Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

10
Salvaguardando l'identità del manufatto, il progetto opera attraverso interventi in grado di lasciare tracce visibili e discrete nella storia del monumento La leggerezza del nuovo Testi di Gianni Di Giovanni e Marcello Zordan Foto di Franco Valente e Renato Morganti MCM (MORGANTI, CAUTILLI, MORGANTI) - RECUPERO DELL'EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO - ITALIA “Restaurare non significa soltanto riparare i vecchi edifici; consiste nel dare a essi un altro tratto di vita in modo che possano vivere oggi e domani” Carlo Scarpa

Transcript of Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

Page 1: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

S a l v a g u a r d a n d o l ' i d e n t i t à d e l m a n u f a t t o , i l p r o g e t t o o p e r a a t t r a v e r s o i n t e r v e n t ii n g r a d o d i l a s c i a r e t r a c c e v i s i b i l i e d i s c r e t e n e l l a s t o r i a d e l m o n u m e n t o

La leggerezza del nuovoTesti di Gianni Di Giovanni e Marcello Zordan

Foto di Franco Valente e Renato Morganti

MCM (MORGANTI, CAUTILLI, MORGANTI) - RECUPERO DELL'EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO - ITALIA

“Restaurare non significa soltanto riparare i vecchi edifici;consiste nel dare a essi un altro tratto di vita in modo che possano vivere oggi e domani”

Carlo Scarpa

Page 2: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

[Recupero] 10/07 65

L'ex convento di San Francesco a Sora,sorto nellaprima metà del XIV secolo,è stato trasformatonei secoli insieme alla chiesa,parte integrante del

complesso fino al XIX secolo.Gli interventi forse piùincisivi sono quelli relativi alla realizzazione del chio-stro cinquecentesco e ai lavori di ricostruzione dovutial terremoto del 1654. A quest'ultima fase,in partico-lare,andrebbero riferiti il prospetto adiacente alla chiesadi San Francesco e l'assetto generale della fabbrica an-cora oggi in parte visibile. Importanti modifiche sihanno,poi, in seguito al terremoto del 1915 e ai rela-tivi lavori di ricostruzione.Nell'antico convento,posto nella parte più antica dellacittà di Sora e in disuso ormai da tempo,nella secondametà degli anni Ottanta del secolo scorso, l'Ammini-strazione comunale e il Ministero di Grazia e Giustiziadecidono di inserire gli uffici della Pretura - poi sededistaccata del Tribunale di Cassino - e un museo,an-cora oggi in fase di allestimento,in cui raccogliere i re-perti archeologici e storici della città e della media valledel Liri.L'intenzione si trasforma in progetto,frutto della capa-cità critica dello studio MCM (Morganti,Cautilli,Morganti),a partire da un confronto ragionato con ilcomplesso monumentale.

Agli usi diversi corrisponde un impianto funzionaleben integrato che si sviluppa sui tre livelli dell'anticafabbrica:gli Uffici giudiziari,oltre che una piccola por-zione del piano terra,occupano anche il primo e il se-condo piano estendendosi nell'ala dell'edificio che pro-spetta piazza Mayer Ross e,verso l'interno dell'isolato,nell'ala più interna che affaccia,contemporaneamente,sul chiostro maggiore e su una piccola corte interna.Il museo,invece,presenta uno sviluppo planimetricopiù articolato e occupa non soltanto le restanti partidell'ex convento,ma si estende anche verso l'angolonord del comparto urbano interessato dalla presenzadel tessuto residenziale minore.Una volta entrati nellesale espositive,si evince,da subito,l'attenzione rivoltaallo studio dell'allestimento indirizzato a integrarespazi architettonici e reperti.Tale strategia, attuataprincipalmente per rendere chiara al visitatore la per-cezione delle opere esposte, si materializza mediantel'impiego di elementi piani,di pietra e acciaio,e lastreverticali trasparenti.Ma il progetto proposto va oltre la mera rifunzionaliz-zazione,seppur ben strutturata,del complesso.L'inter-vento,infatti,può essere ricondotto all'interno di quelleoperazioni che affidano il carattere del progetto ai temidel “dialogo”.Con questa logica,finalizzata alla salva-

LOCALIZZAZIONE:

SORA, FROSINONE - ITALIA

PROGETTAZIONE

E DIREZIONE LAVORI:

MCM - MARIO MORGANTI,

GIANFRANCO CAUTILLI

E RENATO MORGANTI

IMPRESA DI COSTRUZIONE:

FEDERICO SEZZATINI

E VINCENZO LA ROCCA, SORA

COMMITTENTE:

COMUNE DI SORA

ENTI FINANZIATORI:

MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA,

REGIONE LAZIO - ASSESSORATO

ALLA CULTURA

RESPONSABILI AMMINISTRATIVI:

MINISTERO DI GRAZIA

E GIUSTIZIA - A. ARGENTO,

REGIONE LAZIO - L. SAVOJA

E S. CONTINO,

COMUNE DI SORA - A. CONTE,

SOPRINTENDENZA

AI BENI ARCHEOLOGICI - S. GATTI

PROGETTO GENERALE:

1983

VARIANTE ESECUTIVA:

1989

REALIZZAZIONE:

PRIMO LOTTO: 1984-1992

SECONDO LOTTO: 1994-2001

TERZO LOTTO: 2002

SUPERFICIE COPERTA:

1860 M2

SUPERFICIE TOTALE:

5045 M2

VOLUME:

22.040 M3

COSTO DELL'INTERVENTO:

2,84 MILIONI DI EURO

Vista dall’alto con in evidenza l'ex convento di San Francesco

Page 3: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

66 10/07 [Recupero]

guardia dell'identità storica del manufatto,il recuperodell'ex convento si muove verso l'impiego di strumentiche,diversi da quelli del passato,consentono di ade-guare i livelli prestazionali dell'organismo edilizio al-l'attuale piano esigenziale e,nel contempo, sono ingrado di lasciare tracce visibili e discrete nella storiadel monumento.Nell'ambito di tali assunti, il riuso del complesso,ri-spettoso dei valori da salvaguardare riconosciuti nelmanufatto antico,opera attraverso interventi di rein-tegrazione orientati in parte alla ricostruzione deisetti murari in elevato e in parte all'inserimento dinuovi elementi, la cui identità tecnica e formalemette in risalto la modernità in essi contenuta.Cosìil mattone lasciato faccia a vista risolve una serie disetti murari, realizzati al primo piano sulle tracce diquelli antichi demoliti; l'acciaio, combinato con illegno,viene rielaborato in una serie di originali va-riazioni al fine di configurare le capriate Polonceau

adottate per il sistema resistente delle coperture.L'acciaio,dunque,dialoga con il legno attraverso uninsieme di relazioni costruttive e formali, assoluta-mente nuove per l'edificio, nell'intento di eviden-ziare la presenza degli elementi resistenti che,lasciatia vista,valorizzano lo spazio interno.Ma anche l'ar-chitettura delle scale di acciaio è coerente con que-st'impostazione e ne esalta le specificità fondate sullareversibilità dell'intervento, puntualmente eviden-ziata con soluzioni di dettaglio che tendono a mi-nimizzare le necessarie interferenze tecniche con imuri in elevato.Questi,sinteticamente,gli elementi del progetto cuiMCM affida la soluzione del tema proposto. Untema il cui svolgimento,così come declinato anchein altre esperienze, affida alla tecnica della sospen-sione diretta la soluzione del connettivo principalecosì da rafforzare l'identità del nuovo elemento ar-chitettonico.

Pianta piano terreno. Scala 1:600 (Studio MCM)

1. ingresso2. atrio3. sala udienze4. sala per esposizioni temporaneeTRIBUNALE:5. ingresso tribunale6. sala udienze7. sala consiglio8. chiostro 9. cortile10. ingresso 11. museo12. bookshopMUSEO:13. proiezioni14. foresteria15. esposizione permanente

A A

12

7

3

13

14

14

9

14

1110

910

14

6

7

6 4

5 2 1

B

B

Sezione AA. Scala 1:600 (Studio MCM) Vista del chiostro

D1

Page 4: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

[Recupero] 10/07 67

Pianta piano primo. Scala 1:600 (Studio MCM)

AA

B

B

MUSEO:1. esposizione permanente2. archivio storico3. chiostro4. biblioteca5. archivio fotografico6. deposito7.attesa8. direzione9. cortile

TRIBUNALE:10. atrio11. messi12. disimpegno13. segreteria14. magistrato15. cancelliere capo16. cancelleria17. archivio18. avvocati19. biblioteca giuridica20. ufficiale giudiziario21. segreteria ufficiale giudiziario

17

19

9

15

15

12

1118

1613 141417

19

1

95

8

7

2

4 4

12

412

3

20

Un intervento che,caratterizzato da un linguaggiocomune,mette in risalto l'unitarietà del progetto.Il disegno delle parti di acciaio dà forza alle idee pro-gettuali messe in campo,il cui dispiegamento,nel ri-prendere temi proposti in altre esperienze di recu-pero - innanzitutto il castello Caetani di Trevi nelLazio - si amplia verso suggestioni nuove, attivatedalla specificità del tema trattato.Un confronto con l'antico sicuramente attivo chenon rinuncia a misurarsi con la preesistenza facendouso degli strumenti propri del progetto contempo-raneo e avendo ben presente quanto prodotto neldialogo con l'antico da quel filone di ricerca, tuttoitaliano, che vede al primo posto la figura di CarloScarpa. Vista d’insieme del complesso

D1

21

Sezione BB. Scala 1:600 (Studio MCM)

Page 5: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

68 10/07 [Recupero]

Scorcio del muro di mattoni

Nuova vita al laterizioLa prassi di caratterizzare l'intervento prevalentemente attraverso il con-fronto tra antichi e nuovi elementi risulta uno degli assunti preminenti delprogetto di recupero dell'ex convento di San Francesco a Sora. Nell'ambitodi questi temi, gli interventi di reintegrazione indirizzati alla ricostruzione dimuri in elevato sono ricondotti all'interno di quei modi di costruire che con-templano la ricerca di un equilibrio tra sistema spaziale e sistema figurati-vo del monumento senza negare, al tempo stesso, l'evidenza del progetto.In particolare, al mattone faccia vista è affidato il compito di dare concre-

tezza fisica ad alcuni setti murari realizzati al primo piano nel rispetto dellamorfologia strutturale preesistente e con l'intento di far riacquistare al tipoedilizio, attraverso una nuova tecnicità, la sua natura. Il muro di laterizi sipone all'interno del sistema dei percorsi come un nuovo elemento; tale inse-rimento viene messo in risalto prevalentemente dall'impiego del mattone,che consente di conferire al setto ricostruito, quel carattere di “materialità”in grado di contrapporsi alle linee pure delle pareti preesistenti rifinite, inve-ce, tutte da intonaco. La ricerca del contrasto avviene anche attraverso il modo di combinare i

Page 6: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

[Recupero] 10/07 69

1. falso puntone di legno di castagno a spigoli vivi,

200x200 mm, e tiranti di acciaio, 2x16 mm

2. elementi metallici d'appoggio della capriata di legno costituita

da 2 L 60x30x4 mm

3. archi a tutto sesto in mattoni disposti a coltello dello spessore

di due teste

4. infisso di profilati metallici a T, 50x50x5 mm; vetro sp. 8/9 mm

5. piattabanda di mattoni disposti a coltello

6. piastra di ancoraggio dei tiranti, 200x200x12 mm

7. muro a tre teste in mattoni sabbiati, 250x120x55 mm

foto

di S

tud

io A

rnab

old

i

mattoni (25x12x5,5 cm) che, disposti a tre teste, contribuiscono a defi-nire il linguaggio della parete stessa. Ne viene fuori un'architettura delpieno risolta con archi ritmicamente posti e vani che sfruttano il siste-ma architravato messo in risalto dal particolare disegno di stipiti e piat-tabande, diverso a seconda dell’importanza del piano. In corrispondenzadelle bucature viene dato risalto alla realizzazione degli stipiti medianteoperazioni di sottrazione dell'elemento base; in altri casi, il tema del por-tale viene reinterpretato operando rotazioni alternate dei conci laterizitra i ricorsi successivi.

Infine, una modanatura orizzontale sul paramento, realizzata attra-verso la disposizione dei mattoni a coltello, individua la quota diimposta di archi realizzati a due teste che ripropongono il ritmo dellacampata tipo su cui si articolano i connettivi orizzontali. La definizio-ne di questi segni caratterizzanti avviene attraverso lo studio accu-rato di particolari costruttivi che diventano, all'interno del progetto,strumenti operativi per mettere in risalto come l'intera parete sia ilrisultato di un complesso processo di ri-composizione dei suoi ele-menti principali.

Prospetto e sezione verticale del muro di mattoni

Scala 1:50

Page 7: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

70 10/07 [Recupero]

Scala “sistema attivo” vs muro “sistema passivo”A un organismo edilizio così carico di contenuti e di valori architettonicii progettisti rispondono ponendo l'accento su elementi caratterizzantiche hanno il compito di raccordare lo spazio originario alle nuove desti-nazioni d'uso. La reinterpretazione del sistema spaziale trova luogo lad-dove l'antico offre minore resistenza alla trasformazione. Nel vano con-tiguo al convento, parzialmente allo stato di rudere, viene collocata unascala metallica che, sospesa, rimarca il suo ruolo di elemento aggiunto.

L'accurato disegno degli elementi costruttivi è il risultato di una istanza, piùvolte sottolineata dagli autori anche in altri progetti di recupero, che ha loscopo di salvaguardare identità e valori. Tale linea di condotta si rilegge sianella scelta dei materiali: l'acciaio che si combina con la pietra; sia nell'ap-plicazione di principi costruttivi: al sistema resistente murario, per suanatura “passivo”, si contrappongono sistemi “attivi” che trovano applica-zione nella tecnica della sospensione diretta impiegata per questa scalainterna costituita da rampe contrapposte e pianerottoli circolari.

Vista dal basso della scala sospesa

Dettaglio dell’attacco del tirante al muro e al pianerottolo.

Sezione e prospetto (nella pagina a fianco)Scala 1:10

Pianta. Scala 1:50D1

Page 8: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

[Recupero] 10/07 71

Dal punto di vista costruttivo, la scala metallica è composta da quattrotiranti del diametro di 22 mm a cui sono sospese le rampe rettilinee.Essi sono connessi in sommità a mensole corte vincolate ai muri latera-li e in basso a traverse di appoggio. All'estremità queste presentano un distanziatore di neoprene che evitail martellamento tra il muro e la scala in fase di sisma.

In acciaio sono anche tutti gli elementi dei parapetti, il corrimano è inve-ce di legno sagomato di rovere. I gradini e i pianerottoli sono in pietra cal-carea locale dello spessore di 5 cm; essi sono fissati sull'ordito portanterispettivamente a profilati a L binati (due L 50x100x6 mm) posti sullafaccia interna della trave, e a un ordito monodirezionale di piatti metal-lici (20x50x6 mm) tessuto secondo la direzione principale delle rampe.

1. tirante metallico di sospensione Ø 22 mm

2. parapetto a ringhiera costituito da:

- tondi metallici Ø 16 mm

- piatti di intelaiatura 60x80 mm

- corrimano di legno di rovere sagomato

60x25 mm

3. scala sospesa:

- trave a cosciale costituita da due piatti

di acciaio 250x15 mm

- appoggio pedate costituito da due profili

a L 50x100x6 mm

- ordito monodirezionale di sostegno pianerottoli

conformato da piatti metallici 20x50x6 mm

- pedate e pianerottoli di pietra bianca locale,

sp. 50 mm

4. muratura a ricorsi regolari di conci di pietra

non squadrati

5. cordolo di calcestruzzo armato con 4 φ 14

e staffe φ 8 ogni 200 mm

6. barre metalliche φ 16 mm di stabilizzazione

cordolo in corrispondenza dei nodi

di sostegno dei tiranti di sospensione

7. contro-piastra di ripartizione

8. mensola di acciaio per la correlazione

dei tiranti di sospensione vincolata alla contro

piastra mediante 3+3 spinotti Ø 14 mm

9. tirante metallico di sospensione Ø 22 mm

10. piatto di regolarizzazione appoggio

distanziatore, sp. 4 mm

11. distanziatore di neoprene

12. travi principali realizzate con due piatti

250x15 mm e carastrelli di irrigidimento

con il nodo di connessione trave-tirante

Prospetto. Scala 1:50

Page 9: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

72 10/07 [Recupero]

Le capriate Polonceau in acciaio e legno, vista durante i lavori

Sezione verticale della copertura. Scala 1:50

Elementi di acciaio binati per la capriataL'acciaio risolve più elementi tecnici. Combinato con il legno, istituisce unnuovo sistema di relazioni costruttive e formali tra le parti resistenti dellecoperture lignee. Lasciate a vista all'intradosso e riprogettate ispirandosi amodelli ottocenteschi, le parti resistenti presentano elementi singolarianche nel rapporto che intercorre tra la nuova copertura e la geometriadelle falde. La necessità di lasciare inalterata la configurazione del tetto, ha

imposto la rivisitazione delle anomalie presenti nella orditura originaria. La proposta di un sistema resistente principale organizzato intorno all'usodi capriate Polonceau ha fatto sì che tutte le parti resistenti potessero esse-re lasciate a vista coerentemente con l’assetto distributivo dell’ultimo livel-lo, strutturato attraverso l'uso di partizioni trasparenti inserite in continuitàcon le regole costruttive dell'antica fabbrica, che vede diminuire le massemurarie all'aumentare del numero dei piani.

Page 10: Arketipo n.10 Gennaio 2007_8390563

Nodo di connessione dei tiranti di acciaio

della copertura

[Recupero] 10/07 73

Il disegno delle capriate risulta dalla combinazione di puntoni di legnoe tiranti di acciaio.Dal punto di vista costruttivo la parte resistente della copertura ècomposta da puntoni di legno di castagno (200x200mm) e di acciaio(tubi cavi del diametro di 38 mm) e da tiranti metallici (tondini pienidel diametro di 16 mm). Arcarecci e tavolato di ripartizione sonosempre di legno su cui è posto un pannello isolante. Il manto di coper-

tura è costituito da coppi reimpiegati, posti su uno strato di ventila-zione di cartone catramato ondulato. In particolare, la scelta di binare tutti gli elementi metallici, che visi-bilmente contengono tracce delle soluzioni scarpiane aCastelvecchio, ha consentito di ridurre le sezioni degli elementi resi-stenti e arricchire l'intradosso delle coperture con una fitta trama dielementi metallici.

1. stratificazione copertura:

- coppi di recupero sovrapposti

- cartone catramato ondulato sottocoppo

- pannello termoisolante di polistirene,

sp. 30 mm

- foglio di politilene

- impalcato di tavole di legno di castagno

maschiettate, sp. 25 mm

- gattello di correlazione arcareccio-puntone,

L 60x60x6 mm

- arcarecci di legno di castagno 15x15 cm

- puntone di legno di castagno 20x20 cm

2. puntone di acciaio a sezione chiusa,

Ø 38 mm

3. tiranti di acciaio, Ø 16 mm

4. manicotto filettato, Ø 16 mm

5. elemento di connessione arcareccio

puntone costituito da una piastra metallica,

sp. 6 mm, conformata a U e da 3 perni

di tenuta filettati Ø 12 mm

6. nodo di unione tiranti a “3 vie”

di lamiera metallica sp. 6 mm

7.elemento di connessione tirante-puntone

costituito da tubo cavo metallico Ø 20 mm

Dettaglio del nodo di connessione dei tiranti

di acciaio. Scala 1:10