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architetture e paesaggiodelle salineitinerario storico culturalenelle saline di molentargiusa cagliari

Chi leggerà questa bella pubblicazione sarà messoin grado di orizzontarsi nel “sistema Molentar-gius-Poetto”, un compendio insieme semplice ecomplesso, resistente e delicato, i cui equilibri

sono da decenni messi a durissima prova dal confronto conquella dimensione antropica e urbana che pure l’ha generatonelle forme in cui lo vediamo oggi – un peculiarissimo puntodi incontro (e di conflitto) tra uomo e natura. E noi speriamoche sia ancor più stimolato a leggere ed a coinvolgersi nelproblema anche perchè la pubblicazione esce proprio in unmomento di nuovo interesse attorno alla questione-Molen-targius, in una fase (che speriamo finalmente di svolta) nellaquale le istituzioni manifestano di nuovo una volontà positi-va nei confronti di una vicenda, quella delle zone umideattorno e dentro Cagliari, che si pone come emergenza nonpiù solo locale, ma di scala mediterranea.

Se ciò accade, è sicuramente perché in essa convivonoelementi assolutamente singolari e, insieme, connotati cosìtipici da farne un caso esemplare. Da un lato, infatti, Cagliarirappresenta un insediamento fortemente modellato, insenso fisico e funzionale, sul suo sito naturale, nel quale losviluppo contemporaneo ha esaltato le contraddizioni deri-vanti dal sovrapporsi di una conurbazione di quasi mezzomilione di abitanti (caratterizzata da decenni di iperbolicaespansione residenziale) ad un sistema di emergenzeambientali e morfologiche di riconosciuta rilevanza interna-zionale.

D’altra parte la nostra città, pur nella sua condizione dicaso-limite, riassume problematiche assolutamente “ordina-rie”: la pressione urbana sull’ambiente, l’occupazione ediliziadel territorio, la città come macchina produttrice di rifiuti escorie e (non da ultimo) l’inadeguatezza della pratica pianifi-catoria consolidata nel far fronte a questo livello di problemi.

Per definire i dati di partenza del caso-Molentargius la

pubblicazione ci aiuta a considerare la straordinaria articola-zione delle preesistenze ambientali dell’area. I colli situatiallo sbocco a mare della grande piana del Campidano e lasequenza degli stagni e dei cordoni di dune litoranee, conclu-si dall’immenso arco paesaggistico della spiaggia del Poetto,hanno costituito l’autentico “principio insediativo” dell’areacagliaritana. Le lagune, in particolare, sono state fonti dirisorse determinanti: oltre alla pesca, l’approdo (specie glistagni occidentali) e l’estrazione del sale (principalmente dalMolentargius).

In base a queste fondamentali “vocazioni ambientali” l’an-tropizzazione dell’area cagliaritana si organizzerà secondouna distinzione che si conserva inalterata almeno dalla fasedella romanizzazione del territorio: ad ovest la portualità e ledestinazioni propriamente urbane, ad est una struttura inse-diativa centrata attorno al Molentargius e funzionale all’e-strazione del sale; e le fasi medioevale e moderna hanno con-solidato questo assetto, razionalizzandolo e consegnandolo anoi ben riconoscibile.

Il fascicolo ci aiuta poi ad orientarci nella complessa“macchina del sale”, progettata e realizzata sostanzialmentenelle sue forme attuali dai Piemontesi, secondo logiche deltutto compatibili col funzionamento naturale del compendio:l’aumentata produttività delle caselle salanti consentirà sem-mai di sostituire le antiche corvèes delle comunità circostan-ti con manodopera salariata.

Il vero cambio di passo nel rapporto tra costruzione delsistema insediativo ed equilibrio ambientale si registra nel-l’ultimo dopoguerra. L’area cagliaritana, cresciuta nei qua-rant’anni dal ‘50 al ‘90 su ritmi da primato nazionale (+120%di popolazione e +250% di vani dal 1951) ha seguito in tutto eper tutto i tempi e le logiche del capoluogo.

Negli anni cinquanta Cagliari ha scelto di espandere learee urbanizzate, e ha assorbito direttamente buona parte

presentazione di antonello sanna

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ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINEITINERARIO STORICO CULTURALE NELLE SALINE DI MOLENTARGIUS A CAGLIARIa cura di Silvano Piras

Pubblicazione realizzata con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Sport e Spettacolo.

© 2004 Associazione per il Parco Molentargius Saline PoettoVia Garibaldi 5, 09125 Cagliari, Tel. [email protected]

Testi Silvano PirasPresentazione Antonello SannaCoordinamento Vincenzo Tiana, Valentina PorràRicerca bibliografica e cartografica Barbara Mele, Carlotta Leone,Gemma Durzu, Rita Portas, Gloria MattaFotografie Silvano Piras, Gianluca Di Gioia, AAMS, Archivio dell’Associazione per il Parco Molentargius Saline Poetto, Aeronike, Giuseppina Primavera

Si ringrazia l’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato -AAMS - per la cortese collaborazione.

Le carte storiche sono custodite presso l’Archivio di Stato di Cagliari,l’Archivio Storico Comunale di Cagliari, l’Istituto Geografico Militare IGM. Sono pubblicate su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Archivio di Stato di Cagliari, autorizzazione n. 3193/V.9. È fatto divieto di ulteriore riproduzione o duplicazione con qualsiasi mezzo o formato.

Si ringraziano il Sig. V. Celli, il Consorzio Ramsar e il CommissarioStraordinario per il Parco Ing. A. Conti.

Realizzazione Grafica BiplanoFinito di stampare nel mese di dicembre 2004 presso le Grafiche Ghiani, Monastir, Cagliari

della crescita quantitativa dell’area. Negli anni sessanta hasaturato i borghi periferici decentrando i nuovi quartieripopolari e puntando sulla riconversione terziaria del centro.Negli anni settanta ha definitivamente arrestato la sua cre-scita demografica (e anzi oggi si va spopolando), determinan-do il “boom edilizio” dei centri più esterni (Selargius e Quar-tu). Questi ultimi sono infatti i nuovi dormitori di Cagliari,che ormai, negli anni ottanta, puntando su una crescita di“qualità” nella divisione dei ruoli nell’area, si riserva quelli apiù alta redditività. È la gerarchia di sempre, riproposta in ter-mini aggiornati: Cagliari come polo centrale ed i centri subal-terni disposti ordinatamente attorno allo stagno di Molen-

targius. Oggi, come allora, un vuoto (lo stagno) fornisceforma e barriera al pieno (il costruito) il cui sviluppo è rego-lato dalle esigenze e dai processi del capoluogo.

Questa pubblicazione, così “matura” nella capacità cheesprime di riordinare le complesse tematiche del sistema-Molentargius in un percorso didascalico e agevole, è già diper sé stessa il segno che i tempi sono cambiati, e che c’è unaeffettiva maturità delle consapevolezze diffuse sul ruolodeterminate del compendio nei confronti dei destini dell’areacagliaritana. È questo – crediamo – il momento di far corri-spondere a questa consapevolezza sociale e culturale unarisposta istituzionale forte e adeguata.

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ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE 3

Sono pochi i luoghi di Cagliari capaci di esercita-re un fascino così intenso come quello delle sali-ne, dello stagno e della spiaggia del Poetto. Icanali, gli argini, le strade, i cumuli di sale e le

vasche di evaporazione formano il paesaggio suggestivoche già incantò i viaggiatori che fra Ottocento e Novecen-to giunsero in città. In questi luoghi si ha la sensazione dipoter penetrare sempre più in fondo alla storia e alla natu-ra della città.

Gli spazi estesi delle saline danno l’impressione di disper-dersi orizzontalmente e ogni pietra e ogni tavola dei lunghiargini ha radici profonde negli strati della storia. Ogni cana-le è antico e allo stesso tempo funzionale e l’acqua che locolma scorre verso il mare. E il reticolo delle vasche salanti

sembra riprendere le linee orizzontali dell’andamento del-l’ambiente naturale e contrastare radicalmente con il rag-gruppamento verticale dei moderni edifici multipiano deiquartieri della Palma e del Sole.

Si può ben dire che canali, saline e stagno raccolgano,intorno alla fascia di terra di Is Arenas, l’acqua come paesag-gio e come frutto del lavoro ininterrotto dell’uomo damigliaia di anni, in un rapporto di lunga durata con la natura.

La veduta di Molentargius è inoltre permeata del verdeche esalta il carattere figurativo del luogo, segnato dalla con-temporanea presenza dell’elemento naturale e delle struttu-re di lavoro, già documentate nelle numerose carte dellezone salifere, redatte a partire dall’insediamento dei Savoiain Sardegna nel Settecento.

Molentargius un paesaggio modificato dall’uomosilvano piras

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4 ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE

ARCHEOLOGIA INDUSTRIALELa spiaggia, la zona umida e le saline sono, insieme ai colli,l’elemento di maggior pregio paesaggistico dell’area cagliari-tana, frutto di opere di governo delle acque svolte inizial-mente con il solo lavoro umano, in seguito con l’uso deglianimali e infine con mezzi meccanici.

La zona, inoltre, racchiude un patrimonio architettonicodi notevole interesse, fatto di strutture per il lavoro, ponti diferro, idrovore, impianti ammassamento, che costituisconouno dei maggiori esempi di archeologia industriale dell’areacagliaritana.

Già nelle carte del Lamarmora, nel disegno del paesaggiodella porzione orientale del territorio circostante la città, sipercepiscono i grandi massi calcarei, gli stagni, le aree desti-nate sia alla pesca che alla lavorazione del sale.

Ma è a partire dal XVIII secolo, con l’accrescersi delladomanda dei mercati del Nord Europa, che venne la spintaalla trasformazione industriale delle strutture produttivedelle saline. Infatti proprio nella seconda metà del Settecen-to furono edificati i primi caseggiati per ospitare i forzati cheraccoglievano il sale e trainavano le barche, adibite al tra-sporto, lungo i canali.

Tuttavia solo a partire dagli anni Trenta dell’Ottocentoebbero inizio le opere di riorganizzazione tecnologica e siste-mazione idraulica delle saline di Molentargius. Grazie a Miche-le Delitala presero avvio i progetti – degli ingegneri Vigiliani eSoleri – dei canali diretti alla zona salante di Molentargius.

La prima delle grandi opere concepite da Michele Delita-la è il sistema di canali che scaricano a mare l’acqua dolce ealimentano le vasche con l’acqua salata.

L’arrivo dei Piemontesi e l’abbandono del sistema dellecomandate segna la nascita della città del sale che ospitaprima i forzati, destinati al lavoro che bruciava vivi, poichéquesto era l’effetto del sale su coloro che lo lavoravano. Coni Piemontesi il paesaggio passa dalla naturalità al sistemaordinato dei canali, compaiono le caserme a S. Bartolomeo elungo il viale Poetto, il bagno penale nell’area bonificata e iprimi edifici ottocenteschi, il sistema dei magazzini e la dar-sena del sale.

Con l’apertura dei canali di alimentazione e navigabili,che ancora oggi caratterizzano il paesaggio dell’area orienta-le della città e della costa, l’alimentazione le saline fu sottrat-ta ai soli eventi metereologici, e il trasporto del sale divennepiù agevole e meno costoso di quello via terra.

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ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE 5

1 (a pagina 3). Vedutadella Salina della Palmacon i fabbricati della“Città del Sale”.

2. “Piano di tutte le salineerette, e da erigersi nelcircondario di Cagliari” -Progetto relativo alle sali-ne costruite e dacostruirsi nei dintorni diCagliari (sec.XIX).

3. “Piano geometrico deinuovi stabilimenti saliferiall’est di cagliari deglistagni e dei canali di pic-cola navigazione” (1834).

4. “Cagliari e dintorni”.Carta disegnata con abi-tati in rosso, acque in blu,viabilità in nero (senzadata).

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6 ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE

Vennero realizzati sia il grande canale navigabile che ser-viva le vasche salanti di Boccarius e Palamontis, sia il canaleche metteva in comunicazione le saline di Quartu S. Elena el’area di Molentargius.

Iniziò il trasporto via acqua con i barconi, vennero realiz-zati gli argini interni, introdotte le viti di Archimede – mossedai buoi o dall’uomo – e l’estrazione del sale dai modi arcaicidi produzione assunse una dimensione industriale. Per leoperazioni di traino dei barconi sino al molo di carico deivelieri, i forzati furono sostituiti da asini e muli provenientidalla colonia penale di S. Bartolomeo. In seguito vennerointrapresi i lavori di ampliamento delle saline ai piedi delCapo S. Elia e del Lazzaretto e nel 1851 fu installata la primapossente macchina a vapore per il funzionamento dell’idro-vora che consentiva di immettere l’acqua del mare nellevasche e garantiva il deflusso delle acque piovane.

CANALI, IDROVORE, STRADE E FERROVIENel Novecento l’intero complesso delle saline è ormai segna-to da una maglia di strade e canali per un’estensione di circadieci chilometri: canali di alimentazione che partono dall’i-drovora, adibiti al rifornimento delle diverse sezioni degliimpianti, canali di deflusso delle acque verso il mare e canali

navigabili per il trasporto del sale ai moli d’imbarco median-te barconi trainati da cavalli lungo i canali secondari e datrattrici a vapore lungo quello principale.

La realizzazione dei binari lungo il canale di S. Bartolo-meo consente alle trattrici di trainare i barconi carichi di saleda Molentargius fino ai moli d’imbarco, e l’elettrificazionedegli impianti giunge sino alle idrovore del Rollone e di Pala-montis.

In questi anni il villaggio del sale assume le forme che noipossiamo ancora ammirare, vengono erette le officine,aggruppate fino ad allora nell’area intorno al fabbricato delrollone, l’idrovora che mette lo stagno in comunicazione conle vasche di seconda evaporazione della salina.

Il rollone, il nome viene dal rullo utilizzato per regolariz-zare la superficie dei bacini, indica l’edificio che contiene trepompe elettriche, di cui una ancora funzionante, utilizzatesia per il prelievo dell’acqua piovana dalle vasche per convo-gliarla allo stagno o al mare, sia per l’approvvigionamentodelle vasche salanti con l’acqua marina sollevando a mano leparatoie di collegamento ai canali. Accanto all’idrovora sitrova l’edificio che ospitava i salinieri, e di fronte sulla rivaopposta del canale di Palamontis le rovine del ricovero per iforzati.

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ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE 7

5. “Regno di Sardegna. Regie saline dell’est. Darsena della Palma” -Disegni di opere idrauliche (1835).

6. “Disegni relativi al progetto di saracinesche per somministrarel’acqua delle saline della Palma nel nuovo stabilimento - Disegnodegli acquedotti a costruirsi nel canale navigabile di Molentargiusall’est di Cagliari” (1836).

7. “Cagliari e dintorni. Piano topografico della città di Cagliari e din-torni disegnato dal Sottotenente del 13° R.F. Gallarati G. B. sotto ladirezione del Capitano G. Besozzi. Porta sul lato destro il visto delCapo di S. M. L. De Bartolomeis” (1858).

8. “Pianta della nuova Regia salina della Palma dedicato all’eccellen-tissimo vice Re cav.re Montiglio dal cav.re Michele Delitalia, diretto-re e riformatore delle saline nel Regno di Sardegna” (1832).

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8 ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE

9. Il trasporto del sale suicumuli (archivio AMMS).

10. La Stazione dell’Idrovoradel “Rollone”. Il locomotoresull’argine traina i barconicarichi di sale (1930).

11. Operazione di carico delsale sul trenino trainato daimoderni locomotori “Greco”(fine anni ‘70).

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ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE 9

Una raccolta di foto d’epoca che testimoniano il periodo di massima atti-vità dello stabilimento delle Saline: il trasporto lungo i canali, le attivitàmanuali e meccaniche, la movimentazione del sale e gli schemi del ciclo diproduzione in un pannello didattico esposto nello stabilimento (dall’archi-vio dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato – AAMS).

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CAGLIARI

& rimessa locomotori* spogliatoi operai( mensaBL centrale elettricaBM infermeriaBN falegnameriaBO torneriaBP impianto sali di potassioBQ impianto sali di bromoBR impianto sali scelti

BS officina meccanica carpenteriae accumulamento

BT scalo di alaggio (officinariparazione barconi)

BU impianto per il gessoCL idrovora del rolloneCM cabina elettrica del rolloneCN rimessa (ex alloggio dei forzati)CO magazzino per lo stoccaggio

del sale “capannone nervi”

! chiesa del ss. nome di maria@ palazzo della direzione# case degli impiegati$ abitazioni dei dipendenti% dopolavoro (teatro)^ casa del custode

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canale della palafitta

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La Città del Sale a Molentargius

L’idrovora del Rollone

Il padiglione “Nervi”

La Città del Sale

L’idrovora del Rollone

Il padiglione “Nervi”

CAGLIARI

quartu s.e.

molentargius

poetto

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monte urpinu

porto

Itinerario n. 2Edifici destinati ad uso industriale

Itinerario n. 1Edifici di abitazione e spazi ricreativi

PERCORSI NELL’ARCHITETTURA DELLE SALINE DI MOLENTARGIUS

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CAGLIARI

& rimessa locomotori* spogliatoi operai( mensaBL centrale elettricaBM infermeriaBN falegnameriaBO torneriaBP impianto sali di potassioBQ impianto sali di bromoBR impianto sali scelti

BS officina meccanica carpenteriae accumulamento

BT scalo di alaggio (officinariparazione barconi)

BU impianto per il gessoCL idrovora del rolloneCM cabina elettrica del rolloneCN rimessa (ex alloggio dei forzati)CO magazzino per lo stoccaggio

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L’idrovora del Rollone

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CAGLIARI

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Itinerario n. 2Edifici destinati ad uso industriale

Itinerario n. 1Edifici di abitazione e spazi ricreativi

PERCORSI NELL’ARCHITETTURA DELLE SALINE DI MOLENTARGIUS

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12 ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE

IL VILLAGGIO DEL SALEIl villaggio del sale, costituito da fabbricati industriali, edificicomunitari e abitazioni che accolgono sia stilemi architetto-nici ottocenteschi sia esperienze razionalistiche del Nove-cento, sorge alla fine del terzo decennio del Novecento,accanto al canale della Palma, sul modello dei villaggi indu-striali e minerari edificati in altre zone della Sardegna.

Esso faceva parte di un complesso disegno urbanisticoche aveva portato a partire dal 1925-26 alla bonifica degli sta-gni dell’area orientale di Cagliari e allo sfruttamento intensi-vo delle saline, reso possibile anche dall’avanzamento dellameccanizzazione dell’industria estrattiva.

I fabbricati che lo costituiscono sorsero lungo le rive deicanali della Palma e di Terramaini, oltre il margine orientaledella città, segnato oggi dall’asse mediano di scorrimento,direttrice di primaria importanza nel sistema viario dellaconurbazione cagliaritana.

La vasta estensione degli impianti e degli edifici è oggidelimitata inferiormente dai fabbricati di edilizia popolaredel quartiere La Palma e dagli edifici multipiano del quartie-re del Sole. Il complesso delle vasche salanti e dei canali siestende ad oriente sino al cordone di dune litoranee delPoetto, e, a settentrione, fino alla città di Quartu S. Elena.

Alcuni degli edifici realizzati si contraddistinguono per iriferimenti alle forme dell’architettura neogotica e neoroma-nica, mentre i fabbricati industriali sono nobilitati da appara-ti formali di vaga ispirazione classicista, e recinti e giardinipresentano cancellate di gusto dèco. Sia le residenze che l’e-dificio del dopolavoro hanno viali d’ingresso e giardini, frut-to di un accurato disegno urbanistico, dove i passaggi dalle

arterie principali alle zone più riposte sono filtrati dal verde,secondo una concezione ispirata alla città-giardino di tradi-zione inglese.

La pietra, il cotto, il legno, il ferro, convivono accanto adecorazioni ad intonaco di gusto liberty ed eclettico: sonomateriali utilizzati per costruire sia le officine che la direzio-ne o le abitazioni, rendono simili opifici e residenze, con unadominante comune qual è il rosso dei laterizi a vista che pre-vale ovunque nel villaggio. Sono gli stessi tecnici delle RegieSaline della Sardegna, che progettano sia gli argini, i murettiin pietra esagonale dei canali e i sobri edifici industriali, siagli edifici comunitari e quelli abitativi, con qualche conces-sione in più agli ornamenti, ispirati al medievalismo tanto invoga negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento.

L’area riveste una notevole importanza ambientale, pae-saggistica e storico culturale, poiché qui all’interno del villag-gio del sale sono concentrate le maggiori testimonianze del-l’industria di estrazione di questo prodotto.

Oggi il villaggio del sale, pur rispecchiando alcune carat-teristiche dei villaggi operai ottocenteschi e dei centri mine-rari contemporanei, appare inghiottito dalla crescita vortico-sa del quartiere la Palma che, a partire da gli anni sessanta, siè rapidamente espanso fino ad occupare l’area fra gli stagnie la direttrice stradale che collega la città di Cagliari con laspiaggia del Poetto.

Ubicato negli anni trenta in posizione isolata e distanteda Cagliari, costituisce oggi il margine orientale della cittàche si è espansa dalle propaggini dei colli di Bonaria e MonteUrpinu verso le zone umide, il promontorio di S.Elia e a sudverso la linea di costa.

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12. La città del Sale

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ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE 13

Prima della realizzazione dell’asse mediano,venendo da Cagliari, si accedeva all’area supe-rando il ponte Vittorio e svoltando a destra, dovesi incontra il primo degli edifici, la chiesa del Ss.

Nome di Maria, ubicata all’interno di un giardino e pocodiscosta la palazzina della direzione delle saline.

I due fabbricati sorgono lungo il viale la Palma, accanto alcanale Terramaini, unica via d’accesso alla vasta zona umida,costituita oltre che dalle vasche salanti anche dagli stagni edal ramificato sistema di comunicazione dei canali, facentiparte oggi del Parco di Molentargius.

LA CHIESA DEL SS. NOME DI MARIALa chiesa del Ss. Nome di Maria (fig. 2) – che sorge tra la viaTramontana e il viale la Palma – ha navata unica, il corposemplice e le dimensioni ridotte che la rendono simile aduna cappella gentilizia, mentre la commistione di caratteristilistici eterogenei dei prospetti accoglie anche cautirichiami all’architettura medievale. Un portale a ghiere con-tornato da una cornice, sormontato da un rosone a raggieracruciforme, e un campanile a vela a tre luci al vertice dellacornice scalettata caratterizzano la semplice facciata acapanna. Il contrasto cromatico tra le cornici chiare e il

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Percorsi nell’architetturadelle Saline di Molentargiussilvano piras

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14 ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE

rosso del laterizio contribuisce ad evidenziare la chiesa,scandita nei fronti laterali da monofore, contornate da cor-nici ispirate a stilemi art dèco.

Eretta nel 1934 su progetto dell’ingegner Vincenzo Mar-chi, allora direttore delle Saline di Stato, ospitava le messedegli abitanti del villaggio del sale. Divenne dal 1964 al 1979la parrocchiale del quartiere La Palma, fu abbandonata conla costruzione di una nuova chiesa più ampia destinata araccogliere anche la comunità di fedeli del quartiere delsole, per essere utilizzata dal 1991 solo per particolari ceri-monie.

LA DIREZIONELa palazzina della direzione delle Saline di Stato (figg. 4, 5)sorge lungo il viale della Palma, all’interno di un giardinoalberato, poco discosta dalla chiesa del Ss. Nome di Maria. Siimpone in termini visivi nel paesaggio, non tanto per le suedimensioni, quanto per il vivace contrasto tra i cromatismidei paramenti murari rossi e le decorazioni chiare. Il fronteprincipale è scandito orizzontalmente da un basamento difinta pietra ad intonaco, da una cornice marcapiano, da unrobusto cornicione aggettante sostenuto da mensole e coro-nato da una balaustra di colonnine alternate ad un muropieno in laterizio. Verticalmente è suddiviso da marginibugnati in rilievo in due corpi laterali, leggermente avanzatirispetto alla porzione centrale, che ha il balcone del pianosuperiore in asse con il portone d’ingresso lunettato.

L’impaginazione della facciata segue uno schema rigoro-samente simmetrico, con le aperture che in alcuni punti siaffiancano raddoppiandosi, e si ripete uniformemente perl’intero perimetro del fabbricato. Le finestre cambiano diforma nei due piani: al piano terra hanno timpani orizzontalie mensole rovesce, mentre al piano superiore sono a tuttosesto, contornate da una cornice a sesto acuto. Sul fronte piùbreve, che segue i caratteri del prospetto principale, si ripe-tono tre aperture per piano con un balcone centrale nelsecondo livello.

All’interno, nella sala infissi lignei originali con cornicilavorate, e arredi risalenti al periodo di costruzione dell’edifi-cio rivelano l’unitarietà della progettazione.

La palazzina della direzione delle Saline di Stato, realizza-ta a partire dagli anni trenta del XX secolo, era ubicata all’in-gresso del villaggio del sale, che rappresentava allora unnuovo modello di complesso produttivo, costituito non soloda opere legate al ciclo industriale, ma dall’integrazione diluogo di lavoro e residenze. Accanto alle strutture per il lavo-ro, alle vasche salanti, ai canali di immissione dell’acqua nac-que un vero e proprio villaggio stabile, costituito da uffici,abitazioni plurifamiliari e spazi comunitari.

LE ABITAZIONI DEGLI IMPIEGATIIl complesso di edifici residenziali (figg. 7, 8), destinati agliimpiegati delle saline di Stato, è situato in una piazza internarettangolare, secondo lo schema del tipico square inglese, evi si accede percorrendo il lungo viale alberato che si diparte

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1 (a pagina 13). L’edificio dei Sali Scelti.

2. La Chiesa del SS. Nome di Maria.

3. Il serbatoio di accumulo dell’acqua, nei pressi delle officine.

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ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE 15

4. La Direzione delle Salinedi Stato sorge all’interno diun giardino alberato.

5. Veduta della Direzionedal Viale della Palma.

6. Le abitazione degli ope-rai realizzate sulla riva delTerramaini.

7. Le abitazioni degli impie-gati si evidenziamo per icorpi scala avanzati.

8. Il gruppo di residenze èdisposto intorno ad unapiazza interna rettangolare. Tutti gli edifici residenziali ei fabbricati delle officinesono perfettamente inseritinel verde del paesaggio.

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16 ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE

a sinistra della palazzina della direzione. I cinque fabbricatisorgono secondo una disposizione simmetrica, due copieparallelamente e uno in asse con il viale. Il primo degli edifi-ci che si incontra, pur mantenendo i medesimi impiantimurari in laterizio che connotano gli altri quattro, è recentee si erge sull’area dello stallaggio, dismesso in seguito all’in-troduzione della ferrovia décauville per il trasporto del sale,al posto della trazione animale dei barconi. Gli edifici carat-terizzati dalle semplici volumetrie e dal tetto di copertura apadiglione, hanno paramenti murari di laterizio rosso, in cuirisaltano gli elementi decorativi delle aperture ripetutiuniformemente per l’intero perimetro. Ciascuno dei quattroedifici è articolato su due piani e presenta da quattro a seiaperture sul fronte maggiore in relazione alla grandezza delfabbricato. L’edificio di dimensioni maggiori, disposto sulfianco, ha i due blocchi scale aggettanti rispetto al corpoprincipale del fabbricato, mentre negli edifici più piccoli ilcorpo scale è aderente al muro di spina in cui si aprono dop-pie finestre sfalsate che concorrono ad animare prospettisemplicissimi. Gli edifici sono segnati da cornici piatte earchitravi di cemento grigio che contornano le aperture adarco a sesto ribassato unite da fasce orizzontali, e da fasce dibasamento e zoccolature in pietra.

IL COMPLESSO DELLE OFFICINE, FALEGNAMERIA, CEN-TRALE ELETTRICA E MENSA Il complesso costituito dalle officine, la falegnameria, lamensa e i magazzini delle Saline di Stato (figg. 9-14) presen-ta l’impianto tipico degli opifici industriali a un solo piano,articolato in due copie di fabbricati paralleli bassi e allunga-ti, abbinati a corpi perpendicolari più profondi e più alti.

Detti fabbricati insistono in un’area, ubicata fra il canalela Palma e il viale d’accesso alle abitazioni dei dipendentidelle Saline di Stato. Il gruppo costituito dai primi tre fabbri-cati è disposto a destra della strada d’ingresso al complesso,mentre la falegnameria, gli uffici e la rimessa formano unacorte interna a sinistra della medesima via.

I fronti esterni dei magazzini e degli spogliatoi, inseritinella recinzione con basamento e piastrini della cancellata inmattoni rossi, hanno paraste angolari in finto bugnato e tim-pano scalettato che inquadrano le aperture.

Superato il cancello d’ingresso, che dà accesso alla viaprincipale del complesso, si trovano a destra il fronte princi-pale degli spogliatoi degli operai e del magazzino, e a sinistraquello delle autorimesse e degli uffici.

A destra il primo edificio è caratterizzato dalla bicromiadelle superfici ad intonaco, scandite da paraste in cui si apro-no due gruppi di tre finestre alternate con portali dagli ango-li smussati; il secondo di altezza maggiore si distingue per ledoppie paraste che si alternano con aperture quadrangolari.Il secondo fabbricato presenta anch’esso paraste su impiantimurari in mattone cotto con basamento e cornicione finiti adintonaco e ampie aperture a sesto ribassato

Il complesso ospitava anche gli spazi ad uso dei murato-ri, la fonderia per la produzione degli oggetti in ghisa resi-

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9. La centrale elettrica situata all’interno delrecinto fiscale.

10. Il fabbricato della falegnameria.

11. La fabina elettrica di trasformazione.

12. Il corpo di fabbrica degli uffici delle Saline.

13. I magazzini.

14. Gli spogliatoi degli operai.

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Schema del complesso delle officine.

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stenti al sale: le pulegge, le ruote delle macchine realizzateper la lavorazione del sale e le ringhiere degli edifici del vil-laggio.

Vi era impiegato un operaio addetto alla produzione deimodelli in legno e alla lavorazione delle terre di fonderia pergli stampi.

La salina occupava nel periodo di maggiore produzione,prima della chiusura, cinque muratori e altrettanti manovali,dieci operai specializzati addetti alle macchine utensili, ven-ticinque carpentieri, cinque falegnami e quattro aiutanti,otto elettricisti, quattro motoristi con quattro aiutanti, ottosalinieri e quattordici manovali.

In prossimità dell’accesso al lungo viale di superbi eombrosi Ficus rethusa, che delimita sul lato sud il complesso,si erge la torretta della centralina elettrica (fig. 11), ispirataanch’essa a stilemi medioevaleggianti, coronata da un corni-cione fortemente aggettante, con finti margini bugnati emerli, che impaginano su ogni lato tre aperture a sesto ribas-sato. Sempre all’interno del recinto fiscale si trova anche ilserbatoio d’accumulo dell’acqua (fig. 3), caratterizzato dallegeometrie essenziali degli elementi in cemento armato.

L’ABITAZIONE DEL CUSTODESuperato l’accesso al complesso delle officine, sulla sinistradel viale è ubicata l’abitazione del custode (figg. 15, 16), carat-terizzata dallo spigolo curvilineo, unico riferimento ai temidell’architettura moderna, che distingue questo fabbricatodagli edifici industriali coevi, ma ispirati alle fabbriche otto-centesche, realizzati sul lato opposto della strada.

L’abitazione monofamiliare e a un solo piano, realizzatasulla riva del canale, presenta superfici ad intonaco rosso incui si aprono regolari finestre con semplici cornici bianche, efasce di coronamento che contraddicono l’impianto raziona-lista dell’edificio.

L’EDIFICIO DEI SALI SCELTIUbicato lungo la strada di accesso al compendio dello stagnodi Molentargius e delle saline di Stato, il fabbricato industria-le dei Sali Scelti (figg. 1, 17-19), si trova all’interno di un’areaverde e ha sul retro la darsena posta in collegamento con ilcanale della Palma.

L’edificio, a pianta rettangolare, costituito da due volu-mi a tre e due piani, utilizzato per la purificazione del sale

15, 16. L’abitazione del custode sorge sulla viad’accesso agli impianti delle Saline e si affacciasulla riva del Canale della Palma.

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per usi alimentari, era dotato di elevatore a noria che por-tava il sale al livello superiore dove iniziavano le varie fasidi lavorazione. Queste si svolgevano dall’alto verso il bassoall’interno dell’edificio, sfruttando la forza di gravità, ecomprendevano il lavaggio, il trattamento chimico e l’essic-cazione.

La struttura, articolata in due blocchi di differente altez-za, ha murature portanti in pietra intonacate e coperture afalde inclinate, costituite da capriate con puntoni in legno etiranti in ferro e manto di copertura in pannelli di lamieragrecata rossa.

Le facciate maggiori hanno grandi aperture contornatesuperiormente da cornici a sesto ribassato in laterizio, corni-ce marcapiano in mattoni disposti con giacitura di spigolo,mentre il fronte rivolto verso la strada presenta un timpanoscalettato con un oculo in mattoni.

La bicromia dell’edificio, data dal contrasto tra intonaco elaterizio, risalta in virtù del recente intervento di recupero,attuato nell’ambito dei lavori per la realizzazione del Parco diMolentargius.

Il bacino retrostante l’edificio, collegato con il canale

della Palma, era utilizzato per l’attracco delle chiatte che tra-sportavano il sale da purificare, che successivamente venivapoi conferito alla darsena per il carico sulle navi.

L’edificio realizzato presumibilmente negli anni Trentadel XX secolo, presenta il caratteristico aspetto fabbricatiindustriali della seconda metà dell’Ottocento, cadde in disu-so con l’evoluzione delle tecniche di lavorazione e vennecompletamente abbandonato nel corso della progressivadismissione degli impianti delle saline da parte dei Monopo-li di Stato. Nel 2004 si sono conclusi i lavori di recuperodella struttura che ospiterà la direzione del parco di Molen-targius.

Il processo produttivo del sale da tavola, che si svolge-va in questo fabbricato, prevedeva che il sale grezzomediante trasportatori a nastro ed elevatore a noria, venis-se portato all’ultimo piano, dove partiva la lavorazione, dal-l’alto verso il basso, comprendente il lavaggio in acquasatura e l’essicazione con corrente d’aria prodotta da unacaldaia. Nella fase successiva, il sale passava attraverso ivagli separatori vibranti, e a conclusione del ciclo venivamacinato e insaccato.

17, 18. L’ex fabbrica dei Sali Scelti, destinata a diventare Direzione del Parco diMolentargius, vista dalla Darsena e dal Viale della Palma.

19. Il fabbricato dei Sali Scelti sulla Darsena di attracco dei barconi che tra-sportano il sale al molo d’imbarco, in una foto d’epoca dove sono evidenti itrasportatori esterni all’edificio.

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20 ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE

LA FABBRICA DEI SALI POTASSICISuperando il primo ponte, situato di fronte agli spogliatoidegli operai, accediamo all’area delle saline che si trova oltrela riva sinistra del canale della Palma; prendendo la strada adestra, superati gli impianti sportivi del dopolavoro deiMonopoli di Stato, si giunge all’opificio del potassio.

La fabbrica dei sali potassici (figg. 20-22) sorge al margi-ne occidentale della vasta area delle saline della Palma,lungo il canale Sa Perda Bianca, oggi denominato Terramaini,sulla riva opposta del quale è stata realizzata, in tempi recen-ti, la direttrice stradale dell’asse mediano. L’edificio indu-striale, realizzato per sfruttare i sottoprodotti del sale, ècaratterizzato dalle masse volumetriche semplici dei trecorpi, due bassi e uno centrale più alto, e dalla base della vec-chia ciminiera. Privo di apparato decorativo, si contraddistin-gue per le tipiche forme del capannone industriale a spioven-ti, evidenziando nel porzione centrale del fronte maggioreregolarissime aperture su superfici intonacate di rosso, e neicorpi aggiunti aperture di dimensioni minori. Costruito nel

1939, l’impianto allora moderno e in grado di soddisfare lerichieste sia di sali potassici che di magnesio, è oggi comple-tamente abbandonato con l’apparato tecnico per l’estrazionedei sali in cattive condizioni.

Negli anni 60 del sec XX la produzione cessò e l’impiantovenne progressivamente abbandonato ed utilizzato comedeposito, nel frattempo buona parte dei macchinari ha subi-to gravi danni; la ciminiera, a causa di pericolosi cedimenti èstata in parte demolita verso il 1985.

L’edificio, su due piani presenta solai realizzati con travid’acciaio e tavolati in legno, adatti per la lavorazione di pro-dotti fortemente corrosivi, aveva impianti simili all’opificiodei sali scelti, tini d’acciaio ed essiccatoi che alimentavanola ciminiera. L’impianto di produzione del potassio, dotatodi macchinari in acciaio inossidabile e molibdeno, venivaalimentato dall’idrovora della Palma con le acque madriprovenienti dalle vasche delle saline omonime, antistantil’opificio.

I sali potassici e di magnesio, utilizzati nell’allevamento e

20. Il fabbricato dei Sali Potassici realizzato allafine degli anni Trenta del Novecento.

21. La ciminiera dell’impianto di essiccazione deiSali Potassici, abbattuta negli anni Ottanta per-ché pericolante.

22. Un’altra veduta della fabbrica dei Sali Potas-sici che ne evidenzia la collocazione lungo ilCanale di Terramaini.

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nella produzione dei formaggi, hanno la particolarità di pre-cipitare a bassa temperatura e in assenza di vento.

L’IMPIANTO DEL BROMOAl termine del viale della Palma, superando il ponte Secchi,interessante struttura in ferro, svoltando a destra per la stra-da sterrata che costeggia lo specchio d’acqua della salina, sigiunge alla fabbrica del bromo.

Gli edifici industriali per la produzione dei sali di bromo(fig. 23) sorgono all’interno della vasta area delle saline diStato, sul bordo orientale dello specchio d’acqua che costi-tuiva le vasche salanti della Palma. I due fabbricati hannoentrambi pianta rettangolare e sono caratterizzato dallemasse volumetriche semplici dei corpi che li costituiscono.L’edificio maggiore e contraddistinto dal corpo centrale chesi sviluppa su tre piani, e dalla copertura a botte dell’avancor-po del secondo capannone. Il complesso privo di apparatodecorativo, si segnala nel paesaggio della zona umida per l’al-ta ciminiera in cotto e il silos cilindrico.

Mentre il cloruro di sodio precipita una volta raggiunta laconcentrazione di 250 kg/mc, i sali di bromo hanno bisognodi 300 kg/mc.

Il fabbricato della SIB (Industria Sarda Bromo) ospitavagli impianti di lavorazione, trattamento, stoccaggio e confe-zionamento in recipienti di vetro del bromo.

Oggi vi ha sede un laboratorio che produce canoe, vele ecomponenti per la nautica.

L’impianto utilizzava il cilindro di calcestruzzo per i pro-cessi di raffinazione del bromo, i cui bromuri liquidi – dall’o-dore intenso simile all’ammoniaca – in periodo autarchicotrovavano impiego nella fabbricazione di esplosivi.

L’OFFICINA PER LA MANUTENZIONE DELLE LOCOMOTIVEDal ponte della dogana, tornando indietro lungo la riva sinistradel canale troviamo l’ex rimessa delle locomotive (fig. 24),facente parte delle strutture connesse alla rete di trasporto delsale dagli impianti di estrazione ai luoghi di lavorazione e almolo d’imbarco. È costituita da un fabbricato a pianta rettan-

23. Veduta del corpo fabbri-ca dei Sali di Bromo sortonel 1939.

24. L’officina per la manu-tenzione delle locomotive.

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golare e tetto di copertura a due falde, che presenta sul fronteprincipale ampie finestre ad arco di cerchio su superfici adintonaco scandite da paraste, e sul fronte minore i due portalia sesto ribassato e un oculo nel timpano. Il complesso degliimpianti di produzione del sale in seguito ai lavori eseguiti suicanali di alimentazione e trasporto negli anni cinquanta, eall’avanzamento delle tecniche estrattive, divenne uno dei piùmoderni e produttivi d’Europa.

In questo edificio veniva fatta la manutenzione dei loco-motori idraulici che trainavano i piccoli vagoni, utilizzati peril trasporto del sale dalle aree di raccolta agli impianti dilavorazione, lungo la rete di binari decauville.

LA SEDE DEL DOPOLAVOROSi accede all’ex dopolavoro delle Saline di Stato dal vialedella Palma, attraverso un viale alberato che si diparte dallariva sinistra del canale omonimo, raggiungibile tramite ilprimo ponte che si incontra dopo l’edificio della direzione.

L’edificio (figg. 25-27), che mantiene l’originale pianta ret-tangolare, consta di un corpo ad un piano posto attorno allasala interna, e presenta paraste di finto bugnato che scandi-scono le porzioni laterali leggermente aggettanti. Nel corpocentrale del prospetto principale si apre una lunga teoria difinestre, che formano un’apertura a tre luci nei corpi lateraliavanzati, tra i quali nel fronte a nord si apre un porticato ario-so retto da esili e stilizzati piastrini. L’edificio è scandito dauna fascia di basamento, da una sottile cornice e da un cor-

25. La facciata principale del Dopolavoro oggi “Teatro delle Saline”.

26. Veduta laterale del teatro: è evidente il volume massiccio del corpo delpalcoscenico che altera le proporzioni dell’edificio.

27. L’ingresso del teatro.

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nicione di coronamento che uniscono le aperture contornateda cornici verticali e timpani orizzontali ispirati agli stilemidéco. I fronti del fabbricato si evidenziano per il contrastocromatico tra il rosso delle superfici murarie e il colore chia-ro delle cornici, delle paraste e dei cornicioni.

Circondato dalla terrazza e sottolineato alla sommità dauna cornice orizzontale, si erge il corpo centrale a doppiaaltezza, concluso da un tetto rosso a padiglione, che esibisceoculi che illuminano la sala interna. Sul parapetto della ter-razza che in asse con il portale s’incurva si legge ancora lasigla dell’Opera Nazionale Dopolavoro, mentre è andato per-duto l’anno di costruzione.

La sala interna è costituita da platea e galleria con balco-nata cinta da una ringhiera in ghisa con motivi ornamentali.Le pareti e il soffitto a cassettoni che inquadrano un ampioovale presentano decorazioni pittoriche con temi classicheg-gianti e inserti plastici in stucco.

Inaugurato nel 1932, il Dopolavoro fu abbandonato neldopoguerra e fu oggetto di un intervento di recupero al prin-cipio degli anni ’90, che ha accresciuto la capienza da 270 a350 posti, ampliando il palcoscenico con un volume massic-cio che ha alterato i rapporti dei corpi di copertura, sbilan-ciando le proporzioni e l’unitarietà dell’edificio.

Ultimamente, a seguito di queste ristrutturazioni, l’edifi-cio ha vissuto una nuova esistenza essendo stato utilizzatocome sede per intere stagioni teatrali e quindi ribattezzato“Teatro delle Saline”. Questo, probabilmente, lo ha fatto

diventare l’edificio del complesso delle Saline più conosciutodai cagliaritani.

LO SCALO D’ALAGGIOIl fabbricato dello scalo d’alaggio, ubicato in un’area tra leofficine della carpenteria e le abitazioni dei dipendenti delleSaline di Stato, fa parte delle strutture legate agli impianti diestrazione del sale.

È costituito da due fabbricati molto semplici addossati,con coperture a due falde, portali d’accesso sui fronti princi-pali e grandi aperture che danno luce agli ambienti interninei fronti laterali. Si accede al capannone – che accoglieva leofficine per la manutenzione dei barconi utilizzati per il tra-sporto del sale – dal viale della Palma.

Il fabbricato dello scalo d’alaggio, sorge a partire dal terzodecennio del Novecento, accanto all’antico magazzino delsale, collegato con il bacino della darsena antistante l’edificiodei sali scelti, e con il canale della Palma, utilizzato per il tra-sporto del prodotto dalle saline agli impianti di lavorazione.

Il fabbricato fa parte del complesso delle officine, degliimpianti di lavorazione e stoccaggio realizzati in seguito alleopere idrauliche e di bonifica del 1925-26, che interessaronogli stagni dell’area orientale di Cagliari, rendendo possibile losfruttamento razionale delle saline.

Tali opere portarono al miglioramento delle vie di comu-nicazione via acqua, costituite dal ramificato sistema dicanali che giungeva fino alle saline di Quartu S. Elena e che

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comprendeva, fra gli altri, il canale del Vecchio Stagno e ilcanale di Palamontis, che si estendono a occidente e a meri-dione del Molentargius, il canale sa Perda Bianca e quellodella Palafitta, nella porzione orientale.

LE OFFICINE DELLA CARPENTERIA E DELL’ACCUMULA-MENTOLe officine della carpenteria, ubicate in un’area fra il canaledella Palma e le abitazioni dei dipendenti delle Saline diStato, fanno parte delle strutture connesse agli impianti diestrazione del sale. Sono costituite da due fabbricati addos-sati, a pianta rettangolare con volumetrie differenti,, uno tri-partito da due file di pilastri con coperture a due spioventi el’altro di altezza maggiore e unica copertura a due falde.

Entrambi i fabbricati sono molto semplici e presentanoampie aperture che danno luce agli ambienti interni, alterna-te nei fronti principali a grandi portali d’accesso.

L’IMPIANTO DEL GESSO L’impianto del gesso (fig. 28), ubicato in prossimità dellevasche salanti in un’area fra il canale della Palma e il canaledi Palamontis, fa parte anch’esso delle strutture legate agliimpianti di estrazione del sale.

È costituito da un fabbricato dalla semplice volumetria ecopertura a due falde, con portali d’accesso sul fronte princi-pale e cinque copie di aperture che danno luce agli ambientiinterni nei fronti laterali. In questo impianto venivano confe-

zionati i sacchi contenenti il solfato di calcio (gesso), raccol-to nelle vasche della salina di Quartu S. Elena e utilizzatonelle lavorazioni della cementeria. L’impianto per il gessosorse negli anni trenta del Novecento, in un’area adibita allaprima lavorazione e accumulo del sale, compresa tra il cana-le del Vecchio Stagno e il canale Palamontis. A oriente si evi-denziava la montagna di 15-20 mila quintali di sale che avevasostituito i cumuli di 3-5 mila metri cubi e caratterizzava ilpaesaggio rivolto verso la spiaggia del Poetto.

L’IDROVORA DEL ROLLONELungo il canale che collega le saline di Quartu S. Elena alMolentargius, si trova il complesso del Rollone (fig. 29, 30),suddiviso in tre settori comprendenti centralina elettrica,cabina di distribuzione e la sala pompe e, sulla spondaopposta, il fabbricato dismesso della rimessa. Anche qui ilpaesaggio è stato totalmente modificato dalla mano del-l’uomo e osservando i conci esagonali di calcare degli argi-ni, le forme dei piloni e delle balaustre dei ponti in ferro, sipercepisce tutta la sapienza e la bellezza delle tecnichecostruttive ottocentesche. Volgendo lo sguardo verso lecaselle salanti si possono ammirare i sistemi di chiusemetalliche, saracinesche, sponde in legno e degli altrimanufatti che nel corso del tempo si sono accumulati nel-l’area, testimonianze di alcuni secoli di cultura e tecnicaedilizia. La torretta della centralina elettrica presenta imedesimi apparati decorativi della cabina del recinto fisca-

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28. La fabbrica del Gesso.

28. Il fabbricato dell’Idrovora del “Rollone” rea-lizzato negli anni Trenta del Novecento.

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le, con tre finestre a sesto ribassato rinserrate da margini infinto bugnato e cornicione aggettante. L’idrovora immette-va o estraeva l’acqua dalle saline della Spiaggia lungo ilcanale principale, costeggiato dalla strada sterrata sul mar-gine orientale della fascia di Is Arenas.

VIE DI COMUNICAZIONE E SISTEMI DI TRASPORTONel Novecento, oltre ai canali e alle strade si aggiunse unaltro sistema di trasporto del sale che utilizza il sistemadecauville: una ferrovia a scartamento ridotto (con distanzafra i binari di 60 cm) con gli stessi piccoli vagoni impiegati inminiera. Lungo gli argini di ognuna delle vasche di raccoltadel sale vennero realizzati binari, per un estensione comples-siva di trenta chilometri, lungo i quali i vagoncini venivanotrainati, prima a mano e poi da un locomotore diesel Jemba-ch con cambio meccanico, sino agli impianti di lavorazione.

Per un lungo periodo il sale era stato raccolto rompendo-ne lo strato superficiale e asportandone una parte, per rea-lizzare un binario provvisorio all’interno della vasca, carican-do il prodotto nei vagoncini, alimentando mediante un arga-no il cumulo utilizzato per il carico dei barconi lungo i cana-li. Negli anni sessanta i trenini trasportavano il sale estrattodal bordo delle caselle sino all’area di ammassamento, lavag-gio e lavorazione, passando sulla linea ferroviaria a scarta-mento ridotto realizzata lungo il canale di S. Bartolomeo, eportavano il prodotto al punto d’imbarco della darsena delsale. Il canale, a causa dell’inquinamento delle acque, perse

la funzione di immissario, svolta dal nuovo canale che mette-va in comunicazione ad oriente le saline con il mare, median-te l’idrovora del Poetto.

Dal 1978 al 1985, quei 25 locomotori, ospitati nella rimes-sa per le manutenzioni realizzata negli anni trenta, vennerosostituiti da macchine più moderne con cambi idrostatici,prodotte dalla Greco in Emilia. Ai trenini, tra la metà deglianni settanta e ottanta – con l’evolversi delle tecniche diestrazione, poiché utilizzati solo nei mesi estivi e a causadegli alti costi del personale necessario per la manutenzione– vennero preferiti gli autocarri. I binari furono rimossi quan-do, per consentire il trasporto del prodotto con i camion, furealizzata, lungo il Canale di S. Bartolomeo, la strada di colle-gamento degli impianti con la darsena del sale e il capanno-ne Nervi fu dismesso.

TECNOLOGIELe vasche dai 30 metri per 30 furono ampliate fino ad assu-mere i 150 metri di lato, e la raccolta da manuale divennemeccanica, con una forte accelerazione che portò alla ridu-zione del personale da 150 a 3 addetti per ciascuna casella.La raccolta veniva effettuata ogni 5 anni, lo strato di salealto 50 cm, poteva sostenere il carico dei mezzi utilizzati perl’estrazione, l’escavatore e il camion. In precedenza poichéla base delle vasche della salina di Molentargius si trova 70-80 cm sotto il livello del mare e la portanza del fondo argil-loso non supera i 300g./cmq, le ruspe si spostavano su tubi

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30. Il secondo fabbri-cato dell’Idrovora del“Rollone”.

31. Il Ponte Sechi rea-lizzato sul Canaledella Palma.

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d’acciaio lunghi 150 m., motorizzati elettricamente con cate-ne che li facevano ruotare. Il sale dalla ruspa andava sul tra-sportatore a nastro, che lo conduceva alle norie per il caricosui vagoni della decauville. Negli anni ottanta vennerointrodotti gli impianti di prelavaggio anche nella fase di rac-colta.

La fabbrica delle saline utilizzò le più recenti tecnologieoleodinamiche anche nell’impianto dei sali scelti: un solomotore con unico albero di trasmissione per ogni macchinae pompe oleodinamiche idrauliche.

LA DARSENA DEL SALE AL MOLO DELLA PALAFITTAPer un certo periodo, dal pontile d’imbarco delle saline, ilprodotto, una volta caricato su barconi che venivano trainatida rimorchiatori fino al porto di Cagliari, giungeva al molosabaudo per il carico sulle navi mercantili.

In seguito le operazioni d’imbarco si svolsero nella Darse-na del sale realizzata nello sbocco a mare del canale di S. Bar-tolomeo, in precedenza denominato della Palafitta.

La darsena del sale fu completata nel 1928, a conclusionedegli intervento di sistemazione della zona di costa acquitri-nosa che si estendeva oltre il colle di Bonaria. La profonditàdel fondo non consentiva comunque operazioni di carico subattelli che superassero le 1500 t di stazza, e le navi di dimen-sione maggiori continuavano ad utilizzare il porto. Tale siste-ma lento e costoso contribuiva a tenere alti i costi.

Nel 1950, sulla base di un progetto prebellico di mecca-nizzazione dello scalo, il molo della Palafitta fu allargato finoa 70 m, banchinato per 200 m, e la profondità portata a 13 m.Inoltre furono installate potenti gru a benna, elevatori enastri trasportatori al servizio di un magazzino di notevolidimensioni realizzato tra il 1955 e il 1958 su progetto di Pier-luigi Nervi. Grazie a queste opere la quantità giornaliera diprodotto caricata arrivò a 3000 tonnellate.

32, 33. Veduta del Capannone alla cui progettazione partecipò PierluigiNervi, sorto lungo il molo della Palafitta. Nella veduta laterale il gruppomobile per il carico del sale sulle navi e la tramoggia del silos.

34. Assonometria del Capannone del Sale sorto lungo la darsena di caricodei mercantili.

35 Veduta del complesso della “Città del Sale” nel paesaggio del parco diMolentargius.

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IL CAPANNONE NERVIIl fabbricato (figg. 32-34), a pianta rettangolare, è ubicato sulmolo allo sbocco a mare del canale della Palafitta e presentauna struttura costruttiva costituita da ampie volte paraboli-che in cemento armato di forma simile ad un’altra architettu-ra industriale del dopoguerra, il magazzino dei prodotti chi-mici dell’ex Montecatini, ubicato ai margini della laguna diSanta Gilla ed ora adibito a centro commerciale.

Il silos è costituito dal volume principale a sezione para-bolica, sormontato dal parallelepipedo del nastro trasporta-tore per lo stoccaggio del prodotto negli scomparti interni,scandito da elementi verticali in calcestruzzo con aperturerettangolari e dalla torre orientale dell’elevatore a tazze.

A destra del capannone, in successione si trovano il lungocorpo rettangolare del nastro trasportatore, le tramogge e lagru per il sollevamento del sale.

A sinistra il corpo delle officine e, di fronte al fabbricato,la struttura metallica del gruppo mobile con i nastri traspor-tatori ed elevatori per il carico del prodotto sulle navi ormeg-giate. Le volte del fabbricato sono realizzate sfruttando lepossibilità strutturali dell’ossatura dei costoloni in cementoarmato, poggiante su robusti sostegni laterali, che sostengo-no un leggera soletta in laterizio.

Sorto su progetto di Pierluigi Nervi nel margine sud-orientale dell’area portuale di Cagliari, veniva utilizzato perl’accumulo del sale prodotto negli impianti di Molentargius edestinato all’esportazione.

Il sale, immesso nella tramoggia dalla gru che ne rove-sciava il contenuto dal barcone, giungeva, mediante il nastrotrasportatore, all’elevatore a tazze, che lo portava alla som-mità nella torre orientale del capannone.

Qui un nastro trasportatore orizzontale lo distribuiva neldeposito, mediante caditoie disposte lungo il percorso longi-tudinale.

LA CITTÀ DEL SALE E IL PARCO DEL MOLENTARGIUSIl valore di quest’area è testimoniato non solo da questastraordinaria architettura, o dagli altri manufatti prodotti dal-l’uomo nel corso di secoli, ma anche dall’incessante opera ditrasformazione del paesaggio, prodotta da interventi realizza-ti sempre in perfetta armonia con gli specchi d’acqua interni,il mare e le specie vegetali e animali preziose: elementi checostituiscono oggi il grande parco di Molentargius-Saline.

Le condizioni di abbandono in cui si trova attualmente l’a-rea denotano, anche e soprattutto, la secolare estraneità allacittà in quanto luoghi di appropriazione da parte del Demanioe da tempo rivendicati dall’amministrazionre regionale in unavertenza ancora lontana dalla conclusione. In quest’area, gliedifici industriali testimoniano una cultura architettonica chepresenta caratteristiche urbane molto forti che si esprimeanche nelle sistemazioni idrauliche dei canali, negli argini e neiponti che segnano tutto il territorio di Molentargius.

Il processo di trasformazione delle saline e del sistema diraccolta naturale, iniziato dai Piemontesi, ha prodotto unsistema unitario costituito sia dagli elementi naturali e pae-saggistici, sia dagli elementi urbanistici e architettonici. Il piùgrande sistema di archeologia industriale, la più estesa mac-china idraulica, finalizzata all’estrazione a alla produzione delprezioso elemento.

Questa macchina produttiva, costituita da canali e vasche,rappresenta da secoli il sistema regolatore dell’area, che pro-duce ambiente e fauna. Si tratta di una macchina-organismocomplessa ed estesa, che oggi coniuga valori storici, sociali,ambientali e architettonici, in una sintesi preziosa e originale.

Elementi il cui valore ancora non è ancora compresoappieno dalle istituzioni, elementi che costituiscono la ric-chezza del sistema saline, sistema di cui non si può continua-re a disconoscere l’importanza e che rappresenta uno deitemi centrali del futuro della città.

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Il sistema saline

Bacino Molentargius (1ª evaporazione)

Giochetti

Traverso

Fra Eliseo

Centrale

Stagno di Quartu

Seconda evaporazione

Seconda evaporazione

Terza evaporazione

Terza evaporazione

Bacini salanti

Servitrici

Saline della Palma

I Canali

Canale di adduzione dell’acqua dal mare

Canale di collegamento tra le vaschedi 1ª e 2ª evaporazione

Idrovora

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IL SISTEMA DELLE SALINE DI MOLENTARGIUS

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Il sistema saline

Bacino Molentargius (1ª evaporazione)

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Bacini salanti

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Saline della Palma

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IL SISTEMA DELLE SALINE DI MOLENTARGIUS

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30 ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE

Il sale è costituito prevalentementeda Cloruro di sodio (NaCl).

Si ottiene dall’evaporazione dell’ac-qua di mare fino a 40 volte il volumeiniziale.

In ogni litro d’acqua di mare sonopresenti mediamente 35 grammi diNaCl; tale quantità, indicata “indice disalinità”, può aumentare o diminuire inseguito al grado di evaporazione del-l’acqua.

L’unità di misura della salinità del-l’acqua di mare è il grado Bè, dal chimi-co francese Beaumè. Mediamente leacque di tutto il pianeta hanno una sali-nità di 3,5° Bè.

La salinità varia da mare a mare e,nell’ambito di uno stesso bacino, anchea seconda delle stagioni e della profon-dità. Le salinità maggiori si riscontranonelle zone tropicali, dove l’evaporazio-ne è intensa e le precipitazioni sonomolto scarse.

Contribuiscono ad aumentare l’eva-porazione non solo i raggi solari maanche il vento e la profondità delleacque.

In un litro d’acqua marina, con sali-nità di 35g per litro, i rapporti (in gram-mi e percentuale) fra i sali principalisono i seguenti:

NaCl g 27,213 77,76%MgCl2 g 3,807 10,87%MgSO4 g 1,658 4,73%CaSO4 g 1,260 3,60%K2SO4 g 0,863 2,45%CaCO3 g 0,123 0,33%MgBr2 g 0,076 0,26%

g 35,000 100,00%

I sali della tabella sono ottenuti dal-l’evaporazione di un chilogrammo diacqua di mare a salinità media, avendobruciato la sostanza organica. Natural-mente gli elementi chimici che com-pongono questi sali sono presenti nellasoluzione in forma ionica.

I costituenti minori, a concentrazio-ni assai minori di quelle dei sali princi-pali, sono composti di una gran quan-tità di metalli, dal litio al cobalto all’oro,

compresi quelli delle “terre rare”. A dif-ferenza dei sali principali, gli elementicontenuti in minore concentrazionepresentano spesso proporzioni chevariano nello spazio e nel tempo.

Le saline si sono originate proprio làdove c’erano fondali bassi vicino allacosta. Canali o passaggi naturali, che sichiudevano periodicamente, permette-vano l’ingresso dell’acqua marina ed illoro ristagno con successiva evapora-zione nella stagione estiva, attivando ladeposizione del sale.

Il salgemma si forma in depositisedimentari di tipo chimico derivatidall’evaporazione di acque madri, perlo più saline, in mari chiusi e in climacaldo. Precipita dopo la calcite e con-temporaneamente a gesso e a solfati dimagnesio e di potassio idrati più omeno complessi e a qualche altro clo-ruro.

Il sale forma cristalli cubici, incolori,bianchi, gialli, rossi, bruni e anche neriin base alle impurezze contenute; piùraramente presenta chiazze irregolariazzurre e viola.

Il termine “salgemma” (dal latino“gemma”) ci dà l’idea del valore attri-buito a questa risorsa.

Il sale, che troviamo ovunque invendita, è raffinato, ovvero ha subitovari trattamenti. È composto di clorurodi sodio al 98-99%: viene lavato e con-seguentemente addizionato consostanze essiccanti quali il carbonatobasico di magnesio, il fosfato di calcio,il carbonato di calcio, il silicato idrato dicalcio, ed infine per sopperire allacarenza di iodio – che con il succitatolavaggio è stato asportato – il saleviene addizionato anche con ioduro dipotassio assieme a destrosio che inpratica è una forma di zucchero impie-gato per stabilizzare lo iodio.

Nella salina di La Palma si produce-va invece un sale naturale, o sale scelto,ed era un prodotto raffinato, privo diuna grossa quantità di impurità, in par-ticolare di sali di magnesio. Il procedi-mento era semplice e prevedeva l’im-piego di sale grezzo, lavato in soluzione

a bassa salinità, che consentiva il pas-saggio in soluzione delle impurità: erauna sorta di lavaggio, al termine delquale rimaneva un prodotto a bassaumidità, tra il 6 e 7%.

L’uso che si faceva di questo saleera di tipo alimentare, la salina riuscivaa produrne fino a 120 mila quintaliall’anno.

L’utilizzo del cloruro di sodio puòessere suddiviso in quattro grandi cate-gorie:

– alimentare e domestico; – industria alimentare; – industria non alimentare; – industria chimica.Nel primo caso (alimentare e dome-

stico) il sale è utilizzato per usi alimen-tari (sale da cucina e da tavola).

Nell’industria alimentare il saleviene utilizzato in diversi prodotti qualile conserve, gli insaccati, i caseari, ipastifici, etc.

Per industria non alimentare siintende un ampio spettro di settoricome la concia dei pellami, la mangimi-stica, l’industria tessile, il trattamentodelle acque, il disgelo stradale, i tratta-menti termici, etc..

Nell’industria chimica, la più impor-tante, l’utilizzo fa riferimento sopratut-to al settore cloro-soda per la produzio-ne del PVC, dei fluoroclorocarbonati edella soda caustica.

Questo testo è tratto ed elaborato dahttp://digilander.libero.it/emcalvino/salina/

IL SALE

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ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE 31

Il funzionamento della salina preve-deva il classico modulo usato in quelledel Mediterraneo, consistente in ungrande bacino interno di evaporazione,il Molentargius, alimentato dal mareattraverso un canale che aveva l’imboc-co ai margini dell’area portuale diCagliari, in un canale di emissione delleacque già trattate ed in altri bacini incui si perfezionava il processo di evapo-razione, deposito ed estrazione del salesecondo tempi e modi differenti.

Le saline di Cagliari si possono sud-dividere in tre zone distinte: Salinedella Spiaggia, Salina di La Palma e Sali-na del Lazzaretto.

Le Saline della Spiaggia, vaste circa800 ettari (di cui 675 ettari di superficieevaporante e 125 ettari di superficie dicristallizzazione), si estendono dallependici del colle calcareo di MonteUrpinu alla periferia di Quartu Sant’E-lena, costeggiate a nord dall’Orientalesarda (l’attuale viale Marconi), e a sudseparate dal mare da un cordone disabbia, un tempo molto più largo diquello attuale.

A loro volta le saline della spiaggiasono divise in tre sezioni:

– la sezione del Molentargius, vasta423 ettari costituita da quattro bacini,quello Centrale, Fra Eliseo, Traversi eBellarosa, nella quale avveniva la primafase di evaporazione delle acque;

– la seconda sezione, detta impro-priamente Stagno di Quartu, compresatra lo stagno del Molentargius e il lito-rale del Poetto da Quartu a Cagliari, siestendeva per circa 4 km di lunghezzae 700 m di larghezza, per un totale dicirca 250 ettari, nella quale avveniva laseconda evaporazione; l’acqua conun’elevatissima concentrazione di salipassava alle caselle servitrici, le qualiimmettevano minime quantità d’acquanella vasca di cristallizzazione, median-te l’ausilio dell’idrovora del Rollone,“cuore” dell’intera salina chiamata amovimentare alternativamente e inin-terrottamente tutte le acque;

– la terza ed ultima sezione era lavasca di cristallizzazione, parte più

importante della salina, nella qualeavveniva la cristallizzazione del sale.

La circolazione delle acque tra levasche avveniva in modo naturale,attraverso il dislivello delle stesse (40 –50 cm circa) e con l’ausilio di canali.

Prima degli anni Venti del XX sec.,l’acqua entrava nel Molentargius dalmare attraverso i canali di Palafitta edel Lazzaretto durante la marea, con-fluiva lungo il canale di alimentazionedisposto ad arco rispetto alle spondedello stagno, parallelo al canale diMonserrato, ed alimentava i bacini diFra Eliseo, Traversi e Bellarosa. In que-sti l’acqua, a causa del dislivello, eracostretta a compiere un giro ad anelloin senso orario, lentamente vista laminima pendenza e il numero ridotto diparatoie. L’acqua in questo modo avevala possibilità si sostare il tempo neces-sario per una prima evaporazione. DalMolentargius le acque fluivano attra-verso un canale ad una stazione di sol-levamento, per poi essere immesse daun canale di alimentazione nella zonapiù orientale della sezione di secondaevaporazione.

Per il sollevamento delle acque, nelcorso dei secoli di funzionamento dellesaline, si sono usati vari metodi comead esempio le viti di Archimede, in fun-zione a Cagliari dall’inizi dell’Ottocentofino al 1851, che sostituirono il lavorodegli uomini addetti al trasferimentodell’acqua, da una casella salante all’al-tra, con semplici barili. Erano dellepompe idrauliche il cui funzionamentoveniva assicurato dalla trazione anima-le1, simili a grandi viti inclinate ed incontinuo movimento, tali da sollevarel’acqua in entrata mediante un canaleper riporla a quota più alta.

In seguito si usarono i motori avapore connessi a pompe aspiranti, ingrado di mettere in movimento nume-rose quantità d’acqua e al tempo stessoaccelerare il deflusso delle acque giàtrattate. I motori a vapore, sostituitiintorno al 1920 dai motori a scoppio esuccessivamente da quelli elettrici,resero necessaria la realizzazione di un

nuovo complesso di vie d’acqua edighe, sia per alimentare le casellesalanti che per la protezione dell’interasalina dagli apporti di acqua dolce pro-venienti dai torrenti del Campidano.

Si ha quindi un cambiamento nellacircolazione delle acque verso levasche di evaporazione, l’acqua di mareviene prelevata da una idrovora, situatanella spiaggia del Poetto, con due elet-tropompe, quindi convogliata lungo uncanale nello stagno di Molentargius.Per spinta naturale l’acqua passa poi, inun percorso obbligato, attraverso unaserie di vasche, fino ad arrivare all’idro-vora del Rollone, le cui pompe la solle-vano (con una portata di quasi 1800litri al secondo) e la immettono, attra-verso un canale nella zona più a est ditutto il complesso, tra la spiaggia delPoetto e il litorale del Margine Rosso,in cui iniziava il lento movimento indirezione contraria, attraversando tuttii bacini di evaporazione, con aumentoprogressivo della salinità.

Dai grandi bacini posti alle spalledel Poetto, l’acqua viene nuovamenteinviata all’idrovora del Rollone peressere sollevata ed immessa nellevasche di cristallizzazione. Qui avvienel’ultima evaporazione e la cristallizza-zione del sale, le acque madri (ovvero leacque residue prive di cloruro di sodio)vengono sollevate dall’idrovora di Pala-montis e inviate e accumulate nei pic-coli bacini di La Palma per essere utiliz-zate dall’impianto del Bromo e delPotassio.

1 (Cfr. David S. Landes, Prometeo Liberato, Torino1993, p.131).

Questo testo è tratto ed elaborato da“Sardegna da salvare - Archeologia indu-striale” di S. Mezzolani e A. Simoncini, Ed.Archivio Fotografico Sardo Nuoro, 1995.

IL FUNZIONAMENTO DELLA SALINA

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32 ARCHITETTURE E PAESAGGIO DELLE SALINE

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SITI INTERNET

http://digilander.libero.it/emcalvino/salina/

CARTOGRAFIA

ARCHIVIO STORICO COMUNALE

“Comune di Cagliari. Frazione F, Stagnodi Molentargius” (metà sec. XIX).

“Comune di Cagliari. Frazione G, LaPalma – GLIUC – Sant’Elia” (meta sec.XIX).

“Pianta della nuova Regia salina dellaPalma dedicato all’eccellentissimovice Re cav.re Montiglio dal cav.reMichele Delitalia, direttore e riforma-tore delle saline nel Regno di Sarde-gna” (1832).

“Plan des salines Royales de Cagliari“(prima metà sec. XIX).

“Tipo dell’impianto delle saline pressoSan Bartolomeo in Cagliari” (secondametà sec.XIX).

ARCHIVIO STORICO DI STATO

“Piano geometrico dei nuovi stabilimen-ti saliferi all’est di cagliari degli stagnie dei canali di piccola navigazione”(1834).

“Regno di Sardegna. Regie saline dell’e-st. Darsena della Palma” (1835).

“Piano geometrico dei nuovi stabilimen-ti saliferi all’est di Cagliari, degli stagnie canali di piccola navigazione” (1842)

“Ricognizioni dell’azienda dei sali dellaPalma in Cagliari” (1843).

“Piano di tutte le saline erette, e da eri-gersi nel circondario di Cagliari” - Pro-getto relativo alle saline costruite e dacostruirsi nei dintorni di Cagliari(sec.XIX).

“Piano della zona delle saline all’est diCagliari” (sec. XIX).

“Regno di Sardegna. Genio Civile. RegieSaline. Profilo longitudinale e sezionitrasversali della tratta di canale navi-gabile da aprirsi fra i pozzi a ruota diMolentargius e la nuova darsena diPalamontis della lunghezza di m 1041”-Progetto relativo alla costruzione deicanali nelle Regie Saline all’est diCagliari (1836).

“Sezione del canale navigabile presso losbocco con l’indicazione dei muri dirivestimento proposti” - Progetto rela-tivo alla costruzione delle spondepresso lo sbocco del canale navigabilenelle regie saline ad est di Cagliari(1835).

“Disegni relativi al progetto di saracine-sche per somministrare l’acqua dellesaline della Palma nel nuovo stabili-mento” - Disegno degli acquedotti acostruirsi nel canale navigabile diMolentargius all’est di Cagliari (1836).

“Regno di Sardegna. Regie Saline. Pianodella tratta di canale AB da aprirsi fra ipozzi a ruota di Molentargius e la dar-sena di Palamontis” - Disegni del cana-le navigabile compreso tra i pozzi aruota di Molentargius e la darsena diPalamontis (1836).

“Corpo reale del Genio Civile. Circonda-rio di Sardegna. Distretto di Cagliari.Regio stabilimento delle saline. Piantae profilo di una delle baracche e dellamacchina idrovora che deve contene-re, da situarsi alle saline di San Pietroall’ovest di Cagliari, a norma dell’istru-zione redatasi in data d’oggi” (1837).

“Abbozzo di figura delli stagni adiacentialla spiaggia di levante verso Quarto,con traccia del canale maestro proget-tato per condurre le acque dolci almare. Veduto da Cagliari” (1822).

“Genio Civile. Circondario di Sardegna.Distretto di Cagliari. Livellazione fra ilrivo - strada di Selargius e lo stagnodenominato Molentargius nel cosìdetto Campo di Ponti” (1845).