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L a sai l’ultima? «Il governo Prodi ha rimes- so in piedi il Paese». Sicuro, proprio così. L’ha detto il medesimo premier parlando alla Camera. Che l’abbia detto lui, del re- sto, è abbastanza scontato: altrimenti chi altro avrebbe osato tanto? Ormai persino i parenti stretti di Prodi hanno qualche titubanza: prima di fargli un complimento stanno attenti che nessuno li veda. È piuttosto sorprendente, invece che il pre- mier abbia detto quella frase alla Camera dei Depu- tati: fino a prova contraria le barzellette hanno già una loro sede istituzionale. Ma è il Bagaglino, non il Parlamento. Quello che bisogna riconoscere assolutamente a Prodi è una dose di coraggio da far paura. Mentre l’Italia cade a pezzi, tutti gli istituti di ricerca metto- no in evidenza lo sfascio avanzante, i sondaggi rive- lano l’insoddisfazione generale, lui si presenta in aula a dire che «ha rimesso l’Italia in piedi». Ricor- da quel ministro di Saddam Hussein che in tv giura- va: «Le nostre truppe stanno combattendo eroica- mente e hanno respinto l’assalto dei nemici». E in- tanto si vedevano i carri armati Usa che avanzava- no dietro le sue spalle. Se non sbaglio fu sopranno- minato Alì il Comico. Ecco Prodi è una specie di Alì il Comico in salsa bolognese. Bankitalia ha appena certificato che le spese non sono state tagliate? Ebbene, lui se ne im- pipa e proclama, alla faccia dei numeri, che le spese sono state tagliate. In venti mesi non è riuscito nem- meno a farsi ricevere da Bush? Ebbene, lui se ne impipa e proclama, alla faccia della realtà, che l’Ita- lia ha avuto «il posto che le spetta nello scenario internazionale». E avanti così: in quindici minuti alla grande in cui ha smentito in ordine sparso: i dati Istat, i dati Ocse, le ricerche Censis, i sondaggi di Repubblica, il Financial Times, il Wall Street Jour- nal, il Papa, la Cei, il Fondo monetario internaziona- le e forse anche la lattaia sotto casa. Suvvia, siamo seri: non ci crede nemmeno lui. A un certo punto è riuscito persino a dire che questo governo «ha creduto e crede nell’ambiente e nella sua tutela». Eccome no. Si è visto, quanto crede nel- l’ambiente e nella sua tutela, l’ha potuto ammirare in mondovisione tutto il pianeta. Basta dare un’oc- chiata a Napoli e alla Campania. Questo governo crede nell’ambiente tanto quanto noi crediamo al- l’uomo nero e al babau. Anche se, dopo aver visto all’opera Prodi, al babau ci crediamo un po’ di più. Lo ripetiamo: ci vuole un grande coraggio, e una emerita faccia di tolla, per sostenere oggi che l’Ita- lia è stata rimessa in piedi. Sarebbe come se mio figlio prendesse quattro in matematica e dicesse: «Papà, oggi ho preso un bel voto». Che fai? Lo pren- di a sberle? Gli togli la playstation? Ecco: anche a Prodi bisognerebbe togliere il giocattolo. Quello che ha fatto alla Camera non è stato un discorso politi- co: è il manifesto degli impuniti, la magna charta dei senza vergogna, il documento programmatico di un partito surreale, iperuranico, alieno. Un parti- to che ha perso il contatto con la realtà. Ora mi dicono che Prodi ha messo in piedi un gran- de suk di parlamentari per cercare di restare a gal- la a tutti i costi. Il Supermercatone Romano è aper- to. Ma come? Il centrosinistra non faceva lezioni di morale sull’argomento, solo poche settimane fa? Si cambia in fretta per non morire. O meglio, per resu- scitare. Però quali siano le alchimie numeriche con cui il premier spera di realizzare il miracolo, poco importa: quello che importa è che il miracolo non riesca. Perché di barzellette ne abbiamo sentite ab- bastanza: non è con Alì il Comico che si può far vivere un governo. E, tanto meno, un Paese. MITI INFRANTI LE REAZIONI L’AVVERTIMENTO DEL COLLE LA PROVOCAZIONE LE DICHIARAZIONI IL DISASTRO IL RETROSCENA GOVERNO AL CAPOLINEA Se siamo tutti con Mastella Nicola Forcignanò «La nostra tragedia? L’avidità dei politici» Stefano Filippi INTERVISTA A TULLIO REGGE SERIA www.fujitsu-siemens.it/mobility Berlusconi: «Si dimetta o l’Italia andrà in piazza» Adalberto Signore A PAGINA 7 LA FIDUCIA Stavolta non bastano i senatori a vita Mario Cervi A PAGINA 4 CRONACHE MARZIANE Mario Giordano S trane sensazioni. Il Paese si sta sciogliendo come un gelato, è lo sfascio, ovunque uno si giri a guarda- re. Eppure viene da (...) SEGUE A PAGINA 43 SEGUE A PAGINA 31 Orrori di stampa all’inglese Stefano Lorenzetto A ttenti, non fate- vi idee sbaglia- te sull’obiettivi- tà anglosassone. Quan- do il Financial Times scrive che l’Italia (...) Il premier e le parole che non ha detto Filippo Facci A PAGINA 6 L’avvelenatore dei pozzi Renato Brunetta A PAGINA 13 A PAGINA 13 ANGELI, CAPRETTINI, DE FEO, DE FRANCESCO, FONTANA, PENNACCHI, RAVONI, SCAFI, SCAFURI, SETTI, TELESE E TORNIELLI DA PAGINA 2 A PAGINA 13 NUOVA GENERAZIONE DI AUTOMI CON LA COSCIENZA E ora chi lo spiega ai teolo- gi che i robot hanno un’anima? Questi ammassi di ferraglia e di intelligenza artificiale sono come i vostri colleghi d’ufficio. C’è quello di cui ti puoi fidare e c’è chi colpisce alle spalle. Ci sono i furbi e gli ingenui, quelli che si vendono per un paio di batterie scadute, quelli che barano e fanno la spia. Quelli con le palle, come sempre, sono pochi. Quasi tutti sono anime (...) Ancheil robot ha un’anima. Imbrogliona Vittorio Macioce SEGUE A PAGINA 42 Il suk del Professore a caccia di un voto Laura Cesaretti A PAGINA 2 Prodi la chiede a Camera e Senato: «Ho rimesso in piedi il Paese» Ma il suo è un discorso surreale È UNA COSA MARCO FERRANTE Casa Agnelli www.librimondadori.it Storie e personaggi dell’ultima dinastia italiana 5 a EDIZIONE IN VENDITA FACOLTATIVA: IL GIORNALE + BIBLIOTECA STORICA «IL SETTECENTO» N. 10 (+ l 6,90) + «PROTAGONISTI IN CUCINA» N. 21 (+ l 5,90) + DVDTECA STORICA «IL SETTECENTO» N. 9 (+ l 9,90) - PER LOMBARDIA E PRINCIPALI LOCALITÀ DEL NORD: IL GIORNALE + LA MIA CASA POCKET l 2,00 (l 1,00 + l 1,00) - IN VENDITA OBBLIGATORIA LATINA: + LATINA OGGI t 1,00 - FROSINONE: + CIOCIARIA OGGI t 1,00 - MOLISE: + NUOVO MOLISE t 1,00 - AVELLINO E BENEVENTO: + IL SANNIO t 1,00 - NAPOLI: + ROMA t 1,00 - SALERNO: + CRONACHE DEL MEZZOGIORNO t 1,00 - BARI E TARANTO: + CORRIERE DEL GIORNO t 1,00 - REGGIO CALABRIA: + LA GAZZETTA DEL SUD t 1,00 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) - ARTICOLO 1 COMMA 1, DCB-MILANO - *PREZZO SOLO PER L’ITALIA ANNO XXXV / NUMERO 19 / 1 EURO* A COPIA / MERCOLEDÌ 23 GENNAIO 2008 www.ilgiornale.it

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La sai l’ultima? «Il governo Prodi ha rimes-so in piedi il Paese». Sicuro, proprio così.L’ha detto il medesimo premier parlandoalla Camera. Che l’abbia detto lui, del re-sto, è abbastanza scontato: altrimenti chi

altro avrebbe osato tanto? Ormai persino i parentistretti di Prodi hanno qualche titubanza: prima difargli un complimento stanno attenti che nessuno liveda. È piuttosto sorprendente, invece che il pre-mier abbia detto quella frase alla Camera dei Depu-tati: fino a prova contraria le barzellette hanno giàuna loro sede istituzionale. Ma è il Bagaglino, non ilParlamento.

Quello che bisogna riconoscere assolutamente aProdi è una dose di coraggio da far paura. Mentrel’Italia cade a pezzi, tutti gli istituti di ricerca metto-no in evidenza lo sfascio avanzante, i sondaggi rive-lano l’insoddisfazione generale, lui si presenta inaula a dire che «ha rimesso l’Italia in piedi». Ricor-da quel ministro di Saddam Hussein che in tv giura-va: «Le nostre truppe stanno combattendo eroica-mente e hanno respinto l’assalto dei nemici». E in-tanto si vedevano i carri armati Usa che avanzava-no dietro le sue spalle. Se non sbaglio fu sopranno-minato Alì il Comico.

Ecco Prodi è una specie di Alì il Comico in salsabolognese. Bankitalia ha appena certificato che lespese non sono state tagliate? Ebbene, lui se ne im-pipa e proclama, alla faccia dei numeri, che le spesesono state tagliate. In venti mesi non è riuscito nem-meno a farsi ricevere da Bush? Ebbene, lui se neimpipa e proclama, alla faccia della realtà, che l’Ita-lia ha avuto «il posto che le spetta nello scenariointernazionale». E avanti così: in quindici minutialla grande in cui ha smentito in ordine sparso: idati Istat, i dati Ocse, le ricerche Censis, i sondaggidi Repubblica, il Financial Times, il Wall Street Jour-nal, il Papa, la Cei, il Fondo monetario internaziona-le e forse anche la lattaia sotto casa.

Suvvia, siamo seri: non ci crede nemmeno lui. Aun certo punto è riuscito persino a dire che questogoverno «ha creduto e crede nell’ambiente e nellasua tutela». Eccome no. Si è visto, quanto crede nel-l’ambiente e nella sua tutela, l’ha potuto ammirarein mondovisione tutto il pianeta. Basta dare un’oc-chiata a Napoli e alla Campania. Questo governocrede nell’ambiente tanto quanto noi crediamo al-l’uomo nero e al babau. Anche se, dopo aver vistoall’opera Prodi, al babau ci crediamo un po’ di più.

Lo ripetiamo: ci vuole un grande coraggio, e unaemerita faccia di tolla, per sostenere oggi che l’Ita-lia è stata rimessa in piedi. Sarebbe come se miofiglio prendesse quattro in matematica e dicesse:«Papà, oggi ho preso un bel voto». Che fai? Lo pren-di a sberle? Gli togli la playstation? Ecco: anche aProdi bisognerebbe togliere il giocattolo. Quello cheha fatto alla Camera non è stato un discorso politi-co: è il manifesto degli impuniti, la magna chartadei senza vergogna, il documento programmaticodi un partito surreale, iperuranico, alieno. Un parti-to che ha perso il contatto con la realtà.

Ora mi dicono che Prodi ha messo in piedi un gran-de suk di parlamentari per cercare di restare a gal-la a tutti i costi. Il Supermercatone Romano è aper-to. Ma come? Il centrosinistra non faceva lezioni dimorale sull’argomento, solo poche settimane fa? Sicambia in fretta per non morire. O meglio, per resu-scitare. Però quali siano le alchimie numeriche concui il premier spera di realizzare il miracolo, pocoimporta: quello che importa è che il miracolo nonriesca. Perché di barzellette ne abbiamo sentite ab-bastanza: non è con Alì il Comico che si può farvivere un governo. E, tanto meno, un Paese.

MITI INFRANTI

LE REAZIONI

L’AVVERTIMENTO DEL COLLE

LA PROVOCAZIONE

LE DICHIARAZIONI

IL DISASTRO

IL RETROSCENA

GOVERNO AL CAPOLINEA

Se siamo tutticon MastellaNicola Forcignanò

«La nostra tragedia?L’avidità dei politici»

Stefano Filippi

INTERVISTA A TULLIO REGGE

SERIA

www.fujitsu-siemens.it/mobility

Berlusconi: «Si dimettao l’Italia andrà in piazza»

Adalberto Signore

APAGINA7

LA FIDUCIA

Stavolta non bastanoi senatori a vita

Mario Cervi

APAGINA4

CRONACHEMARZIANEMario Giordano

S trane sensazioni. Il Paese si stasciogliendo come un gelato, è lo

sfascio, ovunque uno si giri a guarda-re. Eppure viene da (...)

SEGUEA PAGINA43

SEGUEA PAGINA 31

Orrori di stampaall’inglese

Stefano Lorenzetto

A ttenti, non fate-vi idee sbaglia-te sull’obiettivi-

tà anglosassone. Quan-do il Financial Timesscrive che l’Italia (...)

Il premier e le paroleche non ha detto

Filippo Facci

APAGINA 6

L’avvelenatoredei pozzi

Renato Brunetta

APAGINA13

APAGINA13

ANGELI, CAPRETTINI, DE FEO, DE FRANCESCO,

FONTANA, PENNACCHI, RAVONI, SCAFI,

SCAFURI, SETTI, TELESE E TORNIELLI

DA PAGINA 2 A PAGINA 13

NUOVA GENERAZIONE DI AUTOMI CON LA COSCIENZA

E ora chi lo spiega ai teolo-gi che i robot hanno

un’anima? Questi ammassidi ferraglia e di intelligenzaartificiale sono come i vostricolleghi d’ufficio. C’è quellodi cui ti puoi fidare e c’è chicolpisce alle spalle. Ci sono ifurbi e gli ingenui, quelliche si vendono per un paiodi batterie scadute, quelliche barano e fanno la spia.Quelli con le palle, comesempre, sono pochi. Quasitutti sono anime (...)

Anche il robot ha un’anima. ImbroglionaVittorio Macioce

SEGUEA PAGINA42

Il suk del Professorea caccia di un voto

Laura Cesaretti

APAGINA2

Prodi la chiede a Camera e Senato:«Ho rimesso in piedi il Paese»Ma il suo è un discorso surreale

È UNA COSA

MARCO FERRANTE

Casa Agnelli

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Storie e personaggi dell’ultima dinastia italiana 5a EDIZIO

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IN VENDITA FACOLTATIVA: IL GIORNALE + BIBLIOTECA STORICA «IL SETTECENTO» N. 10 (+ l 6,90) + «PROTAGONISTI IN CUCINA» N. 21 (+ l 5,90) + DVDTECA STORICA «IL SETTECENTO» N. 9 (+ l 9,90) - PER LOMBARDIA E PRINCIPALI LOCALITÀ DEL NORD:IL GIORNALE + LA MIA CASA POCKET l 2,00 (l 1,00 + l 1,00) - IN VENDITA OBBLIGATORIA LATINA: + LATINA OGGI t 1,00 - FROSINONE: + CIOCIARIA OGGI t 1,00 - MOLISE: + NUOVO MOLISE t 1,00 - AVELLINO E BENEVENTO: + IL SANNIO t 1,00 - NAPOLI: +ROMA t 1,00 - SALERNO: + CRONACHE DEL MEZZOGIORNO t 1,00 - BARI E TARANTO: + CORRIERE DEL GIORNO t 1,00 - REGGIO CALABRIA: + LA GAZZETTA DEL SUD t 1,00 - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) - ARTICOLO 1 COMMA 1, DCB-MILANO - *PREZZO SOLO PER L’ITALIA

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Albumil Giornale � Mercoledì 23 gennaio 2008 31

FERDINANDO MAFFIOLI

Una volta nei saloon il malca-pitato che doveva allietarecon le sue note avventori

più o meno sobri esponeva timida-mente il cartello «Non sparate sulpianista». Oggi sarebbe utile ripe-tere il segnale all’esterno delle re-dazioni. Prendere di mira i giorna-listi infatti si rivela una graniticaabitudine mentale che punta il di-to, a prescindere, contro la «ca-sta» (per fortuna il termine si stainflazionando) dell’informazione.Niente di nuovo, per carità. Giàl’esistenzialista Kierkegaard dero-gava dal suo Aut Aut arroccandosiin un monotematico disprezzo perla categoria dei «notturnisti», co-me li chiamava lui. Per non dire diquell’illustrissimo collega d’inizioNovecento che, non avendo il co-raggio di confessare alla madreche faceva questo mestiere, la ras-sicurava dicendole che suonava ilviolino in un bordello di periferia.

L’ultimo «alzo zero» arriva peròda dietro le linee ed è il libro di Lui-gi Bacialli (ex del Giornale) Castastampata. Vizi, virtù e privilegi deigiornalisti (Mursia, pagine 214, eu-ro 17, prefazione di Massimo Fini).Un attacco frontale, anche se vienedall’ultima di copertina: «Quelladei giornalisti rimane una catego-ria privilegiata, supponente e maicontenta che, paradossalmente,ha perso il senso della misura e del-la realtà». Diagnosi che ha l’ottimi-smo del de profundis e che rendesuperfluo chiedersi se ci siano po-sti in rianimazione. Bacialli srotolaqui, con lo stile garbato e ironicoche gli è proprio, il suo lungo papi-ro professionale. Da apprendistaventenne alla Notte alla direzionedi Indipendente, Libertà di Piacen-za, Giornale di Vicenza e Gazzetti-no. Parte, com’è ovvio, dall’altopia-

no degli ideali, dove si respira la«miscela» giusta per affrontare laprofessione, e dove sfila la carova-na delle qualità: «Passione, umil-tà, curiosità, entusiasmo, gioco disquadra, qualche frazione di cultu-ra e tanto, tanto spirito di sacrifi-cio» (altro che l’obsoleto «fare ilgiornalista è sempre meglio che la-vorare»).

Il giovane praticante sull’altopia-no si trova bene. Anche se il diretto-re, il grande Nino Nutrizio, lo invi-ta subito a gettare uno sguardo inbasso, nel canyon della realtà: «Si-gnor Bacialli, vi immaginate quan-te copie perderemmo se i lettori,vedendo con i loro occhi i giornali-sti, capissero veramente con chihanno a che fare?». Le virtù, però,evaporano presto e la «casta stam-pata» finisce col mostrare inevita-bilmente la materia umana dellasua faccia nascosta (ai lettori):«Pennivendoli impigriti e permalo-si, babbioni stanchi e frustrati, lac-chè e zerbini sulla rotta fissa poltro-na-scrivania-poltrona». Sotto tiroBacialli mette, e qui è naturalmen-te il Bacialli direttore, in particola-re «gli invidiati speciali», quelliche alloggiano nel «cimitero deglieleganti», gli inviati che aspettanosolo di prendere «il primo volo peril prepensionamento». Gente cheneppure uno tsunami riesce asmuovere. «Telefonata: “Dovrestiandare subito a Londra”. Rispostanumero uno: “È appena mancatomio suocero”». E se l’impatto giu-stificativo è debole, «risposta nu-mero due: “Sono al funerale di una

mia vecchia zia”». E ancora: «Unincendio in un albergo di monta-gna ha fatto molti morti. Risposta:“Cosa vado a fare, le fiamme sonogià state domate da un pezzo”».

Insomma,puntando sul «lato tra-gicomico della professione e sulpeggio che il giornalista al lavororiesce a dare di sé», Baciallino (co-sì lo chiamò Montanelli quella vol-ta che al telefono gli diede involon-tariamente del «brutto pirla») hacolto l’occasioneper togliersi nonpoche pietruzzedalle sue calza-turedi lungocor-so. Con una rap-sodia di aneddo-ti sui maestri, glieditori, i colle-ghi intoccabili, ilettori bizzarri ofuori di testa, in-dustrialini e in-dustrialotti, poli-tici, leader più omeno carismati-ci, su su fino alPapa.Sempre al-l’interno dellecoordinate di unmondo che sem-bra destinato ad implodere: «IlNew York Times ha pronosticato lafine del quotidiano tradizionalenel 2012». Amen.

Resta poco tempo, dunque, pergodere del menu dei privilegi: viag-gi gratis, regali lussuosi, mutuaprincipesca, mutui agevolati (maqui Bacialli è meno informato: c’è

chi da anni paga il tasso fisso dell’8per cento), corsie privilegiate pergli acquisti, primari sempre dispo-nibili a fare una visita in caso dinecessità. Quanto al potere - lo ri-corda Fini nella sua preziosa (e im-pietosa) prefazione - il discorso èchiuso da un pezzo: «Abbiamo per-so la capacità di essere un “contro-potere” nei confronti della classepolitica: perché nella stragrandemaggioranza dei casi ce ne siamofatti servi».

Allora è proprio così privilegiatala condizione di questa «stragran-de maggioranza»? Di quegli «au-rei mediocri» che puntellano conimpegno, ogni giorno, le struttureredazionali? È davvero sul piede-stallo il bracciante della tastiera,

la guardia giura-ta del monitor, ilfrullatore nonstop dei lancid’agenzia (oltre80milaa settima-na), il forzato ce-sellatore di titolie sommari, il ser-vizio d’ordineperextracomuni-tari della sintas-si, il patito (dapa-tire) del doppioturno lavorativo,feriale e festivo?Diciamolo: lamaggioranza deigiornalisti l’isoladella Casta lapuò anche circu-

mnavigare, ma non vi sbarca mai.Ma se anche alla fine ci si rende

conto che il continuo affanno delredattore si riduce al biblico «tuttoè fumo e mangiare vento», questaprofessione un vero privilegio cel’ha. È l’incontro con l’impondera-bile che fa lo sgambetto mentre sicerca in tutta fretta di confeziona-

re freschi scampoli di realtà. È ilgioco sadico di un refuso che si tra-veste da istanza metafisica: «Nonsembrò del tutto casuale - raccon-ta Bacialli - che in un resoconto delviaggio di Hitler a Roma la “notteprimaverile dell’illustre ospite” di-venne “la prima notte virile dell’il-lustre ospite”». Oppure può esserela perdita,non si sa quanto volonta-ria, di una «t» a trasformare il tito-lone d’apertura di un quotidianoveneto, «Grande processione per ilculto della Vergine», in un happe-ning davvero diabolico. Anche icorrispondenti non disdegnano lametafisica: «Il ladro in fuga fu rag-giunto da sette proiettili, di cui solouno fortunatamente mortale».

Infine c’è «l’anima goliardica»,per Bacialli ormai moribonda, chequalche volta spunta prepotentetra un’agenzia e l’altra e ti spinge afare di una notizia - dopo averlatrattata professionalmente - unmodico uso personale. Anni fa ci ful’emergenza dello sbarco degli al-banesi in Puglia e in redazione sipensò subito di chiamare il colle-ga, riservato, geloso delle sue cosee non proprio prodigo, che avevala villa sul litorale ionico. Una fan-tomatica unità di crisi del ministe-ro degli Interni gli chiese se potevaospitare per qualche giorno un pa-io di famiglie di profughi, con pro-le. Non si seppe mai come riuscì aproteggere il suo sistema cardiocir-colatorio, ma non cedette. Nono-stante le insistenze - «Prenda alme-no i bambini. Come li vuole? Li vuo-le biondi? Basta un piatto di mine-stra...» - fu irremovibile. E primache gli si svelasse lo scherzo avevagià fornito un dettagliato elenco diparenti, amici e vicini che, a suodire, non aspettavano altro che diaccogliere gli sventurati. Ecco, so-lo in quei momenti il «mestiere» èdavvero meglio che lavorare.

POCO «BRITISH»La copertinadi «The Economist»con il titoloantiberlusconianopubblicatoalla vigiliadelle elezionidel 2001.Un esempiodi stile ingleseapplicatoalla politicadi un altro Paese

Gli anglosassoni si spacciano per garanti dellaimparzialità e invece fanno killeraggio politico

a freddo. Come accadde con Berlusconi nel 2001...

Vizi e virtù (poche) della «casta stampata»In un libro di Luigi Bacialli il ritratto impietosodei reporter: «Una categoria privilegiata cheha perso il senso della misura e della realtà»

LA FINE DI UN MITO

(...) è «il Paese peggio gover-nato d’Europa», per carità,niente da dire: registra unfatto che è sotto gli occhi delmondo intero. Ma quandotornerete a leggere (presto)che Silvio Berlusconi è, perqualche compassato organod’informazione britannico,unfit to lead Italy, inadatto agovernare l’Italia, comestril-lava la copertina dell’«auto-revole» The Economist allavigilia delle elezioni nel2001, non credeteci. Si trat-tadiunpregiudiziopreventi-vo. Non importa se vi assicu-rano che quello dei Bill Em-mott di turno «è Giornali-smo», con la maiuscola, de-gno pertanto di un italicopremio. Sappiate che questiinglesi sono soltanto dei fal-sari. Pataccari, contraffatto-ri di verità. Si spacciano pergaranti della Suprema Im-parzialità e invece fanno kil-leraggio politico a freddo, atavolino, a senso unico, untanto al chilo.

Non credeteci nemmenose l’opinione arriva da queltabernacolodell’informazio-ne libera e indipendente cheè la Bbc, l’ente radiotelevisi-vo pubblico creato nel 1927.No, non è la Bbc: questa è la

Rai, anzi peggio, molto peg-gio. E non importa affattoche abbia sede in un severopalazzo ornato da colonnedoriche che sorreggono untimpano su cui è scolpito ilmottodel fondatore lordRei-th: «Voi entrate in un tempiodelle arti e delle scienze, de-dicatoalla gloriadi Dio e alladiffusione della conoscen-za». Solo il mio amico Anto-nio Caprarica, direttore deiGiornali radio dopo esserestato per dieci anni corri-spondente della Rai da Lon-dra, può essere ancora per-suaso che quello sia «un po-sto dove anche l’ultimo dei

cronisti tiene la schiena drit-ta». Ma quale schiena dritta,colonnello Stevens! Te lo ga-rantisce il qui presente SiorTodaro (perdonate, ma franoi ci chiamiamo così): Qua-simodo, il gobbodiNotreDa-me, al loro confronto era unfuso.

Sehai la pazienzadi legge-re fino in fondo, capirai. Atre chilometri da casa miaabita da 27 anni uno scritto-re inglesedi solidareputazio-ne, Tim Parks, più laburistache conservatore, a giudica-re dai suoi libri. Ogni tanto igiornali inglesi gli chiedonoun pezzo. Lo scorso 15 gen-naio, il Daily Mail spediscela seguente e-mail a Parks:«In seguito alla notizia dellaluna di miele a Verona diSarkozyeCarla Bruni, ci ser-ve un articolo in cui emergaquanto la città sia divenutapacchiana: 1.200 parole per

dire come, su Giulietta e Ro-meo, sia caduta la vergo-gna». Quanto di più sconta-to: seunameta,ancorché im-mortalata da Shakespeare,viene scelta dal principaleleader moderato d’Europa,be’ di sicuro dev’essere di-ventata la capitale mondialedello squallore, ovvio no?Non per Parks. «Ho comuni-cato che non era proprio ilcaso», ha dichiarato al Cor-riere di Verona. «E che, sevogliamo proprio dirla tutta,Veronaè più bella che mai, eche in Inghilterra una cittàcome questa se la possonosolamente sognare. Fermorestando, in più, che non mene frega nulla di Sarkozy.Spero che si diverta con lasua nuova signora».

Lineare. Credete che alDailyMailsi sianorassegna-ti? Ciao. Hanno prontamen-te dirottato la pratica a To-bias Jones, un freelance chenegli Anni 90 ha vissuto perqualchetempoaParmaeog-gi abita a Bristol, quasi1.600 chilometri di distanzada Verona, questo per direquanto sia competente inmateria. Jones è andato giùdi roncola, come da manda-to. Coerente il titolo del re-portage compilato a orec-chio:«ComeRomeoeGiuliet-ta uccisero Verona, la cittàdell’amore».

La faccenda sembravaesaurirsi in una trascurabi-le bega di provincia. SolocheTimParkshapoidisvela-to uno scenario sconcertan-te: i suoi colleghi d’Oltrema-nica si sono regolati nellostesso modo anche quando27 alunni e la loro insegnan-te rimasero sepolti sotto lemacerie della scuola ele-mentare di San Giuliano diPuglia. Ma non quelli delDaily Mail, che pascolanoda sempre nei prati delloscandalismo, bensì le auste-revestali dell’ente radiotele-visivo di Stato dedite «allagloria di Dio e alla diffusionedella conoscenza». Aprite leorecchie: «Dopo il crollo, laBbc mi aveva domandato unintervento in cui avrei dovu-to criticare Berlusconi, nontanto come politico ma co-me simbolo di un’imprendi-toria edile selvaggia». Sì,avete lettobene: se inprovin-ciadiCampobassosi sbricio-la un edificio pubblico peruna scossa di terremoto, lacolpa è sicuramente di queltanghero che ha costruitoMilano 2. «A me Berlusconinon fa né caldo né freddo.Però non avevo intenzionedi esporre dei pensieri chenon mi appartenevano. Nonriesco ad accettare che ven-gano imposte delle idee, chesi pretenda che una personadica delle cose a comando,su ordinazione. Così saltòtutto. Sapete chi prese il mioposto per quel pezzo? To-bias Jones, of course...».

Dio strabenedica gli ingle-si. Ci hanno finalmente spie-gato ciò che già sapevamoda lunga pezza: Regno Unitoo Italia, l’informazione sulCavaliereèsempreadperso-nam.

Stefano [email protected]

FINALMENTE AL SICURO alcuni dei giornalisti che hannotrovato rifugio dalla persecuzione dei propri governialla Maison Des Journalistes. La struttura, ricavata

in una palazzina di tre piani, dispone di quindici stanzeche ospitano gli esuli per un massimo di sei mesi

RIFLETTORI SUL DESK Una redazione

MESTIERE A RISCHIO Un giornalista kenyanoimbavagliato con del nastro isolante che protestaper le strade di Nairobi contro la censura e controuna legge che obbliga i reporter a rivelare le proprie fontidi informazione se interrogati in tribunale

Prevenuta e presuntuosaL’obbiettività ad personam

della stampa inglese

� DALLA PRIMA

sotto tiro