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6 novembre 2008 anno I - n. 15 a r c i 5 0 @ l i b e r o . i t w w w . a r c i . i t / r e p o rt pausa Conoscete il d.l. 154? Scuola per tutti? No grazie a r c i r e p o rt sicilia a cura dell’Arci Sicilia hanno collaborato: Lucilla Alcamisi, Anna Bucca, Simonetta Cascio, Teresa Campagna, Emanuele Guida, Ciro Midolo, Giovanna Pirrotta, foto: Grazia Bucca, Sebastiano Diamante redazione via Carlo Rao, 16 Palermo numero 15 Allegato al n.38 del 4 novembre 2008 di Arcireport [email protected] A furia di scorrettezze e colpi di mano, il governo continua imperterrito nel suo pro- getto di distruzione dell’idea della scuola pubblica. C’entra qualcosa secondo voi la riforma della scuola con il contenimento della spesa sanitaria? Per Maria Stella c’entra parecchio, soprattutto se è l’ennesimo modo per scavalcare pra- tiche di dialogo, di ascolto, di dibattito parlamentare . Infatti prima ancora di incassare la scontata approvazione da parte del senato della pro- posta di DL sulla scuola , purtroppo ormai legge da qualche giorno, il governo aveva por- tato a casa un mese fa un altro vantaggioso risultato: nel d.l n. 154 del 7 ottobre 2008 riguardante "disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria" è stato – con la solita sollecitudine – inserito un articolo sulla scuola, che, modificando un articolo della tanto discussa l. 133, impone di procedere al dimensionamento delle istituzioni scolasti- che entro il 30 novembre di ogni anno. La materia in realtà è di competenza delle regio- ni, che per l’appunto sono invitate a definire la nuova rete scolastica entro il 30 novem- bre di questo anno, pena la nomina di un commissario ad acta. al fine di poter realizzare il percorso di razionalizzazione della rete scolastica, prevista dalla stessa legge 133/08, già dall'anno scolastico 2009-2010. Un’invasione di campo bella e buona, e poco legittima, dato che il dimensionamento è materia di competenza esclusiva delle regioni. E soprattutto questa misura conferma quanto poco, anzi niente importi a questo governo di salvaguardare la scuola pubblica, mostrano il più totale disinteresse nei confronti della qualità della scuola pubblica e dei diritti degli studenti e delle loro famiglie. Oltre la questione di metodo, è ancora una volta anche la sostanza delle cose a preoc- cupare. Infatti questo decreto, tradotto in termini meno aulici, prevede che se le regioni non rispondono entro questo termine ultimativo, si procederà tramite commissari alla ridefinizione delle scuole nel territorio, e dunque ad eventuali accorpamenti territoriali di sedi, a tutto svantaggio delle zone del paese più disagiate ed isolate. Sarà dopo cura e interesse dei comuni provvedere al trasporto degli studenti. E se i comuni non possono? Ci penseranno i genitori, ovvio. Poco importa se garantire la presenza nel territorio della scuola statale di ogni ordine e grado, è un compito che la Costituzione ha affidato alla Repubblica, come elemento che sostanzia il diritto all’accesso all’istruzione ed alla frequenza di tutti, in particolare dei più deboli. Cosi si svelano da sole le bugie della Gemini che ha più volte rassicurato di volere sal- vaguardare le scuole di montagna e dei piccoli comuni. D’altronde, perché garantire a tutti il diritto all’istruzione? Un popolo di ignoranti da’ più fiducia a un governo di ignoranti. E allora, perché rischiare? [email protected] “La mia è una parro c chia di montag n a .Quando ci arr ivai c'era solo una scuola elementare. Cinque classi in un'aula sola. I ragazzi uscivano dalla quinta semianalfabeti e andavano a lavo ra re. Timidi e disprez z at i . D e c i s i a l l o ra che av rei speso la mia vita di parroco per la loro elevazione civile e non solo religiosa [...] Quelli ch e stanno in città usano merav i gl i a rsi del suo ora r i o. Dodici ore al giorn o, 365 giorni l'anno. Prima che arr iva s s i io i ragazzi fa c evano lo stesso orario (e in più tanta fatica) per pro c u ra re lana e cacio a quelli che stanno in c i t t à .Nessuno aveva da ridire.O ra che quell'orario glielo faccio fa re a scuola dicono che li sacrifico” ( L o re n zo Milani “L’ o bbedienza non è più una virtù”) foto Grazia Bucca Presidente

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6 novembre 2008anno I - n. 15

a r c i 5 0 @ l i b e r o . i tw w w . a r c i . i t / r e p o rt

pausa

Conoscete il d.l. 154?

Scuola per tutti? No grazie

a r c ir e p o rtsicilia a c u r a d e l l ’ A r c i S i c i l i a

hanno collaborato:

Lucilla Alcamisi, Anna Bucca, SimonettaCascio, Teresa Campagna, EmanueleGuida, Ciro Midolo, Giovanna Pirrotta, foto: Grazia Bucca, Sebastiano Diamanteredazione via Carlo Rao, 16 Palermo

numero 15Allegato al n.38 del 4 novembre 2008 [email protected]

Afuria di scorrettezze e colpi di mano, il governo continua imperterrito nel suo pro-getto di distruzione dell’idea della scuola pubblica. C’entra qualcosa secondo voila riforma della scuola con il contenimento della spesa sanitaria?

Per Maria Stella c’entra parecchio, soprattutto se è l’ennesimo modo per scavalcare pra-tiche di dialogo, di ascolto, di dibattito parlamentare . Infatti prima ancora di incassare la scontata approvazione da parte del senato della pro-posta di DL sulla scuola , purtroppo ormai legge da qualche giorno, il governo aveva por-tato a casa un mese fa un altro vantaggioso risultato: nel d.l n. 154 del 7 ottobre 2008riguardante "disposizioni urgenti per il contenimento della spesa sanitaria" è stato – conla solita sollecitudine – inserito un articolo sulla scuola, che, modificando un articolo dellatanto discussa l. 133, impone di procedere al dimensionamento delle istituzioni scolasti-che entro il 30 novembre di ogni anno. La materia in realtà è di competenza delle regio-ni, che per l’appunto sono invitate a definire la nuova rete scolastica entro il 30 novem-bre di questo anno, pena la nomina di un commissario ad acta. al fine di poter realizzareil percorso di razionalizzazione della rete scolastica, prevista dalla stessa legge 133/08,già dall'anno scolastico 2009-2010.Un’invasione di campo bella e buona, e poco legittima, dato che il dimensionamento èmateria di competenza esclusiva delle regioni. E soprattutto questa misura confermaquanto poco, anzi niente importi a questo governo di salvaguardare la scuola pubblica,mostrano il più totale disinteresse nei confronti della qualità della scuola pubblica e deidiritti degli studenti e delle loro famiglie.Oltre la questione di metodo, è ancora una volta anche la sostanza delle cose a preoc-cupare. Infatti questo decreto, tradotto in termini meno aulici, prevede che se le regioninon rispondono entro questo termine ultimativo, si procederà tramite commissari allaridefinizione delle scuole nel territorio, e dunque ad eventuali accorpamenti territoriali disedi, a tutto svantaggio delle zone del paese più disagiate ed isolate. Sarà dopo cura einteresse dei comuni provvedere al trasporto degli studenti. E se i comuni non possono?Ci penseranno i genitori, ovvio.Poco importa se garantire la presenza nel territorio della scuola statale di ogni ordine egrado, è un compito che la Costituzione ha affidato alla Repubblica, come elemento chesostanzia il diritto all’accesso all’istruzione ed alla frequenza di tutti, in particolare dei piùdeboli.Cosi si svelano da sole le bugie della Gemini che ha più volte rassicurato di volere sal-vaguardare le scuole di montagna e dei piccoli comuni.D’altronde, perché garantire a tutti il diritto all’istruzione? Un popolo di ignoranti da’ piùfiducia a un governo di ignoranti. E allora, perché [email protected]

“La mia è una parro c chia di montag n a . Quando ci arr ivai c'era solo una scuola elementare. Cinque classi inun'aula sola. I ragazzi uscivano dalla quinta semianalfabeti e andavano a lavo ra re. Timidi e disprez z at i . D e c i s ia l l o ra che av rei speso la mia vita di parroco per la loro elevazione civile e non solo religiosa [...] Quelli ch estanno in città usano merav i gl i a rsi del suo ora r i o. Dodici ore al giorn o, 365 giorni l'anno. Prima che arr iva s s iio i ragazzi fa c evano lo stesso orario (e in più tanta fatica) per pro c u ra re lana e cacio a quelli che stanno inc i t t à . Nessuno aveva da ridire. O ra che quell'orario glielo faccio fa re a scuola dicono che li sacrifico”

( L o re n zo Milani “L’ o bbedienza non è più una virt ù ” )

foto Grazia Bucca

Presidente

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La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ha fatto da filoconduttore del convegno tenutosi a Pachino il 24 ottobrescorso. A richiamarla è stata innanzitutto Santina Caia, pre-

sidente del circolo Arci Iskra di Pachino che ha aperto i lavori conun affettuoso benvenuto ai numerosi presenti in sala. Ha ribadi-to l’esigenza della nostra associazione di riflettere su alcune que-stioni fondamentali riguardanti i diritti dei migranti, le politiche diaccoglienza e il diritto ad un informazione più giusta e vera. Haillustrato alcune caratteristiche di pachino invitando i presenti arestare fino al confronto sulle questioni territoriali. Roberto, sociodel circolo, ha coordinato i lavori con grande competenza… e dameno non sono stati gli ospiti intervenuti. Dopo una panoramicasul pacchetto sicurezza e sul le nuove norme in materia di immi-grazione dai ricongiungimenti alla richiesta di asilo presentatodall’avvocato Tuttoilmondo, legale dell’Arci territoriale, Hassan,responsabile arci Sicilia per l’immigrazione, ha emozionato tutti ipresenti in sala con il racconto del suo lavoro e chiarendo all’as-semblea quali sono le politiche dell’accoglienza che l’arci propo-ne. Carlo Ruta, giornalista ragusano, ha affrontato il tema dell’in-formazione spesso deviata dei comuni media. Special guest TanaDe Zulueta che ha centrato il tema della violazione dei diritti rac-contando quanto ha visto nei centri di prima accoglienza duranteil suo mandato da parlamentare e denunciando i traffici di esseriumani che avvengono nel Mediterraneo.Dopo la proiezione delpromo di “u stissu sangu” si è aperto il dibattito sulle questionilocali. I contributi sono stati autorevoli: da Massimiliano Perna,

giornalista dell’isola possibile, che ha raccontato quanto avvienea Cassibile, a seguire Francesco Magnano responsabile di unosprar a Pachino ha denunciato atti di discriminazione a Pachino.Il dibattito è proseguito con interventi di cittadini e operatori delsociale. All’Arci sono andati i complimenti per “l’elevata qualitàdegli interventi” e per la determinazione con cui sono stati ribadi-ti certi principi e valori quali quelli della giustizia sociale della lottaal razzismo dell’accoglienza reale. Ai partecipanti sicuramente unapplauso per la compostezza dall’inizio alla fine dei lavori. C’è chiha persino detto che ci vorrebbe più arci per aver un [email protected]

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Ormai è storia vecchia: la scuola èservita con la conversione deldecreto di Maria “Star” Gelmini in

legge. Grembiule, voto in condotta determi-nante, il maestro unico, non sono certonovità, ma piuttosto passi a ritroso neltempo, al “ventennio”. Le novità, che rap-presentano anche l’involuzione della scuo-la, sono altre: gli accorpamenti delle classi,interi centri abitati che rimarranno senzascuola, professori e maestri che possonocominciare a cercare posto nei call center.Ma i tagli sono per tutti. Dopo la scuolaadesso tocca all’università. Ma in tutto que-sto taglia – taglia senza criterio, e soprattut-to senza concertazione, del Governo, lanota positiva c’è. La presa di posizione deglistudenti, il loro ritorno in piazza, sonosegnali importanti di risveglio di coscienza.In tutte le città d’Italia si sono mobilitati.Inutile sottolineare che politicamente nonhanno peso, ma da un punto di vista socia-le lo hanno. È stato davvero bello vederequesti cortei, cortei lunghi, lunghissimi, conmigliaia di studenti che, scandendo slogan

contro i tagli del governo alla scuola, hannoattraverso le città, scuotendole almeno unp o ’ con la musica, i cori e gli striscioni colo-rati. Pacificamente, rispondendo, con i fatti,a chi li addita come facinorosi ed esclusiva-mente imbeccati dalla politica. Da tradizio-ne, non mancano le occupazioni, sperandoche, come spesso è accaduto, almeno nellescuole, non siano a tempo, cioè fino aNatale. L’università non è stata esclusa daltaglia – taglia. Gli studenti universitarisostengono che con la legge 133 vienesferrato l’ennesimo attacco al già sistemapubblico. Una non riforma miserabile, attac-cano, che taglia le gambe alla ricerca e faprecipitare in un baratro profondo il concet-to stesso di cultura. I tagli 1.440 milioni dieuro in meno di 5 anni, fatti passare per illu-minata diminuzione degli sprechi, servonosoltanto a fare da salvagente per banche especulatori finanziari che, giocando sullapelle dei cittadini, stanno trascinando ilpaese in una crisi finanziaria, senza prece-denti. Ed a farne le spese è l’istruzione pub-blica. Per gli studenti la soluzione non può

essere la trasformazione degli atenei in fon-dazioni di diritto privato, come previsto dal-l’art. 16 della legge. In questo modo vieneannullata la natura pubblica dell’universitàla didattica e la ricerca sono assoggettatealle scelte di finanziatori ed amministratori.Con la conseguenza che ci sarebbero ate-nei di serie A e di serie B in funzione dellecapacità economiche della regione diappartenenza, con conseguenze gravissi-me in Sicilia e nel sud Italia. Ad essere sulbando degli imputati anche l’art. 66 con cuiviene fissato un limite massimo alle assun-zioni di personale rispetto al numero di pen-sionamenti. Il che significa che molti corsiverranno cancellati e negli altri subentrerà ilnumero chiuso, ledendo il diritto allo studiodi molti cittadini. Gli studenti chiedono, quin-di, l’immediata abrogazione degli art. 16 e66 delle 133, una riforma che valuti la didat-tica e la ricerca, una gestione dei bilanciuniversitari che elimini sprechi ed attribui-sca le risorse per merito.

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S tudent i in movimento

Migranti:informazione, politiche dell’accoglienza e nuovi scenari normativi

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foto Sebastiano Diamante

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Caso razzismo a Trapani. La cittàsiciliana esempio di integrazioneoggi è al centro di un episodio di

intollerabile xenofobia e di insoff e r e n z anei confronti dei migranti. Tutto a causa diun autobus. Per la precisione la linea 31che collega la località di Salinagrande,dove c’è un centro per richiedenti asilo, alcapoluogo di provincia. Da qualche tempo, su questi mezzi autistie passeggeri lamentano la presenza diimmigrati ubriachi e molesti. Così, non-ostante non sia stata formalizzata alcunadenuncia su tali episodi, l’Atm, la societàche gestisce il trasporto pubblico, ha pen-sato di revocare ai passeggeri migranti ildiritto di fare il tragitto senza l’acquisto delbiglietto, nonostante tale possibilità siagarantita dalla stipula di una convenzionecon la prefettura. “Abbiamo perso utenti paganti perché gliextracomunicatri si muovono in branco –a fferma Riccardo Saluto, presidentedell’Atm, in una dichiarazione rilasciata adun giornale nazionale – Abbiamo soppor-tato, finché abbiamo chiesto alla prefettu-ra di rivedere la convenzione”. L’ a c c o r d o ,

come è ovvio, nasce dall’esigenza di per-mettere ai migranti, che spesso non hannonemmeno vestiti, di potere raggiungere lacittà. Chiedergli il pagamento del bigliettosignificherebbe confinarli a Salinagrande.A questo punto, la società di trasporti hapensato di risolvere la questione dandoagli autisti l’incarico di vietare l’accesso abordo ai migranti, non in virtù del paga-mento del biglietto ma a seconda del colo-re della pelle o dello sguardo più o menosobrio o molesto. “I sindacati degli autistici hanno chiesto di tutelare la loro incolu-mità – argomenta Saluto – Così abbiamoemanato un ordine di servizio autorizzan-do l’autista a passare oltre se ci fosse unasituazione di pericolo, nell’attesa che laprefettura adotti le misure opportune”. “Un’idea ridicola – commenta GiuseppeOrtisi, consigliere provinciale del Prc –Abbiamo fatto notare all’Atm, infatti, cheimpedire l’utilizzo dell’autobus sulla basedi supposizioni non verificate è incostitu-z i o n a l e ” .Accantonata questa ipotesi, dunque, èstata lanciata la proposta di istituire busriservati ai migranti e presidiati a bordo da

poliziotti e carabinieri. L’idea è venuta alsegretario provinciale della Uiltrasporti,Ruggero Messina. “Queste soluzioni nonmigliorano né tantomeno risolvono unaquestione così delicata” ha scritto in unalettera pubblica. La soluzione da praticare,dunque, secondo Messina, sarebbe inve-ce quella di disporre servizi “straordinari”riservati ai migranti, con tanto di presenzadi polizia, carabinieri e soldati a bordodegli autobus “per garantire l’incolumitàdegli autisti”.“Proposte agghiaccianti e degne dellapeggiore segregazione razziale” ha com-metato l’europarlamentare GiustoCatania, che su questa vicenda ha pre-sentato un’interrogazione allaCommissione europea. L’iniziativa è stataaccolta dall’Atm con l’annuncio di unaquerela nei confronti dell’esponente delPrc e con una levata di scudi del sindacodi Trapani, Girolamo Fazio, preoccupatodel possibile danno all’immagine dellac i t t à .

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Non parlare al conducente

Quante volte vi è capitato di incontrare un amico che vi sug-gerisce un film appena visto al cinema e di scoprire chenel frattempo la pellicola in questione è già stata sostitui-

ta con un titolo di maggior richiamo (e quindi di maggior ritornoeconomico)? Esistono opere filmiche coraggiose il cui processodi realizzazione già da solo costituirebbe materia, spunto di nar-razione. Un film sul film. Anni spesi a cullare un progetto, conpochi fondi economici, che non bastano quasi mai, ma alla fine ilfilm è pronto. Pronto per il circuito dei festival dove magari ottie-ne dei premi. Nonostante ciò potrebbe accadere che la pellicolanon riesca ad avere una distribuzione, oppure, in un’ipotesi piùrosea, che venga distribuito in poche sale e per un periodo real-mente breve. È questo il caso di Il vento fa il suo giro, operaprima di Giorgio Diritti, prodotta nel 2005 e comparsa in pochesale nel 2007. Attori non professionisti, fatta eccezione perAlessandra Agosti e Thierry Toscan, per un film prodotto senzal’apporto di finanziamenti statali che racconta la vita di una comu-nità montana. Quella stessa comunità che ha reso possibile larealizzazione del film, fornendo mezzi, maestranze e aiuti di variogenere, basti dare una lettura ai titoli di coda per renderseneconto (tra i ringraziamenti spiccano quelli a chi ha messo a dis-posizione maiali, capre o anche solo una parrucca).La comunità in questione è quella del piccolo villaggio diChersogno, nelle valli occitane del Piemonte, che negli anni si è

progressivamente assottigliata per via dell’emigrazione. L’ a r r i v odi una giovane coppia francese con figli rappresenta un’assolutanovità per i pochi abitanti del luogo. Philippe, deciso a smettere ipanni del professore per dedicarsi all’allevamento e alla produ-zione di formaggio caprino, ha infatti scelto di stabilirsi con lafamiglia proprio a Chersogno, dove nei decenni passati la pasto-rizia era diffusa. Un evento che suscita nella popolazione delluogo un misto di eccitazione e diffidenza, tra chi vede nel recu-pero di vecchie tradizioni e nell’entusiasmo di una nuova genera-zione la possibilità di una riscoperta della propria identità in unaprospettiva di crescita sostenibile che valorizzi il territorio e chiinvece vede nello straniero un intruso. Diversità come arricchi-mento versus diversità come alterità da cui sentirsi minacciati. Ilteorema del film risulta ben espresso dalle parole del protagoni-sta: “A me la parola tolleranza non piace. Se tu devi tollerarequalcuno, non c’è il senso di uguaglianza.”Qualora aveste perso Il vento fa il suo giro e vi trovaste a passa-re per Milano, sappiate che esiste un cinema d’essai che persostenere il film ha pensato bene di proiettarlo giornalmente peril secondo anno consecutivo: quando si dice ‘credere in un pro-g e t t o ’ !

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I l vento fa i l suo giro

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Io sono un gatto

ATTIVARCINSIEME

Rallentando la caduta si scende,accelerando la discesa si cade.Quella che sembra una massima

zen è in realtà la riflessione molto pratica diun gatto intento a scendere, e non a preci-pitare, dall’albero su cui si è arrampicato. Èquesta l’essenza del libro di MatsumeSoseki “Io sono un gatto”, edito da NeriPozza. Ironia e filosofia sono le trame su cuisi intreccia una storia lunga circa 500 pagi-ne e nella quale non accade assolutamentenulla. Il protagonista del libro, un randagiosenza nome accolto in casa da un profes-sore, osserva l’umanità che lo circonda conocchio lucido e irriverente. Un’umanità cheappare, ai suoi e ai nostri occhi, vanesia,pettegola e insensata. Con una piccoladeroga, un’affettuosa indulgenza per ledebolezze del suo padrone. Un professoreapatico e pigro che si cimenta senza suc-cesso in attività creative e trascorre il suotempo sonnecchiando sui libri, componen-do haiku e recitando canti no in gabinetto.

Attorno a lui, poche persone che rappre-sentano altrettante categorie: l’esteta, ilricercatore che fa studi sulla dinamica del-l’impiccagione, il buddista zen che getta allarinfusa massime confuciane, il poeta prontoa vendere la sua arte, il nuovo borghesefiero della sua posizione sociale. Attorno ailoro vaneggiamenti, si percepisce, con unaleggerezza da commedia, la profonda tra-sformazione del Giappone all’inizio del xxsecolo. Sono pochi gli accenni alla vitareale, qua e là fra le righe si ruba qualchedettaglio: un piatto tipico, l’arredamento diuna stanza, un quartiere che mira ad esse-re residenziale. E’ il gatto, cioè NatsumeSoseki, considerato uno dei padri delromanzo giapponese moderno, a commen-tare con impagabile irriverenza, attraverso ilunghi e talvolta ridicoli dialoghi del profes-sore Kushami e dei suoi ospiti, i cambia-menti di una società lacerata fra la forzadella tradizione e il miraggio della moderni-tà. È infatti in corso il cosiddetto periodo

Meiji, cioè del regno illuminato, caratterizza-to da una profonda politica riformatrice chemodificò la struttura sociale ed economicadel paese e portò alla promulgazione dellaprima costituzione giapponese e alla fonda-zione della odierna nazione. Un cambia-mento, lo percepiamo dallo smarrimentoesistenziale dei protagonisti, talvolta surrea-li marionette senza fili, che non deve esse-re certo stato indolore. Laureato in ingleseall’Università Imperiale di Tokyo, NatsumeKinnosuke (Soseki è uno pseudonimo) ini-ziò la propria carriera come insegnante, atti-vità che lasciò solo in seguito per dedicarsiesclusivamente alla letteratura. È maestroriconosciuto e spesso citato di Ta n i z a k i ,Kawabata, Mishima e Murakami.

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IL SOLE DEL MEDITERRANEOENERGIA NUOVA E PACE

PER I POPOLI DEL NORD E DEL SUD

i n i z i a t i v e

risparmio e rinnovabili

alternativa

al nucleare ed ai fossili combustibili

Palermo 13 novembre 2008villa Malfitano - via Dante 167

ore 9.30 NO NUCLEARE SI RINNOVABILI

ore 15.00 IL PIANO ENERGETICO SICILIANO DELLE ENERGIE RINNOVABILIE

CEPES ARCI CGIL LEGAMBIENTE CARTA

La nascita di un nuovo circolo Arci, di questi tempi, è un evento rile-vante. Salutiamo, quindi, con piacere Attivarcinsieme che si è costitui-to nei giorni scorsi a San Cataldo, in provincia di Caltanissetta.

L’inaugurazione pubblica è prevista per il prossimo 9 novembre.L’associazione di promozione sociale no profit ha sede in corso Sicilia 23. Ildirettivo: presidente è Rosa Cravotta, vice presidente Peppe Curcio, segre-tario Peppe Cammarata e Peppe Maira componente. Del collegio dei sin-daci fanno parte: Maria Teresa Pinazzo, Eulalia Siracusa ed A n d r e aCammarata. Del collegio dei garanti: Salvatore Scarlata, ClaudioCammarata ed Aldo Ferrara. Molti di loro hanno fatto parte dell’associazio-ne Aureliano Buendia circolo Arcipelago che, nei primi anni 80 ebbe unruolo significativo nell’ambiente socio – culturale ed alternativo giovanilesancataldese. Gli scopi e le finalità dell’associazione sono quelli di pro-muovere, diffondere ed affrontare le nuove complesse politiche del mondodel lavoro, dell’infanzia, dell’adolescenza, della famiglia. Ed ancora, le pro-blematiche giovanili, dell’universo femminile, della solidarietà, della non vio-lenza, del pacifismo, antirazzismo ed antimafia, facendo propri i valori diuna società solidale, tollerante, multiculturale e multireligiosa. Valori demo-cratici nati dalla lotta di liberazione contro il nazifascismo che trovano peinaa ffermazione nel dettato della Costituzione della Repubblica italiana. Il neocircolo intende, quindi, contribuire alla crescita culturale civile dei propri socie della comunità in cui si appresta ad operare. L’associazione si è presen-tata ai cittadini di San Cataldo in occasione della Fiera di ottobre, allesten-do un proprio stand informativo sulle proprie iniziative e quelle dell’Arcinazionale. Attivarcinsieme ha già oltre settanta soci. Il 9 novembre, oltre adessere inaugurata la nuova sede, si svolgerà una manifestazione enoga-stronomia – turistica chiamata I Muffuletto Party, dedicata alla promozionee divulgazione di un prodotto tipico sancataldese.

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