Art. 34 - Aprile 2009

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C’E’ GROSSA CRISI. DI DIRITTI. C’è un filo rosso che lega tutti gli arti- coli e gli argomenti trattati in questo numero del nostro giornale. Anzi i fili rossi sono due: la difesa dei diritti degli studenti e la difesa dell’università pub- blica. Un anno è passato da quando il nostro Ateneo si è dotato dopo lunghe battaglie studentesche di una carta dei diritti. I diritti sociali, politici, sindacali, individuali, umani diventano esigibili quando sono sanciti in modo ufficiale e formale, e anche se spesso vengono violati, proprio il loro essere scritti con- sente a tutti noi la possibilità oggi e do- mani di rivendicarli. Questo è il senso della Carta dei diritti degli studenti. Il compito di tutti noi è farla rispettare. Ma i nostri diritti, tutti i giorni, passano anche attraverso le decisioni più com- plesse sulla didattica, i corsi di laurea, i regolamenti didattici, anche se tenta- no di ridurre gli spazi di confronto con gli studenti, limitando i compiti degli organismi paritetici di rappresentanza. E allora le lotte contro blocchi e sbar- ramenti all’ingresso, i debiti formativi, l’istituzione di anti-costituzionali nu- meri chiusi, rappresentano battaglie per un’università aperta e accessibile che non ponga limitazioni allo svolgimento della carriera degli studenti. Ma anche le battaglie dello scorso au- tunno si legano fortemente ai diritti degli studenti. Il carattere pubblico e di massa dell’università rappresenta la ga- ranzia (l’unica) affinché tutti gli studenti possano accedere alla formazione, sen- za distinzioni economiche e sociali. La privatizzazione di scuole e università (legge 133/08 e ddl Aprea) ci riporterà indietro di anni, riportando il concetto di università di classe e per pochi a nor- ma generale. E questo non è accettabile! Non è accettabile che la cultura sia un privilegio per pochi, perché una società più colta non solo è più sviluppata, ma anche più libera e democratica. Il nostro compito dovrà essere quello di conti- nuare a difendere l’università pubblica costruendo momenti di lotta e mobili- tazione sia locali che nazionali, unendo anche le nostre ragioni di studenti a quelle dei lavoratori colpiti nei loro di- ritti dalla crisi economica. Studenti e lavoratori uniti nella lotta non è per noi solo uno slogan, ma an- che un metodo di lotta che rafforza nel- lo stesso momento sia i lavoratori sia gli studenti. Le condizioni sociali degli studenti oggi peggiorano sempre più. Gli affitti delle case lievitano, i trasporti non sono efficienti, le tasse universita- rie crescono vertiginosamente e per far fronte a tale situazione sempre più stu- denti sono costretti a lavorare per man- tenersi gli studi. Purtroppo il diritto allo studio (borse, alloggi, mense) è ogget- to di forti tagli, impedendo ogni anno a centinaia di studenti di poter andare all’università o costringendoli appunto a lavorare. Difendere ed estendere il diritto allo studio, anche contro i tagli della Re- gione Abruzzo, oggi rappresenta la di- fesa di un diritto fondamentale, quello all’uguaglianza sostanziale e sociale! Vogliamo ribadire che le battaglie quo- tidiane dell’Udu sulla didattica, il diritto allo studio, la Carta dei diritti vanno di pari passo con la lotta contro le leggi del Governo, contro le quali siamo scesi in piazza nello scorso autunno, contro le quali dobbiamo continuare a mobilitar- ci, perché le conseguenze di quelle de- vastanti scelte stiamo già cominciando a pagarle. UDU L’Aquila Articolo 34 della Costituzione italiana: ”La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.“ Aprile 2009

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L'edizione di Aprile 2009 di Art. 34, foglio redatto dall'Udu L'Aquila

Transcript of Art. 34 - Aprile 2009

C’E’ GROSSA CRISI. DI DIRITTI.

C’è un filo rosso che lega tutti gli arti-coli e gli argomenti trattati in questo numero del nostro giornale. Anzi i fili rossi sono due: la difesa dei diritti degli studenti e la difesa dell’università pub-blica. Un anno è passato da quando il nostro Ateneo si è dotato dopo lunghe battaglie studentesche di una carta dei diritti. I diritti sociali, politici, sindacali, individuali, umani diventano esigibili quando sono sanciti in modo ufficiale e formale, e anche se spesso vengono violati, proprio il loro essere scritti con-sente a tutti noi la possibilità oggi e do-mani di rivendicarli. Questo è il senso della Carta dei diritti degli studenti. Il compito di tutti noi è farla rispettare. Ma i nostri diritti, tutti i giorni, passano anche attraverso le decisioni più com-plesse sulla didattica, i corsi di laurea,

i regolamenti didattici, anche se tenta-no di ridurre gli spazi di confronto con gli studenti, limitando i compiti degli organismi paritetici di rappresentanza. E allora le lotte contro blocchi e sbar-ramenti all’ingresso, i debiti formativi, l’istituzione di anti-costituzionali nu-meri chiusi, rappresentano battaglie per un’università aperta e accessibile che non ponga limitazioni allo svolgimento della carriera degli studenti.Ma anche le battaglie dello scorso au-tunno si legano fortemente ai diritti degli studenti. Il carattere pubblico e di massa dell’università rappresenta la ga-ranzia (l’unica) affinché tutti gli studenti possano accedere alla formazione, sen-za distinzioni economiche e sociali.La privatizzazione di scuole e università (legge 133/08 e ddl Aprea) ci riporterà indietro di anni, riportando il concetto di università di classe e per pochi a nor-

ma generale. E questo non è accettabile! Non è accettabile che la cultura sia un privilegio per pochi, perché una società più colta non solo è più sviluppata, ma anche più libera e democratica. Il nostro compito dovrà essere quello di conti-nuare a difendere l’università pubblica costruendo momenti di lotta e mobili-tazione sia locali che nazionali, unendo anche le nostre ragioni di studenti a quelle dei lavoratori colpiti nei loro di-ritti dalla crisi economica.Studenti e lavoratori uniti nella lotta non è per noi solo uno slogan, ma an-che un metodo di lotta che rafforza nel-lo stesso momento sia i lavoratori sia gli studenti. Le condizioni sociali degli studenti oggi peggiorano sempre più. Gli affitti delle case lievitano, i trasporti non sono efficienti, le tasse universita-rie crescono vertiginosamente e per far fronte a tale situazione sempre più stu-

denti sono costretti a lavorare per man-tenersi gli studi. Purtroppo il diritto allo studio (borse, alloggi, mense) è ogget-to di forti tagli, impedendo ogni anno a centinaia di studenti di poter andare all’università o costringendoli appunto a lavorare. Difendere ed estendere il diritto allo studio, anche contro i tagli della Re-gione Abruzzo, oggi rappresenta la di-fesa di un diritto fondamentale, quello all’uguaglianza sostanziale e sociale! Vogliamo ribadire che le battaglie quo-tidiane dell’Udu sulla didattica, il diritto allo studio, la Carta dei diritti vanno di pari passo con la lotta contro le leggi del Governo, contro le quali siamo scesi in piazza nello scorso autunno, contro le quali dobbiamo continuare a mobilitar-ci, perché le conseguenze di quelle de-vastanti scelte stiamo già cominciando a pagarle. UDU L’Aquila

Articolo 34 della Costituzione italiana: ”La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.“

Aprile 2009

Articolo 1, commi 2 e 3 della Carta dei Diritti:

2. Tutti gli studenti hanno il diritto di accedere a percorsi formativi di ogni livello, fermi restando i limiti di legge, a prescindere dalle condizioni eco-nomiche e sociali.

3. Gli studenti hanno diritto ad una didattica qualificata e finalizzata al raggiungimento degli obiettivi formativi, culturali e professionalizzanti del corso di studio.

Vogliamo partire proprio da quanto affermato nella Carta dei Diritti degli Studenti: il diritto degli studenti di poter accedere alla formazio-ne, formazione che si esplichi in una didattica di qualità.Le mobilitazioni studentesche degli scorsi mesi avevano al centro la difesa del carattere pub-blico dell’università, la rivendicazione di vede-re garantito il libero accesso alla formazione e al sapere. Le prime conseguenze delle scelte dell’attuale governo le cominciamo a vivere da subito, sulla nostra pelle, e saranno sempre più drammatiche con i tagli predisposti dal pros-simo anno accademico. Sono conseguenze im-mediate su noi studenti, poiché la mancanza di risorse si ripercuote direttamente sulla didatti-ca, sulla possibilità di potenziare le strutture, di avere più docenti che facciano lezione e quindi di coprire tutti i corsi previsti.Di fronte a questo desolante panorama, rimane comunque chiaro, per noi studenti, quale debba essere il compito dell’Università nei nostri con-fronti; principio che abbiamo richiamato con la citazione della Carta.Per queste ragioni, riteniamo essenziale porta-re avanti un percorso tra gli studenti, e negli organi, affinché si facciano scelte che vadano proprio nella direzione del libero accesso e della qualità dell’offerta formativa.Da questo punto di vista, non possiamo che ribadire la necessità da parte dell’ateneo di af-frontare la discussione sulla struttura dell’offer-

ta formativa in un’ottica più complessiva. In generale, ci troviamo in una situazione in cui non tutte le facoltà riescono ad adempiere ai sempre più stringenti requisiti minimi, richiesti per poter tenere aperto un corso di laurea (con requisiti minimi s’intende il numero di docenti necessario). A fronte di ciò, è evidente la necessità di ottimiz-zare al meglio le risorse a disposizione, al fine di puntare su una struttura a ventaglio: poche triennali a fronte di una scelta di specialistiche più ampia.Nello scorso numero abbiamo fatto un po’ il punto della situazione rispetto alla trasforma-zione dei corsi ai sensi del dm 270/04 e abbia-mo sottolineato le nostre perplessità rispetto ad alcune scelte.Infatti, nella prima fase di strutturazione dell’of-ferta formativa il bilancio è stato di una netta riduzione del numero di lauree magistrali, ri-spetto alle specialistiche esistenti, cioè l’esatto contrario di quello che chiediamo. Tutto ciò ac-cade in un panorama in cui permangono situa-zioni, come quelle della facoltà di ingegneria, ma non solo, in cui continuano ad essere istitu-iti numerosi corsi di laurea afferenti alla stessa classe di laurea (ciò significa che di fatto questi corsi hanno un buon numero di esami uguali). E’ arrivato il momento di operare un’inversione di rotta in questo senso, proprio nell’ottica di riuscire a liberare risorse da investire in altra maniera.Anche perché le conseguenze della mancanza di risorse non si limitano all’eventuale non atti-vazione di diverse specialistiche, ma nei fatti si corre il rischio di ritrovarsi limitazioni all’acces-so, sia alle triennali che alle specialistiche, con l’introduzione nei fatti del numero chiuso non solo per chi devi iscriversi alle triennali, ma an-che per chi dalla triennale vuole iscriversi alla magistrale (se c’è…).Quindi riteniamo che sia fondamentale portare avanti la battaglia affinché sia sancito il diritto ad avere una didattica di qualità, a partire pro-

prio dalla possibilità di poter accedere ai percor-si formativi di base e magistrali. Per queste ra-gioni, anche nei relativi consessi, continueremo a portare avanti le nostre ragioni, perchè nella fase decisiva della stesura dei regolamenti dei corsi di studio, dove nei fatti saranno esplicita-te tutte le condizioni relative all’accesso e alla struttura del percorso formativo, non vengano ripresentate norme che vadano a fare discrimi-nazioni tra gli studenti.In premessa abbiamo citato la Carta dei Diritti degli Studenti. Ad un anno dalla sua approvazio-ne constatiamo tristemente come alcuni articoli vengano regolarmente e cronicamente violati: si pensi ad esempio al salto d’appello o al di-vieto di alcuni docenti che non fanno sostenere prove parziali se non hai frequentato il corso in quell’anno, tutte cose che la carta vieta esplici-tamente, affermando che gli studenti possano sostenere senza limitazioni gli esami. Oppure il fatto di rilevare le firme anche per quegli or-dinamenti per i quali non è previsto l’obbligo di frequenza.Per questo invitiamo tutti gli studenti a leggere la Carta, così da conoscerne il contenuto, e a se-gnalare tutte le violazioni. La battaglia per vede-re scritti nero su bianco una serie di articoli che sanciscono principi e norme è stata tutt’altro che semplice. Quindi, ora che l’abbiamo ottenu-ta dobbiamo fare in modo che venga rispettata, che è la cosa più difficile, proprio perché devono essere sradicate una serie di pessime abitudini incardinate nella mentalità di molti docenti. Ma per questo è necessario un impegno collettivo. Ora che abbiamo questo importantissimo mez-zo, dobbiamo far rispettare i nostri diritti!Anche perché se non facciamo sentire la nostra voce, gli anni di battaglie di tutti gli studenti per far approvare la Carta, saranno resi vani dal ten-tativo di stravolgerla o addirittura di rimuover-la. Prospettiva tutt’altro che inverosimile, visto che sono già emerse le prime avvisaglie di chi vorrebbe “ritoccarla”.

Alessia Ettorre ed Elisa Lozzi

Il 20 febbraio veniva approvata la Carta dei Diritti. Ad un anno di distanza ancora molte le violazioni

Didattica di qualità, in nome della CartaLe scelte del Governo si riflettono negativamente sull’offerta formativa. E a pagare sono gli studenti

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QUI ECONOMIAI nostri rappresentanti della Facol-tà di Economia, dopo il successo dell’introduzione della Seduta di Laurea Autunnale - non smentito da alcun verbale - hanno raggiunto altri ottimi risultati raggiunti negli ultimi mesi.Grazie al lavoro costante e quoti-diano, non è più permesso ai do-centi prendere le firme a lezione con intenti di fatto discriminatori nei confronti degli studenti non frequentanti, se non in presenza di sessioni d’esame ad hoc, come par-ziali o pre-appelli.Inoltre, i docenti in caso di assenza devono comunicare almeno 24 ore prima la possibilità della lezione. Ultimo ma non meno importante: la pausa pranzo, dalle 13 alle 14, sarà garantita per tutti gli studenti di ogni anno e corso.Alcuni di questi successi sono stati facilitati dalla presenza della Carta dei Diritti degli Studenti, approvata il 20 Febbraio 2008, grazie all’im-pegno negli anni dell’Unione degli Universitari.

Armando Coia

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Da qualche tempo a questa parte, nella Facoltà di Scienze della For-mazione è emersa una problema-tica di non poca importanza: pare che tutti coloro che frequentano i corsi di laurea triennale in Scien-ze dell’Educazione, non avranno la possibilità di accedere alle lauree specialistiche. E questo perchè, non avendo i re-quisiti minimi, molto probabilmen-te il corso di laurea specialistica in Scienze dell’Educazione e della For-mazione nella Società Complessa non sarà riattivato e gli attuali stu-denti delle triennali non avranno la possibilità di continuare gli studi presso questo Ateneo. Al fine di evitare ciò, l’Unione de-gli Universitari sta portando avanti una raccolta firme, che accompa-gneranno una lettera indirizzata al Magnifico Rettore e al Preside di Facoltà. Sperando in un’attiva partecipazio-ne degli studenti a tale iniziativa, ri-cordiamo che sarà possibile firmare la petizione nella Facoltà di Scienze della Formazione nei prossimi gior-ni.

Sara Lac

QUI SCIENZE MM. FF. NN.Un precedente che potrebbe procurare danni irreversibili. Un attacco frontale mascherato dalle solite e banali miglio-ri intenzioni. E’ quello che si sta consumando tra le mura della facoltà di Scienze MM. FF. NN.: il consiglio di facoltà ha approvato, col deciso e totale dissenso da parte dei no-stri rappresentanti, una modifica di regolamento didattico di facoltà che va a ledere i diritti degli studenti.Si vuole minare il ruolo degli studenti all’interno della Commissione Paritetica, un organo satellite al Consiglio di Facoltà dall’importanza critica.La Commissione Paritetica è l’organo che ha il compito di verificare e valutare l’attività didattica, propone iniziative per migliorare l’organizzazione didattica ed esprime pareri sui regolamenti didattici e sull’effettiva coerenza tra CFU e obiettivi formativi.E’ proprio su quest’ultimo punto che la situazione si fa drammatica. Su iniziativa promossa dal preside della Fa-coltà di Scienze MM. FF. NN., si sta tentando di rimuovere gli studenti da questo compito, inibendo quindi gli stessi studenti dall’avere una voce in capitolo sull’organizzazio-ne didattica.Con questa modifica di regolamento, gli studenti non avranno più il diritto di esprimere il proprio punto di vista sui contenuti didattici e sulle offerte formative.La modifica è passata al vaglio della Commissione Didatti-ca di Ateneo e del Senato Accademico, riscontrando, sep-pur con un esigua maggioranza, il parere favorevole dei consessi, con ovvia e marcata contrarietà degli studenti.Sarà quindi necessario, da oggi in poi, creare uno stato di mobilitazione per far sì che un nostro diritto non venga negato. Paolo Bozzelli

3Anche questo progetto di legge prevede la possibilità per le scuole di trasformarsi in fon-dazioni di diritto privato ed avere “partner” pubblici e privati. Nei fatti è anche questa una privatizzazione neanche tanto nascosta del-la scuola pubblica. Si rischierebbe la trasfor-mazione delle scuole italiane, riconosciute a livello europeo come le migliori, in strumenti di offerta di lavoro a costo zero proprio per quelle aziende e società che dovessero entrare nella gestione delle scuole mascherando. La gestione della scuola verrebbe affidata, sempre secondo il DDL Aprea, ad un Consiglio di Amministrazione composto da rappresen-tanze di docenti, famiglie studenti e persona-le e dai rappresentanti degli enti privati delle fondazioni scolastiche. In questo modo gli in-teressi dei privati entrerebbero direttamente nelle scelte di gestione delle scuole. Ad esem-pio già ora le scuole sono costrette, causa gli scarsi finanziamenti, a trovare i cosiddetti sponsor per finanziare attività integrative alla didattica. Immaginate voi quale mercato si aprirebbe per enti e aziende che facessero parte delle fondazioni scolastiche. La didatti-ca e la formazione dei ragazzi potrebbe essere piegata agli interessi economici privati. Zero trasparenza, interessi economici che si intrec-ciano. Questa è la scuola che immagina questo Governo. Ma non basta. L’altra grande novità che arrive-rebbe, se il ddl Aprea fosse approvato, è l’isti-tuzione del concorso di Istituto per insegnare. Ogni scuola potrebbe bandire il proprio con-corso per l’assunzione dei docenti, rendendo definitivamente il sistema poco trasparente e se si aggiunge che tali concorso sarebbero banditi da fondazioni private si capisce come l’intreccio di interessi economici privati, pub-blici e assunzioni diverrebbe la regola. Dietro allo slogan della efficienza, della lotta allo spreco, raccomandazioni , si nasconde in-vece un progetto che trasformerebbe tutto ciò in regola costante, ed il tutto sulla pelle degli studenti e sulla qualità della formazione. I tanti difetti della scuola pubblica di oggi non

sono dovuti al fatto di essere scuola pubbli-ca, quindi ti tutti e accessibile a tutti, ma sono causati dal sottofinanziamento cronico in cui vive da anni. Lo stato preferisce dare i fondi alle scuole private (confessionali e non) vio-lando la Costituzione e lasciare cadere a pezzi tanti edifici, incompleti laboratori e strutture. E lo stesso accade con le università private. Si preferisce finanziare la ricerca oggetto di in-teressi economici, ma non quella i base fon-damentale l’avanzamento scientifico e tecno-logico. Sul versante universitario è stato presentato, ma non è ancora in discussione, il ddl Valdi-tara sulla governance degli Atenei.Oggi gli atenei sono retti da un Consiglio di Amministrazione e un Senato Accademico composti dalla rappresentanza della comuni-tà accademica e se pur con molti limiti (spesso tanti) la gestione degli Atenei è il frutto della partecipazione delle varie componenti univer-sitarie.Il ddl Valditara invece ha come obiettivo la se-parazione delle funzioni di governo tra CdA e Senato, relegando quest’ultimo ad una funzio-ne secondaria.Tale proposta è proprio il frutto di una vi-sione aziendalista della gestione dell’Univer-sità, una visione che separa nettamente le esigenze della comunità accademica (ricerca, didattica,studenti) dalla gestione economica. Una visione sempre più funzionale a ridurre i servizi per la maggioranza degli studenti, au-mentare le tasse e ridurre la partecipazione studentesca vista come una spina nel fianco di molti baroni e del Governo (quella dell’Udu sicuramente!).Gli studenti universitari hanno oggi un grande compito: difendere e migliorare il nostro siste-ma formativo pubblico, che deve poter essere di massa,laico, pubblico e accessibile a tutti senza barriere sociali, economiche e di etnia. La cultura, l’informazione, la lotta, la parteci-pazione, il conflitto e la rappresentanza sono i nostri strumenti. Gli strumenti dell’UDU. Per gli studenti di oggi e quelli di domani.

La scuolanon è invendita.La formazione non è unbusiness.Le conseguenze della legge Aprea

La privatizzazione ora tocca le scuole

di Tino Colacillo

Il violento attacco del Governo al mondo della for-mazione pubblica continua. Ormai è chiaro che questa maggioranza concepisce, per la sua indipen-denza e autonomia, la formazione pubblica come un problema da porre sotto controllo, e come un mercato possibile su cui guadagnare. Per porre sotto il controllo e limitare la funzione sociale della conoscenza, il suo essere strumento di emancipazione sociale, questo governo sta uti-lizzando due metodi. Da un lato cerca di limitare l’accesso degli studenti alla scuola e l’università diminuendo il diritto allo studio e alzando le tasse (selezione di classe), dall’altro modifica il sistema di gestione e di governo di scuole e università per ridurre gli spazi già deboli di partecipazione e de-mocrazia. Se con la legge 133 l’obiettivo era e resta l’univer-sità pubblica, adesso l’obiettivo di privatizzare la formazione si sposta sulle scuole con il progetto di Legge n.953 Aprea che si intitola «Norme per l’au-togoverno delle istituzioni scolastiche e la libertà di scelta educativa delle famiglie, nonché per la ri-forma dello stato giuridico dei docenti».

dalla redazione

La Regione Abruzzo, nel bilancio dell’esercizio provvisorio 2009, ha portato il fondo regionale per Il Diritto allo Studio Universitario a 5 milioni di euro rispetto ai 7 milioni 400 mila euro stanziati nello scorso bilancio.Tale stanziamento regionale ha ga-rantito all’Aquila negli anni scorsi l’espansione notevole di servizi alla generalità degli studenti e l’aumen-to considerevole dei posti letto (da 119 a 261) e la totale copertura nell’erogazione delle borse di stu-dio.Per la nostra Regione il sistema universitario rappresenta uno stru-mento di crescita e sviluppo impor-tante ed in quanto tale dovrebbe es-sere sostenuto economicamente.Inoltre se si considera l’attuale con-dizione di crisi economica e il qua-dro economico non favorevole del-la Regione Abruzzo, il Diritto allo Studio è fondamentale per costrui-re politiche sociali di tutela proprio per quelle famiglie che rischiano di non avere più gli strumenti econo-

mici per poter garantire l’accesso all’università e agli studi. La scelta nel bilancio, dell’esercizio provvisorio, di abbassare il fon-do a 5 milioni di euro è non solo in controtendenza rispetto agli ul-timi anni, ma rischia di colpire du-ramente il sistema dei servizi quali le residenze, le mense, aule studio proprio in un momento in cui le iscrizioni all’Università dell’Aquila sono in aumento.Per tale ragione l’Unione degli Uni-versitari dell’Aquila, attraverso una petizione sottoscritta da 2100 stu-denti dell’Ateneo, chiede alla Regio-ne Abruzzo di correggere la rotta sul diritto allo studio e di non pro-cedere al taglio dei fondi regionali proprio per non colpire quel siste-ma di tutele e servizi collettivi ga-rantito a migliaia di studenti.La nostra richiesta è di riportare a 7 milioni e 400 mila euro il Fondo Regionale in sede di redazione del bilancio definitivo, dando così un forte segnale di investimento sul sistema universitario e sulla valo-rizzazione degli studenti e della formazione.

Gli studenti interpellano la Regione Abruzzo

2100 firme contro i tagli di2,4 mln al diritto allo studioIl sistema universitario, strumento di sviluppoe di crescita, sottovalutato dal bilancio regionale

4denza le caratteristiche fisiche ne-cessarie per sopravvivere nel nuovo ambiente.Ovviamente quando parlo di caratte-ristiche fisiche intendo ad esempio: un becco più resistente o lungo che magari permette di aprire le noci di una pianta presente in quell’am-biente con più agilità rispetto ad al-tri individui. Così chi riesce a cibar-si con più facilità ha più chance di sopravvivere e quindi di riprodursi. A loro volta la specie emigra su un isola vicina riadattandosi nuova-mente al nuovo ambiente e creando quindi una specie nuova ma simile alla precedente.Questo è il concetto centrale della teoria che,tempo dopo, verrà chia-mata: teoria dell’evoluzione delle specie. Quando Darwin pubblicizzò questi studi, al suo rientro in Inghil-terra, destò molto scalpore poiché infrangeva uno dei dogmi dei cre-azionisti dell’epoca ovvero: la fis-sità delle specie. Poiché secondo questi ultimi, le specie erano state create da Dio secoli addietro e non avevano potuto in nessun modo modificare la propria forma. Ma al-lora come spieghiamo i resti fossili dei Dinosauri? Logicamente per un “fissista” i Dinosauri dovrebbero esistere ancora oggi, eppure non è così perché i Dinosauri subirono una profonda mutazione ambienta-le che li portò all’estinzione.Alcuni studiosi creazionisti dell’epoca si lanciarono in una serie di improbabili spiegazioni rispetto

all’estinzione di alcune specie, ma oggigiorno il nodo per loro rimane ancora irrisolto, e forse è questa la più grande contraddizione di chi crede che Dio abbia creato una vol-ta per tutte il mondo e le cose che ci stanno sopra. Applicata all’uomo la “discendenza con modificazioni” implica il fatto che l’uomo discende dai primi ominidi.Nei fatti la cosa che sconvolse di più all’epoca fu questa inedita rela-zione tra l’uomo e la scimmia, re-azione certamente comprensibile per degli uomini dell’ottocento ma non per chi vive oggi i prodigi che la tecnica e la scienza ci mettono sot-to gli occhi ogni giorno.La teoria Darwiniana combinata con le scoperte di Mengel ha regalato all’umanità una valida spiegazione sull’evoluzione degli esseri viventi sulla terra. Come Euclide, Archime-de, Galileo o Copernico anche Dar-win ha dovuto scontrarsi feroce-mente contro chi, guidato solo dai suoi dogmi religiosi, ridicolizzava la ricerca scientifica e tecnica del suo tempo.Oggi la Teoria dell’evoluzione è considerata da tutti i biologi un”fatto”supportato da decine e decine di prove scientifiche. Se sap-piamo qualcosa in più su di noi e la nostra storia lo dobbiamo a chi, coraggiosamente, ha espresso le proprie idee anche quando queste potevano sembrare completamente eterodosse e rivoluzionarie.

Roberto Ettorre

La teoria darwiniana sull’evoluzione della specie e il “fissismo” creazionistaDuecento anni che è nato Char-les Darwin e c’è ancora qualcuno che mette in dubbio la sua teoria sull’evoluzione? Ebbene si, da delle recenti indagini è emerso che gran parte di Inglesi e Americani consi-derano il cosiddetto “creazionismo” una credenza meritevole di essere insegnata ai loro figli nelle scuole dei rispettivi paesi.Ma facciamo chiarezza su questi due termini: creazionismo e evolu-zionismo.Il primo sta ad indicare la cre-denza secondo cui il mon-do e tutto ciò che vi è sopra: piante,montagne,rocce,animali ed esseri umani siano la creazione di un’entità divina.Insomma, per farla breve, i creazio-nisti credono che l’uomo e gli ani-mali siano stati creati dal nulla qua-si sei mila anni fa, nella forma che conservano ancora oggi.L’attuale teoria dell’evoluzione è ba-sata sugli studi di Charles Darwin, e postula che l’evoluzione delle spe-cie avviene attraverso la selezione

naturale.Le premesse concettuali che stanno dietro alla teoria Darwiniana sono relativamente semplici e riusciro-no a maturare compiutamente in Darwin grazie anche allo studio dei suoi predecessori. Quando lo stu-dioso partì sulla nave Beagle per il viaggio intorno al mondo che lo rese famoso, fu significativa una tappa, quella nelle Isole Galapagos. Qui lo scienziato scoprì il processo di “discendenza con modificazio-ni”. In queste isole situate nel Pa-cifico, Darwin studiò diverse specie di fringuelli tutte molto simili tra loro ma che abitavano isole distanti l’una dall’altra diverse miglia mari-ne. Cercò di dare una spiegazione a questo fenomeno in questo modo: una popolazione di una specie emi-gra dalle Coste del Sud America verso le vicine Isole Galapagos, qui gli esemplari che hanno delle carat-teristiche fisiche che gli permetto-no di adattarsi meglio all’ambiente vi si stabiliscono e si riproducono, facendo ereditare alla loro discen-

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Gerenza: “Art. 34” è un foglio dell’Associazione Udu L’Aquila in distribuzione gratuita solo presso le sedi universitarie. “Art. 34” non è un periodico. Stampato su Carta riciclata.

Nonostante il grande sforzo che i nostri rappre-sentanti hanno fatto in commissione Bilancio d’Ateneo, purtroppo per quest’anno alle biblio-teche della nostra Università sono stati destinati quasi quattrocento mila euro in meno rispetto al loro naturale fabbisogno.Le prime conseguenze di questo taglio sono sta-te la rescissione dei contratti con due prestigiose riviste internazionali “Science” e “Nature” e un netto taglio ai fondi che, nei diversi poli biblio-tecari aquilani, sono destinati all’acquisto del li-bri di testo da prestare poi agli studenti. Questo avrà gravissime conseguenze sulla qualità della didattica e della ricerca nel nostro Ateneo.Tuttavia non possiamo non evidenziare il fatto che c’è la necessità di valutare quali riviste ab-biano più riscontro, in termini di lettori, e qua-li meno, in modo da investire correttamente gli esigui fondi a nostra disposizione.Se questa politica di tagli indiscriminati a livello nazionale proseguirà, ci troveremmo costretti in futuro a rescindere altri contratti con altrettante riviste al fine di non reprimere più di quanto già fatto i fondi destinati all’acquisto dei materiali per la didattica destinati agli studenti.Infatti a fronte dei costi sempre maggiori che gli studenti devono sostenere per l’acquisto dei li-bri è necessario rispondere garantendo maggiori fondi all’acquisto del materiale librario che i do-centi scelgono come testi di riferimento.E questo dovrà avvenire anche a fronte del fat-to che il Rettore nella sua relazione sul Bilancio

preventivo del 2009 ha raccomandato che: “una quota significativa dello stanziamento al Sistema Bibliotecario sia riservata all’acquisto dei libri di testo per gli studenti” concetto che i nostri rap-presentanti hanno tenuto a ribadire più volte in tutti i consessi d’Ateneo.Probabilmente l’Ateneo valuterà se è anche il caso di rescindere il contratto con “Elsevier” che fornisce al nostro Ateneo prevalentemente arti-coli scientifici, cosa non di poco impatto dato che sette facoltà su nove del nostro Ateneo sono Scientifiche.In questa situazione, l’installazione dei sistemi anti-taccheggio nei diversi poli, anche se estre-mamente necessari, paiono passare in secondo piano data la netta diminuzione dei fondi a di-sposizione.Occorrerà trovare soluzioni alternative e meno onerose rispetto a quanto preventivato fino ad ora (novantamila euro) per l’installazione dei suddetti sistemi.Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un au-mento esponenziale degli studenti che vanno nelle biblioteche delle proprie facoltà a studiare le materie dei rispettivi corsi.Per agganciarci al trend nazionale e per rispon-dere ad un’utenza in costante crescita, il nostro Ateneo deve profondere più risorse per l’attiva-zione di maggiori postazioni di studio all’interno delle biblioteche, adeguando strutture, servizi e materiali alle esigenze della popolazione studen-tesca. Roberto Ettorre

L’odissea bibliotecaria400 mila euro in meno per libri e riviste scientifiche. Persi i contratti con“Science” e “Nature”. A rischio anche “Elsevier”. Qualità idattica in pericolo?

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