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Editrice Civiltà - Brescia

Luigi Villa

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Hans KüngHans Küng

«Lo sconvolgere le opinioni di un popolo

è gioco diabolico di un anno;il riordinarlo

è pianto di secoli».

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Hans Küng

sac. dott. Luigi Villa

Operaie di Maria ImmacolataEditrice Civiltà

Via Galileo Galilei, 121 - 25125 Brescia (Italia)

Tel. e Fax: 030 37.00.00.3

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«Non credere che in sè,non obbedire che a sè,

ecco la più feconda sorgente di errori e di miserie».

(Père Philippe)

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CURRICULUM VITAE

Hans Küng è nato a Lucerna nel 1928. Trascorsei suoi anni di studio successivamente a Lucerna,Roma, Parigi, Amsterdam, Berlino, Madrid e ancoraa Roma.

Fu ordinato sacerdote nel 1954, a Roma, nellaBasilica di San Pietro, dopo sette anni di formazioneal Collegio Germanico e alla Università Gregoriana.

Si dottorò in teologia nel 1957 con una tesi sulladottrina della giustificazione secondo il Concilio diTrento e Karl Barth.

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Tre anni dopo fu chiamato all’Università diTubinga come professore ordinario di teologia fon-damentale.

Nel 1962, Papa Giovanni XIII lo nominò “peri-to” ufficiale del Concilio, dove vi rimase fino allachiusura (1965). Attualmente, è direttore dell’Istitutodi Ricerche Ecumeniche, fondato da lui stesso,sempre all’Università di Tubinga.

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PROEMIO

Küng fu anche definito “enfant-prodige”. Ma èun nitrito di questi tempi da parte di certa gente distudio che fanno il doppio gioco di procurarsi famada progressisti denigrando gli altri, perseguitati,emarginati, presentandoli come retrivi e fanatici. Ènormale, perciò, le confutazioni di Küng, nonostan-te sia venuto, non poche volte, contestato e persinoinchiodato - con ragione - per non pochi suoi scritti.Ma si sa, ormai, che Hans Küng fu compagno dicordata, con i Progressisti modernisti, per tutte le

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pretese ascese verso il “progresso”, facendo sempresentire le loro chiassate contro Roma, contro PioIX e il Sillabo, contro Pio X, contro il Concilio diTrento e il Vaticano I. Non per nulla, la “Realites”del settembre 1963 mostrava, sulla copertina, HansKüng come “le Theologien qui incarne l’aile avan-cèe de la pensèe catholique”, uno sproloquio che haancora vita. I suoi ammiratori ed epigoni, infatti, sisono sempre appoggiati a lui per avallare anche leloro più o meno ambigue proposizioni e tesi, noncerto immuni da pericoli per la Fede!

Il Magistero della Chiesa cattolica è al serviziodella Chiesa per garantirne l’integralità della Fede;perciò, la condanna delle dottrine erronee di HansKüng, contrastando con il Magistero della Chiesa,meritava che il Diritto ecclesiale affermasse che l’e-retico Küng, su alcuni temi essenziali della Fede,quali la consustanzialità di Cristo col Padre, laVerginità di Maria, si staccava dalla dottrina cat-tolica, per cui l’Autore di esse “non poteva piùessere considerato teologo cattolico”. Non si tratta-va, infatti, di questioni di teologia, ma di fede catto-lica. La tentazione dell’intelligenza è il razionalismo,o l’illuminismo, che vorrebbero adeguare la Fedecon la ragione, ossia la Parola di Dio con quella del-l’uomo.

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Per questo, è bene riportare, qui, anche il testointegrale della “Dichiarazione” (datata 15 dicembre1979), firmata dal Cardinale Seper e da Mons.Hamer, ma già approvata da Giovanni Paolo II:

«La Chiesa di Cristo ha ricevuto da Dio il man-dato di custodire e tutelare il deposito della Fede,affinché i fedeli tutti, sotto la guida del sacroMagistero, mediante il quale agisce nella Chiesa laPersona di Cristo Maestro stesso, aderiscono indefet-tibilmente alla fede trasmessa ai credenti, una voltaper tutte, con retto giudizio penetrino in esse più afondo e più pienamente l’applichino alla vita.

«Il Magistero della Chiesa, poi, per adempiere aquel grave dovere a esso solo affidato, si serve del-l’apporto dei teologi, soprattutto di quelli che nellaChiesa hanno ricevuto dalla Autorità con ilMagistero autentico della Chiesa.

«In tale spirito, la Sacra Congregazione per laDottrina della Fede, adempiendo il suo compito dipromuovere e tutelare la dottrina della Fede e deicostumi nella Chiesa universale, con pubblicoDocumento del 15 febbraio 1973, dichiarò chealcune opinioni del prof. Hans Küng si oppongo-no, in diverso grado, alla dottrina della Chiesa, daritenersi da tutti i fedeli. Tra esse ha segnalato, in

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quanto di maggiore importanza, quelle riguardanti ildogma di fede dell’infallibilità nella Chiesa e ilcompito di interpretare autenticamente l’unicosacro deposito della Parola di Dio, affidato al soloMagistero vivo della Chiesa, nonché la valida con-sacrazione dell’Eucarestia.

«In pari tempo, questa Sacra Congregazioneammonì il suddetto professore a non continuare ainsegnare tali dottrine, restando intanto in attesa cheegli armonizzasse le proprie opinioni con la dottrinadel Magistero autentico. Egli, però, non ha cambiatoniente, finora, nelle suddette opinioni.

«Ciò risulta, in particolare, per quanto riguardache pone, almeno in dubbio, il dogma dell’infallibi-lità nella Chiesa, o lo riduce a una certa indefettibi-lità fondamentale della Chiesa nella verità, con lapossibilità di errore nelle dottrine che il Magisterodella Chiesa insegna come da tenersi in maniera defi-nitiva.

Su questo punto, Hans Küng non si è minima-mente conformato alla dottrina del Magistero,anzi, di recente, ha ripresentato ancora più espressa-mente la sua opinione (precisamente negli scritti:“Kirche-gehalten in der Wahrheit?”, EditriceBenriger 1979 e “Zum Geleit”, introduzione all’o-pera di A. B. Hasler, dal titolo “Wie der Papst

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undehlbar wurde”, Editrice Piper 1979), benchéquesta Sacra Congregazione avesse allora affermatoche essa contraddice alla dottrina definita dalConcilio Vaticano I, e confermata dal ConcilioVaticano II.

«Inoltre, le conseguenze di tale opinione, soprat-tutto il disprezzo per il Magistero della Chiesa, siriscontrano anche in altre opere da lui pubblicate,indubbiamente a detrimento di vari punti essenzialidella fede cattolica (ad es. quelli relativi alla consu-stanzialità di Cristo con il Padre e alla Beata VergineMaria, poiché viene ad essi attribuito un significatodiverso da quello inteso e che intende la Chiesa).

«La Sacra Congregazione per la Dottrinadella Fede, nel Documento del 1975 si è astenuta,per allora, da un’ulteriore azione nei confronti dellesuddette opinioni del prof. Hans Küng, presumendoche egli le avrebbe abbandonate. Dal momento, però,che tale presunzione non ha più luogo, questa SacraCongregazione, in ragione del suo compito, si senteora obbligata a dichiarare che il prof. Hans Küng èvenuto meno, nei suoi scritti, all’integrità dellafede cattolica, e pertanto non può più essere con-siderato teologo cattolico, né può, come tale, eser-citare il compito di insegnare».

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Dopo questo testo ufficiale della SacraCongregazione della Fede, l’opera di Küng appa-re una vera somma di eresie, come il frutto delfalso concetto di pluralismo teologico, tornato allaribalta col Vaticano II. Fondandosi sui canoni diuna epistemologia e di una ermeneutica storicistichee relativistiche, Hans Küng ha respinto le defini-zioni dogmatiche dei Concili di Nicea e diCalcedonia, nei quali, rispettivamente, furono defi-niti e la perfetta divinità di Cristo, quale Figlio diDio, e il mistero della Sua Incarnazione, unità diPersona nella dualità di nature.

Esaminando, criticamente, il principio epistemo-logico dell’opera di Küng, si può metterne in rilievola falsità e le conseguenze assurde che ne derivanonel campo filosofico e teologico.

Quindi, un vero teologo può mostrare, controKüng, la non-contradditorietà dell’Incarnazione e,quindi, la sua profonda e umana “ragionevolezza”.

Un parlare da eretico quello di Küng, control’Incarnazione del Verbo Divino che eleva la naturaall’infinito, ed è il fondamento della divinizzazionedell’uomo e del cosmo.

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PREMESSA

Spesse volte mi domando: ma come ha fatto que-sto Küng a riuscire dalla nebbia del nord per dar luceai nostri paesi già illuminati, presentando quelle sue“tesi” come nuove, mentre sono state già ripetutenon poche volte. Il mondo d’oggi, infatti, che si dice“moderno”, è già nauseato da tutto quello che sivorrebbe proporgli: demitizzazione, razionalismo,illuminismo, libertinismo, profanità, socialità,democratizzazione, che pur furono scoperte cinquesecoli fa e di cui si può già vederne le soluzioni. I

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“fatti”, quindi, sono riusciti contrari a tutte le teorieprotestanti, che hanno ridotto a un deserto le chiese,svuotate e trasformate in una specie di supermarket.

Lo schema rivoluzionario d’oggi, quindi, è ugua-le a quello dei tentativi fatti lungo il cammino dellastoria della Chiesa. Hans Küng sta ripetendo larivoluzione come Mirabeau lo fece nellaRivoluzione Francese, nonostante fosse un uomodozzinale, banale, caparbio, ambizioso! Anche Küngsi è attaccato alla situazione nuova, e, ambizioso,sforna libri tediosi, ma adatti ai nostri tempi, spia-nando l’ideologia del progressismo sentimentalenello “spirito del tempo”. Il suo caso, quindi, è unabanalità della sovversione. Quasi senza averne pienacoscienza, Küng mette bombe sotto le strutture dellaChiesa, mostrandosi ecumenico, invitato ad hoc daun corrispondente del “Lutherischen Monatshefte”(quaderni mensili luterani).

Difatti, l’ecumenismo d’oggi è una nuova reli-gione.

Anche Küng dichiarò che ormai non esistonopiù differenze tra cattolicesimo e protestantesimo.Il cristiano deve essere “cattolico” nel senso univer-sale, ma insieme anche “protestante”, sottomessialla sua critica. Küng stesso enumera i compiti chesi impongono, cioè quello che si deve cambiare: lo

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stile di governo, il modo di elezione del Papa e deiVescovi, il celibato come semplice “dovere”, laconsacrazione sacerdotale delle donne, la pienalibertà di coscienza, l’uso dei contraccettivi, l’in-ter-comunione, le elezioni ecclesiastiche, e viadicendo. Egli si crede un enciclopedico, in grado dicogliere ogni problema, e, per di più, di essere infal-libile, anche se in una forma da ragazzo caparbietto!Inoltre, credo che gli manchi anche il “sensusEcclesiae”, e anche della Fede.

Difatti nei suoi due volumi: “Gesù diNazareth”, non dice mai che Gesù è “Dio”, masolo che è il figlio di Dio, l’inviato di Dio, e Lomostra ai credenti come l’avvocato di Dio, il suoVicario, da Dio confermato”1. Al Rabbino PinchasLapide, di Tel Aviv, disse, apertis verbis. «Noncredo che Gesù si sia presentato come Dio o abbiainteso usare per sé questo termine»!

Un altro esempio di quella sua “mens”, Künglo ha dimostrato dicendo falso il voler confermareche la sola consacrazione sacerdotale valida dipendadalla successione apostolica, mentre si dovrebbe

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1 Cfr. “Gesù di Nazareth”, p. 449.

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diventare sacerdote in diverse maniere, il che sareb-be anche utile per porre fine al litigio sulla validitàdella consacrazione anglicana e della donna.

Gli esempi che ho portato dimostrano quantosia vicino a Lutero: ma la sua religione, né prote-stante né modernista, è come un calco della societàd’oggi liberal-progressista. Però, lo si potrebbe direil teologo della borghesia di un “fin de siècle”; ilteologo del “Terzo Mondo” e dei rapporti sociali-sti, modello che dovrebbe realizzarsi in diversemaniere.

Hans Küng, quindi, non si può dire affatto chesia un teologo cattolico, bensì il rappresentante di“tesi” massoniche: preti sposati, donne preti;divorziati rimessi all’altare; omosessuali darispettare; contraccezioni libere; aborti legali;papi, vescovi e preti eletti da tutti; scismatici ederetici da rimeditare; atei, agnostici, pagani daiquali imparare... insomma, il suo abituale coraggiodi riforme, che lo potrebbe far pensare come un ven-ditore impazzito di chincaglieria e di mediocrità!

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Hans Küng.

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«I problemi della Fede vanno anteposti a tutti gli altri,

poiché la Fede è la sostanza e il fondamento

della religione cristiana».

(San Pio V)

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CAPITOLO I

La teologia di Küng

Hans Küng è un teologo svizzero-tedesco, tutto-ra professore all’Università di Tubinga (Germania).

Inizio il mio giudizio su lui presentando il suovolume “Chrit sein”1 come lo ha presentato laRivista “Ecclesia”, organo dell’Azione CattolicaSpagnola, il 13 marzo 1977:

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1 Cfr. Hans Küng “Essere cristiani”, ed. tedesca 1974, ed.italiana Mondadori, 1979 - 958 pagine, 132 note.

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«L’avventura teologica più strepitosa in questidue ultimi anni, ci fa chiedere: ma che cos’è real-mente questo libro? Un nuovo catechismo? La“somma teologica” per il nostro tempo? Il libro diun teologo o di un giornalista?.. di un apostolo odi un rivoluzionario? È un libro ortodosso o ete-rodosso? È un libro di grandezza inusitata e perquesto si sono dette molte cose su di esso. È unlibro con il quale si può essere favorevoli o ancheessere contro, ma mai in posizione neutrale».

Ed ecco un altro giudizio di un grande teologomessicano, recentemente scomparso, padre Joaquìny Arriaga, nella sua opera importantissima e di orto-dossia indiscutibile: “La nuova Chiesa postconci-liare, o la Chiesa Montiniana”. Anche il padreSàenz riempie sei pagine sulla demolizione dell’em-pio demolitore. Ne riproduco alcuni paragrafi:«Tutto ciò che Küng ha scritto, non solo mi sem-bra scandaloso, “piis auribus offensiva”, e inmolte proposizioni, “apertamente eretico, distrut-tore e perverso”».

«Con la dottrina di Hans Küng, infatti, tutto ilcattolicesimo si scuote, si sgretola, si distrugge. Il“Nihil obstat” e l’“Imprimatur”, che precedono eavvallano la dottrina del teologo del Reno, non cam-

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bia la dottrina che l’Autore insegna, ma dimostra chel’infezione è arrivata alle più alte sfere».

Eppure, le conseguenze di quei suoi scritti a-cat-tolici, non vengono frenati da nessuno, almeno seria-mente. Sembra persino che si ignori quello che scri-ve. Per esempio: con intollerabile arroganza, Küngha ardito condannare in blocco il V ConcilioLateranense, dicendolo un fallimento, una cata-strofe per la Chiesa, insinuando persino che fu ildetto Concilio la causa della RivoluzioneProtestante. “Post hoc, ergo propter hoc?.. Il prote-stantesimo scoppiò, infatti, sei mesi dopo il VConcilio Lateranense, e quindi, logicamente, perKüng fu il detto Concilio ad essere la causa di quel-la ecatombe”2.

Possibile che Küng non si sia reso conto che lasua condanna, così in blocco, di un Concilio (e chenon era, poi, pastorale!) implica logicamente e inevi-tabilmente la condanna di tutti i Concilii, e quindi lacondanna del Magistero vivo, autentico e infallibile

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2 Cfr. Denzinger i Nos.7 41,781 della Bolla “Exsurge,Domine!” del 15 giugno 1520 contro gli errori di Lutero.

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della Chiesa?.. Possibile che non abbia riflesso che atogliere il fondamento significa far crollare tutto l’e-dificio?

Inoltre, Küng afferma categoricamente che la«Chiesa d’oggi ha la necessità, prima di tutto, di“probità”». La necessità, infatti, suppone carenza.Ma la Chiesa, afferma implicitamente il filosofo diTubinga, la Chiesa non ne ha avuto prima delVaticano II…

Più avanti, secondo Küng, cattolici e protestantisono egualmente responsabili della divisione cheancora oggi c’è nella Chiesa.

Con una frase laudatoria a papa GiovanniXXIII, afferma che, Lui vivente, “ha atterrato, inmodo definitivo, le barriere della incomprensione,della passività, dell’isolamento, dell’atteggiamentosemplicemente difensivo, dei regressi.., condannan-do, così, implicitamente, tutti i Papi e i Concilii (spe-cie quello di Trento e del Vaticano I) che, durantequattrocento anni, hanno tenuto un altro atteggia-mento, che Lui considera, per lo meno, equivoco, senon addirittura falso, eretico e contrario al Vangelo.

Parlando, poi, di teologia ecumenica, Küngafferma che per mantenersi, deve sfociare necessa-riamente nella Chiesa carismatica e profetica. «Idogmi - dice Küng - dando le definizioni della

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Chiesa, sono solo formule umane-storiche, e,quindi, sono suscettibili di miglioramento».

E perché? Perché ogni verità definita, polemica-mente, contiene un aspetto particolare d’errori. Ogniproposizione, nella sua formulazione verbale, puòessere vera o falsa. «Da qui ne segue - continua ilteologo tedesco - che sia più difficile scoprire comeè stata pensata una verità, che come sia stata detta. Illavoro ecumenico della teologia, da entrambi i lati,consiste nel vedere la verità contenuta nell’erroredegli altri e il probabile errore che si incontra nellapropria verità».

Dopo questo breve excursus sul pensiero teologi-co di Küng, che è piuttosto privo di chiarezza diidee, mancante di equilibrata imparzialità, come puredi approfondimento critico, di svalutazione dellametafisica del tomismo e della scolastica, che Luidice “sterile speculazione” e “ingenua metafisicadella scolastica medievale”, voglio sottolinearealcuni altri punti essenziali di quel suo monumentalecumulo di scritti che vorrebbero essere teologici.

Prima di tutto, Küng parte con la presuntadistruzione delle prove razionali dell’esistenza diDio e respinge la definizione del Vaticano I circala dimostrabilità di Dio, sottolineando che una

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tale dimostrazione costituirebbe una vera “prepo-tenza” della ragione nei confronti della Fede, per-ché toglierebbe alla ragione la libertà di adesione,distruggendo così l’ossequiosa adesione della mentee del cuore alla luce e certezza che ci fa la Grazia.

Ora, in questo quadro, crollano tutte le veritàdella Fede. Ad esempio: l’anima spirituale - dice -è nata per “evoluzione irresistibile” dalla materia.

I miracoli non li accetta, perché Dio «non assa-le e sopraffà l’uomo storico e i popoli, anche “con-tro” gli ordini e le leggi della natura».

Le “narrazioni bibliche” sono “semplici rac-conti popolari che intendono provocare lo stupo-re della fede”.

Il “peccato originale” lo respinge, “stando allavisione odierna della storia, sia biblica che scientifi-co-naturale delle origini”.

Della “Grazia” ne fa “una specie combustibilesoprannaturale”.

I problemi del Paradiso, del “peccato origina-le” ereditario, “sono vincolati all’immagine anticae medioevale del mondo, oggi superata”.

Assai dissolvente, poi, è la sua cristologia.Sull’espressione, ad esempio, di “Figlio di Dio”,Küng prende le distanze citando: «Il re d’Isarele

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era considerato “figlio di Dio” in senso eminente,e ciò sarà importante per la “comprensione” del-l’appellativo “Figlio di Dio” attribuito a Gesù;d’altra parte, nel Nuovo Testamento “soltanto inpochi casi eccezionali, tardivi, e influenzati elleni-sticamente, Gesù viene designato come Dio”. Esecondo Marco, “la figliazione divina non si fondasu una nascita o concepimento prodigiosi, masulla “missione di Dio”... soltanto la passionerende, rivela Gesù Figlio di Dio… lo distinguedagli latri figli di dei».

La “pre-esistenza” è completamente svuotata.«Dall’eternità non vi è altro Dio che quello mani-festato da Gesù. “Non occorre che colui che èmandato sia pre-esistito in senso temporale”, per-ché anche “tutti gli uomini sono pre-esistiti” nellapredestinazione divina».

Dell’“Incarnazione”, Küng non parla del Verbo.Nella figura umana di Gesù “ha preso carne ilFiglio, la Volontà, l’Amore di Dio”. Se “anche sivuole, oggi, parlare dell’incarnazione del Figlio diDio, questa potrà essere ridotta al “punctum mathe-maticum”… del concepimento, ma essere estesaall’intero vivere e morire di Gesù”.

È una vera formalità, quindi! Anche le espressioni calcedonesi, Küng le

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rende sfumate: “Cristo ‘di’Dio”, “Cristo divi-no”… Anche la risurrezione, per lui, è “morire‘in’Dio”, come “realtà spirituale”, e il “sepolcrovuoto” è solo leggendario!

Della Chiesa, poi, Küng non aveva nè stima néfiducia,anzi! Al “Corriere della sera”, il 3 maggio1979, diceva: «Molte volte all’essere cristiani laChiesa è più di ostacolo che di aiuto».Naturalmente intendeva la Chiesa “ufficiale”, la“Gerarchia” coi suoi atti “repressivi”, le cui posi-zioni pratiche sarebbero tutti errori e arcaicitàmedioevali, come pure i pronunciamenti sul celibatoecclesiastico, sulla demonologia, sulla masturba-zione, sull’omosessualità, sull’esclusione delladonna al sacerdozio, e “tante altre cose”!

Potrebbe bastare anche solo questo per giudica-re la dottrina di questo eretico in totale sbanda-mento, per rafforzarci nella Fede e nella missioneprovvidenziale della Chiesa “colonna e sostegnodella verità”.3

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3 1 Tim. 3,15.

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Hans Küng da giovane.

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«La Storia insegna che la Chiesa è forte

quando ha il coraggio di tagliare, di potare i rami secchi.

Dopo il Concilio di Trento, la Chiesa tagliò

e i rami rifiorirono.Anche oggi bisogna tagliare

ed estirpare la gramigna,perché è un errore lasciar

coesistere “dialetticamente” il male col bene».

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CAPITOLO II

Hans Küng e la Chiesa

Il 14 aprile 2005, l’allora Segretario di StatoVaticano espresse la sua ammirazione per il dissi-dente Hans Küng, uno dei più famigerati propugna-tori di eresie dei nostri tempi. Questo discorso delcardinale Angelo Sodano, da titolo: “Ama laChiesa e cerca di farla amare” lo tenne nellaBasilica di S. Giovanni in Laterano, in preparazio-ne all’Anno del Giubileo del 2000.

L’argomento del discorso era la necessità dellaChiesa di una progressiva riforma. Pur accennando

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alla necessità di mantenere la Tradizione, citò, però,e lodò teologi modernisti, come Yves Congar eHenri De Lubac, due tra i più influenti dellaRivoluzione Vaticano Secondo. Il maggior turba-mento, però, il cardinale lo provocò quando parlò, intermini favorevoli, del “teologo” radicale HansKüng, citando una parte del libro di Küng“Essere cristiani”, affermando che esso contiene“belle pagine dedicate al mistero Cristiano”.

Subito, il 3 aprile, il progressista “NationalCatholic Reporter” (NCR) applaudì la menzione diKüng da parte del cardinale. Da notare che questoNCR è il promotore militante della teologia libe-rale, che vuole: preti sposati; donne come sacerdoti;contraccezione, e molte altre atrocità, e che HansKüng appartiene a questo NCR , oltre che essereanche sostenitore dell’iniziativa sincretista “unasola religione per il mondo”, che lavora a strettocontatto con il “Global Trust” di MichailGorbaciov.

Ma allora, come mai il cardinale Sodano lodòquesto Hans Küng che aveva già disprezzato tutti iprincipii della Fede Cattolica, e acida la sua polemi-ca e ribelle la sua posizione contro la Chiesa?

Facciamo, qui, un rapido riassunto del suolibro: “La Chiesa”, pubblicato in tedesco nell’otto-

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bre 1967, quinto anniversario dell’apertura delVaticano II, e accolto con entusiasmo negli ambientiprogressisti, ma con riservatezza e critica negliambienti ufficiali cattolici.

L’Autore inizia chiedendosi quale metro e qualenorma con cui perennemente la Chiesa deve raffron-tarsi per sapere se è sul retto cammino? E subitodice: «la Parola di Dio ci è stata rivelata in GesùCristo. La Parola di Gesù Cristo, quale ci è statatestimoniata dagli apostoli, è la stella che guida laChiesa» (p. 8-10).

Quindi, il dovere della Chiesa è di “ritornarealle origini, a Gesù, al Vangelo”, (p.2) che presen-tano il regno di Dio sotto questi tre aspetti:

a) il “Cielo” o Regno riservato agli eletti; b) il “Regno interiore”, ossia la grazia, l’amici-

zia, la paternità divina; c) “il Regno esterno, la Chiesa”, in quanto

“riunione dei chiamati fuori dal mondo”, fondato daGesù per perpetuare la sua opera sulla terra.

Ma Küng, poi, s’imbroglia lui stesso, né si attie-ne al suo principio, perché, susseguentemente, affer-ma che è impossibile parlare di “Chiesa ideale” lacui dottrina e struttura sono fissate negli scritti neo-testamentari, mentre si deve parlare di “Chiesa

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reale” che vive nel mondo e nella storia, la cuinozione è “essenzialmente determinata dall’aspettoche essa prende in ciascun periodo della storia” (p.24).

Küng, quindi, esautora la “norma” da lui fissataper avvalorare come “normativa” tutte le diversenozioni di Chiesa succedutasi nei secoli dei Padri deiprimi tre secoli, al Vaticano II (pp. 27-37).

Perciò, che valore può avere la “Parola di Dio”se Küng insiste dicendo che “una dottrina dellaChiesa non esiste come un sistema immobile diontologia e di metafisica, ma unicamente in con-nessione con la storia della Chiesa, dei dogmi edella teologia come essenzialmente condizionatadalla storia?” (p. 35).

Questo dare una patente di insufficienza alla“Parola di Dio”, che pur dovrebbe -secondo Küng -guidare la Chiesa, si contraddice. Ma allora, viene aconvalidare le due fonti della dottrina tridentina(Bibbia e Tradizione) e le tre fonti del Vaticano II(Bibbia, Tradizione, Magistero)1.

1 Cfr. Costituzione dogmatica “Dei Verbum” sulla DivinaRivelazione (par. 10) del Codice Vaticano II.N.B. le “citazioni” sono state fatte sull’edizione francese.

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Ma tutte le posizioni pratiche e teoriche trovanoKüng all’opposizione. Per Lui sarebbero solo errorie arcaicità medioevali. Proprio lo sprezzo dellaTradizione, garantita dal Magistero, spiega questoevidente sbandamento di questo teologo di Tubinga,che vuole la Chiesa soggetta a un “continuo cam-biamento”!

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La facciata della sede centrale

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dell’Università di Tubinga.

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«Nei suoi presupposti dottrinaliil progressismo porta

al dissolvimento totale della Fede,quindi anche all’ateismo,

al materialismo, alla secolarizzazione totale».

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CAPITOLO III

Le 20 “tesi” di Küng

La sua apparizione sulla scena teologica, lo hamostrato un abile manager “pro causa sua”. Il suobest-seller “Christ Sein” - come vedemmo - lo si èlasciato correre per lungo tempo prima che la Chiesasi accorgesse del grave danno che il suo commercioindisturbato recasse alle anime e alle intelligenze distudiosi, perché lo vedevano appoggiato da nonpochi teologi autorevoli (a quei tempi!).

Intanto, Küng riusciva a pubblicare anche le sue

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famose “Venti Tesi per essere cristiani”1 e così si falargo all’abile e spiritosa reclame al suo libro-fiume“Christ Sein”.

“Col suo Cristianesimo umanitario, egli cerca-va di rendere appetibile ‘ESSERE CRISTIANI’atutti gli uomini, cristiani e non cristiani”.

Non è mia intenzione di esaminare, qui, tutte leventi “Tesi”, ma cercherò di analizzare almeno alcu-ne delle enunciazioni importanti.

Nella decima tesi, Küng così dichiara: «La“risurrezione” (di Gesù) non significa un ritornonella vita condizionata a tempo e luogo».

È una dichiarazione non solo a-storica, ma anche,e, soprattutto, eretica. I testimoni di quella “risur-rezione” Lo hanno veduto con i propri occhi,hanno parlato con Lui, Lo hanno toccato con leloro mani; Egli medesimo poi ha mangiato con edavanti a loro. Quindi, non crediamo a leggende omiti, bensì a “fatti storici”, raccontati dagliEvangelisti.

Anche l’esegesi moderna cerca di interpretare,in modo nuovo, per far sparire il “fatto”, ma è

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1 Cfr. “20 Thesen zun Cristsein”.

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un’analisi modernista che vorrebbe soffocare la veri-tà dei fatti. Come il Signore poté trasformare il suocorpo umano, per breve tempo, durante la sua tra-sfigurazione, anche nella risurrezione, benché tra-sfigurato, poté ritornare, per breve tempo, nella vitaterrena, fatta di tempo e luogo, per documentarech’era veramente risuscitato dal sepolcro e per ritor-nare, poi, ancora, nella sua esistenza trasfigurata.

Nella tredicesima tesi, relativa all’origine dellaChiesa, si deve affermare che, durante la sua vita,Gesù non ha fondato una Chiesa, ma ha solo par-lato di una Chiesa che si doveva costruire2 e che,dopo la risurrezione, ha costituito Pietro come suoVicario e sommo Capo della Chiesa3. L’esegesimoderna, invece, vuole mettere come questione l’as-serzione di simili testi, ma è fuori dall’insegnamentodella Chiesa. Nella tredicesima “tesi”, Küng affer-ma che anche i ministeri della Chiesa protestantepossono pretendere una piena validità, perché lamissione del servizio presidenziale della Chiesa èdata dall’esercizio della “res christiana” comune.

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2 Mt. XVI,18 ss.3 Gv. XXI,15 ss.

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È evidente, quindi, che non occorre alcuna “missio esuccessione apostolica”. E questo, di fatto, già lofanno, secondo una “cattolicità evangelica” esecondo una “evangelicità cattolica”. Un parlare,questo, che è una vera pasticciata ecumenica!

Ma la mancanza più grave dello scrittoKünghiano, “Essere Cristiani”, è il silenzio, quasitotale, sull’essere “Gesù il Figlio di Dio”, che, peril Vangelo di S. Giovanni e per le sue Lettere è ilpunto decisivo.

Per Küng, invece, Gesù è solo un “Essere vicinoa Dio”. Per lui, cioè, si direbbe che Gesù è solo unapersona umana, per cui le prove bibliche della divi-nità di Gesù, non avrebbero alcun valore. «Tutte leenunciazioni mitologiche o semi-mitologiche, nellaveste delle forme di quei tempi, sulla figliolanzadivina, la preesistenza, la partecipazione alla crea-zione e l’incarnazione, proverebbero solo, in fondo,che la singolarità, l’inderivabilità e l’insuperabilitàdell’appello, dell’offerta e del richiamo, fatto sentirein e con Gesù, non sono d’origine umana, ma divi-na».

Questa frase di Küng, però, la si potrebbeanche dire di un “Gesù ariano”. Comunque, conquesto suo alternare a riguardo della figliolanza divi-na di Gesù, parrebbe che Küng si stia divertendo a

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fare da ping-pong della dottrina cristiana. Difatti nonè mai chiaro se dica “sì”, o se dica “no” che Gesù siaFiglio di Dio!

Sul “Vaterland”, un giornale - già stato cattoli-co, di Lucerna - apparvero queste “tesi” Künghiane,presentate da P. Norbert Werlen, sotto il titolo:“Problemi risolti e imperativi ecumenici”4.

Dopo averlo letto, bisognerebbe dire: “HabemusPapam”! non quello di Roma, s’intende, ma quellodi Tubinga, per il quale è escluso l’“umanum est”,perché Küng crede all’infallibilità, sì, ma solo aquella sua.

Si stava allora celebrando il giubileo della“Riforma” (1528-1978). Fin dal principio della suaprolusione, Küng constatò che il “movimento ecu-menico aveva subìto un arresto”, dandone la colpaall’immobilismo di molte autorità ecclesiastiche,soprattutto di Roma. Inoltre, Egli accusò anche una“forte polarizzazione restaurativa” della base,ossia del popolo di Dio, che incomincia a rendersiconto che non si può più andare in là per venireincontro ai protestanti. Ma Küng era ancora convin-

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4 Cfr. N. 110,13-V-0978, n. 7.

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to che l’avvicinamento era in progresso, tanto daescludere, in gran parte, l’esistenza di contrasti insor-montabili. Forse, non sapeva più distinguere le inne-gabili differenze!

Quando parla di “grazia e di giustificazione”,o Egli non ricorda più la dottrina cattolica, o nonconosce quella protestante. Sembra, infatti, che Egliabbia solo un’idea approssimativa dell’unica Chiesadi Cristo, come fu pronto a dire con la solita noncu-ranza, che “parte delle differenze dottrinaliriguardo ai Sacramenti, sono orami superate”.Ma c’è da domandarsi: allora, i Sacramenti non rico-nosciuti dalle diverse Confessioni protestanti, noncontano più per Lui?

È poi ridicolo quel suo pretendere che la Chiesacattolica abbia imparato dai protestanti a dare dinuovo valore alla Sacra Scrittura, mentre, al contra-rio, fu proprio la Chiesa a difenderla strenuamentecontro le storture della demitizzazione protestante.Se Küng avesse studiato i Padri e i Dottori dellaChiesa attraverso i secoli, e quindi, prima dellaRiforma di Lutero, Küng avrebbe saputo che essicitavano di continuo, e con venerazione, tanto ilNuovo che il Vecchio Testamento, ravvivando, così,la Fede a tutto il popolo cristiano!

Pure ridicola è la sua domanda, insolente e sfac-

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ciata, quando dice: «La Chiesa cattolica non iden-tifica troppo la sua autorità con l’autorità diCristo e dello stesso Dio, rendendosi, quindi, inca-pace di aprirsi a una onesta correzione di semedesima?».

E che dire della sua affermazione: “Il dogmadell’infallibilità papale è assai giovane”?.. La suasolita superficialità, anche qui, dimentica che la“supremazia infallibile” del Papa era stata inse-gnata, attraverso tutti secoli, quale verità sicura eindubbia. Il Vaticano I, perciò, non aveva fatto altroche formulare e fissare dogmaticamente una verità diFede fin da quando Gesù aveva dato il potere a Pietrodi pascere i suoi agnelli.

Esaminiamo, anche, i punti che Küng presentò, aBerna, in occasione della ricorrenza dei 450 annidella Riforma Protestante, dove, in realtà, non fecealtro che ripetere quanto disse, il 30 maggio 1977,all’Università dei Gesuiti di Notre-Dame, a South-Bend, in Indiana (Usa).

Un commentatore disse che quelle sue propostenon erano altro che “un piano per ridurre a pezzila Chiesa cattolica”. Anche il prof. Schlenker , diLucerna, lo definì un “piatto riscaldato”, fatto diavanzi della conferenza tenuta all’Indiana. Altri, poi,hanno scritto che quel discorso di Küng non fu altro

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che una ribellione aperta contro l’ordine ecclesiasti-co cattolico. Ma Roma, nonostante l’accusa che learrivò contro Küng, tacque, forse perché Küng nonfaceva che ripetere le sue “tesi”, e cioè: invito allaChiesa di liberarsi da certe prerogative storiche,come il “primato di giurisdizione” autocratico,dei Papi, e l’infallibilità dottrinale dei papi e deiConcilii?..

Secondo il parere di Küng ci sarebbe bisognodell’iniziativa di un Papa, o di un Concilio, “perlegittimare canonicamente e rendere obbligato-ria, per l’intera chiesa, l’abrogazione di una taleautorità”.

Küng, allora, si chiedeva: “come possiamo met-tere in movimento le strutture giuridiche dalbasso? Come possiamo ottenere l’adempimentodi queste esigenze ecumeniche, indispensabili datempo?”… E così concludeva: “Una risposta gene-ralmente valida non si può dare. Ciononostante,anche il cristiano cattolico ha l’obbligo di obbedire alSignore senza alcun timore umano”. Questo signifi-ca che l’obbedienza a Dio escluderebbe l’obbe-dienza al Papa!

Naturalmente, allora, dovrebbe “sparire anche ilconcetto esclusivo della successione apostolica del-l’episcopato cattolico e ortodosso, in opposizione ai

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‘ministeri’ ecclesiastici e sacramentali dellaChiesa della Riforma”, (ma quale? quella luterana,quella riformista, quella calvinista, quella delle gran-di sètte?) E dovrebbe seguire - sempre secondo Küng- il pieno riconoscimento dei “ministeri”. Per que-sto, Küng - gonfio com’è di sé - vede volentieri chequesto atteso Vaticano III non si deve celebrare inVaticano, ma in una grande Università.

Ancora: il successore di Paolo VI5 dovrebbeincorporare un nuovo esempio di “servizio petrino,ed essere legato, nelle decisioni che prenderebbe, aun ‘Conclave’ pubblico e non più segreto, completa-to da tanti teologi”.

Questa fu la ricetta che Küng presentòall’Università dei gesuiti di Notre-Dame!

C’è da allibire!.. anche perché da parte delVaticano, dell’Episcopato e della Curia Romana, nonsi è nemmeno fiatato!

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5 Naturalmente, questo discorso di Küng era stato fattoall’Università dei Gesuitl, a South-Bend, in Indiana, il 30 giu-gno 1977.

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«La negazione dei dogmi fondamentali della Fede

comporterebbe il dissolvimentodi tutto il dogma cristiano

e aprirebbe la strada al relativismo religioso assoluto».

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CAPITOLO IV

Küng non ha mai revcatoil suo “Esiste Dio?“

L’episcopato tedesco, specie il cardinaleHoeffner, Presidente della Conferenza episcopaletedesca, hanno più volte invitato Hans Küng arispondere alle domande che gli fecero sul libro“Essere cristiano”. Küng si era sempre scansato dalfarlo, rinviando la sua risposta all’altro libro chestava componendo (900 pagine!), dove avrebbe datouna risposta esauriente a tutto.

Facciamone noi, allora, una recensione, sulla

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falsa riga del teologo V. Rhein, apparsa sul “Fels”del luglio 1978.

L’abitudine di Küng fu sempre quella di servirsicontinuamente di enunciazioni dai molti sensi, perrifugiarsi in esse, quando riceveva l’invito di rispon-dere a delle domande precise, e questo per evitare difare confessioni chiare con parole decisive, speciequando si trattava di enunciazioni cristologiche. Ora,questo sistema è una tattica modernista, e vale pertutti i libri di Küng, specie là dove cerca di giustifi-carsi. Questa sua tattica è stata affermata da tutti icritici, specie dal prof. Scheffezyk.

Ed ecco sul mercato librario quell’“Esiste Dio?”che doveva dare prova dell’ortodossia di Küng.

Un titolo di questo scritto è: “Il principio deimolti significati”.

Küng, dopo la pubblicazione delle critiche,mosse dall’episcopato tedesco, scrisse: “Queste di-chiarazioni (contenute nel documento pubblicatodai vescovi in data del 17 febbraio 1975) non inva-lidano in nessun modo le tesi teologiche, appog-giate a ragioni fondate che ho formulato”.1

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1 Docum. 43.207.

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Aveva persino detto: “Giuridicamente e teologi-camente, la Congregazione della Fede si è squali-ficata con questo suo atteggiamento”2.

Non si poteva, qui, aspettarsi una revocazione daparte sua.

Comunque, Küng prese in esame, nel nuovolibro, le domande del cardinale Hoeffner, quelle deipunti controversi. Chiediamoci, prima, se abbia cor-retto, almeno implicite, le posizioni criticate col suo“sì” detto al “Credo”.

Alcune frasi nel suo libro “Dio esiste?” sipotrebbero accettare favorevolmente. A pagina 749,per esempio, si legge: «Pensiamo in questo sensoallorché parliamo di “Dio in Gesù Cristo”. In que-sto senso dobbiamo dire di “sì”, come fu detto alConcilio di Nicea del 325, dove si parla di GesùCristo come “Dio da Dio, luce da luce, vero Dio davero Dio, generato non creato, consustanziale colPadre».

E a pagina 732: «Giacché ha la conferma diDio, Gesù rappresenta per me l’ultima norma cherimane degna di fiducia».

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2 Cfr. “Deutsche Tagespost” del 10 luglio 1973.

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Anche a pagina 725 scrive: «Importa solo diessere cristiano, e me lo rende possibile Lui, GesùCristo. Perciò, oso dire senza esitare: credo inJesum Christum, filium Dei unigenitum».

Avrebbe, allora, ragione quell’Autore che scrissesulla “Fuldaer Ztg” del 15 aprile 1978, che «Küngafferma con un “sì” deciso la Trinità di Dio?».Vediamolo:

Esaminando il libro “Dio esiste?”, vediamo chela parte più estesa di carattere filosofico, ha lo scopodi trovare un fondamento per il “sì” a Dio. Ma Küngnon dice, come insegnano, invece, la SacraScrittura (Rom. 1, 18 e ss) e il Concilio Vaticano I«che il solo vero Dio, nostro Creatore e Signore,può essere riconosciuto sicuramente attraversociò che è stato fatto, tramite la luce naturale dellaragione»3, bensì, invece, a Küng risulta che “«èpossibile un “no” a Dio, perché l’ateismo non puòessere eliminato razionalmente essendo irrefuta-bile. L’ateismo non si può stabilire razionalmente,né lo si può provare» (cfr. p. 625).

Quindi, Küng si ritira nel suo “fideismo”, qual

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3 Cfr. Denz. 3026 - Neuner Roos 45.

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era di moda nel secolo 19°, e fonda la sua fede in Diosopra una “fiducia fondamentale”.

Ma come intende, allora, Küng, la “fiduciarazionale in Dio?”. Contro il concetto di Dio, com’èesposto nel suo libro, si deve avanzare, innanzitutto,le due seguenti riserve:

Küng non accetta miracoli, perché interrompe-rebbero il corso delle leggi naturali. Egli scrive:«Sicuro! Dio può tutto, ma, dal lato della fisica, unintervento soprannaturale divino, nel mondosarebbe un nonsenso. Dal lato della fisica, poi,non so se riuscirebbe nemmeno a pensare le con-seguenze che deriverebbero dal fatto che Dioabrogasse, anche per un attimo solo, le regole diquel sistema che Lui medesimo aveva stabilito»4.E poi ancora: «Dio è diretto verso il mondo e ilmondo tende totalmente verso Dio; non c’èmondo senza Dio»5.

Così, le decisioni per la sua cristologia sono giàscontate. La concezione verginale di Cristo, quin-di, è un mito o una leggenda. E annulla anche il

4 Cfr. “Esiste Dio?”, p. 734.5 Idem, p. 734.

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miracolo della risurrezione, “a patto di rispettarele leggi naturali”6.

Ora, se Dio non esiste senza il mondo, anche per“il Figlio” non rimane che una funzione intra-mon-dana di rappresentante di Dio, o una specie di rivela-zione.

Ecco perché dobbiamo stare attenti anche allafrase che dalla sua confessione del Credo: “in que-sto senso, noi diciamo di “sì”!

Si noti la singolarità di Küng per servirsenecome artificio melodico, e cioè: egli sceglie sempreuna posizione che fa pensare ad associazioni di cui èfacile conoscerne la falsità. Un metodo che è da con-dannare!

Per esempio: nella visione di Santo Stefano, simanifesta la Trinità, ma Küng la spiega immedia-tamente così: “Stefano non vede… un triangolo ouna Divinità a tre facce (trikephalos) o… tre uomi-ni con identiche fattezze… (p. 765). Quando si trattadelle Persone divine, Egli si affretta ad indurreimmagini del tutto false, parlano di “biteismo”, “tri-teismo”, “poliicismo”, oppure ammonendo che non

6 Idem, p. 339.

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si deve reintrodurre di nascosto un “politeismo”,creando in Gesù un secondo Dio, o semidio, perché(bisogna sapere) che l’uno vero Dio è pienamentepresente in lui”7.

Se Küng accetta la formula ecclesiastica nellaconfessione di fede del Concilio di Nicea, l’ammet-te, però, senza farla precedere da una riserva.Malgrado avesse citato i detti biblici adatti (anchequelli di Giovanni) per provare la divinità di Cristo,al sua accettazione rimane sotto il peso contenutonella pagina precedente (p. 748) che al limita “inquesto senso”, e cioè: «In tutti i discorsi di Gesù…la parola e la Volontà di Dio si sono incarnate informa umana. Gesù ha annunciato in tutti i suoidiscorsi… in tutta la sua persona, la parola e lavolontà di Dio, le ha manifestate, rivelate… vera-mente nel corpo, nella forma di uomo, la parola,la volontà di Dio, suo Figlio».

Quindi, la “parola” non va intesa come il“Logos” ch’era in principio con Dio, ed era Dio,bensì parallelamente, con volontà. Non si tratta, per-ciò, dell’incarnazione della Seconda Persona Divina,ma la “divinità” di Cristo si riferisce al “vero uomo

7 Cfr. “essere cristiani”, p. 436.

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Gesù”, al quale si danno sempre nuovi titoli funzio-nali, come “Incarnato” di Dio presso gli uomini;come il Plenipotenziario, l’Avvocato, il Creatore,l’Amministratore e anche Ambasciatore, FideiCommissario, Conferente, Amico, Rappresen-tante, Luogotenente, Vicegerente di Dio (p. 746).Comunque, tutti questi titoli si riferiscono unicamen-te alle relazioni con gli uomini, ma non assicurano al“Logos” un diritto all’esistenza, prima dell’appari-zione agli uomini, della sua preesistenza! Esisteva,allora, un Figlio prima del tempo?.. prima dellanascita?.. un Figlio di Dio da tutta l’eternità?

Secondo Küng, quindi, la preesistenza non inclu-de necessariamente “che Colui che doveva esseremandato”, avesse ad assistere come tale prima checominciasse la sua missione, vale a dire che sia statopreesistente in senso temporale.

Per salvaguardare la propria posizione, Küng citail parere di altri teologi: “La “missione di Gesù” puòsenz’altro implicare… nel senso paolino e di altripassi neo-testamentari, la creazione dell’uomo Gesù(p. 747). Essa può essere messa in relazione con la“preesistenza di tutti gli uomini in Cristo eletti daDio già dal principio del mondo, e predestinati dallasua volontà di grazia” (p. 747). Ma allora, Küngaveva veramente l’intenzione di descrivere la fede

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dell’antica Chiesa? Scrive: «Per me, in Gesù, Diostesso amante degli uomini, è vicino e opera,mediante Gesù, Dio stesso ha parlato, agito, si èrivelato in modo definitivo».

Da dove viene il Figlio di Dio?Scrive: «Secondo Marco, è la passione che fa di

Gesù il Figlio di Dio» (p. 752).Sennonché, già nell’A.T. il popolo d’Israele veni-

va chiamato “figlio di Dio”, e anche il re d’Israeleveniva proclamato “Figlio di Jahvé”, quando ascen-deva sul trono. Ora, questo titolo si applica a Gesù.In forza della risurrezione e della sua esaltazione,Gesù di Nazareth «viene consacrato Figlio di Dionella potenza, o “generato” nel giorno di Pasqua.Certo, non si tratta, qui, di un’origine, ma di unaposizione di diritto e del potere di Gesù, né di trattadi una figliolanza fisica, come quella di eroi paganidiscendenti dagli “dèi”, ma di una elezione e deldono di un potere da parte di Dio» (p. 745).

Küng, quindi, costituisce la filiazione divinadalla data della risurrezione. «Innalzato definitiva-mente a Dio, egli (Gesù) è, adesso, in senso defini-tivo, l’ordinato da Dio» (p. 745-6). Ma cos’eraprima, e non ancora in senso definitivo?

Da notare, poi, che Küng intende “generato”non come una figliolanza “fisica”, o come l’origine,

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ma il termine “generato”, per lui, l’intende come laposizione di un diritto e di un potere che avrebbebenissimo potuto essere elargito anche a Gesù chenon fosse altro che un profeta o un re.

Su questo tema, Küng scrive: «Il termine e ilconcetto dell’incarnazione viene insinuato, conforza, soprattutto, dall’inno del prologo di S.Giovanni». Soltanto in questo passo biblico si trova,nel N.T., l’idea del “Logos” che era ab aeterno pres-so Dio e preesisteva quale Dio nell’essenza del Dio,il “Logos” che s’incarna per gli uomini. Ma, in real-tà, la preesistenza risulta anche da altri passi del N.T.

Bastano questi pochi esempi: “Prima cheAbramo fosse, Io c’ero”. “Glorifica Me con la glo-ria che avevo presso di Te, prima della creazionedel mondo”. E in S. Paolo: “Egli era ricco e si fecepovero”8. E ancora: “Egli che era nella forma diDio, annichilò se stesso”9. E che dire della “Letteraagli Ebrei” che non solo applica a Gesù citazionidell’A.T. che si riferiscono a Jahvé, dove, però, silegge anche “che Dio ci ha parlato attraverso il

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8 2 Cor. VIII, 9.9 Fil. II, 6 e ss..

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Figlio, che ha costituito e rende universale e per ilquale ha creato i mondi”10. E ancora: “Allorchéintroduce il primogenito nel mondo, Egli dice: eLo adorino tutti gli angeli di Dio”11, e al Figlio,poi: “Il tuo trono, o Dio, nel secolo dei secoli”12.

Quando parla degli articoli di fede nell’unioneipostatica, nelle due nature della Trinità, Küng siesprime così: «Il dogma della Trinità viene presen-tato dagli uni come il mistero centrale delCristianesimo, mentre altri lo rifiutano come unaspeculazione ellenistica, aliena dalla SacraScrittura». Ma Küng non esprime il suo pensiero adhoc, e lo passa sotto il silenzio!

Parlando dei Concilii, Küng dice: «Molti nonvorrebbero più servirsi per la loro fede dei con-cetti ellenistici di allora… non sono decisive leparole, per esempio, del primo Concilio ecumeni-co» (p. 750).

Quando si spera di vedere confermata chiara-mente, senza riserve, la dottrina della fede, si inciam-

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10 I Eb.1, 2.11 Eb. 1, 6.12 Eb. 1, 8.

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pa in riserve, per non dire in rifiuti. Si tratta essen-zialmente della posizione riguardo a Dio e a Gesù eallo Spirito che faccia risaltare tanto le vere differen-ze, quanto l’unione inseparabile. I tentativi d’inter-pretazione che basano sui modi di pensare ellenisti-ci, e le formulazioni dogmatiche che ne derivano,non ci sono sempre di aiuto… Partendo dal N.T.,bisogna reinterpretarlo per i tempi presenti (p. 766).Comunque sorprende che Küng non sia stato capacedi separarsi dalle tesi delle verità della fede elleniz-zante dopo la reputazione che ne ha fatto Grillmeiernella “Discussione attorno all’Essere Cristiano”di Hans Küng (p. 60-82).

Non c’è spazio per la divinità di CristoRimane non meno incomprensibile che Hans

Küng sembri credere che il “suo Credo” sia orto-dosso, mentre scrive: «Nella teologia delle scuole -e non solo quelle cattoliche! - il pensiero dellapreesistenza è stato compreso male molte volte,anche dopo le nuove scoperte esegetiche» (p. 747).

Logicamente, non c’è spazio per la Divinità diCristo. Sebbene Küng non voglia “che si spezzinole enunciazioni inerenti alla funzione e all’essere”(p. 748) e ripete i “passi” neo-testamentari di cui ladogmatica si serve abitualmente per comprovare al

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Divinità di Cristo, tutto quanto dice continua a rim-picciolirli fino a farli diventare formule vuote.

“Il Dio che ama gli uomini mi sta vicino e operain Gesù; in Lui, Dio stesso ha parlato, agito e si èmanifestato in modo definitivo. Tutto il resto è unaveste mitologica e semi-mitologica e leggendaria”(p. 751). Aggiungendovi l’osservazione che il termi-ne “Dio” designa, nel N.T. praticamente, sempre ilPadre, che Gesù non viene quasi mai chiamato Diodirettamente, e che il passo tanto chiaro di Giovanni(XX, 28) è da spiegarsi diversamente, Küng sostie-ne che si tratta, tutt’al più, di eccezioni che dimo-strano l’influsso tardo-ellenico, ogni volta Cristoviene designato col nome di Dio.

Insomma, il libro di Hans Küng non significa,certo, un passo avanti nella Fede. Quel suo modo diesprimersi, volutamente, poco chiaro, le riserve e lerevoche riguardo le verità di Fede più comuni, nonpermettono di considerare le spiegazioni di HansKüng una esposizione della Fede cattolica. Qui,abbiamo esaminato la sola cristologia e la dottrinatrinitaria, ma sarebbe facile dimostrare come abbiaabbreviata e svuotata anche la dottrina dello SpiritoSanto, e altre dottrine della Fede, che Küng noncessa di negare o di reintegrare.

Se Hans Küng si dichiarasse protestante, o ateo,

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potrei rispettarlo come persona, pur criticandone ladottrina, ma che sia un sacerdote e un teologo chepretende di essere cattolico, mentre abbassa e svili-sce Dio, questo non lo posso tollerare. Egli ha imita-to Giuda che viveva con Gesù e che sembrava amicodi Cristo, mentre, poi, lo vendette ai suoi nemici eassassini, dopo averlo già ucciso Lui, nelle anime deideboli e degli ignoranti!

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Hans Küng.

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«Colui che cadrà sopra questa pietra (la Chiesa)

si sfracellerà;e quello sul quale essa cadrà

sarà stritolato».

(Mt. 21-24 )

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CAPITOLO V

Künghiana

Un attacco alla Chiesa da parte di Küng.

L’Associazione “Wanderer-Forum” mostrò ilsuo ribrezzo per un discorso che Küng tenneall’Università di Notre-Dame. Ecco il testo:

«Il rev.do Hans Küng, svizzero di nascita edocente di teologia all’Università di Tubingen, inGermania, ha ripetuto il suo attacco insolente offen-sivo contro il Papato e il Magistero, questa volta per

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scandalizzare i cattolici americani. L’occasione gli fudata da un “colloquio” organizzato dalla “Societàteologia d’America” dal Concilium. Küng è arrivatoa dire fino ad invitare a una disubbidienza di massa,da inscenare in un momento determinato, su unsegno determinato, diretta contro le definizioni delMagistero, della Tradizione e del Diritto Canonico.Inoltre, il prof. Küng chiede che il Papa sia eletto da“rappresentanze”, che il suo ministero sia “atempo”, che rinunci “che la Chiesa cattolica abbiail diritto di appellarsi alla successione apostoli-ca”…

Il “Forum” invita l’Università di Notre-Dame didare una spiegazione ai cattolici americani come siera potuto giungere a un sì grave scandalo. Invita,poi, l’Ordinario della Diocesi d’inviare al SantoPadre e ai Vescovi tedeschi un riassunto del discorsodi Küng, che prova ch’egli ripete le “tesi” che laSanta Chiesa gli aveva vietato di pronunciare in pub-blico. Prega la Santa Sede di prendere le misure delcaso per togliere lo scandalo dell’offesa pubblica einsolente della Fede, e di informare i cattolici di tuttoil mondo delle opinioni e macchinazioni anti-cattoli-che del professore di Tubinga».

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Una “lettera” di Hans Küng

È una lettera all’editore di “FrankfurterAllgemeine Zeitung”, dell’8 novembre 1979.

È una lettera abbastanza lunga, da cui trapela cheKüng è inquieto perché teme di non essere più intoc-cabile. Cerca, quindi, di difendersi con l’allontanarela polemica dalle sue questioni teologiche, ed altro,che vorrebbe fare accettare come puramente“umane”.

Hans Küng non crede che Gesù (il “suo”, s’in-tende!) “che ammoniva i farisei a non mettere pesiintollerabili sulle spalle degli uomini”, oggi dichia-rerebbe peccato mortale ogni contraccezione artifi-ciale; non crede che Gesù, che invitò alla sua mensa(ma dove ha letto questo, Küng?) gli emarginati,oggi vieterebbe di prendervi parte tutti i divorziati erisposati; non crede che Gesù, accompagnato sem-pre da donne, occupate a prendersi cura del suo man-tenimento e dei suoi discepoli, tranne Paolo, erano erimanevano sposati, oggi negherebbe l’ordinazionedelle donne, né che Egli che difese l’adultera, oggidarebbe verdetti così duri riguardo a problemi deli-cati, come i rapporti pre-matrimoniali, l’omoses-sualità, l’aborto…

Naturalmente, nella lettera non poteva mancare

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l’offesa a Pio XII, incapace com’era di comprenderela grandezza di questo Papa, che il tempo futuro pro-clamerà “Doctor Sanctae Ecclesiae”, proprio ancheper avere condannato coloro che poi, coi PapiGiovanni XXIII e Paolo VI vennero richiamati aRoma come “esperti” conciliari, e poi, parecchi diloro, fatti cardinali!...

Comunque, tutta la lettera di Küng è di questotenore, per cui non vale proprio la pena di continua-re a citarne anche il seguito!

Una dichiarazione dei “colleghi” di Küng

Nella Diocesi di Rottenburg, in Germania, 180“teologi” avevano pubblicato una dichiarazione perchiedere il riconoscimento - come lo fece ancheKüng - dei “ministeri” protestanti, ai quali vole-vano dare gli stessi diritti dei sacerdoti consa-crati cattolici. A rispondere a questa “Aktions-geneinschaft Rottenburg” (comunità d’azione)furono un gruppo di cattolici di Stoccarda, medianteil dott. Giuseppe Wilhelm di Pfullingen, il qualerilevò tre eresie che il manifesto dei 180 “teologi”contiene:

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Prima eresia: il Pastore protestante, che non èaffatto consacrato, viene identificato col sacerdotecattolico consacrato, riguardo al ministero, allaresponsabilità e al potere, mentre la dottrina cattoli-ca è: “chi dice che la consacrazione sacerdotale,gli Ordini sacri, non sono un vero sacramento…anatema sit!”1

. Seconda eresia: si legge ancora nella suaccenna-

ta lettera: “Noi abbiamo abbandonato la teoria (il“carattere”) sacramentale della Messa. Noi possia-mo reggere davanti ai “Riformatori” (Lutero,ecc…). Invece, la dottrina della Chiesa è: “Chi diceche non viene offerto un vero e autentico sacrifi-cio a Dio, nella Messa, anatema sit!”2.

Terza eresia: sempre nella lettera si legge: “Lagrazia divina non si ottiene mediante i sacramen-ti”. Ma la dottrina cattolica, invece, è: “chi dice chei sacramenti della Nuova Alleanza non contengo-no la Grazia che significano, o non comunicano

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1 Cfr. Conc. Tridentino XXIII, can. 3.2 Cfr. Conc. Tridentino XXII, can. 1.

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quella Grazia a coloro che non oppongono resi-stenza… anathema sit!”3.

***

Il Diritto canonico (canone 2 341) dichiara chetutti gli eretici sono automaticamente scomunica-ti.

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3 Cfr. Conc. Tridentino VII, can. 6.

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Hans Küng.

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«Di tutti i doveri inerenti al Cristianesimo,

il primo e più sacro è quello di mantenere la purezza

del suo messaggio, che non è quello

dell’uomo per l’uomo, ma quello della salvezza

che viene da Dio».

(Etienne Gilson)

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CONCLUSIONE

Hans Küng fu un teologo, un conferenziere, unpolemico, un analista, un divulgatore dei suoi libricon il solito battage: orchestrazione dei libri coninterviste, articoli, polemiche chiassose, interventidell’autorità ecclesiastica, il tutto per sfondare darivoluzionario.

Un autentico schema rivoluzionario moderno.C’è da aggiungere un potere centrale che se ne servìper l’infiltrazione delle proprie idee. Mirabau recitòquella parte nel dramma della Rivoluzione francese.

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Qui, Hans Küng è anche lui l’opposto a Luigi XVI,nella persona di Paolo VI (che la Storia li considere-rà inseparabili, sia pure “mutatis mutandis”!).

Un Küng industrioso, dunque, come ape, ambi-zioso e caparbio, consapevole della sua situazione,come un Lutero - ma d’altra pasta! - che scandaliz-zò e drammatizzò, mentre, invece, Küng, mancandod’immaginazione, s’attaccò alle parole e ripeté dicontinuo cose stantìe che potevano far andare su tuttele furie!

La sua opera, infatti, non è che una somma di ere-sie, frutto del pluralismo teologico venuto alla ribal-ta col Vaticano II.

Fondandosi sui canoni di una epistemologia e diuna ermeneutica storiciste e relativistiche, Küngrespinse persino le definizioni dogmatiche deiConcilii di Nicea e di Calcedonia, che avevanodefinito la perfetta divinità di Cristo, quale figlio diDio, e il mistero della sua incarnazione, ossia tutta laPersona nella dualità di nature.

Ma Küng, nella su opera “Crist Sein”, ne feceun’altra sua interpretazione, così da svuotarli deltutto.

Ci volle, quindi, buona dose di ignoranza, o dimalafede, ad esprimere ammirazione per questo teo-logo dissidente, uno dei più famigerati propugnatori

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di eresie del nostro tempo, come fu quella lode chene fece, il 24 marzo 1998, nella Basilica di S.Giovanni in Laterano, a Roma, dall’allora Segretariodi Stato Vaticano, dal Cardinale Angelo Sodano!

Credo che possa bastare questo scritto riassunti-vo delle eresie di questo teologo rappresentante delnuovo culto delle mediocrità, per giudicarne la suadottrina e l’abbandono in cui fu lasciato, per tantianni, il gregge cattolico, consegnato, senza alcunadifesa (dopo il grave annullamento del Sant’Uffizio!)dai numerosi lupi voraci e dall’irresponsabile com-portamento dell’Episcopato di pessimi Pastori eautentici cani muti, di cui non pochi traditori dellaFede!

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Vaticano. Benedetto XVI e il teologo tedesco, HansKüng, si sono incontrati sabato scorso “in un climaamichevole”. Non si è parlato delle “questioni dot-

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trinali persistenti” tra il docente di Tubinga e laChiesa cattolica, ma del rapporto tra Fede e ragione.(“Avvenire”, 27. 9. 2005).

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«Decretiamo, inoltre, che quelli che prestano fede

agli eretici, li ricevono,li difendono, li aiutano,

siano soggetti alla scomunica».

(Concilio Lateranense IV,Costituzioni, III, Degli eretici)

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APPENDICE

Onorificenza della Massoneria tedesca a Hans Küng

– Testo originale tratto dalla hompage della Gran Loggia tedesca –

Il teologo Prof. Dr. Hans Küng ha ricevutodalla Massoneria tedesca, a Colonia, il premio perla cultura. Il Gran Maestro degli Antichi Liberi eAccettati massoni della Germania ha onorato così, inmodo particolare, il suo operato in favore della com-prensione delle culture nella fondazione “Eticamondiale” da lui presieduta.

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La contraddizione che proprio dei massoni abbia-no onorato un teologo cattolico, è solo apparente.

I massoni si comportano in modo del tutto neu-trale di fronte ai diversi atteggiamenti religiosi; inHans Küng vedono un uomo che in modo analogoa loro, si adopera per la comprensione tra i popo-li e le culture.

COLONIA

Il teologo e scienziato delle religioni Hans Küngè stato insignito ieri (18.05.07), a Colonia, del“Premio della cultura dei massoni tedeschi”. IlGran Maestro Jens Oberheide ha onorato Küngin quanto libero, coraggioso pensatore e per ilcostante impegno nel dialogo delle culture. Küng èl’iniziatore della fondazione “Etica mondiale” cheha alla base i valori per una comprensione gene-rale delle religioni in un mondo globalizzato. “Leiinterpreta il nostro profondo sentire massonico” -così Oberheide - “poiché l’ideale comune di un fon-damento etico basato sui diritti dell’uomo, l’incorag-giamento della libertà, uguaglianza e fraternità, èfondamentale per noi massoni”.

Un altro massone, Pleigten, disse di Küng:

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“Egli conserva l’origine e la primitiva forza attivadel giovane cristianesimo, quando era ancora unmovimento e non costruzione e mausoleo”.

“Il premio è incoraggiamento e onorificenza.La speranza é l’ultima a morire, e sta alla base diogni grande nuovo inizio”.

Così Küng!

Parti essenziali del discorso di Küng.

Come ho dovuto smentire in passato più volteche non sono gesuita, altrettanto dovrò per il futurosmentire di essere divenuto massone, che peraltrorimane per alcuni conservatori cattolici una faccendamolto sospetta e promette di divenire munizione peri loro occasionali attacchi.

D’altro canto, anche voi massoni siete stati accu-sati di congiure, avete dovuto sopportare campagnediffamatorie e attacchi diretti. Avete più volte dovu-to smentire che non siete una religione e non voleteessere una anti-Chiesa, ma in determinati ambienti leidee preconcette dureranno. Le autentiche pubblica-zioni massoniche sono altrettanto ignorate come iVangeli autentici, quando si tratta di Gesù diNazareth come le origini del cristianesimo. I pre-

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concetti non sono casuali, ma hanno un retaggiostorico, soprattutto quando si tratta della lungastoria conflittuale tra la Massoneria e la ChiesaCattolica Romana.

La Massoneria moderna con i simboli e riti delmedioevo, trae la sua origine dall’illuminismo delsec. XVIII (il 1717 fu l’anno della fondazione dellaGrande Loggia di Londra) impegnandosi per gliideali di umanità e tolleranza.

È innegabile che proprio la Chiesa CattolicaRomana si è distinta dal XVII secolo per una siste-matica opposizione all’illuminismo della filosofiamoderna, le scienze naturali, l’evoluzionismo, le teo-rie dello Stato e della Società che conseguentementehanno portato alla rivoluzione francese.

(Qui, una serie di citazioni dei “perseguitati”dalla Chiesa: Giordano Bruno, Galilei, Darwin eRené Descartes. Seguono altre “vittime eccellenti”della cultura Mitteleuropea moderna come teologi espiriti critici. Es:. Kant e, naturalmente, Russeau,Voltaire, Diderot e D’Alembert, Ranke e le élitesdella letteratura moderna, come H. Heine, Dumas eFlaubert, Leopardi e d’Annunzio).

(Riferimento alla “Bolla” di Clemente XII del1738 “In eminenti”, con la condanna della Masso-neria seguita da altre condanne papali per 200 anni.)

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Il mondo moderno comunque si era formatosenza e contro la Chiesa di Roma. E i massonistanno per vocazione e ovunque dalla parte delmodernismo.

Il conflitto drammatico raggiunge il culmine conla rivoluzione francese rigettata radicalmente daRoma, con i suoi tre concetti “L.F.U.” unitamentealla dichiarazione per i diritti umani.

Küng fa un altro riferimento a Pio IX e al suo“Syllabus” che definisce una dichiarazione gene-ralizzata di lotta contro tutto il modernismo.Unitamente al panteismo, razionalismo, liberismo esocialismo, vengono definiti “nemici”, non solo leassociazioni segrete come la Opus Dei, “una veraassociazione segreta”, fondata tra le nebbie “delfascismo franchista”.

Il Codex Iuris Canonici, nato nel 1917, dopouna sistematica campagna “antimodernista”, con-danna l’appartenenza alla Massoneria, punendolacon la scomunica.

Naturalmente, sono lontano dall’esprimere unacondanna unilaterale. Anche l’illuminismo ha i suoilati oscuri. (bontà sua!!!) La Chiesa Cattolica èstata la vittima principale della RivoluzioneFrancese con la perdita non solamente delle sue pro-prietà fondiarie, ma anche di una parte ragguardevo-

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le del clero, e in Francia, più che altrove, si formanodue culture nemiche. Da una parte, quella militanterepubblicana laica, al cui seguito troviamo ancheliberi pensatori socialisti estimatori dell’illuminismoe del progresso; dall’altra, una ben radicata catto-lica-conservatrice-clericale subcultura, ovviamen-te ostile. (sic!)

Tuttavia, nel XX secolo e dopo due guerre mon-diali, si raggiunge la consapevolezza della necessitàdella “dialettica del chiarimento” e si è riconosciu-to il fatale risvolto negativo di modelli come ragio-nevolezza, progresso e nazione. Questo ha prodottoun cambiamento sia nella Chiesa Cattolica comenella Massoneria.

Rallegra la constatazione che negli anni (19)‘60 la Chiesa cattolica ha ricuperato visibilmenteil cambiamento dei paradigmi, quello dellaRiforma e quello dell’Illuminismo, anche se nonin modo coerente e con parecchie mezze verità ecompromessi malsani. Ciò è avvenuto durante ilpapato di Giovanni XXIII e il Concilio VaticanoII (Joseph Ratzinger e io eravamo i due più gio-vani partecipanti!).

Tuttavia, ora la Chiesa cattolica, smentendotutti i precedenti insegnamenti papali, si ricono-sce in tutte le forme di tolleranza, diritti umani,

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un diverso atteggiamento di fronte agli ebrei,all’Islam, altre religioni e addirittura nel mondosecolare.

Nessuna sorpresa che questo sviluppo abbianecessariamente influito positivamente sull’approc-cio alla Massoneria, anche se durante la prima ses-sione conciliare, i Padri Conciliari hanno ricevutodiversi scritti aizzanti “contro la congiura giudai-co-massonica”. Tuttavia, questo non solo non intral-ciò il corso intrapreso, ma ci fu un intervento “infavore della Massoneria”, espresso da un mioamico messicano, il Vescovo di Cuernavaca, SergioMéndes Arceo. Questo intervento non trovò unriscontro scritto nella documentazione conciliare; difatto, però, “si aprì una porta ai primi dialoghiufficiali tra i massoni e la Segreteria per i NonCredenti”.

Molti malintesi vengono eliminati e si chiari-sce che: la Massoneria non rappresenta unanuova religione né un’anti-chiesa, bensì unaComunità non dogmatica ma etica, votata allalibertà di coscienza e credo; le “Bolle” papali,come le condanne da parte del Diritto Canonicocontro i massoni, hanno solo un significato stori-co.

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Dieci anni dopo, la Conferenza Episcopale tede-sca ritiene di dover fare “Una dichiarazione diIncompatibilità” concernente il relativismo e sog-gettivismo nell’intendimento religioso dei massoni,la raffigurazione deistica di Dio, i rituali con caratte-re simil-sacramentale… però notate, egregi presenti,la data di questa dichiarazione: 12 Maggio 1980,cioè un mese dopo il contrasto sorto a proposito del-l’autorizzazione all’insegnamento del vostro candi-dato all’Università di Tubinga, che creò indubbia-mente un clima sgradevole tra la settimana delNatale 1979 e la settimana pasquale del 1980, spe-cialmente nei confronti della riunione dei “gruppi didialogo” della Conferenza Episcopale e in contem-poranea quella delle Gran Logge tedesche. (VGLvD)

Queste ultime rigettarono l’accusa che l’apparte-nenza alla Massoneria metterebbe in discussione lebasi dell’esistenza cristiana. Comunque l’atteggia-mento della Conferenza Episcopale rimase contrad-dittorio anche in questa questione.

Tre anni dopo, si evidenzia una novità nellaposizione della Chiesa Cattolica Romana. Lanuova edizione del Codex Iuris Canonici postcon-ciliare, non menziona più la Massoneria, rimuo-vendo così anche la scomunica. Rimane pur tutta-

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via una proibizione morale per gli appartenentialle Logge massoniche, che viene rafforzata nella“Declaratio de associationibus massonicis”(26.11.1983) redatta dalla Congregazione per laDottrina della Fede, il cui Prefetto era l’alloraCard. Ratzinger, oggi Papa Benedetto XVI. Nel1981, il gesuita Richard Sebott aveva scritto, nellarivista cattolica “Stimmen der Zeit” (Voci delTempo), che il cattolico che entra a far parte diuna loggia massonica, potrebbe agire “bona fide”.

Le autorità cattoliche dovrebbero riflettere sulfatto che la Chiesa e la Massoneria hanno problemianaloghi riguardo alla modernizzazione: se gli idealicorrispondono alle aspettative delle comunità, se lecomunità realmente si identificano con gli alti ideali,se è meglio sottolineare gli aspetti più mistici o piùilluministi e se dare più risalto ai misteri o alla tra-sparenza dei riti, se riconoscere più dignità ai mem-bri o alla gerarchia e (dulcis in fundo) naturalmenteil ruolo delle donne, che non solo nell’ambito dellaChiesa, ma anche in quella della Massoneria costi-tuiscono un problema. (!!!)

I massoni non hanno il celibato, quindi unapreoccupazione in meno. Io condivido comunque laconvinzione di molte chiese cristiane, che un cri-

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stiano possa essere un massone e viceversa, comenegli Stati Uniti, Italia, Austria, ove ciò costituisceuna prassi normale. Qui e là, vari esponenti religio-si di alto grado della Chiesa Cattolica Romanaappartengono alla Massoneria.

E proprio l’assenza di dogmi nella Massoneria nerende possibile l’appartenenza, non solo ai seguaci diun credo religioso, ma anche ai rappresentanti dialtre opinioni fintanto sono tolleranti e umani.

(Segue una dichiarazione soddisfatta di esserecon il premio ricevuto in “buona compagnia” ecita una sfilza di nomi famosi! che include anche ilRe di Spagna che lo ha insignito della cattedra “adhonorem” dell’Accademia europea di Yuste, intito-lata a MOZART!)

(Dopo altro auto-incensamento, prosegue con ildiscorso).

… Noi siamo un piccolo ma efficientissimogruppo, molto motivato, che in modi disparati, econ l’appoggio di molti, siamo divenuti dei prota-gonisti mondiali.

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Concludendo, Küng disse:«Ripeto, qui, i miei concetti acquisiti durante il

periodo dei miei studi: “Spero in unitatem ecclesia-rum. Spero pacem religionum. Spero comunitatenationum”»!

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INDICE

CURRICULUM VITAE 5

PROEMIO 7

PREFAZIONE 13

CAPITOLO ILa teologia di Hans Küng 19

CAPITOLO IIKüng e la Chiesa 29

CAPITOLO IIILe 20 “tesi” di Küng 37

CAPITOLO IVNon ha mai revocato il suo “Esiste Dio?” 47

CAPITOLO VKünghiana 63

CONCLUSIONE 71

APPENDICE 77

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Finito di stampare

in Novembre 2007

presso la Tipografia Com. & Print

di Brescia (Italia)

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Editrice Civiltà - Brescia

Luigi Villa

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Hans KüngHans Küng

«Lo sconvolgere le opinioni di un popolo

è gioco diabolico di un anno;il riordinarlo

è pianto di secoli».