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ARCABAS nutrire il mondo con la bellezza

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ARCABASn u t r i r e i l m o n d o c o n l a b e l l e z z a

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ARCABASn u t r i r e i l m o n d o c o n l a b e l l e z z a

Indicepag 4 Area 1pag 7 Area 2pag 10 Area 3pag 17 Area 4pag 18 Area 5pag 19 Area 6 pag 20 Area 7

pag 5 La tela biancapag 5 Autoritratto in blusa blupag 6 I cavallettipag 7 Le tre grazie al crepuscolopag 7 Scene nello Studiopag 7 L’armadiopag 8 Rapanelli, sale e panepag 8 Il pentolino rossopag 8 Due Limoni pag 8 Melo Fioritopag 9 Lettera agli Artistipag 1 0 San Francesco d’Assisipag 10 l’Affamatopag 1 1 Preghierapag 11 il visitatore Attesopag 11 la disperazione di Tobiapag 12 Gerusalemme Gerusalemme

pag 1 2 La Liberazione dell’Apostolo Pietropag 1 2 Pellegrini di Emmaus in Rossopag 1 3 La Vanitas e la Crocepag 1 3 Supplicapag 1 4 La Bambina e la Mortepag 1 4 Gli Assassinipag 1 5 Gli Innocentipag 1 5 Riconciliazionepag 1 5 San Giorgio e il Dragopag 1 6 L’Angelo Paesaggistapag 1 6 La Lotta di Giacobbe con l’Angelopag 1 7 Trio Angelicopag 1 7 Nazarethpag 1 8 Omaggio a Bernanospag 1 9 Messaggero in Partenzapag 1 9 Annunciazionepag 1 9 Il Sole nel Ventrepag 2 0 Il mio Angelo mi Applaudepag 2 0 Angelo Custode Ex Votopag 2 0 Piccola Sequenza in Nero e Oro

Elenco opere

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ARCABASn u t r i r e i l m o n d o c o n l a b e l l e z z a

AREA 1 L’ARTISTA SI

PRESENTAArcabas è lo pseudonimo di Jean-Marie Pirot. E’ ritenuto dai critici “uno dei maestri dell’arte sacra contemporanea”. Nasce nel 1926 in Lorena (Francia) da madre te-desca e padre francese, crescendo a Metz. Durante la seconda guerra mondiale viene arruo-lato nell’esercito tedesco, ma diserta e si rifugia a Parigi dove studia Belle Arti. Si diploma, dal 1950 insegna Arti Decorative a Grenoble, dal 1960 al 1969 ottiene la cattedra di Pittura. Partecipa a numerose esposizioni in Francia e all’estero. Le sue opere risiedono in collezioni private così come in gallerie pubbliche, sparse nel mondo. Dal 1969 al 1972 è invitato ad insegnare in Canada e al suo rientro in Francia fonda e dirige l’atelier di arti plastiche presso l’Università di Scienze Sociali di Grenoble. In questo periodo di protesta (1969) gli studenti protestano contro l’allora Ministro della Cultura Malraux, tra le tante forme di manifestazione. Arcabas vede dipinto un grande arcobaleno (ARC-EN-CIEL), significante il valore positivo di ogni pensiero intellettuale e di ogni espressione d’arte, e vicino la scritta “abbasso Malraux” (EN-BAS MALRAUX). Pronunciando queste parole insieme, l’inizio della prima e la fine della seconda, gli è piaciuto il suono e così è nato il suo pseudonimo ARCABAS, che può essere pronunciato alla francese o alla spagnola. Artista vivente e operante, dedica la maggior parte della sua vita alla produzione artistica, ma tiene a precisare che la parte rimanente è dedica-ta all’osservazione, alla conoscenza e alla rifles-sione.

Oro – dalla tradizione bizantina e gotica, il colore oro indica la presenza divina. Rosso – indica l’aspetto umano del soggetto, nella sua carnalità. Arancione – colore secondario prodotto dall’u-nione tra rosso e giallo (oro), indica l’opera divina tra gli uomini. In genere questo colore è steso con piccoli tocchi di pennello, mai con una campitura piena: cioè una presenza mai imposta con forza, ma proposta con dolcezza e acquisita in libertà. Azzurro – indica la componente spirituale del soggetto. Bianco – indica l’innocenza. Nero – indica il vuoto, il nulla. Circonferenza – simboleggia la perfezione e l’equilibrio. E’ una forma però chiusa e autorefe-renziale. Due semicirconferenze tangenti – simboleggiano la perfezione che si apre: lo Spirito Santo. Quadrilatero privo di un’area a cerchio o a semi-cerchio – simboleggia la stabilità del Padre che ha ceduto una parte di sé, il Figlio. Croce – simboleggia Gesù Cristo, il Figlio. La ro-tazione della croce attorno al suo punto centrale occupa un’area circolare che va ad incastrarsi nello spazio libero interno al quadrilatero: il Figlio viene dal Padre.

La tela bianca Nell’atelier, il cavalletto sostiene la tela, pronta per essere dipinta. Tutto nella scena ci comunica degli attrezzi e del linguaggio della pittura. Ma leggere nell’aria, trasparenti, appena accen-nate, ecco le tre forme simboliche: ci indicano l’ispirazione di Arcabas.

Autoritratto in blusa bluL’artista è pronto, nella sua blusa blu, con il grembiule, tiene già nelle mani il pennello, cioè lo strumento della rappresentazione pittorica. L’ispirazione è pronta ad agire: sulla sua spalla, pronta a sussurrare al suo orecchio. L’ispirazione è pronta a sostenere: gli circonda la testa, quasi a guidare i suoi pensieri. Ha uno sguardo assorto: ogni creatura esprime bellezza e il pittore ha il compito di osservarla e di descriverla.

AREA 1

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I cavalletti La tela, per essere dipinta, deve essere posizionata sul cavalletto. I colori, per essere utilizzati, devono essere dosati e mescolati; per tutti questi preparativi occorre un piano di lavoro appoggiato a forti cavalletti. Umili e sporchi pezzi di legno diventano soste-gno dell’espressione della bellezza. Ogni cosa, anche la più semplice, è portatrice di bellezza.

Le tre grazie al crepuscolo Le tre facce grottesche qui rappresentano le Grazie: esse non ispirano la vera bellezza. Sono invece maschere, stereotipi di bellezza fasulla. Esse affollano il buio dal quale parte l’artista. A spazzare via il buio, arriva l’ispirazione di vera bellezza, che segue precisi valori. L’artista ha deciso quale è la bellezza che vuole rappresentare e traccia con decisione un netta linea rossa: è la demarcazione della sua libera scelta.

Scene nello StudioL’artista rappresenta una modella in posa. Egli osserva e rappresenta, il suo braccio è traspa-rente davanti al nudo, quindi non cela nulla, il soggetto è integro, il suo ruolo è quello di descri-vere una bella creatura.

Il nudo femminile si esprime in tutta la sua natu-ralezza, nel gesto semplice. Appoggia sul rosso che esprime la sua profonda umanità e carnalità. Ma le leggere pennellate pervadono il soggetto con una luce calda: è la presenza del creatore che evidenzia la bontà della sua creatura, così come serenità e assenza di malizia nell’artista

AREA 1

L’ambiente umano, un paesaggio costruito, un agglomerato di contenitori abitativi, privo di aperture, privo di spirito di accoglienza. Ma non c’è nulla che impedisca a quell’uccello bianco di posarsi sul tetto e cercare di ricostruire un buon rapporto tra uomo e natura.Tutto ciò che ci circonda possiede una propria spiritualità ed esprime una propria dignità. Anche la banana, non più integra, mostra i suoi difetti, le sue ammaccature. Poco distante su un piatto, è rimasta solo la buccia, la parte di scarto: conteneva la polpa dolce e nutriente, che è stata mangiata. Ogni creatura racconta una propria storia, il suo posto nel mondo.

AREA 2 LA QUOTIDIANITA’

MESSAGGERA DI BELLEZZA

L’armadioNel comune armadio di una casa come tante altre sono riposti gli oggetti di uso quotidiano, senza particolare importanza. Una ventata dorata e delicata apre l’anta dell’ar-madio e fa scoprire sotto una nuova luce quegli oggetti di tutti i giorni. La ventata porta con sé i due simboli che rac-contano quali valori sono messi in campo per scoprire la vera essenza delle cose semplici: non si impongono però, sono in parte trasparenti, ci propongono una chiave di lettura della realtà che ci circonda. Scoprire la Bellezza in ogni cosa che fa parte della nostra vita.

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Rapanelli, sale e pane

Rapanelli: dono della terra Pane: opera dell’uomo Sale: essenza della vita, sapore e gusto

Il pentolino rosso Il pentolino rosso emerge in questa composizio-ne di oggetti tutt’altro che lussuosi, ma ugualmente preziosi nel menage quotidiano. Le pennellate circolari avvolgono l’insieme conferendo una specie di dinamismo, forse gli oggetti sono in equilibrio precario ed è possibile pensare che crolli tutto da un momento all’altro.

Due limoni Belli questi due limoni: il colore giallo, che avanza cromaticamente rispetto le altre tinte della com-posizione, afferma il suo volume, la sua predomi-nanza nella scena. I frutti sono uniti tra loro e uniti al ramo (madre natura). Sono appoggiati ad un tavolaccio marro-ne (il tavolo di casa). Tutto ci racconta della condivisione tra uomo e ambiente, in un rapporto di reciproco rispetto e servizio

Melo fiorito Lo sfondo verde del bosco è quasi tutto sparito dietro un paesaggio fitto di case. Poche aperture nere mostrano come gli occu-panti di quelle case non siano ben disposti a relazionarsi con l’ambiente circostante. Ma il melo, seguendo il richiamo delle stagioni, trova il suo spazio per svilupparsi e per produrre fiori e frutti, anche senza il supporto e le cure di qualcuno che vive là dentro. Apriamo porte e finestre, Mettiamoci in relazio-ne con l’ambiente.

AREA 2 Lettera agli artisti

Pochi anni fa il Papa scrisse una lettera agli artisti, chiedendo a ciascuno di loro di usare la propria ispirazione, la propria arte, per creare un’opera che parlasse di Verità. Arcabas pensa e vive l’espressione artistica come strumento per raccontare la Verità. Una creatura, il cavallo, porta tra i denti una lettera, attraverso una finestra si addentra umil-mente e con discrezione in uno spazio definito da tre pareti e da un pavimento, all’interno del quale si trovano i simboli della Trinità: è la casa del Signore. Questa lettera riporta un testo, una preghiera: “Tu, che doni agli artisti di esprimere le ragioni della bellezza, permetti che le loro opere portino al mondo la speranza e la gioia”. Il fascio di luce dorata mette in comunicazione il cavallo-creatura con la sua ombra, la sua imma-gine, proiettata sul pavimento: la luce dorata è l’ispirazione che permette all’artista di rappre-sentare tutto ciò che lo circonda, esprimendone la vera essenza di creature volute da Dio, quindi di bellezza

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AREA 3 LA CONDIZIONE

UMANA

San Francesco è la figura che tutti ricordano per il suo rapporto di simbiosi con gli elementi natu-rali e tutte le sue forme di vita. E’ ispirato da Dio: l’oro circonda la sua testa. Gli uccellini lo accompagnano in questa scena, ma il volto non esprime gioia, anzi comunica serietà, un pensiero non sereno. Forse è preoccupazione, perché osserva quale strano e distorto rapporto abbiamo costruito con la natura

San Francesco d’Assisi

l’AffamatoLa fame: rappresenta qualsiasi bisogno dell’uo-mo. La faccia è animalesca, istintiva, ed esprime voracità. La figura soave, l’angelo, osserva l’uomo fame-lico con i suoi occhi. Ma usa uno sguardo più profondo, quello del cuore, e vede al di là della scena, percepisce la natura della sua fame. Offre quindi un nutrimento speciale, capace di porre fine al suo bisogno. Le mani dell’uomo diventano leggiadre, tutt’altro che animalesche, compo-ste, addirittura che usano posate con delicatez-za. Piccole pennellate arancione passano dalla bocca, all’esofago e “riempiono” l’uomo con ciò che gli serve per vivere con intensità e serenità. “Non di solo pane vive l’uomo”. Di quale fame soffriamo?

AREA 3 PreghieraL’uomo rivolge la sua preghiera a Dio e in que-sta azione trova la forza per liberarsi delle sue oppressioni. Queste sono rappresentate dal corpo in posizio-ne orizzontale che esce dal profondo dell’uomo. Sono visualizzate attraverso fattezze spaventose che culminano con un’ombra dall’iconografia demoniaca e oscura. Nell’allontanarsi dall’uomo girano il capo e osservano che il suo volto si sta illuminando di luce dorata, ritrovando uno stato di grazia profonda. Ognuno può trovarsi in una situazione di ricerca della ragione della sua vita. Ognuno può trovarsi nel bisogno di combattere i

propri “demoni”.

Il visitatore atteso L’uomo è chiuso nella sua casa, in penombra, seduto su un seggio incompleto: siede su basi solide, dove compaiono i simboli della sua fede. Ma manca un tassello: la croce nera. Il messaggero, l’angelo con il rotolo, porta la “buona notizia”, bussa alla porta dell’uomo (tre cerchi rossi, tre colpi alla porta). La croce dorata è lì pronta per entrare nella casa e colmare quel vuoto nero. Allora sarà tutto al proprio posto: il seggio sarà completo e più forte, la luce illuminerà la casa

dell’uomo.

La disperazione di Tobia Tobia è un uomo che ci racconta della disperazio-ne di un padre diventato cieco che, a causa del suo limite, non può aiutare il figlio nell’affrontare il suo lungo e impegnativo viaggio. Tobia poggia il gomito su una sagoma piatta ed instabile: il suo fisico non è affidabile, non è stabile e sicuro. La croce azzurra rappresenta la carica spirituale donata al figlio attraverso il suo insegnamento. Il figlio, grazie al dono del padre, sarà in grado di affrontare il suo viaggio e ritor-nerà dal padre, forte delle sue esperienze che gli hanno forgiato il carattere, in grado di curare anche la cecità del padre.

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Gerusalemme GerusalemmeGerusalemme è la città contesa, da sempre teatro di divisione che trae le sue origini da radici religiose. A sinistra la città è dominata da una cupola dora-ta, a destra la città è dominata da un campanile: sono i simboli di due fedi diverse. Grandi e scure nuvole minacciose avvolgono la città che soffre della violenza presente. Potrà quella luce dorata portare mai la pace tra questi uomini? Potranno mai convivere uomini dalle fedi più diverse in armonia e rispetto? Si può affermare il proprio credo religioso, cioè lo spirito di Verità e di Pace, usando gli strumenti della guerra che procurano la morte?

La liberazione dell’Apostolo PietroL’apostolo Pietro è carcerato, è incatenato, dor-me e non reagisce a ciò che gli sta capitando. Pietro è rappresentato come un uomo qualsiasi, in canottiera, quindi in panni dimessi, quasi con un gesto di abbandono a se stesso. Ma la porta della sua schiavitù è aperta, anzi spa-lancata, grazie ad un messaggero che gli mostra la via d’uscita: l’alone dorato è presente tra le due figure. Ma il messaggero deve essere risoluto nella sua comunicazione per far uscire l’uomo dal torpore: è più facile abbandonarsi alla tristezza, che reagi-re e affrontare la realtà con consapevolezza.

I pellegrini di Emmaus in rossoIl rosso imperversa in questa composizione e narra della comunità umana, del modo di pren-derci cura reciprocamente. L’uomo sulla sinistra in alto è imperturbabile, ha le braccia conserte, non agisce: è una sagoma piatta. Il braccio in basso a sinistra è dipinto curandone

la rappresentazione tridimensionale, è un uomo “vero”. Porge del cibo, riconosce i bisogni degli altri. L’uomo a destra, raccoglie l’invito, nell’atto della condivisione acquisisce una sensibilità che va oltre la superficialità del vedere con gli occhi: osserva con il cuore, capisce e arricchisce la sua sensibilità verso gli altri.

La Vanitas e la Croce Croce: segno che ci ricorda l’Amore grande verso l’Uomo. Infatti Dio Creatore dona alla comunità degli uomini la vita del Figlio; ma già è scritto che verrà sacrificato sulla croce per la loro salvezza, perché solo allora, vedendo la tragedia, capiran-no quale è la “vera vita”. Il teschio alla base della croce rappresenta l’uomo peccatore; ma la croce dorata gli è sempre vicino. Sullo sfondo, le forze della natura accompagna-no la violenza della croce e solo allora l’uomo si renderà conto di aver mandato a morte un inno-cente (la fascia bianca frastagliata). Vanitas: ciò che è vano, i valori passeggeri, la su-perficialità esteriore. Ai lati della composizione, due pilastri decorati, forse l’entrata del Tempio: è una costruzione, è decorata elegantemente. Ma non brilla di splendore, anzi presenta parti in ombra. E’ la giustizia degli uomini che non ha riconosciuto la Verità e si è liberata di un peso scomodo attraverso la morte.

Supplica Sono mani giunte in preghiera. Si rivolgono sup-plicando il proprio Dio alla ricerca di risposte, di certezze. Non sono mani giunte in modo ordinario: sono scomposte, ma cariche di attese ed espressione di forte emozione. Duplice l’interpretazione. > Riconosciamo umilmente di non essere suffi-cienti a noi stessi, ma di avere bisogno di valori guida. > Disponiamoci all’ascolto di chi ci chiede aiuto.

AREA 3

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La bambina e la morte Questa opera rappresenta il ciclo della vita dell’uomo e della natura. Compaiono figure di ruote: simboli del movimen-to e del passare del tempo. La ruota è circolare , calpesta il terreno con un suo punto fisso e alla fine del giro ritorna al pun-to originario: chiude un evento su se stesso, così come il ciclo di vita e morte. > La bambina è l’inizio della vita. Gioca con una ruota di pura energia. Esprime vitalità e nella sua innocenza non teme nulla. Porta anzi questo messaggio tenendo in mano un mazzolino di fiori. > La ruota poi diventa grossa e pesante: rappre-senta l’età adulta, dei progetti, del lavoro, delle vittorie ma anche delle sconfitte. E’ una ruota forte perché deve resistere alle tante sollecita-zioni che incontrerà nella sua esistenza, fatta di gioia ma anche di dolori. > Ed infine la ruota diventa esile, non più ade-guata agli urti. Vicino ad essa, la creatura viene rappresentata con un muso trasfigurato in un cranio: è la fine della vita, la morte. Il messaggio portato dalla bambina non è solo suo, anzi compare al centro della composizione: “non abbiate paura” deve essere il motto per tutto il ciclo della vita.

Gli assassini La guerra, l’uso delle armi, ogni forma di aggres-sività, sono espressioni umane di violenza. La figura umana qui si sente incapace di dialoga-re e si ritrova denudata di ogni dignità. Non può fare altro che arrendersi: solo la bam-bina guarda l’aggressore e nella sua innocenza domanda “Perché?”

Gli innocenti Ancora l’artista rappresenta la violenza della guerra. Le creature innocenti sono costrette a subire la violenza. Sul terreno scorgiamo le ombre dei soldati che imbracciano le armi. Nella composizione le croci stanno vicino alle creature: croce oro > Dio Croce bianca > l’innocenza. Esse denunciano l’offesa verso la vita, lo scandalo della guerra, la morte dell’innocenza.

Riconciliazione Riconciliazione > Pace -Due parti prima distanti ora si avvicinano . Regna la serenità (azzurro) è presente la pace (colomba bianca). La riconciliazione ha alla sua base il PERDONO: le nostre azioni PER – DONO all’altro

San Giorgio atterra il Drago

San Giorgio forte della sua fede, sicuro del suo destriero e della sua lancia, riconosce il drago e lo combatte. Se il drago rappresenta il Male, for-se ognuno di noi ha un suo drago da combattere. Ma questo drago ha uno sguardo che non fa pau-ra: forse questo “cattivo” ha delle motivazioni che lo hanno portato ad essere quel che è, forse potrebbe redimersi.

Giorgio è soldato di Diocleziano, è cristiano e per il suo Credo sarà martirizzato nel 303 d.C. La leggenda medievale racconta San Giorgio come cavaliere trionfatore della fede cristiana all’epoca delle Crociate. Un re non cristiano tiene a bada il drago che imperversa nei suoi territori, grazie ai giovani del suo popolo offerti in sacrificio come suo pasto. Ma avendo mandato a quella terribile morte tutti i giovani, rimane possibile solo il sacrificio della sua adorata figlia.

AREA 3

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L’angelo paesaggista E’ una città chiusa, cinta da mura, con un piccolo varco. L’angelo usa lo sguardo del cuore e, ispirato dall’oro, interpreta quel soggetto ricercandone le più positive qualità. La tela si riempie di Amore. La calda e delicata luce arancione si espande sul villaggio. Armonia, serenità, amore, risiedono ovunque, anche se bisogna scovarla con buona volontà.

La Lotta di Giacobbe con l’Angelo

Giacobbe ed Esaù sono fratelli gemelli, figli di di Isacco e Rebecca. Il primo ad essere partorito è Esaù, seguito da Giacobbe che tiene il fratello per il calcagno. Esaù è il figlio prediletto del padre Isacco per-ché suo primogenito. Giacobbe è il figlio prediletto della madre Rebecca, che vuole per lui la parte migliore dell’eredità. Con l’inganno Giacobbe carpisce la benedizio-ne del padre in fin di vita destinata al primo-genito, fingendosi il peloso Esaù indossando il vello di un animale. Ma scoperto l’inganno, Esaù viene preso dalla collera e Giacobbe deve fuggire da lui. In una pausa di sonno durante la sua fuga, Giacobbe si trova a lottare con un uomo misterioso (teomachia): è una lotta furibonda tanto che l’uomo, per sedare Giacobbe, lo colpisce al nervo sciatico. Malgrado il dolore, Giacobbe continua la lotta finché non riesce ad avere dall’uomo la sua benedizione. L’uomo darà a Giacobbe il nome Israele, cioè “uomo che lotta con Dio”. E’ da questo episodio biblico che, della carne macellata per le tavole delle famiglie ebree, viene scartata la parte attraversata dal nervo sciatico, a memoria della benedizione estorta con l’inganno.

Non sempre la fede è vissuta con linearità. Le domande, le ribellioni, le pretese sono espres-sione vera e profonda dell’uomo che lotta con i suoi principi, che patisce i momenti di debolezza e di sconforto, che chiede il confronto con i suoi impegnativi principi ispiratori.

Trio angelico Qualsiasi sia lo stile della musica, viene prodotta ARMONIA. > Il duo di angeli suona il violino, è in posizione composta: il suono della musica classica. > L’angelo a destra suona il flauto traverso, ha le ali arruffate, il suo piede sembra battere il tempo di una musica briosa e sincopata. E’ la ricchezza della varietà e della libertà di espressione.

AREA 4 NAZARETH

1 – Giuseppe, uomo semplice, vive del suo lavoro e per la sua famiglia.2 – Povere cose che raccontano della famiglia e delle sue ordinarie necessità3 – Maria e Gesù, sua sposa e suo figlio. Un peso dolce da portare per lui che crede nel valore del-la famiglia. Un peso grande sapendo che la sua famiglia è speciale e lascerà nella storia un segno importante.4 – La pera è una creatura, ha un suo posto nella natura, ha un suo ruolo nel ciclo della vita. La bellezza della pera risiede proprio nel suo essere creatura, dove il creatore ci mette il suo amore: in ogni creatura si scopre la Bellezza. La pera specchia se stessa e racconta della sua bellezza, della bellezza del progetto universale del creatore.

AREA 4

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AREA 5 OMAGGIO A BERNANOS

Gesù è morto come i peggiori malfattori, mentre noi sappiamo che per la croce è passata la salvez-za dell’uomo. Ma la croce proviene anche dalle responsabilità di coloro i quali non mettono al primo posto l’Amore per i fratelli.> La forma scura e indistinta regge un neonato per il piede e lo trafigge, mentre una madre di-sperata stringe inutilmente il suo piccolo morto. > Le fosse comuni, che tolgono la dignità alle spoglie mortali sepolte delle vittime della guerra> I “potenti” permettono la sofferenza, il dolore, la morte, nascondendosi dietro le maschere della giustizia umana, un ruolo sociale che riesce a far scomparire la coscienza. > Gli “uomini di chiesa”, che nella storia non han-no saputo o voluto salvare chi era nel pericolo, anzi talvolta hanno appoggiato i potenti contro i più deboli Non bisogna perdere la fede, consa-pevoli che la Chiesa è fatta di uomini; Dio è Verità e Amore, sempre e comunque, nonostante gli uomini. Così ci insegna la bambina in piedi sotto la croce: “Io ci sono. Non abbiate paura”. Dio è sempre presente nelle creature, anche le più semplici, come una bambina. Ma anche la ge-nuinità di una bambina ci insegna uno stile di vita all’insegna della serenità e del rispetto

“I grandi cimiteri sotto la luna” (1937), è un libro di denuncia di Georges Bernanos della micidiale fusione tra fanatismo, idiozia, falsa coscienza che produce le grandi catastrofi della storia. Il cattolicissimo autore vi denun-cia il comportamento dei franchisti e delle gerarchie ecclesiastiche colluse con essi. Fabio Brotto – 2007 Arcabas è ispirato da questa opera letteraria nel comporre questo monumento pittorico.

AREA 6 MARIA E GLI

ANGELIMessaggero in partenza Il messaggero è un angelo in difficoltà. E’ dotato di ali pesanti e carnose, non ancora pronte per volare. Quindi è costretto a correre per portare a ter-mine la sua missione. Porta con sé il rotolo da cui leggere la “buona novella”. Ogni uomo può essere messaggero della “buo-na novella”.

Annunciazione Arcabas esprime nella sua “annunciazione” l’emozione profonda dei protagonisti. Spesso ha dipinto questo tema. > Lo stupore, l’umiltà, l’accettazione del pro-getto di Dio in Maria. > La delicatezza, il timore, la discrezione dell’an-gelo che porta una notizia così grande.

Il sole nel ventre E’ la Maternità di Maria. Nel suo ventre risiede l’oro divino, l’energia in assoluto, come il sole per qualsiasi forma di vita. La figura femminile racconta che la maternità porta alla maturità del corpo e dello spirito. Sullo sfondo immagini di vitalità e di luce, ma anche il sostegno dello Spirito Santo, rappre-sentato sottoforma simbolica. Arcabas è rapito dalla Bellezza di questo tema. Ancora più emo-zionante la sua rappresentazione quando gli fa

da modella la figlia incinta.

AREA 6

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ARCABASn u t r i r e i l m o n d o c o n l a b e l l e z z a

Il mio angelo mi applaude Arcabas è ispirato dalla fede nella sua opera di artista. Il suo angelo applaude: tra le mani in posa di ap-plauso, tanti quadretti come riferimento ai lavori già conclusi, a quelli che sono in opera, a quelli che si svilupperanno in futuro. E’ opera gradita.

Angelo custode Ex Voto Il culto cristiano, in varie epoche, ha espresso il ringraziamento per Grazie ricevute attraverso oggetti più o meno preziosi donati a chiese e san-tuari di devozione: questi oggetti si chiamano Ex Voto. Arcabas ha ricevuto una Grazia e il suo Ex Voto è questa opera pittorica in cui ritrae il suo angelo custode. E’ una figura che comunica sicurezza. Sulle sue ginocchia un agnello in pace, che si affida alle carezze dell’angelo custode. Osserviamo lo sguardo dell’agnello, il taglio e il colore dei suoi occhi: sulla sfilata di quadri di fronte, ritorniamo all’autoritratto iniziale …gli occhi dell’agnello sono quelli di Arcabas

AREA 7 PICCOLA

SEQUENZA IN NERO E ORO

1-La ricerca della spiritualità è insita nella natura umana. E’ ancora buio, è solo terra, sono i primordi della fede: sono rappresen-tati i segni appena abbozzati della trinità e della croce.2- La ricerca continua, si fa spazio la consapevo-lezza della scelta di fede. La rappresentazione sulla “predella” inferiore ci racconta del Vecchio

e del Nuovo Testamento, della Creazione e della Annunciazione. Si forma una fede, un credo.3-La fede è matura. Si afferma la coscienza della Trinità: si riconosco-no i simboli del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Tante croci diverse e sparse ci rappresentano e raccontano della libertà della nostra scelta di fede.4-La parte centrale della sequenza rappresenta la Creazione. Ampie parti dipinte, forme piatte e astratte, sono interessate dalla presenza del simbolo dello Spirito Santo: la materia prende vita grazie allo Spirito creatore che soffia e la riempie di valore.5-Gesù è crocifisso, ma già le sue braccia si stan-no levando per ricongiungersi al Padre. Il lupo e l’agnello rappresentano l’eterno scontro tra il Male e il Bene. L’agnello sacrificale è Gesù. La “giustizia” degli uomini (la città chiusa), la loro “legge” (i rotoli ai lati della croce), hanno decretato la morte di Gesù, inconsapevoli del disegno di Dio.6-Il pannello terminale destro racconta della Re-surrezione di Cristo, esce dal suo sepolcro, cioè abbandona le spoglie umane. Ora è pronto a riunirsi al Padre. Ha lasciato più di un monito agli uomini, ha vissuto in mezzo ad essi. Ora, a compimento del grande sacrificio d’Amore, si è formata la Chiesa e la sua missione evangelizzatrice.

AREA 7

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