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ARCHIVI DI STUDI INDO-MEDITERRANEI , V (2015) http://www.archivindomed.altervista.org/ Venti poesie di Ahmad Shāmlu Esercizi di traduzione a cura di Carlo Saccone 1. La poesia perduta da «Aria nuova» Perché l’ultima stella notturna mi attraversi senza timore, senza ansia su questa torre di timore e ira, rimango sveglio nella mia fredda segreta la notte fino all’alba non mi scivola il sonno negli occhi, La notte in agguato su un’anonima non composta poesia come il gufo mi siedo nell’eremo della cieca sofferenza la cerco sul culmine della nuvola che percorre la notte la cerco verso il luccichio delle singole stelle lontane. Nel sangue nella stella e nel vento, notte e dì ho corso in cerca della mia perduta poesia su ogni zolla di questa via intricata ho inciso un segno della mia poesia perduta. Fino all’estremo orizzonte è pianura, è vento e vento

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ARCHIVI DI STUDI INDO-MEDITERRANEI , V (2015) http://www.archivindomed.altervista.org/

Venti poesie di Ahmad Shāmlu

Esercizi di traduzione a cura di Carlo Saccone

1. La poesia perdutada «Aria nuova»

Perché l’ultima stella notturna mi attraversisenza timore, senza ansia su questa torre di timore e ira,rimango sveglio nella mia fredda segretala notte fino all’alba non mi scivola il sonno negli occhi,

La notte in agguato su un’anonima non composta poesiacome il gufo mi siedo nell’eremo della cieca sofferenzala cerco sul culmine della nuvola che percorre la nottela cerco verso il luccichio delle singole stelle lontane.

Nel sangue nella stella e nel vento, notte e dìho corso in cerca della mia perduta poesia su ogni zolla di questa via intricataho inciso un segno della mia poesia perduta.

Fino all’estremo orizzonte è pianura, è vento e vento

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io sono il ciclone della pianura e da essa vengo respintoFino all’estremo orizzonte è monte, è neve e neveio cerco tra la neve del monte e dinanzi al monte sono impotente.

Adesso in questa fossa triste ogni nottele bare vuote interro.Un’onda rotta sopraggiunge da lontano e io contrariatocon le dita del dolore la palpo.

Fino al mattino sotto la ferrea e cieca finestra rimango sveglio e scavo nel cieloNelle vie perdute, labbra senza canzone O poesia non composta! Dove cercherò le tue tracce?

1954, prigione di Qasr

. شعر گم شده1اا «هوای ت«از

ت« آخرین ست«رز ی شب بگذرد مرابی خوف و بی خی«ل بر این برج خوف و خشم،

بیدار می نشینم در سرد چ«ل خویششب ت« سپیدز خواب نمی جنبدم به چشم،

شب در کمین شعری گم ن«م و ن«سرودچون جغد می نشینم در ایج رنج کور

می جویم اش به کنگرز ی ابر شب نوردمی جویم اش به سوسوی تک اختران دور.

در خون و در ست«رز و در ب«د، روا و شبدنب«ل شعر گم شدز ی خود دویدز امبر هر کلوخ پ«رز ی این راز پیچ پیچ

نقشی ا شعر گم شدز ی خود کشیدز ام.

ت« دوردست منظرز، دشت است و ب«د و ب«دمن ب«دگرد دشت ام و اا دشت راندز ام

ت« دور دست منظرز، کوز است و برف و برفمن برف ک«و کوز ام و اا کوز م«ندز ام.

اکنون درین مغ«ک غم اندود، شب به شبت«بوت ه«ی خ«لی در خ«ک می کنم.

موجی شکسته می رسد اا دور و من عبوسب« پنجه ه«ی درد بر او دست می انم.

ت« صبح ایر پنجرز ی کور آهنینبیدار می نشینم و می ک«وم آسم«ن

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در راز ه«ی گم شدز، لب ه«ی بی سرودای شعر ن« سرودز! کج« گیرم ات نش«ن؟

، اندان قصر1333

2. L’attesada «Aria nuova»

Dalla fessuracol cuore stanco, le labbra serrate, la vista gelidadai miei assonnati occhi getto all’alba fuori uno sguardo:nella rorida e triste aria nebbiosapezzo per pezzo i fili d’argento nel rosario1 di perle ...Nella fornace del vento, quel fuoco dal cuore depressoche, senza fiamma, brucia le foglie del verde boschetto a poco a poco...

Io sono rimasto qui silente fermo sulle mie gambe gelidola strada vuotasotto la pioggia.

1949

. انتظار2اا «هوای ت«از

اا دریچه ب« دل خسته، لب بسته، نگ«ز سرد

می کنم اا چشم خواب آلودز ی خودصبح دم

بیرون نگ«هی:

در مه آلودز هوای خیس غم آورپ«رز پ«رز رشته ه«ی نقرز در تسبیح گوهر...

در اج«ق ب«د، آن افسردز دل آذرک«ندک اندک برگ ه«ی بیشه ه«ی سبز را بی شعله می سواد...

من در اینج« م«ندز ام خ«موشبر ج« ایست«دز

سرد ج«دز خ«لی

ایر ب«ران!1328

1 Il rosario (tasbih) è una coroncina con 33 grani che i pii musulmani usano per menzionare in silenziosa litania i nomi di Dio.

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3. Dubbioda «Aria nuova»

Diresti ch’io nel sogno vaporoso e muto di un lontano tramonto l’avessi vista...

La calda ninnananna dei lineamenti del suo corpo nelle lontane e fredde grida della nebbia era perduta. Il suo pallido sorriso somigliava a un’onda stanca, e nel suo dolce delirio, di un dolore muto pareva sorridere. □ Da quando la guardai, ogni atomo del mio essere si fece occhio, dagli abissi della disperanza la chiamai:

«O tu che sei manifesta ma lontana dagli occhi!È da molto che assaggio il succo amaro della sofferenza della tua attesain questa fossa oscura, il sogno del tuo amore trasmutalo in sole della realtà!»

E nell’attimo in cui i suoi occhi, in quel buio, scivolarono sui mieinel profondo del dubbio così dissi tra me:

«Il suo sguardo non è forse la risposta assolata dell’oscura supplica del mio cuore senza speranza?Il suo sguardo non è forse quella stessa calda musica che percepisco nelle mie numerose suppliche dolenti?No!Io nel mio sguardo [solo] immagino l’acerbo disegno di desideri nascosti.»

Allora scorato, dal più profondo del cuore che dispera gridai ancora da lontano:

«O tu che sei manifesta ma lontana dagli occhi!...»

Lei, schiuse le labbra e disse qualcosa a mo’ di rispostama la sua voce somigliava alle voci di lontani amori sfuggiti di mano...

La calda ninnananna dei lineamenti del suo corpo vestì la camicia delle fibre invisibili della nebbia. Diresti ch’io nel sogno vaporoso e muto di un lontano tramonto l’avessi vista...

1954

. تردید3اا «هوای ت«از

او را به رؤی«ی بخ«ر آلود و گنگ ش«م گ«هی دور، گوی« دیدز بودم منن

للئی ی گرم خطوط پیکرش، در نعرز ه«ی دوردست و سرد مه، گم بود.لب خند بی رنگ اش به موجی خسته می م«نست؛ در هذی«ن شیرین اش ا دردی گنگ می اد گوئی« لب خند...

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هر ذرز چشمی شد وجودم ت« نگ«ز اش کردم، اا اعم«ق نومیدی صدای اش کردم:

« ـ ای پیدای دور از چشم شمم رنجاب تلخ انتظارت را «دیری ست تا من می چم

«رؤیای عشق ات را، در این گودال تاریک، آفتاب واقعیت کن «

و آن دم که چشم«ن اش، در آن خ«موش، بر چشم«ن من لغزیددر قعر تردید این چنین ب« خویشتن گفتم:

آیا نگاه اش پاسخ پر آفتاب خواهش تاریک قلب یأس بارم نیست؟««آیا نگاه او همان موسیقی گرمی که من احساس آن را در هزاران خواهش پر درد دارم، نیست؟

«نه «من نقش خام آرزوهای نهان را در نگاه ام می دهم تصویر «

آن گ«ز نومید اا فروتر ج«ی قلب یأس ب«ر خویش کردم ب«نگ ب«ا اا دور:

ای پیدای دور از چشم... « ـ

او، لب ا لب بگشود و چیزی گفت پ«سخ راام« صدای اش ب« صدای عشق ه«ی دور اا کف رفته می م«نستن

للئی ی گرم خطوط پیکرش، اا ت«ر و پود محو مه پوشید پیراهن.

گوی« به رؤی«ی بخ«ر آلود و گنگ ش«م گ«هی دور او را دیدز بودم من...1333

4. Sensazioneda «Aria nuova»

Tre ragazze dinanzi al vestibolo d’una vecchia casa, una mela rossa gettarono ai miei piedi,impallidì il mio volto ma non dissi nullasoltanto s’agitò per un attimo il suono del mio passo sul duro tappeto dei ciottoli.

Due ragazze dalla finestrella gettarono i tulipani2 delle loro trecce ai miei passimi tremarono le labbra ma le cose da dire rimasero sulla linguasoltanto dalla ferita che i miei denti infersero alle labbra mi rimase sulla camicia una macchia arancione...

Rincasai dalla via, con le piaghe ai piedi, il cuore angustiato e le mani vuoteCaddi sul mio letto senz’amore, ebbro da una muta nostalgia.

La pensierosa notte stanca venendo da lungo cammino passava lenta.Un corvo su un lontano platano nel chiaro di luna gracchiò.In quel momentola brezza fredda dell’alba, sulla soglia di casa mosse la tenda.

2 L’originale dice in realtà lālé ‘abbāsi che corrisponde al fiore nostrano della bella di notte.

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In quel silenzio sognabile così pensai che, dal desiderio, là sulla tenda, il cuore della ragazza del disegno tremasse.

Così pensai, dal desiderio, ogni istante con sforzo sinistro e scorato, lei si trascinasse piano piano verso di me...

Mi si chiusero gli occhi stanchi. L’aurora schiudeva adagio la chioma ondulata del mattino.L’alba sorrideva fredda.

L’incantesimo della mia sofferenza appassìCosì ebbi la sensazione che le labbra di un morto baciassero nel sogno le mie ardenti...

1954

. احساس4اا «هوای ت«از

سه دختر اا جلوخ«ن سرائی کهنه سیبی سرخ پیش پ«ی ام افکندندرخ«ن ام ارد شد ام« نگفتم هیچ

فقط آشفته شد یک دم صدای پ«س سنگین ام به روی فرش سخت سنگ.

دو دختر اا دریچه لله عب«سی ی گیسوه«ی ش«ن را در قدم ه«ی من افکندندلب ام لراید ام« گفتنی ه« بر اب«ن ام م«ند

فقط اا اخم دندانی که بر لب ه« فشردم، م«ند بر پیراهن من لکه ئی ن«رنگ...

به خ«نه آمدم اا راز، پ« پر آبله دل تنگ و خ«لی دستبه روی بستر بی عشق خویش افت«دم اا اندوز گنگی مست

شب اندیش ن«ک خسته، اا راز درااش می گذشت آرام.کلغی بر چن«ری دور، در مهت«ب اد فری«د.

در این هنگ«منسیم صبح گ«ز سرد، بر درگ«ز خ«نه پردز را جنب«ند.

در آن خ«موش رؤی«ئی چن«ن پنداشتم کز شوق، روی پردز، قلب دختر تصویر می لراد.

چن«ن پنداشتم کز شوق، هر دم ب« تلشی شوم و یأس آمیز، خود را می کشد آرامک آرامک به سوی من...

دو چشم ام خسته بر هم رفت.سپیدز می گشود آهسته جعد گیسوان ت«ب دار صبح.

سحر لب خند می اد سرد.

طلسم رنج من پوسیدچنین احس«س کردم من لب«ن مرد ز ئی لب ه«ی سواان مرا در خواب می بوسید...

1333

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5. Ti porgo il mio salutoda «Aria nuova»

Ti porgo il mio saluto, mi siedo accanto a tee nel tuo eremo la mia grande città si erige.

Se sono il grido dell’uccello e l’ombra dell’erbaè nel tuo eremo che ritrovo questa verità.

Stanco, stanco, provengo dalle oscure vie del dubbio.Come uno specchio di te sono ricolmo.Niente mi calmaNé il ramo delle tue braccia né le fonti del tuo corpo.

Senza di te sono silente, una città nella notte.Tu sorgiIo assaggio il tuo calore da lontano e la mia città si sveglia.Col chiasso, coi dubbi, con gli sforzi, e il chiasso dubbioso dei suoi sforzi.

Più niente desidera calmarmi.Lontano da te io sono una città nella notte, o mio soleE il tuo tramonto mi fa bruciare.

Io in cerca di un’alba vagabondo confuso.

Tu parli, io non sentotu taci, io gridotu sei con me, io non sono con me E senza di te non mi comprendo

Ormai niente vuole, può calmarmi.

Se sono il grido dell’uccello e l’ombra dell’erbaquesta verità l’ho trovata nel tuo eremo.

La verità è grande e io piccolo, a te sono estraneo.

Ascolta il grido dell’uccellomescola l’ombra dell’erba con la tua ombrao mia estranea, fai di me il tuo intimofammi uno con te!

. به تو سلم می کنم...5اا «هوای ت«از

به تو سلم می کنم کن«ر تو می نشینمو در خلوت تو شهر بزرگ من بن« می شود.

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اگر فری«د مرغ و س«یه ی علف امدر خلوت تو این حقیقت را ب«ا می ی«بم.

خسته، خسته، اا راز کورز ه«ی تردید می آیم.چون آینه ئی اا تو لب ریزم.هیچ چیز مرا تسکین نمی دهد

نه س«قه ی ب«اوه«ی ات نه چشمه ه«ی تن ات.

بی تو خ«موش ام، شهری در شب ام. تو طلوع می کنی

من گرم«ی ات را اا دور می چشم و شهر من بیدار می شود.ب« غلغله ه«، تردیده«، تلش ه«، و غلغله ی مردد تلش ه«ی اش.

دیگر هیچ چیز نمی خواهد مرا تسکین دهد.دور اا تو من شهری در شب ام ای آفت«ب

و غروب ات مرا می سوااند.من به دنب«ل سحری سرگردان می گردم.

تو سخن می گوئی من نمی شنومتو سکوت می کنی من فری«د می انم

ب« منی ب« خود نیستمو بی تو خود را در نمی ی«بم

دیگر هیچ چیز نمی خواهد، نمی تواند تسکین ام بدهد.

اگر فری«د مرغ و س«یه ی علف اماین حقیقت را در خلوت تو ب«ا ی«فته ام.

حقیقت بزرگ است و من کوچک ام، ب« تو بیگ«نه ام.

فری«د مرغ را بشنوس«یه ی علف را ب« س«یه ات بی«میز

مرا ب« خودت آشن« کن بیگ«نه ی منمرا ب« خودت یکی کن.

6. Ti voglio beneda «Aria nuova»

Non è notte dalle nostre partila voce non fa la pace col silenzio le parole attendono

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io con te non sono solo, nessuno è solo con nessunola notte è più sola delle stelle...

Non è notte dalle nostre partipietre focaie sono impazienti accanto alla miccia

L’ira del vicolo è nel tuo pugnonelle tue labbra, la chiara poesia prende il lucidoio ti voglio bene e la notte si spaventa della sua oscurità.

1955

. دوستت دارم6اا «هوای ت«از

طرف م« شب نیستصدا ب« سکوت آشتی نمی کند

کلم«ت انتظ«ر می کشند

من ب« تو تنه« نیستم، هیچ کس ب« هیچ کس تنه« نیستشب اا ست«ره« تنه« تر است...

طرف م« شب نیستچخم«ق ه« کن«ر فتیله بی ط«قت اند

خشم کوچه در مشت توستدر لب«ن تو، شعر روشن صیقل می خورد

من تو را دوست می دارم، و شب اا ظلمت خود وحشت می کند.1334

7. Non sono più soloda «Aria nuova»

Sulla mia spalla è una colomba che beve dalla tua boccasulla mia spalla è una colomba che mi rinfresca la gola.Sulla mia spalla è una colomba dignitosa e leggiadrache mi parla del lucoree dell’Uomo che è il signore della specie3 di tutti gli Dei.

Io con l’Uomo passeggio in una stellata eternità.

Nell’oscurità si mosse una verità

3 L’espressione rabb al-now‘ è propria del gergo metafisico e teologico di Ibn ‘Arabi, celebre teosofo andaluso che ha ispirato molti mistici e gnostici persiani

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nel vicolo un uomo cadde a terranella casa pianse una donna nella culla un pupo sorrise.

Gli esseri umani sono compagni nello sforzo (ham-talāsh) per la veritàgli esseri umani sono gemelli dell’eternitàio all’eternità non sono estraneo.

La vita canta da sotto le pietre dei muri della prigione del malenegli occhi delle bambole trasformate, è la gemma della notte4 di un desiderio splendentela mia città ritrova la danza dei suoi vicoli.

In nessun posto in nessun tempo il grido della vita è rimasto senza risposta.Le voci lontane ascolto, da lontano ascoltano la miaio sono vivoIl mio grido non è senza risposta, il tuo cuore buono è la risposta al mio grido.

Il mio uccello dalla voce d’oro è tra le frasche della tua casaO mia graziosa, metti il tuo vestito bello!L’amore ci vuole bene Io nella veglia con te inseguo il mio sogno Io percepisco la poesia nella verità della tua fronte

Con me parli del lucore e dell’Uomo che è parente di tutti gli dei

Con te ormai non sono solo nell’alba dei miei sogni.1955

. دیگر تنها نیستم7اا «هوای ت«از

بر ش«نه ی من کبوتری ست که اا ده«ن تو آب می خوردبر ش«نه ی من کبوتری ست که گلوی مرا ت«از می کند.

بر ش«نه ی من کبوتری ست ب« وق«ر و خوبکه ب« من اا روشنی سخن می گوید

و اا انس«ن ـ که رب النوع همه خداه«ست ـ.

من ب« انس«ن در ابدیتی پر ست«رز گ«م می انم.

در ظلمت حقیقتی جنبشی کرددر کوچه مردی بر خ«ک افت«د

در خ«نه انی گریستدر گ«ز وارز کودکی لب خندی اد.

4 Secondo Dehkhodā s.v. shab-cherāgh, si tratterebbe di una gemma mitica che illumina come una lampada nella notte. Di essa si narra che si trovi nella bocca di un toro che esce di notte dal mare e depone la gemma per brucare alla sua luce, e quindi ritornare nel mare.

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آدم ه« هم تلش حقیقت اندآدم ه« هم ااد ابدیت اند

من ب« ابدیت بیگ«نه نیستم.

اندز گی اا ایر سنگ چین دیواره«ی اندان بدی سرود می خوانددر چشم عروسک ه«ی مسخ، شب چراغ گرایشی ت«بندز است

شهر من رقص کوچه ه«ی اش را ب«ا می ی«بد.

هیچ کج« هیچ ام«ن فری«د اندز گی بی جواب نم«ندز است.به صداه«ی دور گوش می دهم اا دور به صدای من گوش می دهند

من اندز امفری«د من بی جواب نیست، قلب خوب تو جواب فری«د من است.

مرغ صدا طلئی ی من در ش«خ وبرگ خ«نه ی توستن«انین! ج«مه ی خوب ات را بپوش

عشق، م« را دوست می داردمن ب« تو رؤی«ی ام را در بیداری دنب«ل می گیرممن شعر را اا حقیقت پیش«نی ی تو در می ی«بم

ب« من اا روشنی حرف می انی و اا انس«ن که خویش«وند همه ی خداه«ست

ب« تو من دیگر در سحر رؤی«ه«ی ام تنه« نیستم.1334

8. La natura mortada «Sulla soglia»

Il fogliamesul tavolo nel primissimo sguardo del sole.

Un libro indefinitouna sigaretta incenerita accanto alla tazza da tè dimenticata

Un tema proibitonella mente

1992

. طبیعت بی جان8اا «در آست«نه

دسته ی ک«غذبر میز

در نخستین نگ«ز آفت«ب.

کت«بی مبهم و سیگ«ری خ«کستر شدز کن«ر فنج«ن چ«ی اا ی«د رفته.

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بحثی ممنوعدر ذهن.

1371

9. Chiaveda «Il giardino dello specchio»

Mi sprofondai nel pensiero e mi cadde la brocca dalla manonel mio cuore gorgogliò un vago desiderio:

«O Signore!La mia amata diventi nel volto uno specchio in cui io possa riconoscere il volto dei compagni!»

Rivolsi la parola agli eremiti del lontano monte.Mi dissero di gettare -dei miei intenti- sette sassolini rossi in otto pozzi oscuri, oppure di uccidere sotto otto fortezze sette serpenti ciechi.

Tornai dalla via, confuso, col cuore in trappolai piedi avviliti e il corpo stanco, con pallido viso e algidocon mille pensieri nella testa malinconici e niente via d’uscitaDisperato caddi ai piedi di una fortezza lacrimando.

Dalla fortezza uscì un vecchio canuto chiese del mio stato e gli raccontai. Mi fissò a lungo edisse:

«La chiave di questo consunto talismano è nelle tue maninon te la prendere con nessuno invano, cerca piuttosto uno specchio»

. کلید9»ب«غ آینه«اا

رفتم فرو به فکر و فت«د اا کف ام سبو:جوشید در دل ام هوسی نغز

!ـ ای خدا«ی«رم شود به صورت، آیینه ئی که من

!»رخس«رز ی رفیق«ن بشن«سم اندر او

.بردم سخن به چله نشین«ن کوز دورگفتند ت« بیفکنم ـ اا نیتی که هست ـ

در هشت چ«ز خشک سی«، هفت ریگ سرخ،!ی« ایر هشت قلعه کشم هفت م«ر کور

ب«ا آمدم ا راز، پریش«ن و دل شک«ررنجیدز پ«ی و خسته تن و ارد روی و سرد،

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در سر هزار فکر غم و راز چ«رز هیچ.مأیوس پ«ی قلعه ئی افت«دم اشک ب«ر

آمد ا قلعه بیرون پیری سپید موی. پرسید ح«ل و گفتمدر من نه«د چشم

:گفتـ این طلسم کهنه کلیدش به مشت توست؛«

!» مپیچ بیهدز، آیینه ئی بجویسب« ک

10. Noi gridavamo…da «La storia dell’ansia di Māhān»

Noi gridavamo: «Lampada! Lampada!»Ma essi non capivano.

La nerezza dei loro occhiera una bianchezza opaca e spugnosa spaccata strato su stratosimile alla corporeità del loro cervello.

Non era colpa loro:appartenevano a un’altra categoria.

1988

. ما فریاد می زدیمم10اا «حدیث بی قراری ی م«ه«ن

: م« فری«د می ادیم

!»چراغ! چراغ«

.و ایش«ن درنمی ی«فتند

سی«هی ی چشم ش«نسپیدی ی کدری بود اسفنج وار

شک«فته لیه بر لیه بر

.شب«هت بردز اا جسمیت مغزش«ن

:گن«هی ش«ن نبود .اا جنمی دیگر بودند

1368

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11. Io e te… da «Āydā nello specchio»

Io e te siamo una boccache con tutta la sua voce canta la più bella delle canzoni

Io e te siamo degli occhiche rinfrescanoad ogni istante il mondo nel loro guardare

Siamo odioper ogni cosa che ci ostacolaogni cosa che ci imprigiona ogni cosa che ci costringea voltarci indietro

una manoche va a cancellare una linea temeraria

Io e te siamo un impetopiù forte di ogni fiamma né mai la sconfitta ha su di noi il sopravventoperché d’amore noi siamo corazzati

E una rondine che sul nostro rifugio ha fatto il nido con il suo andirivieni frenetico riempie la casa d’un Dio perduto

1962

. من و تو...11اا «آیدا در آینه

من و تو یکی ده«ن ایمکه ب« همه آوااش

.به ایب«تر سرودی خوان«ست

من و تو یکی دیدگ«ن ایمکه دنی« را هردمدر منظر خویش

.ت«از تر می س«اد

نفرتیاا هر آنچه ب«ام«ن دارد

اا هر آنچه محصورم«ن کند

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اا هر آنچه وادارد م«نکه به دنب«ل بنگریم، ـ

دستی.که خطی گست«خ به ب«طل می کشد

من و تو یکی شوریماا هر شعله ای برتر،

که هیچ گ«ز شکست را بر م« چیرگی نیستچرا که اا عشق روئینه تنیم

و پرستویی که در سر پن«ز م« آشی«ن کردز استب« آمد شدنی شت«بن«ک

خ«نه رااا خدایی گم شدز

لبریز می کند. 1341

12. Ripetizioneda «Āydā nello specchio»

La foresta degli specchi si ruppee su questa disperata spianata discesero stanchi profeti i cui santi librinon erano che l’elenco di quei nomi che il martirio nella propria storia avevano reiterato.

Con le mani bruciate la polvere avevano tolto dal volto del soleperché potessero riconoscere la faccia dei loro carnefici nello specchio del ricordo.Perché potessero comprendere che i loro carnefici proprio loro erano coi piedi in catene che la loro lotta che sussultava nel sangueera cresciuta come una canzone nel loro orizzonte di libertà, -sì sono quegli stessi dai piedi incatenati che, eccoguardate come senza fede e senza canzonefanno la guardia alla propria prigione e a quella degli altri.Guardate!Guardate!

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La foresta degli specchi si ruppee gli stanchi profeti discesero sulla distesa oscura le cui grida di dolore quando la tortura sul corpo stracciava loro la pellecosì suonava:

«Il libro della nostra santa missione è amore, è bellezzaaffinché gli usignoli del baciocantino sui rami del rosso arghavān.5

Abbiamo volutofelici i dannati liberi gli schiavi erincorati gli scoratiperché la stirpe divina dell’uomopossa ritrovare sui domini della terra il proprio regno eterno.Il libro della nostra santa missione è amore, è bellezzaaffinché l’utero della terra del seme dell’odio mai si impregni.»

La foresta dello specchio crollòe gli stanchi profeti raggiunsero la stirpe dei martiri,e i poeti raggiunsero la stirpe dei martiricome le colombe dal volo libero macellate per mano di serviper arricchire la tavola dei signori.

E fu così che la canzone e la bellezzasalutarono per semprequella terra che non era più dell’uomo.

Rimasero soltanto tombe e lamenti.E l’uomo l’eterno incatenato nella prigione della schiavitù rimase.

1962

. تکرار12اا «آیدا در آینه

جنگل آینه ه« به هم در شکستو رسولنی خسته بر این پهنه ی نومید فرود آمدندکه کت«ب رس«لت ش«ن

جز سی«هه ی آن ن«م ه« نبود

5 L’ arghavān è una pianta dai fiori rossi spesso citata dai poeti persiani per i facili paralleli con tutto ciò che il suo colore può simbolicamente richiamare come l’amore, il sangue, il dolore, la vergogna ecc.

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که شه«دت را در سرگذشت خویش.مکرر کردز بودند

ب« دست«ن سوخته غب«ر اا چهرز ی خورشید ستردز بودند

ت« رخس«رز ی جلدان خود را در آینه ه«ی خ«طرز ب«اشن«سند.ت« دری«بند که جلدان ایش«ن، همه آن پ«ی در انجیران اند

که قی«م در خون تپیدز ی این«ن ــ،چن«ن چون سرودی در چشم انداا آاادی آن«ن رسته بود

!همه آن پ«ی در انجیران اند که، اینکبنگریدت« چه گونه

بی ایم«ن و بی سرود اندان خود و این«ن را دوست«ق ب«نی می کنند،

!بنگرید!بنگرید

جنگل آینه ه« به هم در شکستو رسولنی خسته بر گسترز ی خ«ک فرود آمدند

که فری«د درد ایش«نبه هنگ«می که شکنجه بر ق«لب ش«ن پوست می درید

:چنین بود

ــ کت«ب رس«لت م« محبت است و ایب«یی ست« ت« بلبل ه«ی بوسه

.بر ش«خ ارغوان بسرایند

شوربخت«ن را نیک فرج«مبردز گ«ن را آااد و

نومیدان را امیدوار خواسته ایمت« تب«ر یزدانی انس«ن

سلطنت ج«ویدان اش رابر قلمرو خ«ک

.ب«ا ی«بد کت«ب رس«لت م« محبت است و ایب«یی ست

ت« اهدان خ«کاا تخمه ی کین

»ب«ر نبندد.

جنگل آیینه فروریختو رسولن خسته به تب«ر شهیدان پیوستند،

و ش«عران به تب«ر شهیدان پیوستندچون«ن کبوتران آااد پرواای که به دست غلم«ن ذبح می شوند

.ت« سفرز ی ارب«ب«ن را رنگین کنند

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و بدین گونه بودکه سرود و ایب«یی

امینی را که دیگر اا آن انس«ن نیست.بدرود کرد

.گوری م«ند و نوحه ییو انس«نج«ودانه پ« در بند

به اندان بندز گی اندر .بم«ند

1341

13. E iniziò la decadenzada «Āydā: albero, pugnale e ricordo»

In seguito, più saldamente tenne i piedi sulla terra ֍ Raddrizzò la spina dorsale ֍ Levò la testa conorgoglio ֍ E gridò: eccomi! umano! re della terra!

E tutti gli esseri viventi per il suo grido si spaventarono ֍ E il suo orgoglio celato in quel ruggito dominò gli esseri viventi ֍ E l’umano lasciò dietro di sé tutti gli animali ֍ E li superò ֍ Ed ebbe la supremazia su di essi dopo che liberò le sue mani dalla prigionia della terra.

In seguito, terre e colline all’umano piegarono il capo ֍ E la montagna all’ umano piegò il capo ֍E i mari e i fiumi umano piegarono il capo ֍ E l’oscurità e la luce umano piegarono il capo ֍Così come i boschi e i venti ֍ E il fuoco divenne servo dell’umano ֍ E tra gli esseri viventi tutti quanti divennero servi dell’umano, nell’acqua, sulla terra o nel cielo tutti quanti, ovunque si trovassero ֍ E il regno del mondo divenne suo ֍ E il regno dell’acqua e della terra gli fu assicurato ֍ E il mondo intero finì sotto il comando del suo sigillo ֍ E il tempo rimase tra gli artigli del suo potere ֍ E dall’oro del sole coniò monete a proprio nome dal momento che aveva liberato le sue mani dalla servitù della terra.

In seguito, egli cambiò la faccia alla terra ֍ E il marchio di servitù impresse su fiumi e mari ֍ E inogni dove, lottò con la natura dei terreni trionfando ֍ E con le sue mani ricreò la terra intera ֍ Masi creò anche un Dio con la terra col legno con le rocce ֍ Poi con stupore guardò il proprio creato, perché la bellezza della sua manifattura non era eguagliata da quella di nessun’altra creatura ֍ Quindi s’inchinò dinanzi al proprio creato perché era il miracolo delle sue mani dopo che le aveva liberato dalla prigionia della terra.

Quindi si appartò nel pensiero di quel Dio che le sue mani miracolose avevano creato ֍ E inviò quelle mani creatrici di Dio, che erano l’arma della sua regalità, alla Sua corte per mendicare soccorsi e benedizioni.

L’ingratitudine avvenne ֍ E le mani offese maledirono l’umano perché il loro posto non era sul petto di schiavi.6

E iniziò la decadenza.1343

6 Si allude qui probabilmente a una tipica postura delle mani che vengono portate sul petto in segno di sottomissione o riconoscenza.

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. و تباهی آغاز یافت13اا «آیدا: درخت و خنجر و خ«طرز

و فری«د برداشت: اینک ֍ گردن به غرور برافراشت ֍ تیرز ی پشت راست کرد ֍س پ«ی ه« استوارتر بر امین بداشت پمن! آدمی! پ«دش«ز امین!

و آدمی ֍وغروری که خود به غرش آن پنه«ن بود بر ج«نداران همه چیرز شد ֍ و ج«نداران همه اا غریو او بهراسیدندو بر ایش«ن سر شد اا آن پس که دست«ن خود را اا اس«رت خ«ک ب«ا ֍برگذشت واا ایش«ن ֍ج«نوران را همه در راز نه«د

ره«نید.

و دری«ه« و رود به اط«عت آدمی ֍و کوز به اط«عت آدمی گردن نه«د ֍ پس پشته ه« و خ«ک به اط«عت آدمی گردن نه«دندو اا ֍ و آتش آدمی را بندز شد ֍ همچن«نکه بیشه ه« و ب«د֍و ت«ریکی و نور به اط«عت آدمی گردن نه«دند ֍ گردن نه«دند

֍و ملک جه«ن او را شد ֍ی هرچه بودند و به هر کج«؛ در آب و به خ«ک بر آسم«ن،ج«نداران هر چه بود آدمی را بندز شدندو ֍ و ام«ن در پنجه قدرت او قرار گرفت ֍و جه«ن به ایر نگین او شد به تم«می ֍و پ«دش«هی آب و خ«ک اورامسلم شد

ار آفت«ب را سکه به ن«م خویش کرد اا آن پس که دست«ن خود را اا بندگی خ«ک ب«ا ره«نید.

و به هر ج«ی ب« نه«د خ«ک پنجه ֍و رود را و دری« را به مهرخویش داغ بر نه«د به غلمی ֍پس صورت خ«ک را بگردانید ֍ به خ«ک و به چوب و به خرسنگ ؛و خدای را هم به دست«ن ֍و امین را یکسرز ب«اآفرید به دست«ن ֍در پنجه کرد به ظفر

چراکه،و او را نم«ا برد ֍ چراکه ب« ایب«یی دستک«ر او ایب«یی هیچ آفریدز به کس نبود ، آفریدز خویش نظر کرددرو به حیرت معجزز دست«ن او بود اا آن پس که اا اس«رت خ«کش«ن واره«نید.

و دست«ن خدای آفرین خودرا که سلح پ«دش«هی او ֍پس خدای را که آفریدز دست«ن معجز گر او بودب« اندیشه خویش وانه«د بودندبه درگ«ز او گسیل کرد به گدایی نی«ا و برکت.

.بندز گی ایش«ن بر سینه نبود به ق«مچراکه م ֍و دست«ن توهین شدز آدمی را لعنت کردند ֍کفران نعمت شد

و تب«هی آغ«ا ی«فت.1343

14. Incisioneda «La fenice sotto la pioggia»

Finestrella:un rammaricouno sguardo eun sospiro.

È il geroglifico di un altro sguardonell’attesa.

È l’involontarietà di un altro sospirodopo un sospiro.

Ed è un occhio -fisso alla via, con rammarico-per il corteo funebredinanzi alla sibilla cumana

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Finestrella:un rammaricouno sguardo eun sospiro.

1966

. نقش14اا «ققنوس در ب«ران

:دریچهحسرتینگ«هیوآهی.

هیه رگلیف نگ«هی دیگرستدر چشم به راهی.

و بی اختی«ری آهی دیگرستاا پس آهی.

راز كشیدز، به حسرت- و چشمی ست به تشییع مسكین«نه ت«بوتی

اا برابر اال كوم«ئی.

:دریچهحسرتینگ«هیوآهی.

1344

15. Motivida «La fenice sotto la pioggia»

Ciò che a me toglierà la vita spero sia un pugnaleoppureuna pallottola.

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Che non sia il veleno, il veleno del rancore o dell’invidia oppure il veleno dell’odio.

Che non sia il dolore, il dolore delle domande pungenti come il pungiglione degli scorpioni,come quando hai risposte ma non la forza di rispondere,perché pensiche il veleno dello scorpione non ha alcun antidoto…

Ciò che a me toglierà la vita spero sia un pugnaleoppureuna pallottola.

1966

. اسباب15اا «ققنوس در ب«ران

آنچه ج«ناا من

همی ست«ند ای ک«ش دشنه یی ب«شد

ی« خود.گلوله یی

اهر مب«د ای ک«شکی،اهر کینه و رشک .ی« خود اهر نفرتی

درد مب«د ای ک«شکی،درد پرسش ه«ی گزندز جرارز به س«ن کژدم ه«یی،

اا آن گونه که ت پ«سخ هست واب«ن پ«سخ

نه، و لجرم پنداری

گـــزیدز ی کژدم راتری«قی نیست ن

آنچه ج«ن اا من همی ست«نددشنه یی ب«شد ای ک«ش

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ی« خود.گلوله یی

1344

16. La luna decrescenteda «Abramo nel fuoco»

A rinnovare la luna ero salito sul tettocon il rubino, l’erba e lo specchio.Una falce fredda passò nel cielo, dicendo:“È vietato il volo di colombe!”

Gli abeti mormorarono qualcosae la ronda, con frastuono, infilzò con la spada gli uccelli.

La luna non sorse.

1972

. محاق16»ابراهیم در آتش«اا

به نو کردن م«ز بر ب«م شدم

ب« عقیق و سبزز و آینه.داسی سرد بر آسم«ن گذشت

که پرواا کبوتر ممنوع است.

صنوبره« به نجوا چیزی گفتندو گزمه گ«ن به هی«هو شمشیر در پرندز گ«ن نه«دند.

م«زبر نی«مد.

1351

17. Il vino mattutinoda «Sbocciare nella nebbia»

Avevo dubitatodel voloquando le mie spalle erano curve per la pesantezza dell’ali,e nell’innocente scommessa del crepuscolol’avido pipistrello, affamato,

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sbatteva le ali.

Avevo dubitato del volo.

All’albal’incanto latteo del Nome Supremo era in manifestazione.A Maria che sbocciava dissi: «Desideri l’incontro con Dio?»

Senza che desse voce a una rispostastanca per un nuovo parto in un pesante sonno si sprofondòcosì come la magica manifestazione del Nome Supremo;

e il dubbiosulle mie spalle ricurvesi sostituì alla pesantezza potente delle aliche non sentivano piùil bisogno di volare.

1970

صبوحی. 17اا «شکفتن در مه

به پروااشک کردز بودم

به هنگ«می که ش«نه ه«یماا وب«ل ب«ل

خمیدز بود، و در پ«کب«ای معصوم«نه ی گرگ ومیش

شب کور گرسنه چشم حریص.ب«ل می اد

به پرواا .شک کردز بودم من

سحرگ«ه«نسحر شیری رنگی ن«م بزرگ.در تجلی بود

: ب« مریمی که می شکفت گفتم

»شوق دیدار خدایت هست؟«

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بی که به پ«سخ آوائی بر آوردخسته گی ب«ا اادن رابه خوابی سنگین

فروشد هم چن«نکه تجلی س«حرانه ی ن«م بزرگ؛

و شکبر ش«نه ه«ی خمیدز ام

ج«ی نشین سنگینی توانمند ب«لی شدکه دیگر ب«رشبه پرواا احس«س نی«ای

نبود.1349

18. La canzone del più grande desiderioda «Il pugnale nel vassoio»

Ah, se la libertà una canzone avesse cantato piccolacome la faringe d’un uccello,in nessun luogo sarebbe rimasto crollato un muro.

Non ci sarebbero voluti tanti anni per capireche ogni rovina è segno dell’Assenza dell’uomopoiché la sua presenza è prosperità.

Come una ferita tutta la vita lacrime di sangue gocciolante come una ferita tutta la vita di un secco dolore palpitante,con un ruggito aprire gli occhi al mondocon un odio perdere i sensi, -

la Grande Assenza così eraLa storia della rovina così era.

Ah, se la libertà una canzone avesse cantato

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piccola più piccola persino della faringe d’un uccello!

Roma 1977

ترانه ی بزرگترین آرزوها. 18»دشنه در دیس«اا

آز اگر آاادی سرودی می خواندکوچکهمچون گلوگ«ز پرندز ئی،

.هیچ کج« دیواری فروریخته بر ج«ی نمی م«ند

س«لی«ن بسی«ر نمی ب«یستدری«فتن را

که هر ویرانه نش«نی اا غی«ب انس«نی ستکه حضور انس«ن.آب«دانی ست

همچون اخمیهمه عمر

خون«به چکندز همچون اخمیهمه عمر

به دردی خشک تپندز، به نعرز ئیچشم بر جه«ن گشودز به نفرتیاا خود شوندز، ــ

غی«ب بزرگ چنین بود.سرگذشت ویرانه چنین بود

آز اگر آاادی سرودی می خواندکوچککوچک تر حت«

!اا گلوگ«ز یکی پرندز 1355رم

19. Chi ha creato il mondo?da «I panegirici senza compenso»

«- Chi ha creato il mondo?»

«- Il mondo?

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Iol’ho creato.Eccetto uno che come me abbia dita miracolosechi può avere il potere di crearlo?

Il mondol’ho creato io.»

«- Come lo hai creato?»

«- Come?Con la grazia infantile della meraviglia.Eccetto uno che come me abbia una tale visione (equilibrio delicato di un impossibile nella vetta delle possibilità)chi possiede la forza di rispondere a simile domanda?

Con una strizzata d’occhio alzai la manoe il mondo secondo il mio proprio modellointagliai.»

Io però non ho nessun mehrāb,7

ché la mia adorazione è solo “un usufruire”.Io su nessun mehrāb ho un libro,ché la mia lingua è interamente “possibilità di cantare”.Io nel cielo e sulla terra quiete non hoperché non hoalcuna egoità:

Io non sono io. Parlo con la tua linguae ti attraverso.

Io sono un’occasione palpitante nell’intervallo tra nascita e morteperché al miracolo rimanga per sempre una possibilità di civettare.

1983

. جهان را که آفرید؟19اا « مدایح بی صله

7 Si tratta della nicchia posta all’interno di ogni moschea che indica la direzione della Mecca agli oranti.

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«ـ جه«ن را که آفرید؟

جه«ن را؟ ـ «من

!آفریدمبه جز آن که من اش انگشت«ن معجزز گر ب«شد

که را توان آفرینش این هست؟

جه«ن را»من آفریدم

جه«ن را«- » آفریدی؟ چه گونه

؟چه گونه«!به لطف کودک«نه اعج«ا

به جز آن که رویتی چون منش ب«شدتع«دل ظریف یکی ن« ممکن( )در ذروز ی امک«ن

که را ط«قت پ«سخ گفتن این هست؟

به کرشمه دست بر آوردزجه«ن را

به الگوی خویش»بریدم.

مرا ام« محرابی نیست،که پرستش منهمه

.است» برخوردار بودن « مرا بر محرابی کت«بی نیست،

که اب«ن منهمه

.است» امک«ن سرودن « مرا بر آسم«ن و امینقرار

نیست چرا که مرا:منیتی در ک«ر نیست نه من ام من.

به اب«ن تو سخن می گویمو در تو می گذرم.

فرصتی تپندز ام در ف«صله ی میلد و مرگت« معجزز راامک«ن عشوز

.بر دوام م«ند 1362

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20. Nitrito e zampatada «I panegirici senza compenso»

Nitrito e zampata.

Quattro sauri allegrinella discesa del pascolo dirimpetto:

storia lontanadistante quanto il lancio di una catapulta.

1981 San José

. شیهه و سم ضربه20اا «مدایح بی صله

شیهه و سم ضربه.

چه«ر سمند سرخوشدر شیب علف چر رو در رو:

دوردست ت«ریخدر ف«صله ی یک سنگ انداا.

1369سن هواز