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N_ L 1«PISA NON Ë RIUSCITA A MANTENERELE SUE ECCELLENZE SE NON L'INFORMATICAE QUALCHE BRANCA DELLA MEDICINA»

CON IL DIRETTORE DELLA NORMALE

di TOMMASO STRAMBI

DISTRICARSI in un labirintodi dati per capire come migliorarela sicurezza delle nostre città oper ottimizzare le scelte in termi-ni di trasporto, per non parlaredell'impiego che si può avere nelcampo della sanità o in quelloquotidiano degli acquisti al super-mercato. Fino a poco tempo fa cisarebbero voluti computer main-frame da oltre 2 milioni di dollari,oggi, con un semplice algoritmo,quelle stesse informazioni posso-no essere elaborate nel giro di po-che ore, magari sfruttando ancheun banale laptop. E' la rivoluzio-ne dei big data. Un mondo fattodi zettabyte, miliardi e miliardi diinformazioni da ordinare per po-terle gestire.

Ma come?«Semplicemente invertendo e al-largando sino al nostro livelloquelle informazioni per cammi-narci dentro e ordinarle in funzio-ne dei nostri obiettivi. Trasforma-re appunto, quei miliardi di datiin oggetti e muovercisi dentro co-me in un labirinto».Il professor Vincenzo Barone è se-duto nel suo studio di direttoredella Scuola Normale e mentreparla gli si illuminano gli occhi.Proprio come a un bambino da-vanti ad una vetrina di caramelle.Nonostante abbia alle spalle de-cenni di insegnamento, decine dipubblicazioni, Barone continua arimanere curioso come quandoera giovane e subito dopo la matu-rità classica voleva iscriversi allaNormale per studiare fisica. Unsogno diventato realtà solo a me-tà.

Cosa è successo nel frattem-po?

«Dopo aver superato gli scrittiper l'ammissione, venni respintoagli orali. Così me ne tornai nellamia città a Napoli, dove mi eroiscritto a Chimica alla FedericoII».

Insomma un fisico mancato?«A dire la verità anche un chimi-co anomalo».

In che senso?«Volevo fare il biochimico e aquel punto c'è stato il secondoevento che ha cambiato l'indiriz-zo alla mia vita, dopo la mancataammissione alla Normale».

Ci racconti...«Mi trovavo in laboratorio a farericerca quando mi cadde una boc-cetta di misto cromico, una dellesostanze più corrosive che esisto-no, e ci rimisi la scarpa che rimaseincastonata per decenni nel pavi-mento del laboratorio. La 'matto-nella Barone', venne ribattezza-ta».

Addio quindi alla ricerca ap-plicata?

«Esatto. In quel periodo nell'am-bito chimico l'uso dei computerera abbastanza agli inizi, avevamole prime schede perforate. Nel

frattempo era nata l'Universitàdella Calabria e mi ritrovai inquel contesto con un gruppo di ri-cercatori e docenti giovanissimi.Fu installato uno dei primi gran-di computer. Io ed altri colleghilo tenevamo accesso la notte persvolgere i nostri conti. In questomodo un'estate abbiamo pubbli-cato 3 o 4 lavori. Fu davvero unastagione entusiasmante».

poi che ha fatto?«Sono tornato a Napoli alla Fede-rico II dove sono rimasto per 35anni rifiutando anche proposteda Università degli Stati Uniti.Anche perché con l'avvento diBassolino sindaco pensavamo an-che di poter contribuire allo svi-luppo della città. Ma è stata un'il-lusione».

Perché?«Poco alla volta si è visto che conl'occupazione sistematica di tutte«Dopo poco mi dissero che erauscito un bando e ho fatto doman-da pur non essendo la personache doveva arrivare o il candidatoideale avendo già 57 anni».

le posizioni è scesa la qualità dichi è stato chiamato a ricoprirecerti ruoli».

Anche nell'Università?«Avevamo il centro di calcolo piùimportante in grado di fare scien-za e pure avvertivo che si potevafare qualcos'altro».

quindi si è rimesso in discus-sione?

«Sì, volevo trasferirmi in una cit-tà più piccola, dove vivere bene econtinuare i miei studi. Non ne-cessariamente Pisa. Anche per-ché rispetto a quando avevotrent'anni non era più il centro eu-ropeo della chimica. Lo è rimastodell'informatica e di qualche bran-ca della medicina. Ma Pisa ha fat-to di tutto per autodistruggersi».

Eppure é arrivato a Pisa....«E' vero. C'era un posto al Cnr el'ho vinto».

E alla Normale come è ap -dato?

«Dopo poco mi dissero che erauscito un bando e ho fatto doman-da pur non essendo la personache doveva arrivare o il candidatoideale avendo già 57 anni».

invece?«Mi hanno chiamato. Perché, co-me per il concorso di ammissioneal corso di allievo ordinario o diperfezionamento, qui conta il me-rito e nient'altro. Ed è assoluta-mente imparziale. E alla sogliadei sessant'anni sono riuscito adentrare alla Normale per dimo-strare che non è l'eta a fare la diffe-renza».

Una bella battaglia vinta?«Dal punto di vista economico ciho rimesso, ma ho trovato un am-biente stimolante, degli studentimotivati, dei mezzi straordinari el'opportunità di partecipare a deibandi di ricerca europea da milio-ni di euro e farlo, presentandosicon il nome della Normale, pesamoltissimo».

Prima ha detto che Pisa ha fat-to di tutto per autodistrugger-si. Ha peccato di presunzio-ne?

«Se una città è anche capoluogodi regione è più facile per lei di-ventare punto di riferimento.L'Università di Firenze a un cer-to punto ha cominciato a cresceree Pisa non è riuscita a mantenerele sue eccellenze se non l'informa-tica e, ripeto, qualche branca dellamedicina».

c crtn cl'4zÌ camb iato vita

«VI racconto la scoperta che miha cambiato la vita», il ciclo diconferenze di divulgazionescientifica della ScuolaNormale Superiore, riprendenell'anno accademico201612017 con 7 appuntamenti.Si comincia oggi pomeriggio conl'intervento di Vincenzo Baronedal titolo «Scienza dell'Arte oArte della Scienza: verso unanuova dimensione del sapere».L'appunatmento è alle 17.30,con ingresso libero , nella salaAzzurra del Palazzo dellaCarovana.

Cos'è oggi un luogo d 'eccel-lenza?

«Fornire gli strumenti a studenticapaci di interagire tra loro, puravendo formazioni diverse, e sti-molarli a comprendere quello chepotrà accadere tra 15-20 anni. Pre-dire il futuro e favorirlo».

d è quello che la Scuola Nor-male ?

«Dobbiamo essere propositivi.Credo che possiamo creare un po-lo unico delle eccellenze tra le treuniversità generaliste toscane e laScuola. Questa è una realtà metro-politana di fatto che vorrei propor-re a tutto il mondo. Normale eSant'Anna sono la stessa cosa e, seimpariamo a dialogare con Firen-ze e Siena, potremo fare molto. Acominciare dal recupero delle pe-riferie rispetto al centro».

' questo il suo programmada Dìrettore?

«Non sono un genio da Nobel. Mipiace essere un bravo artigiano.Costruire uno strumento comeStradivari che poi altri utilizzeran-no al meglio».

quali elementi le servonoper costruire il suo violino?

«Dobbiamo lavorare sul merito,la contaminazione, l'inclusione el'etica. Queste sono le sfide che ab-biamo davanti».

Ha un sogno che vuole realiz-zare?

«Fare qualcosa di concreto per ilSud. Sono di famiglia napoletana.Vorrei creare una Scuola Norma-le del Sud. Una nostra filiazioneche aiutiamo a crescere ma che,una volta maturata, può andareda sola».

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La rîvîncîtaQui conta il merito enient'altro. E alla soglia deisessant'anni sono riuscito adentrare alla Normale perdimostrare che non è l'eta afare la differenza

Il víotìno da costruire«Dobbiamo lavorare sulmerito, la contaminazione,l'inclusione e l'etica. Questesono le sfide che abbiamodavanti. E poi dobbiamoessere propositivi»

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