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Arcidiocesi di Genova SUSSIDIO di PREGHIERA per RAGAZZI

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Arcidiocesi di Genova

SUSSIDIO di PREGHIERA

per RAGAZZI

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QUARESIMA 2018

Carissimi ragazzi, ci ritroviamo insieme per iniziare il cammino di Quaresi-ma, in preparazione alla Pasqua! Il tema di quest’anno è “Quaresima: tempo per cresce-re nella comunione”. Noi tutti facciamo parte di una grande famiglia, che è la CHIESA. Voi mi direte: “Ma la chiesa non è un edificio?”. Certo, ma potremmo dire che la chiesa, prima che essere fatta di mattoni, è formata da persone: ciascuno di noi ne è una pietra viva. E sapete qual è la cosa bella? Che non siamo soli, ma ne facciamo parte insieme a tante altre persone! In questa quaresima scopriremo una cosa impor-tantissima: Gesù ci chiede di vivere nella Chiesa imparando ad essere in comunione tra noi. E questa “comunione” va co-struita insieme di giorno in giorno! Sempre a proposito di “chiesa”, in questo sussidio tro-verete anche due pagine dal titolo “Speciale Cattedrale”, per approfondire la conoscenza della chiesa più importante della nostra diocesi e dei Musei ad essa legati. Riguardo invece alla storia che ci accompagnerà, sarà ambientata in un mondo fantastico, di cui forse avete già sentito parlare: Narnia. Chiedete alle vostre catechiste o ai vostri genitori di vedere insieme il film o di leggere l’episodio “Il leone, la strega e l’armadio” contenuto ne “Le Cronache di Narnia”. Chiaramente in questo sussidio ci soffermeremo so-lo su alcuni passi, in particolare su quelli legati al cammino di Quaresima. Ma… cosa c’entra Narnia con la Quaresima?!? Se-guiteci e lo scoprirete!

Buon cammino a tutti! don Gianfranco Calabrese e l’Équipe Diocesana

I riferimenti alla storia di Narnia sono liberamente tratti da:

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diario da Narnia

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Siamo a Londra, durante la seconda guerra mondiale. Lucy, Susan, Ed-

mund e Peter Pevensie sono quattro fratelli. Vengono allontanati dalla

città per sfuggire ai bombardamenti tedeschi e vengono affidati alle

cure di un misterioso professore, che abita in una grande e lussuosa

casa in campagna. Un giorno, mentre per gioco esplorano la casa, Lucy

(la più piccola) prova ad aprire un armadio che si trova in una stanza

praticamente vuota. Ci entra dentro e scopre che è molto di più di un

semplice guardaroba pieno di pellicce: è infatti una specie di porta che

conduce in una terra incantata, chiamata Narnia. La bambina si trova

improvvisamente a camminare su un sentiero innevato nel bel mezzo di

una foresta. Vicino ad un alto lampione, incontra il fauno Tumnus, che la

invita a casa sua a prendere un thè. I due stringono subito amicizia, ma

a un certo punto il fauno scoppia in lacrime e le confessa di essere il

servo di Jadis, la cattiva Strega Bianca che ha incantato Narnia in mo-

do che lì sia sempre inverno e ha dato ordine che tutti i "figli di Eva" e

i "figli di Adamo" (in pratica, gli umani) le siano consegnati.

Il fauno, che in realtà è molto buono, decide, a suo rischio e pericolo,

di non consegnare Lucy alla strega e la aiuta a fuggire. Lucy torna così

a casa ripassando attraverso l’armadio e si ritrova nella stanza vuota

proprio nel momento esatto in cui ci era entrata, come se il tempo non

fosse mai trascorso. La piccola racconta la sua avventura ai fratelli,

che però non credono a questa storia così assurda.

Il fauno è inizialmente sicuro del suo compito

(consegnare Lucy alla Strega Bianca), ma la conver-

sazione con la bambina lo scuote: inizia a conoscerla

e si affeziona a lei, fino a decidere di salvarla.

L’incontro con l’altro ci interpella e ci cambia la vita:

è il miracolo dell’incontro, dell’aprirsi all’altro. Vogliamo iniziare la qua-

resima con questo spirito… non siamo fatti per stare da soli, abbiamo

bisogno di camminare insieme agli altri.

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Dal Vangelo secondo Matteo (6,1-6.16-18)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Quando fai l’elemosina, non suonare la tromba da-

vanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già rice-

sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua ele-mosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sina-goghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già rice-vuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segre-to; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.

E quando digiunate, non diven-tate malinconici come gli ipòcriti,

far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già rice-vuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la te-sta e làvati il volto, perché la gente

non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

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14 febbraio, Mercoledì delle CENERI

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18 febbraio, I domenica di Quaresima

diario da Narnia Un giorno, i quattro fratelli stanno giocando a nascondino e Lucy si ri-

trova di nuovo nella stanza con l’armadio: vi si nasconde dentro e ritor-

na a Narnia. Suo fratello Edmund la vede e la segue. Appena arrivato,

Edmund incontra la Strega Bianca, che si rivela molto cortese e gentile

con lui, gli offre una bevanda calda e poi delle gelatine di frutta: sono i

dolci più buoni che il ragazzo abbia mai mangiato! Questi dolci in realtà

sono stregati: chi li mangia una volta, ne desidera sempre di più. La re-

gina chiede a Edmund di tornare a Narnia con il fratello e le sorelle, in

modo che lei li possa conoscere: in cambio, gli promette altre gelatine

di frutta. Edmund cede alle lusinghe e promette di portarle Peter, Su-

san e Lucy. La gelosia di Edmund nei confronti dei fratelli è il terreno

ideale per prendere una “brutta strada”. Tra l’altro, all’inizio, il suo

peccato non sembra poi così grave: gli sembra di aver fatto solo una

vaga promessa e poi… quei dolci sono così buoni!

Pensiamoci: il male può nascondersi dietro a sem-

bianze particolarmente invitanti. Quante volte anche

a noi capita di commettere un peccato, pensando

“intanto non è così grave…”. A volte siamo insieme

ad altri (fratelli, sorelle, amici,…), ma vogliamo fare

di testa nostra seguendo vie sbagliate.

All’inizio di questa quaresima cerchiamo di

“convertirci”, cioè di non cedere alle tentazioni ma di

comportarci bene e di migliorare, insieme alle perso-

ne care che vogliono il nostro bene.

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Dal Vangelo

secondo Marco

(1,12-15)

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel de-serto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano. Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, procla-mando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».

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«La chiesa nel mondo intero vuol essere la chiesa dei poveri. Essa vuole

estrarre tutta la verità contenuta nelle beatitudini e soprattutto nel-

la prima: beati i poveri in spirito. Fedele allo spirito delle beatitudini, la

chiesa è chiamata alla condivisione con i poveri e gli oppressi di ogni

genere. Ringrazio i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i laici per la loro

dedizione, mentre incoraggio i volontari di organizzazioni non go-

vernative, oggi sempre più numerosi, che si dedicano a queste opere di

carità e di promozione umana. Sono, infatti, queste opere che testimo-

niano l'anima di tutta l'attività missionaria: l'amore, che è e resta il

movente della missione, ed è anche l'unico criterio secondo cui tutto

deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. Sono molte le

necessità materiali ed economiche delle missioni. Circa gli aiuti mate-

riali è importante guardare allo spirito col quale si dona. Per questo oc-

corre rivedere il proprio stile di vita: le missioni non chiedono solo un

aiuto, ma una condivisione con l'annun-

zio e la carità verso i poveri.

Tutto quello che abbiamo ricevuto da

Dio - la vita come i beni materiali - non

è nostro, ma ci è dato in uso. La gene-

rosità nel dare va sempre illuminata e

ispirata dalla fede: allora, davvero c'è

più gioia nel dare che nel ricevere».

dall’Enciclica «Redemptoris Missio» di Papa Giovanni Paolo II

Ciascuno di noi può fare qualcosa

per gli altri e per il mondo in cui vive,

anche senza andare lontano.

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Talvolta la sera, se esaminiamo la nostra giornata, ci scopriamo scontenti e delusi, desiderosi di

cambiare alcuni aspetti del nostro modo di essere e di fare; insomma, vorremmo essere migliori, più aperti e disponibili. Se riflettiamo attentamente scopriremo che in tutti questi momenti di delusione e scontentezza Gesù è assente, o me-glio, noi siamo distanti da Lui. Gesù desidera vivere con noi tutti gli attimi, anche i momenti di fragilità. In questa setti-mana, a fine giornata, proviamo a consegnare a Gesù i mo-

menti di debolezza, chiedendo di avere fiducia in Lui.

“Fammi conoscere,

Signore, le tue vie.

Insegnami

i tuoi sentieri.

Ricordati di me

nella tua misericordia,

per la tua bontà, Signore”.

(dal Salmo 24)

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Gesù viene guidato dallo Spirito Santo nel de-serto e viene tentato dal diavolo con propo-ste e lusinghe. Ma con la preghiera sconfigge

il demonio e le sue tentazioni. La Parola di questa domenica mi ricorda la forza della preghiera di fronte alle tante tentazioni che la vita di oggi mi offre e come solo cambiando la mia strada io possa convertire il mio cuore e avvicinarmi a Gesù.

Gesù, nel vangelo di questa

prima domenica di quaresima mi inviti a convertirmi

e a credere in Te. Aiutami in questo

cammino quaresimale a conoscerti e a percorrere

la via che conduce a Te.

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25 febbraio, II domenica di Quaresima

diario da Narnia La Strega Bianca si allontana sulla sua slitta ed Edmund si trova di

nuovo solo in mezzo alla neve. Lucy, che era andata a trovare il fauno

Tumnus, torna nei pressi del lampione, vede il fratello e gli corre incon-

tro, felice che anche lui sia lì, anche perché così Peter e Susan crede-

ranno all’esistenza di Narnia. I due oltrepassano l’armadio e tornano a

casa. Ma di fronte a Peter e Susan, Edmund nega tutto, con grande

sorpresa e dispiacere da parte di Lucy. La piccola è sempre stata una

bambina calma, simpatica e sincera: ora agli occhi dei fratelli sembra

essere improvvisamente impazzita o sembra essere diventata una gran

bugiarda, mentre Edmund sembra comportarsi in modo davvero dispet-

toso.

Preoccupati per la situazione, Susan e Peter decidono di parlarne con

il professore. Gli raccontano tutta la vicenda e l’anziano uomo li invita

a credere alle parole della sorella: “Esistono solo tre possibilità: la vo-

stra sorellina mente, è impazzita oppure dice la verità. Voi stessi rico-

noscete che è una bambina sincera, che non dice mai bugie. E non è

matta, basta guardarla e sentire come parla. Allora, e fino a prova con-

traria, dobbiamo pensare che dica la verità”.

A volte pensiamo di saperla lunga, di non aver biso-gno di chiedere consigli ad altre persone, più grandi e più esperte di noi. I nostri fratelli più grandi, i ge-nitori, i nonni spesso ci dicono cose sagge… ascol-tiamoli di più senza chiuderci in noi stessi. E, quando abbiamo un dubbio o un problema, parliamone anche con Gesù: è Lui la Persona per eccellenza che dob-biamo ascoltare, perché ci conosce più di tutti e vuole il nostro bene!

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Dal Vangelo

secondo Marco

(9,2-10)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splen-denti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe ren-derle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bel-lo per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce:

ascoltatelo!». E improvvisa-mente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad

fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chie-dendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.

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"Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il

mondo", dice Malala, ragazza oggi ventenne originaria del Pakistan,

dove nel 2012, a soli15 anni, fu colpita da un attentato dei talebani

mentre era sullo scuolabus. Per i talebani Malala era colpevole di aver

manifestato pubblicamente a favore del diritto all’istruzione delle don-

ne e contro la politica dei talebani. Operata in condizioni disperate in

Inghilterra, dove oggi vive con la famiglia, Malala ce l’ha fatta. Oggi

sostiene il diritto di tutti i bambini e le bambine del mondo ad andare a

scuola e a ricevere un'istruzione, perché solo combattendo l'ignoranza e

l'analfabetismo possiamo diventare uomini e donne liberi.

Il film-documentario “Malala”, presentato nella rassegna “Filmissio” di

Mesì, racconta la storia della ragazza durante una giornata qualsiasi: il

rapporto con i due fratellini, i compiti con le amiche, i voti a scuola,

guardare i Minions sul tablet, pensare a quando incontrerà il primo

ragazzo. Anche se il ricordo dell’attentato sullo scuolabus non la abban-

dona mai. «Credevano che i proiettili ci avrebbero zittiti. Ma nella mia

vita non è cambiato niente a parte questo: la debolezza, la paura e il

pessimismo sono morti; sono nati la forza, la potenza e il coraggio».

Il coraggio di Malala nasce dall’amore

per il Pakistan e dalla fedeltà all’I-

slam, per lei religione di pace e di dia-

logo, che si traduce in generosità, sin-

cerità, affetto e assenza di rabbia per

ciò che le è successo.

Dio ci parla anche nel dolore

e nelle esperienze difficili:

impariamo a tendere l’orecchio.

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I ricordi più cari che abbiamo so-no quelli che ci riportano a mo-menti sereni nei quali ci siamo sentiti capiti e ascoltati, a volte

anche senza dire niente. Abbiamo bisogno di spazi di silenzio ben precisi per poter ascoltare che cosa ci dice il Signore e capire che cosa stiamo vivendo in questo momento. In questa settimana, ogni giorno, proviamo a costruire que-

sto spazio di silenzio: spegniamo televisione, computer e cellulare… ripensiamo con calma alle persone e alle situazioni che abbiamo incontrato e vissuto nella giornata… Apriamo il vangelo della seconda domenica di quaresima, rileggiamolo e poi facciamo silenzio… in ascolto.

“Dalla nube

luminosa,

si udì la voce

del Padre:

“Questi è il mio Figlio, l’a-

mato: Ascoltatelo!”

(Canto al Vangelo

II dom. quaresima)

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Gesù prende con sé alcuni discepoli, sale sulla montagna e si raccoglie in preghiera. I disce-poli cedono al sonno, ma appena si svegliano

meglio il messaggio della Salvezza.

Gesù, nella Trasfigurazione ti sei mostrato in tutto

il tuo splendore, mentre la voce del Padre

invitava ad ascoltarti. Sì, io voglio ascoltarti e per questo ti chiedo

di aiutarmi a vivere nel tuo amore insieme ai miei amici,

per superare con loro le difficoltà di ogni giorno.

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4 marzo, III domenica di Quaresima

diario da Narnia Un giorno Peter, Susan, Edmund e Lucy si nascondono nell’armadio per

evitare di imbattersi nella signora Macready, la governante, che sta in-

trattenendo alcuni ospiti. Improvvisamente si trovano tutti a Narnia... si

ha così la prova che Lucy aveva detto la verità! Vanno a casa di Tumnus e

qui scoprono che il fauno è stato arrestato con l’accusa di tradimento. I

ragazzi, impauriti, sono tentati di tornare a casa, ma Lucy si rende conto

che l’arresto del fauno è legato alla sua amicizia con lei: “Non possiamo

tornare a casa. Se il povero fauno è finito nei guai è per colpa mia: invece

di consegnarmi alla Strega Bianca, mi ha riaccompagnato a casa”.

Guidati da un pettirosso, i bambini vagano nel bosco e incontrano il signor

Castoro, che, insieme alla moglie, li accoglie in casa e spiega loro che, per

salvare Tumnus, l’unica cosa da fare è aspettare l’arrivo del leone

Aslan: “Aslan è il re, il padrone di tutto, colui che sistemerà la cosiddetta

regina. È grande e terribile, ma è buono. È terribile, ma giusto. È il re”.

I bambini restano tutti incantati sentendo parlare di Aslan, ad eccezione

di Edmund, che si spaventa solo sentendolo nominare. Ad un certo punto

si allontana di soppiatto per andare dalla Strega Bianca: ha ormai scelto

di stare dalla sua parte.

Ancora una volta i quattro fratelli ci indicano la via da

seguire in questa quaresima: vivere nella Chiesa è

cercare di essere in comunione tra noi, anche con chi

ci sembra comportarsi in modo strano (come Lucy) o

dispettoso (come Edmund). Vivere nella Chiesa è an-

che aiutare chi è in difficoltà (come loro decidono di

aiutare Tumnus) ed essere accoglienti (come lo è stato con loro il signor

Castoro).

Riflettendoci un po’… Edmund assomiglia molto a noi, quando ci lasciamo

tentare e cadiamo nel peccato. E non vedete una somiglianza tra la Stre-

ga Bianca e il diavolo? Presto scopriremo anche qual è il ruolo di Aslan! 11

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Dal Vangelo

secondo Giovanni (2,13-

25)

Si avvicinava la Pasqua dei Giu-dei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Al-lora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tem-pio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamo-nete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mo-stri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete

questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in qua-rantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parla-va del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai mor-ti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e cre-dettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, mol-ti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non

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23/11/2017 Questa accoglienza di 50 giovani stranieri, che hanno rischiato la vita

attraversando il mare pur non sapendo nuotare, ha seminato il disagio.

Si è scatenato il putiferio contro la Chiesa. Desidero dunque cominciare

questo scritto chiedendo sinceramente scusa. Scusa per le fatiche e le

incomprensioni che avete dovuto sopportare. Non potrei e vorrei mai

fare nulla se non fossi in comunione con il Vangelo e la Chiesa. Sono

innamorato del Vangelo; un Vangelo che mi sovrasta ma insieme racco-

glie la mia vita, facendomi appassionare di “chi ha fame, sete, o è

nudo, straniero, malato o in carcere”, perché in lui c’è Gesù stes-

so. Gesù che incontro nella Chiesa, che è madre e non discrimina nes-

suno, ma si cura soprattutto del figlio più debole. Chiesa e Vescovo, con

cui vivo una comunione obbediente che detta le mie scelte e il mio ope-

rare. Il Vangelo è roba seria! Essere cristiano non è solo andare a Mes-

sa ma vivere la Messa, ossia l’offerta della vita per i propri amici,

ogni giorno. È faticoso stare col povero che, non avendo nulla, a volte

guarda solo al suo bisogno, o col ma-

lato, perché non riesce a vedere al-

tro se non il suo dolore, ma è proprio

per questo che queste persone hanno

bisogno di noi. Vorrei salutarvi con le

parole di Gesù: “Vi lascio la pace, vi

do la mia pace. Non come la dà il

mondo, io la do a voi. Non sia turba-

to il vostro cuore e non abbia ti-

more.”

dalla lettera di Mons. Giacomo Martino al parroco di Multedo, a seguito delle polemiche scatenate

dall’accoglienza nell’ex asilo di alcuni migranti

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Il vangelo festivo di questa set-timana ci fa conoscere il coraggio di Gesù, capace di reagire di fron-te alle ipocrisie e ai compromessi

della vita religiosa dei capi ebrei e dei cambiavalute davanti al Tempio di Gerusalemme. Talvolta seguire il Signore implica decisione e coraggio, anche a costo di apparire strani e in-comprensibili ai nostri amici. Qual è il mio atteggiamento davanti alle ingiustizie e alle pre-potenze che vedo negli ambienti che frequento? Questa settimana posso mettere da parte invidie e gelosie che provo verso un preciso compagno, amico o familiare, cercando di avvicinarmi a lui/lei con simpatia.

“Vi radunerò

da ogni terra,

vi aspergerò

con acqua pura

e sarete purificati;

e vi darò un cuore nuovo”.

(cfr. Ezechiele 36,24-26 )

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Gesù scaccia i mercanti e parla di un tempio nuovo. La Parola di questa domenica mi ricorda

lasciato: la Chiesa... di viverla appieno come comunità di preghiera e di ascolto, ma soprattutto senza dimenticare il sacrificio sul quale essa si fonda.

Gesù, aiutami a comprendere che vivere nella chiesa

è vivere nella nostra casa dove Tu, con gioia e amore,

sei pronto ad accoglierci sempre

e dove possiamo ricevere e dare amicizia,

comprensione, amore formando una vera comunione fraterna.

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La cattedrale è la chiesa cristiana più importante di una diocesi. Si chiama così perché contiene la cattedra del vescovo. La cattedrale di Genova è intitolata al martire San Lorenzo, arcidiacono della Chiesa romana, martirizzato a Roma nell’anno 258. Secondo un’antica tradizio-ne, San Lorenzo avrebbe accompagnato Papa Sisto II in un viaggio in Spagna e avrebbe fatto sosta a Genova. Nello stesso posto esisteva già una chiesa risalente al VI secolo. A quell’epo-ca però la cattedrale di Genova era San Siro (la chiesa intitolata a San Siro esiste ancora oggi nello stesso luogo, ma è stata ricostruita nel XVI secolo). Si pensa che nel corso del secolo IX la chiesa di San Lorenzo abbia prima affiancato e poi sostituito come cattedrale la chiesa di San Siro, anche perché si trovava in una posizione più protetta, entro le mura della città. Nel corso degli anni, la Cattedrale di San Lorenzo acquista una crescente im-portanza in città, sia dal punto di vista religioso che da quello civile: a par-tire dal 1007 diventa il polo vescovile (e politico) esclusivo della città. Le autorità cittadine decidono di costruire un edificio religioso in grado di rappresentare la crescente potenza di Genova e il 10 ottobre 1118 Papa Gela-sio II consacra l’altare della nuova cattedrale (la pergamena che attesta l’e-vento è conservata nel Museo del Tesoro). Come ci ha ricordato il Cardinale Bagnasco, “nel 2018 ricorreranno i 900 anni della consacrazione della Cattedrale. Da quel momento, la Basilica di San Lorenzo diventa l’unica cattedrale di Genova: sede della cattedra del Vescovo, Successore degli Apostoli: la Cattedrale è madre e maestra di tutte le chiese della Diocesi. Andare ad essa, pregare per lei, ascoltare la sua parola, è segno di comunione spirituale e di unità pastorale del Popolo di Dio. Nella Cattedrale, quando il Vescovo celebra la divina Eucaristia insieme ai sacerdoti, con la partecipazione della Comunità cristiana, si manifesta in modo unico il mistero della Chiesa: la luce del Risorto rifulge sul volto della sua Sposa”.

Siete mai stati in cattedrale?

Chiedete ai vostri catechisti

di andare insieme a visitarla!

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11 marzo, IV domenica di Quaresima

diario da Narnia Peter, Susan e Lucy partono insieme al Signor Castoro e a sua moglie

per raggiungere Aslan alla Tavola di Pietra. Presto si accorgono che

Edmund è scomparso: si è messo alla ricerca della Strega Bianca per

avvertirla dell’arrivo di Aslan. La Strega è arrabbiatissima per l’arrivo di

Aslan a Narnia e inizia a tramare un piano per uccidere i ragazzi e con-

trastare l’antica profezia, secondo la quale, un giorno, quattro bambini

rovesceranno il suo regime malvagio e diventeranno re di Narnia.

Durante il viaggio verso la Tavola di Pietra si verificano meravigliosi

cambiamenti stagionali: con l’avvicinarsi di Aslan, la neve si scioglie e

arriva la primavera… l’incantesimo della strega sta per svanire.

Il leone è il re che deve venire e che riprenderà il suo

posto scalzando il “principe di questo mondo”, incarnato

nella figura della Strega Bianca. Ma per farlo ha in qual-

che modo bisogno della collaborazione dei ragazzi: i tre,

per incontrarlo, devono seguire un lungo e faticoso cam-

mino, simbolo del percorso del cristiano che deve incon-

trare il Signore. Ed è il signor Castoro ad aiutarli e a

guidarli: Castoro li trova, li porta a casa sua, in un ambiente familiare

(un banchetto!) racconta loro chi è Aslan e poi li accompagna da lui.

Sembra la scena di un catechismo! Nel nostro viaggio verso Gesù an-

che noi abbiamo bisogno di persone (i nostri genitori, i nostri catechi-

sti, …) che guidino il nostro cammino.

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Dal vangelo

secondo Giovanni

(3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il

Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui ab-

bia la vita eterna.

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito per-ché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per con-dannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già sta-

Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere era-no malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi

fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiara-mente che le sue opere sono state fatte in Dio».

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Secondo il Vangelo di Luca, dopo aver accolto l’angelo e aver detto “sì”

alla chiamata a diventare madre del Salvatore, Maria va a visitare la

cugina Elisabetta, che è al sesto mese di gravidanza. Maria è giovanis-

sima; ciò che le è stato annunciato è un dono immenso, ma comporta

sfide molto grandi; il Signore le ha assicurato il suo sostegno, ma tante

cose sono ancora oscure nella sua mente e nel suo cuore. Eppure Maria

non si chiude in casa, non si lascia paralizzare dalla paura o dall’orgo-

glio. Maria non è il tipo che per stare bene ha bisogno di un buon diva-

no dove starsene comoda e al sicuro. Non è una giovane-divano! Se ser-

ve una mano alla sua anziana cugina, lei si mette subito in viaggio: un

po’ come fanno nel loro quotidiano i nostri missionari nel mondo. Quan-

do Dio tocca il cuore di un/a giovane, questi diventano capaci di azioni

grandiose. Le “grandi cose” che l’Onnipotente ha fatto nell’esistenza di

Maria ci parlano anche del nostro viaggio nella vita, che non è un va-

gabondare senza senso, ma un pellegrinaggio che, pur con tutte le sue

sofferenze, può trovare in Dio la sua pienezza. Mi direte: “Padre, ma

io sono molto limitato, cosa posso fare?”. Quando il Signore ci chiama,

non si ferma a ciò che siamo o a ciò che abbiamo fatto. Al contrario,

nel momento in cui ci chiama, Egli sta guardando tutto quello che po-

tremmo fare, tutto l’amore che siamo capaci di sprigionare. Come la

giovane Maria, potete camminare insieme verso Gesù e far sì che la

vostra vita diventi strumento per migliorare il mondo.

dal Messaggio

del Santo Padre Francesco

per la XXXII Giornata Mondiale della Gioventù 2017

18

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Spesso ci fermiamo a guardare gli altri, a giudicare, a trovare mille scuse… Gesù ci chiede di cambiare vita, di passare dall’e-

goismo all’altruismo, dall’individualismo alla generosità, dal mettere se stessi al centro al metterci gli altri. In questa settimana possiamo chiederci con sincerità: nelle nostre giornate trasmettiamo gioia, apertura, dono oppure distanza e prepotenza o, peggio ancora, disprezzo? Che cosa doniamo agli altri con la nostra presenza? Quale messaggio

dà la nostra vita?

“ecco, Com’è bello

e com’è dolce

che i fratelli

vivano insieme…

È come olio prezioso…

È come la rugiada

che scende sui monti di Sion…

Perché là il Signore manda

la benedizione”. (Salmo 132, 1-3)

19

Come il bastone di Mosè salvò gli ebrei, così la Croce salva noi, ogni giorno. La Parola di que-sta domenica mi ricorda da dove arriva la luce

capace di illuminare la mia vita e indicarmi il percorso sicuro verso la Salvezza: la fonte è Gesù. Camminare verso di Lui vuol dire condivide-re con i fratelli la certezza del suo infinito amore per noi.

Gesù, questa settimana ti prego di farmi

comprendere il valore di camminare con gli altri: in famiglia, in parrocchia,

a scuola, nello sport per fare esperienze

di fraternità, sempre con lo sguardo

verso di Te.

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diario da Narnia Quando i tre fratelli incontrano Aslan sono intimoriti da lui, ma ben presto

la paura si trasforma in un grande affetto. La loro prima preoccupazione è

Edmund: “Per favore, Aslan, non si potrebbe fare qualcosa per salvare

Edmund?”.

“Si farà tutto il possibile – risponde Aslan – ma forse la cosa è più diffi-

cile di quanto credi”.

Edmund, dal canto suo, prende coscienza del suo errore e se ne pente,

ma è ormai in balia della Strega Bianca, che tenta di ucciderlo. Aslan e i

suoi seguaci lo salvano, ma non riescono a trovare la strega.

Il giorno seguente, la strega e Aslan si incontrano e lei gli ricorda che c’è

un incantesimo a Narnia, per cui ogni traditore le appartiene, è suo per

legge: ogni tradimento le dà diritto a un’uccisione. Aslan non lo nega e

raggiunge un compromesso con lei: la Strega appare molto soddisfatta,

mentre Aslan sembra pensieroso e triste.

Edmund è il peccatore. Per salvarlo, i seguaci di Aslan lo

riportano a casa. Man mano che i fedeli si organizzano, il

potere della strega viene meno. Edmund, una volta libe-

rato, si riconcilia coi fratelli, ma il male che ha fatto re-

sta.

Aslan è simbolo di Cristo: ha deciso di sacrificarsi per

salvare Edmund, il traditore. Si farà uccidere al suo posto, morirà per lui,

cedendo apparentemente al potere della Strega Bianca. Aslan, come Ge-

sù, ai nostri occhi potrebbe sembrare uno strano re: viene a servire, non

a farsi servire. Pensate, un re che si sacrifica! E noi siamo capaci di sacri-

ficarci per gli altri?

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18 marzo, V domenica di Quaresima

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Dal Vangelo

secondo Giovanni

(12,20-33)

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto duran-

Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a

se il

chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane

solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mon-do, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno ser-

ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

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C’era una volta un filo di cotone che si sentiva inutile. “Sono troppo

debole per fare una corda” si lamentava. “E sono troppo corto per fare

una maglietta. Sono troppo sgraziato per un aquilone e non servo nep-

pure per un ricamo da quattro soldi. Sono scolorito e ho le doppie pun-

te… ah, se fossi un filo d’oro, ornerei una stola, starei sulle spalle di

un prelato! Non servo proprio a niente. Sono un fallito! Nessuno ha bi-

sogno di me. Non piaccio a nessuno, neanche a me stesso!». Si raggomi-

tolava sulla sua poltrona, ascoltava musica triste e se ne stava sempre

solo. Lo udì un giorno un mucchietto di cera e gli disse: «Non ti abbatte-

re in questo modo, piccolo filo di cotone. Ho un’idea: facciamo qualcosa

noi due, insieme! Certo non possiamo diventare un cero da altare o da

salotto: tu sei troppo corto e io sono una

quantità troppo scarsa. Possiamo diven-

tare un lumino e donare un po’ di calore e

un po’ di luce. È meglio illuminare e scal-

dare un po’ piuttosto che stare nel buio a

brontolare». Il filo di cotone accettò di

buon grado. Unito alla cera, divenne un

lumino, brillò nell’oscurità ed emanò calo-

re. E fu felice.

da “L’animatore missionario, Giornata Missionaria Ragazzi 2018”

Il filo di cotone

insieme al mucchietto di cera

trovano insieme un senso:

si sacrificano per generare il bene.

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La parola “sacrificio” significa “rendere sacro” un gesto, un’in-tenzione o un momento.

“Rendere sacro” significa vivere l’inten-zione in comunione con il Signore. Deci-dere quindi, con calma e senza farlo sa-pere a nessuno, di “sacrificarsi” per un amico o un parente. Sacrificarsi significa quindi rendere la

persona speciale, unica, amata da noi in modo unico, quindi sacro.

“Siate come

la candela accesa

Che illumina se stessa

e, senza diminuire

la propria fiamma,

accende altre candele

per illuminare gli altri”.

(S. Serafino di Sarov)

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Gesù parla del chicco che, per dare frutto, deve morire. Lui è il seme della Salvezza: si è sacrificato per darci il frutto della Vita. La Pa-

rola di questa domenica mi fa riflettere sul valore del sacrificio, della capacità di rinunciare a qualcosa di sé per donarla gratuitamente agli altri, per essere un piccolo seme di cambiamento.

Gesù, insegnami ad essere tuo discepolo,

a seguirti anche e soprattutto quando costa fatica,

aiutami ad essere generoso e a sacrificarmi per compiere

un atto di bontà verso un amico

che si trova in difficoltà.

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diario da Narnia La notte seguente, Susan e Lucy non riescono a dormire, si accorgono

che Aslan è scomparso e iniziano a cercarlo. Non appena lo trovano,

Aslan le avvisa che potranno rimanere finché lui non dirà loro di andare

via: “Mi farebbe piacere avere compagnia stanotte. Venite pure, ma

promettetemi che mi lascerete solo quando ve lo dirò. Mi sento triste

e abbandonato. Mettetemi la mano sulla criniera e andiamo avanti così.

Sentirò che mi siete vicine”.

Proprio quando arrivano alla Tavola di Pietra, Aslan le fa allontanare.

Susan e Lucy scoppiano a piangere, lo abbracciano stretto stretto, poi

si nascondono dietro alcuni cespugli e vedono che la strega, insieme ad

un’orda di seguaci, lo tormenta e lo umilia fino ad ucciderlo: Aslan ha

sacrificato la sua vita per Edmund.

Aslan si lascia uccidere. È triste, come Gesù

nell’orto degli ulivi. Ricorre al sostegno di

Susan e Lucy, che lo seguono e gli fanno

compagnia. Aslan, come Gesù, si lascia met-

tere in croce: viene portato davanti ai mal-

vagi e lasciato in pasto agli aguzzini, che gli

tagliano la criniera per umiliarlo. Come Gesù, che perde il mantello e

viene coronato di spine. Poi Aslan viene legato alla Tavola di Pietra,

come Gesù si lascia inchiodare alla croce. Il male sembra vincere.

E noi, come Susan e Lucy, rimaniamo con lui, lo accompagniamo, perché

lo abbiamo accolto nel nostro cuore e gli vogliamo bene.

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25 marzo, domenica delle Palme

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Dal Vangelo

secondo Marco

(11,1-10)

Quando furono vicini a Gerusalemme, verso Bètfage e Betània, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due dei suoi discepoli e disse loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito, entran-do in esso, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è ancora salito. Slegatelo e portatelo qui. E se qualcuno vi dirà:

Andarono e trovarono un puledro legato vicino a una porta, fuo-ri sulla strada, e lo slegarono. Alcuni dei presenti dissero loro: «Perché slegate questo puledro?». Ed essi risposero loro come aveva detto Gesù. E li lasciarono fare. Portarono il puledro da Gesù, vi gettarono sopra i loro mantelli ed egli vi salì sopra. Molti stendevano i propri mantelli sulla strada, altri invece delle fronde, tagliate nei campi. Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: «Osanna! Be-

nedetto colui che viene nel nome del Signore! Bene-detto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!».

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Una bella storia di accoglienza per Mesì

da Genova alle missioni in Eritrea

«A maggio di quest'anno siamo venuti a conoscenza di una famiglia di

Asmara, in Eritrea, con due bambini che necessitavano di cure mediche

particolari. Dopo un lungo iter burocratico Ozyan, 8 anni, e Rahsi, 14

mesi, sono arrivati a Genova con la mamma a inizio settembre, ospiti

di una famiglia della comunità eritrea genovese, che abita nel centro

storico. I bambini, ricoverati uno per volta all'ospedale pediatrico Gian-

nina Gaslini, sono stati quindi sottoposti alle cure mediche necessarie.

Specie per il caso della piccola Rahsi si può dire che il nostro aiuto sia

stato provvidenziale. Non dimenticherò mai le parole del prof. Dini che

in sostanza ci ringraziava: se la piccola non fosse stata operata d’ur-

genza, com’è avvenuto, non ce l’avrebbe fatta. A fine ottobre i bambi-

ni sono stati dimessi entrambi e saranno sottoposti ancora a controlli

periodici di routine prima di tornare a casa. Tutto questo è stato possi-

bile grazie al nostro intervento, all’aiuto di Caritas diocesana e Flying

Angels, ma soprattutto alle persone che ci hanno aiutato ad aiutare.

Un contributo che è arrivato senza fare

rumore, nel rispetto di questi bambini e

delle loro famiglie, che ne hanno passate

già tante, e grazie al passaparola discreto

di alcuni nostri amici sostenitori di Mesì.

Vorremmo allora contagiarvi della gioia

immensa che ci anima per aver semplice-

mente aiutato delle persone, bambini

speciali, che ne avevano bisogno».

Lara, fondatrice di Mesì Mesì

Prog. BAMBINI SPECIALI NEL MONDO: CURE SPECIALI

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Benedetto colui che viene nel no-me del Signore! Accogliere Gesù è accogliere la vita con tutte le sue bellezze e fragilità e vivere

tutti uniti a Lui, cercando di capire cosa lui vuole da noi negli avvenimenti che viviamo. In questa settimana possiamo provare ad accogliere la vi-

ta che il Signore ci dona attraverso l’incontro con gli altri, la lettura della Sua Parola, la nostra stessa coscienza. Ma ci impegniamo anche a essere come l’acqua: portatori di vita attorno a noi. Con l’offerta del nostro aiuto, con una parola di incoraggiamento o anche solo con un sorriso.

“Popoli tutti,

battete le mani!

acclamate Dio

con grida di gioia,

perché terribile è il Signore

Grande re su tutta la terra.

Cantate inni a Dio,

cantate inni al nostro re.

(dal Salmo 46)

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Ascoltiamo oggi il racconto della Passione. È un percorso lungo, difficile, pieno di fatica e dif-ficoltà. La Parola di questa domenica mi invita

a comprendere il senso vero della Passione di Gesù, della sua vita of-ferta per me. Lo stare insieme e il condividere la preghiera con i fra-

non abbandonarlo.

Gesù, tu mi sei sempre vicino

e io, all’inizio della Settimana Santa,

ti chiedo di darmi la mano, perché sappia accoglierti

nel mio cuore e restare sempre unito a Te,

che hai dato la vita anche per me.

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Il Museo del Tesoro conserva le opere più significative legate alla storia dell’Arcidiocesi e alle liturgie solenni della Cattedrale. Chi lo visita è aiutato a conoscere la storia di S. Giovanni Battista attraverso oggetti legati al suo martirio e alla sua venerazione. Poi ci sono oggetti che rimandano a vicende leggendarie, come il Sacro Catino, giunto a Genova come bottino di guerra alla fine della prima crociata e celebrato come Reliquia dell’Ultima Cena di Gesù; altri che sono invece testimonianza storica della fondazione della Cattedrale, come la Bolla di papa Gelasio II datata al 1118. Insieme alla Cassa processionale del Corpus Domini in argento si possono am-mirare paramenti sacri, calici e reliquiari ancora utilizzati durante le solenni celebrazioni.

Incastonato tra la Cattedrale e Palazzo Ducale, il Chiostro di San Lorenzo sorse nel XII secolo come residenza dei Canonici della Cattedrale. All’interno di questo suggestivo edificio è allestito il Museo Diocesano. Oltre ai percorsi per comprendere meglio, attraverso l’arte, i sacramenti e i momenti forti dell’anno liturgico, quest’anno è possibile fare il percorso “900 anni d’amore. San Lorenzo e Genova”, dedicato a scoprire la cattedrale geno-vese, attraverso le testimonianze architettoniche e i segni spirituali che ne hanno percorso una storia lunga 900 anni.

Chiedete ai vostri catechisti

di organizzare una visita guidata!

010 2475127 010 2541250

-

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diario da Narnia Susan e Lucy accudiscono il cadavere di Aslan per tutta la notte. Al

mattino, sentono un gran rumore e si accorgono che la Tavola di Pietra

si è rotta in due pezzi e che il corpo di Aslan è scomparso.

“Che cosa significa? C’è un’altra magia?”.

“Sì – risponde una voce profonda alle loro spalle. – C’è un’altra magia.

Non sono più morto”. Ecco apparire Aslan, splendido nella luce del sole

nascente. È risorto!

La Strega Bianca non sa che esiste una magia più anti-

ca, più grande ancora di quella che aveva rievocato:

“Quando al posto di un traditore viene immolata una

vittima innocente e volontaria, la Tavola di Pietra si

spezza e al sorgere del sole la morte stessa torna in-

dietro!”.

Col suo sacrificio, il Male viene definitivamente sconfitto. È il tempo

della risurrezione. Aslan dice alle due sorelline “Non sono più morto”:

significa che ha vissuto in pienezza anche la realtà della morte, è morto

davvero, ma questa non è stata l’ultima parola. Esiste una vita dopo la

parola “fine”.

Il sacrificio di Aslan è un evidente richiamo al sacrificio sulla croce di

Gesù: Cristo muore per salvare tutti gli uomini dal peccato, per ac-

compagnarci attraverso la sofferenza e la paura della morte e permet-

terci di vincerle assieme a lui; come Edmund, possiamo sbagliare, ma

possiamo rialzarci grazie al sacrificio d’amore di qualcuno che offre la

sua vita per noi e vivere nella gioia.

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1 aprile, Pasqua di Risurrezione

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Dal Vangelo

secondo Giovanni

(20,1-9)

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.

che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Si-

gnore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno

posto!».

veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.

sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compre-so la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

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«Carissimi amici di Mesì, con il vostro contributo all’apericena del 2016

abbiamo organizzato ben 3 campi per i bambini malati di HIV del centro

sanitario di Kolowaré, in Togo: 2 campi di 7 giorni ciascuno durante le

vacanze di Pasqua e un campo estivo di 10 giorni. I ragazzi attual-

mente in cura presso il centro sono 51. La più piccola ha un anno, il più

grande 14. Durante il soggiorno, il dottore visitava ogni bambino ed

eseguiva le analisi del sangue. Nel corso del campo estivo, sulla base dei

risultati, abbiamo cambiato la terapia a 6 bambini che si erano aggra-

vati. Altri soffrivano di malaria, polmonite o diarrea e sono stati cura-

ti. I giovani del villaggio si sono offerti di tenere dei corsi scolastici.

Così ogni mattina, dopo la colazione e le medicine, i bambini si divideva-

no nelle classi per le lezioni. Oltre a questi momenti “seri”, le giornate

erano piene di giochi, danze, scenette, racconti di favole. L’ultima sera

i bambini hanno ballato al ritmo di musica tradizionale e moderna:

quanti talenti abbiamo scoperto! L’ultimo giorno è arrivato troppo

presto. Parenti e tutori sono venuti a prenderli. Bertrand, che abita

qui a Kolowaré, si è rifiutato di partire e ha seguito Chantal, l’anima-

trice, sino a casa! A ogni bambino abbiamo regalato un sacco di riso,

spaghetti e pomodori in scatola, olio e sa-

pone da portare a casa. Tutto questo grazie

a voi. Non ho parole per esprimervi la nos-

tra riconoscenza. Grazie e, se potete, conti-

nuate a sostenerci per far sorridere questi

bambini, che chiedono solo vita e salute!

Grazie di aiutarci ad aiutare!».

dalla lettera di Suor Etta, referente in Togo del progetto di aiuto ai bambini malati di AIDS, inviata a Mesì Mesì il 19/11/2017

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Ognuno di noi vive momenti di tri-stezza: in famiglia o con gli amici; per una malattia o per una delu-sione. Gesù promette non solo

che quel momento sarà passeggero, ma che lui è lì, in quella tristezza; è lì, nell'amico che ci ascolta, che ci consola; è lì nelle persone che ci mette accanto per farci sentire meno soli. Chiediamo al Signore di diventare noi

stessi strumenti di consolazione e di gioia per le persone che ci sono accanto e sono nella tristezza.

“Sono risorto e

sono sempre con te”.

(ant. Ingresso

Messa di Pasqua)

“Cristo, nostra Pasqua

è immolato: facciamo festa

nel Signore”.

(dal Canto al Vangelo)

32

La pietra è stata tolta, il sepolcro è vuoto, la vita ha vinto sulla morte: Gesù è davvero ri-sorto! La Parola di questa domenica è la gioia

piena della salvezza, il premio per chi ha ascoltato e creduto alle pro-messe del Signore che si sacrifica per noi, ci salva e rimane con noi tutti i giorni.

Gesù, sei risorto, grazie! Aiutami, perché la mia vita

di ogni giorno sia una gioiosa offerta a te,

in segno di riconoscenza per la tua fedeltà.

Fa’ che oggi condivida la mia gioia con gli amici,

perché il tuo amore non ci abbandona mai.

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diario da Narnia Aslan, risorto, porta Susan e Lucy al castello della Strega. Appena arriva-ti, trovano un cortile pieno di statue: Aslan soffia su di esse, ad una ad una, e ridà loro la vita. Nani, ninfe, centauri, unicorni, animali di ogni gene-re si rianimano e si mettono a danzare intorno ad Aslan. Con grande gioia, Lucy può riabbracciare Tumnus! Aslan, Susan e Lucy si uniscono all’esercito e a Peter e inizia la battaglia. Fondamentale l’apporto di Edmund, che riesce a mandare in mille pezzi la bacchetta che la Strega usava per pietrificare qualunque creatura le si parasse davanti. Aslan riesce ad uccidere la Strega, mentre Peter, con le truppe, sconfigge i suoi seguaci. Il giorno dopo, nel Castello di Cair Paravel, Aslan incorona Peter, Susan, Edmund e Lucy re e regine di Narnia e li fa sedere sui quattro troni a loro

destinati: a Narnia torna la pace. Si fa una grande festa con banchetti, danze, fuochi artificiali… Nel bel mezzo della baldoria, Aslan se ne va tranquilla-mente. Inizia così il lungo e felice regno dei quattro re di Narnia.

I quattro fratelli hanno combattuto per il bene, rischiando a volte la vita, hanno creduto scegliendo di dare fiducia agli altri, hanno amato, solidariz-zando tra loro e con altri. Ora, il compito di governare su Narnia (affidato loro da Aslan) è entusiasmante, ma richiede impegno e fatica: anche loro, come Aslan, saranno re, ma nel senso dell’amore. Dopo la morte e risurrezione di Gesù, inizia il tempo della Chiesa, un tempo in cui vivere tutti insieme, in comunione tra noi, i Suoi insegnamen-ti. Sta a noi costruire e mantenere la pace che proviene da Lui… anche se non lo vediamo con gli occhi, Lui è sempre con noi!

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Tempo di Pasqua

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II di Pasqua 8 aprile Leggi il Vangelo di oggi: Giovanni 20,19-31 III di Pasqua 15 aprile Leggi il Vangelo di oggi: Luca 24,35-48 IV di Pasqua 22 aprile Leggi il Vangelo di oggi: Giovanni 10,11-18 V di Pasqua 29 aprile Leggi il Vangelo di oggi: Giovanni 15,1-8 VI di Pasqua 6 maggio Leggi il Vangelo di oggi: Giovanni 15,9-17 Ascensione 13 maggio Leggi il Vangelo di oggi: Marco 16,15-20

Quante guerre ci sono oggi nel mondo! Quante persone soffro-no! Quanti bambini e ragazzi si al-

zano al mattino temendo di non riuscire a sopravvivere alla giornata! Se solo riuscissimo a metterci un secondo nei panni di questi nostri coetanei forse tutto cambierebbe! In questo tempo di Pasqua, con l’aiuto della tua catechista, puoi “adottare” un paese che attualmente sta vivendo la tragedia della guerra e impegnarti a pregare ogni giorno

perché si realizzi la pace; se vuoi puoi cercare eventuali profughi o rifugiati presenti nella nostra città.

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diario da Narnia Peter, Susan, Edmund e Lucy diventano adulti e regnano su Narnia per

molti anni. Un giorno, durante la caccia a un cervo bianco, arrivano al

lampione che segnava il confine tra Narnia e il loro mondo. I fratelli Pe-

vensie ritornano nel mondo umano e si accorgono che il tempo non è

passato: si ritrovano ancora bambini, nello stesso giorno e alla stessa

ora in cui avevano deciso di nascondersi nell’armadio per non farsi sco-

prire dalla governante.

Si sentono in dovere di raccontare al professore tutta la loro avventu-

ra. L’anziano li ascolta e crede ad ogni loro parola: “Naturalmente tor-

nerete, un giorno o l’altro, a Narnia, ma non cercate di passare due

volte per la stessa strada. Anzi, non cercate di andarci di proposito.

Capiterà quando meno ve lo aspettate. Una volta che si è stati re e

regine a Narnia, si è re e regine per sempre”.

Quando abbiamo incontrato Gesù,

non possiamo tenerlo per noi:

dobbiamo tornare a casa e raccontarlo a tutti!

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20 maggio, Pentecoste

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Dal Vangelo

secondo Giovanni

(15,26-27; 16,12-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il

Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal princi-pio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della veri-tà, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo an-nuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Pensandoci bene, cambiamo un po’ ogni giorno: se ci siamo incam-minati nel cammino di Gesù, alla

fine di questo periodo ci scopriamo di-versi, certamente migliori. Possiamo ringraziare il Signore per questo pe-riodo vissuto insieme e “scegliere” un

luogo o un ambiente (famiglia, scuola, gruppo sportivo...) in cui portare la

nostra testimonianza di Gesù, verifi-cando la promessa ogni giorno.

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