ARGOMENTAZIONI PROVA PRATICA 1 - Bacheca | TOM

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Ordine delle Professioni Infermieristiche Interprovinciale Firenze Pistoia Sede legale-operativa: Via P. da Palestrina, 11 50144 Firenze Tel. 055359866 fax 055355648 Ufficio operativo: via R. Fucini,3 51100 Pistoia Tel. 0573359061 fax 0573506702 Codice Fiscale: 94270640488 PEC :firenze.pistoia@cert.ordine-opi.it www.opifipt.it OPI CICLO INCONTRI PREPARAZIONE PROVA SCRITTA E PROVA PRATICA CONCORSO PUBBLICO ESTAR PER INFERMIERI TEST PROVA PRATICA (1°_ARGOMENTAZIONI) DATA: 11 Ottobre 2019 DOCENTE: Dott.ssa Diletta Calamassi 1) Nella diagnosi infermieristica: “rischio di compromissione dell’integrità cutanea correlato all’immobilità”, il titolo è: - Compromissione dell’integrità cutanea; - Immobilità; - Rischio di lesioni da pressione; - Lesioni da pressione per immobilità; 2) Una corretta diagnosi infermieristica secondo Nanda prevede la presenza di: - Titolo, segni e sintomi, definizione; - Titolo, qualificatore e segni e sintomi; - Qualificatore, caratteristiche definenti, fattori correlati; - Titolo, definizione, fattori correlati e caratteristiche definenti; 3) Cosa manca nella diagnosi: “compromissione della mobilità correlata ad affaticamento”? - Titolo; - Caratteristiche definenti; - Fattore correlato; - Condizione; 4) L’obiettivo si compone dei seguenti elementi: - Condizione, performance; - Caratteristiche definenti e criterio, performance; - Performance, condizione e criterio; - Criterio; 5) In “Ritardato recupero della mobilità”, “ritardato” è: - Fattore correlato; - Caratteristica definente; - Descrittore; - Titolo; 6) Nel paziente con in corso trasfusione di sangue possono essere formulate diagnosi di tipo: - Reale; - Potenziale; - Possibile; - Collaborativo;

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CICLO INCONTRI PREPARAZIONE PROVA SCRITTA E PROVA P RATICA CONCORSO PUBBLICO ESTAR PER INFERMIERI

TEST PROVA PRATICA (1°_ARGOMENTAZIONI) DATA: 11 Ottobre 2019 DOCENTE: Dott.ssa Diletta Calamassi

1) Nella diagnosi infermieristica: “rischio di compromissione dell’integrità cutanea correlato all’immobilità”, il titolo è: - Compromissione dell’integrità cutanea; - Immobilità; - Rischio di lesioni da pressione; - Lesioni da pressione per immobilità;

2) Una corretta diagnosi infermieristica secondo Nanda prevede la presenza di: - Titolo, segni e sintomi, definizione; - Titolo, qualificatore e segni e sintomi; - Qualificatore, caratteristiche definenti, fattori correlati; - Titolo, definizione, fattori correlati e caratteristiche definenti;

3) Cosa manca nella diagnosi: “compromissione della mobilità correlata ad affaticamento”? - Titolo; - Caratteristiche definenti; - Fattore correlato; - Condizione;

4) L’obiettivo si compone dei seguenti elementi: - Condizione, performance; - Caratteristiche definenti e criterio, performance; - Performance, condizione e criterio; - Criterio;

5) In “Ritardato recupero della mobilità”, “ritardato” è: - Fattore correlato; - Caratteristica definente; - Descrittore; - Titolo;

6) Nel paziente con in corso trasfusione di sangue possono essere formulate diagnosi di tipo: - Reale; - Potenziale; - Possibile; - Collaborativo;

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7) Solo una diagnosi infermieristica è errata, quale? - Liberazione inefficace delle vie aeree correlato a riduzione del meccanismo di clearance

ciliare che si manifesta con tosse inefficace e incapacità a rimuovere le secrezioni; - Intolleranza all’attività correlata a alterazione della frequenza cardiaca

persistente dopo 3 minuti di attività che si manifesta con compromissione dei sistemi di trasporto dell’ossigeno secondaria a BPCO;

- Disturbo del concetto del sé correlato a variazioni dell’aspetto e dello stile di vita che si manifesta con espressioni negative nei propri confronti;

- Disturbo nel modello di sonno correlato a frequenti risvegli che si manifesta con difficoltà a prendere sonno;

8) E’ un problema collaborativo: - Rischio di alterazione della motilità; - Disturbo nel modello del sonno; - Alterazione del concetto del sé; - Rischio di complicanze nella terapia con antibiotici;

9) Non è un obiettivo corretto: - La persona esprime la propria condizione fisica e sociale; - La persona descrive correttamente gli effetti della malattia entro la dimissione

ospedaliera; - Il paziente identifica, aiutandosi con l’opuscolo informativo, i fattori che possono

contribuire a migliorare il suo riposo entro 3 giorni; - La persona descrive il regime terapeutico da adottare con l’auto del caregiver, entro la

dimissione ospedaliera

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“Un giudizio clinico sulle risposte dell’individuo, della famiglia o della comunità ai

problemi di salute/processi della vita, reali o potenziali. Le diagnosi infermieristiche

costituiscono il fondamento per selezionare gli interventi infermieristici atti a

realizzare gli obiettivi dei cui risultati è responsabile l’infermiere” (definizione secondo NANDA 1990). La diagnosi si compone di elementi fondamentali che sono i seguenti:

- Titolo: descrive l’essenza della situazione usando 2/3 termini;

- Definizione: breve frase che specifica in modo più analitico quello che è

espresso dal titolo;

- Caratteristiche definenti: dati soggettivi od oggettivi (segni e sintomi) che

confermano la diagnosi infermieristica;

- Fattori correlati: cause o fattori eziologici correlati alla diagnosi

infermieristica.

Esempio:

• Titolo: Compromessa deglutizione • Definizione: Anormale funzionamento del meccanismo della deglutizione

associato a deficit strutturali o funzionali orali, faringei o esofagei • Caratteristiche definenti: Incapacità di liberare il cavo orale/Rigurgito di

materiale gastrico • Fattori correlati: Dovuto a compromissione neuromuscolare.

L’obiettivo infermieristico deve essere formulato in modo preciso, deve essere reale e osservabile. Si compone delle seguenti caratteristiche:

- Soggetto: chi compie l’azione;

- Performance: che cosa fa il soggetto che compie l’azione;

- Condizione: come viene fatta l’azione;

- Criterio: livello di accettabilità.

Esempio: - Soggetto: Il paziente;

- Performance: esegue la misurazione della glicemia HGT;

- Condizione: secondo la procedura e autonomamente;

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10) I pannoloni del paziente che presenta tossina botulinica devono essere:

- smaltiti insieme agli assimilabili agli urbani; - smaltiti nel rischio infettivo; - smaltiti insieme ai taglienti e pungenti; - smaltiti con gli altri pannoloni;

11) L’infermiere è obbligato a notificare entro 12 ore il paziente affetto da: - Polmonite; - HIV; - Tifo esantematico; - HBV;

Classi Tempi di

segnalazione

Patologie

1. Malattie per le quali si richiede

segnalazione immediata o perché

soggette al Regolamento sanitario

internazionale o perché rivestono

particolare interesse.

12 ore Colera, botulismo, febbre gialla, febbre ricorrente epidemica, influenza con isolamento virale, febbri emorragiche virali (febbre di Lassa, Marburg, Ebola), rabbia, peste, tetano, poliomielite, trichinosi, tifo esantematico, difterite.

2. Malattie rilevanti perché ad

elevata frequenza e/o passibili di

interventi di controllo.

48 ore Blenorragia, brucellosi, diarree infettive non da salmonella, epatite virale A, B, NANB, epatite virale non specificata, febbre tifoide, legionellosi, leishmaniosi cutanea, leishmaniosi viscerale, leptospirosi, listeriosi, meningite ed encefalite acuta virale, meningite meningococcica, morbillo, parotite, pertosse, rickettsiosi diversa da tifo esantematico, rosolia, salmonellosi non tifoidee, scarlattina, sifilide, tularemia, varicella.

3. Malattie per le quali sono richieste

particolari documentazioni

48 ore AIDS, lebbra, malaria, micobatteriosi non tubercolare, tubercolosi.

4. Malattie per le quali alla

segnalazione del singolo caso da

parte del medico deve seguire la

segnalazione dell'unità sanitaria

locale solo quando si verificano

focolai epidemici.

24 ore Dermatofitosi (tigna), infezioni, tossinfezioni ed infestazioni di origine alimentare, pediculosi, scabbia.

5. Malattie infettive e diffusive

notificate all'unità sanitaria locale e

non comprese nelle classi precedenti,

zoonosi indicate dal regolamento di

polizia veterinaria di cui al decreto

del Presidente della Repubblica 8

febbraio 1954, n. 320, e non

precedentemente menzionato.

Annualmente, in un riepilogo, al Ministero. Solo quando assumano le caratteristiche di focolaio epidemico, devono essere segnalate.

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12) Il MAP (Metodo Assistenziale Professionalizzante) è:

- Un sinonimo di PDTA; - Un processo che ha come obiettivo la sperimentazione di un metodo per la messa a

punto di piani assistenziali standard in relazione a specifici problemi di salute; - Percorsi assistenziali utilizzati per pianificare e seguire in modo sistematico un

programma di assistenza centrato sul paziente. - Tutte le precedenti;

Si chiama MAP, Metodo Assistenziale Professionalizzante. Ed è il meccanismo presentato a Torino durante il convegno Ecm “Assistere in sicurezza. DRG e assorbimento di risorse assistenziali: un metodo a supporto di Professionalità e Governance”, organizzato dal Collegio Ipasvi del capoluogo piemontese.

Il MAP è un vero e proprio supporto per la pianificazione assistenziale infermieristica e ha come obiettivo quello di proporre e sperimentare un metodo per la messa a punto di piani di assistenza standard in relazione a specifici problemi di salute, costruendo uno strumento informatizzato, flessibile, di facile uso che, in ragione della complessità della persona assistita, sostenga razionalmente la definizione delle dotazioni organiche.

In estrema sintesi, le ricadute attese del Map sono quelle di liberare “spazio mentale” per la pianificazione personalizzata, armonizzare l’azione professionale collettiva e favorirne il coordinamento, sostenere l’atteggiamento proattivo, rendere più evidenti le differenze di responsabilità rispetto agli OSS, quantificare con maggior precisione l’intensità assistenziale standardizzabile.

L’utilizzo del MAP a livello di Collegio di Torino è anche stato utilizzato come metodo a supporto della strategia negoziale sul fabbisogno di personale con la Regione Piemonte grazie a elaborati di gruppi di lavoro utilizzabili per costruire piani standard.

In questo caso è stato definito “MAP risorse” ed è stato utilizzato come strumento che oltre a supportare la pianificazione assistenziale, contribuire alla definizione di standard ai quali tendere, documentare l'attività periferica: costruzione e valutazione dinamica delle dotazioni organiche a livello della singola struttura, dipartimento, presidio, azienda, offre una risposta appropriata ai bisogni dell'utenza e una risposta altrettanto

Il MAP è un vero e proprio supporto per la pianificazione assistenziale infermieristica e ha come obiettivo quello di proporre e sperimentare un metodo per la messa a punto di piani di assistenza standard in relazione a specifici problemi di salute, costruendo uno strumento informatizzato, flessibile, di facile uso che, in ragione della complessità della persona assistita, sostenga razionalmente la definizione delle dotazioni organiche. Serve a valutare l’impegno assistenziale e incrocia una serie di elementi che tengono conto di fattori come la stabilità clinica, la responsività del soggetto, l’indipendenza nell’agire in modo autonomo ed efficace e il contesto.

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appropriata ai bisogni degli infermieri di lavorare, appunto, appropriatamente e di gestire i tempi lavoro per rispondere con le proprie competenze alle necessità assistenziali.

Il MAP è applicabile anche sul territorio (MAPt) e in questo caso è in grado di documentare la complessità, sostenere la presa in carico e formulare una proposta di ottimizzazione dei servivi.

Il MAP insomma è ritenuto utile per programmare meglio, per concentrarsi meglio sulla personalizzazione, per armonizzare le cure, per ridurre il rischio di dimenticanze, per attribuire le attività all’Oss, per migliorare la documentazione.

Il MAP rappresenta l’inizio dell’interesse verso la complessità assistenziale e si basa su dotazioni organiche definite in base a criteri molto diversificati, soprattutto minutaggio per specialità, tenendo presenti le differenze importanti di organico quali-quantitativo tra strutture simili.

E la valutazione della complessità assistenziale e la definizione del fabbisogno di risorse umane sono i due strumenti che il MAP mette in campo per rilevare le variabili alterate, classificare il livello di complessità, identificare le necessità assistenziali, definire obiettivi, azioni e valutare gli esiti, definire il numero di professionals e di operatori di supporto necessario per assistere ogni persona assistita.

La sua utilizzazione vale sia in ambito organizzativo dove l’infermiere con posizione gestionale, a partire dai dati rilevati dagli infermieri clinici è in grado di calcolare e modulare in breve tempo il fabbisogno quali-quantitativo di personale per erogare l’assistenza necessaria rispondente a criteri di qualità, sicurezza e sostenibilità economica, sia in ambito assistenziale in cui l’ infermiere clinico in grado di rilevare tutti gli elementi costitutivi la complessità assistenziale, elaborare il piano di assistenza, tracciare l’assistenza e documentare gli esiti.

Al convegno d Torino il MAP - di cui si riportano in allegato tutte le relazioni presentate al convegno e il video relativo all’intero evento - è anche stato valutato dagli oltre 200 infermieri intervenuti al corso Ecm, che rispetto alla domanda loro formulata in che misura nelle organizzazioni sanitarie, si sente la necessità di un metodo che definisca il fabbisogno di personale – il MAP appunto – hanno risposto nell’88,1% dei casi “molto rilevante”, nell’11,2% “rilevante”, hanno giudicato “poco significativa” la necessità nello 0,2% dei casi e nessuno ha comunque ritenuto che il metodo fosse “poco rilevante”.

All’ulteriore domanda “Riterresti utile che il metodo e lo strumento presentati fossero utilizzati nel tuo contesto organizzativo per garantire miglior qualità nell’assistenza?” le risposte sono state nel 72,1% dei casi “sarebbe molto utile” e nel 20% “sarebbe utile. Il 7,1% lo ha giudicato “parzialmente utile” e solo lo 0,8% “non significativo”.

Critiche invece le risposte alla domanda riguardante la misura attuale, nei vari setting di cura, dei metodi utilizzati per la composizione di equipe assistenziali che tengano conto dei livelli di complessità. Il 59,7% delle risposte infatti l’ha giudicata “insufficiente”, ma il 22,7% “inesistente”. Il 15,6% ha risposto “in modo parzialmente adeguato” e solo il 2% ritiene che i metodi attuali siano adeguati.

Infine una domanda diretta sul lavoro svolto dal Collegio di Torino per applicare il metodo MAP per sapere In che misura può contribuire a migliorare la definizione delle dotazioni di personale infermieristico e di

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supporto. “Molto rilevante” e “rilevante” sono state l’85,4% delle risposte, “parzialmente significativa” il 12,6% e solo il 2% l’ha giudicata “per nulla signifcativa”.

http://www.fnopi.it/attualita/tra-fabbisogno-e-qualificazione-professionale-il-map-parte-da-torino-id2125.htm

13) Il monitoraggio periodico fetale: - È un metodo di prevenzione primaria; - È un metodo di prevenzione secondaria; - È un metodo di prevenzione terziaria; - Nessuna delle precedenti;

14) La Sig.ra Ines di 59 anni ricoverata in cardiochirurgia in seguito a intervento chirurgico, durante gli accertamenti diagnostici risulta essere infetta/colonizzata da MDRO (microrganismi multi-resistenti agli antibiotici) isolati anche nelle vie respiratorie. Quali precauzioni e procedure di isolamento dovranno essere adottate per questa paziente? - Precauzioni standard; - Precauzioni standard + Precauzioni da contatto; - Precauzioni standard + Precauzioni per droplets; - Precauzioni standard + Isolamento del paziente + Precauzioni da contatto +

Precauzioni per droplets; 15) Ti trovi in una degenza medica. Identifica quale dei seguenti gruppi di interventi descrive la

corretta sequenza degli interventi assistenziali da garantire ad un paziente con i sintomi di angina pectoris. Il paziente è un maschio di 50 anni, ricoverato per accertamenti a causa del diabete scompensato. Il dolore retro sternale è insorto da circa 5 minuti dopo il pranzo. I sintomi sono: nausea, sudorazione, dispnea, ansia/paura, variazione parametri vitali (tachicardia 110, ipertensione 160/110). - Effettuare ECG a 12 derivazioni immediato e farlo leggere prontamente al

medico/cardiologo, monitorare i parametri vitali, somministrare la terapia d’urgenza prescritta, valutare e documentare il dolore, sorvegliare il paziente, informare e tranquillizzare il paziente e i familiari, garantire un accesso venoso sicuro, tenere il paziente a riposo in posizione semiseduta.

- Valutare e documentare il dolore, effettuare ECG a 12 derivazioni immediato e farlo leggere prontamente al medico/cardiologo, monitorare i parametri vitali, garantire un accesso venoso sicuro, sorveglianza del paziente, paziente tenuto a riposo in posizione

Rientrano nel monitoraggio periodico fetale una serie di esami strumentali e di laboratorio effettuati sulla gestante e sul feto; rientrano nella prevenzione secondaria

poiché permettono di agire precocemente su eventuali patologie presenti (diagnosi precoce).

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semiseduta, informare su ciò che si farà e tranquillizzare il paziente e i familiari, somministrare terapia d’urgenza e di mantenimento prescritta.

- Tenere il paziente a riposo in posizione semiseduta, informare e tranquillizzare il paziente, garantire un accesso venoso sicuro, effettuare ECG a 12 derivazioni immediato e farlo leggere prontamente al medico/cardiologo, monitorare i parametri vitali, somministrare la terapia d’urgenza prescritta, valutare e documentare il dolore, sorvegliare il paziente, informare e tranquillizzare i familiari.

- Tenere il paziente a riposo in posizione semiseduta, informare e tranquillizzare il paziente, avvisare prontamente il medico/cardiologo, monitorare i parametri vitali, somministrare la terapia d’urgenza prescritta, valutare e documentare il dolore, sorvegliare il paziente, informare e tranquillizzare i familiari.

16) Ordinare correttamente le operazioni da compiere per praticare una iniezione

sottocutanea

1 formare una plica di tessuto sottocutaneo tra il pollice e le altre dita della mano 2 lavare le mani 3 disinfettare la cute 4 mantenere la plica di tessuto sottocutaneo durante l’iniezione 5 preparare l’iniezione 6 Individuare il punto di iniezione 7 inserire l’ago con un’angolatura di 90° 8 Esercitare una lieve pressione nel punto di iniezione con un batuffolo di cotone 9 estrarre l’ago A 1-2-3-4-5-6-7-8-9 B 2-5-6-3-1-7-4-9-8 C 7-8-4-3-2-1-5-9-6 D 2-5-6-4-1-8-9-3-7

17) Ordinare correttamente le operazioni da compiere per indossare i guanti sterili

1 indossare il guanto destro 2 sistemare opportunamente i guanti in modo asettico 3 infilare le dita della mano guantata (destra) al di sotto del risvolto del guanto sinistro (parte esterna del guanto) 4 lavare e asciugare le mani 5 afferrare con la mano sinistra il guanto destro dall’estremità ripiegata (parte interna del guanto) 6 aprire la confezione dei guanti e appoggiare l’incartamento che li contiene su un piano di appoggio 7 indossare il guanto sinistro

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A 4-6-5-1-3-7-2 B 4-6-3-1-5-7-2 C 4-6-1-3-7-2-5 D 3-5-6-7-3-4-1

18) Raccolta urine delle 24 ore. Quale affermazione non è corretta? a) È fondamentale non perdere alcuna parte dell’urina emessa b) Inizia a vescica vuota (il mattino del giorno d'inizio raccolta, scartare tutta l'urina della prima

minzione mattutina) c) Le urine vanno conservate il luogo fresco d) Inizia a vescica piena (il mattino del giorno d'inizio raccolta, includere tutta l’urina della

prima minzione mattutina)

19) Nell’Urinocoltura è opportuno raccogliere: a) Il primo getto delle urine b) Il getto intermedio delle urine c) L’ultimo getto delle urine d) Tutte le urine emesse

20) Il corretto posizionamento del SNG (a scopo alimentare) deve essere valutato: a) Una volta al mese, in occasione della sostituzione del SNG b) In caso di trazionamenti accidentali del SNG (da parte del paziente e/o del caregiver) c) Prima di qualsiasi somministrazione di alimenti, liquidi o farmaci tramite SNG d) Almeno una volta alla settimana