Armellini Su Del Noce e Risogimento

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    LIDEA DI RISORGIMENTO IN AUGUSTO DEL NOCE

    Premessa

    Il Risorgimento come categoria filosofica costituisce un costanteoggetto dindagine nel pensiero di A. Del Noce, che la equiparaallidea di una restaurazione creatrice sin dal 1945. Infatti gi in

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    un articolo de Il Popolo Nuovo del 27 maggio del 1945 il concet-to di una restaurazione dei princpi dissociata da quella dei fatti ap-pare la guida della posizione politica del cristiano, intesa come

    fedelt creatrice che intende rivolgersi ai valori della tradizione cri-stiana nel loro carattere eterno. Con ci egli vuole sin dal dopo-guerra proporre unalternativa sia alla mentalit rivoluzionaria siaalla mentalit reazionaria. In questo progetto egli mostra la distan-za dallutopia archeologica che caratterizza il progetto medievalistadi una cristianit da recuperare contro la dissoluzione della moder-nit, perch in essa esiste una concezione della restaurazione deiprincipi eterni come associati indissolubilmente con un ordine sto-rico delle istituzioni. Per Del Noce di fronte alla mentalit totalita-

    ria del fascismo e del comunismo il metodo della civilt cristianaconsiste in una concezione della democrazia in cui metodo dellalibert e rispetto delle persone siano tali valori a cui non si debbamai venire meno1. In ci presente una concezione del Risorgi-mento che gli deriva dal pensiero di Gioberti, il quale con restaura-zione creatrice ha inteso dare vita alle virtualit presenti implicita-mente nella tradizione cattolica, perch questa mostra un elementodi svolgimento originale in relazione con le nuove istanze della sto-

    ria. Essa si oppone sia allutopia rivoluzionaria, che intende sov-vertire i valori acquisiti, sia alla restaurazione reazionaria, che vuo-le soltanto ritornare ad un passato di fatto.

    Secondo Del Noce la filosofia di Gioberti avrebbe sindallOttocento dato una indicazione politica, quella di alleare il de-stino della Chiesa cattolica al movimento liberale e democratico, il

    1

    A. Del Noce, Analisi del linguaggio, Il Popolo Nuovo, 27 maggio1945. Cfr. C. Vasale, Riforma cattolica e restaurazione creatrice,in

    F. Mercadante-V. Lattanzi (a cura di),Augusto Del Noce. Essenze filoso-

    fiche e attualit storica, vol. II, Spes-Fondazione Capograssi, Roma 2001,

    pp. 913-920. Le principali opere di Del Noce sono: Il problema

    dellateismo (1964), introduzione di N. Matteucci, Il Mulino, Bologna

    1990;Riforma cattolica e filosofia moderna, I, Cartesio, Il Mulino, Bolo-gna 1965;Lepoca della secolarizzazione, Giuffr, Milano 1970;Il suici-

    dio della rivoluzione, Rusconi, Milano 1981; Da Cartesio a Rosmini,

    Giuffr, Milano 1992. Mi permetto di rinviare al mio Razionalit e storia

    in Augusto Del Noce, Aracne, Roma 1999.

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    quale cos avrebbe dovuto assurgere a valore universale capace dicustodire il senso religioso pi autentico della civilt italiana ed eu-ropea. In questottica Del Noce discute della visuale del Risorgi-

    mento basata sulla continuit di una forte ispirazione anticattolicadella politica italiana da Cavour a Giolitti, di cui stata portavocelopera di B. Croce la Storia dItalia dal 1871 al 1915, che, ricol-legantesi agli autori hegeliani di Napoli, esprime bene lunit dellapolitica liberale e limmanentismo filosofico, che ha conclusoin quella specie di mitizzazione dellopera di Giolitti2.

    Croce, Gentile e il tramonto del Risorgimento laico

    Sin dal 1948 lideologia laicista di Croce viene analizzata da DelNoce, che la definisce il corrispettivo politico di quella cultura percui il carattere della civilt moderna sarebbe il trasferimento delcristiano regno dello spirito dal cielo alla terra, per cui lepocaattuale segnerebbe non gi la sostituzione di un cristianesimo laicoal cristianesimo trascendente, ma la fine storica del cristianesimo e

    il sorgere di una nuova civilt fondata sulla prima antropologia net-tamente non cristiana che sinora sia apparsa3. Croce ha visto benela convergenza del liberalismo col cristianesimo in un periodo incui la vittoria sulla mentalit totalitaria esige che la funzione politi-ca del cristianesimo debba essere liberale, cio volta non alla ga-ranzia di determinati istituti e neppure alla fondazione di una strut-

    2

    A. Del Noce, Per una interpretazione del Risorgimento (il pensiero diGioberti), Humanitas, 1961, pp. 16-40, presente citazione a p. 25.3A. Del Noce,Benedetto Croce e il Partito Liberale, Il Popolo Nuovo,

    13 aprile 1948. Cfr. R. Buttiglione, Augusto Del Noce. Biografia di un

    pensiero, Piemme, Casale Monferrato 1991; C. Vasale,Etica e politica in

    Augusto Del Noce, in AA. VV., Augusto Del Noce e il problema della

    modernit, Studium, Roma 1995, pp. 193-223; T. Perlini,Esistenzialismoreligioso e teologia civile in Augusto Del Noce, in S. Natoli (a cura di),

    Percorsi e figure. Filosofia italiana del 900, Marietti, Genova 1998, pp.

    187-280; E. Randone,Il Croce di Augusto Del Noce, Annali del Centro

    Pannunzio, XXXIII, 2002-2003, pp. 125-149.

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    tura sociale dipendente sul fine ultimo delluomo, ecc., ma alla ri-vendicazione nelluomo di un principio spirituale indipendente dal-la societ4. Lidea liberale come idea etica esige il suo dissociarsi

    dal liberalismo non fossaltro che perch altrimenti si farebbelidea liberale relativa a un particolare ordinamento economico e sidarebbe ragione con ci al marxismo nel considerarlo come sovra-struttura5. Il movimento di liberazione del liberalismo dal liberi-smo stato colto da Croce, che per ha pensato al risveglio del cri-stianesimo in termini di religione della libert. Ci significa perDel Noce la divinizzazione del processo storico, che libert inquanto continua creazione di valori6. La sua libert la legge del-la storia, da cui direttamente non si pu ricavare alcuna posizione

    politica concreta, perch quella di Croce non una libert che ha difronte qualcosa, ma libert dello Spirito, Dio immanente unicoprotagonista della storia. Essa condanna tutte le forme che neganola libert come legge storica e sincontra col liberalismo per vianegativa, aprendosi alla prospettiva di esso come politica degli spi-riti colti, i quali sanno che vano sperare in una definitiva instau-razione della giustizia e che nella storia non v problema definiti-vo da risolvere, ma sempre via via problemi particolari7. Lideale

    della giustizia posto prima dellideale della libert il principio chemaschera invece ogni dittatura. La preminenza dellideale della li-bert significa in Croce difesa della democrazia formale, che fatuttuno con quella della legalit, organizzandosi con il partito libe-rale per motivi conservatori in funzione di difesa dellordine. Ciha provocato la diaspora dei liberali progressisti, che hanno secon-do Del Noce messo a riposo Croce, la cui religione della libertnon risolve il problema fra cultura e massa esaurendo il ruolo stori-

    co della cultura laicista.La grandezza di Croce va ricercata nella consapevolezza di esse-re nellet prospera di pace collocata fra il 1870 e 1914lincarnazione completa del tipo di virt posta in una moraledelloperosit, in cui, piuttosto che nella preghiera e

    4A. Del Noce,Benedetto Croce e il partito liberale, art. cit.

    5Ib.

    6Ib.

    7Ib.

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    nellascetismo, si pensava dovesse realizzarsi il divino8. A Croceper manca il senso della crisi del mondo moderno, poich con-vinto che nella storia nulla sia perduto n che siano percorse false

    vie; infatti impossibile ritornare a ci che la modernit ha com-battuto e, per Croce, sconfitto, cio la trascendenza. Il cristianesi-mo per lui ha perso la forma medioevale e controriformista e si trasformato dopo il Rinascimento, la Riforma, lIlluminismo e loStoricismo in religione immanentistica della libert. Lesclusionedella trascendenza per Del Noce il presupposto che condiziona laricerca crociana, il cui storicismo un chiamare la filosofia da-vanti al tribunale della storia9. Estraneo al tipo del filosofo metafi-sico come del rivoluzionario, egli lespressione di unepoca fidu-

    ciosa in un progresso senza scosse, inadeguata per al sopraggiun-gere di una crisi. Critico di ogni definitivit, che ancora richiame-rebbe la trascendenza, la sua filosofia sembra presentarsi come giu-stificazione di una realt storica data intesa come modello, che ten-de a mitizzare let liberale e la figura di Giolitti. La formula dellasua posizione stata lo storicismo idealistico, perch riduce la real-t allo Spirito, risolto senza residui nello svolgimento storico. Unacontraddizione in Croce sta in ci, che lidealismo immanentistico

    sembra portare ineluttabilmente allattualismo, il quale denota mo-tivi di pensiero come lattivismo e lirrazionalismo contro cui Cro-ce pure combatte. Inoltre lantiindividualismo si comprende nellasuafilosofia delle opere, per cui non lindividuo ma lopera il se-gno immortale delluniversale. Cos egli si contrapponeallesistenzialismo e al decadentismo senza poterli superare, perchessi, denunciando la rottura tra esistenza e ragione, mettono piutto-sto in luce il presupposto da cui dipende la filosofia di Croce, cio

    laccento sulluniversalit dellopera e non sulla singolaritdellesistenza. Pur volendo essere una filosofia della libert poi,secondo Del Noce, essa suggerisce la domanda se la sua filosofiaantipersonalistica dello Spirito universale non sia riuscita in defini-tiva dimpaccio alla stessa rivendicazione pratica della libert10.

    8A. Del Noce, Grandezza e limiti di Croce, Il Nostro Tempo, 30 no-

    vembre 1952.9Ib.

    10Ib.

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    Avverso a tutte le posizioni laiche che negano il senso del divino,afferma uno storicismo che nega solo la trascendenza del divino ela metafisica corrispondente, avvertendo la propria affinit con le

    religioni e perdendo la sembianza illuministica di una lotta controla trascendenza, per affermare una filosofia totalmente mondana. Ilsuo un tentativo di restaurazione religiosa () in un mondo incui la condanna della trascendenza senza appello11. Quindi perun verso Croce risulta, come campione della lotta contro la tra-scendenza in nome di una filosofia mondana, il continuatoredellilluminismo, ma come filosofo della restaurazione del divinorisulta lultima voce della Restaurazione sia pure nella versione cheha abbandonato lutopia archeologica di un ritorno al passato. Per-

    ci ha condannato il giacobinismo, il democraticismo e il radicali-smo. Anche se romanticamente Croce ha pensato di riunificarequeste due posizioni collaffermazione del divino in terminidimmanenza, non ha tenuto presente che si erano ormai dissociate.

    Quale dei due aspetti condizionante? In un importante saggiodel 1966 intitolatoHomo sapiens homo faberDel Noce non ritienein lui prevalente laspetto di metodologo dello studio della storia,ma quello del pensatore essenzialmente religioso condizionato dal

    presupposto per che let della trascendenza sia ormai conclusa:Il problema essenziale di Croce stato di ritrovare una ragione divita dopo la scomparsa del Dio trascendente o di vincere il pessi-mismo che consegue a questa scomparsa12. Croce stato soprat-tutto un moralista teologo, che unendo il profano al sacro, collegamorale e religione nel senso dellimmanenza di Dio al mondo, per-ch la concezione di un Dio come distinto dal mondo gli apparecome limitazione di Dio stesso e una sostituzione di esso con una

    immagine antropomorfica. Oltre la trascendenza, la sua filosofianega lateismo, lagnosticismo e limmoralismo. La vera filosofiainfatti sempre pensiero del divino che lotta contro i falsi di voltiad offrirne una raffigurazione inadeguata. Il divino non pu esserecolto direttamente e loccasione storica ne promuove ogni voltauna interpretazione diversa rispetto allavversario che combatte. Il

    11Ib.

    12A. Del Noce, Homo sapiens homo faber. Il teologo del divino imma-

    nente, La Fiera Letteraria, XLI, n. 18, 12 maggio 1966, p. 7.

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    filosofo della storia pretende di cogliere il senso della storia e fissa-re Dio in una immagine, lo storicista ha invece per Croce un sensodumilt verso il divino che gli vieta questa pretesa. La filosofia di

    Croce cos per Del Noce la trascrizione della teologia negativanella filosofia dellimmanenza del divino13. Laffinit tra la suafilosofia e la vecchia metafisica e la differenza tra essa e la tradi-zione empiristica e pragmatistica si pu chiarire richiamandolopposizione stabilita da Scheler fra la visione della vita ispirataallhomo sapiense quella ispirata allhomo faber. La prima legataalla teoria della partecipazione delluomo al divino che ha domina-to da Platone ad Hegel, non essendo stata intaccata nemmenodallantitesi di teismo e panteismo; luomo cio possiede in s un

    agente di essenza divina, che spiega lattitudine della ragione allaconoscenza del mondo; nellhegelismo tale tesi prende la forma percui luomo accede necessariamente alla coscienza crescentedalleternit di ci che , in un processo storico in cui la divinitacquista nelluomo la coscienza di s. Il marxismo antinega questocarattere legato allidea di partecipazione risolvendo luomo inhomo faber, che ha come caratteristica prima la negazionedellorigine metafisica dello spirito e della ragione; in esso il pen-

    siero intelligenza tecnica ridotta a strumento di produzione; il po-sitivismo empiristico e il sociologismo non fanno che svilupparelidea che luomo non faccia che trasformare il mondo, senza pirapportarsi alla rivelazione delle essenze. Il pensiero di Croce ap-partiene alla visione hegeliana, rappresentando laffermazionedella visione del mondo caratterizzata dallidea dellhomo sa-piens14. In ci sta la sua lotta contro lirrazionalismo, il marxismo,il neopositivismo, il sociologismo, il pragmatismo, la psicoanalisi e

    lesistenzialismo, combattute da Croce perch riducono letica allasituazione e alle condizioni fisico-materiali. Egli ha riconosciuto ilproprio debito nei confronti del marxismo, che ha una verit daconservare, perch da esso si possono ricavare suggestioni per de-finire il momento economico, la cui autonomia gli stata utile perla costruzione della sua filosofia dello spirito fondata sui distinti.Del Noce lo considera il vero continuatore del liberalismo laico ri-13

    Ib., p. 8.14Ib.

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    sorgimentale, di cui ha proseguito culturalmente lunificazione cheil liberalismo ha realizzato praticamente. Inoltre gratitudine debbo-no rendergli coloro che, in nome degli ideali del Risorgimento,

    hanno condannato il fascismo sulla base dellesempio crociano edella sua condanna dellirrazionalismo. Dopo la sconfitta dellaComune parigina e la caduta del potere temporale dei papi, sonocrollati per lui sia lutopia rivoluzionaria sia il cattolicesimo, manella storia nulla va perduto, per cui il cristianesimo si deve tradur-re in immanentistica religione della libert, dopo il superamentodella trascendenza da parte della filosofia moderna. Egli il rap-presentante di unepoca in cui cultura e vita privata si sono presen-tati distinti e coordinati e la filosofia ha rinunciato al tentativo di

    modellare la realt secondo un ideale ultimo, suggerendo la con-versione alla ricerca di soluzioni per lesperienza storica e configu-rando il compito delluomo di pensiero nella salvaguardiadellattivit conoscitiva dallinquinamento con esigenze pratiche.E per questo che il suo pensiero appare a Del Noce un liberalismonon illuministico, che deve separare il liberalismo dalla teodicealiberista. In lui si affacciano per pericolosi motivi pretotalitari:Per ragione di questo storicismo si affacciano i motivi pretotalita-

    ri, appunto connessi con la negazione del libero arbitrio: il puntoessenziale del pretotalitarismo crociano sta nellaffermazione che iconcetti di libero arbitrio e di responsabilit hanno un significatosoltanto da un punto di vista pratico ed energetico; ossia il punto divista teoretico (della verit) sempre giustificante; e dire che ilconcetto di responsabilit appartiene alla sfera pratica, significache non si responsabili, ma si fatti tali in relazione a un certocompito pratico; cio che si fatti responsabili dal processo stori-

    co

    15

    , in cui sempre dei potenti dominano. Croce cos lesponentedi un periodo storico che per autogiustificarsi ha dovuto mantenerecontro il pensiero rivoluzionario lidea di continuit nella tradizio-ne. Per far ci ha dovuto sostituire al Dio trascendente il divino re-so immanente, perch in realt la sua filosofia mossa dalla ricon-ciliazione con la realt per vincere il pessimismo legato alla cadutadella fede religiosa e della speranza rivoluzionaria.

    15A. Del Noce,Il problema dellateismo, cit., p. 544.

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    Loltrepassamento di Croce possibile per lui se si ridiscute il pre-supposto della negazione della trascendenza, considerando non riu-scito il tentativo di separare, attraverso limmanentismo, religione e

    mitologia.Lultimo periodo di Croce volto alla definizione del male, che rappresentato dalla vitalit, dallegoit, dallindividualismo, dallamaterialit e dallanimalit. Ci introduce un dualismo nel suopensiero, che mostra il riemergere del pessimismo iniziale non vin-to. Le sue frequenti irrisioni contro il sopramondo sono spiegabi-li non con un disinteresse per la religione, ma per la determinazio-ne del male nellindividuo, che in un coerente razionalismo religio-so viene identificato nella sua finitezza con il peccato. Se luomo si

    redime dal suo male, rimangono le sue opere. La crisi presente quella religiosa, per cui Croce auspica una restaurazione o una ri-forma ad opera di geni religiosi. A giudizio di Del Noce nel librocrociano su Vico si pone il problema del male in relazione ad unaconcezione della teodicea, per la quale la vittoria sul pessimismorelativo agli aspetti tragici dellesistenza avviene allinternodellimmanentismo, assumendo la sua teodicea della modernit laforma di una giustificazione del male dopo aver accolto sia la per-

    dita di una vita ultramondana sia i surrogati di speranza propostinel progressismo rivoluzionario. Per far ci Croce deve eliminarela realt dellindividuo ed esaltare limmortalit delle opere, chenon possono essere distrutte dalla morte. Il suo Vico viene dopoHegel, essendo la sua idea di Provvidenza lunica del periodo delleteodicee che possa essere letta per Croce in una versione immanen-tistica. Come ogni teodicea in stile secolare quella di Croce attra-versata da un profondo pessimismo e insieme animata da una vo-

    lont morale di vincerlo, perch abbandonarsi al pessimismo signi-fica immoralismo e decadentismo16. Ormai ottantenne scrive nel1946La fine della civilte lAnticristo che in noi, che ce lo mo-strano attento allattualit. La barbarie del nostro secolo sta nellaperdita di una continuit storica, la quale poggia su un concetto diprogresso che insieme innovazione e conservazione. Oggi inveceper Croce non c nel progresso il sentimento dellelevamento

    16Cfr. A. Del Noce,Benedetto Croce e la nuova et oscura, Il Tempo,

    27 dicembre 1977.

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    della tradizione nella successione delle civilt, ma quello della rot-tura radicale17. Dopo la cesura col passato non rimane per che laminaccia denunciata nel secondo saggio, il quale identifica

    lAnticristo con lirrisione, loltraggio e il disconoscimento dei va-lori stessi, considerati parole vuote, inganni ipocriti dietro cui sta-rebbe lunica realt della brama e della cupidigia personali. La rot-tura con la tradizione propria del mito del mondo nuovo il voltoaggiornato dellAnticristo, che ha ridotto i valori a strumento didominio. Legoismo oggi inteso come discreazione, che si pre-senta sotto le smentite spoglie di una rivoluzione radicale la qualedemitizza il passato. In questo filosofo del tramonto del risorgi-mentalismo laico Del Noce rintraccia lindicazione di un recupero

    del cristianesimo borghese per porre unargine alla nuova barbariedel libertarismo attivistico e dellegoismo nazionalistico, che hannodato luogo allirrazionalismo fascista e, dopo la caduta del fasci-smo, alla scissione col senso religioso della tradizione. Esso nellaico Croce assume il valore dellamor di patria, che un concettomorale, come dice nel poco considerato saggio Una parola dissue-ta: lamor di patria, uscito nel giugno 1943, in cui afferma che inostri nobili ideali e gli austeri doveri prendono in essa aspetto par-

    ticolare e pi vicino a noi in una forma che rappresenta tuttalumanit. I nazionalismi si divorano lun laltro, mentre le patriecollaborano tra loro, per cui patria e libert sono strettamente col-legati dal punto di vista politico. Senonch il pensiero crociano caduto in una contraddizione fondamentale, perch, come Del No-ce dice in Croce e il pensiero religioso18, da un latolaffermazione che la vita e la realt storia e nientaltro che sto-ria lo porta ad intendere le idee e i valori come fatti storici parti-

    colari, dallaltro la negazione cos del pensiero religioso trascen-dente come del pensiero rivoluzionario lo conduconoallinnalzamento a modello di un particolare periodo storico, letliberale 1871-1914. Ma ci segna il fallimento della proposta di

    17Ib.

    18Cfr. A. Del Noce, Croce e il pensiero religioso, in Id., Lepoca della

    secolarizzazione, cit., pp. 239-251.

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    purificazione della religione dellelemento mitico attraverso la filo-sofia del divino immanente19.

    Il punto conclusivo e pi coerente dellimmanentismo viene in-

    dividuato da Del Noce nellopera filosofica di G. Gentile

    20

    , che nelfallimento dellattualismo coinvolge secondo lui anche il presup-posto su cui si regge linterpretazione della storia e della storia del-la filosofia intese come processo verso la radicale immanenza. Alsuo pensiero Del Noce dedica sin dagli anni Sessanta una serie disaggi poi confluiti nellopera postuma intitolata Giovanni Gentile.Per una interpretazione filosofica della storia contemporanea

    (1990), insieme ad una numerosa quantit di saggi sparsi e di arti-coli, che testimoniano lunit e la costanza di un confronto critico

    al pi alto livello della cultura. A suo dire nella Teoria generaledello Spirito come atto puro Gentile ha tentato una riforma delladialettica hegeliana, riprendendo la critica di Jaja nei confronti del-la conoscenza intesa come intito, la quale si poggia sulla visionedi un intelletto che non fa che rispecchiare la realt preesistenteallatto della conoscenza. Questa concezione viene sussunta daGentile sotto la categoria generale del naturalismo, che racchiudein s sia la versione dispirazione platonica (poggiante

    sulloggettivit dellidea) sia quella dispirazione empiristica (basa-ta sulla indipendenza esterna del mondo materiale rispetto al sog-getto). Se la vera conoscenza per Gentile opera dellattivit asso-luta del soggetto trascendentale, occorre rifiutare il potere di unadatit autonoma e oggettiva di tipo trascendente o empirica: Tutte

    19Ib., p. 250.

    20

    Cfr. A. Del Noce,Appunti sul primo Gentile e la genesi dellattualismo,Giornale critico della filosofia italiana, XLIII, f. 4, 1964, pp. 508-556;

    Idem,Lidea di Risorgimento come categoria filosofica in Giovanni Gen-

    tile, Giornale di critico della filosofia italiana, LXVII, f. 2, 1968, pp.

    163-215; Id., Gentile e la poligonia giobertiana, Giornale critico della

    filosofia italiana, LXVIII, f. 2, 1969, pp. 222-285; Id., Unit e differen-

    za. Le Lettere di Gentile a Croce: il capitolo fondamentale della storiadellidealismo italiano,Il Giornale dItalia, 6 gennaio 1973; Id., Gentile

    e Gramsci, Il Veltro, XXI, n. 3-4, 1977, pp. 203-249; Id., Fascismo e

    filosofia, in J. Jacobelli (a cura di),Il fascismo e gli storici oggi, Laterza,

    Roma-Bari 1988, pp. 51-58.

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    le sue tesi possono venire ridedotte da questa estensione radicale eportata alle conseguenze estreme della critica dellintito, cos con-tro il platonismo come contro empirismo21. Ma lattivit non ap-

    partiene al soggetto finito e umano in quanto tale, che soltanto unepifenomeno empirico di un Atto assoluto divino, il quale intesocome unico soggetto della storia. Lesito del pensiero gentilianorisulta essere limmanentizzazione della teologia cristiana, in cuiavviene per il rigetto di alcuni dati del pensiero cristiano, come ilrifiuto di una creazione indipendente dal suo autore e quello del da-to soprannaturale della rivelazione. Con la negazione dei soggettifiniti intesi come centri autonomi di coscienza e quindi fonte dimale in quanto particolare individualit, lattualismo legge la mo-

    dernit come passaggio non dalla forma teologica e metafisica delpensiero a quella scientifica e positiva, ma come transizione dallateologia mitica alla teologia vera, che comporta la restaurazione deldivino per in senso immanentistico. In questo senso il suo pro-gramma ha inteso essere la continuazione laica di una linea di pen-siero che ha il suo centro nel cattolicesimo di Rosmini e Gioberti22.Solo che laver trasportato il tema agostiniano dellintimit di Dionellanima umana in orizzonte immanentistico stato a lui possibi-

    le solo attraverso la scissione dellagostinismo dal platonismo,producendo una singolare secolarizzazione dellinquietudine ago-stiniana nella forma dellattivismo solipsista: linsoddisfazioneagostiniana rispetto ai beni finiti si trasforma in Gentilenellinsoddisfazione rispetto al fatto (). Tutto bene in quanto atto, tutto male in quanto fatto, per cui vale la definizione dellafilosofia come attivismo (che) significa linversione per cuilazione, come trasformazione della realt viene sussunta quale va-

    lore in s, con la conseguente retrocessione degli altri soggetti astrumenti o ad ostacoli23Confrontando lontologismo italiano con il pensiero di Marx, egli

    poi interpreta la nozione di prassi in termini di attivit dello Spiritointeso come produttivit e creativit del conoscere, contrapponendo

    21A. Del Noce, Giovanni Gentile. Per una interpretazione filosofica della

    storia contemporanea, Il Mulino, Bologna 1990, p. 30.22

    Cfr. G. Gentile,Rosmini e Gioberti(1898), Sansoni, Firenze 1958.23A. Del Noce, Giovanni Gentile, cit., p. 39.

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    la filosofia della prassi alla filosofia dellintito. Cos egli pensa diliberare Marx dalle implicazioni materialistiche, deterministiche eateistiche della sua teoria, formulando una filosofia della prassi a-

    deguata alla cultura dellOccidente

    24

    . Gentile pensa che, piuttostoche negare Dio, occorra interiorizzarlo, sentirne cio la presenzanellimmanente eticit del divenire spirituale dellAtto puro. Sepa-rata dal materialismo la filosofia della prassi consiste dunque nelrovesciamento idealistico della riforma marxiana dellhegelismo.La critica a Marx conduce Gentile alla scoperta di Rosmini e Gio-berti, sentendosi egli il vero continuatore del Risorgimento, nellacui idea si trova oltrepassata anche quella di Rivoluzione. Comeforma di filosofia cristiana liberata dallinvolucro platonico, in

    Gentile si ha la singolare coincidenza tra marxismo dissociato,come filosofia della prassi, da materialismo, e giobertismo, comefilosofia della creazione, da platonismo e da ontologismo25.

    La riflessione gentiliana sul Risorgimento, intesa come realtimparentata con la Restaurazione, volta ad un richiamo di saporeantilluministico e antiutilitaristico della tradizione, interpretata allaluce del suo programma di continuazione immanentizzata di esso,che non vuole dire n negazione n superamento, ma interiorizza-

    zione della religione. Su questa base religiosa Gentile ha intesoperseguire un programma di riunificazione culturale del paese, cheha voluto respingere sia lateismo sia il panteismo (poggianti en-trambi su una interpretazione naturalistica del divino), con esplicitorichiamo al filone cattolico, non considerato da Hegel: Si deve diconseguenza passare alla domanda dice Del Noce nel Problemadellateismose non ci sia una linea filosofica moderna che il mar-xismo ha totalmente ignorato e che del tutto irriducibile a quelle

    che essa ha considerato. Lha ignorata anzitutto perch era stata i-gnorata da Hegel, che di un solo ontologista si occupato nella suastoria della filosofia, Malebranche, e praticamente lo ha esclusodalla storia del pensiero col giudicarne la filosofia come un proces-so verso lo spinozismo, troncato da esigenze extrafilosofiche26.

    24Cfr. G. Gentile,La filosofia di Marx,Pisa 1899, poi in Id.,I fondamenti

    della filosofia del diritto, Sansoni, Firenze 1955, pp. 135-303.25

    A. Del Noce, Giovanni Gentile, cit., p. 93.26A. Del Noce,Il problema dellateismo(1964), cit., p. 574.

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    Gentile si richiamato infatti al Gioberti dellaRiforma cattolica, incui si parla del cattolicesimo nel senso di una poligoniaper la pos-sibilit che esso offre di essere interpretato in una pluralit di e-

    spressioni personali, in analogia al poligono che ununit conmolti lati. Ci avrebbe permesso a Gentile di dichiararsi cattolicopresentandosi come il continuatore del risorgimentalismo italiano,da un punto di vista che per accetta una continuit coi riformatorieretici, e di non sentirsi un proseguitore della Rivoluzione francese,come avvenuto per Hegel. Inoltre, se questultimo da pensatoreprotestante ha incontrato il pensiero greco, Gentile, pensando disalvare il cattolicesimo attraverso la sua separazionedallintellettualismo ellenico, ha portato allestremo lopposizione

    di sapore prettamente modernista tra spirito cristiano e platonismo,ancora incerta e incoerente a suo dire in Laberthonnire e Blondel,come afferma nel 1943 nello scrittoLa mia religione.

    Su queste basi Gentile ha potuto affermare la sostanziale identitnon soltanto tra religione e filosofia, ma anche tra cattolicesimo eattualismo, nella convinzione che essi non si contraddicano. In re-alt ha pensato queste verit secondo categorie di una filosofia chenon ha pi secondo Del Noce le sue origini nel cristianesimo:

    Gentile non invera il cattolicesimo, perch nessun cattolico, anchecolui che ammetta la poligonia giobertiana, potr riconoscere le re-ligiosit gentiliana come cattolica; perch in questa religione demi-tizzata viene ridotta a mito la rivelazione positiva stessa. Daltraparte, la sua tesi rappresenta la rovina dellhegelismo come filosofadel divino immanente, poich gli toglie laspetto laico razionalista;e ogni continuatore laico di Gentile abbandoner infattilattualismo nel riguardo in cui esso filosofia religiosa27. Come

    filosofo della restaurazione religiosa, che vuole trionfaresullateismo entro limmanentismo, Gentile si sente un riformatorereligioso e politico, che intende il suo pensiero come teologia delfarsi di Dio nella storia. Solo che dopo la critica dellintito, deveoperare la sostituzione del primato della contemplazione col pri-mato dellazione28, per mostrare come lattualismo sia lunica fi-losofia cristiana odierna che sul piano politico possa trovare nel fa-27

    A. Del Noce,Da Cartesio a Rosmini, cit., p. 185.28Ib., p. 187.

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    scismo lideologia per lunificazione politica tentata ma non rag-giunta in modo esauriente dal Risorgimento dellOttocento. Nelsaggio Origini e dottrina del fascismoGentile osserva come il fa-

    scismo abbia proposto una concezione religiosa della politica, chesi contrappone a quella laicista, segnando pure la frattura con letgiolittiana. Il duce, in questo quadro ha rappresentato la subordina-zione del partito allo Stato e non viceversa come negli altri totalita-rismi. Il mussolinismo, volto alla personalizzazione di un poterepiegato alla volont di potenza di un progetto di imperialismo na-zionalistico di origine attivistico-irrazionalistica che guarda ad unacommistione pseudorivoluzionaria di nietzscheanesimo e soreli-smo, viene a detta di Del Noce coinvolto nello scacco

    dellattualismo, con cui avrebbe avuto una sorta di incontro storicoprestabilito. Ma Gentile non sarebbe comprensibile senza Gioberti,per quella deontologizzazione del giobertismo posta al fine di rea-lizzare perfettamente il tema modernistico della libert cristiana insenso immanentistico.

    Ontologismo e politica in Gioberti e Rosmini

    A Gioberti egli dedica due saggi nel 1961, in cui discutelinterpretazione laica del Risorgimento basata sulla continuit diuna forte ispirazione anticattolica della politica italiana da Cavoura Giolitti, di cui lopera di B. Croce Storia dItalia dal 1871 al1915 ha costituito la traduzione storiografica pi adeguata nellaversione di un immanentismo liberale. Unaltra interpretazione di-scussa da Del Noce quella del Risorgimento inteso come Rivolu-

    zione mancata, che dallinterventismo di Salvemini e Gobetti vedein esso lo sviluppo di un presupposto filosofico dellilluminismo,cio il proseguimento della Rivoluzione francese verso una nuovaet destinata a sorgere dalla futura rivoluzione comunista, che persarebbe fallita perch stata sopraffatta dal compromesso conser-vatore-reazionario della monarchia sabauda.

    Da queste interpretazioni stato espunto lideale filosofico e po-litico di Gioberti, che ha inteso il Risorgimento comelaffermazione di una tradizione nazionale, avente valore universa-

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    le in virt del collegamento tra cultura cattolica e ontologismo.Con Gioberti lapprofondimento teorico della idea di Restaurazio-ne cattolica nella forma di Risorgimento assume la figura di restau-

    razione creatrice. La tradizione italiana continua il momento posi-tivo della storia francese, che stata per inadeguata a resistere allapressione dellilluminismo francese, e salva quella tedesca dal con-cludere in quella critica della religione che annuncia il pensiero ri-voluzionario ottocentesco. Liberando la restaurazione dallutopiadel passato Gioberti secondo Del Noce risolve il Risorgimento inriforma cattolica, se la sua idea di Risorgimento viene dissociatadallelemento estrinseco del neoguelfismo.

    N. Matteucci ha osservato che la lettura delnociana di Gioberti ha

    rischiato di destoricizzare il Risorgimento29. Certo, per lui la trasfi-gurazione del Risorgimento da fatto storico a concetto filosoficoha avuto il merito di farlo intendere come categoria dazione, che una posizione nuova rispetto a fatti precedenti. Ma la tesi di DelNoce reca con s una forma di politicit, che nega il legame realetra liberalismo e Risorgimento, ridotto secondo Matteucci, a episo-dio della Riforma cattolica, mentre riconferma la continuit del ri-sorgimentalismo laico-liberale col fascismo in ragione dell anti-

    tesi non reazionaria che Del Noce ritiene espressa dalla metaforadel risorgimento30. Egli invece, mentre ritiene arbitrarialinterpretazione delnociana del Risorgimento, ne scorge le finalitpolitiche nel programma dazione che () ha le sue origininellintegrismo, () che vede e postula il mondo cattolico comeuna realt autonoma autosufficiente e autarchica rispetto alle altreforze morali della comunit nazionale e del campo della democra-zia31. Per questo secondo Matteucci il Risorgimento della nazio-

    ne italiana e la Restaurazione cattolica restano termini del tutto ete-rogenei32. Al programma neogiobertiano di Del Noce Matteuccioppone i valori espressi dal liberalismo, con cui il Risorgimentoitaliano connesso nel dar luogo allo Stato nazionale italiano. Inol-

    29

    N. Matteucci,Interpretazioni del Risorgimento: un nuovo revisionismocattolico, Il Mulino, marzo 1961, pp. 151-157.30

    Ib., p. 152.31

    Ib., p. 154.32Ib.

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    tre la identificazione delnociana tra tradizione cattolica e nazioneitaliana potrebbe condurre ad un esito totalitario contrario allo spa-zio aperto dellEuropa dei federalisti. Insomma nelloriginale revi-

    sionismo cattolico del Risorgimento giobertiano sanniderebbe unassunto ideologico, che avrebbe permesso ai cattolici unautonomiadi giudizio sul Risorgimento, non pi visto come rivoluzione in cuihanno perso le masse e hanno vinto i borghesi per le insufficienzedei mazziniani (Gramsci) o come instaurazione monarchico-borghese di uno Stato centralista e autoritario (Gobetti), ma comeuna fonte autonoma di valori non completamente esauriti nello svi-luppo della storia italiana verso lindipendenza.

    Nel saggio successivo di pochi mesi dopo intitolato Interpreta-zioni revisionistiche e interpretazione storica del Risorgimento

    Del Noce ha risposto che per un giudizio storiografico nuovo sulRisorgimento necessario ormai per i cattolici al governo nel se-condo dopoguerra, dovendo essi stabilire un collegamento con latradizione nazionale, che non (fosse) semplice accettazione di ri-sultati di un processo storico33. Per questo il revisionismo cattoli-co di esso deve passare attraverso la rivalutazione del pensiero gio-bertiano. Infatti la sinistra democristiana ha mescolato la critica

    mossa dallintransigentismo cattolico allo Stato liberale con le tesidi Gobetti e Dorso, che hanno letto il fascismo come rivelazionedei mali storici dellItalia controriformistica, Per lazionista Gobet-ti il rivoluzionario Mussolini, che stato interventista nellambitodella cultura di La Voce, avrebbe ceduto al compromesso collatradizione italiana accordandosi con la monarchia e la Chiesa e in-serendosi nella scia del giolittismo. Il fascismo stato poi visto daGramsci come lespressione della forza dei moderati che, nel col-

    legamento col Risorgimento, hanno visto in esso unargine nei con-fronti dellazione popolare. Nella sinistra democristiana si anni-data unopinione reazionaria antiliberale e antisocialista, derivantedallimpostazione culturale medievalista, che per non pi com-patibile con lopposizione ai governi laicisti dellItalia liberale etanto meno risulta comprensibile nel periodo in cui i democristiani

    33A. Del Noce,Interpretazioni revisionistiche e interpretazione storica

    del Risorgimento, Civitas, XIII, n. 11-12, novembre-dicembre 1961, p.

    18.

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    sono saliti al governo. Per questo essi hanno cercato di sostituire alclerico-fascismo antiliberale un intransigentismo dissociato dallospirito reazionario, che sul piano culturale obbligato ad accettare

    ecletticamente i giudizi storiografici laici. Ma per Del Noce unaforza dispirazione cristiana al governo deve poter esprimere giudi-zi culturali non subalterni alle forze laiche e di sinistra senza cade-re nella reazione. La categoria di Risorgimento intesa come ideafilosofica permette per un verso di spiegare il fascismo come crisidello Stato liberale e per un altro di giustificare il passaggio deicattolici dallopposizione al governo34. Il Risorgimento esprimedelle virtualit presenti nella tradizione che non si lega ad una pre-cisa concezione del mondo e della storia, ma ne rappresenta una

    pluralit di posizioni possibili, che la creativit umana pu libera-mente sviluppare aderendo ad essa con libert. Del Noce intendeinfatti fuoriuscire da una interpretazione teleologica del Risorgi-mento che lo riduce con F. De Sanctis ad un cammino irreversibiledella storia nazionale verso forme di radicale secolarizzazione del-lo Stato, ormai avviato a distaccarsi dallethos cristiano, che con-trasta coi contenuti immanentistici e antimetafisicidellUmanesimo e del Rinascimento. Dal 1861 prevalsa

    linterpretazione del Risorgimento nella forma dellimmanentismoidealista intesa come guida del movimento che ha portato allunitdella penisola italiana. Tale visuale non ha perso il suo potere conla revisione del Risorgimento operata da Gobetti, che per haguardato agli sconfitti e non agli eroi di esso allinternodellimmanentismo. Fra i numerosi filosofi e storici stato poiGentile a offrire del Risorgimento una completa interpretazione inquesto senso, rimanendo coerente pi di Croce col liberalismo di

    Spaventa. Anzi il suo liberalismo non si esprime come quello spa-ventiano in termini di pura mondanit, ma in quelli di assoluta pre-senza di Dio. Gentile si sente secondo Del Noce lerede spirituale

    34Cfr. R. Buttiglione,Del Noce e il Risorgimento, in AA. VV., Percorsi

    di filosofia moderna, Tools Aggiornamenti, Lugo di Romagna 1992, pp.71-76; G. Aliberti,Augusto Del Noce e la contemporaneit del Risor-

    gimento italiano, in F. Mercadante-V. Lattanzi (a cura di),Essenze filoso-

    fiche e attualit storica, Spes-Fond. Capograssi, Roma 2001, vol. I, pp.

    160-184.

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    del Risorgimento preunitario e unitario, che intende completare colfascismo inteso come compimento di esso. Croce si oppone invecealla visione del fascismo come rivelazione della debolezza politica

    e sociale dellItalia liberale e lo intende piuttosto comelaffermazione priva sostanzialmente di radici di un potere irrazio-nale al fine di non consentire una contaminazione del suo pensierocol fascismo. Ma Del Noce osserva che lattualismo si forma in unclima prefascista, rileggendo la filosofia e la politica del Risorgi-mento come categoria legata giobertianamente alla Restaurazionedei valori, al primato del religioso e non al primato del politicocome avviene nelle interpretazioni dei reazionari. Gentile cos se-para il liberalismo romantico antiilluminista dei moderati dal risor-

    gimento radicale dei democratici italiani dellOttocento. Prima diaderire al fascismo Gentile dunque ha valorizzato le autentiche ra-dici nazionali del Risorgimento, riproponendo in versione imma-nentizzata il programma dantesco di Gioberti. Per Del Noce il suoprofilo ideologico si manifesta come un liberalismo non indivi-dualistico, un socialismo non materialista, un cattolicesimo avversoa quel tipo modernista che gi aveva combattuto () Romolo Mur-ri35. Lambiguit del Risorgimento viene colto quindi da Gentile

    quando avverte in esso almeno due distinte tradizioni, quella delmaterialismo pratico di Ferrari e Cattaneo, tralignato nel trasformi-smo di De Pretis e Giolitti, e quella di Gioberti e Mazzini interpretidi una missione civilizzatrice dellItalia, che viene continuata perlui da Mussolini. Ci che colpisce Del Noce che la versione gio-bertiana del Risorgimento presta il fianco ad una lettura laicizzataproprio perch permette a Gentile di sfruttare abilmente col motivodella poligonia la sua filosofia della libert.

    Daltronde una lettura immanentizzata dellontologismo di Gio-berti stata possibile anche tenendo conto le polemichesullontologismo che dallOttocento in poi hanno caratterizzato lafilosofia italiana del Risorgimento36. NellEnciclopedia filosofica

    35A. Del Noce, Gentile, cit., p. 298.

    36Cfr. A. Del Noce, voce Ontologismo, Enciclopedia filosofica, Ist. per

    la collaborazione culturale, Venezia 1957, poi in Idem,Da Cartesio a Ro-

    smini, cit., pp. 485-499; Id., Il problema dellateismo, cit., pp. 103-107.

    Sulla questione dellontologismo in Del Noce cfr. M. Borghesi,Riflessio-

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    ontologismoper Del Noce sta a significare la teoria secondo cui laconoscenza di Dio, per intuizione a priori (visione), la condizionedi possibilit di ogni altra conoscenza37. In questo senso la presen-

    za di Dio costitutiva del nostro pensiero e non c bisogno diprove della sua esistenza perch Dio lesperienza soprasensibiledi una presenza. La presa di coscienza di ci esige perunattenzione pura e disinteressata, per superare lillusione di con-fondere il reale col sensibile. Tale certezza di Dio per Del Nocedi natura razionale. Oggetto dellintito pu essere o lEssere stes-so o lIdea di esso. Egli ricorda che stato appunto GiobertinellIntroduzione allo studio della filosofia (1844) a usare il termi-ne ontologismo per indicare il sistema contrario allo psicologi-

    smo, che deduce lintelligibile dal sensibile, mentre lontologismocolloca loggetto della cognizione nellidea oggettiva e non nellospirito umano, come fanno il naturalismo, il materialismo, lo scet-ticismo e il panteismo. Lontologismo di Gioberti si riallaccia allafilosofia di Malebranche, che mossa come quella cartesiana dallapolemica contro il libertinismo, ma vuole recuperare con la teoriadella visione in Dio la possibilit della conoscenza naturale, la qua-le era stata messa in pericolo dalla distruzione della teoria delle

    specie e dalla dissoluzione della unione aristotelica e tomisticadellanima col corpo da parte di Cartesio. A Del Nocelontologismo appare nella voce suddetta il prodotto di una crisi, iltentativo di superare laporia del cartesianesimo tra lidea di Dio(soggettiva perch rimane interna alla mente umana) e la sua realtoggettiva, dipendente dalla teoria cartesiana della libera creazionedelle verit eterne (volontarismo cartesiano). Gioberti intervieneper dissociare Malebranche da Cartesio, ontologismo da idealismo

    (psicologismo e soggettivismo). Linfusione del vichismo nel suopensiero serve al passaggio dallontologismo statico dellessenza aquello dinamico dellatto creativo, escludendo dal pensiero vichia-

    ni sullontologismo in Augusto Del Noce, in U. Muratore (a cura di), Da

    Cartesio a Hegel o da Cartesio a Rosmini?, Sodalitas, Stresa 1997, pp.67-84; G. Riconda,La via franco-italiana come risposta al nichilismo, in

    Rivista rosminiana di filosofia e cultura, XCV, f. I-II, gennaio-giugno

    2001, pp. 15-36.37A. Del Noce, Ontologismo, in Id.,Da Cartesio a Rosmini, cit., p. 485.

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    no tutto ci che potrebbe portare a sviluppi immanentistici. Il reali-smo neotomistico del Del Noce di questa fase lo porta a considera-re il pensiero di Gioberti concluso come filosofia cristiana in ra-

    gione di questa ricomprensione di Vico nellontologismo, mentrein Rosmini si deve vedere la pi rigorosa critica dellontologismoche sia stata compiuta nella tradizione agostiniana38. Nel Proble-ma dellateismo si configura invece un giudizio pi positivodellontologismo se vero che, dopo aver individuato in Vico lapossibilit della riaffermazione dellumanesimo dopo la critica pa-scaliana al razionalismo deistico, vede nellontologismo la ricon-quista della metafisica dopo il criticismo, differenziandosidallesistenzialismo religioso per laccento posto sulla presenza di

    Dio nellintimit dellanima piuttosto che sul tema del Dio nasco-sto. Malebranche impigliato nella posizione per cui Dio, essendoluogo delle verit eterne, rimane prigioniero dellordine ideale, chepotrebbe essere interpretata come una dottrina che attribuirebbealluomo la visione beatifica in terra (razionalismo teologico). Maegli ha avuto il merito di aver riconosciuto il valore dellintuizioneintellettuale, che non si pu risolvere nella intuizione sensibile, e diaver ammesso una immediatezza e una passivit della conoscenza

    intellettiva, che ci attesta la nostra provenienza dalla Trascendenza.Per intendere lontologismo non come visione immediata di Dio,ma criticamente come senso della partecipazione della creatura fi-nita a qualcosa che in lui ma non da lui e rimanda Dio, occorrea Del Noce ricordare con Rosmini che luomo in status naturaelapsaee che lidea di partecipazione non pu essere scisso da quel-lo del mistero di origine pascaliana: Penso che il tratto ultimo diquesta dissociazione di ontologismo da razionalismo teologico

    debba essere cercata in Rosmini

    39

    .Nella versione di Rosmini lontologismo si rapporta allidea diRisorgimento e ai dati della morale tradizionale che viene rivaluta-ta al fine di sconfiggere sia lutilitarismo di matrice materialista edempirista sia lo sterile formalismo kantiano, che ha prodotto unaforma di cristianesimo laico prevalente fino al momento in cui laborghesia ha avuto il potere nel mondo. Come dice Del Noce nel

    38Ib., p. 487.

    39A. Del Noce,Il problema dellateismo, cit., pp. 104-105

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    saggioLa morale comune dellOttocento e la morale di oggila ri-presa rosminiana della morale tradizionale lega laffermazione delprimato dellordine, dellimmutabile e dellintuizione intellettuale

    allidea della partecipazione metafisica, che presuppone quella cri-stiana della creazione del mondo e della persona. Lente umano sipu poi distinguere dal resto degli enti creati, perch, possedendoun agente di essenza divina, pu in base ad esso modellare e orga-nizzare il mondo distinguendo le cose secondo una gerarchizzazio-ne dei fini. In questa distinzione di finalit la differenza postadalla ragione che ha lattitudine di conoscere il mondo e di rappor-tarsi al bene supremo che Dio, il quale rende luomo libero per-ch lo emancipa dalla dipendenza dai beni finiti, che costituiscono

    sempre per luomo un occasione di idolatrare un ideale terreno emateriale al posto di quello infinito che Dio40. La massima Amalessere ovunque lo conosci in quellordine che egli presenta allatua intelligenza proposto da Rosmini nei Principi della Scienzamorale viene appunto compreso da Del Noce nel senso che solonella partecipazione allassoluto gli enti intelligenti acquistano va-lore di fini in s, che nessun potere pu considerare come mezziutilizzabili neppure per i pi alti scopi dellumanit e dello Stato.

    Per la morale laica dellOttocento, che ha matrici kantiane, ha fi-nito per basarsi sul seguente principio: I valori morali sono inde-ducibili ed indipendenti da ogni concezione morale e religiosa del-la vita. Sono oggetti di valutazione intrinseca, ed anzi a partiredalla morale che si possono spiegare le concezioni metafisiche ereligiose come espressione della speranza dellaccordo tra lEsseree i valori41. La funzione della morale kantiana ha svolto una dop-pia funzione secondo Del Noce, per un verso quella di liberare le

    coscienze da contaminazioni egoistiche e soggettive, contribuendoallaffermazione di un contenuto etico universalmente valido sullabase della presenza di un principio divino in ogni uomo, e perlaltro quella di assicurare lautonomia della morale nei confronti

    40Cfr. A. Del Noce,La morale comune dellOttocento e la morale di og-

    gi, in Idem,Lepoca della secolarizzazione, Giuffr, Milano 1970; cfr. A.

    Omaggio,Laicismo e morale in Augusto Del Noce, Annali Centro Studi

    Augusto Del Noce, 1997, pp. 68-73.41Ib., p. 187.

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    della metafisica e della religione tradizionali. Ma una morale com-pletamente autonoma da ogni legame religioso corre il grave peri-colo di produrre una situazione di favorevole svolgimento

    delletica del benessere puramente materiale, che trova nel socio-logismo contemporaneo un principio di giustificazione teorico delrelativismo integrale dei valori. Luomo visto sotto lesclusivo a-spetto economico e materiale lo stadio ultimo di una visione cheriduce letica al suo condizionamento storico-sociale, che rendeluomo apparentemente libero, ma lo pone sul puro piano dei mez-zi a disposizione del potere di chi ideologicamente detiene la guidapolitica della comunit. il pericolo delleconomicismo che giRosmini ha previsto quando critica Gioia, il quale ritiene di garan-

    tire la felicit pubblica dei cittadini con un continuo aumento dellaproduzione delle ricchezze materiali a loro disposizione, senzaconsiderare la topografia del cuore umano, che pu trovare veroappagamento solo se si tiene presente la doppia costituzionedelluomo, che sia corpo sia spirito. Secondo Del Noce la moralerosminiana ha avuto in particolare il merito di criticare sia il forma-lismo kantiano, che finisce per identificare la legge morale colsoggetto cui si attribuiscono cos i tratti di eternit, necessit e uni-

    versalit propri di Dio, sia la morale relativista di coloro cheallopposto annientano la legge morale attribuendole i caratteri dicontingenza e variabilit tipici del soggetto finito.

    La chiave di lettura rosminiana affonda le sue radici nella criticada lui acutamente condotta contro uno dei caratteri della filosofiamoderna, il razionalismo, che esclude gratuitamente il soprannatu-rale e non crede nel peccato originale come fonte del male morale.La negazione dello status naturae lapsae viene infatti affrontata

    nellopera del 1842 Il razionalismo che tenta di insinuarsi nellescuole teologiche, ove il razionalismo viene definito con questaproposizione: Luomo non deve ammettere se non quello che glidice dammettere la sua sola ragione naturale, escluso ogni lumesoprannaturale. A partire da questa definizione Del Noce, in unerudito saggio pubblicato a commento della edizione della Teosofiarosminiana curata da M. A. Raschini nel 1966, espone la sua tesi.Allinterno dellontologismo moderno (come affermazione dellapresenza della verit trascendente alla mente umana) la Teosofia

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    rappresenta la pi rigorosa forma di ontologismo separato dal ra-zionalismo42. Egli non affatto un pensatore provinciale perchsarebbe rimasto estraneo al misticismo gnostico di tanta filosofia a

    lui contemporanea, perch piuttosto ha posto le basi di una criticadecisiva sia dello scientismo sia dello gnosticismo. La Teosofiase-condo Del Noce permette di dissipare gli equivoci che hanno porta-to alla polemica dei neotomisti col rosminianesimo, poich i neo-tomisti hanno finito per comprendere le tesi di Rosmini allinternodella filosofia di Gioberti, mentre proprio tale opera mostra come ilsuo pensiero non solo non prepara quella giobertiana ma ne costi-tuisce una posizione ulteriore, che tende ad escludere tutte le tesiche fanno ricomprendere il giobertismo in una forma di panteismo

    per la identificazione del divino nelluomo con la stessa creativitdivina. Il rosminianesimo anche irriducibile al modernismo, chesi basa sullassunzione acritica del principio unidirezionale delpensiero per cui ci che viene dopo superiore a ci che prima,perch infatti per Rosmini non sono le idee ad adeguarsi al tempo,ma sono i tempi ad avere bisogno del contenuto inesauribile delleidee eterne. Inoltre la sua posizione mostra la possibilit di sottrarsialla morale del sociologismo e della tecnocrazia che riducono

    letica a uno scontro di forze meccanicamente intese come contra-rie luna allaltra. La conclusione del saggio delnociano sulla Teo-sofia di Rosmini che in lui si trova il punto di arrivodellontologismo, che una filosofia della presenza del divinonellanima umana e nella storia, presenza che non per un risulta-to della semplice struttura originaria dellanima ma piuttosto di unavvenimento, al quale essa ordinata, ma che si compie per unaatto gratuito di Dio43.

    42A. Del Noce, A proposito di una nuova edizione della Teosofia di

    Antonio Rosmini, Giornale di Metafisica, 1967, ora in Id., Da Cartesio

    a Rosmini, a cura di F. Mercadante e B. Casadei, Giuffr, Milano1990, p.

    541. Su questo saggio cfr. A. Sabetta, Teologia della modernit.- Percorsie figure, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2002, pp. 358-360; P. Armel-

    lini,Modernit e politica in Augusto Del Noce, in M. Sirimarco-S. Pratesi

    (a cura di), Cattolici, diritto e politica, Aracne, Roma 2004, pp. 89-99.43R. Buttiglione,Augusto Del Noce, cit., p. 198.

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    Del Noce ha poi trattato del pensiero politico di Rosmini in dueconferenze finora mai pubblicate, che lillustre pensatore ha tenutoalla Cattedra Rosmini di Stresa nel 1982 e nel 1983. Nel primo

    intervento intitolato La riscoperta del Rosmini politico44

    , egli af-ferma che Rosmini appare oggi come lunico predicatore politicodel Risorgimento che possa essere continuato, perch si pu arri-vare alla definizione dellidea di Risorgimento che lo intende comecategoria filosofica e non semplicemente come definizione di unperiodo della storia italiana45. Per Del Noce il Rosmini politicorifiuta lastrazione per la sua adesione alla integralit della realt,come si pu comprendere a partire dalla distinzione fra la facolt dipensare, che concepisce le cose in modo globale, e la facolt di a-

    strarre, che presenta le qualit separate delle cose. Ci a suo diredemolisce limmagine tradizionale di Rosmini come moralista lon-tano dalla effettiva realt politica, tutto dedito alla edificazione diuna enciclopedia filosofica permeata di un tardo impianto wolffia-no-suareziano, secondo un giudizio per cui realismo soltantoquello dimpronta machiavelliana. Del Noce non pone Rosmini nfra i liberali n fra i cattolici liberali, n fra i conservatori n tra ireazionari medievalisti romantici. Da lettore di Tocqueville il

    Roveretano piuttosto attento ai rapporti fra libert e autorit. Egliarriva a sostenere che proprio il giovane Rosmini meriterebbe diessere studiato per illustrare come il suo pensiero metafisico anti-neghi il processo che porta il pensiero reazionario a rovesciarsi nel

    44Cfr. A. Del Noce,La riscoperta del Rosmini politico, relazione inedita

    tenuta al XVI Corso (1982) della Cattedra Rosmini dedicata a Mo-menti e aspetti del problema della giustizia sociale, 24-28 agosto 1982

    (trascrizione nostra); cfr. C. Vasale,Antonio Rosmini, in AA. VV., Gran-

    de Antologia Filosofica, vol. XXXIV,Aggiornamento bibliografico, a cu-

    ra di A. Negri, Marzorati, Milano 1984, pp. 426-430; G. Locane, La XV e

    XVI Cattedra Rosmini, Iustitia, XXXV, n. 4, 1982, pp. 380-392; C. Lu-

    pi,Decimosesto Corso della Cattedra Rosmini 24-28 agosto 1982, Rivi-sta Rosminiana di Filosofia e Cultura, LXXVII, fasc. I, gennaio-marzo

    1983, pp. 73-76; A.M. Tripodi, Cronache Rosminiane, Ed. Sodalitas-

    CISR, Stresa 1996,passim.45A. Del Noce,La riscoperta del Rosmini politico, art. cit.

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    pensiero comtiano e come sia possibile comprendere il moderni-smo di Lamennais e lestraneit di Rosmini al modernismo.

    In ragione del suo isolamento Rosmini prevede i mali del tempo

    presente; innanzitutto Del Noce ricorda la frase della Filosofia del-la politica, che parla della persona come il fine del corpo sociale,che mai deve essere considerato come mezzo (si veda di Rosminila Societ e il suo fine, cap. XIV, II parte), per cui la persona de-finita il diritto sussistente, o lessenza del diritto, definito da Sciac-ca la personalizzazione del diritto naturale. Qui lantitesi al li-bertinismo, al permissivismo, al nichilismo oggi dominanti46, conla loro riduzione di ogni valore a quello di scambio, del tutto evi-dente in Rosmini. La teoria kantiana della morale che considera

    luomo sempre come fine e mai semplicemente come mezzo nonpu trovare salvezza che nella morale rosminiana. Per il Rovereta-no il fine ultimo delledificio sociale risiede nellappagamento equindi nel cuore umano si deve porre la prima pietra della stessasociet: il fondamento della comunit politica rimane la virt. Inquesta dottrina dellappagamento non bisogna vedere una sorta diquietismo atto a confermare limmagine di un Rosmini conservato-re47che d consigli al prncipe per tenere pacifici e riposati i po-

    poli. N il virtuismo un ingenuo ostacolo ad unanalisi scientificadel fatto politico, per cui si deve scegliere fra Machiavelli e Ro-smini. Invece lassociazione rosminiana tra etica e politica non innome del rigorismo ma della visione integrale della persona ilprincipio comprovato dal fallimento sia dellutopismo sia del reali-smo cinico sia delle loro eclettiche combinazioni. Luomo tende alvero bene, quello consentaneo alla sua natura, che lo approva e lodesidera. In Rosmini esiste una distinzione che non separazione

    radicale tra morale e politica, tra interiorit ed esteriorit, tra socie-t invisibile e societ visibile, che la rappresentazione sensibiledella prima. Il tema dellappagamento fa tuttuno con la persona-lizzazione del diritto di natura48; e in base a ci possibile distin-guere appagamento e piacere: tutte le facolt hanno i loro piaceri,ma solo lappagamento appartiene secondo Rosmini allintera na-

    46

    Ib.47

    Ib.48Ib.

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    tura umana. Per la sua antropologia luomo un soggetto fornito divarie potenze, cui corrisponde una specie di bene. Queste potenzehanno un ordine fra loro, che, se non conservato, produce

    linsoddisfazione nelluomo. Lintelligenza umana valuta i beni nelloro valore intrinseco, senza rapportarli al loro proprio diletto ovantaggio, e permette alluomo di essere virtuoso. Lidea che il be-ne umano vero lappagamento coincide col giudizio che il verobene la virt e i beni connessi con questa. Qui si ha lincontro tralantropologia e la politica, tra eudemonologia ed etica. La virt il fine ultimo e remoto per ogni societ, distinta secondo Rosminidal fine prossimo che riguarda i piaceri o i beni che prestano mate-ria al diritto interiore allappagamento, che c se viene rispettato

    lordine dei beni. Di qui i doveri dei governi: gli individui nondevono essere impediti e ostacolati nel conseguimento del vero be-ne umano. Anzi continua nel suo commento Del Noce il governocivile ha il dovere di togliere tutti gli ostacoli che impacciano i di-ritti per il conseguimento di detto bene, e altres cooperare positi-vamente a far s che gli individui siano mossi allacquisto di talebene49. E la negazione dello Stato etico hegeliano e dello Statoagnostico: Il diritto che luomo ha al vero bene coincide col diritto

    che ha di eseguire i propri doveri morali50

    . E la morale del rispet-to dellordine oggettivo dellessere, che tiene insieme la teoriadellappagamento con la tesi che la virt la prima pietradelledificio sociale. Lappagamento individuale e indivisibile,non uscendo dallanimo di chi lo gode, poich ne rimane per sem-pre il fine remoto. Il fine prossimo legato ai beni esteriori e mate-riali della societ visibile, fungendo da mezzo al servizio del fineremoto. Qui sta la critica secondo Del Noce alla societ consumi-

    stica e permissiva, come ha mostrato M. dAddio nella bellissimaintroduzione alla Filosofia della Politica, che ha pubblicato nel1972 per Marzorati. Punto per interessante rispetto a questa con-fusione fra lo stato di piacere che appartiene alla natura elappagamento che proprio della persona sta nel suo collegamen-to con la distinzione fra la facolt di pensare e la facolt di astrarre(). Rosmini osserva come la sostituzione dellastratto al reale sia

    49Ib.

    50Ib.

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    la formula pi semplice e pi universale di tutti gli errori della ra-gion pratica (). Si visto che la facolt di pensare concepisce lecose nel suo essere intero, mentre la facolt di astrarre presenta allo

    spirito le qualit separate dalle cose (). Il progressivo sviluppodella facolt di pensare d origine alla perfezione sostanziale dellasociet. Il progressivo sviluppo della facolt di astrarre, di separaredunque degli aspetti, porta a surrogare con delle astrazioni gli og-getti reali, porta quindi a una veduta squilibrata delle cose, per laragione semplice che porta a sostituire il tutto con la parte51. Cos facile vedere come la facolt di astrarre porti secondo Rosmini aconfondere lappagamento con questa o quella forma di piacere. Ladecadenza della societ permissiva e lalterazione del progresso

    avviene nel sistema del movimento. Ci si ha quando la facolt diastrarre tende a far credere che i mali che accompagnano i beni sipossano sempre evitare, secondo il sistema del perfettismo, checrede possibile realizzare appunto il perfetto stato di cose, sacrifi-cando al futuro ci che esiste nel presente.

    Ora, per Del Noce, il Novecento stato il secolo dellesperienzapiena del perfettismo, collegato colla facolt di astrarre. In questosenso possibile tracciare lo schema di una storia dei secoli mo-

    derni sui princpi di Rosmini piuttosto che su quelli di Croce: essisono caratterizzati dal dislivello fra la facolt di pensare e la fa-colt di astrarre e dalla prevalenza della seconda52 preparando ilmito perfettistico fattosi successivamente realt. Nella critica alperfettismo non c per in Rosmini una concessione a un pessimi-smo quietistico: Non esclude lidea di perfettibilit, ma vuoleallopposto promuoverne la ricerca che non avr mai fine. Significache la lotta contro il male e la realizzazione di un sempre maggiore

    perfezionamento compito dellindividuo e quindi lotta che pu,s, minimizzare il male vincibile in quel momento e in quel precisopunto, ma non estinguerlo nella sua radice, vincolandosi ad un re-alismo politico non in nome di leggi perfette che sarebbero un il-lusione ed un inganno, ma delle leggi migliori53.

    51Ib.

    52Ib.

    53Ib.

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    A Del Noce questa critica al perfettismo non da interpretarecome fece Piovani nel 1957 colla sua opera La teodicea sociale diRosmini, ove il compito di estirpare il male pu ammettersi solo se

    sorretto da un ottimismo mondano, che in s inconciliabile conlo spirito della Chiesa, la quale se si pone tale fine destinata a di-rigere gli sforzi della fede verso mete temporali. Il cattolicesimosociale addita cos nuove vie al temporalismo, mentre Rosmini linterprete rigoroso del pessimismo della Chiesa. Se questo ilsenso della lettura piovanea, allora Piovani si nasconde manzo-nianamente dietro Rosmini, in nome di un liberalismo che succes-sivamente diventer laico54, quello tipico dellottimismo delletmoderna. Al giansenismo stato infatti sostituito il rosminianesi-

    mo come esempio di cattolicesimo rigoristico e pessimistico. Inve-ce per Del Noce, a partire dal pensiero rosminiano, si pu dire cheogni concezione che si fonda su filosofie immanentistiche o piprecisamente esclusive del soprannaturale, sia condannataallalternativa di oscillare tra il perfettismo e il pessimismo, chepu assumere le forme del realismo o del cinismo. Il perfettismo essenziale alla forma classica del liberalismo connessa col liberali-smo55 che Rosmini combatte. Il perfettismo permane anche nel

    liberalismo conservatore di Croce, che distingue liberalismo da li-berismo allinterno dellimmanentismo, facendolo coincidere colperfetto stato delle cose presenti nella storia. Il socialismo criticapoi il liberalismo sempre nel cerchio del perfettismo. Ma per que-sto non possibile una conciliazione se non eclettica fra socialismoe liberalismo. Il nichilismo, che definisce ogni valore come riduci-bile a quello di scambio, lesito attuale del perfettismo. Se anchela pars destruens rosminiana potesse sembrare permeata di pessi-

    mismo, per una introduzione ad una dottrina sociale cristiana.Avverso al temporalismo di destra e di sinistra, Rosmini condannagli eccessi della libera concorrenza e difende il diritto delle masseal lavoro da difendere politicamente, come ha affermato gi Sciac-ca.

    Eimpossibile in Rosmini staccare la politica dalletica e dallametafisica, tanto da formare ununit nella sua enciclopedia, che

    54Ib.

    55Ib.

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    per corrisponde non ad un piano preordinato dal filosofo, ma allarealt delle cose. Lattualit di Rosmini stata affermata da U. Spi-rito nel 1955, per cui solo lidealismo ha permesso dintendere il

    rosminianesimo. Ci vero per Del Noce in un senso diverso daSpirito, perch egli ne vede piuttosto lantitesi al modello enciclo-pedico di matrice hegeliana. M. dAddio ha segnalato che in Ro-smini lesigenza di concretezza e di socialit ha una tale importan-za da non trovare eguale riscontro se non in Hegel. Ma, seguendoSciacca, Del Noce vede in Rosmini il critico del periodo che va daHegel a Nietzsche, in cui al filosofo tedesco autore di Cos parlZaratustra si d il ruolo del profeta del nichilismo quale risultatodella filosofia razionalistica moderna e a Rosmini quello del pensa-

    tore che potrebbe rendere vana questa profezia. Di un libro su Ro-smini ed Hegel Del Noce auspica la scrittura per sbloccare la chiu-sura della situazione filosofica del presente. Il primo capitolo sta-to scritto nella storia del pensiero italiano nella formadellattualismo di Gentile, coscienza filosofica del Regno dItaliache si trovato un avversario non previsto da Hegel, ovvero Ro-smini. Lattualismo ci che lhegelismo doveva diventare per a-ver ragione di Rosmini. Si deve quindi comprendere il pensiero di

    Gentile a partire dalla critica a Rosmini, per traspostarne il pensie-ro in unatmosfera immanentistica. Di qui limportanza del giova-nile libro gentiliano suRosmini e Gioberti, per la riforma della dia-lettica hegeliana. Gentile per verifica lo scacco dellhegelismodavanti a Rosmini: Quel che qui interessa come lo scacco ()riporti a Rosmini56. Gentile tenta una immanentizzazione del pen-siero rosminiano rifiutandone la teoria dellintito dellessere idea-le, che si pu riscontare anche nei Fondamenti di Filosofia del Di-

    ritto del 1916, preceduto da una raccolta di scritti morali rosmi-niani apparsa per Laterza nel 1914, cio Il Principio della morale,con unappendice che poi figurer nelledizione del 1937 della Fi-losofia del dirittodi Gentile. Confrontandosi con Rosmini, Gentileelabora una definizione di Risorgimento come categoria filosoficaper certi versi simmetrica a quella di Rivoluzione ideata da Marx.Esso si oppone a materialismo, ateismo, sensismo, negazione della

    56Ib.

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    tradizione, atomismo sociale, spirito rivoluzionario. Ora in Gentileil Risorgimento viene separato da illuminismo e da rivoluzione eviene connesso con la restaurazione del divino. Esso deve rompere

    coi tentativi reazionari di movimenti politici anteriori alla rivolu-zione francese. Tale definizione rimane valida anche per Rosmini,dopo la sconfitta dellattualismo gentiliano: La verit della Re-staurazione (liberata) dagli aspetti che portavano ad una Restaura-zione di un ordine di fatto57. In Gentile il rifiuto della teoriadellintito porta al rifiuto di ogni datit, al pensiero che non piattributo di Dio e degli uomini, alla teologia della radicale imma-nenza del divino come farsi di Dio inteso come unica realt. Politi-camente ci significa la trasformazione del in te ipsum redi ago-

    stiniano alla societ intesa in interiore nomine, che vede specula-tivamente la soppressione dellelemento particolare a favoredellinstaurarsi del valore universale. Questo non esiste solo tra gliuomini, ma vive in loro stessi come un unico uomo, incremento esvolgimento dellumanit. Il rapporto fra societ invisibile e socie-t visibile viene in Gentile rovesciato, annullando il giusnaturali-smo, lindividualismo, lantecedenza dei diritti allo Stato, equiva-lenti a materialismo. Lindividuo, privo dei suoi rapporti con

    lessere, una realt naturale, la carne cio su cui lo Spirito devevincere; essa la materia che si staccata dallo Spirito e ad essodeve ritornare. Rosmini diventa espressione di liberalismo indivi-dualistico-materialistico. Nellinteriorit non si trova per Gentile ilmondo ideale delle verit o lordine dellessere ideale, ma il sog-getto separato da tutto ci che pu essere assimilato ad un fatto, al-la natura che per lui il male per definizione. Questo soggetto non che energia, la quale rivolta non ad instaurare valori, ma si ser-

    ve di qualsiasi contenuto od oggetto per realizzarsi. Ci costituiscelincontro dellattualismo con la volont di potenza, dando curio-samente conferma dellanalisi di Heidegger per il quale la volontdi potenza lesito della metafisica razionalistica dellOccidente.Gentile per un verso irrazionalista e per laltro totalitario per lavalenza antiindividualistica della sua visione sociale. Ci spiega ilsuo incontro con Mussolini, che non stato un avventuriero al ser-

    57Ib.

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    vizio della reazione, ma linterprete delle direzioni irrazionalistichedei primi decenni del Novecento, aventi per tratto specifico nellacrisi dellidea di verit e con la sua sostituzione con lidea di mito.

    Mito al servizio dellidea di potenza

    58

    . Seguace di Nietzsche mae-stro dazione, Mussolini sincontra tangenzialmente con Gentile,facendone cadere linterpretazione del Risorgimento in crisi per ilsuo rapporto con il fascismo: Il Risorgimento invece inteso inquanto restaurazione dei valori e non di ordini storici viene in ra-gione dello scacco dellattualismo restituito a Rosmini59.

    Il momento presente vede invece la vittoria di uno Stato assolu-tamente agnostico per Del Noce, poich risulta legato ad una con-cezione vitalistica e soggettivistica dei valori, considerati come og-

    getto di preferenze e di scelta rispetto al fine di intensificare la vitadei singoli nella loro attivit mondana. Si anche qui alloppostorispetto a Rosmini, che gi nella distinzione tra la ragione praticadelle masse e la ragione speculativa degli individui ha individuatola ragione della decadenza dei popoli. Ma la interruzione o la com-prensione di questa decadenza legata alla riscoperta del pensieropolitico rosminiano, che mediatore del vichismo.

    Nel 1983 Del Noce scrive la relazioneRosmini e la categoria fi-

    losofico-politica del Risorgimento60

    , ribadendo la tesi dellattualitdi Rosmini, malgrado il suo isolamento. Il termine Risorgimentonon ha equivalenti nelle altre lingue europee e viene ristretto alladesignazione del processo di formazione di una nazione, quella ita-liana. Il luogo per illuminare Rosmini come pensatore del Risorgi-mento il raffronto con Hegel, precisando Del Noce che la Filoso-

    58

    Ib.59Ib.60

    Cfr. A. Del Noce, Rosmini e la categoria filosofico-politica del Risor-

    gimento, relazione inedita tenuta alla Cattedra Rosmini nellagosto

    1983 dedicata a Chiesa e Stato nel pensiero di Antonio Rosmini; cfr.

    A.M. Tripodi, XVII Corso promosso dal Centro Internazionale di Studi.

    Chiesa e Stato nel pensiero di Rosmini, Osservatore Romano, 24 set-tembre 1983; G. Campanini, Chiesa e Stato in Antonio Rosmini, Huma-

    nitas, n. 5, 1983, pp. 731-735; R. Natella,Il XVII Corso della Cattedra

    Rosmini, Rivista rosminiana di filosofia e cultura, LXXVII, fasc. IV,

    ottobre-dicembre 1983, pp. 382-388.

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    fia del Diritto del primo lesatta antitesi del secondo, perch quel-la di Rosmini centrata sullidea di persona mentre quella di Hegello sullidea di Stato. Partiamo da un giudizio di Carabellese ripre-

    so da Del Noce, per il quale il Risorgimento non si limita soltantoalla conquista dellunit e dellindipendenza dellItalia, ma c inesso un senso universalistico e non nazionalistico che gli statoconferito dallidealismo italiano, cio lontologismo idealistico.Del Noce ritiene plausibile che lidea che lattualismo significhilo scacco di Hegel davanti a Rosmini, e come in questo scacco sielabori quella categoria filosofica del Risorgimento61. NelRosmi-ni e Giobertidi Gentile esiste una lettura del Risorgimento intesoin senso fortemente antiilluministico, cui rester sempre fedele; es-

    so viene concepito come restaurazione o rinnovata religiosit. IlRisorgimento, inteso come restaurazione creatrice, implica la scis-sione fra la restaurazione ideale dellordine divino e la restaurazio-ne dellordine politico. In ci tale termine si distingue da Rivolu-zione e da Reazione. La rivoluzione caratterizzata dallidea dellacreazione di un uomo nuovo e di una nuova storia, rispetto allaquale quella del passato preistoria; essa dovr quindi essere dis-sacrazione del passato e della tradizione, onde il suo materialismo.

    La reazione intesa come immobilizzazione della tradizione, af-fermazione dellautorit di un ordine estrinseco alla libert delsoggetto.

    La critica abbinata di pensiero rivoluzionario e di pensiero rea-zionario spiega lincontro della filosofia di Gentile con quello diRosmini, che nelle Cinque piaghecontesta la congiunzione di spi-rituale e temporale come qualcosa che usurpa luno e laltro. InGentile per la continuazione immanentistica del risorgimentali-

    smo cattolico si attua attraverso il rifiuto della teoria dellintitodellessere ideale. Infatti se la filosofia pratica di Rosmini si pudefinire come la personalizzazione del diritto naturale, la filosofiapolitica di Gentile lesatto inverso, ovvero va intesa come la criti-ca pi radicale del presupposto individualistico che pone a basedella concezione dello Stato la preesistenza di diritti naturali, la re-alizzazione della libert. Egli critica lelemento platonico del ro-61

    A. Del Noce,Rosmini e la categoria filosofico-politica del Risorgimen-

    to, art. cit.

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    sminianesimo dellessere ideale, perch lindividualismo che losottende si configura come naturalismo, materialismo, anarchismoo atomismo sociale visto come societ ridotta ad aggregato di indi-

    vidui umani chiusi in se stessi, lesatto inverso della societ tra-scendentale. Il particolare il momento negativo, linclinazioneegoistica, il nemico interno della cupidigia, la carne che lo Spiritoavverte e respinge, ma in quanto la deve assorbire spiritualizzata. Ilmodo in cui Gentile incontra lo Stato etico quello per cui la co-munit presente come legge interna allindividuo; lindividuoche si affranca dalla sua particolarit col richiamo al in te ipsumredi agostiniano trasformato nello Stato in interiore homine.Nella comunicazione su Lo Stato tenuta a Berlino nel 1931 dice

    che spetta ad Hegel il merito della vera costruzione dellidea diStato, non muovendo prima dallindividuo, perch lindividualismo materialismo. Effettivamente, commenta Del Noce, lindividuospogliato dei rapporti con lessere ideale intuito dalla coscienza di-venta quella realt naturale, intesa come carne su cui lo Spirito de-ve trionfare perch distaccatasi da esso.

    Cancellando il platonismo in Rosmini, lontologismo si rovesciain immanentizzazione del divino. Letica corrispondente una e-

    nergia non diretta alla restaurazione di un valore configurato comedeterminato contenuto, ma come volta a superare ogni oggetto nel-lo slancio della propria autoposizione-realizzazione. Ci portaGentile allincontro con la volont di potenza intesa heideggeria-namente come lesito della metafisica occidentale Lirrazionalismogentiliano porta allenunciazione del totalitarismo nella sua valenzaantiindividualistica. Nellincontro con Mussolini si ha linizio delfascismo-regime.

    Per Del Noce la versione immanentistica dellidea di Risorgi-mento data da Gentile viene coinvolta nello scacco del fascismo;esso insieme scacco del risorgimentalismo laico, che definitivoperch il risorgimentalismo laico incapace di evolversi dopo lacaduta del fascismo. Infatti il risorgimentalismo laico si spezza sot-to la pressione del fascismo nelle posizioni inconciliabili di Croce eGentile, del fascismo e dellantifascismo. Dopo la guerra si poiavuta la massima espansione dellagnosticismo sotteso dalla con-cezione vitalistica e soggettivistica dei valori, utili cio

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    allintensificazione della vitalit dei singoli. Lesatto opposto allavisuale rosminiana, che ha previsto il processo di decadenza cui ipopoli vanno esposti quando si scindono in essi la ragione pratica

    delle masse dalla ragione speculativa degli individui. Qualche certo che la possibile interruzione del processo di decadenza, e an-che almeno la comprensione di esso, e la riscoperta del pensieropolitico rosminiano vanno di pari passo62.

    Passando dal piano della storia italiana a quello della storia con-temporanea nel suo insieme, esso risulta essere la piena realizza-zione del marxismo e insieme della sua completa sconfitta. Il mar-xismo il punto di arrivo rigoroso della critica della religione fattadalla sinistra hegeliana, che una controreligione nella forma di

    una religione secolare. Ci mostra come per Del Noce la storiacontemporanea abbia una necessit rigorosa che non riducibileallaspetto economico, ma larticolazione di sistema filosoficorealizzatosi come filosofia della prassi. In Occidente il marxismoha avuto leffetto di produrre il nichilismo inteso come caduta deivalori finora ritenuti come supremi. In Occidente la critica marxia-na dei valori tradizionali non ha infatti portato al recupero da partedelluomo dei poteri di cui si era alienato per proiettarli in Dio, ma

    alla produzione del nichilismo, che ha permesso alla borghesia diattingere il suo stato puro senza che il marxismo potesse evertere ilsistema del libertinismo di massa. La posizione rosminiana lesatto inverso della marxiana () perch luomo sociale marxia-no non ha una sua interiorit, rientrando nella quale trovi la verit,ma pensa soltanto come uomo di una determinata situazione stori-ca63. Tenendo presente la distinzione rosminiana fra la facolt diastrarre e la facolt di pensare, il marxismo la completa riduzio-

    ne delluomo allaspetto esteriore e materiale

    64

    . Prosegue alloraDel Noce: Credo che si possa dire che per Rosmini una politicache separi quello che egli chiama fine remoto dal fine prossimo, eche poi la politica del sociologismo contemporaneo, affatto im-potente rispetto a quella che risolve luomo nel cittadino65. A que-

    62

    Ib.63

    Ib.64

    Ib.65Ib.

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    sto punto anche chiara la relazione con Tocqueville: si veda an-che il significato di quel rapporto tra Rosmini e Tocqueville consi-derato allinizio. () La ripresa di Tocqueville, la liberazione da

    quel pessimismo a cui altrimenti il suo pensiero va incontro non possibile se non nella politica rosminiana66. Se il nostro tempodunque quello della corruzione del Risorgimento, esso, liberatodalla forma temporalistica dellattualismo e della sua decomposi-zione, rimane lorizzonte che permetterebbe alla politica attuale lapossibile fuoriuscita dal nichilismo della situazione odierna.

    Conclusione

    Ci sembra che attraverso il percorso scelto da Del Noce per in-tendere una riabilitazione dellidea di Risorgimento ci si trovi difronte ad una figura fenomenologica nuova per la riflessione politi-ca contemporanea. Equanto ha notato C. Vasale, per il quale la ri-presa del tema della libertas minor o libero arbitrio, strettamenteconnesso al valore ontologico della persona, possa garantire dallepossibili involuzioni totalitarie della democrazia. Per questo il plu-

    ralismo non pu fare a meno del metodo democratico della persua-sione, poich la libert non pu esistere senza il riferimento ad unaverit oggettiva che costituisce il suo termine correlativo. Ci possibile solo in un liberalismo etico, nel senso che si differenziada quello storicamente vincente, per potersi affermare come con-nesso con la responsabilit dellindividuo-persona di fronte allepressioni del mondo materiale e storico-sociale: Si tratta, dunque,() di un liberalismo che, in quanto viene separato da ogni traccia

    di perfettismo, non pu non essere ricondotto allindividuo-persona() e dunque a quel liberalismo pluralistico di tutti gli individui-persone che si risolve nella democrazia politica67. Con Del Noceabbiamo cio un approdo al liberalismo democratico da parte di unpensatore intransigente che teorizza un liberalismo antiperfettisti-co e insieme riformato, perci, sulla liberts minor, cio sulla mora-le e sulla metafisica tradizionale (), liberalismo di cui trova

    66Ib.

    67C. Vasale,Etica e politica in Augusto Del Noce, cit., p. 220.

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    lunico esempio in Rosmini; un Rosmini da riprendere dopo Marxe dopo Nietzsche e capace di proseguire Tocqueville dopo e oltreConstant68. Ci non sarebbe possibile se Rosmini non avesse per-

    messo la definizione rigorosa del Risorgimento filosofico, che im-plica il primato della riforma religiosa sulla riforma politica, cor-relativa allimpossibilit di riassorbire la Chiesa nello Stato69.

    Universit La Sapienza di Roma, 24 settembre 2004.

    68Ib., p. 221.

    69R. Buttiglione,Del Noce e il Risorgimento, cit., p. 75.