana con suggestioni etno-chic dal sapore Anni 80
Max Mara
Così lo stile Ascotsi fa impertinente
Verrà svelata oggi, pri-mo giorno di MilanoModa Donna, la nuova
Signature di Weekend MaxMara. Si chiama «TrophyDay» e, come sempre, è unacollezione piccola e preziosadedicata a Royal Ascot che,come si sa, non è soltanto unaimportante corsa di cavalli,ma un appuntamento mon-dano a cui presentarsi conmise particolari, sorpren-denti e raffinate.
I ricamiPensando a questo stile, aogni capsule il brand italianoaggiunge la creatività di unartista internazionale. Questavolta il «plus» sono i ricami diRichard Saja, artista ameri-cano le cui lavorazioni su tes-
suti storici sono già andate inmostra a Parigi, Berlino, NewYork e al Museo Nazionale delRicamo della Corea del Sud.
La sua firma sono i secente-schi tessuti francesi in toile dejuy – quelli con scenette pasto-rali, dame in picnic e cavalieria caccia – che lui «aggiorna»con trovate irriverenti o stra-vaganti.
Tecniche di lavorazioneNella Signature Weekend MaxMara, che è ispirata ad Ascot,cavalli e cavalieri subiscono iltrattamento «impertinente» diSaja su toile de jouy in seta ecotone, con diverse tecniche dilavorazione in una palette dicolori che va dal panna al blu,azzurro, arancio.
In tutto dieci pezzi pensatisul dress code di Ascot, perogni occasione da mattina a se-
Seventy
Abiti di “carattere”per donne in carriera
I l piglio sicuro, talvolta un po’aggressivo, cancella quasiogni traccia di romantici-
smo. Anche nel guardaroba ladonna in carriera bada alla con-cretezza, sfugge dal superfluo edai fronzoli, a favore di comple-ti, di abiti longuette e spezzati, amescolare - in un gioco di formee sovrapposizioni - le linee ma-schili con quelle ultra-femmini-li. Nel linguaggio del fashion sichiama «mixed and matched».
Il glam da lavoroGià perché dietro la scrivania,l’abbigliamento - pur misurato -deve essere comunque glam. Dafar girare la testa. Più intriganteindossare un capo «di caratte-re» piuttosto che esibire centi-metri di pelle scoperta (il chesarebbe anche fuori luogo). Ed è
ELENA DEL SANTO
Stilee comfort
I volumi dellanuova «10
Collection» bySeventy sono
comodi rivistinel taglio enelle forme
Erano gli anni spettaco-lari dell’affermazionedegli stilisti, quelli in
cui il pianeta s’innamorò del-l’Italian look : le giacche di
Armani e la medusadi Versace, gli anima-lier di Krizia e il ros-so di Valentino, equei tessuti opulenti,e quelle tecnichestrabilianti, e queimocassini indispen-sabili. Sono, oggi, unterreno di ricerca an-cora pieno di sugge-stioni, perché la mo-da è un punto d’os-servazione infallibile
sulla società italiana, lo stru-mento per capire chi siamo equale immagine proiettiamonel mondo. Magari per con-cluderne che ci stiamo sotto-valutando, e tanto; e forseper cominciare a non consi-derare l’argomento con quel-
l’aria di sufficienzache ancora lo de-prezza dal punto divista culturale.
È la premessa te-orica alla grandemostra «Italiana»,aperta a PalazzoReale di Milano dagiovedì al 6 maggiosotto l’egida della
EGLE SANTOLINI PatCleveland
vestitaMoschino
(inverno1993)
Arte e stileUn vestito patafisico costruttivistafotografato da Giovanni Gastel nel 1983 per il femminile «Donna»
PIERO BIASION
Il Bel PaeseL’opera di Cattelan del 1994 prestata dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
La grande mostra «Italiana» a Palazzo Reale di Milano
Arte, costume, designLa moda racconta l’Italia
Camera della Moda e del mini-stero dello Sviluppo economi-co. Il sottotitolo è «L’Italia vi-sta dalla moda 1971-2001» e ilgioco è quello dei rimandi edelle associazioni fra modi divestire e di pensare, arte, desi-gn, costume. Tout se tient, la
zampa d’elefante e la pillolaPincus, le copertine di Domuse le camicie di Ferré, gli spec-chi di Pistoletto e i dischi diLucio Battisti, i velluti di Ro-meo Gigli e i paninari di piazzaSan Babila, l’underjacket di LaPerla e gli sberleffi di Cattelan.
L’identità Spiega Maria Luisa Frisa, cu-ratrice dell’esposizione conStefano Tonchi, che «l’ItalianStyle è, in fondo, un’invenzionevenuta dall’estero: sono statigli stranieri a costruirlo, esat-tamente come avvenne, nelSettecento, con il paesaggioitaliano. Noi che l’abbiamo fat-to, invece, non ne abbiamo an-cora consapevolezza, né siamoriusciti a dargli una mitologianarrativa». Capita dunque chei pezzi simbolici del made inItaly finiscano nelle mostre delVictoria&Albert Museum oaddirittura dispersi, sempre aLondra, nelle aste: e che met-tere insieme una rassegna co-me quella che si snoda nellenove sale affacciate sul Duomosia stato più complicato delprevisto. Dunque l’atto di rico-struire e di rinarrare assumeuna valenza che la curatricedefinisce «militante, attivista,affermativa».
Si comincia infatti con dueparole forti, identità e demo-cratizzazione, e con due sale-
Figure stilizzateQui a destra Igort per Alberta Ferretti
proprio questa la cifra distinti-va di Seventy: senza voli pinda-rici né trovate a effetto, il brandveneto ha sempre fatto in mododi offrire un guardaroba porta-bile e coerente con lo stile dellaCity. Modello business-woman.
Nella nuova «10 Collection»che vestiremo nel prossimo au-tunno/inverno, i volumi sonoampi e comodi, trionfano tail-leur pantalone di velluto a costemaxi con giacche a scatola, litt-le black dress dalle manichescolpite, pantaloni over che pe-rò fasciano vita e fianchi portaticon grandi bluse.
Cenni di coloreParola chiave della collezione èsenza dubbio colore. Al bando le tinte scure, il total black èsorpassato. Il rosso - per Seven-ty, il nuovo nero - viene declina-to nelle sue varie sfumature che
vanno dal ciclamino al burgun-dy. L’arancione illumina e ri-scrive i codici del look cammel-lo rendendolo dinamico e piùenergetico; il classico cobalto siaccende con il verde brillantementre il pavone rischiara e di-namizza la palette dei grigi.
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SARA RICOTTA VOZA
re il total look, un coprispalle, laPasticcino bag e le slipper.
Dopo l’anteprima milanese,la collezione verrà lanciata ne-gli storici magazzini inglesiFenwick, poi in tutti monomar-ca e sul sito weekendmaxma-ra.com [S. R. V.]
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Storie nella naturaA destra un capo toile de jouy in seta e cotone
Sportiva chicLa collezione Eleventy propone nuovi look ma sempre con riferimenti italiani, come le fantasie ritrovate negli archivi delle storiche seterie comasche che danno vita a una proposta romantica e chic per camicie e abiti da indossare con giacche di taglio maschile.I cappotti sono lunghi, lavorati con punti a mano per renderli sempre più esclusivi.Il montone ruba spazio al mondo della piuma, che viene abbinata e arricchita dalla pelliccia.
Tocco di vellutoHerno crea la cappa, celebre modello identificativo del brand e best seller ditutte le collezioni femminili, in
seducente velluto dai toni polverosiilluminati da un filo di lurex che la
rende scintillante. Imbottita infinissima piuma d’oca, sicontraddistingue su tutte per leeleganti maniche a ¾, l’avvolgente colloa cratere e la forma a uovo
La borsinaLa Saddle bag in pelle con intarsi di The Bridge
Colori e leggerezzaC’è l’estate nell’inverno 2018 di Antonelli Firenze per una collezione che gioca su cromie, contrasti e sovrapposizioni superando ogni confine.Una esplosione di colori decisi e ricchi di personalità che, declinati nei tessuti invernali e nelle fantasie jacquard, perdono ogni stagionalità e propongono nuovi accostamenti
ra: un soprabito in organza diseta, una blusa in piqué di coto-ne con ampie maniche, panta-loni alla caviglia scampanati,una camicia in popeline, dueabiti al ginocchio: uno anni Cin-quanta in faille di cotone, l’altroin raso dalla linea ad A e scolla-tura sulla schiena. A completa-
Carla BruniLa modella
giovanissimacon un abito
di Ferrè
cibile, impermeabile, un tessu-to che nessuno avrebbe pensa-to fino ad allora di usare inquel modo. Ecco l’uomo in ma-glia di Missoni, rilassato maconsapevole del proprio stile».
La democratizzazioneDemocratizzazione significaanche attrezzarsi alla paritàdei sessi, in un’epoca in cuierano ancora rare le donnenella stanza dei bottoni, maquelle poche avevano bisognodi un’uniforme insieme auto-revole e femminile. Spalle lar-ghe, vita segnata, ma senza ri-nunciare a uno scollo sexy, così
potevi entrare in un consigliodi amministrazione e pure in un party, sempre sentendotiadeguata alla situazione.
Dietro questi risultati c’era,c’è, una combinazione magicache è solo nostra, l’incrocio tracreatività individuale, indu-stria e sapienza artigianale,celebrata anche nelle sale cheseguono, dove si esemplificanoalcuni temi guida: la premi-nenza del logo, una certa pre-dilezione per l’esotico e il viag-gio (ed è la stanza «Bazar»), ilrecupero delle tradizioni folk eregionali, da Dolce&Gabbanaad Antonio Marras.
Tutt’attorno soffia l’aria deltempo, con le opere d’arte di,tra gli altri, Ontani, Boetti,Cattelan, Pistoletto, Fabro, lefoto di Oliviero Toscani, AlfaCastaldi, Giovanni Gastel, le il-lustrazioni di Igort e LorenzoMattotti. Per ripassare e gio-care con la memoria, e per i fu-turi archeologi del costume,alla mostra si accompagna unvolume ricchissimo edito daMarsilio. Con un’immagine-manifesto firmata Toscani incui si dimostra che, dell’uni-gender, si ragionava già neiSettanta.
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manifesto, dove sono schieratialcuni degli abiti che fecero larivoluzione del gusto. Frisa:«La bellezza diventò utile per-ché il made in Italy non solodecretò il buon gusto, ma lo re-se disponibile a tutti». Finiti itempi degli atelier e del fattosu misura, «la moda cominciaa produrre pezzi di grandissi-ma qualità adattabili a tutti,grazie a fit perfetti e a uno stu-dio accurato sulle taglie e suimateriali. Ecco il cappotto diMax Mara, ancora in grado diviaggiare nello spazio e neltempo, di madre in figlia. Eccoil nylon nero di Prada, ingual-
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