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Arbitri in Valdarno

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Arbitri in Valdarno — Venticinque anni

Idea e supervisione di Patrizio PasquiTesti, ricerca, progetto e realizzazione grafica in X ELATEX a cura di Marco Alessandrini

Prima edizione: gennaio 2018

Tutte le immagini presenti in questo volume appartengono ai rispettivi proprietari.I contenuti di questo volume sono redatti con la massima cura e diligenza e sottoposti a un controllo accurato. Tuttavia, la sezione diValdarno declina ogni responsabilità, diretta e indiretta, nei confronti di qualsiasi terzo per eventuali imprecisioni, errori, omissioni o danniche possono derivare dai suddetti contenuti.

Associazione Italiana Arbitri — Sezione di Valdarnovia Giacomo Leopardi, 3152025 Montevarchi (ar)

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Indice

Come nasce questo libro 7

Per chiarezza 11

Un passo dietro l’altro 13

La storia non finisce oggi 17

Una sezione come una grande Famiglia 18

Le regole della vita prima di quelledel calcio 19

Le nostre pietre miliari 20

La nostra storia 23

I nostri presidenti di sezione 42Giovanni Martini . . . . . . . . . . . 42Luciano Giunti . . . . . . . . . . . . 45Roberto Calabassi . . . . . . . . . . 50Patrizio Pasqui . . . . . . . . . . . . 56

I nostri arbitri nazionali 61Lorenzo Manganelli: Valdarno

fuori dai confini italiani . . . 66

I nostri arbitri 74Stagione sportiva 1992/1993 . . . . 76Stagione sportiva 1993/1994 . . . . 102Stagione sportiva 1994/1995 . . . . 105Stagione sportiva 1995/1996 . . . . 107Stagione sportiva 1996/1997 . . . . 110Stagione sportiva 1997/1998 . . . . 115Stagione sportiva 1998/1999 . . . . 116Stagione sportiva 1999/2000 . . . . 120Stagione sportiva 2000/2001 . . . . 122Stagione sportiva 2001/2002 . . . . 123Stagione sportiva 2002/2003 . . . . 124

Stagione sportiva 2003/2004 . . . . 128Stagione sportiva 2004/2005 . . . . 133Stagione sportiva 2005/2006 . . . . 134Stagione sportiva 2006/2007 . . . . 139Stagione sportiva 2007/2008 . . . . 143Stagione sportiva 2008/2009 . . . . 144Stagione sportiva 2009/2010 . . . . 147Stagione sportiva 2010/2011 . . . . . 151Stagione sportiva 2011/2012 . . . . . 153Stagione sportiva 2012/2013 . . . . . 156Stagione sportiva 2013/2014 . . . . . 158Stagione sportiva 2014/2015 . . . . . 160Stagione sportiva 2015/2016 . . . . 162Stagione sportiva 2016/2017 . . . . . 167Stagione sportiva 2017/2018 . . . . . 174

Le nostre iniziative 185La sede sul Lungarno . . . . . . . . 186I riconoscimenti agli associati . . . 194“Corpo arbitrale” . . . . . . . . . . . 198Il Memorial “Luciano Giunti” . . . 200“Il coraggio di scendere in campo” 206

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Come nasce questo libro

Scrivere libri è diventata lamoda degli anni Duemila.Siamo la società più tecno-logica da quando esiste l’uo-

mo, eppure conviviamo con l’amo-re per questi blocchi di carta checontengono le parole della nostramente e del nostro cuore.

Si discute del valore dei libri,spesso sono insignificanti per lamassa ma preziosi per una nicchiao per chi l’ha scritto. Questo vo-lume rientra nella categoria dei li-bri scritti soprattutto per noi stes-si. Non ha alcuna pretesa, non con-tiene lezioni o morali, cerca di sta-re lontano dal “guarda mamma sen-za mani!”. È il tentativo di fermareil tempo e fare il punto della situa-zione su una realtà circoscritta, ep-

pure fatta da centinaia di persone:qualcuna passata come una meteo-ra, qualcuna immarcescibile e sem-pre presente a ogni occasione da unquarto di secolo.

La nostra sezione in Valdarno ènata sotto i nostri occhi, perché noil’abbiamo chiesta, ottenuta, mante-nuta, costruita fisicamente e moral-mente grazie alla credibilità e al su-dore di tanti associati che hanno de-dicato la vita a questa piccola cau-sa. Si tratta di un caso raro, perchéla maggioranza delle sezioni ha unastoria molto più lunga e pochi pos-sono dire oggi di averne assistito al-la fondazione. In Valdarno, invece,ci sono ancora ben sedici arbitri diquelli che “fecero l’impresa”, uno dicostoro arbitra in serie a tutti i fine

settimana e in giro per il mondo ingare decisamente importanti. Que-sto dà l’idea di quanto sia giovanequesta esperienza di un gruppo val-darnese indipendente dal capoluogodi provincia.

Ci hanno chiesto: è davvero ilmomento di scrivere la storia del-la sezione di Valdarno? Siamo certidella risposta: sì, è questo il momen-to. Prima che sia troppo tardi, primache questi sedici fondatori diventi-no ancora meno, prima che la me-moria annebbi e scolorisca immagi-ni che oggi sono vivide. La fortunavuole che esistesse già un volume,una raccolta di statistiche e memo-rie tenuto dal contabile per eccellen-za, Patrizio Pasqui. Era arrivato alventesimo anno: poi cinque stagio-

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ni di incuria, ma la mente del Pasquicorreva sempre a questo suo libro,con l’aggettivo possessivo immanca-bile tanto lui sente vive le pagineche ha assemblato.

Il venticinquesimo anniversariosi avvicinava e il fantasma del libromancante ingrandiva. C’era statauna protoversione alla grande ceri-monia del ventesimo, e prima anco-ra un libercolino per il decimo anni-versario. Per le nozze d’argento eranecessario il salto di qualità.

Come tutti i grandi progetti, solol’incontro di due folli trasforma unafollia apparente in realtà concreta.

Era luglio e si parlava dei pro-grammi della stagione, oziosamen-te. Sarà che ero appena arrivato, sa-rà che al Pasqui piace raccontare lestorie di questo piccolo mondo chegoverna da una vita, a un certo pun-to tira fuori un tomo un po’ sgra-ziato e tutto usurato dal continuosfogliare. «Poi ci sarebbe il mio li-bro… questo è quello dei vent’anni masiamo fermi ad allora».

Avevo sempre sognato di scrive-re un libro vero. Ho sempre amatol’aia e la ricerca storica. La rispostaera una sola, non c’era da pensarci.«Sono il tuo uomo. Ci penso io».

Il libretto pubblicato per i dieci anni di fondazione

Sono stati sei mesi di ricerca, di

interviste, di selezione del materia-le, di riscrittura di quanto esistevagià e di aggiunta di tutto quel chemancava. Ho passato tante sere enotti a pensare una struttura e unagrafica che non banalizzasse le atti-vità svolte negli anni, volevo raccon-tare una storia senza celebrazioni, inmodo snello, scendendo a guardareil lato umano di noi che siamo primadi tutto persone con qualità e difet-ti, con o senza divisa addosso. L’hofatto senza aver vissuto questi annitalvolta roboanti e talvolta del tuttoordinari, senza scossoni. L’ho fattoignorando la maggioranza dei loroprotagonisti, eppure studiare le fon-ti e interpellarli in ogni occasioneme li ha fatti conoscere e apprezza-re in modo profondo. Senza questolavoro, forse mi sentirei ancora unestraneo in questa famiglia che con-vive sin da quando andavo ancoraall’asilo.

Tanti associati hanno dato unamano, con la loro memoria storicae i loro reperti abbiamo ricostruito

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gli avvenimenti importanti e i gran-di personaggi che ci hanno traghet-tato negli anni bui e in quelli felici.Qualcuno ha snobbato il progetto enon gli ha dato credito, ma l’abbia-mo portato avanti pensando anchea questi nostri amici. Speriamo chesi sentano rappresentati e valorizza-ti da queste pagine che anche lorohanno costruito negli anni.

Intimamente confido anche che inostri arbitri più giovani capiscanoche quel che esiste oggi non è scon-tato. Hanno il privilegio di una se-zione vicina, come posizione sul ter-ritorio e come accoglienza e rappor-ti umani. Vivono il rapporto asso-ciativo assieme a persone che hannoscritto il loro nome nella storia delcalcio e ad altre che lo hanno scrit-to in caratteri più piccoli ma dedi-cano ogni minuto a questa passione

che non si può spiegare in due righe,perché serve un libro.

Il libro preparato per i vent’anni di fondazione

Ecco, il libro lo abbiamo scrit-to, la storia esisteva già, dentro ciabbiamo aggiunto solo un po’ dicuore.

Forse la copertina in pelle eratroppo pretenziosa, ma mi piace im-maginare che la sezione di Valdarnosi sia messa il vestito buono in que-ste pagine per dire a se stessa “gra-zie, guarda come siamo cresciuti be-ne”. Festeggiamo tutti questi an-ni bellissimi e speriamo ce ne sianotanti altri in futuro.

Io non so se l’occhio esterno fos-se un difetto o un vantaggio per rac-contare questa storia. Sentire il Pa-squi ripetere sconvolto «questo è ilmio testamento, questo è come il si-gillo a chiusura del mio ciclo» mi dàl’idea che forse è andata abbastan-za bene. E per far commuovere ilPasqui ce ne vuole.

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Per chiarezza

Il mondo sportivo è pieno di sigle, acronimi, abbre-viazioni. Ci siamo sforzati di usare la forma estesae intellegibile per le informazioni di questo volu-me. Purtroppo, non ci siamo riusciti in tutte le

circostanze.Qui di seguito c’è un elenco per aiutare la lettura nei casiin cui siamo stati costretti a utilizzare le forme compat-te.

aia Associazione Italiana Arbitricai Commissione Arbitri Interregionalecan Commissione Arbitri Nazionale di serie a e bcan-a Commissione Arbitri Nazionale di serie acan-b Commissione Arbitri Nazionale di serie bcan-bs Commissione Arbitri Nazionale di beach soccercan-c Commissione Arbitri Nazionale di serie ccan-d Commissione Arbitri Nazionale di serie d

can-pro Commissione Arbitri Nazionale di Lega Procan-5 Commissione Arbitri Nazionale di calcio a 5casp Commissione Arbitri Semi Professionisticoni Comitato Olimpico Nazionale Italianocra Comitato Arbitri Regionalefifa Fédération Internationale de Football Associationfigc Federazione Italiana Giuoco Calcioifab International Football Association Boardgil Gioventù Italiana del Littorioipsia Istituto Professionale di Stato per Industria e

Artigianatolnpsc Lega Nazionale Professionisti di Serie coa Osservatore Arbitraleot Organo Tecnicootr Organo Tecnico Regionaleots Organo Tecnico Sezionaleuefa Union of European Football Associations

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Un passo dietro l’altro

Patrizio Pasqui

Che gioia: dal 1993 al 2018.Venticinque anni della no-stra storia. Non sembranocosì tanti da quel 1° genna-

io del 1993. Avevo appena vent’anni,da quattro arbitravo per la sezionedi Arezzo e con altri quarantacinquecolleghi della nostra vallata iniziaila mia esperienza di socio fondatoredella nuova sede del Valdarno.

Il primo presidente, GiovanniMartini, mi volle come segretario di

sezione. Gli sono riconoscente peravermi dato la possibilità di esse-re un dirigente, attività che in variruoli ricopro da cinque lustri.

Ho avuto la fortuna e il privilegiodi essere segretario anche per Lucia-no Giunti, il nostro maestro e so-stenitore prima ancora di diventarepresidente. Lui mi esaminò e procla-mò arbitro nel 1989, lui mi introdus-se nelle categorie regionali, lui miguidò nella gestione e nelle dinami-che del nostro mondo, fino al suoultimo giorno.

Ricordo il mio primo raduno re-gionale, il timore e il rispetto cheLuciano incuteva in noi giovani ar-bitri, lui era non solo il presidenteregionale ma un arbitro di lunghis-simo corso e carisma infinito. Mipresentò davanti a tutti come nuovoimmesso, provai un’emozione forteche sento oggi come allora. Quel

giorno c’era anche Giancarlo Felici, ilmio presidente di sezione ad Arezzo:una delle persone più belle e impor-tanti nella mia vita e l’ho conosciutograzie all’aia.

Anche per Giancarlo, il primo ri-cordo è quello della soggezione cheincuteva, alla mia prima riunione daarbitro. Come presidente era cari-smatico ma buono. Mi visionò nel1991 per propormi in regione. Fa-cemmo il colloquio al bar perchéera successa un po’ di confusionein quella partita di Terza categoria.Ero convinto di aver arbitrato ma-le, invece Giancarlo rimarcò la miapersonalità, condivise tutte le mieespulsioni e concluse che avevo fat-to quel che era giusto facessi. Perme è sempre stato il prototipo delpresidente di sezione: mi sono ispi-rato a lui, l’ho sempre cercato perchiedergli consiglio e aiuto, l’ho vo-

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luto come relatore ospite alle riu-nioni tecniche. Ricordo con affet-to la sua posizione, quando noi val-darnesi creammo la sezione fuoriu-scendo dalla sua Arezzo. In quel mo-mento, lui perdeva quasi cinquantaarbitri giovani, cioè una buona fet-ta di futuro. «È brutto perdere degliamici, ma è buono che si creino nuo-vi dirigenti». Con la sua lungimiran-za ha sempre sostenuto la sezionedi Valdarno mantenendo la linea deibuoni rapporti, tanto che ci presta-va i suoi osservatori nei primi anniperché a Valdarno ne avevamo soloquattro! Tutto questo riassume ma-lamente la mia stima e riconoscen-za per Giancarlo Felici, al quale diregrazie è sempre troppo poco.

In campo, la mia ascesa arbitralesi interruppe in Eccellenza, fu unacarriera onesta ma della quale por-to ancora con me gli insegnamen-ti dei dirigenti che guidavano quel-le commissioni regionali. Arbitrarecon la guida di Vincenzo Fiorenza edella sua commissione pioneristica

e lungimirante fu un’esperienza checonservo tuttora, era solo un’antici-pazione di come è la nostra associa-zione oggi. Per tutto questo e perla sua vicinanza e amicizia gli saròsempre grato.

Salvatore Albano, Patrizio Pasqui e Gabriele Londrettia Castelnuovo dei Sabbioni per la finale del torneoQuercioli. Una squadra affiatata da quasi trent’anni,prima sui campi e poi nella gestione della sezione in

tanti consigli direttivi

Questo bagaglio di esperienza miha fatto comodo quando sono di-ventato il presidente di sezione più

giovane d’Italia. Raccoglievo l’eredi-tà pesante di due presidenti “monu-mento” come Giunti e Calabassi, inuna sezione nata da poco piena diarbitri giovanissimi. Solo Giunti po-teva garantire per me col presidentenazionale Lanese, e lo fece. Mi ave-va insegnato lui il mestiere di pre-sidente e ogni occasione era buona.«Comportati bene con le donne arbi-tro! Stai attento alla gestione ammi-nistrativa! Non mettere mai la pen-na su un rapporto di gara! Patriziomi raccomando, le disgrazie e le debo-lezze di un presidente sono la rovinainevitabile della sezione».

Ho sempre saputo che sarei di-ventato presidente e ho assorbitotutti gli insegnamenti dei miei diri-genti, negli anni prima della mia ele-zione. Ho studiato da presidente, la-vorando al fianco di Giunti, chieden-dogli consiglio nei miei primi annidi guida della sezione. Dopodiché,anche senza Luciano non sono maistato solo.

Angelo Nepi da sempre è il mio

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vice presidente, dà un aiuto fonda-mentale in tutte le attività da segui-re, ha sempre una parola di confor-to o un consiglio da esperto qual èdelle nostre questioni. La sua sag-gezza e il sostegno di tutti gli amicidel consiglio direttivo non possonorimpiazzare un vuoto, ma col temposi sono rivelati altrettanto validi ehanno contribuito a rendere positi-vi i miei mandati da presidente. Traquesti, sento di dover spendere dueparole sull’altro mio vice presiden-te, Federico Tarchi. È sempre stato almio fianco in tutti i consigli direttividella mia presidenza. Fin da ragazzosi è speso nelle attività della sezione,dalla squadra di calcio alle designa-zioni, fino a inventare il Memorial“Giunti” e a organizzare i raduni se-zionali in modo professionale. Fede-rico è corretto, leale e onesto. L’hovisto crescere, che poi è stato cre-scere insieme visto che siamo quasicoetanei. Si possono dire tante cosebuone di Federico, che racchiudereinella mia idea che abbia a sua dispo-

sizione i requisiti per poter reggerela sezione con successo, in un futuronon lontano.

Mario Zonfrillo, Filippo Martini e Patrizio Pasqui

Vorrei dire grazie a tutti gli asso-ciati che hanno dato una mano inquesti anni, affiancando l’attività diconsigliere a quella tecnica in cam-po o in tribuna. Avete fatto un lavo-ro eccezionale, ciascuno nel vostroambito, e tutti assieme nel condur-re la sezione e i nostri ragazzi ver-so i loro obiettivi. Avete dato tan-

to come quantità e qualità, sia dalpunto di vista oggettivo sia da quel-lo soggettivo, perché le amicizie chesi sono create valgono più di qual-siasi risultato in campo. Tra questiconsiglieri, vorrei abbracciare sim-bolicamente alcuni amici che hannocondiviso tutto il mio percorso sinda quando andavamo in campo as-sieme. Salvatore Albano, Gianni Be-cattini, Francesco Cocollini, Gabrie-le Londretti, Francesco Milia e Mir-co Sbardellati erano assistenti vali-di sulla fascia tanto quanto nella ge-stione sezionale. Con Alberto Butini,Filippo Martini, Gianfranco Meucci,Mario Zonfrillo abbiamo condivisole esperienze del campo, erano ar-bitri di qualità e sono stati un soste-gno solido per le attività della no-stra sezione. La correttezza di tut-ti costoro ha creato un affiatamen-to e un’amicizia tali che non possopiù rinunciarci. Vorrei tanto che trai nostri ragazzi nascessero amiciziedurature e solide come quelle che cilegano.

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Penso poi di essere stato un pri-vilegiato a poter lavorare assieme asette presidenti regionali, con cia-scuno dei quali abbiamo realizzatoraduni ed eventi di formazione e ri-creazione in modo proficuo per ilbenessere dei nostri arbitri. Nellepagine del libro rammenteremo al-cune di queste giornate che hannoportato orgoglio in noi di Valdarno.Non vorrei far torto a nessuno di co-storo, eppure sento l’obbligo di ci-tare il mio amico Matteo Trefoloni.Ci conosciamo da quando arbitrava-mo in regione, già allora a poco piùdi vent’anni era serio, sembrava piùgrande della sua età. Ha dedicatoall’aia la sua vita, prima nelle attivi-tà sezionali, poi da arbitro e dirigen-te nazionale e internazionale. Haportato il suo metodo imparato ne-gli stage in giro per il mondo, ha coe-so le sezioni toscane in un’armoniarara e produttiva che sforna arbitricapaci e sereni. Il suo entusiasmo aldi là della sua competenza mi hannoregalato nuova energia da traspor-

tare in sezione, sono convinto che ilruolo del presidente di sezione deb-ba evolversi e si può farlo solo tro-vando grandi dirigenti con cui con-frontarsi. Con Matteo non c’è maistata una discussione o un disaccor-do in sei anni di sua presidenza re-gionale. Non solo: è facile esserevicini sui temi dell’Associazione, maho capito la sua grandezza quandomi è stato vicino nei momenti pri-vati, quelli belli e soprattutto quel-li difficili. Io so che, quando avessibisogno, Matteo mi sarebbe accan-to e la cosa è reciproca. Questa èla cosa inspiegabile e magnifica delnostro mondo, mi ha dato la pos-sibilità di creare amicizie forti co-me quella con Matteo che credo ciaccompagnerà per tutta la vita.

L’entusiasmo e la voglia di diven-tare un presidente di sezione mi-gliore fu uno dei motivi per cui so-stenni Marcello Nicchi e ne festeg-giai poi l’elezione a presidente na-zionale: lo conoscevo bene fin da-gli anni di Arezzo, non mi ha delu-

so quando ha operato per dare allanostra associazione un volto innova-tivo e all’avanguardia nel panoramadell’arbitraggio europeo e mondiale.

Potrei proseguire per venti pagi-ne a far dei ringraziamenti, mi limi-terò ai più importanti oltre a chi nonho già detto. Devo ringraziare Lo-renzo Manganelli, che oltre a farcida bandiera mette la sua esperien-za a nostra disposizione per impa-rare la tecnica dal palcoscenico piùalto. Devo ringraziare gli arbitri diValdarno che sono sempre stati i pri-mi sostenitori della nostra sezione el’hanno tenuta in vita. Avrò semprenel cuore il ricordo di Mauro Botti,che fu uno di quelli che la fece na-scere e la portò a fare i primi pas-si. Se posso scrivere qui ora, lo devoanche a lui.

Buon venticinquesimo, cara ama-ta sezione!

Patrizio PasquiPresidente della sezione Valdarno

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La storia non finisce oggi

Marcello Nicchi

Cari amici della Sezione diValdarno, oggi è per tutti Voiun momento di grande signi-ficato: state testimoniando

che in passato, con la creazione del-la Sezione Arbitri, sono state gettateradici profonde e solide da parte dichi Vi ha preceduto negli anni, per larealizzazione di un grande progetto diinestimabile valore, utile per la cresci-ta culturale di tanti giovani con sanapassione sportiva.

Tale certezza è costituita dal fattoche grazie all’attività di tutti quegli as-sociati che, per qualche mese o una vi-ta intera, hanno condiviso i valori delnostro mondo arbitrale, anche nel pre-sente prosegue quel progetto iniziale.Si è determinata così una realtà che digiorno in giorno si è consolidata e chetutt’oggi Vi permette di superare edaccompagnare con successo i grandicambiamenti dello sport e della socia-tà civile, mentre il futuro rimane unasfida da affrontare tutti i giorni conl’esperienza del passato e l’entusiasmoe le idee dei giovani arbitri.

La Sezione di Valdarno oggi può fe-steggiare i suoi 25 anni, una tappamol-to importante, che ben si inserisce nel-la storia stessa dell’Associazione Italia-na Arbitri, essendo comuni i valori dilealtà e di correttezza sportiva che le-gano tutti gli arbitri e tutte le Sezioni

sparse sul territorio. Sono quindi lie-to di esprimere, a nome dell’intera As-sociazione che ho l’onore di presiede-re, il più vivo e sincero compiacimentoper il prestigioso lavoro che state svol-gendo ed il sentito ringraziamento perquanto il Presidente Pasqui, i dirigentisezionali e tutti gli arbitri di Valdar-no hanno fatto e faranno per portareavanti con successo l’attività arbitrale.

La storia lunga 25 anni di questaSezione, ovviamente, non finisce og-gi: a tutti gli associati uomini e don-ne e specialmente ai giovani che si af-facciano a questo nostro meravigliosomondo, il caloroso augurio di portarecon orgoglio il nome della propria Se-zione in ogni campo di giuoco, fino araggiungere i traguardi più prestigio-si. Vi abbraccio.

Marcello NicchiPresidente nazionale dell’aia

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Una sezione come una grande Famiglia

Vittorio Bini

Oggi festeggiamo questagiovane ma già grande se-zione di Valdarno. Sonotrascorsi 25 anni dalla sua

fondazione, volati in un batter d’oc-chio. È inevitabile guardarsi indietroe ricordare le tappe fondamentali diquesto cammino e i personaggi, gio-vani e meno giovani, che hanno con-tribuito e contribuiscono a renderla

forte. A cominciare dai fondatori estorici associati quali Giovanni Mar-tini, Roberto Calabassi, Mauro Botti,Angelo Nepi, ma soprattutto dall’a-matissimo e indimenticabile LucianoGiunti, fino al presidente attuale Pa-trizio Pasqui, vero e inesauribile mo-tore e motivatore della Sezione. Malo sguardo deve, senza mai dimentica-re il passato, essere rivolto al futuro.Il traguardo raggiunto deve spronarea fare ancora meglio, nella consape-volezza che lo sport e l’arbitraggio,nei sani elementi formativi che essiavvalorano, possono essere utilissimistrumenti per migliorare la personaumana. Questa è una sezione viva, incostante cammino verso mete spor-tive, accompagnata dai valori propridi una grande “Famiglia”, nella qualegiovani e meno giovani possono tro-

vare quotidianamente il fondamentodel loro agire, esaltando valori di one-stà, lealtà e spirito sportivo. Far partedell’Associazione Italiana Arbitri, ap-partenere a questa sezione, permettedi fare sport, divertirsi, avere l’oppor-tunità di conoscere nuovi amici, diprovare la gioia e la fatica, di affron-tare le sconfitte, ma soprattutto dirialzarsi e riprovarci. Sempre. Augu-ro a tutti gli associati che il senso diappartenenza e le emozioni di questaricorrenza vi accompagnino nel vo-stro futuro cammino, vi consentanoaffermazioni con la fierezza di appar-tenere alla nostra Associazione e aquesta grande sezione.

Vittorio BiniPresidente del Comitato RegionaleArbitri Toscana

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Le regole della vita prima di quelle del calcio

Paolo Mangini

Formulare un saluto e un au-gurio per il 25° anniversariodella Sezione aia di Valdarnoè per me un onore ma anche

una grande responsabilità, poiché nonè semplice esprimere in poche parolele caratteristiche peculiari, le virtù eanche l’appartenenza a un territoriodi questa Associazione, senza caderenella retorica, rischiando di tediare co-loro che avranno il privilegio di leggerequesta pregevole pubblicazione.

Venticinque anni sono un traguar-do importante, pieno di significati, chedà il senso della validità di un’espe-rienza, di una continuità feconda eche richiama altre importanti ricor-renze che vengono festeggiate anchein ambiti totalmente diversi da quellisportivi.

Una Sezione, quella di Valdarno,che ho imparato a conoscere da Presi-dente del Settore Giovanile e Scolasti-co, prima, e ora da Presidente del Co-mitato Regionale lnd e che ho sempreimmaginato come un vera famiglia, al-l’interno della quale ragazzi e ragazzecrescono ed apprendono le regole del-la vita oltre quelle del gioco del cal-cio. In sostanza si formano e vengo-no educate prima di tutto come perso-ne. Un ambiente sano, pieno di princi-pi, che non si sostituisce alla famigliama la completa, rappresentando cosìuna vera e propria agenzia educativa.

Ma anche una struttura radicata nelterritorio cittadino, cresciuta insiemea generazioni di sportivi valdarnesi.

Un contributo fondamentale allosviluppo virtuoso di questa Sezione èstato dato sicuramente dal suo attua-le Presidente, Patrizio Pasqui, perso-na schietta, diretta, concreta semprepronta al dialogo e al confronto, unapersona per bene, vero esempio perquesti ragazzi.

Sono passati 25 anni, che non so-no pochi, ma in questa Sezione si re-spira un entusiasmo sempre crescen-te, la voglia di migliorarsi e di fare be-ne: grazie ragazzi per la vostra passio-ne e grazie ai soci fondatori per averdato vita ad una bella realtà, viva epulsante che dà lustro all’aia e a tuttoil movimento calcistico toscano.

Paolo ManginiPresidente del Comitato RegionaleToscana della figc

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Le nostre pietre miliari

marzo 1992Quarantasei arbitri chiedono di istituireuna sede aia a San Giovanni Valdarno

1° gennaio 1993L’aia istituisce la nuova sede di Valdarno,Giovanni Martini è il primo presidente

12 giugno 1993Cena di fine stagione con la sezione

consorella di Arezzo

5 settembre 1995L’aia nomina Luciano Giunticommissario straordinario della sezione

1° luglio 1996 L’aia nomina Luciano Giuntipresidente di sezione

1° luglio 1998Leonardo Biondi e Filippo Martini sono i primipromossi di Valdarno alle categorie nazionali

10 luglio 1998 Inizio della ristrutturazione dellaex colonia gil a San Giovanni Valdarno

11 settembre 1999Inaugurazione della nuova sede nella ex gilsul Lungarno di San Giovanni

25 ottobre 2000Roberto Calabassi è il primo presidentedi sezione eletto dagli associati

5 ottobre 2001Patrizio Pasqui è eletto presidente di sezione,è il più giovane d’Italia

29 marzo 2002 Celebrazione dei 50 anni di tesseradi Luciano Giunti

22 giugno 2002 Gemellaggio con la sezione di Bologna

14 maggio 2003 Festa per il decimo anniversario di fondazione

11 agosto 2003 Muore Luciano Giunti

8 maggio 2004 La sezione è intitolata a Luciano Giunti

1° luglio 2007Lorenzo Manganelli è il primo arbitrodi Valdarno promosso alla can

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10 febbraio 2008Esordio di Lorenzo Manganelli in serie a,è il primo della sezione di Valdarno

30 maggio 2008 Festa per i quindici anni della sezione

6 marzo 2009 Prima elezione di Marcello Nicchialla presidenza nazionale dell’aia

23 dicembre 2011Lorenzo Manganelli riceve la nomina

come Assistente Internazionale

20 gennaio 2012 Festa per Manganelli neo Internazionale

26 marzo 2012 Trasferimento nella nuova sede a Montevarchi

9 giugno 2012 Prima edizione del Memorial “Luciano Giunti”

25 maggio 2012 Muore Mauro Botti

10 novembre 2012Seconda elezione di Marcello Nicchialla presidenza nazionale dell’aia

24 febbraio 2013Infortunio grave a Lorenzo Manganelli,rimane lontano dai campi per sei mesi

20 novembre 2013Le donne arbitro di Valdarnopubblicano un calendario artistico

6 giugno 2014 Inaugurazione della nuova sede a Montevarchi

6-7 giugno 2014 Secondo Memorial “Luciano Giunti”

26 settembre 2016Terza elezione di Marcello Nicchialla presidenza nazionale dell’aia

20 maggio 2017Borsa di studio per arbitri:“Il coraggio di scendere in campo”

2-3 giugno 2017 Terzo Memorial “Luciano Giunti”

19 gennaio 2018 Festa per i venticinque anni della sezione

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Estratto dal primo numero del Gazzettino, prodotto nell’estate del 1999 a cura di Elena Babacci e Patrizio Pasqui

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La nostra storia

La sezione di Valdarno del-l’Associazione Italiana Arbitrinacque dal desiderio di qua-rantasei arbitri del territorio

del Valdarno Superiore: quaranta-cinque appartenenti alla sezione diArezzo, ai quali si aggiunse MarioZonfrillo dalla sezione di Firenze.Questo gruppo decise di istituireuna sezione autonoma a San Gio-vanni Valdarno perché la vita asso-ciativa ad Arezzo era impraticabile:ogni cosa semplice diventava com-plicata, per colpa della distanza edella viabilità infelice della zona,tutta colline e saliscendi. Già daqualche tempo i valdarnesi si eranoorganizzati per avere un polo di al-lenamento in zona, a Levane vicinoMontevarchi, e alcune riunioni e le-zioni del corso arbitri si svolgevanonell’autoscuola del decano MauroBotti a San Giovanni Valdarno. Si

può discutere di quando e come siadavvero sorta l’idea di separarsi daArezzo, nei fatti era la vita quotidia-na che aveva coeso i valdarnesi finoa renderli insoddisfatti di poter fre-quentare la sezione in modo troppodiscontinuo.

Giancarlo Felici e Giovanni Martini, presidentee vice presidente della sezione di Arezzo

Servivano almeno quaranta arbi-tri per soddisfare i requisiti del re-golamento associativo dell’epoca echiedere una nuova sezione. Vista

la situazione, il gruppo dei fonda-tori manifestò tale volontà in mo-do ufficiale al presidente regionaleLuciano Giunti e poi al suo succes-sore Vincenzo Fiorenza. Fu Giunti ilprimo a inserire la domanda d’isti-tuzione nella sua relazione del mar-zo 1992 al commissario nazionaledell’aia Michele Pierro.

Tre arbitri anziani formarono ilprimo comitato organizzativo perpreparare la strada verso la nascitadella nuova sezione. Erano MauroBotti, Roberto Calabassi e GiovanniMartini. Si trattava dell’arbitro piùanziano del gruppo, di un ex assi-stente internazionale e di un ex vicepresidente già dai tempi della sezio-ne di Arezzo. Questa terna coniu-gava la concretezza all’esperienzaumana, sportiva e dirigenziale.

Il loro primo compito fu trovareun locale che ospitasse la sezione. In

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mancanza del locale, non si potevaprocedere con la pratica di istituzio-ne. La ricerca fu difficile, a causa deicosti proibitivi o dei locali inadegua-ti che ci venivano proposti. PedroLosi, sindaco di San Giovanni Val-darno, si interessò della ricerca chesi concluse al circolo ricreativo del-la Ferriera del Valdarno: una stan-za con annessa una sala spaziosa perle riunioni tecniche fu la prima sedesezionale.

Il Comitato Nazionale dell’aia siriunì il 22 dicembre 1992 e ratificòla nascita di San Giovanni Valdarnocome quindicesima sezione toscanaa partire dal 1° gennaio 1993. L’ar-bitro benemerito Giovanni Martini,che era già stato vice presidente diGiancarlo Felici ad Arezzo, fu nomi-nato presidente di sezione. La primastagione sportiva, pur se dimezzata,portò subito otto nuovi arbitri do-po il corso svolto ad aprile. L’eventomemorabile fu la cena di fine sta-gione. Si svolse assieme alla sezionedi Arezzo, come segnale tangibile di

unità e amicizia, con lo scambio diun reciproco “in bocca al lupo” peril futuro.

Una delle prime riunioni al circolo della Ferriera. Èospite il Comitato Regionale guidato da VincenzoFiorenza (al centro), al tavolo si riconoscono il

presidente di sezione Giovanni Martini (terzo dadestra) e Roberto Calabassi (primo a destra)

Il Valdarno aretino e fiorentino èun territorio che non permette spo-stamenti celeri, per chi debba rag-giungere i capoluoghi. Non parvevero, ai giovani abitanti della zona,potersi iscrivere a una sezione di ar-bitri che fosse a una distanza ra-gionevole dalle proprie colline. Chiin passato avesse avuto la difficoltàdi raggiungere Firenze o Arezzo, oranon aveva più scuse. Nel gennaio1994 furono altri sedici i nuovi arbi-

tri, quindici la stagione successiva,poi ancora sedici, poi diciotto. Nelgiro di pochi anni l’organico raddop-piò. Il problema dei locali fu eviden-te da subito e già dal settembre 1994due stanze dell’ipsia di San Giovannidiventarono la nuova sede sezionale.

Quando Giovanni Martini lasciòla presidenza a metà del 1995, gli ar-bitri del Valdarno furono in difficol-tà a esprimere una guida sicura edesperta scegliendola al proprio in-terno. Gli associati erano quasi tuttigiovani in attività sui campi e l’etàmedia era bassissima. Al momen-to della fondazione, solo otto arbitriavevano più di dieci anni di tesserae di questi sono quattro erano os-servatori (Botti, Calabassi, La Rosa eGiovanni Martini). Lo stesso proble-ma era tangibile nell’attività tecni-ca: Valdarno dovette perfino chiede-re aiuto alla sezione di Arezzo per levisionature degli arbitri a livello pro-vinciale. Nel 1995 gli osservatori era-no sempre gli stessi quattro e nessu-no di costoro aveva la disponibilità

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per svolgere il ruolo di presidente.

La dirigenza dell’aia si preoccu-pò di creare basi solide per gli annia venire, col contributo di un com-missario straordinario di spessore.La scelta cadde sullo stesso Lucia-no Giunti, che per primo si interes-sò delle sorti degli arbitri valdarnesie cui fu affidata la responsabilità dicreare i dirigenti del futuro.

Luciano Giunti prima che un diri-gente fu un arbitro di successo, ot-to anni in serie a conclusi con laqualifica di Internazionale. Avevaconoscenze numerose tra gli arbitridi punta e li portò in sezione comeospiti. I giovani valdarnesi crebbe-ro ascoltando Giulio Campanati, An-tonio Marengo, Claudio Pieri, LuigiFrasso, Sergio Ferrari, Andrea Gui-ducci, Paolo Bertini e tanti altri. Fer-marsi a questo, tuttavia, sarebbe sta-to limitativo. Giunti sapeva che oc-correva sviluppare un senso di iden-tità dentro agli arbitri di una sezioneancora troppo giovane e assieme alconsiglio direttivo decise che biso-

gnava trovare una sede appropriata,che fosse come una casa.

Giovanni Nannipieri, Renzo Masini, Carlo Polci,Luciano Giunti e Vincenzo Fiorenza (da sinistra) allafesta a sorpresa per i quarantacinque anni di tessera

di Giunti, il 7 marzo 1997

Il Lungarno

Giunti fu nominato presidente di se-zione nel 1996: in tal modo avevaun quadriennio a disposizione perrealizzare qualsiasi progetto tecni-co o associativo fosse rilevante perla crescita di Valdarno. Il problemadella sede era quello più impellente.Assieme a Mauro Botti incontraro-no Gennaro Lo Santo, che nel frat-tempo era diventato il nuovo sinda-co di San Giovanni. L’ipsia di piaz-

za della Libertà non era più suffi-ciente per i novanta arbitri, servivaaiuto dall’amministrazione comuna-le per trovare una sede più acco-gliente. Lo Santo propose una vec-chia colonia fluviale della gil, sullariva sinistra dell’Arno. La strutturaera abbandonata, ricoperta di rovi,fatiscente.

La sezione ricorse alle proprieprofessionalità presenti tra gli asso-ciati e realizzò un progetto di ri-strutturazione da presentare in Co-mune. Fu un successo: il consi-glio comunale deliberò un comoda-to di dieci anni rinnovabili a partireda aprile 1997. Si poteva partire coilavori.

L’aia assegnò un contributostraordinario che coprì parte dellespese. Gli associati fornirono dena-ro, braccia e fatica per svolgere lamaggior parte del lavoro concreto.Furono quasi due anni di impegnoe incoscienza, turni di quindici as-sociati ogni fine settimana, amicicoinvolti quando i problemi erano

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insormontabili. Ci fu l’operazione“un mattone per la sezione”. Sicoinvolsero conoscenze di ogni ge-nere. Il risultato fu una sede bella,accogliente, esclusiva. Gli arbitri delValdarno costruirono la propria casadove allenarsi e condurre una vitaassociativa di livello elevato. Rese-ro tangibile quello che era solo unsogno.

Il servizio degli arbitri in quel pe-riodo doveva proseguire nonostanteil cantiere sempre aperto. Anche neimomenti di scoramento ci furononotizie liete da festeggiare per ave-re fiducia nel futuro. A luglio 1998ci furono i primi promossi della se-zione alle categorie nazionali: Leo-nardo Biondi sarebbe stato assisten-te in serie d, Filippo Martini arbi-tro agli Scambi interregionali. En-trambi faranno poi una lunga carrie-ra parallela che si concluderà in se-rie c. L’anno successivo furono rag-giunti in serie d da Mirko Bindi e Lo-renzo Manganelli. Quando pensia-mo che Lorenzo ci rappresenta an-

cora oggi in giro per l’Italia e per ilmondo, dopo diciotto anni da quellapromozione, un po’ ci gira la testa.

Leonardo Biondi, Filippo Martini, Roberto Calabassie Tommaso Colonna

In quelle stagioni, completammola nuova sede che fu operativa dal1999. Aveva uffici, sala ricreativa, cu-cina attrezzata, spogliatoi con doc-ce, un parco di duemila metri qua-dri. Questa fu l’evidenza agli oc-chi degli ospiti che inaugurarono lastruttura l’11 settembre 1999. Fu unafesta piena di gioia, davanti agli ami-ci arbitri, agli esponenti di calcio epolitica. Gli arbitri di Valdarno rac-colsero i plausi di tutti: l’ammini-strazione comunale era felice di aver

recuperato un rudere e valorizzareun angolo prezioso della città, la di-rigenza arbitrale manifestava l’orgo-glio verso un’opera tangibile fruttodella passione e del volontariato.

Pedalare con le nostre gambe

La stagione sportiva 1999/2000 por-tò cambiamenti nella sostanza dellavita associativa degli arbitri italiani.L’aia continuava a essere commissa-riata e i dirigenti nazionali sviluppa-rono dei nuovi regolamenti associa-tivi più solidi. Il Consiglio Federa-le della figc approvò il nuovo sta-tuto dell’Associazione che contene-va la novità dell’elezione diretta delpresidente di sezione da parte degliassociati.

L’entusiasmo comune in tuttal’Associazione fu seguito dalla pre-occupazione di noi valdarnesi quan-do fu chiaro che Luciano Giunti nonavrebbe potuto candidarsi e prose-guire la sua opera, perché supera-va il limite dei settant’anni impo-sto dal nuovo regolamento. San Gio-

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vanni era ancora una sezione giova-ne quanto a dirigenti, allora emer-se la candidatura di una gloria delpassato recente: Roberto Calabassi,arbitro benemerito, una carriera daassistente in serie a conclusa comeInternazionale, a lungo componen-te del Comitato Regionale. Calabas-si fu il terzo presidente di sezione, ilprimo a essere eletto.

Fu una stagione di transizione,con la nuova sede da avviare, tan-ti giovani arbitri da seguire e cre-scere, le difficoltà di ogni giorno dasuperare. L’Assemblea degli associa-ti si riunì di nuovo il 5 ottobre 2001ed elesse Patrizio Pasqui come quar-to presidente di sezione. Fu unascommessa, se si pensa che all’epo-ca aveva compiuto ventotto anni dapochi mesi, aveva quindi il requisi-to minimo di eleggibilità ed era ilpresidente più giovane nella storiaelettiva dell’aia. Pasqui però avevauna formazione solida da segretariodi sezione, padroneggiava già i mec-canismi dell’Associazione, conosce-

va i suoi arbitri. La sua gioventù eraenergia tutta da spendere sull’ondadei consigli dei saggi, Luciano Giuntisu tutti.

Giunti rappresentò in un certosenso il garante per Pasqui nei con-fronti della dirigenza nazionale. Ildebito di riconoscenza degli arbi-tri del Valdarno spinse Pasqui a or-ganizzare una festa in onore deicinquant’anni di tessera di LucianoGiunti. Il presidente nazionale Tul-lio Lanese gli consegnò il distintivod’oro dell’aia. Fu una serata emozio-nante e commovente. Giunti rievo-cò la sua storia, sui campi di serie a,da dirigente nazionale, regionale eperiferico. La sua chiosa fu: «In cin-quant’anni di tessera ho avuto un solopensiero e una sola parola: “sì” a tut-te le domande e richieste della nostraamata Associazione».

Pasqui ebbe l’intuizione di far de-buttare in società la piccola sezio-ne di San Giovanni, che ormai ave-va dieci anni di vita e necessitavadel confronto con le sorelle maggio-

ri per crescere. Da questo e dalla di-sponibilità di Roberto Armienti nac-que il gemellaggio con la sua sezionedi Bologna. Il 22 giugno 2002 fu unlungo sabato di festeggiamenti, conpartita amichevole, tornei di brisco-la e una cena conclusiva con due-cento amici tra arbitri di entrambele sezioni e ospiti. Da Bologna eraarrivato Nicola Rizzoli, fresco di pro-mozione alla can, da Roma giunse ilvice presidente nazionale Cesare Sa-grestani, a sorpresa arrivò pure l’exarbitro internazionale Luigi Agnolin.

L’ultimo fischio

Il cuore grande di Luciano Giunti sifermò l’11 agosto 2003. Il ricovero inospedale fu breve, il senso di vuototra i suoi arbitri del Valdarno duròanni e in alcuni perdura tuttora.

La chiesa era affollata in quel cal-do agosto aretino. Ciò rese solennela promessa di Patrizio Pasqui du-rante il suo ultimo saluto: le gene-razioni future di arbitri del Valdar-no avrebbero conservato la memo-

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ria di Luciano Giunti, dedicando a luila sezione.

La promessa fu mantenuta l’8maggio 2004. C’erano i vertici na-zionali e regionali, c’era una delega-

zione di Arezzo col presidente Car-lo Polci e l’ex arbitro internazionaleMarcello Nicchi. C’era la famiglia diLuciano Giunti: i figli Paolo e Lucia-na e la moglie Silvana, che per tutti

era “la Popa”, come la chiamava ilmarito in modo affettuoso. Da quelgiorno, la sezione aia di San Giovan-ni Valdarno porta il nome di LucianoGiunti.

La festa organizzata per i cinquant’anni di tessera di Luciano Giunti. A sinistra: gli invitati in attesa della cerimonia.A destra: il presidente nazionale Tullio Lanese consegna il Distintivo d’oro a Giunti

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Caro Luciano,

ti ho conosciuto grande dirigente arbitrale, con grandi ma-ni, grandi giacche… Sembravi irrangiungibile anche solo conuno sguardo. Il 15 ottobre 1989 presso la sezione di Arezzomi hai promosso arbitro effettivo, con la tua firma su quelverbale è iniziata la mia avventura all’interno dell’aia, cheda ventinove anni caratterizza la mia vita.

A settembre dell’anno 1995 dopo la tua nomina a commis-sario straordinario della sezione Valdarno, mi scegliesti co-me segretario di sezione, da quel giorno fino all’ultimo tuogiorno su questa terra abbiamo vissuto una splendida favolaricca di tanta condivisione per quei valori che mi hai saputotrasmettere.

Avevi un dono unico e speciale, conoscevi e capivi in fondoall’animo le persone, tra noi non occorrevano tante paro-

le, a volte un tuo sguardo da babbo ricco di tanto bene erala giusta risposta alle ansie e preoccupazioni di un giovaneadolescente che pian piano diventava uomo. Quante risateci siamo fatti in occasione di una gara di Terza categoria,dove grazie al tuo sguardo annullai una rete viziata da unfallo di mano, che non avevo visto. Tu eri dietro la porta nelpunto giusto al momento giusto! Vedo ancora il tuo sorrisocompiaciuto insieme al mio fischio! Dentro gli spogliatoi midicesti: «Rastione, se non c’era il tuo Luciano assegnavi ilgol».

Dal tuo ultimo fischio tante volte avrei avuto bisogno del tuosguardo, tante volte ho preso la decisione sbagliata, ma iocontinuo sempre a cercarlo perché sono sicuro che dall’altotu mi stai guardando sempre e come sai fare tu, sempre nelmomento giusto! Un abbraccio eterno.

Patrizio Pasqui

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Gli arbitri della sezione di San Giovanni Valdarno all’inizio della storia. In piedi da sinistra: Simone Caselli, Angelo Nepi, Marco Miniati, Francesco Cocollini, Mirco Sbardellati,Emo Stanghini, Stefano Bernardini, Mirko Bindi, Gianni Casucci, Leonardo Simonti, Filippo Martini, Luciano Picchioni, Alberto Butini, Marco Bernini, Daniele Lapi, Andrea Pelli,Marco Burzagli, Simone Stanghini, Massimo Mugnai, Marco Nocentini, Leonardo Biondi, Maurizio Donati, Stefano Bindi, Gianfranco Meucci, Gerardo Pitti, Guido Venturi.Seduti da sinistra: Patrizio Pasqui, Gabriele Londretti, Francesco Checchi, Alessio Setti, Massimiliano Zanchi, Piero Raffaelli, Mario Zonfrillo, Gianni Becattini, RobertoCalabassi, Giovanni Martini, Luciano Giunti, Mauro Botti, Francesco Milia, Gianluigi Fiamminghi, Achille Tiezzi, Duccio Mannozzi, Paolo Mucciarini, Valerio Cappellini, GinoFabbroni, Salvatore Albano, Luca Menghini, Giovanni Bartolini

La maturità

Quando gli arbitri del Valdarno con-fermarono Pasqui alla presidenzanel 2004 e poi ancora nel 2008, leprospettive di quadrienni stabili e lasede grande e funzionale sul Lungar-no furono indicatori di affidabilitàdi questa piccola sezione che stavacrescendo.

Il Comitato Regionale chiese sup-porto per organizzare il primo radu-no interregionale dedicato agli arbi-tri di Eccellenza. Il 7 maggio 2007gli arbitri toscani assieme a quel-li di Lazio, Umbria e Veneto giun-sero nella sede allestita per l’even-to. L’organizzazione e la cena fu-rono così apprezzati che il presi-

dente regionale Stefano Braschi vol-le replicare per la stagione succes-siva. In questa occasione ci si spo-stò al borgo di Fontebussi, nella zo-na di Cavriglia, per ospitare gli arbi-tri di Emilia-Romagna, Lazio, Venetoe Trentino-Alto Adige, il 10 e 11 aprile2008.

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Il “ventaglio” celebrativo preparato dalla sezione di Arezzo per Marcello Nicchidopo la sua elezione a presidente nazionale

Fontebussi piacque così tanto cheil 30 maggio 2008 ci si festeggiò ilquindicesimo anniversario della fon-dazione, con tanti ospiti amici dellasezione.

Fuori dall’ordinario

Tutti sanno che Marcello Nicchi, ilpresidente nazionale in carica, è del-la sezione di Arezzo. Pochi sannoche vive da sempre in un paesinodel Valdarno. Qua crebbe assiemeagli arbitri della zona, si allenò conloro per anni durante la sua carrie-ra lunga fino ai livelli internazionali,ma rimase sempre legato ad Arez-zo per non creare attriti e situazio-ni equivoche nel momento di mag-gior fulgore della sua carriera. Que-sto fatto non gli impedì di essere unsostenitore della causa valdarnese,mentre gli amici di sempre tifavanoper i suoi successi in campo e nellacarriera dirigenziale successiva.

Nel 2006 ci fu Calciopoli e il pro-cesso richiese il rinnovo dei verticidell’aia. Nicchi presentò una can-

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didatura in contrapposizione a Ce-sare Gussoni, che poi vinse la tor-nata elettorale. Il comitato a soste-gno di Nicchi era formato da asso-ciati di Valdarno: il presidente Pa-squi, gli amici storici Roberto Cala-bassi e Angelo Nepi, il giovane Ga-briele Nuzzi. Questo gruppo di lavo-ro preparò anche le campagne elet-torali successive, a partire da quellavincente del 2008. Nicchi divennepresidente nazionale portando il suoprogramma nelle sezioni italiane colsupporto dei suoi amici storici.

L’Assemblea Generale del 2012 riconfermò MarcelloNicchi (al centro) come presidente nazionale.

Qui è con i suoi sostenitori della sezione di Valdarno,da sinistra: Angelo Nepi, Patrizio Pasqui, Roberto

Calabassi e Gabriele Nuzzi

L’elezione di un presidente delValdarno rappresentò sempre unafonte di orgoglio per gli associatidella nostra sezione, sia per la dosedi patriottismo di cui siamo dotaticome tutti, sia per il lavoro che sap-piamo aver profuso negli anni, sen-za il quale nulla di tutto ciò sarebbemai avvenuto.

Il bastone tra le ruote

Cosa succede se arriva una denun-cia anonima che porta alla distru-zione di quello che hai costruito coltuo sudore, il tuo tempo, il tuo de-naro? È una domanda che di solitonon si pone nessuno, noi non face-vamo eccezione e quando un ano-nimo denunciò che la sala riunioniera un abuso edilizio fummo tuttiimpreparati.

Avevamo ampliato i locali nel2000, ci eravamo accollati tutti i co-sti e le fatiche, senza verificare inmodo accurato che fosse tutto fat-to con le accortezze che sarebberoservite. Sbagliammo e pagammo in

un modo crudele: demolimmo la sa-la riunioni e ripristinammo lo sta-to precedente. Annullammo tutte leiniziative che richiedessero lo spaziodi quella sala: niente cene mensili,niente sfide di carte o ritrovi. Il cen-tro universitario di Geotecnologie diSan Giovanni ospitò le riunioni tec-niche obbligatorie da marzo 2011 inpoi.

Gli arbitri però sono individui co-riacei e diversi associati lavoraronocon impegno assieme all’ingegnerMarco Storri per un nuovo proget-to di ampliamento, che seguisse lanormativa e la burocrazia richiestedalla legge. Anche il sindaco di SanGiovanni si impegnò ad affiancarela sezione in questo progetto. Pre-sentammo il progetto alla Provinciadi Arezzo a ottobre 2011, sicuri cheavremmo avuto un parere positivosu conformità e legittimità.

Nel frattempo, la sezione non ri-maneva ferma. Gli arbitri continua-vano a scendere in campo e raggiun-gere risultati di rilievo, il consiglio

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direttivo era instancabile nel cerca-re di limitare i danni derivati dallecircostanze.

Il premio consegnato dalla sezionea Lorenzo Manganelli per la nomina

ad assistente internazionale

Fu un caso, una coincidenza iro-nica della vita, che la notizia più en-tusiasmante della breve storia tec-nica dei valdarnesi arrivasse proprioquando la casa degli arbitri era ina-gibile per organizzare una festa contutti i canoni. Il 23 dicembre 2011 è

la data che tutti ricorderanno per-ché sancì il primo arbitro di Valdar-no a meritare la qualifica Internazio-nale. Fu Lorenzo Manganelli a riu-scirci: prima arbitro ad Arezzo, poisocio fondatore di San Giovanni Val-darno e una carriera lunga fino al-la serie a come assistente. Nei mo-menti bui succede che ci sia anco-ra più voglia di festeggiare le buonenotizie. Tutti erano commossi ed ec-citati per questo ulteriore traguardodi Lorenzo. Era pieno di amici, il ri-storante Torricelli di Figline Valdar-no, quel 20 gennaio 2012: gli arbi-tri di Valdarno, tutto il Comitato Re-gionale del presidente Matteo Trefo-loni, perfino una delegazione dellasezione di Arezzo.

Tempo un mese e fu la fine: il20 febbraio la Provincia di Arezzorespinse il progetto esecutivo del-la nuova sala riunioni. L’assembleastraordinaria degli arbitri di Valdar-no deliberò di lasciare il Lungarno,la casa allestita da noi stessi che lavivevamo ogni giorno. Non ci sono

parole per descrivere la sensazioneche provammo.

Non solo San Giovanni

Il sindaco di Montevarchi era Fran-cesco Maria Grasso, un ex arbitroche fu tra i fondatori della sezionedi San Giovanni. In quei mesi di in-certezza si attivò e aiutò il consigliodirettivo a trovare casa nella sede at-tuale di Montevarchi, in uno stabi-le moderno fuori città. La posizio-ne a metà strada tra i centri abitatidi Montevarchi e di San Giovanni èquasi simbolica della sezione stessa:slegata da una città specifica, radica-ta su un territorio vasto compostodi tanti comuni diversi a cavallo tradue province con influenze culturalidifferenti.

Da questo concetto si è evolutoanche il nome della sezione: SanGiovanni Valdarno era la città basedel progetto iniziale, Valdarno fu ilnome breve usato per anni nell’iden-tificarci, con la fortuna che fosse an-che il nome della nostra valle che ci

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accomuna da Pelago giù fino a La-terina. Valdarno rispecchia megliola nostra varietà e legittima ancheuna sede in un comune diverso daSan Giovanni.

Insomma, dopo l’amarezza nonrestammo fermi: allestimmo i nuo-vi locali con una sala riunioni sobriama tecnologica, due uffici per le at-tività di gestione e una cucina benfornita. Avevamo tutte le intenzio-ni di continuare a svolgere i nostriincontri conviviali con la qualità de-gli ultimi quindici anni. A posterioripossiamo dire che ci riuscimmo e cistiamo riuscendo anche ora. Il quar-to mandato di Patrizio Pasqui aiutòla transizione in questa nuova ca-sa, perché assicurò quella stabilitàgestionale che evitasse di sprecaregli anni di duro lavoro in campo acausa dei disagi della vita associati-va. Non fu un caso che la sezionecontinuasse a proporre senza sostaarbitri nelle categorie nazionali.

I comuni del Valdarno fiorentino e aretino

Il Comitato Regionale fu sempreconsapevole dalla tenacia dei valdar-nesi, il supporto non mancò mai da-gli uffici fiorentini. La stima e i buo-ni precedenti portarono a organiz-zare il raduno playoff del maggio2012 nella nuova sede appena allesti-

ta: nonostante fosse stata una sta-gione piena di gioia e di delusioni,gli oltre cento arbitri presenti furo-no accolti in modo impeccabile nellapenultima fatica dell’anno.

L’anno più brutto

La settimana successiva porgemmol’ultimo saluto a Mauro Botti. Mau-ro era una colonna della sezione,prima ad Arezzo, poi in Valdarno.Era sempre disponibile, sempre al la-voro per il bene di questo gruppodi amici che vive insieme anno do-po anno condividendo una passione.Lui era “l’amico di tutti”, non si po-teva trovare persona che non gli vo-lesse bene. La sua vita era arbitrare,si era speso per fondare la sezionedi Valdarno e per tanti anni avevaprestato il suo servizio come asso-ciato più esperto del gruppo. Taleera il suo attaccamento che nei pe-riodi iniziali, in mancanza della sa-la riunioni, organizzava i corsi perarbitro nella sua autoscuola a SanGiovanni.

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Quel giorno triste era il 23 mag-gio: gli mancavano quattro gior-ni per festeggiare cinquant’anni co-me arbitro. Ne aveva viste di co-se, belle e brutte, in una carrieralunghissima che avrebbe meritatouna commemorazione in grande sti-le per rendergli onore e restituirgliquella gioia che lui ci aveva fornitoper decenni.

Mauro Botti (a sinistra)

Ne approfittammo per organizza-re una giornata di sport densa, daricordare negli anni. Ci eravamo in-ventati il Memorial “Luciano Giun-ti”, un torneo di calcio tra tutte lesezioni della Toscana. Fu un modospeciale di ricordare Luciano e Mau-

ro, che per anni avevano lavorato abraccetto per farci essere dove era-vamo ora. Toccava a noi dimostra-re che avevamo imparato qualcosadai loro insegnamenti. La prima edi-zione fu il 9 giugno 2012: eravamocosì entusiasti, la stagione era statapiena di malumori ma era giunto iltempo di pensare solo alle cose bel-le. La nostra squadra arrivò perfinoin finale contro Firenze, fortissimiloro, una cenerentola noi. I miraco-li non esistono, resistemmo fino aitiri di rigore, perdemmo, ma ricor-diamo ancora oggi quella giornatacome indimenticabile.

Ogni anno celebriamo Luciano eMauro assegnando dei premi inti-tolati alla loro memoria. Il pre-mio “Giunti” è per il miglior arbi-tro nelle categorie provinciali sin dal2006, mentre il premio “Botti” nac-que in quel 2012 ed è sempre destina-to al nostro miglior assistente regio-nale, in onore della lunga carriera diMauro in questo ruolo.

Le notizie tristi di quella stagio-

ne orribile non erano finite. Si al-ternavano con le gioie e gareggia-vano in intensità, vincendo troppospesso. A novembre gioimmo perla rielezione di Marcello Nicchi al-la presidenza nazionale. A febbra-io, dopo aver detto addio alla sezio-ne e a Mauro Botti, rischiammo pu-re di perdere Lorenzo Manganelli eFilippo Bercigli.

Quel 24 febbraio del 2013 gelò ilsangue di tutti gli arbitri italiani. Lo-renzo e Filippo, prima che due gran-di arbitri, sono due amici, due ragaz-zi seri e piacevoli. Quella sera inver-nale rimasero coinvolti assieme alleloro fidanzate in un incidente, men-tre prestavano soccorso ad altri con-ducenti in autostrada: il loro spiritodi servizio quella volta rischiò di es-sere fatale. Filippo e le ragazze eb-bero solo conseguenze lievi, Loren-zo invece fu ferito in modo grave.La stampa di tutta Italia parlò del-l’incidente perché ormai il nome diManganelli era sulla ribalta del gran-de calcio e nelle terne delle gare più

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importanti in Italia ed Europa.

Lorenzo superò anche questa sfi-da e tornò vitale ed energico. Ci vol-le tempo, la guarigione fu lunga. Labandierina di Lorenzo rimase arro-tolata per sei mesi, ma quando sven-tolò di nuovo fu ancora più precisadi prima. Nel mezzo organizzammouna piccola festa, volevamo stare vi-cini ai nostri alfieri feriti e fu belloaccogliere tanti amici venuti da al-tre regioni per abbracciarli. Sembraretorica, ma la nostra Associazionecrea amicizie che vanno ben oltre ilcampo. Nei momenti difficili si vedequanto gli arbitri siano un gruppounito.

Ripartire più forti

La sede di Montevarchi ci accoglieda oltre cinque anni, ma gli eventici impedirono di inaugurarla subito.Eravamo stritolati da altri pensieri,vedevamo nero, non c’era posto perle feste. Ma noi siamo fatti così,non si lascia niente in sospeso. Il6 giugno 2014 finalmente rimediam-

mo e inaugurammo la nostra casain modo ufficiale, con le autorità,il vescovo, l’amico Marcello Nicchinel suo ruolo di presidente naziona-le e tanti altri amici del mondo del-lo sport. Quei due anni senza il varoerano stati strani, ci sentivamo stan-chi, forse era il senso di provvisorioe di dispiacere. Era ora di lasciarsitutto alle spalle e procedere avanti.

Roberto Calabassi, il sindaco di MontevarchiFrancesco Grasso (già socio fondatore della sezione),il presidente nazionale Marcello Nicchi e il presidentedi sezione Patrizio Pasqui inaugurano la sede attuale

di Montevarchi, il 6 giugno 2014

A guardar bene, se non fosse perquegli eventi che abbiamo incrocia-to sul nostro cammino, ogni annosarebbe stato uguale all’altro. Tante

partite, ognuna uguale all’altra ep-pure unica e irripetibile, e vissuta daciascun singolo arbitro nel proprioruolo in modo diverso a seconda del-la sua sensibilità. Riunioni, raduni,allenamenti, incontri di ogni tipo,scambi di opinioni, momenti di eu-foria e delusione. Dipende tutto dalsingolo e dall’intensità con cui vivedentro al nostro ambiente. Ci so-no gli appassionati, quelli che hannocontinuato a solcare i campi fino acinquant’anni con l’entusiasmo del-la prima volta. Ci sono arbitri chehanno perso le energie dopo le ba-toste o quando hanno scoperto al-tre passioni della propria vita. Ce nesono altri che non hanno mai trova-to il gusto vero di usare un fischiet-to o una bandierina, li abbiamo vi-sti dispiaciuti per questo e ogni gior-no che passa cerchiamo nuovi modiper farli sentire a proprio agio nelnostro ruolo scomodo.

Quando ci siamo inventati il ca-lendario delle nostre ragazze, all’i-nizio ci sembrò come un giorno da

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passare in modo diverso per rom-pere la routine. Abbiamo capitocol tempo che quell’oggetto inusua-le era un collante per i nostri asso-ciati. Sulle pagine nere c’erano lenostre colleghe e noi sentivamo for-te il legame che ci univa. Il fatto chetutta Italia parlasse del Valdarno co-me terra di splendide donne arbitroci riempiva di orgoglio come se aves-simo plasmato quelle signore con lenostre mani.

Il 2015 scorse girando le pagine diquel calendario e il corso arbitri diquell’anno fu un successo. Decinedi ragazzi accorsero, spinti dalle im-magini delle nostre rappresentanti.Lì capimmo che la crisi di vocazio-ne del mondo arbitrale non era irre-versibile: qualche possibilità di farbreccia nell’animo dei giovani esi-steva. Il calendario ci insegnò a osa-re, come abbiamo sempre fatto daglialbori della nostra storia.

Il logo della sezione, creatoda Marco Crescioli nel 2016

Il 2017 è stato un anno partico-lare, forse perché ormai sappiamotutti che sta per finire un’era geo-logica. Patrizio Pasqui ha condottole danze per quattro mandati e stainiziando a preparare il futuro senzadi lui. Servono nuovi dirigenti, nonpossiamo restare impreparati.

Siamo partiti dall’organizzare laterza edizione del Memorial “Giun-ti”, l’abbiamo fatto in grande stilecon seicento partecipanti da sedici

sezioni. Non era abbastanza. Gliabbiamo abbinato un concorso pergli arbitri studenti di tutta la regio-ne, c’era in palio una borsa di stu-dio ed è stata un’esperienza diversache ci ha fatto riflettere. Non pos-siamo sempre e solo correre, ognitanto dobbiamo fermarci, ragionare,ascoltare chi è più giovane e ha unasensibilità diversa, ci servono ideenuove.

Abbiamo dato una impronta nuo-va alle nostre pubbliche relazioni.Stiamo provando a usare internet inmodo più snello per comunicare chisiamo e quel che facciamo a chi puòessere interessato. Ci stiamo met-tendo in gioco per migliorarci e far-ci conoscere. Abbiamo organizzatol’Open day, sono venuti i cittadini avedere la sede, tanti ragazzi e adulticuriosi che volevano sapere chi sonogli arbitri, cosa fanno e perché.

Stiamo formando i dirigenti delfuturo. Abbiamo lasciato spazioall’iniziativa di associati più giova-ni che hanno idee intraprendenti e

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provano a coinvolgere tutti, dal piùesperto all’ultimo arrivato. Voglia-mo che ciascuno trovi il proprio po-sto nel nostro gruppo. Cerchiamoanche di far provare nuove espe-rienze ai nostri arbitri, gli offriamola possibilità di operare come assi-stenti o nel calcio a 5, perché capi-scano da soli qual è la strada chepreferiscono percorrere.

Intanto speriamo che venga una

bella cerimonia per i venticinqueanni, perché chissà quando sarà laprossima, e fermiamo l’attimo inqueste pagine, su queste parole.Quel che è stato è qui dentro, unpo’ sintetizzato perché non baste-rebbero mille pagine per raccoglierei racconti di tutti e il baule di fotodel Butini e di chissà chi altro chele tiene nascoste. È un inizio, ma-gari per i cinquant’anni ci organiz-

ziamo meglio e usciamo in edicola apuntate.

Non stiamo mai fermi, bisognacontinuare a suonare la musica per-ché la gente balli. Se la musica siferma, la festa finisce. Dipende daciascuno di noi e faremo tutto quel-lo che potremo per rendere Valdar-no la casa di tanti arbitri felici diappartenere alla nostra famiglia.

Quando una sezione arbitrale compie un importante an-niversario il Presidente e il Consiglio tutto sono i protagoni-sti e tutti gli associati partecipano alla loro festa, alla festasezionale.

Il sottoscritto non appartiene alla sezione del Valdarno, masono orgoglioso di aver approvato e sostenuto la formazionedi questa sezione molti anni fa.

Uno può essere freddo, insensibile e poco emozionale, masentirsi chiamare ancora Presidente da alcuni associati midà soddisfazione perché sono tutti uomini che hanno benagito e messo in atto gli insegnamenti a suo tempo da me

trasmessi al nocciolo della sezione.

Non voglio dimenticare nessuno e pertanto auguro tantoaffetto a tutti coloro che sono venuti via da Arezzo e in par-ticolare al Presidente Pasqui con la preghiera di trasmetterea tutti gli associati il mio compiacimento per il traguardoraggiunto.

Auguro alla sezione stessa di raggiungere traguardi impor-tanti così come adesso raggiunti da Lorenzo Manganelli ealcuni anni fa da Roberto Calabassi.

Ragazzi in bocca al lupo.

Giancarlo Felici

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Estratto dal libro Storie di una storia scritto per festeggiare gli ottant’anni di Giancarlo Felici.In queste pagine, l’ex presidente della sezione di Arezzo testimonia la nascita della sezione di Valdarno

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Serie di manifesti per i nostri eventi: l’inaugurazione della nuova sede sul Lungarno (1999),la festa per i cinquant’anni di tessera di Luciano Giunti (2002), il gemellaggio con la sezione di Bologna (2002)

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Serie di manifesti per i nostri eventi: la partita amichevole per inaugurare il nuovo defibrillatore (2016),il terzo Memorial “Giunti” con borsa di studio (2017)

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I nostri presidenti di sezione

Giovanni Martini

Per le strade del corso prin-cipale di San Giovanni com-pare spesso un uomo minu-to ma energico, sempre fer-

mato da qualcuno per saluti e chiac-chierate lunghe e dense. Ha an-cora lo sguardo vispo di un ragaz-zo, il sorriso smagliante e allegro diuna gioventù interiore che non sfio-risce a dispetto degli anni sulle spal-le. Giovanni Martini porta i suoi ot-tant’anni con la leggerezza di chi nesente venti di meno. La sua tempraè figlia di un’altra epoca.

L’hanno sempre chiamato “il Gio-vanni da San Giovanni”, ma lui pre-cisa subito che è di Castelnuovo deiSabbioni: pochi chilometri che fan-no una certa differenza in questa zo-na di tanti campanili. La sua non è

la storia di uno sportivo tutto d’unpezzo, ma ha un tocco di spensie-ratezza. Arbitrava le partitelle de-gli amici, tanto per passare il tem-po. Giovanni è un appassionato verodi calcio, ma non lo ha mai pratica-to in vita sua e quando gli amici loconvinsero ad arbitrare per davve-ro, ormai era fuori età per qualsia-si carriera. Iniziò a 29 anni, studiòda solo il regolamento e fece l’esa-me a Firenze come privatista. Poisi trovò nell’ambiente della sezionedi Arezzo, che era la sua destinazio-ne naturale in quanto sua provincia.«Arezzo era un ambiente meraviglio-so: c’era un senso di colleganza e ami-cizia tra tutti, sotto la guida di gran-di arbitri come Luciano Giunti, comeGianfranco Felici e Gianfranco Bertini.

Mi hanno sempre preso in considera-zione e mi hanno aiutato a diventareil dirigente e la persona che sono».

Giovanni Martini nei panni di arbitro a inizio carriera

Martini arbitrò per pochi anni«ma mi sono divertito tanto». Scalòtutte le categorie che gli era possi-bile fino al culmine di una gara di

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Promozione, che negli anni Settan-ta era il vertice regionale. Dimostròdi saperci fare in campo e fu sceltocome collaboratore da Giunti e Feli-ci, fino a diventarne uno dei braccidestri. «Felici era il delegato tecnicodi Arezzo, mi scelse per controllare irapporti degli osservatori e scrivere lelettere confidenziali agli arbitri».

La carriera di Giovanni Martinisarà ricordata come quella di un os-servatore attento, ascoltato con fi-ducia dagli organi tecnici e valutatoin modo positivo tanto da arrivarea visionare gli arbitri di serie c perquasi tutti gli anni Novanta. Que-sta sua capacità è al centro di unaneddoto che riguarda suo figlio Fi-lippo, anche lui socio fondatore del-la sezione di Valdarno. Filippo die-de al padre la gioia di arrivare a suavolta in serie c ma in campo, co-me assistente. Il padre lo seguivaalle partite e insieme commentava-no gli episodi. «Soffrivo molto per glierrori che temevo potesse fare», ricor-da Giovanni, «però Filippo mi rimpro-

verava perché nelle gare in cui anda-va bene gli facevo notare particolariche l’osservatore non aveva indicato,e di solito erano aspetti da migliora-re. Sentivo il bisogno di dirglieli per-ché lui non sbagliasse nella gara suc-cessiva e proseguisse la sua carrieracon successo».

Giovanni Martini (a destra) ritira un premioper la sezione

La sua esperienza gli permette difare qualche paragone tra gli arbitridi qualche decennio fa e chi scendein campo oggi. «Noi arbitri di tan-

tissimi anni fa eravamo decorosi, maforse un po’ altezzosi verso i dirigen-ti. C’era tutto un altro senso dell’ar-bitrare, eravamo consapevoli del no-stro ruolo e ci facevamo valere in que-sto modo. Però avevamo parecchi li-miti: una forma atletica inferiore, unospostamento disordinato, intralciava-mo l’azione. Oggi gli arbitri sono atle-ti, si rapportano meglio con le squadree sono migliorati sotto l’aspetto cultu-rale, lo vedo anche dalla grafia con cuiscrivono i rapporti di gara».

Giovanni Martini oggi è ancoracollaboratore del giudice sportivoregionale per tutti i campionati to-scani, incarico che svolge con dedi-zione da quasi vent’anni. Ancora og-gi, due volte alla settimana si reca aFirenze e analizza i referti degli ar-bitri assieme al giudice sportivo peraiutarlo a determinare le sanzioni.«È un ruolo importante perché il refer-to è un documento pubblico che vieneletto da persone che non sono arbitri».Ha una competenza elevata nel suocompito: conosce il calcio e gli ar-

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bitri, capisce quali errori compionoi colleghi più giovani sia in camposia nella scrittura dei rapporti. «Hocapito col tempo che gli arbitri più gio-vani sono in difficoltà con gli osserva-tori, quindi ho sempre usato cordiali-tà e serenità nel mio modo di relazio-narmi. Preferivo le partite a caratteregiovanile, nelle quali l’arbitro dovevacrescere, per poterlo aiutare a miglio-rare aspetti magari poco evidenti mautili alla prestazione generale. Quan-do Vincenzo Fiorenza mi nominò rap-presentante degli arbitri presso il giu-dice sportivo regionale, mi mandò auna riunione per ciascuna sezione nel-la quale potevo spiegare tutti gli erro-ri fatti nei referti e tutte le informa-zioni per scriverne uno in modo effica-ce. Sono passati anni e ho accumula-to tanto di quel materiale al riguardoche se si facesse ora ci sarebbe moltoda ridere e da pensare, e da migliora-re». In mancanza di queste riunioni,il suo operato è circoscritto alle si-tuazioni in cui intervenire: «Uso iltelefono per parlare all’arbitro invece

di scrivergli la lettera con l’elenco deglierrori sul referto, così la comunicazio-ne è più immediata e posso spiegarmimeglio».

Questa sua sensibilità trasversa-le, da bravo osservatore, non erasfuggita all’epoca della fondazionedi Valdarno. Era già stato il vicedi Giancarlo Felici quando era pre-sidente della sezione di Arezzo. Sitrovò a essere l’associato più anzia-no del gruppo valdarnese e quellocon la maggiore esperienza dirigen-ziale nel momento della fondazione.Fu inevitabile la sua nomina a presi-dente di sezione, con la garanzia diLuciano Giunti che lo aveva cresciu-to come dirigente e gli aveva fattoprendere il diploma al corso per diri-gente arbitrale. «Fare il presidente èmolto difficile! Avevamo continui pro-blemi con la sede, quando risolvemmoquel problema nacque quello degli os-servatori perché eravamo solo MauroBotti, Peppino La Rosa e io per seguirecinquanta associati. La fortuna fu ilnostro rapporto con Arezzo e con Feli-

ci, un rapporto ideale e corretto. Ave-vamo l’accordo di designare gli arbitrinella zona di Arezzo, io sceglievo gli os-servatori da un elenco che mi fornivail Felici, e alla fine la scelta era tra po-chi e selezionati osservatori di cui mifidavo: Felici e Bertini».

Giovanni Martini durante una cena conviviale

Giovanni Martini è un esempio dicome si può rendere un grande ser-vizio a un’associazione anche sen-za avere grandi risultati personali incampo. «Dal punto di vista associati-vo ho dato tanto ma ho anche ricevutotanto, sia ad Arezzo sia a Valdarno».

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Ha speso tutto se stesso nella guidadi due sezioni e nel consigliare ge-nerazioni di arbitri su come miglio-rare le proprie prestazioni, ancoraoggi continua a supportare gli orga-nismi federali, frequenta la sezione

e le riunioni fiero di essere il presi-dente onorario di una famiglia cheha fondato e traghettato negli annipiù difficili dell’inizio dal nulla. Hasempre una parola per tutti, col suocarattere aperto e sorridente. Lui si

definisce “ossequioso” ma il modo incui ha prestato servizio per oltre cin-quant’anni nella nostra associazionerichiederebbe che gli ossequi fosserorivolti a lui da parte nostra.

Luciano Giunti

Tracciare il ritratto di unosportivo come LucianoGiunti è un’impresa com-plicata. Si tratta di un equi-

librismo per rendere merito al suoimpegno costante e fruttuoso senzascadere nella retorica dell’idolatria.

Giunti era un aretino amante del-le sue terre. Suo padre era di Arezzo,ma la madre proveniva dal piccoloborgo di Montemarciano, sulle col-line di Terranuova Bracciolini. Perquesto, Giunti mostrò sempre attac-camento e simpatia verso il Valdar-no, che considerava la sua seconda

patria. Nacque nel 1930, visse le dif-ficoltà degli anni di guerra. Uscì daperiodi storici difficili con la tempradella gente di quei tempi.

Luciano Giunti (al centro)

Anche per gli arbitri erano tem-pi diversi. Chi iniziava spesso nonera più giovanissimo, eppure ave-va la possibilità di fare una carrierapiena fino ai livelli massimi. Giuntinon fece eccezione: divenne arbitroa ventitré anni, nel 1958 esordì in In-terregionale nella gara Poggibonsi—Pistoiese, nel 1962 passò in serie c ar-bitrando Monfalcone—Spezia. Fececinque anni prima di esordire in se-rie a: il 19 marzo 1967 arbitrò il Tori-no di Nereo Rocco e Cesare Maldinicontro il Lecco.

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Sandro Mazzola e Luciano Giunti

Chi lo ha visto all’opera in cam-po ricorda che «aveva carattere, eradeciso e severo, non era disposto a me-diare». Era un’epoca diversa, gli ar-bitri erano temuti e rispettati. «Eraquasi autoritario negli atteggiamenti,ma sempre autorevole».

Un aneddoto su Inter—Lazio del1972 aveva un posto privilegiato neiracconti di Giunti. Boninsegna se-gnò per l’Inter, Giunti convalidò trale proteste dei laziali che reclamava-no un presunto fallo di mano. L’os-servatore valutò la decisione con ungiudizio positivo, nonostante le po-lemiche nate dall’episodio. Questofatto è così famoso che ancora oggisi usa l’espressione del “gol alla Bo-ninsegna” per le reti viziate da unfallo di mano.

Luciano Giunti si costruì la famadi arbitro capace e rispettato conquesto tipo di prestazioni. In ottostagioni arbitrò 63 gare di serie a e95 gare di serie b. Numerose volte simisurò in gare all’estero, come arbi-tro o assistente nelle coppe europee,nei campionati stranieri come quel-lo greco, nella coppa anglo-italiana,nelle gare tra nazionali. Nel 1973 funominato arbitro internazionale inquella che sarebbe stata la sua ulti-ma stagione. Fu il primo arbitro are-tino a diventare internazionale. La-

sciò il campo e la serie a nel 1974, do-po circa settecento gare. Ricevettela qualifica di Benemerito e si miseal servizio dell’Associazione.

La designazione di Luciano Giunti per la sua ultimagara internazionale: l’amichevole tra le nazionali diSvizzera e Belgio del 1° maggio 1974 a Ginevra. Nellafoto, Giunti è al centro della terna tra i guardalinee

Menegali e Crista

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Luciano Giunti arbitra Inter—Torino del 7 novembre1971, dietro di lui si distinguono i due capitani

Sandro Mazzola e Natalino Fossati

Se si fermasse qui, sarebbe il cur-riculum di alto livello di uno sporti-vo che ha avuto successo. Oltre ciò,Giunti era noto per la sua affidabi-lità, era una persona organizzata edalle idee chiare. I vertici naziona-li si erano affidati a lui per la gui-da della sezione di Arezzo. Nel 1966fu nominato commissario straordi-nario dopo alcuni problemi di ge-stione. Ripristinò la normalità colsuo solito rigore, tanto che il presi-dente dell’aia lo nominò presidentedi sezione nel 1967 e gli rinnovò il

mandato fino al 1984. Inoltre, vistii buoni risultati, rappresentò l’aia afianco del giudice sportivo di serie ctra il 1976 e il 1983.

Giunti si era dimostrato un diri-gente preparato e meticoloso, inol-tre l’Associazione non dimenticavale sue capacità tecniche. Nel 1984fu inserito come vice commissarioalla can-c guidata da Antonio Ma-rengo, ci rimase per quattro stagio-ni. Poi per altre quattro stagioni fupresidente regionale per la Toscana,in questa veste fu uno dei sostenito-ri della sezione di Valdarno nel suoprocesso di creazione.

Dell’epoca alla can-c gli arbitriricordano che «incuteva soggezionecome componente, ma dietro c’erauna persona buona». Manteneva l’a-spetto di quando arbitrava: «Ave-va l’espressione da burbero, invece eramolto simpatico e affabile». DelGiunti vice commissario rimane unarchivio cartaceo immenso: schede

tecniche, graduatorie annotate, ca-lendari con designazioni, malacopiedi visionature poi trascritte a mac-china, note di viaggio, cartoline, ap-punti. Ci si fa l’idea dell’ordine cheaveva, preciso e dritto al sodo, nien-te orpelli. Lo sapevano bene in Com-missione per lasciare a lui il compi-to di scrivere “due righe secche” inpiù occasioni. Le sue note sferzantiin chiusura delle lettere inviate agliarbitri sono affilate e ne rappresen-tano lo stile che conservò in tutte lesue gestioni.

Test di Coverciano per gli arbitri della serie c.La commissione, da sinistra: Menegali, Marengo,

Frasso, Barbaresco, Giunti

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Un campionario di frasi dalle lettere di LucianoGiunti agli arbitri della serie c

Giunti aveva una conoscenza pro-fonda dei meccanismi dell’Associa-zione, sapeva come sistemare le si-

tuazioni più difficili. Nel 1993 prestòservizio per un anno come ispetto-re tecnico dell’aia. Quando poi Val-darno necessitò di una guida dopole dimissioni di Giovanni Martini, ivertici nazionali diedero a Giunti laresponsabilità della nostra giovanis-sima sezione, di nuovo con i poteridi commissario straordinario. Anco-ra un volta sistemò i problemi, riap-pianò le divergenze, ebbe dei risulta-ti tangibili. Tanta fu la soddisfazio-ne delle varie parti in causa che sitrasferì come associato alla sezionedi Valdarno e ne fu nominato presi-dente di sezione nel 1996, per potercontinuare il lavoro con un manda-to ufficiale e duraturo. Per questo,lasciò la sezione di Arezzo e diven-ne un nostro associato. Volle rea-lizzare la sede del Lungarno, crebbegiovani arbitri e futuri dirigenti. Lastoria di quel che costruì è in tuttele pagine di questo volume. Si me-ritò onorificenze a tutti i livelli: laStella d’argento del coni, il Distinti-vo d’oro per i cinquant’anni nell’aia,

il titolo di Cavaliere Ufficiale dellaRepubblica Italiana.

Avrebbe voluto guidare la sezioneper un altro mandato, ma col nuovoregolamento elettivo del 2000 nonaveva più i requisiti per candidar-si. Supportò gli altri candidati, ri-mase come figura di garanzia e nel-le sue ultime stagioni fu presiden-te del collegio dei revisori dei con-ti. Prestò servizio per l’Associazionefino all’ultimo giorno.

L’articolo a ricordo di Luciano Giunti

C’è chi pensa che il grande Lucia-no avesse iniziato la sua fine quandogli fu impedito di continuare a gui-dare la sezione. Lui era nato per pre-

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siedere, per condurre. Aveva il cari-sma e l’energia per ogni impresa vo-lesse fare, ma gli servivano i poteridel comandante. Dover farsi da par-te a soli settant’anni fu un colpo du-rissimo per l’uomo, ne soffrì in mo-do visibile. Si cercò in tutti i modi ditenerlo in considerazione, di gratifi-

carne lo spirito dandogli responsa-bilità e chiedendogli consiglio, orga-nizzandogli pure una cerimonia son-tuosa per i cinquant’anni di tessera.Fu tutto inutile. La malattia fu ve-loce e fatale. Lasciò la famiglia cheamava perché prima che arbitro eraun uomo grande e vitale, pieno di

passione. Per tutto questo, il ricor-do di Luciano Giunti non svanisce inchi l’ha conosciuto, in chi ha vissu-to i suoi rimbrotti decisi ma bonari,in chi è diventato grande guidato dalui.

Luciano Giunti con la moglie Silvana

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Roberto Calabassi

Se il prestigio di un arbitrosi misurasse con la partitapiù importante della sua car-riera, in Valdarno ci sarebbe

un vincitore indiscusso: RobertoCalabassi. Roberto ha superato isettant’anni ma conserva ancora lafigura possente eppure pacifica del-la sua gioventù. I tratti miti del suocarattere emergono durante tutta lanostra chiacchierata e lo stesso Ro-berto ammette che sono stati unodei suoi punti di forza nel corso del-la sua esperienza in campo. «Nonsono mai stato un impulsivo, prima disegnalare avevo il tempo di ragiona-re… l’assistente era il mio ruolo idealevisto che sono pacato e riflessivo dicarattere». Calabassi è stato unodei guardalinee migliori tra la finedegli anni Ottanta e i primi Novan-ta, in sole cinque stagioni alla canarrivò in fretta a dirigere le gare piùimportanti della serie a.

Calabassi, Lanese e Buonocore alla finaledi coppa dei Campioni del 29 maggio 1991 a Baritra Stella Rossa Belgrado e Olympique Marsiglia.

Nel riquadro, il tabellone dello stadiocon l’indicazione della terna

Il percorso per arrivare al verti-ce era passato per la massima ca-tegoria regionale come arbitro, dal-la quale era passato in Quarta se-rie chiedendo di operare come guar-dalinee al limite dei trent’anni d’e-tà. Erano gli anni Settanta, un’epo-ca completamente diversa in termi-ni di preparazione arbitrale. «Avevo

poco stimolo atletico! Ho iniziato adallenarmi col gruppo dei valdarnesi aLevane, con Nicchi e gli altri». Rag-giunse la serie c e formò per cinqueanni la terna fissa assieme a Marcel-lo Nicchi e all’altro assistente GuidoBendinelli di Lucca. Con Bendinellic’era un rapporto particolare. «Era-vamo in coppia già in serie d, poi neglianni della serie c oltre alle gare conNicchi ci chiamavano spesso nei turniliberi di Marcello per assistere altri ar-bitri. Eravamo due guardalinee di ga-ranzia per l’organo tecnico». Rober-to conserva un ricordo speciale de-gli anni con Nicchi, erano già ami-ci nella vita e il feeling in campoera totale. «Si discuteva sugli episo-di tra di noi, ci si infervorava perché lasi vedeva in modo diverso e di solito ilmio ruolo era quello di mettere a postoi cocci perché gli animi si scaldavanoparecchio».

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Roberto Calabassi (sulla sinistra) assiste MarcelloNicchi nel derby emiliano tra Parma e Reggiana

in serie c

La terna si sciolse con la promo-zione in serie a dei due valdarne-si, ciascuno dei quali arbitrava se-guendo un proprio percorso affian-cato da altri colleghi senza più vin-colo fisso. A causa dell’età, le stagio-ni alla can di Calabassi furono solocinque, ma dense di partite di rilie-vo, fino all’ultima designazione. «Adaprile mi telefonò Casarin, il designa-tore. “Domenica fai Juve—Milan, se lafai bene potrebbe esserci un’altra sod-disfazione”. In cuor mio pensavo al-

la finale di Coppa Italia, che sarebbegià stato qualcosa di grandioso. Poiinvece la partita andò bene e mi co-municò che ero stato scelto per la fi-nale di Coppa dei Campioni a Bari».Casarin era anche componente uefae si occupò personalmente della se-lezione dei primi assistenti di ruoloin una competizione internazionale:fino all’anno prima, erano gli arbitria impugnare la bandierina nelle gareall’estero. La uefa voleva gente pre-parata a fronte del gioco che diven-tava più veloce e tecnico, Calabassie Catello Buonocore di Castellamaredi Stabia furono i due prescelti pertale esperimento: due assistenti af-fidabili che non strafacevano. Casa-rin voleva affiatare la terna, guida-ta dall’esperto internazionale TullioLanese, in gare di campionato e fucosì difficile trovare una partita chel’unica possibilità fu in extremis inserie b a Brescia. Tanto bastò per-ché tre arbitri espertissimi potesse-ro essere brillanti sul palcoscenicopiù prestigioso del calcio europeo.

L’articolo della Nazione del 27 maggio 1991, a pochigiorni dalla finale di coppa dei Campioni

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Gli occhi di Roberto hanno unaluce diversa quando racconta del-l’esperienza della sua finale. Si ac-cendono. «Sembravamo nababbi. Lauefa aveva requisito villa RomanazziCarducci a Bari per tutto lo staff dellapartita, eravamo riusciti anche a farcialloggiare le mogli e alcuni amici, furo-no tre giorni favolosi». Sua figlia glirinfaccia ancora di non averla por-tata con sé. «Aveva nove anni e nonseguiva il calcio, c’erano i figli di La-nese e Buonocore perché erano gran-dicelli, non era una scelta facile ver-so una bambina quale era!», nel dirlosi capisce che se potesse tornerebbeindietro nel tempo per rimediare. Siemoziona, ripensa ai tanti amici cheerano in tribuna a Bari, al suo presi-dente di sezione Giancarlo Felici as-sieme al figlio Roberto, al compagnodi decine di partite Marcello Nicchi.Su quella che in definitiva fu la suaultima partita ha un ricordo chiaro:«Faceva un effetto fin nelle viscere, poifu una partita eccezionale, con tantatensione, ma corretta».

Nicchi-Bendinelli-Calabassi erano una terna fissa inserie c nella stagione 1984/1985 (dagli appunti diLuciano Giunti, all’epoca vice commissario can-c)

Per un caso della vita, Calabassisi trovò in organico alla can-c ge-stita da Antonio Marengo che avevascelto tra i vice commissari LucianoGiunti. Il rapporto tra Calabassi eGiunti era basato su quella fiduciache si ha verso chi si è cresciuto eseguito sin dall’inizio, tanto che poiGiunti volle Roberto nella sua com-missione regionale appena terminòl’attività nella massima serie. «De-signavo gli assistenti, ma a quell’epo-ca non c’era il ruolo! Si usavano spes-so gli arbitri di Prima categoria… Al-lora lavorammo per costruire un or-ganico, facemmo un po’ di selezione epuntammo sul lavoro fisico e atleticocome prima cosa. Sembra un contro-senso detto da me, ma visto che erosempre stato pigro negli allenamenticapivo da solo che invece sarebbe sta-to importante lavorarci sopra». Il la-voro di Calabassi proseguì per qua-

si dieci anni, fu confermato da trediversi presidenti regionali (Vincen-zo Fiorenza, Paolo Bergamo e PieroCeccarini) e fu richiamato in com-missione dopo la parentesi da pre-sidente di sezione. «Ci sentiamo an-cora coi componenti regionali di allo-ra, abbiamo lavorato tanto assieme el’amicizia resta».

La terna premiata al termine della finale di coppadei Campioni. Calabassi è sull’estrema destra

La presidenza di Calabassi pur-troppo fu una parentesi troppo velo-ce nella storia della nostra sezione.Roberto si era buttato nell’incaricocon tutta la sua buona volontà e ilsuo solito ottimismo, aveva le ideechiare e tutte le carte in regola peressere un grande presidente. In quel

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momento, era l’arbitro più espertoe blasonato della sezione. «Avevol’esperienza da organo tecnico regio-nale, ma proprio per questo non ave-vo vissuto la sezione come avrei volu-to, non avevo il polso della situazione,conoscevo i singoli ma non il gruppo.A volte mi mancava il sapere cosa ac-cadeva». Roberto sottolinea il pesodi dover succedere a un personaggiodel carisma di Giunti, «una figura in-gombrante» che aveva abituato gliassociati di Valdarno a un certo tipodi guida onnipresente, decisa e quasiautoritaria. L’indole di Calabassi eraall’opposto e non sempre fu efficaceverso le generazioni più giovani. Ep-pure, il benessere della gioventù erail suo primo pensiero da presidente.«Il mio obiettivo era reggere la sezio-ne per il quadriennio, volevo aggregarei ragazzi, approfittare della sede appe-na costruita. C’erano tutte le condi-zioni, mi sentivo capace, ma non tuttofunzionò come speravo».

L’aggregazione secondo Calabassipone le sue basi sul polo di allena-

mento. «Ai miei tempi io ero l’uni-co a Terranuova, eravamo tutti sparsinei vari paesi, questo ci penalizzava.Allenarsi insieme a Levane fu il primopasso». Poi ci fu l’idea di fondare lasezione. «Ad Arezzo si andava in se-zione “per disgrazia”, due volte al me-se, ma era tutto distante. Distanti noitra paesini, distanti i paesini dal capo-luogo, per anni abbiamo perso tanteoccasioni». Roberto rivendica il mo-mento in cui per la prima volta fuannunciata l’idea di costituirsi sezio-ne a sé: «Tornavo da Avellino—Foggiail 7 aprile 1991, ero con Mario Bruni e ilmio presidente Giancarlo Felici che ciaveva accompagnato. Si parlava e Fe-lici stava capendo che c’era qualcosache covava, così glielo confessai. “Sia-mo quaranta e cerchiamo di fare unasezione nostra”. Lui rimase perples-so, pensava che non ci trovassimo benead Arezzo e lo rassicurai. “Si sta benema dobbiamo fare un po’ troppi sacri-fici”». Calabassi è convinto che la se-zione di Valdarno abbia creato tan-te opportunità ad arbitri che non le

avrebbero avute, oppure a costo disacrifici notevoli, se fossimo ancoratutti assieme alla sezione di Arezzo.

Roberto Calabassi impegnato durante Milan—Leccedel 26 novembre 1989

Purtroppo, la macchina organiz-zativa guidata da Calabassi non riu-

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scì a portare avanti l’intero mandatoe quella sezione che lui stesso avevacontribuito a fondare andò a nuoveelezioni nel giro di un anno, lascian-do le sorti nelle mani di Patrizio Pa-squi. C’erano però ancora tante co-se da fare nell’Associazione per unmembro dell’esperienza del Calabas-si. Un altro biennio da componen-te del Comitato Regionale, poi tan-ti anni da osservatore in regione ein serie d, infine la chiamata di Mat-teo Trefoloni per il progetto Talent &Mentor a livello regionale. A 65 annil’aia aveva ancora bisogno della suaesperienza verso i più giovani e Ro-berto rispose presente. «Fu una sod-disfazione! Ti accorgi che ci sono deiragazzi di Prima categoria che pendo-no dalle tue labbra, alcuni mi chiama-no ancora, ho dato loro un po’ di espe-rienza ma alla fine il risultato dipendeda loro». Furono tre stagioni inten-se e gli occhi di Roberto tornano ailluminarsi. «Si passavano ore intereal casello Valdarno con gente dalla te-sta dura! Però si vedevano i frutti. E

poi c’erano le telefonate del mercoledìsera, le analisi a mente fredda. Fu undispiacere dover smettere».

Roberto Calabassi (sulla destra) assiste l’arbitroTrentalange in Sampdoria—Napoli del 24 marzo 1991.Qui il sorteggio tra i capitani Pellegrini e Maradona

Roberto ha attraversato le gene-razioni e può permettersi un con-fronto tra epoche diverse. «Noi dagiovani eravamo distanti un abisso dairagazzi d’oggi: sono più reattivi, ap-prendono di più, in compenso sono su-perficiali e danno tutto per scontato.Poi sono degli atleti veri. Io ero pignoloe perfezionista, ma atleta no di certo».

Il Calabassi mentor era apprezzato,nonostante l’età. «Riuscivo a farmicapire, eppure sono il secondo più vec-chio in sezione e non mi sembra verodi essere a questo punto». Oggi se-gue solo i ragazzi della sua sezionee continua a essere un sostegno al-le carriere dei nostri arbitri più pro-mettenti. «Mi piace seguire un arbi-tro se capisco che gli interessa ragio-nare sulla prestazione, se vuole strut-turare un discorso più a lungo raggio.Altrimenti sento che è tempo sprecatoper entrambi».

Oggi il nome di Calabassi compa-re tutte le settimane sui comunica-ti della giustizia sportiva per le garegestite da quella che era la serie c,è diventata poi Lega Pro per tornarea chiamarsi serie c. Dopo oltre diecianni è diventato un punto di riferi-mento come rappresentante dell’aiaal fianco di Pasquale Marino, il giu-dice sportivo. «È un ruolo che mirende orgoglioso, sono tenuto in consi-derazione dal giudice sportivo. Il mioobiettivo è sempre la tutela dell’arbi-

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tro e in questo il giudice non obiet-ta mai alle mie osservazioni, ne tienesempre conto perché c’è fiducia com-pleta e reciproca. Sono solo costretto,ogni tanto, a chiedere la correzione diqualche sbavatura che sfugge a questiarbitri esperti nonostante siano a unlivello molto elevato».

La terna della finale di coppa dei Campioni (Calabassiè il secondo da destra) assieme al presidente dellauefa Johansson (sulla sinistra in primo piano)

Il futuro di Roberto Calabassi èabbastanza chiaro. «Ho ancora la vo-glia e la forza di fare, ma servono igiovani, serve la dinamicità, forze fre-

sche, idee nuove». Tornerebbe anco-ra in campo con la sua bandierina,ma forse con la tecnologia non an-drebbe troppo d’accordo… «Ricordodi aver segnalato un fuorigioco davve-ro piccolo su Massaro in un Atalanta—Roma. Una televisione privata mostròun replay e concluse che ero stato bra-vo a cogliere un fuorigioco di dieci cen-timetri. Altro che bravo, fu una granfortuna! Si può sbagliare oggi come al-lora, ma all’epoca i mezzi tecnici era-no inferiori, invece oggi la tv ti in-chioda, può aiutarti ma soprattutto tiinchioda quando sbagli». Roberto èfortunato: questi problemi non po-tranno più capitargli. Ha ottenutograndi traguardi, può stupirsi degliappassionati più avanti con gli an-ni che lo riconoscono per strada ericordano quella finale di Bari, puòinfervorarsi coi giovani arbitri chehanno bisogno di un suo consiglio elo ascoltano a bocca aperta. Quandouno lavora una vita per guadagnarsila credibilità, poi a un certo puntopuò anche godersela.

Un articolo della Nazione su Inter—Genoa designataai valdarnesi Nicchi e Calabassi

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Patrizio Pasqui

Èpericoloso stendere una no-ta biografica di Patrizio Pa-squi, per varie ragioni. In-nanzitutto, è ancora in vita

e ha la fama di essere leggermentesuscettibile e permaloso quando siparla di lui con termini che si disco-stino dall’eccellenza. Guai poi a cita-re proprio l’Eccellenza, sua categoriaamata e prediletta nella quale si ci-mentava con profitto negli anni No-vanta. Gli impavidi che hanno pro-vato a vantarsi dei propri traguar-di hanno ricevuto la statistica ineso-rabile delle quarantacinque partitedi Eccellenza come risposta alla loroboria. Questo perché il Pasqui nonha paura di nascondere chi è, coisuoi limiti passati e presenti. Il cur-riculum arbitrale sarà anche ridotto,ma il carattere è quello di un uomosicuro e condottiero di sé e di unasezione intera da quasi vent’anni.

Si capisce subito che il ritratto diun personaggio del genere rischia di

oscillare tra Napoleone e una carica-tura da varietà, senza rendergli me-rito e rischiando anche qualche im-properio di quelli che già distribui-sce con generosità a decine di colle-ghi alla settimana. Per non fare tor-ti, il suo profilo è a cura dell’ultimodegli arrivati, quello che l’ha cono-sciuto meno di tutti, così in caso dierrore c’è speranza di clemenza.

Patrizio Pasqui, Mario Zonfrillo e Filippo Martini

Di lui hanno detto essere acco-gliente, ambizioso, sicuro di sé, vul-canico. Ordine alfabetico rigorosoper queste caratteristiche così diver-se. Quel che domina su tutto è la si-curezza, il piglio del Pasqui, semprepadrone di quel che sta facendo. Po-tremmo pensare che da giovane lofosse meno: l’espressione nelle fotoin terna non è sempre sicura, pareindicare quasi la speranza di scom-parire. Invece è solo la mascheradi un attore consumato, pronto auscire dal letargo per sbranare il cal-ciatore malcapitato con quella ruvi-da leggerezza che hanno i toscanidi provincia. Quella che sembra as-senza è invece quiescenza, è fiducianei suoi assistenti che ancora oggilo seguono nella gestione seziona-le e nelle cene in ogni dove. Que-sti assistenti continuano a dire ungran bene del Pasqui arbitro. Anchequando potrebbero lasciarsi andaree rivelare chissà quale segreto o fat-

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tariello più o meno ortodosso non lofanno mai, segno che in campo Pa-trizio era un arbitro vero e stimato,capace, degno di rispetto. Rimanereal palo, quando si arbitra nella stessacategoria con Trefoloni, Rocchi e saiquanti altri, non è una sconfitta maun riconoscimento al valore di col-leghi eccezionali rispetto ai quali ilPasqui era sempre la prima riserva.

Dicono che sia ambizioso, ma lastoria ha dimostrato che lo è in mo-do selettivo. Patrizio ebbe la pos-sibilità di diventare assistente a li-vello nazionale, ma «ero negato, unvero incapace, mi costrinsero quasi adandare al corso di qualificazione perpassare in serie d ma non me ne ve-niva buona mezza, insomma non pas-sai e andai a fare l’osservatore in de-roga». Diventare osservatore a 26anni, ma con già dieci anni di espe-rienza ad alto livello, non rappre-sentò mai una tragedia per un uo-mo che stava studiando per diven-tare presidente. Patrizio fu per an-ni un uomo fidato nella gestione di

Luciano Giunti, che apprezzava lesue doti di contabile per formazio-ne e di organizzatore per vocazio-ne. Essere osservatore era la stradaobbligata verso la presidenza, e cosìfu. «Non mi è mai mancato il campo:ho smesso di arbitrare, avevo la sezio-ne in testa, avevo arbitrato tanto pri-ma. Capitolo chiuso e a posto così».Poche idee chiare, zero delusioni emaniche rimboccate.

Il suo valore organizzativo è cosìalto che il Pasqui si vanta di fare tut-to da sé in sezione, da sempre. De-lega moltissimo, quasi tutta l’attivi-tà tecnica e amministrativa, l’orga-nizzazione degli eventi. Negli anniha messo sempre meno becco nellescelte dei suoi consiglieri, a parte ilsolito controllo di opportunità e dimerito visto che ne è comunque re-sponsabile. Ha creato un meccani-smo gestionale così oliato che la se-zione marcia come un orologio, nonci sono dubbi su chi debba fare cosa,nessuno può contestare che si fac-cia male qualcosa, perlomeno in ma-

lafede. Questo origina da LucianoGiunti, Patrizio Pasqui ne ha seguitoil percorso. Eppure, come ai tempiin cui era segretario, Patrizio curaancora personalmente tante opera-zioni anagrafiche e di bassa segrete-ria, con quell’amore per la burocra-zia fatta con cura che è ben più diuna deformazione professionale.

Patrizio Pasqui e Lorenzo Manganelli

La scena tipica è quella di unPatrizio Pasqui alla scrivania della

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sezione, nel tardo pomeriggio, conun portacenere pronto a raccoglie-re il prossimo mozzicone e i mo-duli in preparazione, pigra ma co-stante, mentre il suo padrone elabo-ra un’idea per la sezione o raccontaun episodio di una partita. La sezio-ne diventa una specie di bar produt-tivo, la carta esce dalla stampantecon leggerezza e il gruppetto che siè raccolto chiacchiera ameno. Perdire la padronanza.

Sono queste le circostanze in cuilui e i suoi collaboratori hanno par-torito e perfezionato tante idee, daitornei di calcio, alle cene a tema, al-le borse di studio, al calendario del-le donne arbitro, al “progetto tutor”per seguire gli arbitri promettentidella sezione, che poi è stato copia-to da tutte le sezioni toscane. Inquesto modo lui è sempre aggiorna-to su tutti i suoi arbitri, sugli anda-menti in campo e sui problemi fuo-ri, sulla vita dell’Associazione in To-scana e a livello nazionale. Il Pa-squi è un ascoltatore attento, riesce

a riportare un discorso con fedeltà,non lo travisa mai a suo vantaggio(e ne avrebbe il credito per farlo do-po quasi vent’anni di presidenza), èun interlocutore che sa cosa dire eanche cosa non dire, ma poi lo dicecomunque perché gli piace spiazza-re e stupire. Le spara grosse, a volte,ma è il personaggio. Nell’ambientearbitrale toscano, gode di una cre-dibilità altissima per essersi sempreesposto a difesa degli arbitri e nonaver mai taciuto, mai preso posizio-ni politiche o di comodo. È un in-terlocutore fiero e onesto, duro macorretto, difficile da affrontare consuccesso. Litigarci è questione di unsecondo, per guadagnarne la stimaci vogliono qualità umane radicateperché in questo il Pasqui rappre-senta il figlio di un’epoca che lo hacresciuto con dei valori che non sipossono accantonare.

I suoi arbitri lo temono. Sono cre-sciuti all’ombra di questo dirigentequasi spietato, che li ha irreggimen-tati con un’occhiata alla prima oc-

casione utile. Gli arbitri di Valdarnohanno una fama eccellente in tuttala regione perché la loro formazionetecnica e associativa è rigida. Du-rante le riunioni la platea è sempreattenta e composta, ai raduni i ri-sultati devono essere sempre al ver-tice per evitare le urla del presiden-te. Guai poi ad arbitrare per con-to proprio, senza vivere la sezionené condividere designazioni ed epi-sodi di gara col Pasqui: gli “arbitricon partita iva” sono la sua neme-si, non hanno nulla in comune conlo spirito associativo che si insegnain sezione sin dai tempi più lontani,quando Valdarno non esisteva an-cora. Per tutto questo, gli arbitrivaldarnesi possono solo ringraziarel’uomo che ha trasmesso fino a og-gi gli insegnamenti di grandi arbitricome Felici e Giunti. In fondo, i ri-sultati sul campo non appartengonopiù all’arbitro Patrizio Pasqui, ma aisuoi discepoli.

Fin qui può sembrare un perso-naggio difficile, ma è solo il lato del

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

carattere che gli serve per governarecon efficacia. Con gli arbitri appas-sionati, quelli che vivono la sezionee condividono lo spirito associativo,il Pasqui si trasforma e mostra il suolato migliore, capace di far sentire acasa pure chi si è trasferito qui dacentinaia di chilometri di distanza.

Chiaramente, Patrizio è uomo fal-lace, lontano dalla perfezione. Isuoi modi hanno creato una divi-sione netta tra sostenitori e detrat-tori. Negli anni ha preso cantona-te, ha giudicato male fatti e personeper poi pentirsene, ha perfino avu-to procedimenti in ambito arbitra-le per infrazioni lievi nella gestionedella sezione. Ha affrontato tuttoa testa alta, raccogliendo assoluzio-ni e condanne sportive con la stessadeferenza verso il regolamento chedimostra ogni volta che lo spiegaagli arbitri. Nessuno può contestareal Pasqui alcunché, perché gli sbaglilievi fatti in buona fede non rovina-

no la carriera altrimenti esemplaredi un dirigente preparatissimo ed ef-ficace, che alleva arbitri di spessoretecnico e umano.

Mario Zonfrillo, Patrizio Pasqui e Filippo Martinicon una inusuale divisa rossa

In questi ultimi anni, lo slanciodella sua gioventù sta perdendo po-tenza. Patrizio Pasqui traina le sor-ti della sezione di Valdarno da qua-si cinque lustri, un’enormità, e com-pensa la stanchezza con l’esperien-za. La maggioranza degli arbitri ita-liani non era ancora nata quandoquesto ragioniere di provincia giàcurava la segreteria di una sezione

neonata. Ogni giorno, Patrizio aprela sezione al pomeriggio e permetteagli associati di condividere questospazio che lui ha contribuito a crea-re, perché noi possiamo viverla conla sua stessa intensità. A ogni nuo-vo arbitro che arriva, Patrizio regalail suo tempo e la sua energia posi-tiva, accoglie tutti con le sue storie.Ha il ruolo di padrone di casa ed ècalato nella parte con maestria. Maquanto durerà? Lui stesso è consa-pevole che i tre quarti degli associa-ti a Valdarno hanno avuto un solopresidente e devono prepararsi a uncambiamento verso una gestione di-versa, che seguirà l’impronta di chisarà il prossimo presidente. Chiun-que sia, dovrà prendere l’eredità diun gigante che ha tracciato in modochiaro l’identità di Valdarno. Per co-stui sarà un approccio difficile, madovrà ringraziare Patrizio Pasqui seavrà le basi da dirigente per riuscircicon successo.

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I nostri arbitri nazionali

Il sogno di tutti gli arbitri è la serie a, qualcunopiù ambizioso punta direttamente ai campionatidel mondo, la conclusione è la stessa per entram-be queste categorie: pochissimi arrivano in alto.

Le tappe intermedie sono numerose e permettono a se-lezioni sempre più ristrette di arbitri di confrontarsicon categorie nazionali di livello professionale o semiprofessionale.

Siamo tutti così consapevoli che il percorso è lungo eaccidentato per la vetta, che ogni passaggio intermediovale tanto e ci resta nel cuore.

La sezione di Valdarno ha una storia breve ma giàpiena di associati capaci di raggiungere traguardi rag-guardevoli. Il faro resta Lorenzo Manganelli, che ci hadato lustro con la qualifica internazionale. Aspettiamoil suo successore sui campi della serie a, qualcuno ci haprovato ed è andato a un passo dal farcela, qualcun altroè ancora in corsa per questo obiettivo.

Noi lavoriamo assieme ogni giorno, per la soddisfazio-ne di questi atleti e per creare gli esempi che seguirannogli arbitri più giovani. Prima o poi verrà anche il turnodel loro tentativo.

Legenda

in organico come arbitro

in organico come arbitro, neo immesso

in organico come assistente

in organico come assistente, neo immesso

in organico come osservatore

in organico come osservatore, neo immesso

qualifica internazionale

(d) confermato in organico in deroga

(t) trasferito da altra sezione

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

1992/93 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98

Giovanni Martini can-c can-c can-c can-c can-c can-cLeonardo BiondiFilippo MartiniMirko BindiLorenzo ManganelliStefano BernardiniFilippo GrassiRoberto CalabassiGiovanni StiattiMatteo BelardiFederico TarchiAlberto BrandiFilippo BercigliLorenzo FabbriSamuele FineschiGiulio PotenzaGianmarco CapezziTommaso ColonnaAndrea TursiGabriele NuzziSergio SavianoSimone VenutiJulio Milan SilveraMarco AlessandriniFederico Laici

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

1998/99 1999/00 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06

Giovanni Martini

Leonardo Biondi can-d can-d can-d can-c can-c can-c can-c can-c

Filippo Martini cai can-d can-d can-d can-d can-c can-c can-c

Mirko Bindi can-d can-d can-d can-d

Lorenzo Manganelli can-d can-d can-d can-d can-c can-c

Stefano Bernardini can-d can-d can-d can-d

Filippo Grassi can-d can-d can-d can-d

Roberto Calabassi can-d can-d

Giovanni Stiatti can-d

Matteo Belardi caiFederico TarchiAlberto BrandiFilippo BercigliLorenzo FabbriSamuele FineschiGiulio PotenzaGianmarco CapezziTommaso ColonnaAndrea TursiGabriele NuzziSergio SavianoSimone VenutiJulio Milan SilveraMarco AlessandriniFederico Laici

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

2006/07 2007/08 2008/09 2009/10 2010/11 2011/12 2012/13

Giovanni MartiniLeonardo Biondi

Filippo Martini can-cMirko Bindi

Lorenzo Manganelli can-c can can can can-a can-a can-aStefano Bernardini

Filippo Grassi cai can-d can-d can-dRoberto CalabassiGiovanni Stiatti

Matteo Belardi can-d can-d can-d can-pro can-pro

Federico Tarchi can-d can-d can-d can-d

Alberto Brandi cai cai can-d can-d can-d

Filippo Bercigli cai can-d can-d can-d

Lorenzo Fabbri cai can-d can-d can-d

Samuele Fineschi can-5 can-5 can-5 can-5

Giulio Potenza can-d can-d can-d can-d

Gianmarco Capezzi cai cai can-d

Tommaso Colonna cai can-d can-d

Andrea Tursi caiGabriele NuzziSergio SavianoSimone VenutiJulio Milan SilveraMarco AlessandriniFederico Laici

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

2013/14 2014/15 2015/16 2016/17 2017/18

Giovanni MartiniLeonardo BiondiFilippo MartiniMirko Bindi

Lorenzo Manganelli can-a can-a can-a can-a can-aStefano Bernardini

Filippo Grassi can-d can-pro can-pro can-pro can-proRoberto CalabassiGiovanni StiattiMatteo BelardiFederico Tarchi

Alberto Brandi can-d can-pro can-pro can-pro can-pro

Filippo Bercigli can-pro can-pro can-pro can-pro can-pro (d)

Lorenzo Fabbri can-d (d)Samuele Fineschi

Giulio Potenza cai

Gianmarco Capezzi can-d can-d can-d (d)

Tommaso Colonna can-d can-d can-d

Andrea Tursi can-d can-d can-d can-pro can-pro

Gabriele Nuzzi can-d can-d can-d can-pro can-pro

Sergio Saviano can-d can-d can-d

Simone Venuti can-d can-d

Julio Milan Silvera cai can-d

Marco Alessandrini can-5 (t)

Federico Laici can-d

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Lorenzo Manganelli: Valdarno fuori dai confini italiani

Valdarno ha una storia bre-ve ma già ricca di soddi-sfazioni. La vetta è arriva-ta grazie a Lorenzo Manga-

nelli. Questo ragazzo di Bucine haportato il nome della nostra valle inserie a negli ultimi undici anni e poiall’estero dal 2012, dopo la nominaad Assistente Internazionale.

Borussia Dortmund—Ajax del 18 settembre 2012 fu lagara d’esordio di Lorenzo Manganelli in Champions

League. Con lui (da sinistra) Andrea De Marco, MauroTonolini, Paolo Tagliavento e Mauro Bergonzi

Lorenzo calca ancora i campi ver-di, eppure è un socio fondatore, ilpiù giovane superstite dei quaranta-

sei iniziali che crearono la sezione diValdarno. All’epoca non aveva anco-ra vent’anni, ma già arbitrava da duestagioni ed era all’inizio della sualunga scalata. Nonostante ciò, Lo-renzo continua ad apparire e a sen-tirsi un ragazzo giovane, pieno dienergie e di amore per la sua attivi-tà. Il peso di quasi trent’anni in cam-po e delle responsabilità connessenon lo scalfiscono minimamente.

Siamo riusciti a intercettare Lo-renzo alla fine di ottobre, un mesedenso di appuntamenti calcistici de-licati. «Ho dormito tre notti a casa inun mese!» rappresenta al meglio lostile di vita di chi si confronta congare come Juventus—Lazio al saba-to, Lipsia—Porto in Champions Lea-gue al martedì e infine la sfida tracapoliste Napoli—Inter il sabato suc-cessivo. Questo come ciliegina di unmese che lo ha portato in giro per l’I-talia in serie a e fino in Polonia per lagara delle qualificazioni ai mondiali

2018 dei polacchi contro il Montene-gro. Per Lorenzo, tutto questo nonè un peso. Ci chiediamo se percepi-sca mai l’agitazione nel trovarsi ognivolta in contesti esigenti ed estre-mamente competitivi. «È la realiz-zazione di un progetto e di un sogno,quindi ti devi sentire nella maniera piùtranquilla quando sei lì. Puoi far ciòsolo se sei equilibrato nella vita».

Vediamo allora cosa significa unagiornata da arbitro internazionale.«Durante la stagione devo dedicaretantissimo tempo per allenamenti, ra-duni e trasferte. Si arriva all’ottantaper cento del tempo nei periodi del-le competizioni internazionali, tra set-tembre e dicembre e in primavera tramarzo e aprile. Nel mezzo ho ancheun lavoro da seguire!» Sembrerebbeuna cosa impossibile. «Ho coltiva-to per ventitré anni la mia posizionedi agente di commercio. Oggi riescoa sfruttare anche il tempo durante iviaggi verso le mie destinazioni arbi-

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trali per lavorare, grazie a un po’ ditecnologia» (il suo telefono inizia asuonare come se avesse capito siparlasse di lui).

Lorenzo ci spiega nel dettaglio co-me organizza le sue giornate. La sve-glia è alle 6 del mattino, lavora inogni occasione gli è possibile. Si al-lena al polo nazionale di Coverciano,ma spesso preferisce concentrarsi insolitudine per le strade di Bucine oal polo sezionale di Figline Valdarno.L’allenamento è centrale nel suo sti-le di vita sin da quando era ragazzo.La sera è dedicata alla famiglia, aigenitori, agli amici, «i pochi che san-no ascoltare, è dura trovare veri buoniamici». Il relax equilibra gli stressdelle trasferte, Lorenzo sa apprezza-re la compagnia di un libro, di unfilm e di un calice di vino.

Nei giorni di gara, i ritmi sonopiù intensi. Si ritrova con gli altriarbitri della partita il giorno prima,in albergo per le gare italiane, op-pure in aeroporto per volare versole destinazioni estere. Ci spiega che

l’organizzazione è abbastanza diver-sa tra le gare di serie a e quelle in-ternazionali. All’estero è tutto pre-determinato: la quaterna è portatain hotel e poi all’allenamento, il mat-tino del giorno di gara è dedicato auna seduta di scarico in palestra, ilpomeriggio è di riposo (Lorenzo sce-glie spesso di leggere o di visionare ifilmati per conoscere squadre e cal-ciatori), poi si parte per lo stadio neltardo pomeriggio dopo un briefingriassuntivo di una ventina di minuti.

Gianluigi Buffon, Lorenzo Manganelli, Daniele Orsato,Mauro Tonolini, Francesco Totti e Paolo Tagliavento

partecipano al sorteggio di Roma—Juventusdel 2 marzo 2015

Nei pregara di serie a il tempo èpiù flessibile. Il pomeriggio prece-

dente è sempre libero per gli arbitrie ogni membro della quaterna si re-gola in base alle sue esigenze. C’èchi si dedica all’allenamento o al re-lax, Lorenzo invece di solito scegliedi analizzare i filmati delle squadree delle gare precedenti appena arri-va in albergo, perché è il suo mo-do di essere pronto a ogni eventua-lità. La sera è dedicata alla cena tut-ti assieme, un momento per rilas-sarsi in compagnia. Il giorno dellagara cambia a seconda che si giochial pomeriggio o alla sera e segue lastruttura degli eventi internazionali.

Lo stadio è il luogo delle emozio-ni per Lorenzo. Ci ha passato unaquantità impressionante di giorni edi momenti con la stessa passionedegli inizi. Eppure, un campo di se-rie a non è la stessa cosa di una gararegionale o provinciale. «La differen-za sta nella responsabilità che percepi-sco verso l’ambiente, verso i calciatori.L’emozione invece è la stessa!», nonsi possono descrivere gli occhi chebrillano a sottolineare questo pun-

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to. «Forse la forza sta nell’emozione.Divertimento è la parola determinan-te per continuare a fare la stessa cosaper tantissimi anni e affrontare que-sti palcoscenici impegnativi senza soc-combere». Qui il pensiero di Loren-zo corre immediato agli arbitri piùgiovani, quelli che oggi vivono gliimpegni arbitrali con difficoltà, conansie e malumori, spesso interrom-pendo il loro rapporto con l’Associa-zione quando il meglio era in serboper loro. «Fanno troppo grande unacosa che è piccola e non si divertono.È inutile preparare una gara regionalecome se fossero in serie a! Hanno trop-pe informazioni, non pensano soprat-tutto a divertirsi e godersi il momento,tanto alla fine il più bravo emerge».Andiamo a vedere com’era il Man-ganelli degli esordi, quando arbitra-va in Eccellenza o in serie d. «At-tendevo la designazione, quando arri-vava la lettera la condividevo con chimi ha seguito sempre: Albano, Sbar-dellati, Stanghini, Cocollini, AngiolinoNepi, Milia, tutti questi colleghi e ami-

ci che mi hanno cresciuto e cullato ingioventù… Poi mi allenavo e facevo vitaquasi monacale, per anni non ho sapu-to cosa fosse uscire un sabato sera. Ilgiorno della gara mi concentravo sullapartita ma non mi sognavo di prepa-rarla. Vivevo con emozione una cosache amavo, tutto qui».

Lorenzo Manganelli con papa Francesco (a sinistra)e con Diego Armando Maradona (a destra)

Il momento della partita è quellocruciale per la nostra attività. Lo-renzo è uno dei pochi che posso-no comparare gli approcci alle ga-re dilettantistiche col professioni-smo. «Non esiste l’appello dei calcia-tori, è tutto organizzato con procedu-re, i tempi sono rigidi e vincolati al-

le richieste televisive. Paradossalmen-te hai tantissima esperienza e ti sentiun pesce fuor d’acqua perché tutti tiguidano, non scandisci più tu il tempoalle squadre». Il Manganelli arbitrocome si è sentito quando ha capi-to questa differenza? «Si perde unpo’ il gusto delle vere emozioni che haisposato fin dalla prima gara. Era bellocombattere col tempo, perfino preoc-cuparsi! Ora è tutto pronto e finisciper perdere l’abitudine a prendere l’i-niziativa». Tra tanta precisione c’èspazio per qualche rito scaramanti-co, che forse è meglio definire affet-tuoso perché Lorenzo non pare tipoda credere nella fortuna. «Conservosei o sette cose da leggere dentro a unvecchio diario di Luciano Giunti. Unalettera di mia mamma, un ricordo dialcuni cari che non ci sono più…»

Giunti è una figura di rilievo perLorenzo. «Lui e il mio babbo sono sta-ti i miei maestri di vita e di arbitraggio.Mio padre arbitrò a livello amatorialeper trentatré anni, quando avevo die-ci anni decisi che sarei diventato ar-

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bitro e tutti gli anni di attesa primadi poter frequentare il corso furonospasmodici».

Lorenzo Manganelli e Luciano Giunti

Giunti non ha avuto l’occasionedi vedere i successi in campo di unarbitro in cui credeva. «C’è una co-sa in particolare che mi manca di luie che spiega bene che grande uomo

fosse. Luciano sapeva già cosa gli vo-levi chiedere prima che gli ponessi ladomanda». Questo e altri momen-ti sono stati negativi per il mora-le di Lorenzo, ogni tanto il pensie-ro di mollare tutto è comparso an-che nelle categorie massime. «Nonho mai mollato perché la calamita del-l’amore e della passione ha vinto sulleavversità».

Che tipo di arbitro è LorenzoManganelli? «Sono un atleta che con-centra tutte le energie nella prestazio-ne. In quei novanta minuti do tutto,devo dimenticarmi del resto. Questoporta me e i miei colleghi di serie aal limite del disumano, ma per fortu-na tra tante cose che ci dimentichia-mo c’è anche il fatto stesso di dimen-ticarsi di dimenticare, e lì riusciamo adare valore al resto, lì riaffiora l’uma-nità». Il lato umano di Lorenzo èla cosa che colpisce di più: non ri-sparmia mai un sorriso o una paro-la gentile, gli atteggiamenti da divanon trovano spazio nella sua quie-ta esuberanza. Come tutti, ha pregi

e difetti che pesano quando veste ladivisa. «Sono me stesso, trovo che siail mio punto più forte. “Fa di te ciòche sei o faranno ciò che non sei”. Percontro, sono emotivo, vivo il campo amodo mio. Non è sempre facile». L’e-mozione è un concetto che ritornaspesso, è troppo facile associarla al-la partita che ricorda con più affet-to. «Il mio esordio in serie a, quella fuuna giornata speciale perché coronavaun sogno… Quando è iniziata la partitame ne sono reso conto e per i primi die-ci minuti ho pianto». Non se ne ac-corse quasi nessuno, in quel Torino—Livorno del febbraio 2008, neppuregli amici Pasqui e Sbardellati in tri-buna a tifare nella giornata storicaper Valdarno. «Dovevo essere profes-sionale come sempre e dopo qualcheminuto lasciai da parte l’emozione perconcentrarmi sulla partita».

Come si arriva a un livello così al-to, è la domanda che chi siamo fat-ti tutti quando sgomitavamo nellecategorie inferiori, con mezzi più omeno poderosi per tentare la scala-

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

ta verso l’alto. «Mi baso sulla pre-parazione atletica e mentale, studioin modo meticoloso ogni aspetto del-la partita e del calcio. Arrivare è diffi-cile, mantenere la posizione è ancorapiù difficile. In alto siamo meno arbi-tri, tutti di livello elevato». Lorenzoè considerato uno dei migliori assi-stenti a livello italiano e internazio-nale. Oltretutto, in un ruolo comequello dell’assistente, «il più difficilee determinante, decido su episodi cheinfluiscono sul risultato della gara»,soprattutto da questa stagione conla scomparsa degli arbitri addiziona-li. Il ritorno alla valutazione tecnicadegli episodi nelle sue vicinanze hagalvanizzato Lorenzo. «Io mi sentoarbitro! Non ho mai avuto alcun pro-blema a valutare gli episodi tecnici ol-tre al mero fuorigioco, che rimane dimia stretta competenza».

Come assistente, Lorenzo ha at-traversato le ere geologiche: dallacomune bandierina inerte, a quellaelettronica, agli auricolari, agli ar-bitri addizionali, alla var. «L’ideale

per come sono fatto io sarebbe la cop-pia “auricolari più bandierina”. An-zi, senza bandierina. Mi basterebbecomunicare all’arbitro le mie decisio-ni, senza uno strumento che ha solodei rischi di comunicazione perché lovedono tutti».

Lorenzo è fiero di essere una per-sona indipendente, è un anticonfor-mista, spesso esprime giudizi pun-genti e lucidi. Le partite e la vitadegli arbitri di serie a, però, non siarbitrano in solitudine. «Nel nostrogruppo sono quello “diverso”, ma tuttimi riconoscono di essere onesto e di-retto. Con alcuni ho legato particolar-mente e siamo amici al di là dell’arbi-traggio, dopo anni di esperienze con-divise. Non è un caso, per esempio, sele gare più belle sono state con Danie-le Orsato, con Luca Banti o con Ric-cardo Di Fiore. La bravura dell’orga-no tecnico sta nell’unire i caratteri piùcompatibili per ottenere le prestazio-ni migliori dall’intera squadra. Il teamfunziona perché imposta un progettoe perché si crea un feeling positivo».

È stata anche l’amicizia ad averreso indelebili alcuni ricordi. «Itrentatré giorni al mondiale under 20in Nuova Zelanda mi hanno lasciatoemozioni e relazioni umane che reste-ranno per sempre, al di là dell’eventosportivo». Poi c’è l’incidente, l’even-to che ha rischiato di interromperela sua vita prima ancora della sua at-tività sportiva. Su questo, la serenitàdi Lorenzo nel parlarne è spiazzante.«Fu una cosa bella! Qualcuno pensa-va che io fossi finito, invece mi ha raf-forzato. Ho annusato la fine e lì hoacquistato qualità ed emozioni che hotrasformato in forza grazie all’analisi.Mi è rimasto un motto: “se non puoi,devi”». In quell’occasione tantissimicolleghi da tutta Italia fecero sentirela loro vicinanza a Lorenzo, ma nonè sempre stato così. «Col passare deltempo, sempre meno persone si ren-dono conto di quel che faccio. Uno po-trebbe pensare che prima di ogni ga-ra importante sono inondato di mes-saggi, invece sono due o tre le personeche davvero ci tengono a farmi sentire

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

il loro sostegno, oltre ai miei familiari.Sono contento perché ho pochi soste-nitori ma buoni, sono dispiaciuto per-ché fossero di più sarebbe molto piùbello».

Restano tre anni di attività incampo. Saranno lunghi, intensi, pie-ni di partite importanti. Non è datosapere dove porteranno i prossimivoli. L’idea di dover ripiegare la ban-dierina per un’ultima volta cominciaad affiorare. «Mi mancherà ma sonofelice. Avrò finalmente del tempo perdedicarmi alla mia vita! Magari averedei figli, poi le mie passioni, i viaggi, lafotografia, le degustazioni di vino, saiche sono anche sommelier ais… Quelche è certo è che non dipenderò eco-nomicamente dall’aia e morirò con latessera, perlomeno finché averla saràcompatibile con la mia vita. Se l’Asso-ciazione mi chiederà di avere un ruo-lo, valuterò le proposte con lo spiri-to di sempre e con la mia libertà digiudizio».

Mauro Tonolini, Alfredo Trentalange, Daniele Orsatoe Lorenzo Manganelli ai mondiali under 20 del 2015

in Nuova Zelanda

Questo è Lorenzo Manganelli: unuomo diretto, sincero, schietto. Èun atleta che ha lavorato ogni gior-no per quasi trent’anni per coltiva-re il sogno di pestare l’erba sui cam-pi più importanti del mondo, un so-gno raggiunto con chissà quali altritraguardi ancora da raggiungere. Èuna persona buona, fiera di non ave-re problemi o litigi alle spalle, or-gogliosa di poter guardare tutti ne-gli occhi con lo sguardo da ragazzoonesto e spensierato. Lui si defini-

sce «unmatto buono», perlomeno incampo: è un estroso, lontano dallafigura del soldatino, è frizzante co-me il suo pensiero in movimento in-cessante. Mentre chiudiamo questosuo ritratto, il matto buono di Val-darno sta per volare in America cen-trale, allo spareggio per i mondiali2018 tra Honduras e Australia. «Ognivolta che vedi Lorenzo Manganelli— Italia sul maxischermo è spiazzan-te, l’emozione è incontrollabile. Certevolte durante gli inni, lì a centrocam-po con tutte quelle decine di migliaiadi tifosi vocianti, mi viene voglia di an-dar via perché la gara non serve, ho giàfatto il pieno di emozioni». Ecco Lo-renzo, resta al tuo posto sulla fascia,continua a fare le magie con la ban-dierina come solo tu sai fare. Conti-nua a renderci orgogliosi e a farci so-gnare di poterti emulare, un giorno,prima o poi.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Lorenzo Manganelli impegnato in serie a

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

La quaterna che ha diretto lo spareggio tra Honduras e Australia per la qualificazione ai campionati del mondo 2018, il 10 novembre 2017.Da sinistra: Riccardo Di Fiore, Daniele Orsato, Lorenzo Manganelli, Paolo Tagliavento

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

I nostri arbitri

Raccontare la storia di un’organizzazione ècomplicato. Tanti fatti di gestione accadono esono più o meno evidenti, più o meno rilevantinella narrazione.

Lo stesso fatto può essere interessante per chi l’havissuto o chi appartiene allo stesso ambiente culturale,oppure del tutto privo di nesso per chi vi è estraneo.

La cosa speciale che distingue l’Associazione ItalianaArbitri è che è fatta di persone reali, quelle che si incon-trano nella vita di tutti i giorni. Nessuno di costoro fal’arbitro come professione. Siamo impiegati, geometri,ragionieri, farmacisti, operai, insegnanti, commercian-ti, medici, disoccupati o pensionati. Siamo figli, padri ononni. In qualche caso siamo mariti, mogli o mamme.

La cosa speciale è che queste persone vivono l’Asso-ciazione ciascuno con la propria intensità emotiva, matutti con un livello tale di energia da riuscire a conti-nuare la tradizione di questo sport atipico: individualein campo, di squadra finché si possiede la tessera. Sia-mo una famiglia, ci tramandiamo esperienze, alcune le

facciamo assieme, conserviamo memoria del passato edelle persone cui abbiamo voluto bene e che non sonopiù con noi.

Abbiamo parlato di questi venticinque anni finora, maognuno di noi li ha vissuti in modo differente. Ripartia-mo da quel 1° gennaio 1993, con le nostre voci singole ele nostre emozioni.

Legenda

(nrt) Non Rinnovo Tessera (provvedimento tecnico)

(r) Reintegro (dopo dimissioni precedenti)

(rt) Ritiro Tessera (provvedimento disciplinare)

(t) Trasferimento (in ingresso o in uscita)

d Decesso

(nuovo) Promosso dalla regione alle categorie nazionali

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Promozioni PassaggiAssociati dalla regione di categoria

Presidente Stagioni Organico Immessi complessivi Dismessi Differenza a livello nazionale a livello nazionale

Giovanni Martini 3 46 41 –14 +27 0 0Luciano Giunti 5 60 –59 +1 4 5Roberto Calabassi 1 5 –3 +2 1 2Patrizio Pasqui 17 289 –253 +27 20 (18 associati) 38

Totali al 1/1/1993 46Variazioni +395 –329 +66

Totali al 1/1/2018 26 112 441 affiliazioni 25 promozioni 45 passaggi427 associati (23 associati)(14 reintegri)

461°

gennaio

1993

531°

luglio

1993

681°

luglio

1994

731°

luglio

1995

811°

luglio

1996

821°

luglio

1997

841°

luglio

1998

791°

luglio

1999

741°

luglio

2000

761°

luglio

2001

831°

luglio

2002

871°

luglio

2003

791°

luglio

2004

741°

luglio

2005

971°

luglio

2006

104

1°lu

glio

2007

891°

luglio

2008

106

1°lu

glio

2009

106

1°lu

glio

2010

104

1°lu

glio

2011

108

1°lu

glio

2012

120

1°lu

glio

2013

121

1°lu

glio

2014

106

1°lu

glio

2015

125

1°lu

glio

2016

111

1°lu

glio

2017

112

1°ge

nnaio

2018

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 1992/1993

Consiglio direttivo sezionale

Giovanni Martini PresidenteMauro Botti Vice presidenteGiovanni Bartolini SegretarioSalvatore Albano CassiereGiuseppe La Rosa ConsigliereLuca Menghini ConsigliereAngelo Nepi ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereEmo Stanghini Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gianfranco Meucci PresidenteFrancesco Maria Grasso ComponenteFrancesco Milia Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente cra Toscana

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Giovanni Martini Osservatore can-c

I 46 soci fondatori della sezione di San Giovanni Valdarno

Salvatore Albano Francesco Cocollini Massimo MugnaiGennaro Amato Maurizio Donati Angelo NepiGiovanni Bartolini Gino Fabbroni Marco NocentiniGianni Becattini Francesco Maria Grasso Cristiano OttobriniMarco Bernini Daniele Lapi Patrizio PasquiMirko Bindi Giuseppe La Rosa Luciano PicchioniStefano Bindi Gabriele Londretti Gerardo PittiLeonardo Biondi Lorenzo Manganelli Piero RaffaelliMauro Botti Filippo Martini Leonardo SimontiAlberto Butini Giovanni Martini Mirco SbardellatiMarco Burzagli Luca Menghini Emo StanghiniRoberto Calabassi Gianfranco Meucci Simone StanghiniValerio Cappellini Francesco Milia Guido VenturiSimone Caselli Marco Miniati Mario ZonfrilloGianni Casucci Gianni MorettiFrancesco Checchi Paolo Mucciarini

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Stefano Bernardini Gennaro AmatoFrancesco DonatiDuccio MannozziLuca PanichiAndrea PelliAlessio SettiAchille TiezziMassimiliano Zanchi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Gli arbitri della sezione di San Giovanni Valdarno. In piedi da sinistra: Giovanni Bartolini, Marco Miniati, Simone Caselli, Francesco Cocollini, Mirco Sbardellati, Daniele Lapi,Gianni Casucci, Stefano Bernardini, Mirko Bindi, Leonardo Simonti, Filippo Martini, Luciano Picchioni, Luciano Giunti, Alberto Butini, Marco Bernini, Valerio Cappellini, MarcoBurzagli, Andrea Pelli, Angelo Nepi, Marco Nocentini, Gabriele Londretti, Massimo Mugnai, Maurizio Donati, Simone Stanghini, Luca Menghini, Leonardo Biondi, GianfrancoMeucci, Gerardo Pitti, Guido Venturi. Seduti da sinistra: Patrizio Pasqui, Emo Stanghini, Francesco Checchi, Alessio Setti, Massimiliano Zanchi, Mario Zonfrillo, Gianni Becattini,Roberto Calabassi, Giovanni Martini, Mauro Botti, Francesco Milia, Gianluigi Fiamminghi, Achille Tiezzi, Duccio Mannozzi, Paolo Mucciarini, Salvatore Albano, Stefano Bindi,Gino Fabbroni, Piero Raffaelli

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Soci fondatori ancora in organico:

Salvatore Gianni AlbertoAlbano Becattini Butini

Roberto Francesco GiuseppeCalabassi Cocollini La Rosa

Gabriele Lorenzo FilippoLondretti Manganelli Martini

Giovanni Gianfranco FrancescoMartini Meucci Milia

Angelo Patrizio MircoNepi Pasqui Sbardellati

MarioZonfrillo

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

A sinistra: Angelo Nepi impegnato in campo come assistente.A destra: Mirko Sbardellati, Angelo Nepi, Emo Stanghini (da sinistra)

Angelo Nepi e Patrizio Pasqui a Grosseto nel 2007. Da vent’anni sonoi trascinatori indiscussi delle sorti della sezione di Valdarno

Angelo Nepi, Giuseppe Rosica di Roma e Mario Salemme di Arezzo (da sinistra)a Signa il 4 febbraio 1988 per la partita Fiorentina—Rangers

della Coppa Carnevale di Viareggio

Angelo Nepi e Giovanni Martini

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

A sinistra: Angelo Nepi e Marcello Nicchi, amici da una vita.A destra: Angiolino cucina in sezione con Mirco Sbardellati

Angiolino, come un presidente

Questa è l’unica parte del libro che non rispetta un or-dine alfabetico rigoroso. Siamo sicuri che gli altri socifondatori non se ne avranno a male: Angelo Nepi è unpunto di riferimento per tutti noi da ormai quarant’an-ni e rendere l’idea di quanto Angiolino abbia dato per lanostra sezione è difficile in questo poco spazio.Si può dire che la sua passione per il calcio e per gliarbitri sia sconfinata. Ha attraversato la barricata, sce-gliendo il fischietto invece della panchina da dirigente:non si è mai pentito della sua decisione. Tra gli arbitriha trovato l’ambiente giusto per lui. Angiolino vive conintensità e nei momenti gioiosi o infelici è la personagiusta per esaltarsi o ripartire.

Qualcuno non capisce il suo entusiasmo, ma lui ha larisposta pronta: ha dato tutto per questa sezione cheha costruito assieme agli altri fondatori e per lui ogniarbitro è come un figlio. Non è un caso che finanzi dasempre una montagna di attività, oppure che metta adisposizione la sua trattoria per cene e feste da ben pri-ma che la sezione di Valdarno esistesse nei pensieri suoie degli altri valdarnesi. Soffre la fatica di certi viaggi alseguito degli arbitri che ha cresciuto, ma non può far-ne a meno, lui deve esserci, vuole dare il suo contribu-to, non gli basta ricevere informazioni, vuole osservare,discutere, ragionare.In tutto questo, Angiolino non è certo un fanatico o unesaltato. La sua vita gira attorno all’equilibrio tra fami-glia, lavoro e Associazione perché lui stesso è sobrio edequilibrato. Tutti i presidenti di Valdarno lo hanno vo-luto nel loro consiglio direttivo, come consigliere e poicome vicepresidente per oltre quindici anni, e lui è l’u-nico che abbia avuto questa costanza in tutte le nostreventicinque stagioni: non è certo un caso né attacca-mento alla poltrona. Angiolino è una garanzia, svolge isuoi incarichi con cura, porta il suo carico di esperienzae sa ancora emozionarsi. Di tutto questo abbiamo biso-gno: solidità e passione, testa e cuore. Per fortuna c’èqualcuno che ce ne dà una dose tutte le volte che serve.Grazie Angiolino!

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Provengo dal mondo del calcio dilettantistico, sonoentrato nell’aia nel 1983 presso la sezione di Arez-zo. Ho svolto per tante stagioni l’attività di arbitroe assistente nelle massime categorie regionali, hoavuto la fortuna per anni di allenarmi allo stadiodi Levane con i colleghi Marcello Nicchi e Rober-to Calabassi, che festeggiarono la loro promozionealla can proprio nel mio ristorante. Mi ha semprefatto piacere mettere la mia trattoria a disposizio-ne delle nostre attività conviviali, specie negli anniprima che potessimo avere la nostra sede locale.Nel 1993 insieme ad altri quarantacinque colleghiho fondato la sezione Valdarno, ricoprendo ininter-rottamente per venticinque anni il ruolo di consi-gliere con i presidenti Martini, Giunti e Calabassi,dal 2002 sono il vice presidente nella gestione delpresidente Pasqui.Ricordo con piacere che anche in campo ero unassistente valido, solo il mio ginocchio “cattivello”mi ha impedito di assaggiare le categorie nazio-nali quando ero al primo posto della graduatoriaregionale.

Invece ho dovuto lasciare l’attività nei campi digioco per passare al ruolo di osservatore arbitrale,un ruolo che assolvo ancora con impegno per farprogredire i giovani che dovranno portare in alto ilnome della sezione Valdarno. Sotto la presidenzadel compianto maestro Luciano Giunti ho rivesti-to il ruolo di responsabile degli osservatori, inoltresono stato impegnato in prima linea nel progettodi ristrutturazione e recupero dell’ex sede di SanGiovanni Valdarno, che ci ha riservato tante gioiee soddisfazioni ma anche dolore e delusioni. Perundici anni abbiamo vissuto momenti esaltanti, lanostra sede è stata utilizzata per ospitare raduniregionali e interregionali, feste per le promozioni,eventi dei nostri associati come compleanni, cenedi laurea, battesimi, comunioni… poi all’improvvi-so una denuncia per abuso edilizio ha distrutto ilnostro duro lavoro, infrangendo il nostro sogno ini-ziato nel 1998 da Luciano Giunti, costringendoci adabbandonare la nostra casa.Nel marzo del 2012 insieme al presidente Pasqui hofirmato il contratto di locazione dell’attuale nuovasede di via Giacomo Leopardi in Montevarchi, san-cendo l’inizio di un nuovo corso per la nostra ama-ta sezione, che festeggia il suo venticinquesimoanniversario di fondazione. Buon compleanno!

Angelo Nepi

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Ho iniziato la mia attività di arbitro presso la se-zione di Arezzo nella stagione sportiva 1985/1986,arrivando a dirigere gare in Prima categoria regio-nale, un piccolo primato per un arbitro che ha ini-ziato all’età di 18 anni.Ricordo gli stupendi anni vissuti ad Arezzo, insiemecoi colleghi FrancescoMilia, Gabriele Londretti, Pa-trizio Pasqui, che immancabilmente ogni quindicigiorni di venerdì aspettavo a casa mia per un caffèe poi di corsa raggiungevamo la sezione di Arez-zo per la riunione tecnica obbligatoria. Di rien-tro dalle riunioni ci fermavamo al bar di Indica-tore insieme agli altri colleghi che risiedevano inValdarno: Marcello Nicchi, Angelo Nepi, RobertoCalabassi, Emo Stanghini, Mirco Sbardellati, Gio-vanni e Filippo Martini, Lorenzo Manganelli, GinoFabbroni, Mauro Botti e tanti altri colleghi.

Sono un socio fondatore della sezione Valdarno, dal1993 a oggi ho fatto parte del consiglio direttivo,sono stato anche vice presidente nella gestione diLuciano Giunti, cassiere con i presidenti Martini eCalabassi.Dal 2001 mi occupo delle designazioni degli osser-vatori arbitrali, come componente dell’organo tec-nico sezionale nella gestione del presidente Patri-zio Pasqui, inoltre la domenica libero da impegnisezionali accompagno i nostri giovani arbitri nellegare regionali.Ho avuto la fortuna da assistente arbitrale regio-nale di coadiuvare arbitri dello spessore di Bertini,Trefoloni, Guiducci, Rocchi, Banti, Velotto, i tanticolleghi della sezione Valdarno, Bindi, Manganelli,Martini, Menghini, Bartolini e il nostro presidentePasqui con il quale ricordiamo sempre uno spareg-gio a Radicofani, nel quale la sfortuna e qualchenostro errore ci vide uscire insieme all’altro assi-stente Francesco Milia tra una folla di sostenito-ri locali “inferociti” dopo un lungo assedio forza-to negli spogliatoi, con l’intervento dei carabinieri.Buon compleanno cara sezione.

Salvatore Albano

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Come molti della mia generazione sono cresciutoa pane e calcio. Visto però che ero molto più bravoa tavola che a calcio e volevo praticare un’attivitàsportiva che mi consentisse di non riprendere queiquindici chili che avevo perso con fatica, pensai aquello che avrei potuto fare. Pensa e ripensa, esclu-si palestra, bici, tennis ed equitazione che avevoprovato nel frattempo ma che non mi piacevanopoi più di tanto, non so come presi in considera-zione l’idea di fare l’arbitro di calcio. Avrei prati-cato un’attività sportiva, avrei vissuto un’esperien-za all’interno del mondo del calcio, avrei avuto lapossibilità di entrare gratis in tutti gli stadi italianie non per ultimo avrei potuto viaggiare, altra miagrande passione. Così pensavo. Per cui, quandoper il secondo anno consecutivo trovai sul para-brezza della macchina l’opuscolo che pubblicizza-va il corso arbitri alla sezione di Arezzo, non ebbidubbi.Era la fine del 1990, a febbraio 1991 feci l’esordio.Ricordo ancora il mal di pancia che per la tensio-ne mi prese dalla sera del sabato, quando mi resiconto di quello che l’indomani sarebbe avvenuto,fino a quando la domenica mattina non arrivai alcampo insieme al mio tutor.

Quasi la stessa emozione che ho riprovato a di-stanza di tanto tempo quando, con qualche capel-lo bianco e appesa al chiodo la bandierina che nelfrattempo e per tanti anni avevo impugnato, horimesso in bocca il fischio per arbitrare una par-tita di ragazzi che ora hanno la stessa età dellamia bambina più grande. Non che quando aves-si la bandierina queste sensazioni non le provas-si, anzi. Ho avuto le mie più grandi soddisfazioniarbitrali con quest’ultima. Con la bandierina hogirato in lungo e largo la Toscana, ho avuto l’op-portunità di conoscere tanti colleghi poi diventatinoti nel nostro mondo sia in campo che fuori, excalciatori di serie a, futuri campioni del mondo, al-lenatori di fama internazionale. Ho calcato campidi gioco che hanno ospitato partite della massimaserie e della Nazionale, ho partecipato a gare ami-chevoli tra squadre importanti, anche di serie a,situazioni che per uno come me che abitualmen-te non è quasi mai andato oltre la Toscana sonouna gran bella soddisfazione. Quasi mai, perchéin un paio di occasioni ho ricevuto il premio di es-sere designato per gare extra regionali e qui comenon ricordare la memorabile trasferta di Imola condue colleghi della sezione: hotel, ristorante a ce-na e a pranzo, insomma come una terna di altrecategorie. Davvero una gran bella soddisfazione.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono passati venticinque anni, di situazioni ne hovissute parecchie, ci vorrebbe un libro per scriver-ne di tutte. Per esempio, nel 1996 durante una garadi Promozione m’infortuno alla caviglia dopo cin-que minuti, gara momentaneamente sospesa, in-tervento del medico che mi fa un bendaggio. Si ri-prende, stringo i denti, mi rendo conto che è impos-sibile tenere la linea del fuorigioco per cui decido distare un paio di metri più indietro e sperare bene.Alla fine del primo tempo il dolore e le difficoltà dicorsa aumentano per cui decido di non proseguire,su consiglio dell’osservatore presente e dei colle-ghi. Sempre in divisa mi portano con l’ambulanzaal pronto soccorso e qui ritrovo un calciatore dellanostra gara pure lui in maglia da gioco che avevadato una zuccata a un altro, dopo un po’ arriva ungiocatore di un’altra gara pure lui in divisa che siera rotto una gamba. Lunga attesa, c’è un’anzianache è caduta in casa e ha numerose fratture. Infi-ne, la radiografia non evidenzia fratture, mi consi-gliano di ingessare comunque e accetto. Per fortu-na che l’altro assistente era un collega di sezione,prende la mia macchina e ritorniamo a casa.

Ricordo sempre la risata del casellante quando vi-de un bischero vestito da arbitro disteso sul sedileposteriore con una gamba ingessata dal ginocchioin giù appoggiata sul finestrino. Avrà pensato “fi-nalmente a qualcuno hanno fatto veramente la fe-sta!”.In un’altra partita, una delle prime, inverto il risul-tato sul referto di gara. Conseguenza, titolo a novecolonne sul giornale di calcio giovanile in quantol’ultima in classifica aveva vinto 10 a 0 sul campodella prima!Ovviamente, ho vissuto anche qualche situazioneun po’ più spiacevole. Ricordo un’uscita dal camposcortati dai carabinieri fino alla superstrada, ave-vamo una macchina davanti e una dietro. Ciò no-nostante fummo presi a zollate, sì a zollate sulleportiere. Oppure quello scontro retrocessione inSeconda categoria, rimasi bloccato nello spoglia-toio per oltre un’ora, di cui i primi cinque minutichiuso a chiave e steso per terra con la schienaappoggiata alla porta e i piedi che puntavano sulmuro per impedire che entrassero dentro. Alla fineun dirigente sale in auto con me mi accompagnaal casello. Nel tragitto, non saprò mai se sarà vero,mi dice che il capo dei facinorosi era un ex arbitro.Mah!

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Resta il fatto che alla fine sono comunque dei beiricordi, situazioni che formano, non solo per l’ar-bitraggio stesso ma anche per il quotidiano. L’arbi-traggio è una scuola di vita, un’attività che nel miocaso ha toltomagari tempo alla famiglia, ma che dicerto mi ha ripagato. Essere arbitro è un po’ comeessere carabiniere o poliziotto, è un qualcosa che tiporti dentro ogni giorno, sette giorni su sette e nonsolo quando sei in divisa. Non tutti possono arri-vare in serie a, anzi pochissimi ci riescono, occor-re quindi trovare la propria dimensione all’inter-no dell’Associazione, non importa il ruolo, arbitro,assistente, osservatore o dirigente, l’importante ètrarne gratificazione, altrimenti che ci stai a fare?Io l’avevo trovata come assistente, poi sono stato“pensionato” e mi è dispiaciuto non poco. Ancoraè passato poco tempo dall’ultima sbandierata, percui penso sia normale che un po’ mi manchi la pa-stasciutta delle dieci e mezzo alla domenica mat-tina, ma queste sono le regole e noi che abbiamoil compito di farle rispettare in campo dobbiamoaccettarle. Adesso c’è il ruolo da osservatore, co-munque si ritorna sui campi da soli. Se poi dovesseancora capitare l’opportunità di sbandierare…

Gianni Becattini

Cari ragazzi, credo che raccontare in poche ri-ghe oltre venticinque anni con questa Associazio-ne, per un chiacchierone come me, non sia facile,senza presunzione non potrebbe bastare un libro.Mi sono avvicinato all’arbitraggio grazie alla cono-scenza di Lorenzo Piovosi, ex collega, che sapevadi un imminente corso arbitri in Valdarno, sebbe-ne l’esame si sarebbe poi tenuto ad Arezzo nell’au-tunno del 1992. Fu così che in una spartana stanzadel circolo della Ferriera di San Giovanni Valdarnosette di noi “valdarnotti”, così ci chiamavano gliaretini, iniziammo la loro conoscenza del regola-mento del giuoco del calcio; dopo un paio di lezionici trasferimmo nei locali dell’Autoscuola Botti, conil relatore Giovanni Martini che sarà poi il primopresidente di sezione, e i collaboratori Bartolini eZonfrillo.Nella primavera del 1993 nacque ufficialmente lasezione Valdarno, eravamo una quarantina, ricor-do con piacere di aver ricevuto in regalo da Rober-to Calabassi la divisa di uno storico Milan—Juve, diun Patrizio Pasqui giovanissimo che si arrabbiavaquando gli arrivava la designazione in Seconda ca-tegoria, ma che poi arrivò a essere uno dei miglioriarbitri della regione, laddove, fortuna per noi, si èfermato.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Nella vita spesso quando si chiude una strada sene apre un’altra più bella e importante, se Patri-zio avesse avuto il forte desiderio di diventare unarbitro nazionale la sezione Valdarno non avrebbeavuto questo splendido cammino.Il nostro compianto Luciano Giunti non avrebbeavuto un segretario così bravo e disponibile, eil fantastico tridente Patrizio-Angelo-Gabriele chetuttora abbiamo e che tutti ci invidiano forse nonlo avremmo mai potuto schierare.Oggi abbiamo una sezione nuova e confortevole,ma non posso dimenticare i sabati passati a cerca-re di ristrutturare la sezione Lungarno a San Gio-vanni. Ricordo con piacere un particolare aneddo-to. Una mattina presto con Luciano e Patrizio era-vamo riusciti, forse anche un po’ sfacciatamente,a farci prestare un piccolo escavatore, con il qua-le eravamo convinti di fare un bel po’ di lavoro,pochi minuti poi un forte rumore e olio che schiz-zava dappertutto, vedo ancora la faccia di Lucia-no disperata. Poco dopo arrivò il meccanico perla riparazione, salatissima! E ora? Non avevamoquei soldi e le casse sezionali erano inesorabilmen-te vuote. Un istante e dalle siepi spuntò il sorrisodel Botti, che si prese carico della spesa. GrazieMauro, quel giorno non ebbi il coraggio di farlo!

Ma vorrei ringraziare tutti quelli che hanno datouna mano vera, per il bene della sezione, senzasventolare e pretendere applausi. Grazie Angioli-no. Grazie a tutti i reduci da Arezzo che hannocreduto e voluto questa nostra sezione, che Man-ganelli oggi fa girare in tutta Europa e nel mondo.Grazie Lorenzo!Nella mia carriera arbitrale a oggi ho diretto circamillecinquecento partite, di cui trecento da assi-stente. Oggi sto provando a fare l’osservatore ma ilcampo e il fischio mi mancano veramente… I ricor-di piacevoli sono quelli di essere uscito in terna eaver conosciuto ai raduni tantissimi bravi ragazzi,alcuni di essi hanno avuto la fortuna e la bravuradi andare lassù, come Gianluca Rocchi, Massimi-liano Irrati e Matteo Trefoloni, ma anche di averfischiato a ragazzini bravi che oggi rispondono ainomi di Pazzini, Barzagli e Giaccherini, oppure lenumerose amichevoli con Cavriglia e Sangiovanne-se guidate da Maurizio Sarri.Concludo con i desideri: vedere presto un altro ar-bitro della nostra sezione nel calcio che conta, cre-scere tutti gli anni come numero e un umile con-siglio per i più giovani: “andate sempre in campocon orgoglio, serenità e trasparenza”.

Alberto Butini

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Ho iniziato l’attività arbitrale per pura curiosità,quasi per gioco, come credo abbiano fatto tantimiei colleghi. Non avevo praticato sport a livelloagonistico, ma nutrivo una grande passione per ilcalcio.Nel 1980 passai al ruolo di guardalinee (ora assi-stente arbitrale), nella serie d. Dopo due stagionifui promosso in serie c dove formammo una ternaeccezionale con il mio collega e amico Guido Ben-dinelli della sezione di Lucca, che purtroppo non èpiù tra noi, e l’altro collega arbitro, l’attuale presi-dente nazionale Marcello Nicchi. Noi tre insieme,per cinque stagioni, ci siamo divertiti moltissimo.Dirigevamo gare di alto livello. Il sud era la nostraterra preferita, perché riuscivamo a dare il megliodi noi, soprattutto l’amico Marcello che era unagaranzia per le squadre meridionali, in particolarmodo per quelle ospiti. Nella stagione 1985-1986fummo tutti promossi nella massima serie e nonessendoci più le terne fisse andavamo ognuno concolleghi diversi.

Il momento culminante della mia attività arbitra-le, la pietra miliare del mio impegno professionalefu quando l’organo tecnico Paolo Casarin mi co-municò che l’uefa aveva intenzione di formare ungruppo di guardalinee internazionali e io ero statoprescelto per collaborare nella prima partita in cuinon veniva più usata la terna di arbitri. Si trattavadella finale di Coppa dei Campioni che si disputavaa Bari il 29 maggio 1991, tra Stella Rossa di Belgradoe Olympique Marsiglia. L’arbitro era il collega Tul-lio Lanese della sezione di Messina e l’altro guar-dalinee era Catello Buonocore di Castellamare diStabia. Passammo tre giorni indimenticabili assie-me alle personalità più importanti del mondo delcalcio, compreso il presidente uefa Johansson. Unricordo gratificante che resterà nella mia memo-ria.Oggi nel venticinquesimo della fondazione dellanostra sezione ho un sogno e una speranza: vede-re designato per la finale della Champions Leagueil nostro assistente internazionale, al quale dopoil suo esordio in serie a consegnai la mia bandie-rina, come testimone e passaggio di consegne. Admajora!

Roberto Calabassi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Ricordo ancora con piacere e nostalgia quando, po-co più che ragazzo, intrapresi questa bella avven-tura. Andavo ad Arezzo per seguire il corso da aspi-rante arbitro tre volte alla settimana. Consideran-do che nell’anno 1977 era un sacrificio non da pocoper me, neopatentato e abitante a Gorgiti, paesi-no bellissimo alle pendici del Pratomagno, nel co-mune di Loro Ciuffenna, terra tanto cara al nostrocompianto maestro Luciano Giunti, perché piutto-sto lontano da Arezzo… una distanza importante,rispetto ai ragazzi di oggi che hanno mezzi e capa-cità logistiche ben diverse, beati loro! Nonostantetutto, ho capito pian piano con l’inizio dell’attivi-tà arbitrale che tutti i sacrifici fatti hanno avutoun riscontro importante anche per la vita di tuttii giorni.Che bello ricordare la prima gara diretta, Zenith—Terranuovese di Allievi del 19 marzo 1978 con l’ami-co Mauro Botti, che nell’occasione faceva il tutor omeglio l’accompagnatore, come si usava definire aquei tempi. Una divisa rabberciata, per meglio di-re un golf nero e sotto una camicia bianca fregataa mio fratello, un paio di calzoncini trovati chissàdove, i calzettoni neri fatti in casa.

L’unica cosa da calcio erano le scarpette, le “Pan-tofole d’oro” obbligatoriamente nere. Tutto dovevaessere nero senza l’ombra di alcuno spot pubblici-tario.Quindici anni sono passati con la sezione di Arezzo,molte gare dirette in provincia e in regione, tanteamicizie trovate e consolidate. Fino a quando nel1993 insieme a un piccolo gruppo di amici arbitri,sotto la guida del nostro più caro maestro Lucia-no, abbiamo deciso di fondare la nostra sezione,che porta il nome della nostra bellissima vallata, laval d’Arno. Con la nomina a presidente dell’amicoPatrizio Pasqui, stimolato dalle molte idee nonchédall’innato sapere di uno dei presidenti di sezionepiù capaci e competenti che tutta l’associazionearbitrale possiede, sono diventato dirigente, addet-to alle designazioni per l’organo tecnico sezionale,dalla stagione sportiva 2001/2002 sino a oggi.Ho continuato ad arbitrare fino a cinquant’anni,ovviamente con la voglia e lo spirito di un ragazzi-no, infatti quella borsa nera con su scritto aia amenon è mai pesata, anzi ero fiero, orgoglioso, felicementre mi recavo al campo. Purtroppo, come di-ceva la mia povera mamma, “il tempo è galantuo-mo” e giunse il momento di attaccare il fischiettoal chiodo.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Per fortuna il mio primogenito Simone intrapresela carriera arbitrale, forse perché «questo ragazzoha mangiato pane, calcio e arbitraggio fin da sem-pre» come ripete l’amico Angiolino Nepi. Vorreidire che, anche se per anni ho arbitrato ai livel-li massimi regionali, credo che Simone abbia fattocome Giotto con Cimabue, l’allievo ha superato ilmaestro! Peccato che nell’arbitraggio e nella vitaci siano dirigenti che non sempre riescono a gioireper le persone e anche per gli arbitri che, nono-stante i tanti sacrifici, meriterebbero un pizzico dimaggior comprensione.Per terminare vorrei riportare due strofe del miocaro amico Beppe di Chiari, che mi ha dedicato alcompimento del mio cinquantesimo compleanno.

L’addio di Francesco all’arbitraggio

Lascio quei campiE lascio quel palloneRimane su di meTanta emozioneSento quel fischioAncor nella memoriaLascio a SimoneIl seguito e la storia

Francesco Cocollini

Riportiamo qui il ricordo di Simone,figlio di Francesco Cocollini,arbitro tra il 2006 e il 2015.

Ho iniziato la mia carriera arbitrale per la gioia delmio babbo, che da tanti anni ormai fa parte di que-sta associazione. All’inizio non ero tanto convin-to, ma pian piano mi sono appassionato, riuscendoa convincere anche i miei dirigenti sezionali dellemie doti arbitrali. Nel breve tempo di tre stagioni,seguito assiduamente dal mio presidente Patrizio,che dal mio debutto nella categoria Allievi mi hasubito detto «Simone hai qualità non comuni, unastoffa di qualità pregiata, ancora da modellare, maio intravedo un bellissimo vestito», ho raggiunto laPromozione, categoria di indiscusso valore.Sacrifici ne ho fatti tanti, come è giusto che siaper raggiungere determinati obiettivi, ma i risulta-ti mi ripagavano pienamente e io ne ero contentoe orgoglioso, ma la cosa che più mi gratificava eraquella di leggere la felicità negli occhi di mio padre,felicità che forse non provava nemmeno quando luistesso arbitrava!

Simone Cocollini

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Grazie presidente, per avermi dato questa oppor-tunità di esprimere unmiomodesto parere sul ven-ticinquennale della fondazione della nostra grandesezione nata da una costola della sezione di Arez-zo.Per me e credo per qualche altro collega, se nonerro i colleghi Cocollini, Milia, Albano e mi scusose ho dimenticato qualche altro, è una ricorrenzaancora più particolare perché quest’anno ricorro-no per noi i quarant’anni di tessera, difatti sonoentrato nell’aia nel lontano 1977 nella sezione diTaurianova e questa divisa senza eufemismi è di-ventata fin dal momento che sono sceso in campoper la prima volta la mia seconda pelle!Cosa dire, è difficile trovare le parole adatte, ab-biamo raggiunto il traguardo dei venticinque an-ni, gli sposi dopo venticinque anni se stanno anco-ra insieme festeggiano le nozze d’argento, ecco lanostra sezione festeggia alla grande queste nozzed’argento e definirei la nostra sezione una grandefamiglia. Ne ho avuto la prova quando la mia fa-miglia nel mese di agosto dello scorso anno è statacolpita da una grave perdita, difatti all’età di 38 an-ni è morta la mia figlia primogenita Maria, vintada un male incurabile.

Tu presidente assieme a tutti i colleghi ci siete stativicini dimostrandoci grande affetto e solidarietà,come avviene nelle famiglie in casi come questo.Ecco, questa è la sezione “Luciano Giunti” dell’aiaValdarno.Ora possiamo dirlo, i sacrifici di chi ha dato l’a-nima per far progredire la sezione sono stati fi-nalmente e giustamente ricompensati, difatti pos-siamo andare orgogliosi poiché abbiamo associatiche ci rappresentano in tutte le categorie, LorenzoManganelli il nostro fiore all’occhiello che ci rap-presenta in campo internazionale e poi tutti i ra-gazzi che ci rappresentano in Lega Pro e così gliosservatori presenti anche loro nelle categorie na-zionali e in quelle regionali e tutti i colleghi arbitrie osservatori della regione e dell’organo tecnico se-zionale.Non mi dilungo anche se ci sarebbe tanto da direma devo essere necessariamente breve per lascia-re spazio agli altri colleghi che sentono e hanno ildiritto quanto me di esprimere il loro parere.Concludo con un plauso principamente a te presi-dente e a tutti i colleghi che con te hanno colla-borato in questo cammino per fare grande la no-stra sezione e naturalmente un grande ad maiorasemper alla sezione e a tutti gli associati.

Giuseppe La Rosa

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Ho iniziato la mia bellissima avventura arbitralenella stagione 88-89 presso la sezione di Arezzofacendo il mio esordio nella gara Sangiovannese—Gemini81 nella categoria Giovanissimi, accompa-gnato dal collega e amico Giovanni Bartolini, coluiche mi ha convinto a fare l’arbitro, prestandomianche una sua vecchia divisa “sgualcita”. Eranolontani i tempi in cui l’aia fornisce la divisa ai pro-pri associati.Sono rimasto ad Arezzo fino a dicembre del 1992,il 1° gennaio 1993 è nata la nostra sezione, da quellontano giorno sono passati venticinque anni maper il sottoscritto sembra ieri. Di cose da raccon-tare ce ne sono tantissime, le molte gare da me di-rette sia da arbitro che da assistente nei vari cam-pionati regionali e provinciali, gli insegnamenti deimiei presidenti Giancarlo Felici ad Arezzo, Giovan-ni Martini, il “maestro” Luciano Giunti e RobertoCalabassi a Valdarno.

I bei momenti delle cene in sezione insieme a tuttii colleghi dove ci raccontiamo le nostre esperien-ze. In questi anni sono nate delle amicizie a comin-ciare dal nostro attuale presidente Patrizio Pasqui,visto che ci conosciamo dal 1989, quando allora se-dicenne cominciò a fare l’arbitro, oppure i colleghie amici Albano, Cocollini, Milia, Pepi… ma anchealtri venuti da fuori regione come Contu da Tor-tolì e Mendola da Avellino, con i quali ho condivi-so e continuo a condividere le varie storie di cam-po e di sezione. Momenti bellissimi come quan-do Patrizio, che ringrazio tantissimo, mi ha fattori-esordire dopo vent’anni in Seconda categoria inoccasione della mia 1500esima gara. Ci sono sta-ti anche dei giorni meno belli, come quando dopotanti lavori e sacrifici siamo stati costretti a la-sciare la nostra vecchia sezione lungo l’Arno, perònonostante tutto siamo stati come l’araba fenice,capaci di risorgere dalle nostre ceneri ed essere piùforti di prima.Per quanto riguarda il sottoscritto, svolgo il ruolodi osservatore arbitrale con lo slancio e la passionedi un ragazzino, con l’unico scopo di veder crescerei nostri giovani arbitri.

Gabriele Londretti

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Consapevolezza di riassumere e descrivere venti-cinque anni trascorsi…Consapevolezza che sin da quando allora bambi-no, ho iniziato una corsa, la quale non è mai statauna gara se non con se stessi.La corsa con se stessi, con spettatori le persone ca-re che realmente ti sono state e ti sono vicine.Venticinque anni di consapevolezza del sacrificioe di capacità di soffrire, per poter raggiungere congioia obiettivi attraverso la passione, il divertimen-to e la tenacia.Venticinque anni di corsa con se stessi fatti di nes-suna scorciatoia, attraversando strade, emozioni epassioni con serietà e spensieratezza senza mai ri-nunciare alla volontà di rimanere sempre se stessi.Consapevolezza che ho trascorso venticinque annidi arbitraggio dove non ho fatto altro che tentaredi superarmi e non di superare.Ritagliarsi il tempo necessario per arrivare all’es-senza delle cose: all’essenziale.Consapevolezza che arbitrare è varcare il confinefra due vite… l’appartenersi e il rifiutarsi.Amare questi venticinque di arbitraggio e spingersicon risolutezza lasciando spazio, ma mai distanza.Consapevolezza che riassumo questi anni così…

Lorenzo Manganelli

Due immagini di una partita amichevole tra celebrità.In alto, da sinistra: Alberto Butini, Patrizio Pasqui, Riccardo Parigi, Mirko Bindi.In basso, da sinistra: Parigi, Pasqui, il ginnasta olimpionico Jury Chechi, Butini,

l’attore Andrea Muzzi

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Ottavi di finale tra Inter e Parma del torneo di Viareggio 1989. Arbitrano,da sinistra: Emo Stanghini, l’arbitro Anselmi di Asti, Mirco Sbardellati

Valerio Volpi, Francesco Cocollini ed Emo Stanghini (da sinistra) a Castelnuovo deiSabbioni il 28 giugno 1981, arbitri di Zenith—Tuscar Canaglia valida come finale del

primo torneo Quercioli

Alberto Butini con Sergio Cofferati durante una amichevole tra politici

Giuseppe La Rosa, per anni cassiere di sezione93

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Giovanni Bartolini, Luca Menghini, Filippo Martini, Mario Zonfrillo

Luciano Giunti, Fausto Chiarini, Lorenzo Manganelli e Leonardo Biondi

Alberto Butini in tempi recenti. All’attività di osservatore ha affiancato le grandimaratone: a sinistra è a Tokyo nel 2016, a destra è a New York nel 2017

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In occasione della ricorrenza dei venticinque annidella sezione Valdarno, come collega socio fonda-tore più anziano, sia anagraficamente che di tesse-ra (insieme agli altri soci fondatori Roberto Cala-bassi e l’amato e stimato Mauro Botti, scomparsopochi anni fa) e come primo presidente sezionalevoglio raccontare e rivivere i momenti più emozio-nanti e significativi che hanno condizionato il per-corso dell’attività intrapresa.La prima emozione è stata nel lontano giugno del1966, quando “in punta di piedi” mi sono presen-tato, direi da privatista, nella sezione di Firenze asostenere con successo gli esami, per poi transitarenella sezione di competenza di Arezzo, nella qualetrovai fin da subito un’affettuosa accoglienza daparte dell’allora presidente Luciano Giunti e nellaquale conobbi tra gli altri colleghi valdarnesi Mau-ro Botti, con il quale instaurai una sincera e saldaamicizia durata fino alla sua scomparsa.

Con la sezione di Arezzo iniziavo, di fatto, l’attivitàarbitrale sotto la guida dell’altro grande dirigentesezionale Giancarlo Felici, che rivestiva il ruolo didelegato tecnico, il quale dopo avere abbandonatoil fischietto ha contribuito ad affinare le mie mode-ste risorse dirigenziali con utili ed efficaci consiglie insieme al presidente Giunti mi hanno esortatoa partecipare al corso per dirigenti svoltosi a Co-verciano nell’estate del 1983. Nel frattempo la colo-nia dei “valdarnotti”, così simpaticamente chiama-ti da Luciano Giunti, che in tutta verità ci ha sem-pre stimato e considerato, aumentava di quantitàe qualità con la promozione del collega RobertoCalabassi alla can come assistente arbitrale, dan-do lustro al nostro gruppetto.Le mie emozioni e soddisfazioni si susseguivano,sia sotto l’aspetto associativo con la nomina a vicepresidente della sezione guidata da Giancarlo Feli-ci (succeduto a Giunti, nominato presidente regio-nale toscano), sia sotto l’aspetto tecnico in veste diosservatore arbitrale regionale e poi nazionale finoalla serie c, categoria ove ho sostato per sei annicon molta dedizione ed entusiasmo ripagandomida quei pensieri che un po’ mi affliggevano nel la-sciare egoisticamente in solitudine, quasi tutte ledomeniche, la mia famiglia. Nell’agosto del 1990ho brindato alla nomina ad arbitro benemerito.

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Nel frattempo, il numero degli associati valdarnesicresceva, riscontrando sempre maggiori disagi lo-gistici nel partecipare alle riunioni tecniche e nelfrequentare la sezione, così una volta raggiuntoil numero legale minimo per la creazione di unasezione, con il beneplacito del presidente Felici eil determinante contributo dell’allora presidenteregionale Giunti (perché aveva sempre visto beneuna sezione in Valdarno), veniva ufficialmente fat-ta richiesta al Comitato Nazionale dell’aia che na-scesse una nuova sezione e con decorrenza 1° gen-naio 1993 venne deliberata l’istituzione della nuo-va sezione di San Giovanni Valdarno, appagandocosì il desiderio degli arbitri valdarnesi e quindi ilcoronamento di un sogno.

Ho sempre presente la grande emozione che pro-vai quando nelle prime ore pomeridiane dell’11 di-cembre 1992 (data indelebile nella mia memoria) ilvice presidente nazionale Stefano Tedeschi mi con-tattò per la seconda volta telefonicamente, per in-formarmi che era in corso la riunione del Comi-tato Nazionale affinché si decidesse sulla sezione,ma che era necessaria una precisa conferma sul-la disponibilità della sede, sia come ufficio che co-me luogo per le riunioni. Dopodiché ricevetti lanomina alla guida della sezione, prima come com-missario straordinario, poi come presidente dal 16settembre 1994.Il distacco da Arezzo, pur senza traumi, mi ha sem-pre lasciato una certa nostalgia derivante da ven-tisei anni trascorsi in perfetta armonia e serenitàd’intenti, non solo nei rapporti di colleganza maanche per l’amicizia ampiamente consolidata, ri-conoscendo a quella sezione il merito per i tra-guardi raggiunti e soprattutto la grande stima esimpatia che mi furono accordate… e di questaconsiderazione ne sono grato di cuore.

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Con entusiasmo e coraggio, da marzo del 1993 ini-ziò, di fatto, l’arduo percorso con una forza sezio-nale di quarantasei associati, guidati da colleghicome Calabassi, Botti, Cocollini, Albano, Bartoli-ni, La Rosa, Nepi, Sbardellati, Zonfrillo e dal gio-vanissimo segretario Patrizio Pasqui, che si dimo-strarono validi consiglieri e collaboratori per tuttoil periodo della mia presidenza fino a settembredel 1995 ove subentrò il compianto Luciano Giun-ti. Luciano grazie alle sue innate ed eccelse dotidirigenziali, grazie alla sua lungimiranza, ha con-tribuito a valorizzare la sezione, sia nella sede chesotto l’aspetto qualitativo e numerico, raggiungen-do traguardi che si amplificano tuttora sotto lapresidenza di Pasqui e di questo ne sono fiero eorgoglioso avendo anch’io contribuito alla cresci-ta caratteriale e tecnica di questo giovane che hadimostrato ottime doti dirigenziali.

Altra grande emozione provata è arrivata dall’at-testato che i “miei ragazzi” mi hanno attribuitonel conferirmi la presidenza onoraria della sezio-ne con unamotivazione che mi ha veramente com-mosso e onorato. Grazie ragazzi, grazie Patrizio!Fin da quando mi sono affacciato nell’Associazioneconsapevole che l’età non mi avrebbe consentito diaspirare ad ambiti traguardi, mi sono sempre de-dicato alla formazione dei giovani, cercando di in-fondere semplici consigli e suggerimenti, sia umaniche tecnici, necessari alla valorizzazione dell’uomoarbitro e questo continuerò a farlo finché farò par-te di questa grande famiglia che mi ha dato e mista dando tuttora grande soddisfazione.Auguro pertanto alla sezione Valdarno di conti-nuare a crescere, nel segno della correttezza com-portamentale, della lealtà sportiva e nella serenacolleganza, ricordando che i successi dei colleghisono i successi di tutti gli associati e di questo mot-to sono sempre stato fiero.Un ricordo particolare lo dedico a un caro ami-co, oltre che stimato socio fondatore di questa se-zione, Mauro Botti, che in maniera tangibile hacontribuito alla sua nascita e crescita. Mauro tiricorderò sempre.

Giovanni Martini

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L’avventura inizia un po’ per gioco e un po’ per ave-re un impegno a effettuare attività fisica, consi-derata la sedentarietà del mio lavoro, ma ancheper la conoscenza di Mireno Tavanti all’epoca vi-ce presidente della sezione di Arezzo, casa di tuttigli arbitri della provincia. Superato l’esame di am-missione con esaminatore nientemento che l’indi-menticato Luciano Giunti, arriva la gara di esordio,campionato Esordienti, campo di gioco Giotto Estcon tutor proprio il Mireno, coi suoi consigli prima,durante e dopo la gara, emozionatissimo scendo incampo. Sembra che tutto sia avvenuto ieri.Le gare si susseguono sino a quando un sabato, ga-ra di Juniores provinciali al campo Villaggio Dantedi Arezzo, si presenta in veste di osservatore Mi-reno Tavanti, ancora lui, e dopo gli indispensabiliconsigli mi comunica che sono pronto a fare il sal-to di categoria, l’agognata Terza, ma che purtrop-po considerata la mia età anagrafica era la miamassima categoria aspirabile. La notizia mi ren-de entusiasta del traguardo raggiunto, un po’ me-no il non poter andare oltre, ma comunque que-sto non mi ha impedito di profondere sempre lemassime energie per ottemperare allo svolgimentodell’attività arbitrale.

Se la notizia del passaggio alla Terza categoria po-teva essere inaspettata ma era comunque deside-rata e cercata, si può immaginare quando poco piùdi un anno dopo, il giorno del mio compleanno, ar-riva la designazione regionale per la Seconda cate-goria. Ero passato nei ruoli regionali. Quante ga-re dirette in giro per la Toscana, talvolta scopren-do luoghi ignorando che potessero esistere, quantaesperienza, quanto orgoglio di appartenere all’As-sociazione.Mi si chiede di raccontare un episodio particolare,ma tutti sono particolari e meritevoli di essere ri-cordati e raccontati sia per la positività che per lenegatività, tutti chiari e limpidi nella mia memo-ria e che ancora oggi, nelle vesti oramai da tempodi osservatore, nello svolgere la mia funzione riaf-fiorano nitidi come se fossero accaduti nei giorniprecedenti.Forse, pensando intensamente, un episodio esiste,non è qualcosa di avvenuto in relazione a una ga-ra ma quanto purtroppo previsto dalle norme difunzionamento. I raggiunti limiti di età che ob-bligatoriamente ti fanno appendere il fischio alchiodo.

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Non è stato un bel momento, non ho accettato su-bito la nuova veste di osservatore, solo il pensierodi stare seduto a guardare l’operato di un colle-ga mi faceva stare male. Infatti in quei momen-ti la grande passione ha vacillato, pensando an-che di abbandonare. Ma è stato un pensiero deltutto passeggero, subito dopo l’amore per l’Asso-ciazione ha ripreso il suo posto, più che mai con-vinto di mettermi a disposizione per trasmetterel’esperienza vissuta al servizio dei futuri colleghiche hanno la voglia di iniziare questa meravigliosaesperienza.Il tempo trascorre e quanto, ieri, poteva essere ri-tenuto avventura, oggi è passione e amore per que-sta attività e per questa associazione che tanto tidona e che niente chiede in cambio, solo il rispettodelle regole. Passione e amore che tutti giorni sialimentano e crescono partecipando alla vita del-la sezione, luogo che ho sempre sentito come casamia. Grazie ragazzi, grazie aia.

Gianfranco Meucci

La mia esperienza all’interno dell’aia ha avuto ini-zio nel 1987 alla sezione di Arezzo all’età avanzatadi 28 anni, senza particolari motivazioni ma col de-siderio di effettuare una nuova esperienza dopo unpassato calcistico a livello amatoriale.I contatti con l’allora nostra sezione si limitavanoa quei due venerdì al mese in cui ci ritrovavamoper la lezione tecnica, unicomomento di confrontotra colleghi. I quasi sei anni trascorsi ad Arezzo, incui ho svolto l’attività come arbitro fino alla Terzacategoria e poi come assistente in Promozione edEccellenza, debbo dire che è stato un periodo chericordo con molto piacere per le tante esperienzecondivise con i colleghi, in particolare l’allora no-stro designatore Gianfranco Bertini, persona ecce-zionale non solo sotto il profilo tecnico ma soprat-tutto a livello caratteriale, era l’unico all’internodella sezione che non faceva distinzioni tra areti-ni e “valdarnotti”, era questo il nomignolo con cuivenivamo chiamati, ma comunque non era questadistinzione che mi lasciava perplesso e incompletoma il fatto che non riuscivamo a vivere la sezionein modo completo.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Quando ci fu prospettata la creazione di una se-zione nel Valdarno, tutti noi fummo convinti nel-l’abbracciare il progetto. Impegno importante incui non sono mancate delle problematiche che co-munque non ci hanno impedito di proseguire il no-stro cammino, ma a mio parere mancava ancorauna cosa fondamentale per essere una vera sezionecoesa: la parte associativa, il collante importantedopo l’aspetto tecnico per essere un vero gruppoall’interno della nostra sezione.La svolta è avvenuta con il nostro compianto presi-dente Luciano Giunti: costruzione della nostra se-de ricavata da un rudere ubicato lungo l’Arno, co-me a suo tempo aveva fatto la sezione di Bologna,sezione con cui Luciano volle fare il gemellaggio,progetto tecnico-associativo che si è poi sviluppa-to con un nostro giovane collega alla guida dellasezione, Patrizio Pasqui.

Nel frattempo il mio impegno in sezione mi ha por-tato a essere dapprima componente dei sindaci re-visori e contemporaneamente osservatore arbitra-le regionale, mansione che ho svolto fino alla no-mina come designatore degli osservatori sezionali.Per anni mi sono occupato dei nuovi arbitri per ladesignazione delle loro gare e dei tutor, per i gio-vani continuo a essere sempre a disposizione. Unavera sezione per essere tale non può svilupparsi ecrescere basandosi solo sull’aspetto tecnico ma habisogno di un giusto rapporto a livello umano eformativo, cercando di creare al suo interno tut-te quelle opportunità di aggregazione tra gli asso-ciati, momenti importanti perché danno modo dicrescere e confrontarsi. A mio parere, è su questebasi che la sezione di Valdarno ha potuto crearsiun posto di rilievo pur essendo una sezione giova-ne con venticinque anni di vita.Anche quando abbiamo dovuto cambiare elemen-ti storici come la nostra sede, nulla ci ha impedi-to di mantenere forte la nostra filosofia che ci haispirato in questi anni, convinti che altri traguar-di importanti sono e debbano essere alla nostraportata.

Francesco Milia

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Stefano FrancescoBernardini Donati

Oramai sì, sono quasi venticinque anni che sononell’aia… Come inizia la vita all’interno di questabellissima associazione?È una giornata grigia di settembre del 1992, sfoglia-vo stancamente un giornale locale. In fondo a unapagina era riportato un trafiletto che diceva chesarebbe iniziato il corso per diventare arbitro dicalcio al termine del quale sarebbe stata rilasciatauna tessera federale che dava l’opportunità di ac-cedere a tutti gli stadi d’Italia gratuitamente… Ame, amante del calcio, si illuminarono gli occhi,non persi tempo e il giorno seguente mi recai allasede, che al tempo si trovava sopra il circolo dellaFerriera, per sapere i dettagli di quel che c’era dafare, l’avrei fatto perché il mio progetto era quellodi ottenere la tessera!

Finito il corso nel marzo del 1993 disputai la miaprima gara. Fu molto emozionante e anche se dalmio fischio uscirono pochi suoni mi ero divertitotanto e tornai a casa felice. Però col passare deltempo e delle partite questo sport mi entrava sem-pre più dentro e a ogni partita c’era la voglia di mi-gliorare sempre e il progetto di assistere alle par-tite gratis era passato in secondo piano.Col passare del tempo ho passato tutte le catego-rie giovanili, Terza, Seconda, Prima, Promozione edEccellenza, e anche se non sono sempre state rose efiori, tra partite sospese per pioggia e neve, partitenon disputate per mancato arrivo di una squadra eaggressioni verbali e fisiche, sputi, osservatori conottimi voti e altre volte pessimi e perfino ingiusti,dopo vent’anni sono sempre qui perché l’emozioneche mi dà questo sport ogni settimana con il grup-po degli allenamenti e ogni domenica nella routi-ne di preparare la borsa e partire con pioggia, sole,neve e subire le offese del pubblico, non ha prezzoperché tutte le volte torno a casa felice e colmodi gioia perché sono innamorato di questa asso-ciazione che per me è una seconda famiglia e nonme ne separerò mai visto che ogni domenica ho lestesse sensazioni della prima volta di venticinqueanni fa.

Francesco Donati

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 1993/1994

Consiglio direttivo sezionale

Giovanni Martini PresidenteMauro Botti Vice presidentePatrizio Pasqui SegretarioSalvatore Albano CassiereLuca Menghini ConsigliereAngelo Nepi ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereMario Zonfrillo Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gianfranco Meucci PresidenteFrancesco Maria Grassosostituito da Francesco Cocollini ComponenteFrancesco Milia Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente cra Toscana

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Simone Berchielli Maurizio DonatiFilippo Bertini Francesco Maria GrassoRoberto Bianciardi (r) Cristiano OttobriniAlberto BrandiFederico BrandiFabio BrocciAlessandro CarboniGiovanni CiofiniClaudio CivitelliTommaso ColonnaMaurizio MatassoniFabio PallariAlessio PapiRiccardo ParigiMassimiliano QuarantaLuca RonconiAlberto Scotti Del GrecoAlessio Tonnoni

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Giovanni Martini Osservatore can-c

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Alberto ClaudioBrandi Civitelli

Venticinque anni… Sono davvero tanti e sembra ie-ri quando lessi per la prima volta su di un cartel-lone la pubblicità di un corso per arbitri. Ricordola curiosità nell’entrare in un mondo sconosciutoe che durante tutti questi anni è cambiato e hacambiato molti di noi. Di quel corso sono rima-sto solo io! Pur essendo entrato nell’Associazionea una certa età, fare l’arbitro mi ha fatto crescerenon poco come sportivo ma indubbiamente anchecome uomo e d’altronde venticinque anni di unavita non sono affatto pochi, anzi! In tutti questianni abbiamo visto passare tantissimi ragazzi, al-cuni sono restati, altri se ne sono andati, ognunoha dato qualcosa alla crescita di tutti noi.

La mia trasformazione da ragazzo a uomo è statala stessa che ha visto alcuni di noi passare da fi-danzati a sposati, da padri a nonni. Qualcuno pur-troppo ci ha lasciati per sempre. Ricordo la faticae lo stress dei nostri dirigenti per far emergere evalorizzare pienamente all’inizio di questa avven-tura le qualità di alcuni di noi. Allora sembrava in-credibile se non impossibile pensare che un giornoavremmo potuto vedere il frutto di tale passione eabnegazione, poter calcare da protagonista il ter-reno di gioco dei più grandi stadi italiani o europei,invece è accaduto.Grazie a tutti! Grazie ai vari dirigenti che si so-no susseguiti negli anni, ai presidenti che ci hannoguidato attraverso iniziali dolori e successive gioie,tutti gli associati più o meno convinti, più o menoimpegnati. Grazie a questa sezione e allo spiritounico che l’ha sempre contraddistinta nei confron-ti dei propri associati e anche di quelli provenientida altre sezioni, ci ricordano come un bel grup-po, affiatato, ospitale e con degli ottimi cuochi (ilche non guasta mai). Un augurio a tutti noi affin-ché fra venticinque anni saremo a scrivere per unnuovo compleanno ricordandoci di quello attualecome del periodo nel quale abbiamo potuto vedereil primo associato in serie a e come l’inizio, ormailontano, di una lunga serie.

Alberto Brandi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

A diciassette anni del 1994 la mia grande passioneper il calcio mi portò a intraprendere la carriera diarbitro, determinato e affascinato da questo mon-do capii subito che avevo fatto la scelta giusta. Lamia prima partita fu di Esordienti, San Leo — Fael-lese, la ricordo perfettamente. Ero agitatissimo emi batteva forte il cuore, durante la chiama neglispogliatoi ero tesissimo ma l’emozione non dovevaprevalere e infatti il destino volle che dopo solo 27secondi di gara assegnai il mio primo rigore, checoraggio!Questo è l’inizio della storia che mi lega alla se-zione aia di Valdarno, storia piena di soddisfazionima anche di rimpianti come quello di aver volutoa tutti i costi consegnare la tessera nel 1998. Pro-prio l’anno in cui ero stato inserito nel progettoArbitro 2000 e avevo ricevuto premiazioni neglistage di Prato e Montepulciano. Un lunedì di finestagione mi recai in sezione con l’idea di termina-re questa avventura, trovai il presidente LucianoGiunti nel suo ufficio, che uomo il presidente!

Riusciva a trasmettere con il suo grande carismal’amore per l’arbitraggio e con i suoi modi provòinsistentemente a convincermi che stavo facendouna stupidaggine. Io gli consegnavo la tessera e luime la restituiva, io gliela ridavo e lui me la rende-va, così per tre o quattro volte ma purtroppo perme non ci riuscì e il mio viaggio da arbitro in quelmomento terminò.Dopo tre anni finì nelle mie mani un volantino chepubblicizzava il corso arbitri e da subito decisi dirientrare nell’Associazione. Nel gennaio 2002 hodiretto per la seconda volta la mia prima partita.L’aia per me è una seconda famiglia che ha con-tribuito a formarmi come uomo e mi ha insegna-to a rapportarmi con persone in realtà molteplici.In questi anni sono nate amicizie vere e ho cono-sciuto persone stupende come l’attuale presiden-te Patrizio Pasqui, che ha proseguito nel miglioredei modi la linea guida tracciata da Luciano Giunti.Non posso nonmenzionare il mio primo presidenteGiovanni Martini, che mi ha veramente fatto cre-scere tanto con i suoi numerosi consigli. Grazieper le emozioni che mi sono state regalate, emo-zioni che ancora oggi a quarant’anni provo ognidomenica indossando la divisa.

Claudio Civitelli

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 1994/1995

Consiglio direttivo sezionale

Giovanni Martini PresidenteMauro Botti Vice presidentePatrizio Pasqui SegretarioSalvatore Albano CassiereLuca Menghini ConsigliereAngelo Nepi ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereMario Zonfrillo Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gianfranco Meucci PresidenteGianni Casucci ComponenteFrancesco Milia Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente cra Toscana

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Gabriele Aglietti Alessandro CarboniJuri Arostini Simone CaselliAndrea Badii Gianni CasucciFausto Chiarini Francesco ChecchiCristiana Cuccetti Marco MiniatiFabio Di Martino Gianni MorettiGaspare Galluzzo Gerardo PittiTommaso Girolami Fabio PallariMaria Novella Greco Alessio PapiFilippo Grassi Piero RaffaelliFabiano LucacciniMoreno NardiFabio NeriPaola RangoFederico Tarchi

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Giovanni Martini Osservatore can-c

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Gabriele Filippo FedericoAglietti Grassi Tarchi

Massimiliano Zanchi, Alberto Butini, Gianni Casucci (da sinistra) a Castelnuovo deiSabbioni nel giugno 1994 per la finale del torneo Quercioli

Venticinque anni, quanto è giovane la mia sezionee quanta strada ha già fatto. In verità tanta stradal’ha fatta fare a me, mi sono affacciato giovanissi-mo ed ero molto timido e iniziare ad arbitrare miha aiutato a superare la timidezza, a essere più si-curo di me. Anni intensi quelli che fino a ora mihanno accompagnato nei campi e ora in tribuna,anni di gioie e di cadute dolorose ma sempre a te-sta alta e con impegno, soprattutto con accantodelle persone come il presidente Patrizio Pasqui,Angiolo Nepi e i miei amici sempre pronti a soste-nermi e aiutarmi nei momenti più difficili.Venticinque anni nei quali la sezione Valdarno havisto passare tante persone, molte rimaste, altreche hanno scelto strade diverse, alcune che ora ciproteggono da lassù ma sempre con un denomina-tore comune: l’accoglienza, il calore, il gruppo, lavoglia di far sentire gli associati come a casa loro.È per questo che provo dipendenza per la mia carasezione, è per questo che sarò grato per sempre amia sorella che quel giorno non accettò di fare ilcorso arbitri altrimenti non sarei entrato in questomondo straordinario che è la sezione Valdarno.

Federico Tarchi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 1995/1996

Consiglio direttivo sezionale

Luciano Giunti Commissario straordinarioMauro Botti Vice commissarioAngelo Nepi Vice commissarioPatrizio Pasqui Vice commissario

Collegio dei revisori sezionali

Gianfranco Meucci PresidenteGianni Becattini ComponenteFrancesco Milia Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente cra Toscana

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Simone Alamanni Juri ArostiniLorenzo Baglioni Andrea BadiiSilvia Brogi Marco BerniniIvano Carano Maria Novella GrecoTommaso Carano Luca PanichiAndrea Cioni Luciano PicchioniFranco De Stasio Paola RangoLuca Giacombo Achille TiezziClaudio LandiMaria Serena LombardoFabio PapiGiovanni StiattiMassimiliano TelliniValeriano VasarriViola VasarriCarmelo Vizzini

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Giovanni Martini Osservatore can-c

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

CarmeloVizzini

Tutto cominciò una mattina di settembre del 1995quando, in giro per le strade di Montevarchi, la miaattenzione fu attirata da un manifesto verde in cuicampeggiava a caratteri cubitali la scritta diven-ta arbitro di calcio. Spinto dalla curiosità e dal-la passione per il calcio mi avvicinai, stimolato daciò che avevo letto presi il numero e telefonai.

Feci il corso con altri ragazzi, i nostri insegnan-ti erano il grande Luciano Giunti e un prometten-te arbitro, Patrizio Pasqui, oggi nostro presidentedi sezione. Il corso durò un paio di mesi e dopoaver superato gli esami a turno facemmo il nostroesordio. Io iniziai con un Levane—Lorese catego-ria Esordienti allo stadio comunale di Levane, il cuiricordo rimarrà indelebile nella mia memoria perl’emozione che ho provato. Oggi dopo quasi mil-le partite disputate l’emozione e l’entusiasmo perquesta attività sono rimasti immutati.Devo dire che grazie all’aia ho avuto la possibilitàdi girare e conoscere tantissimi posti della Toscanache a me, proveniente dalla Sicilia, erano comple-tamente sconosciuti. Ho avuto il piacere di cono-scere dei personaggi che nel nostro ambiente so-no delle vere e proprie icone del calcio, ho avutola possibilità di andare al Centro tecnico federaledi Coverciano che per tantissime persone rappre-senta un vero e proprio sancta sanctorum dove èimpossibile entrare, sono queste e anche tante al-tre soddisfazioni che l’aia mi ha regalato e sperome ne possa regalare ancora in futuro.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Ho iniziato all’età di 31 anni quindi fuori da ognipossibilità di fare una carriera brillante, ma il di-vertimento è stato assicurato e le soddisfazioni so-no arrivate lo stesso, ho conosciuto il mondo delcalcio da una prospettiva diversa dal solito, ho ma-cinato chilometri e chilometri in macchina alla ri-cerca di campi di calcio sperduti in posti impensa-bili. Sono stato tirato giù dal letto per coprire garein cui magari un collega non si era presentato, hodiretto con ogni condizione atmosferica dal caldotorrido alle partite sotto la tormenta di neve conla preoccupazione di non poter tornare a casa, maho fatto tutto ciò con gioia perché la passione perquesto sport è stata più forte di ogni avversità chesi presentasse.Oggi dopo tanti anni di appartenenza all’aia ricor-do con nostalgia tutte queste cose e sono fiero diciò che ho fatto e ora ho la possibilità di mettere lamia esperienza a disposizione dei giovani arbitri.

Ho avuto l’opportunità di coinvolgere mio figlioStefano in questa avventura e sono lieto di vede-re che i frutti dei miei consigli lo stanno portandovia via a livelli sempre più alti, questo mi fa un im-menso piacere.Luciano Giunti in una delle sue lezioni disse “è fa-cile entrare a far parte dell’aia ma è difficilissimouscirne”. Ci sono dei momenti nel corso della car-riera in cui magari le cose non girano per il versoin cui si vorrebbe, una designazione non gradita,una categoria superiore che tarda ad arrivare, unaqualche ingiustizia subita. In quei momenti vorre-sti mandare tutto e tutti a quel paese e ti viene vo-glia di abbandonare ogni cosa e ritornare a esseresenza obblighi verso la Federazione, ma poi men-tre sei lì a meditare sul da farsi ecco che arriva unatelefonata e dall’altra parte del filo c’è la voce in-confondibile del Cocollini che ti dice “oh mi’ omo,che mi ci vai a fare una partitina?” e allora tuttopassa e dici “ma sì chi, chi se ne frega, andiamo adarbitrare”.

Carmelo Vizzini

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 1996/1997

Consiglio direttivo sezionale

Luciano Giunti PresidenteGiovanni Bartolini Vice presidentePatrizio Pasqui SegretarioSalvatore Albano CassiereMauro Botti ConsigliereLuca Menghini ConsigliereGianfranco Meucci ConsigliereAngelo Nepi ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereMario Zonfrillo Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Alberto Brandi PresidenteGabriele Aglietti ComponenteFrancesco Milia Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente cra Toscana

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Samuele Basagni Simone AlamanniTiziano Bennici Lorenzo BaglioniAlessia Bindi Stefano BindiRoberto Calosi Federico BrandiSimone Cannelli Ivano CaranoLuigi Cianni Tommaso CaranoTommaso Dilaghi Gino Fabbroni (nrt)Serena Franchi Luca GiacomboBarbara Franci Maria Serena LombardoLuciano Giunti (t) Duccio MannozziGiacomo Grimaldi Fabio PapiMohamud Keynaan Massimiliano QuarantaEmanuele Lazzerini Luca RonconiAndrea Magi Alberto Scotti Del GrecoAlessandro Morandi Alessio TonnoniFrancesco Nocentini Valeriano VasarriCecilia Pampaloni Viola VasarriTommaso Pierazzi

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Giovanni Martini Osservatore can-c

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Tommaso AlessandroDilaghi Morandi

Quando mi è stato chiesto di scrivere, a distanza disoli cinque anni dal precedente anniversario, qual-cosa per il 25° della Sezione, vi confesso che sulmomento sono rimasto un po’ perplesso. Un po’perché non è che poi le cose siano cambiate in unamaniera così esponenziale in quest’ultimo lustro,ovviamente dal mio punto di vista, riguardo a co-me vivo l’Associazione e frequento la sezione; unpo’ perché a così breve distanza di tempo potevorischiare di scrivere solo una sorta di minestra ri-scaldata di quanto già fatto per il ventennale, maforse, e soprattutto perché anche inconsciamen-te non volevo accettare che il tempo fosse passatocosì velocemente, praticamente volato!

Ma poi, riflettendoci un attimo sopra, ho pensa-to che questa non è solo una data importante perla sezione che festeggia il suo primo quarto di se-colo, bensì, molto più in piccolo, anche per il sot-toscritto che volente o nolente concluderà la suaesperienza più che decennale a disposizione dellacra Toscana. Quindi ho pensato che tutto somma-to queste poche righe potessero essere un’ottimaoccasione per fare un seppur incompleto bilanciodella mia carriera arbitrale, la quale a breve giun-gerà al termine e che è legata indissolubilmente adoppio filo a quello che mi ha dato senza ombra didubbio la nostra sezione. Riguardo a me, su Sinfo-nia4You si legge età 40 ed anzianità 12, ovvero dal-la stagione 2006/2007, anno del mio secondo corsoarbitri. Ma io c’ero anche dieci anni prima, e corre-va l’anno 1996/1997, quando la sezione era in quel-le due anguste stanzine a San Giovanni Valdarnoin piazza della Libertà, mentre ora ci troviamo inun locale bello, spazioso, luminoso e decisamenteconfortevole rispetto al passato, sicuramente an-che rispetto alla precedente sezione, quella lungol’argine dell’Arno sempre a San Giovanni.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Io c’ero anche quando le riunioni tecniche le fa-cevamo il venerdì sera, da ospiti, presso il circolodella Ferriera, mentre ora abbiamo la nostra bellasala riunioni dotata di tutto quello che può servi-re da un punto di vista tecnologico. Io c’ero an-che quando i raduni di inizio stagione dell’ots sisvolgevano, come dire, in una semplice mattinataoppure in un afoso pomeriggio mentre ora abbia-mo la possibilità di farli addirittura di due giorni!Io c’ero anche quando il polo di allenamento anco-ra non c’era, e ognuno per allenarsi doveva arran-giarsi come meglio credeva e poteva; mentre ora,sebbene purtroppo non sia in grado di frequentar-lo a causa di ragioni squisitamente personali, ab-biamo pure questo! Tutte conquiste queste, tuttimiglioramenti che sicuramente non sarebbero sta-ti possibili se la sezione non avesse lavorato benenei suoi primi 25 anni di vita. Ma nonostante tut-to ciò, nonostante le strutture e le possibilità nonfossero queste, neanche minimamente paragona-bili a quelle attuali, i risultati da un punto di vistatecnico non sono mai mancati, correggetemi purese sbaglio.

Non siamo mai stati la cenerentola della Toscana.Il grande Manganelli, l’amico Lorenzo, tanto perfare l’esempio più semplice se vogliamo, era già adisposizione degli organi tecnici nazionali ben pri-ma che ogni singolo associato potesse usufruire ditutto quello che abbiamo ora a nostra disposizio-ne. E non solo lui.Successivamente poi, coi progressivi cambiamentiall’interno sezione stessa, ma anche dell’aia in ge-nerale direi, le cose non potevano che migliorareulteriormente: nel corso della mia “seconda vita”qui, ovvero dopo le mie prime dimissioni, il nuo-vo corso arbitri fatto a distanza di sei anni ed ilmio approdo a disposizione della cra Toscana do-po pochi mesi, ho visto transitare in Regione tuttii nostri più giovani colleghi che ora già gravitanoall’interno dei vari organi tecnici nazionali sulle or-me, e glielo auguro davvero di poterlo emulare, diquello che sta tuttora facendo Lorenzo. Li ricordocome se fossero ora i raduni di Seconda categoriafatti assieme ai vari Tursi, Silvera, Laici!

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Così come ricorderò con piacere quelli fatti con co-loro che attualmente calpestano i prati dell’Eccel-lenza e della Promozione ai quali auguro di fare abreve a loro volta il grande salto, e magari, perchéno, pure l’ultimo che sto per fare assieme a unadecina di giovani colleghi, magari il giorno in cuiqualcuno di essi avrà completato il suo percorsodi crescita e sarà diventato davvero un Arbitro!Questo per dirvi, e mi rivolgo esplicitamente edirettamente a tutti i miei giovani colleghi cheavranno avuto il tempo, il modo e la pazienza dileggermi fin qui, che per Divertirsi, sì con la d ma-iuscola, all’interno della nostra associazione il mo-do c’è, eccome se c’è, e la sezione sta facendo e faràtutto quello che è possibile fare per mettervi a di-sposizione gli strumenti che potranno esservi utiliper farvi emergere! Ragazzi credeteci! Sfruttate leoccasioni che vi si pongono davanti, senza indugia-re! Non abbattetevi di fronte alle prima difficoltà,fatene esperienza per ripartire! Sono certo che lasezione sarà sempre a disposizione per darvi unamano!

Non pensate di essere unici, non giocate da soli:siamo anche noi una squadra e dobbiamo giocarecome tale. La sezione è la nostra squadra! Crede-teci fino in fondo, mostrate sempre attaccamen-to alla maglia che portate addosso e vedrete cheognuno di voi raggiungerà la propria serie a, e lasezione vi darà sempre una mano, farà di tutto perdarvi la possibilità di raggiungerla!Per quanto mi riguarda io la mia serie a sono oltredieci anni che la sto vivendo ogni domenica! Tal-volta a noi vecchi ci chiamano “gli internazionalidi Seconda categoria” e se la cosa di per sé fa sor-ridere, di certo fa comunque piacere! Gli obiettivipersonali che mi ero posto, e che avevo pure scrit-to nel pezzo pubblicato nel libro del ventennale, liho da tempo raggiunti e abbondantemente supe-rati, quindi attualmente penso esclusivamente adivertirmi, a vivermi ogni singola partita come sefosse l’ultima, e a dispensare, solo quando mi vie-ne richiesto, qualche consiglio ai giovani che ope-rano nella mia stessa categoria, relativamente allesquadre e località nelle quali andranno ad operare.Così come altri hanno fatto precedentemente conme.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Anche questo, nel tempo davvero minimo che hoa disposizione in questo momento, è vivere e ren-dersi utili per la sezione: contribuire davvero conun nulla a dare una mano ad un collega che un do-mani sarà così in grado di togliersi ben più grandisoddisfazioni! Perché anch’io, senza la fiducia del-la sezione alle spalle, in primis quella dell’amicopresidente Patrizio Pasqui, certamente non sareiqui ora, sulla soglia dei 40 anche per la carta diidentità, a scrivere quel che sto scrivendo ma so-prattutto a calcare con la stessa voglia di dodici,dieci, cinque anni fa i campi fangosi, polverosi, ul-timamente spesso pure sintetici, della mia serie a.Buon anniversario cara sezione Valdarno! Ti au-guro dal profondo del cuore di continuare così peraltri 25, 50, 100 anni!

Ti auguro un futuro ricco di soddisfazioni così co-me quelle che a ogni livello abbiamo vissuto in que-sto periodo passato assieme; ti auguro davvero chei tanti giovani che adesso fanno parte di te possa-no emulare, e perché no pure migliorare, i risultatidi chi li ha preceduti; ma soprattutto ti auguroche anche in futuro tu possa essere sempre gui-data da una classe dirigente competente e capacecosì com’è stato finora, che con passione e dedi-zione ha contribuito in maniera determinante altuo sviluppo ed alla tua crescita! Per quanto mi ri-guarda, da semplice associato, da arbitro effettivo,per il nulla che mi è stato possibile qualcosa pensodi aver cercato anch’io di darti, ma sicuramente èmolto di più quello che ho ricevuto in cambio. Perquesto posso solo dirti Grazie!

Tommaso Dilaghi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 1997/1998

Consiglio direttivo sezionale

Luciano Giunti PresidenteGiovanni Bartolini Vice presidentePatrizio Pasqui SegretarioSalvatore Albano CassiereMauro Botti ConsigliereAlberto Brandi ConsigliereGianfranco Meucci ConsigliereAngelo Nepi ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereMario Zonfrillo Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteFrancesco Milia ComponenteMassimo Mugnai Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente cra Toscana

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Antonio Ammaturo Claudio CivitelliSimone Bizzarri Serena FranchiAndrea Bocci Gaspare GalluzzoAlessio Cappelletti Francesco NocentiniEnzo Capuano Marco NocentiniMassimiliana De Giuli Cecilia PampaloniGiulio Milone Marino PresentiSimone Navarrini Simone StanghiniMarino PresentiAlessandro Suma

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Giovanni Martini Osservatore can-c

Sono ancora in organico:

MassimilianaDe Giuli

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 1998/1999

Consiglio direttivo sezionale

Luciano Giunti PresidenteSalvatore Albano Vice presidentePatrizio Pasqui SegretarioMauro Botti CassiereAlberto Brandi ConsigliereGianfranco Meucci ConsigliereAngelo Nepi ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereMario Zonfrillo Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteGiovanni Bartolini ComponenteFrancesco Milia Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente cra ToscanaGiovanni Martini Rappresentante aia

presso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Elena Babacci Simone BerchielliFabio Renato D’Elia Alessia BindiStefania Ducci Simone BizzarriGianluigi Fiamminghi Silvia BrogiLuca Giammarioli Giovanni Ciofini (rt)Francesco Insana Mohamud KeynaanGuido Lombardi Fabiano LucacciniFilippo Nocentini Maurizio MatassoniAlessio Pecora Luca Menghini (rt)

Giulio MilonePaolo MucciariniTommaso Pierazzi (rt)Massimiliano TelliniGuido Venturi

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Leonardo Biondi (nuovo) Assistente can-dFilippo Martini (nuovo) Arbitro cai

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Elena Francesco FilippoBabacci Insana Nocentini

Sono ormai passati quasi vent’anni da quella mat-tina, mentre parcheggiavo la bicicletta davanti al-la stazione intravidi il cartello pubblicitario diven-ta arbitro!. Sono stato davanti a quel cartello percirca dieci minuti e la conclusione fu: perché no!Ci provo! Sarebbe il mio primo sport praticato!Prima di allora gli sport li vedevo solo in tv, ma sa-pevo che l’unico modo per poter entrare nel mondodel calcio (quello vero) sarebbe stato solo quello.

Ancora non avevo l’idea di quello che fosse l’asso-ciazionismo: sere passate tra lezioni teoriche sulleregole del gioco del calcio alla Ferriera e le lezionipratiche, magari conoscendo tanta bella gente.È inutile dire che da lì in poi è stato un susseguirsidi momenti fantastici, di gare dirette con la pas-sione per il calcio che non ho mai perso, di sogniquando la designazione prevedeva una gara di ca-tegoria superiore, ma anche di gare dirette con lasensazione che il giorno dopo avrei smesso di farel’arbitro! Ma non l’ho mai fatto, perché ogni qual-volta che ho avuto questa sensazione era prontoun gruppo di amici, amici con la a maiuscola, chemi ha aiutato e sostenuto come non si vede tut-ti i giorni. Da questo si impara anche a vivere, inmeglio: qualsiasi gara deve essere l’inizio per quel-la successiva. A distanza di vent’anni la passioneche si è accesa quella mattina non si è mai spen-ta, non vedo l’ora che mi arrivi l’email del martedìmattina per prendere visione della gara che andròa dirigere in terna la domenica successiva!

Francesco Insana

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

La sezione Valdarno compie venticinque anni!Quante cose sono successe in tutto questo tempo.La prima volta che sono entrato in sezione è statoalla fine del 1998 per l’inizio del corso arbitri e hoiniziato ad arbitrare a gennaio del 1999, pratica-mente è due millenni che faccio l’arbitro! A oggiho arbitrato circa 500 partite e se penso che so-no riuscito a portarle tutte alla fine mi chiedo selassù qualcuno mi abbia voluto bene visto che dicavolate ne ho fatte.In particolare, in sezione tutti si ricordano di unapartita che feci circa quindici anni fa un freddomercoledì sera, valevole per la coppa di Terza ca-tegoria, vicino ad Arezzo. La partita era fissata perle otto e trenta e di norma sarei dovuto arrivare alcampo circa un’ora prima.

Ero all’università a Firenze quel pomeriggio, pernon arrivare tardi all’incontro decisi di prendereil treno alle 16:09 dalla stazione di Santa MariaNovella ma per una serie di ritardi vari nella lineaarrivai a casa alle 19:30. Partii veloce ma ci vole-va circa un’ora per arrivare al campo di gioco, diconseguenza ero in ritardissimo! Come succede inquesti casi, i problemi non finiscono mai. Arrivo alcampo di gioco, vedo le luci accese, la squadra chesi sta allenando, mi presento e loro mi rispondono«Scusi ma qui non c’è nessuna partita, ci stiamosolamente allenando». Allora penso che mi han-no comunicato il campo sbagliato, quello giustoè a dieci minuti di distanza quindi ormai ci sono.Quando arrivo mi scuso col dirigente per il ritardo,apro lo sportello della macchina e non c’è la borsa.Divento bianco. Il dirigente mi chiede se fossi ve-nuto senza, gli rispondo che ce l’avevo, ma dov’è?Ah ecco, me l’ero dimenticata davanti alla portadello spogliatoio del campo precedente!

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Una buon’anima di dirigente (sì, per una volta) mirecupera la borsa, io intanto inizio la gara con cir-ca venti minuti di ritardo indossando una pseudo-divisa di fortuna (la maglia numero 12 del portieredi riserva, mi diedero quella e mi toccò accettarla,non è che in quella situazione potessi pretenderechissà che cosa) e due scarpe che sì e no sarannostate due numeri sotto i miei piedi. Il supplizio du-rò per circa dieci minuti fino a che non arrivò lamia borsa e potei finalmente mettere la mia divi-sa e le mie scarpe tra le risate generali, sia dellesquadre sia dei dieci tifosi irriducibili nonostantela temperatura sotto lo zero, perché mi cambiai incampo visto che non mi fidavo di lasciarli da soli.La partita fu piena di episodi, e non avrebbe potutoessere altrimenti. Ammonizioni, espulsioni, rigoridati e reclamati e finì 2—2 con tanto di gol-non gol(per davvero) e ovviamente, a fine gara, fui conte-stato duramente: in fondo, dissero, cosa si sareb-bero dovuti aspettare da un arbitro che si presentasenza borsa?

Io sono convinto di aver arbitrato alla grande, diaver fatto una delle mie partite più belle e di nonaver sbagliato quasi nulla. Ma nessuno mi ha maicreduto e ancora oggi molti mi ricordano più perquella gara sfortunata che per tutte le altre.Forse anch’io mi ricordo più quella, sarà per que-sto che a volte, quando vado ad arbitrare, ancoraoggi mi fermo e vedo se c’è la borsa. Ma posso direche quel giorno mi sono divertito davvero tantis-simo, partecipando a quella disputa in cui ero dasolo contro tutto e tutti e, più in generale, ad arbi-trare mi sono divertito sempre. Quel giorno, borsao no, ho dimostrato di essere un arbitro vero, disapermela cavare anche quando tutto va storto etutto sembra che sia contro di te e se ci sono riu-scito è perché, almeno parlando metaforicamen-te, “la borsa dell’arbitro dentro di me l’ho sempreavuta”: me l’hanno consegnata in sezione, giornodopo giorno, ed è una borsa che non serve solo incampo, serve soprattutto nella vita di tutti i giornie chi ce l’ha ha qualcosa in più degli altri.

Filippo Nocentini

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 1999/2000

Consiglio direttivo sezionale

Luciano Giunti PresidenteSalvatore Albano Vice presidentePatrizio Pasqui SegretarioMauro Botti CassiereFausto Chiarini ConsigliereGianfranco Meucci ConsigliereAngelo Nepi ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereMario Zonfrillo Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteGiovanni Bartolini ComponenteFrancesco Milia Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente cra ToscanaGiovanni Martini Rappresentante aia

presso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Matteo Belardi Tiziano BenniciAlessandro Buglieri Marco BurzagliGiuseppe Caselli Simone CannelliLorenzo Fabbri Alessio CappellettiGiulio Potenza Valerio CappelliniSimone Ricceri Barbara FranciGiacomo Vannetti Daniele Lapi

Andrea MagiSimone Navarrini (rt)Fabio NeriAlessio Pecora (rt)Andrea Pelli

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Leonardo Biondi Assistente can-dFilippo Martini Assistente can-d

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Giulio GiacomoPotenza Vannetti

Gli assistenti nazionali di Valdarno impegnati in gara, da sinistra: Leonardo Biondi,Marco Giglioni di Siena e Filippo Martini Leonardo Biondi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2000/2001

Consiglio direttivo sezionale

Roberto Calabassi PresidenteEmo Stanghini Vice presidenteAlberto Brandi SegretarioSalvatore Albano CassiereGabriele Aglietti (*) ConsigliereMauro Botti ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereAngelo Nepi ConsiglierePatrizio Pasqui ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereMario Zonfrillo Consigliere

(*) dal 26 ottobre 2000

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Agliettisostituito da Giovanni Bartolini (*) PresidenteGiovanni Bartolinisostituito da Gianfranco Meucci (*) ComponenteGianni Becattini Componente

(*) dal 26 ottobre 2000

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Paolo Bellacci Roberto CalosiEdward Cheyne Giuseppe CaselliOrtenzio Fabozzi Giacomo GrimaldiRiccardo OrlandiAlessandro Tornesello

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Mirko Bindi (nuovo) Arbitro can-dLorenzo Manganelli (nuovo) Arbitro can-dLeonardo Biondi Assistente can-dFilippo Martini Assistente can-d

Da sinistra: Filippo Martini, Nicola Pierpaoli di Firenze, Leonardo Biondi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2001/2002

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteFabio Brocci Vice presidenteAlessio Setti SegretarioMauro Botti CassiereGabriele Aglietti ConsigliereSalvatore Albano ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereFilippo Martini ConsigliereAngelo Nepi ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereMario Zonfrillo Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Giovanni Bartolinisostituito da Luciano Giunti (*) PresidenteGianni Becattinisostituito da Matteo Belardi (*) ComponenteGianfranco Meuccisostituito da Edward Cheyne (*) Componente

(*) dal 1° gennaio 2002

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente cra Toscana

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Gianfranco Barbera Filippo BertiniGabriele Calogero Luigi CianniClaudio Capacci Fabio Renato D’Elia (rt)Matteo Cerminara Tommaso DilaghiGianni Chiassai Ortenzio Fabozzi (t)Tommaso Cioncolini Tommaso GirolamiClaudio Civitelli (r) Riccardo OrlandiDenise De Simone Riccardo ParigiFrancesco FarriFrancesco Gerardi (t)Rocco Emiliano IerinòFrancesco MinervinoDaniele MugnaiClaudio Pepi (t)Alberto Sciortino

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Leonardo Biondi Assistente can-cMirko Bindi Arbitro can-dLorenzo Manganelli Arbitro can-dStefano Bernardini (nuovo) Assistente can-dFilippo Martini Assistente can-d

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2002/2003

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteFausto Chiarini SegretarioGiuseppe La Rosa CassiereAndrea Bocci ConsigliereMauro Botti ConsigliereAlberto Butini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereClaudio Landi ConsigliereGianfranco Meucci ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Luciano Giunti PresidenteMatteo Belardi ComponenteEdward Cheyne Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo lnpsc

Claudio Pepi Componente cra Toscana

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Veronica Basagni Claudio CapacciFabio Benci Luca GiammarioliSimone Bizzarri Daniele MugnaiSamuele Fineschi Massimo Mugnai (nrt)Giacomo Goretti Alessio Setti (rt)Arturo SalernoLorenzo SalviettiSimone StefanelliGiuseppe Tommasino

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Leonardo Biondi Assistente can-cMirko Bindi Arbitro can-dFilippo Grassi (nuovo) Arbitro can-dLorenzo Manganelli Arbitro can-dStefano Bernardini Assistente can-dFilippo Martini Assistente can-d

Filippo Grassi festeggiato da Tommaso Colonna e dal presidente Pasqui (a sinistra)e da Massimiliana De Giuli, Elena Babacci e Denise De Simone (a destra)

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

GiacomoGoretti

Alberto Butini e Andrea Bocci impegnati in un torneo di calcio a 5

Una quaterna di Valdarno. Da sinistra: Roberto Calabassi, Stefano Bernardini,Filippo Grassi, Fausto Chiarini, Edward Cheyne e il dirigente della figc Tralci

Una amichevole tra squadre di cantanti. Da sinistra: Piero Pelù, Alberto Butini,Filippo Grassi, Gianni Morandi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sabato 25 gennaio 2003. Prima partita da arbitro.Il debutto. È una partita di Esordienti, siamo a Inci-sa, stadio comunale, bel campo. Sono emozionato,faccio la borsa, arrivo al campo, c’è un tutor dellamia sezione che mi aiuta nella chiama e in altreprocedure a inizio partita.Ed ecco che scendo in campo. Che bellezza, la miaprima partita. Che combinai in quella partita? Ehun po’ di macelli… Mi ricordo che il primo tempocorse via bene, il secondo così così, il terzo mi sem-brava di essere a fare una partita di Champions einvece erano Esordienti! Tante leggende, a dettadei miei amici, sono sorte su quella partita, del tipo“hai perso i cartellini” oppure “avevi il fazzoletto intasca”. La cosa che ricordo meglio riguardo ai mieiamici è lo striscione che attaccarono in tribuna eche mi lasciarono a fine partita: Oggi a Incisa,domani a San Siro, che bellezza! Ce l’ho ancorada parte… peccato la profezia non si sia avverata,pace! Un arbitro con gli striscioni in tribuna s’eramai visto?!

Riguardo questa prima partita, feci qualche dannoanche nel fare il referto: ricordo che ero incerto sulrisultato finale, del tipo se era finita 5—3 o 6—3, maalmeno la vincente la azzeccai.Che successe dopo questa prima partita? C’era an-cora la “vecchia scuola”, ovvero fai mille partite diEsordienti, poi mille di Giovanissimi, poi mille di Al-lievi, eccetera. A me non andò tanto male visto checirca un mesetto più tardi feci l’esordio nei Giova-nissimi. Qui si tocca di nuovo il punto dolente deglistriscioni.Sabato 8 marzo, se ricordo bene, campino sussi-diario di Terranuova, partita di Giovanissimi. Cisono circa cinque o sei miei amici (cioè la metàdel pubblico presente) e succede di nuovo! Ancorauno striscione, questo un pochino più colorito. Erascritto in due colori e conteneva due parole fuseinsieme. arbitroia. Ovviamente avevano portatoanche trombette per fare il tifo da stadio. Insom-ma io avevo i miei ultras, e a dire la verità ne eroanche orgoglioso. Avevo l’osservatore in quella par-tita, se ricordo bene era il vecchio caro Emo. Nonmi ricordo cosa mi disse sulla partita, ma mi fecenotare che non era proprio raccomandabile averedegli amici a vedere la partita che facevano tuttoquel chiasso e in quel modo.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

La scena più bella successe la sera stessa tornatoa casa. Questa non me la dimenticherò mai. Suo-na il cellulare, rispondo e dall’altra parte del tele-fono sento una voce che dice più o meno: «CiaoGiacomo, sono il tuo presidente, Patrizio Pasqui.Ti volevo dire che se vengo a sapere di nuovo checi sono i tuoi amici a vederti alle partite e fannocasino con striscioni e trombette, te finisci di arbi-trare, hai capito?», e io: «Ma Patrizio che ci possofare? Mica glielo dico io di fare quel casino». Ilmio presidente, abbastanza alterato e senza met-terci le parolacce che probabilmente disse, insiemea qualche espressione colorita, rispose: «Non mene importa niente, tu li fai smettere, tu gli dici diandare a fare una girata il sabato e di non veni-re dietro a te, sennò tu puoi smettere di arbitrareoggi, hai capito o no?». Mogio mogio supplicai tut-ti i miei amici di farla finita con tifo da stadio perl’arbitro perché sennò sarei stato espulso dall’Asso-ciazione. Devo confessare che lo feci a malincuoree ancora oggi, tanti anni dopo, ogni tanto loro mirammentano quei bei momenti e sono ancora unpo’ nostalgici dei vecchi tempi nei quali venivanoa farmi gli ultras allo stadio.

Se poi ripenso ad altri momenti coloriti successiin questi quasi quindici anni di tessera, mi vienein mente soprattutto questo giudizio che ricevettidall’allora presidente cra Toscana alla mia primapartita da assistente in regione. Era domenica 21settembre 2008, a Loro Ciuffenna, campionato diPromozione, ci giocava la Terranuovese quella do-menica. Mi disse: «Goretti, tu segnali come unvigile e sembra tu abbia una balla addosso, badalà come tu sei conciato. Ma tu l’hai prese tutte ederano tante, alla tua prima partita non ne hai sba-gliata una, non so come hai fatto. Te andrai lonta-no come assistente». Altra profezia da un pulpitoancora più alto e affidabile. Sono passati quasi die-ci anni, lui è stato anche designatore in serie a eio ho continuato a girare per campi tipo Pratovec-chio.Ma va bene lo stesso, sono contento uguale.Chissà se Maglione Viola si ricorda ancora diquella profezia che fece negli spogliatoi di LoroCiuffenna…

Giacomo Goretti

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2003/2004

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteEdward Cheyne SegretarioGiuseppe La Rosa CassiereAndrea Bocci ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereClaudio Landi ConsigliereGianfranco Meucci ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteMatteo Belardi ComponenteMoreno Nardi Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo lnpsc

Claudio Pepi Componente cra Toscana

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Salvatore Balestrino Gianfranco BarberaFrancesco Basile Roberto Bianciardi (rt)Filippo Bercigli Matteo CerminaraGennaro Cacciolla Gianni ChiassaiLeonardo Franci Cristiana CuccettiRiccardo Gori Franco De Stasio (rt)Marco Lombardi Stefania DucciGabriele Nuzzi Francesco FarriMarco Pugliese Francesco Gerardi (t)

Luciano Giunti d

Marco LombardiFrancesco MinervinoMoreno NardiArturo Salerno (t)Leonardo Simonti (rt)Alessandro Suma (rt)Alessandro Tornesello (rt)

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Leonardo Biondi Assistente can-cFilippo Martini Assistente can-cMirko Bindi Arbitro can-dFilippo Grassi Arbitro can-dLorenzo Manganelli Arbitro can-dStefano Bernardini Assistente can-d

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Filippo GabrieleBercigli Nuzzi

Non potevo sapere che quel giorno di settembredel 2003, quando mia mamma venne a svegliarmi,la mia vita sarebbe cambiata per sempre. Era unadomenica come tante altre e dopo pranzo andaiallo stadio del mio paese dove la prima squadragiocava una partita del campionato regionale diEccellenza. Non so per quale strano motivo, mamentre tutti i miei amici andavano in biglietteria,rimasi impietrito davanti a un manifesto che pub-blicizzava il corso per diventare arbitri di calcio.Non so cosa sia esattamente scattato in quel mo-mento nella mia testa, anche perché non avevonessun parente, amico o semplice conoscente chefacesse l’arbitro di calcio e, anzi, io ero un giova-ne calciatore che mai avrei pensato in vita mia diricoprire tale ruolo.

Ebbi come una vocazione, una voce dentro di meche mi diceva che dovevo chiamare quel numero eche l’arbitraggio sarebbe stata la mia professione,già mi vedevo in divisa sui campi di serie a, cosìall’improvviso, senza che mai avessi pensato allafigura dell’arbitro. Successe tutto talmente velo-ce che la cosa mi ipnotizzò, tant’è che la partita acui ero andato ad assistere non contava più niente,la mia attenzione e concentrazione erano soltantoper l’arbitro.Il destino a volte è beffardo e ci mette davanti oc-casioni e situazioni a cui non possiamo rimane-re indifferenti, e, proprio spinto da questa enor-me energia che mi lasciò quel manifesto, la serastessa inviai una mail alla segreteria della Sezione,che non nego mi piacerebbe molto poter rileggeredopo tutti questi anni, candidandomi per il corsoarbitri. Dopo qualche giorno fui richiamato dal se-gretario e così, ancora minorenne, mi presentai al-le prime lezioni del corso. Alla penultima lezione,tenuta tra l’altro da un arbitro che ricopriva in-carichi nazionali, ci fu presentato il presidente disezione Patrizio Pasqui. Dopo tre mesi di corso, il17 dicembre 2003, la sera successiva al mio dicias-settesimo compleanno superai l’esame e diventaiun arbitro a tutti gli effetti.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Le vacanze di Natale furono interminabili ma final-mente, a gennaio, accompagnato dalmio tutor Sal-vatore Albano, arbitrai la mia prima partita nellacategoria Esordienti: Castelfranco–Montevarchi.A oggi, ho arbitrato più di 350 partite più o menoimportanti, ma i dettagli di quella gara, come erovestito, le emozioni, il risultato, ciò che mi dissel’osservatore (feci il primo fischio dopo sedici mi-nuti del primo tempo!) non potrò mai scordarli.Iniziai la mia scalata rapida delle categorie, aven-do giocato a calcio per tanti anni gli inizi furonoabbastanza facili.Dopo molti sacrifici e diversi anni di gavetta nel lu-glio 2009 riuscii ad ottenere la promozione al pri-mo organo tecnico nazionale e dopo soltanto unanno alla serie d riuscendo così a essere, insiemead altri colleghi, l’arbitro effettivo di più alto livelloin sezione. Dopo tre anni come arbitro in serie d,complice anche un grave incidente automobilisti-co che insieme a Lorenzo Manganelli e alle nostrefidanzate ci ha visti coinvolti, non sono riuscito afare il salto di categoria ma alimentato dalla pas-sione che nutro per questo ambiente decisi di fareil corso per diventare assistente arbitrale e darmiun’altra possibilità.

A Roma, dopo due giorni di corso e di esami, riu-scii a entrare nell’organico di Lega Pro e dopo quat-tro anni pieni di soddisfazioni il mio organo tecni-co, Danilo Giannoccaro, mi ha proposto in derogaper il quinto anno. Adesso eccomi qua, a giocarmisul campo qualcosa di importante che potrebbe se-gnare la mia vita sia privata che sportiva.Dopo quindici anni di carriera, chi sono? L’espe-rienza del campo mi ha mutato profondamente.Ero una persona molto timida, introversa, scorbu-tica, ma l’importanza di dover prendere decisionie rapportarsi con persone anche di molti anni piùgrandi ha cambiato pesantemente la mia persona-lità in positivo anche fuori dal campo, rendendomisicuramente un uomo migliore. Ho calcato quasitutte le categorie e le città possibili sul territorionazionale, da Licata in Sicilia ad Aosta. Ho cono-sciuto e parlato con tantissime persone provenien-ti da tutte le città italiane stringendo amicizie chetuttora durano anche fuori dagli ambienti arbitra-li. Tutto questo non sarebbe mai stato possibilesenza l’aiuto e la presenza di persone eccezionalie stupende che hanno fatto dell’arbitraggio il pro-prio stile di vita. Il mio presidente Patrizio Pasqui,mio e nostro primo tifoso, che sempre mi ha sa-puto consigliare, aiutare e indirizzare dalla partegiusta.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Angelo Nepi, il vice presidente che, anche se con isuoi modi un po’ rudi e diretti, riesce sempre a co-gliere il punto della situazione e soprattutto a fartisentire come un proprio figlio a cui proprio non sipuo’ rinunciare. La vita sezionale poi mi ha rega-lato momenti incredibili e fatto conoscere personestraordinarie che tutt’oggi rappresentano le ami-cizie intime; una su tutti Lorenzo Manganelli che,oltre ad avermi permesso di raggiungere le cate-gorie nazionali con i suoi consigli, mi ha aiutato asuperare momenti difficili della vita e a cui sonolegato in maniera fraterna.Non so come andrà a finire quest’avventura maposso soltanto dire che se quel magnifico giornonon fossi andato alla partita per un qualsiasi moti-vo, adesso semplicemente non sarei la persona chesono. La mia sezione, il mio presidente, tutti i ra-gazzi sono la mia seconda vita e sono convinto chesiano persone a cui resterò legato per sempre. Lamia testimonianza vuole anche essere un piccoloringraziamento per tutto il bene che ho ricevutodalle persone sopra citate e renderli consapevolidella convinzione che ho: il meglio deve ancoravenire!

Filippo Bercigli

Sono divenuto arbitro ad appena sedici anni “tan-to per fare e non per vocazione”.Ero un ciclista ma per una serie di eventi sportivimi sono trovato senza sport da praticare agonisti-camente. Fu allora, dopo pochi mesi di inattività,che un vicino di casa, amico di famiglia da sempre,mi propose di partecipare al corso arbitri.Era ottobre 2003 quando, per la prima volta, andaialla sezione arbitri di San Giovanni Valdarno periscrivermi al corso arbitri accompagnato da quel-l’amico, Mauro Botti. Eravamo in quattordici, iouno dei più giovani, forse il più giovane. Seguii uncorso di circa due mesi, non mancai a una lezione,fui affascinato dal conoscere quelle regole di quelgioco che non avendo mai praticato, a eccezionedel campetto con gli amici e visto solo in tv, mirendevo conto di non conoscere.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Superai gli esami in prossimità delle feste natali-zie, ero un arbitro di calcio, anche se ancora nonmi rendevo conto di cosa volesse dire.Venne il giorno del mio esordio. Accompagnato daMassimiliana De Giuli e Mauro Botti, di quella ga-ra, il mio ricordo più immediato è che il terrenodi gioco mi sembrava grandissimo, forse non eraproprio il mio sport… Erano Esordienti, meno maleche finì 10—0.Passarono le partite, i primi cartellini e le prime vi-sionature… forse la prima impressione era giusta.Il primo anno scorse via velocemente e anche il se-condo, partecipavo alle riunioni tecniche, ai ritrovima in modo distaccato, facevo il mio.Poi un giorno ecco la scintilla, ritrovai l’agonismo.Iniziarono gli allenamenti, le prime visionature po-sitive ed i primi passaggi di categoria fino ad arri-vare al massimo campionato regionale.Poi nel 2011 il cambio di ruolo, la telefonata del pre-sidente regionale Trefoloni il quale mi suggerì difare una scelta… risposi subito di sì!

Due anni in regione, poi tre di can-d di cui l’ultimobellissimo con tre finali nazionali dirette e il suc-cessivo approdo in can-pro ormai già da 2 stagio-ni. Arbitrare a giro per l’Italia, visitare e conoscerenuovi posti, conoscere nuove persone, calcare sta-di sempre più grandi ogni volta cercando di daresempre il massimo. Esperienze bellissime di vitasportiva.Oltre al campo, vorrei ricordare anche alcuni even-ti bellissimi che ho vissuto nella “mia vita associati-va”. Le ultime tre assemblee elettive nazionali vin-te dal nostro presidente Marcello Nicchi alle qualiero presente e soprattutto la mia attività di segre-tario sezionale, da ben undici anni.Sono trascorsi quindici anni da quel lontano 2003,la mia vita è cambiata moltissimo ma in ogni mo-mento, in famiglia, con gli amici, sul lavoro, ovun-que, io sono un arbitro e tutti quelli che frequentolo sanno e lo apprezzano perché far parte della no-stra associazione è un valore aggiunto umano e dilegalità.Auguri alla mia sezione che prima mi ha fatto di-ventare maggiorenne e poi uomo e che la storiacontinui…

Gabriele Nuzzi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2004/2005

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteSamuele Fineschi SegretarioGiuseppe La Rosa CassiereSalvatore Albano ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereFilippo Grassi ConsigliereGianfranco Meucci ConsigliereClaudio Pepi ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteMatteo Belardi ComponenteGiulio Potenza Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo lnpsc

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Gianluca Fineschi Salvatore BalestrinoFausto Mendola (t) Fabio Benci

Mirko Bindi (nrt)Gennaro Cacciolla (rt)Denise De SimoneClaudio LandiSimone Ricceri

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Leonardo Biondi Assistente can-cLorenzo Manganelli Assistente can-cFilippo Martini Assistente can-cFilippo Grassi Arbitro can-dStefano Bernardini Assistente can-dRoberto Calabassi (nuovo) Osservatore can-d

Sono ancora in organico:

FaustoMendola

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2005/2006

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidente vicarioTommaso Colonna Vice presidenteSamuele Fineschi SegretarioGiuseppe La Rosa CassiereSalvatore Albano ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereFilippo Grassi ConsigliereGianfranco Meucci ConsigliereClaudio Pepi ConsigliereMirco Sbardellati ConsigliereEmo Stanghini ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteMatteo Belardi ComponenteGiulio Potenza Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo lnpsc

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Andrea Arcuri Laura Maddii Antonio AmmaturoTiziano Banchetti Roberto Norcini Elena BabacciAlessio Bandinelli Debora Pacini Francesco BasileSalvatore Barletta Antonio Parascandolo Tiziano BenniciTiziano Bennici Giorgio Pezzatini Gabriele CalogeroEmanuele Bettini Andrea Poggesi Edward CheyneFabio Bindi Thomas Procino Gianluigi FiamminghiChiara Bruschetini Alberto Samele Emanuele Lazzerini (t)Emiliano Burini Alberto Santoro Emo StanghiniGianmarco Capezzi Matteusz Sikora Giovanni StiattiLorenzo Castellucci Claudio SileiGiacomo Dei Francesco TanturliMirko De Iacobis Domenico TassiDavide Fazzuoli Nicola TorriniGiacomo Fineschi Gianmarco TuriniFrancesco Giachini Simone VenutiGabriele Girezzi

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Leonardo Biondi Assistente can-cLorenzo Manganelli Assistente can-cFilippo Martini Assistente can-cFilippo Grassi Arbitro can-dStefano Bernardini Assistente can-dGiovanni Stiatti (nuovo) Assistente can-dRoberto Calabassi Osservatore can-dMatteo Belardi (nuovo) Arbitro cai

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Debora Giorgio SimonePacini Pezzatini Venuti

Il presidente Pasqui accoglie l’arbitro internazionale Domenico Messina Filippo Grassi

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

L’arbitraggio è entrato a far parte della mia vitanel febbraio 2006, quando salvai da una pozza unvolantino illustrante il corso arbitri; dal 31 marzosono un arbitro effettivo e il 12 aprile la mia primapartita in giacchetta nera al sussidiario di Terra-nuova Bracciolini: Esordienti, Terranuovese —Nuo-va Foiano.Il 26 aprile debutto nei Giovanissimi, Arno Lateri-na — Chimera e il 18 maggio ecco gli Allievi in untorneo. Per l’esordio ufficiale in tale categoria, ec-comi tra vento, pioggia e fango nel sussidiario diReggello: gara del primo rosso diretto, anzi tre indue minuti, tra lacrime, batticuore e orgoglio, unResco Reggello — Atletico Catello indimenticabile.Dopo due mesi arriva l’esordio negli Juniores, il 30marzo 2008 ecco la Terza categoria e un anno do-po arriva la promozione alla cra Toscana. «Vorreifare un esordio strano!», dissi al mio presidente Pa-trizio, e fui accontentata: trasferta all’isola d’Elba!Il 24 gennaio 2010 è la volta di Antella — Floriagafir-bellariva, l’esordio da dimenticare, ma da portarecome esempio e banco prova della Prima categoria.

Il 16 aprile 2011 altro esordio, ma questa volta nonero sola… “Arbitraggio affidato a Debora Pacini.Assistenti De Giuli e Cauteruccio. La terna in rosavince lo scetticismo. Ottima direzione di gara nel-la sfida del campionato ’Dante Berretti’ tra Sangioe Pomezia” (riportava il quotidiano Il Nuovo Val-darno).Ma vorrei arrivare a oggi, a novembre 2017, in seianni ne sono successe di innumerevoli nella mia vi-ta: mio padre, il mio “chauffeur”, l’uomo che ognimaledetta domenicami accompagnava ad arbitra-re, guardava il mio riscaldamento, il mio ingressoin campo, la mia gara e a fine partita mi dicevala sua commentando insieme il mio operato; il pri-mo dicembre 2012 ha deciso di andarsene in cieloa vedermi arbitrare e a godersi la nostra vittoria,il nostro obiettivo raggiunto: il mio esordio in Pro-mozione a Vicchio di Mugello (6 aprile 2014).La stagione successiva è partita con un altro ruo-lo: assistente arbitrale. Nella pausa estiva presila decisione di lasciare il fischietto e afferrare labandierina che sì già avevo sventolato in gare diAllievi nazionali, serie a e serie b femminile e ne-gli spareggi di Terza categoria, ed ecco l’esordio inPromozione da assistente dell’arbitro il 5 ottobre2014.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Tale ruolo, così come la mia carriera arbitrale, siconclude nel dicembre 2014, quando apprendo lanotizia che ad agosto 2015 sarei divenuta mamma.Il 24 agosto 2015 nasce Edoardo, l’unica personache è riuscita a farmi smettere di arbitrare (alme-no temporaneamente): non mi hanno fermato nél’infortunio del 2008, quando i medici incitavano asmettere l’attività, né il lavoro, per il quale ogni sa-bato non potevo scendere in campo e ogni domeni-ca, se avevo fortuna con i cambi di turno, arbitravoin pausa pranzo (e per questo devo ringraziare ilmio designatore Gianni Eblasi che mi ha permessodi continuare a scendere in campo).Ho iniziato questa avventura con un carattere as-sai povero, timido, ingenuo… «La m’arrivò con lacorriera da Arezzo in sezione e la mi disse: “vogliofare l’arbitro!”», rimembra Patrizio ogni qualvoltaesce il mio nome! «Con quel musino angelico scen-de in campo senza problemi e mette tutti in riga!»e sì, sfacciatamente Patrizio tutti i torti non li ave-va, dietro al visino pacato, infantile e innocente, èuscito un Arbitro capace di dirigere ogni gara, diessersi guadagnato il gradino dove è arrivato contanti sacrifici e tanta volontà, tante scelte e tantavoglia di calpestare l’erba sempre più verde.

Ne è anche uscita una Donna con un carattereforte, deciso, sicura delle sue capacità e della suapersona; le difficoltà che si incontrano nel dirigereuna gara mi hanno aiutato a consolidare la mia si-curezza, la mia autostima, aiutandomi così ad af-frontare positivamente gli aspetti importanti dellavita di tutti i giorni.La domenica guardo mio figlio addormentarsi al-le 14:30, chiudo gli occhi e penso: per undici an-ni, in questo preciso istante, indossavo la mia di-visa, i miei scarpini, ero a centro campo con i cro-nometri sullo 00.00.00, giallo nella tasca destradei pantaloncini, rosso al petto, ventidue giocatoripronti, panchine in ordine, assistenti ai loro posti,un respiro profondo, concentrazione, scollegamen-to dal resto del mondo… manca solo il mio fischioper interrompere quel silenzio e passare i novan-ta minuti più belli e tanto attesi della settimanatrascorsa tra analisi, studio degli errori commessi,preparazione fisica e mentale.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Debora Pacini

A volte penso che c’è chi si vergogna di essere ar-bitro, chi critica gli arbitri e poi inizia il corso, chivorrebbe avere un figlio calciatore e invece si ri-trova un arbitro, chi vorrebbe vedere la figlia sullepunte alla Scala e invece si ritrova una figlia coni tacchetti in uno stadio, chi arbitra gli Esordien-ti e si nasconde, chi arbitra il derby della stagionee scappa perché ha commesso alcuni errori, e chiarbitra solo per il rimborso spese…

Io sono un Arbitro e ne vado fiera, passeggio a te-sta alta anche quando ne ho combinate di tutti icolori nell’ultima gara diretta; non mi nascondodietro agli errori e alle critiche, sono contenta diaver sbagliato, di aver commesso errori oggi cosìnon ne commetterò domani in altre partite. “Chinon ha mai commesso un errore non ha mai ten-tato qualcosa di nuovo” (“Anyone who has nevermade a mistake, has never tried anything new”,Albert Einstein).Ogni domenica è un campo di prova, che sianoEsordienti, Allievi, Juniores, Terza, Seconda o Pri-ma categoria, Promozione, non ha importanza, va-do a divertirmi e a dare il meglio di me stessa incampo, commettendo a volte errori da cui imparo,da cui perfeziono la mia professione, migliorarmiogni volta, provare nuove emozioni e continuare asognare… Sì perché essere arbitro era un piccolosogno che si è alimentato ogni domenica e che horaggiunto e che mai mi terrà ferma in tribuna a ve-dere una gara… ho raggiunto il mio primo obiettivodi esordire nella Terza categoria, il secondo di ar-rivare in Regione, il terzo di raggiungere la Promo-zione, e raggiungerò il mio quarto obiettivo… scen-dere di nuovo in campo a divertirmi, in qualsiasicategoria, con mio figlio in tribuna orgoglioso diavere la madre arbitro di calcio.

Debora Pacini

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2006/2007

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidente vicarioTommaso Colonna Vice presidenteSamuele Fineschisostituito da Gabriele Nuzzi (*) SegretarioGiuseppe La Rosa CassiereMatteo Belardi ConsigliereAlberto Butini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereClaudio Pepi ConsigliereGiulio Potenza ConsigliereAlberto Sciortino ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteAlessandro Buglieri ComponenteGabriele Nuzzisostituito da Lorenzo Fabbri (*) Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo lnpsc

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

(*) dal 5 febbraio 2007

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Massimiliano Arrighi (t) Andrea ArcuriElena Badii Salvatore BarlettaStefano Bellofatto Andrea BocciFederico Bucchi Lorenzo CastellucciSofia Butini Tommaso CioncoliniSimone Cocollini Fabio Di MartinoTommaso Dilaghi Giacomo Fineschi (rt)Raffaele Iavarone Laura MaddiiFederico Laici Antonio ParascandoloBernardo Lanusini Thomas ProcinoGiordano Lanzini Claudio SileiDavide Lo Piccolo Simone StefanelliLorenzo Loria Francesco TanturliClara MalvisiTerence MonciattiAntonino NeriGianluca PellegrinoNicola PotenzaSergio SavianoAndrea Tursi

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente can-cFilippo Martini Assistente can-cMatteo Belardi Arbitro can-d

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Federico AntoninoLaici Neri

Sergio AndreaSaviano Tursi

L’esordio di Matteo Belardi (al centro) come arbitro in can-d:Castellana—Giacomense del 17 settembre 2006, prima giornata della serie d

“Non si può descrivere la passione, la si può solovivere”. Questa passione mi ha fatto vivere emo-zioni e lasciato dei ricordi fantastici.Primi fischi a Bucine conMirco S., Giovanissimi conla prima visionatura di Patrizio P. nel bellissimocampo terroso di Terranuova, esordio in Terza conla supervisione di Angelo N. nel fango di Loro Ciuf-fenna e il mio tutor Filippo G. Passaggio nel ruolo diassistente con prima partita a Subbiano, presentein tribuna Federico T. Passaggio alla can-d viag-giando sempre insieme con Gabriele N. e AndreaT. Il nostro debutto a Rapallo accompagnati dallecolonne portanti della sezione è l’inizio di tre anniintensi, ma soprattutto indimenticabili. La sezio-ne mi è stata sempre vicina e vedere una tribunapiena di tifosi sezionali per la terna d’oro a ColleVal D’Elsa ne è la prova e mi ha emozionato co-me fosse la prima volta che mi trovavo in campo.L’avventura da Nazionale si è conclusa nella corni-ce spettacolare del Tardini di Parma, incancellabi-le sarà il ricordo perché sono stato accompagnatodai miei famigliari Marco, Erika, Mery, Adriano edal mio Amore Silvia.Grazie a tutti e sempre Forza Valdarno!!

Sergio Saviano

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Federico Laici infaticabile al seguito della squadra di calcio

Sono cresciuto in una famiglia in cui il gioco delcalcio prendeva solo qualche minuto mentre pas-sava al telegiornale ed è incredibile che oggi inveceall’interno della mia famiglia ci sia un arbitro.La mia storia associativa inizia con un volantinotrovato in una pizzeria che mi portò subito a chia-mare mio padre per sapere cosa ne pensava; lui simostrò subito molto contento ed entusiasta e que-sto mi spinse a intraprendere questo percorso.Ricordo che la mia prima partita fu un completodisastro. Il gioco che ero abituato a fare in orato-rio non era come quello che vedevo da pochi metriin campo, in questa situazione io ero l’arbitro e do-vevo far parte del gioco ma senza ostacolarlo. Altermine di quella partita le parole di Angiolino fu-rono così forti che mi spinsero a imparare e a cre-scere sempre di più. I locali sezionali a quel temposi trovavano a San Giovanni e io ogni giorno, primao dopo l’allenamento, mi fermavo per trascorreredel tempo con quelli che erano diventati miei ami-ci, ma soprattutto con il mio presidente che ognitanto si prendeva cura di me con una gustosissi-ma crostata (ancora oggi non ho capito bene se lafaceva lui oppure no).

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Per me Patrizio è sempre stato un punto di riferi-mento; mi ha insegnato tutto quello che c’era daconoscere di questa associazione e sarei contentose un giorno riuscissi ad avere almeno la metà del-la passione che mette lui in quello che fa. Gli annisono volati e tra esordi e sospensioni mi ricorderòsempre il giorno in cui il mio presidente mi nominòcome nuovo consigliere della sezione. In quel mo-mento non mi resi bene conto di cosa volesse direfare il consigliere, ma ben presto imparai che nonè soltanto un ruolo ma una responsabilità. In que-sto momento mi accorsi di aver fatto un salto diqualità e che questa famiglia mi aveva cresciuto eper questo potevo ancora cercare di farla crescerecon me.La strada da arbitro per me si è conclusa in Promo-zione e in quel momento gli stimoli per rimettersiin gioco da assistente non erano molti. C’era in meperò la voglia di far fronte a una nuova avventurae così decisi di “prendere il drappo in mano”.

Molti ritengono che fare l’assistente sia un ripiegoo un ruolo minore in una squadra composta da trepersone; invece per me fare l’assistente rispecchiail mio stile di vita ovvero essere sempre scattantedove c’è da lavorare, sempre frontale dove c’è davalutare e soprattutto sempre pronto quando c’èda aiutare.Per me la Sezione Valdarno non è solo un luogod’incontro o un appuntamento da onorare, ma unagrande famiglia dove crescere e giocare, con lo sco-po di migliorarsi sempre di più e far rispettare unregolamento in unmondo dove il regolamento è so-lo una stampa; perché fare l’arbitro di calcio nonè solo far rispettare le regole sul terreno di giocoma imparare per primi a rispettarle fuori.Sono fiero di essere cresciuto con la mia sezione etutte le cose che fanno di me un uomo adesso le hoimparate da questa realtà. Con queste parole vor-rei ringraziare il mio presidente e tutti i soci fon-datori perché senza il loro senso di appartenenzae la loro voglia di promuovere questa associazioneio non sarei qui a far parte di questa storia.

Federico Laici

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2007/2008

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioGiuseppe La Rosa CassiereEmiliano Burini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereTommaso Colonna ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereLorenzo Manganelli ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereClaudio Pepi ConsigliereGiulio Potenza ConsigliereFederico Tarchi ConsigliereNicola Torrini Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteAlessandro Buglieri ComponenteLorenzo Fabbri Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo lnpsc

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Elena Barbagli Tiziano Banchetti Paola GaleoneRaffaele Caterino Samuele Basagni Raffaele Iavarone (rt)Eleonora Corati Veronica Basagni Rocco Emiliano Ierinò (rt)Walter Correnti Stefano Bellofatto Guido LombardiDritan Curri Simone Bizzarri (rt) Lorenzo LoriaPaola Galeone (t) Fabio Brocci (nrt) Terence Monciatti

Federico Bucchi (rt) Nicola PotenzaEnzo Capuano (rt) Marco Pugliese (rt)Fausto Chiarini (nrt) Lorenzo Salvietti (rt)Giacomo Dei Alberto SantoroGianluca Fineschi

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente canMatteo Belardi Arbitro can-dFederico Tarchi (nuovo) Assistente can-d

Federico Tarchi, il presidente Pasqui e Lorenzo Manganelli (a sinistra)e la foto di gruppo degli associati alla festa per i due promossi (a destra)

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2008/2009

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioNicola Torrini CassiereSalvatore Albano ConsigliereAlberto Brandi ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereLorenzo Fabbri ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereLorenzo Manganelli ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteAlessandro Buglieri ComponenteFrancesco Insana Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo lnpsc

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Andrea Artini Kevin Scanu Elena BadiiSimone Artini Francesca Sensone Fabio BindiMatteo Baldini Sabrina Silvestro Leonardo BiondiPietro Balzanelli Federico Sini Andrea CioniMaurizio Beconcini Simone Stefanelli Gabriele GirezziAndrea Bigi Sara Storri Francesca SensoneGabriele Boni Stefano Vizzini Domenico TassiAlessio BorriEnrico CasiniStephan DagoAndrea DamianiAmine El AchariAlessandro MaginiFederico PalomboJessica PierozziVieri RagazziniFederico Riviello

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente canMatteo Belardi Arbitro can-dFederico Tarchi Assistente can-dAlberto Brandi (nuovo) Osservatore cai

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Federico Kevin StefanoPalombo Scanu Vizzini

A sinistra: Mirko Giancaterino. A destra: Antonino Neri

La mia avventura all’aia Valdarno è iniziata per ca-so, credo doveva essere destino intraprendere que-sta strada, quel destino è iniziato grazie a mio pa-dre Carmelo, arbitro di calcio dal 1996. È stato co-me un passaggio di testimone e spero che questopossa arrivare il più lontano possibile.L’aia Valdarno sin dall’inizio è sempre stato un luo-go eccezionale e accogliente, proprio come il gran-dissimo Patrizio Pasqui nostro attuale presidente.Le vere emozioni non si vivono solo in campo bensìall’interno dell’Associazione. Il mondo della sezio-ne e quello arbitrale vanno a rispecchiare la vitache viviamo tutti i giorni. È inimmaginabile il nu-mero delle soddisfazioni che ti può fare vivere que-sta fantastica associazione, anche molte delusionima quelle fanno parte del nostro cammino, ho im-parato che grazie a queste possiamo crescere gior-no dopo giorno.Di questa associazione ringrazio tutti gli associatia partire da Patrizio Pasqui che ha creduto in mee che lo sta facendo tuttora, poi ringrazio il nostrovice presidente Angelo Nepi, lo reputo una perso-na di grande carattere che mi ha aiutato molto inquesti anni dandomi importantissimi consigli.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sarebbero troppe le persone da elencare perchéognuno di loro è stato importante per me, ma inparticolare modo devo ringraziare mio padre dal2008, da quando ho iniziato a calcare i campi dicalcio a ora mi ha sempre accompagnato e sup-portato sia nei momenti facili che in quelli diffici-li, sia nelle lunghe, faticose salite che nelle ripidediscese, è grazie a lui se ora mi trovo ad arbitrarein una categoria che non avrai mai immaginato didirigere. Ogni fischio che emetto è un fischio suo.A qualsiasi livello possa arrivare, non ci arriverò dasolo ma con lui. Fisicamente la domenica scendosolo in campo ma mentalmente con mio padre, èsempre con me, non mi ha mai deluso e mi ha fattocrescere tantissimo.L’aia Valdarno è un treno che passa una sola voltanella vita, se decidiamo di prenderlo come quandodecidiamo in campo sarà difficile scendere, cometornare indietro su una nostra decisione.

Stefano Vizzini

Gianmarco Capezzi, Gabriele Nuzzi, Andrea Tursi

Carmelo Vizzini, Gianmarco Capezzi, Gabriele Londretti

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2009/2010

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioNicola Torrini CassiereSalvatore Albano ConsigliereAlberto Brandi ConsigliereEmiliano Burini ConsigliereAlberto Butini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereFilippo Grassi ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereLorenzo Manganelli ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereClaudio Pepi ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteAlessandro Buglieri ComponenteFrancesco Insana Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo lnpsc

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Elena Babacci (r) Massimiliano Arrighi (rt)Andrea Baldi Alessio BandinelliStefano Bellofatto Enrico CasiniSimone Cioni Leonardo FranciSamuel Contu (t) Riccardo GoriMichele Del Giudice Alessandro MaginiMichele Giaimi Antonino NeriPiergiuseppe Lisi Alberto SameleGiacomo Ravara Matteusz Sikora (rt)Luigi Russo Sabrina SilvestroJulio Milan Silvera Federico SiniCarlo Terzaroli Sara StorriVincenzo Vertaldi Gianmarco Turini (rt)

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente canMatteo Belardi Arbitro can-proGiulio Potenza (nuovo) Assistente can-dFederico Tarchi Assistente can-dFilippo Bercigli (nuovo) Arbitro caiLorenzo Fabbri (nuovo) Arbitro caiAlberto Brandi Osservatore caiFilippo Grassi (nuovo) Osservatore caiSamuele Fineschi (nuovo) Arbitro can-5

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Samuel Michele GiacomoContu Giaimi Ravara

Luigi Julio MilanRusso Silvera

Quando otto anni fa entrai per la prima volta nellasezione Valdarno mai avrei pensato di dover rac-contare, un bel po’ di anni dopo, quel posto chestava per accogliermi.Per descrivere la sezione parto con il dire che è unagabbia di matti. Matti perché per essere arbitri unpo’ bisogna esserlo, matti perché tante personalitàforti messe insieme rendono la nostra sezione unluogo a cui non ci si può non affezionare.La sezione è un gruppo di amici, con tutto ciò checomporta un rapporto vero di amicizia e dove saidi poter sempre trovare qualcuno per un consiglioo un aiuto.Infine, quello che ho imparato a scoprire della no-stra sezione è il bene che chiunque ne entri a farparte riceve fin da subito da tante persone. Unbene gratuito, senza richiedere niente in cambio,quindi autentico. È la ragione principale per cuisono contento dopo otto anni di far parte di que-sta famiglia, con l’intenzione di viverla ancora permolto.Tanti auguri sezione Valdarno.

Giacomo Ravara

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Siamo chiamati a festeggiare un momento impor-tante nella vita della nostra sezione, il suo venti-cinquesimo anno di storia all’interno di un’asso-ciazione che di anni ne ha oltre cento. Sarebberogià sufficienti questi numeri per comprendere co-me questa associazione sia fatta di singole vicendeumane, storie di uomini e donne che dedicano leproprie passioni allo sport e alle sue regole.Ricordo ancora con immenso piacere quella gior-nata in cui per la prima volta entrai in sezione perchiedere informazioni e vi trovai, con lo stesso en-tusiasmo di oggi, il presidente Pasqui e il vice pre-sidente Angiolino, quest’ultimo si sarebbe rivela-to, forse a sua insaputa, fondamentale per il miopercorso arbitrale e per quello che oggi significaper me indossare la divisa e scendere in campo.Egli mi disse dopo una mia non brillante presta-zione in quel di Pergine: «Ricordati sempre chetu sei un magistrato dello sport». Queste parolein me tutt’oggi suscitano un’emozione immensa,un orgoglio e una forza indescrivibile. Sono questele parole che riporto alla mente istanti prima discendere sul prato verde.

Dopo aver lasciato alle nostre spalle quella che pertutti gli arbitri della sezione Valdarno rappresen-tava la nostra casa, una casa in riva all’Arno, edesserci trasferiti per innumerevoli ragioni in unanuova sede nel comune di Montevarchi, si possonocogliere con un semplice sguardo le rinnovatesperanze che accomunano noi tutti, l’unità diintenti mai smarrita sugli obiettivi che verrannoe una volontà indomabile che nulla ci fa temeredel domani. Cercando le parole per concludere, misono venute in mente quelle di una meravigliosacanzone, “You’ll never walk alone”.

Quando cammini nel bel mezzo di una tempestaTieni bene la testa in altoE non aver paura del buioAlla fine della tempestaC’è un cielo d’oroE la dolce canzone d’argento cantata dall’allodolaCammina nel ventoCammina nella pioggiaAnche se i tuoi sogni saranno sconvoltiVa’ avanti con la speranza nel tuo cuoreE non camminerai mai da solo

“Consapevole che la fortuna non esiste, ma esiste ilmomento in cui il talento incontra l’occasione”.

Julio Silvera

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

«Hai mai pensato di fare l’arbitro?» Quella do-manda la porto dentro di me dal momento in cuimi è stata formulata. Beh, a chiedermelo è statomio padre in una fredda domenica d’inverno, sedu-ti sulla tribuna dello stadio di Incisa mentre guar-davamo la partita di mio fratello. Questo è statol’inizio, perché quella mattina una lampadina si èaccesa e dopo aver giocato a basket, a pallavoloe aver praticato nuoto ero sicuro che lo sport chemi avrebbe regalato delle emozioni era lì davantiai miei occhi, ma non da protagonista, o forse sì?Beh, protagonista o no non mi interessava.Il calcio è sempre stato lo sport dei miei desiderima giocarci era per me un’impresa. Ero più deter-minato che mai dal giorno in cui venne presentatoil corso arbitri. Oggi penso che se tornassi indietrodeciderei nello stesso modo, perché il divertimen-to e la passione che mi lega ancora a questo sportne fanno una delle decisioni migliori che abbia maipreso.

I momenti belli si alternano con quelli meno bel-li, come in tutte le cose, ma la voglia di andareavanti, il sapere chi sei e che sei disposto a tuttopur di indossare quella divisa, giocano il ruolo piùimportante. Ogni settimana il cuore accelera dalmomento in cui arriva la gara. Guardi il messag-gio, studi la classifica, ti alleni, calcoli l’itinerarioper essere sicuro di arrivare puntuale. È domenica,giungi allo stadio, vieni accompagnato negli spo-gliatoi, ti riscaldi, arrivano le note, fai la chiama,metti piede sul campo… Osservi i capitani, ti po-sizioni, mancano pochi secondi e sei da solo con-tro ventidue leoni da domare. Porti il fischio allabocca e con tutta l’aria che hai dentro dai inizioa quei novanta minuti che hai atteso per tutta lasettimana, e al termine degli stessi ti rendi con-to che non potevi essere in un altro posto. Perchél’arbitraggio è questo, qualcosa a cui non tutti so-no destinati ma solo chi lo pratica sa che è l’unicosport che può vivere al massimo.Da quel 20 novembre 2009 non mi sono mai chie-sto se ero al posto giusto, perché la risposta l’hosempre saputa al cento per cento.

Luigi Russo

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2010/2011

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioFausto Mendola CassiereSalvatore Albano ConsigliereEmiliano Burini ConsigliereAlberto Butini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereClaudio Pepi ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteFrancesco Insana ComponenteGiacomo Vannetti Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo LegaPro

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Veronica Basagni (r) Matteo Baldini Jessica PierozziJacopo Bressan Pietro Balzanelli Vieri RagazziniFarouk Kefi Elena Barbagli (t)Christian Giannetti Maurizio BeconciniAlessio Magnini Stefano BellofattoPaolo Meazzini Andrea BigiAlessandro Micheli Chiara BruschetiniSimone Moretti Alessandro BuglieriAnton Pjetri Eleonora CoratiLorenzo Santucci Davide FazzuoliLorenzo Serboli Francesco GiachiniMaria Serena Rasulo Giordano Lanzini (rt)Raffaele Rinaldo Davide Lo PiccoloFederico Sini Clara MalvisiGabriele Vasarri Gianluca Pellegrino

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente can-aMatteo Belardi Arbitro can-proFilippo Bercigli Arbitro can-dLorenzo Fabbri Arbitro can-dFederico Tarchi Assistente can-dGiulio Potenza Assistente can-dAlberto Brandi Osservatore can-dFilippo Grassi Osservatore can-dGianmarco Capezzi (nuovo) Arbitro caiTommaso Colonna (nuovo) Osservatore caiSamuele Fineschi Arbitro can-5

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Christian Paolo SimoneGiannetti Meazzini Moretti

Alberto Brandi, Filippo Bercigli, Filippo Grassi, Lorenzo Fabbri, Gianmarco Capezzi,il presidente Pasqui e Tommaso Colonna alla festa dei promossi

Il gruppo storico dei nostri assistenti regionali, da sinistra: Giacomo Vannetti,Francesco Donati, Francesco Insana, Giacomo Goretti, Alessandro Buglieri. I primiquattro calcano ancora i campi di Eccellenza e Promozione tutte le domeniche

Tutto è cominciato quasi per caso in una freddagiornata di ottobre quandomi iscrissi al corso. Pri-ma di allora non ero un appassionato del calcio einfatti i miei genitori rimasero sorpresi della noti-zia.Alla fine di gennaio finalmente l’esordio sotto undiluvio a Loro Ciuffenna, la prima di tante partite.Tanto tempo e tanti sbagli in questi anni ma quasimai è venuta meno la voglia di andare avanti.Arbitrare non significa solo andare in campo maanche vivere i viaggi, le compagnie e gli imprevistiche si incontrano nel proprio percorso: ogni dome-nica è una avventura nuova da scoprire.+25 auguri sezione!

Christian Giannetti

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2011/2012

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioFausto Mendola CassiereSalvatore Albano ConsigliereEmiliano Burini ConsigliereAlberto Butini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereClaudio Pepi ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteFrancesco Insana ComponenteGiacomo Vannetti Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo LegaPro

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Simone Angerame (r) Valentina Salvo Simone ArtiniFlavia Bandiera Candido Santaguida Paolo Bellacci (rt)Alessio Biagi Fabio Tiezzi Matteo BelardiDenard Curri Aniello Trinchese Mauro Botti d

Alessandro Cutrona Raffaele Caterino (rt)Luca Del Lungo Walter Correnti (rt)Claudio Diana Andrea DamianiMirko Di Pietro Amine El AchariAntonio Ferrentino Antonio FerrentinoGianluca Fineschi Bernardo LanusiniMattia Gregni Piergiuseppe LisiOmar Kefi Paolo MeazziniAlbana Kondaj Andrea PoggesiFrancesco Martini Marco SantucciMargherita Martini Carlo TerzaroliFederico Nannelli Giuseppe TommasinoLorenzo Pacciani Nicola Torrini

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente can-a (internazionale)Filippo Bercigli Arbitro can-dLorenzo Fabbri Arbitro can-dGiulio Potenza Assistente can-dAlberto Brandi Osservatore can-dTommaso Colonna Osservatore can-dFilippo Grassi Osservatore can-dGianmarco Capezzi Arbitro caiSamuele Fineschi Arbitro can-5

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Denard Francesco FedericoCurri Martini Nannelli

In un giorno come un altro tornai a casa, dopo es-ser stato a scuola, notai sulla scrivania una letteraa mio nome con il logo della figc sopra. Aprii e les-si: “Salve Martini Francesco con questa lettera lainvitiamo a prendere parte al corso arbitro che lepermetterà di ottenere una tessera federale, con laquale potrà accedere a qualsiasi stadio d’Italia finoalla massima serie…”. La lettera continuava, ma iomi fermai subito, mi misi a ridere, perché avevosempre visto l’arbitro come una figura che com-promettesse il gioco del calcio e non il rispettivocontrario.

Fatto sta che questa lettera era arrivata anche amia sorella e mio padre ci iniziò a dire: «Andatea vedere com’è poi se non vi piace smettete, peròla tessera per vedere le partite gratis non è male»,a queste parole mia sorella iniziò a dirmi: «Andia-mo! Vengo anch’io! E si chiama anche la Vale». Ioscoppiai in una risata e dissi «Va beh, proviamo».La prima lezione venne svolta nella vecchia sede aSan Giovanni, andai con molta tranquillità e conla consapevolezza che non sarebbe durata moltoquest’esperienza; in realtà conseguii l’esame e do-po una settimana andai in campo.L’esordio fu a Terranuova, nello stadio comunale afare una partita di Giovanissimi b, arrivò France-sco Cocollini e la prima cosa che mi disse fu: «Giàdal riscaldamento si può dire che sei un arbitro,ora speriamo che tu ne abbia per tutta la gara».Fischiai il mio primo calcio d’inizio e avevo il cuoreche mi batteva fortissimo, dentro di me balenavala paura di sbagliare un qualcosa che poteva es-sere anche banale come, ad esempio, una rimessalaterale, ma per fortuna non andò poi così tantomale come prima partita.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Quella metà stagione finì con l’esordio in Terza ca-tegoria, cosa che non mi sarei mai aspettato ed eb-bi anche la fortuna, nella stagione seguente, di farel’esordio in Seconda categoria, entrando a far par-te dell’organico regionale, per poi esser premiatocome miglior arbitro sezionale della stagione pre-cedente.La carriera arbitrale continuò a gonfie vele, debut-tando in Prima categoria nel gennaio del 2014 dovene combinai di cotte e di crude, perdendo la parti-ta già sulle scalette prima dell’ingresso al campo,quando il capitano del Lucignano mi chiese se cifossi mai stato in quel campo e io risposi, ingenua-mente, che ero all’esordio. All’inizio della stagione2014/2015 entrai in un progetto indetto dal SettoreTecnico, il progetto Talent & Mentor, dove ebbil’onore di avere come mentor Giorgio Niccolai, exassistente di serie a, con il quale passai una sta-gione fantastica, confidandomi su qualsiasi cosasia arbitrale che non.

Nel gennaio del 2015 riuscii a fare l’esordio in Pro-mozione a Cerreto Guidi con una forte emozioneperché era la mia prima partita con gli assistenti,quindi sentivo dentro di me un senso di responsa-bilità anche nei confronti dei miei colleghi ma, al-lo stesso tempo, una sicurezza in più nel controllodella gara. Finii la stagione 2014/2015 in Promozio-ne e iniziai la successiva con l’obiettivo dell’esordioin Eccellenza e almeno due o tre gare nella massi-ma categoria regionale. La stagione non iniziò almassimo, ma ebbi alti e bassi che nonmi permiserodi dare sicurezza alla commissione per il passaggioalla categoria successiva. Tra febbraio e marzo del2016 riuscii a tirar fuori prestazioni positive che mipermisero all’ultima giornata di esordire in Eccel-lenza.Nella stagione scorsa il mio obiettivo era quello difare più partite possibile in Eccellenza, la stradaperò si fermò per un paio di mesetti, causa visio-natura. Dopo questi due mesetti riuscii a ritornarein Eccellenza grazie a una partita, per nulla egre-gia, a Lamporecchio, dove mi venne a vedere Mat-teo Trefoloni. La stagione finì con un filotto di novegare in Eccellenza, iniziando quella di quest’annocon l’obiettivo di andare a livello nazionale per poicercare di raggiungere il mio sogno, con sudore efatica, ma soprattutto con tanta passione.

Francesco Martini

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2012/2013

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioSamuel Contu CassiereSalvatore Albano ConsigliereElena Babacci ConsigliereAlberto Butini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereFederico Laici ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereClaudio Pepi ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteFilippo Nocentini ComponenteGiacomo Vannetti Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente Settore Tecnico(Progetto uefa Talent & Mentor)

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo LegaPro

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Massimiliano G. Aiello Edoardo Lazzerini Alessio BiagiGennaro Bamundo Amarildo Lena Alessio Borri (rt)Lorenzo Battagli Kristaq Lena Jacopo Bressan (rt)Federico Bertini Kamil Pawel Lysiak Michele Del GiudiceAndrea Borghese Luca Merli Gianluca Fineschi (rt)Gino Bruschetini Andrea Pontanari Gianbattista GirasoleRiccardo Chini Girolamo Raco Margherita MartiniAndrea Ciancio Paratore Giulio Rosoni Roberto Norcini (rt)Stefano Cosimo Coroneo Riccardo Sani Lorenzo Pacciani (rt)Federico Frasi Matteo Simola Andrea PontanariMirko Giancaterino (t) Mirko Soldani Maria Serena Rasulo (rt)Emanuele Gigliotti Karolina Towarek Raffaele RinaldoGianbattista Girasole Vincenza Urbinati Valentina Salvo (rt)Chiara Grandi Jonathan Zerella Matteo SimolaGiuseppe Grimaldi Aniello Trinchese

Vincenza UrbinatiJonathan Zerella

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente can-a (internazionale)Filippo Bercigli Arbitro can-dGianmarco Capezzi Arbitro can-dLorenzo Fabbri Arbitro can-dGiulio Potenza Assistente can-dAlberto Brandi Osservatore can-dTommaso Colonna Osservatore can-dFilippo Grassi Osservatore can-dAndrea Tursi (nuovo) Arbitro caiSamuele Fineschi Arbitro can-5

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Lorenzo Gino RiccardoBattagli Bruschetini Chini

Andrea Federico MirkoCiancio Paratore Frasi Giancaterino

KarolinaTowarek Filippo Bercigli arbitro di Spoleto—Castelrigone in serie d, il 15 settembre 2012

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2013/2014

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioSamuel Contu CassiereSalvatore Albano ConsigliereElena Babacci ConsigliereAlberto Butini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereFederico Laici ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereClaudio Pepi ConsigliereGiulio Potenza ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteFilippo Nocentini ComponenteGiacomo Vannetti Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente Settore Tecnico(Progetto uefa Talent & Mentor)

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo LegaPro

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Ikhlas Ben Amor Massimiliano Fruchi Andrea ArtiniLuca Boschi (t) Yassine Gariate Gennaro BamundoGiulio Brogi Giulio Iannelli Ikhlas Ben AmorAlban Canaj Edoardo Luci Emiliano BuriniElton Canaj Fejzi Luzaj Sofia ButiniMatteo Carraro Alessandro Mameli (t) Alban CanajAndrea Dasciani Francesco Naldini Stefano Cosimo CoroneoMyriam Elfateh Yassine Nassari Dritan CurriAndrea Farris Paolo Vista Stephan Dago (t)

Luca Del LungoSamuele Fineschi (t)Chiara GrandiFarouk Kefi (rt)Omar Kefi (rt)Alessio MagniniCandido Santaguida (t)Federico Sini (rt)

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente can-a (internazionale)Filippo Bercigli Assistente can-proGianmarco Capezzi Arbitro can-dLorenzo Fabbri Arbitro can-dAndrea Tursi Arbitro can-dGabriele Nuzzi (nuovo) Assistente can-dSergio Saviano (nuovo) Assistente can-dAlberto Brandi Osservatore can-dTommaso Colonna Osservatore can-dFilippo Grassi Osservatore can-d

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Luca Giulio EdoardoBoschi Brogi Luci

Fejzi Alessandro YassineLuzaj Mameli Nassari

Gabriele Nuzzi, Lorenzo Fabbri e Sergio Saviano (da sinistra) arbitrano l’amichevoleGubbio—Parma il 6 agosto 2013

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2014/2015

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioSamuel Contu CassiereSalvatore Albano ConsigliereElena Babacci ConsigliereAlberto Butini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereFederico Laici ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereGiulio Potenza ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteFrancesco Insana ComponenteGiacomo Vannetti Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Componente Settore Tecnico(Progetto uefa Talent & Mentor)

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo LegaPro

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Alessio Artini Simone Angerame Amarildo LenaVenanzio Fantoni Flavia Bandiera Kristaq LenaAlessandro Fratini Giovanni Bartolini Luca MerliSamuele Fratini Federico Bertini Alessandro MicheliZenel Lamaj Emanuele Bettini Francesco NaldiniAlkid Luzi Gabriele Boni Anton PjetriDaniele Masiero Simone Cocollini Girolamo RacoPaolo Meazzini (r) Claudio Diana Raffaele Rinaldo (r)Antonino Neri Mirko Di Pietro (rt) Giulio RosoniRaffaele Rinaldo (r) Andrea Farris Riccardo SaniMarco Tamagnini Mattia Gregni Alberto Sciortino

Albana Kondaj Vincenzo VertaldiEdoardo Lazzerini (rt) Massimiliano Zanchi

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente can-a (internazionale)Filippo Bercigli Assistente can-proAlberto Brandi Osservatore can-proFilippo Grassi Osservatore can-proGianmarco Capezzi Arbitro can-dAndrea Tursi Arbitro can-dGabriele Nuzzi Assistente can-dSergio Saviano Assistente can-dTommaso Colonna Osservatore can-d

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Alessio Venanzio ZenelArtini Fantoni Lamaj

Alkid DanieleLuzi Masiero

Gli arbitri e osservatori di Eccellenza e Promozione al raduno regionale di Cecinadel 10 gennaio 2015. In alto da sinistra: Francesco Martini, Federico Riviello, Simone

Moretti, Gianni Becattini, Alberto Butini, il presidente Pasqui, Luigi Russo,Alessandro Mameli, Simone Cioni. In basso da sinistra: Stefano Vizzini, JulioSilvera, la campionessa mondiale di dressage Sara Morganti, Carmelo Vizzini

Gli arbitri della Supercoppa italiana giocata a Doha in Qatar il 22 dicembre 2014.Da sinistra: il designatore Emidio Morganti, Alessandro Giallatini,

Gianpaolo Calvarese, Paolo Valeri tra due colleghi della federazione del Qatar,Lorenzo Manganelli, Luca Banti, Mauro Tonolini

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2015/2016

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioSamuel Contu CassiereSalvatore Albano ConsigliereElena Babacci ConsigliereAlberto Butini ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereFederico Laici ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereGiulio Potenza ConsigliereFederico Tarchi Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteFrancesco Insana ComponenteGiacomo Vannetti Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo LegaPro

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Mohamed Abdulkadir Mohamed Ibrahima Gueye Mohamed Abdulkadir M. (t)Geremia Alberti Jurgen Kapllani Andrea BorgheseXhulian Aliaj Sebastian Magazin Mario BrunoriFrancesco Bagnolesi Christian Moretti Gianmarco CapezziMirko Bardelli Samuele Nafra Andrea DascianiOmar Bisconti Fioraldo Nebiraj Joshua D’OnofrioMario Brunori Gianmaria Olmastroni Giacomo FabbriWalter Bruschetini Mattia Orlandi Lorenzo FabbriYuri Butini Ludovico Pagni Alessandro FratiniNicholas Castellucci Tommaso Piccioli Samuele FratiniDenny Cilibrizzi Crescenzo Rivo Massimiliano FruchiFederico Collini Rebecca Robbiati Emanuele GigliottiNicola Coppola Gabriele Rossi Christian MorettiMarco Crescioli Francesco Rusconi Mattia OrlandiAntonio Di Somma Roberto Salvo Ludovico PagniJoshua D’Onofrio David Salvi Claudio Pepi (t)Giacomo Fabbri Francesco Scriva Federico RivielloDiego Fedele Andrei Sprinceana Crescenzo RivoLorenzo Ferrucci Marco Tonini Rebecca RobbiatiEmanuele Gigliotti (r) Mirko SoldaniEdoardo Giunti Paolo Vista

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente can-a (internazionale)Filippo Bercigli Assistente can-proAlberto Brandi Osservatore can-proFilippo Grassi Osservatore can-proGianmarco Capezzi Arbitro can-dAndrea Tursi Arbitro can-dGabriele Nuzzi Assistente can-dSergio Saviano Assistente can-dTommaso Colonna Osservatore can-d

Sergio Saviano, Andrea Tursi, Gabriele Nuzzi. Questa terna affiatata il 22 maggio2017 diresse Parma—Sambenedettese, gara decisiva per la poule scudetto di serie d

Gli arbitri e assistenti di serie d al raduno pre campionato di Sportilia.Da sinistra: Gabriele Nuzzi, Gianmarco Capezzi, Andrea Tursi, Sergio Saviano

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Attività promozionali della sezione di Valdarno durante manifestazioni sulterritorio. In basso: Gabriele Nuzzi, Julio Silvera e Denard Curri con uno striscione.

A destra: stand espositivi di materiale tecnico per promuovere il corso arbitri

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Filippo Bercigli (in alto alla destra dell’arbitro Baroni di Firenze, in basso assiemeagli allenatori Galderisi e Gattuso) impegnato nel derby di Lega Pro

tra Lucchese e Pisa, il 9 aprile 2016

Finale della coppa Italia di Eccellenza tra Mazara e Unione Sanremo sul camponeutro di Firenze, 27 aprile 2016. Arbitrano (da sinistra) Gabriele Nuzzi,

Ruben Arena di Torre del Greco e Simone Amantea di Milano

Filippo Bercigli (a sinistra) durante Pisa—Prato di Lega Pro del 6 settembre 2015

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Francesco Mirko WalterBagnolesi Bardelli Bruschetini

Antonio Diego IbrahimaDi Somma Fedele Gueye

Samuele Fioraldo GianmariaNafra Nebiraj Olmastroni

Sono ancora in organico:

Tommaso Gabriele FrancescoPiccioli Rossi Rusconi

AndreiSprinceana

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Stagione sportiva 2016/2017

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidente vicarioFederico Tarchi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioSamuel Contu CassiereSalvatore Albano ConsigliereElena Babacci ConsigliereClaudio Civitelli ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereChristian Giannetti ConsigliereFederico Laici ConsigliereGabriele Londretti ConsigliereFrancesco Milia ConsigliereGiulio Potenza Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteFrancesco Insana ComponenteGiacomo Vannetti Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo LegaPro

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Marco Alessandrini (t) Massimiliano G. Aiello (rt) Mirko De IacobisYoussef Ben Amor Geremia Alberti Myriam Elfateh (rt)Andreea-Elena Chirila Andrea Baldi Lorenzo FerrucciLuca Corbani Veronica Basagni Yassine Gariate (nrt)Mirko Corbani Youssef Ben Amor Emanuele GigliottiDimitri Giglione (t) Omar Bisconti Giulio IannelliMirko Gioia Yuri Butini Riccardo LastrucciGiombattista Giombarresi (t) Elton Canaj Kamil Pawel LysiakArianna Landi Simone Cioni (nrt) Sebastian MagazinRiccardo Lastrucci Andreea-Elena Chirila David SalviJurgen Lila Federico Collini Lorenzo SerboliArian Luzaj Tommaso Colonna Francesco ScrivaCristian Petrucci Nicola Coppola Fabio TiezziMatteo Tortorelli Marco Crescioli Marco ToniniAlberto Volpi Alessandro Cutrona

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente can-a (internazionale)Andrea Tursi Arbitro can-proFilippo Bercigli Assistente can-proGabriele Nuzzi Assistente can-proAlberto Brandi Osservatore can-proFilippo Grassi Osservatore can-proSimone Venuti (nuovo) Assistente can-dJulio Milan Silvera (nuovo) Arbitro caiMarco Alessandrini (t) Arbitro can-5

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

L’esordio di Andrea Tursi (al centro, tra gli assistenti Marco Cecchi di Pistoia eDario Garzelli di Livorno) come arbitro in can-pro: Gubbio—Sambenedettese del

7 agosto 2016, valida per la coppa Italia di Lega Pro

Foto di gruppo al camping Girasole di Figline Valdarno, luogo del radunopre-campionato per gli arbitri dell’organo tecnico sezionale

Gli arbitri di Eccellenza al raduno interregionale di Sportilia. Da sinistra: GiacomoRavara, Simone Moretti, Stefano Vizzini, Luigi Russo, Francesco Martini

Julio Silvera impegnato in Ebolitana—Battipagliese di Eccellenza,al termine del suo primo anno alla cai

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Luigi Russo (al centro) arbitra la partita di Eccellenza tra Porta Romana eSinalunghese, assieme agli assistenti pistoiesi Marco Del Vigna e Matteo Marchetti

Gli arbitri di Sammaurese—San Marino di serie d, giocata a San Mauro Pascoliil 4 dicembre 2016. Da sinistra: Marco Lencioni di Lucca, Costin Spataru di Siena,

Simone Venuti

La partita di beneficenza per inaugurare il defibrillatore all’oratorio Don Bosco diFigline Valdarno. A sinistra: la formazione della sezione di Valdarno.

A destra: l’inaugurazione con i rappresentanti della sezione e delle autorità

Andrea Tursi impegnato in Fidelis Andria—Vibonese di Lega Pro, il 6 novembre 2016

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Francesco Donati (a sinistra) e Giacomo Goretti (a destra) assistono l’arbitroTommaso Majrani di Firenze nella gara giovanile tra Arezzo e Pistoiese

Quintetto di internazionali per Napoli—Juventus, sfida al vertice della serie adel 2 aprile 2017. Da sinistra: il capitano del Napoli Hamsik, Antonio Damato diBarletta, Lorenzo Manganelli, Daniele Orsato di Schio, Riccardo Di Fiore di Aosta,

Gianluca Rocchi di Firenze, il capitano della Juventus Buffon

I premi consegnati alla festa sezionale di fine stagione, nella cornice del terzoMemorial “Giunti” al camping Girasole di Figline Valdarno. Dall’alto: LorenzoManganelli consegna a Federico Laici il premio “Botti”; il presidente regionale

Matteo Trefoloni consegna il premio speciale “Luciano Giunti” a Edoardo Brusco,presidente della sezione di Viareggio; il presidente nazionale Marcello Nicchi

consegna il premio straordinario “Luciano Giunti” al dottor Carlo Cappelli dellasezione di Siena

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Giacomo Ravara

Gli arbitri di Venezia—Parma in Lega Pro, il 29 gennaio 2017. Da sinistra: FilippoBercigli, Francesco Guccini di Albano Laziale, Andrea Trovatelli di Pistoia

Christian Giannetti impegnato a Bibbiena in una partita di Juniores regionali,il 4 febbraio 2017

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Sono ancora in organico:

Marco Luca MirkoAlessandrini Corbani Corbani

Dimitri Mirko GiombattistaGiglione Gioia Giombarresi

Jurgen Arian CristianLila Luzaj Petrucci

Sono ancora in organico:

Matteo AlbertoTortorelli Volpi

Sono l’ultimo arrivato o quasi tra gli arbitri del Val-darno, ma dal primo momento ho sentito di avertrovato la mia casa. Una scelta di lavoro mi haportato in Toscana e ho dovuto decidere se mante-nere il legame quasi quindicennale con la sezionedi Forlì, dalla quale origino, o dare una svolta ver-so l’ignoto. I cambiamenti fanno paura ma ci sonostati due buoni motivi che mi hanno convinto: miservivano nuovi stimoli e avevo bisogno di una veravita associativa. Già da anni faticavo perché nonpotevo frequentare la sezione quanto volevo e nonriuscivo più a offrire quel mio contributomaterialeche ho sempre sentito obbligatorio dare.

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Appena ho varcato la porta della sezione a Monte-varchi (una sede vera, attrezzata, un modello pertutta l’Associazione) sono rinato. Patrizio Pasquimi ha travolto col suo entusiasmo senza nascon-dermelo, in un momento solo aveva guadagnatoun arbitro, perdipiù nazionale e specialista di cal-cio a 5, con un curriculum solido di amministra-zione della sezione alle spalle. Questa gioia versouno sconosciuto mi ha acceso di energia. Il mesedopo ho perso i galloni da nazionale ma quella suaenergia mi ha sospinto di nuovo ad allenarmi e arimboccare le maniche al servizio di tutti i giovanie della sezione.Mi rendo conto che tuttora molti mi guardano e sichiedono chi sia e cosa voglia quel matto che in-fila il calcio a 5 in tutti i discorsi, che ha semprequalche idea alternativa quando si parla di carrie-re o di motivazione e che riempie internet di fotoe video e grafiche più o meno riuscite sulle nostreattività. Il problema è che quel matto è innamora-to dell’arbitrare nella stessa misura in cui il calcioin sé lo annoia. Le persone, la crescita interiore,la psicologia umana, lo sfidarsi sono gli argomentiche mi stanno a cuore.

Arbitrare è la mia strada per arrivare in profondi-tà e lavorare con leggerezza e impegno verso qual-cosa di meglio per me stesso. Sono tanto duro incampo quanto zen nella mia zona spirituale di ar-bitro e persona: ci sono voluti quindici anni di la-vori intensi e ancora in corso, ma sto diventandouna persona migliore di quanto sarei stato senzaquesto percorso.Questo libro nasce sulla scia di queste passioni edell’entusiasmo condiviso con Patrizio Pasqui. Ba-stò un’occhiata e capimmo insieme che solo noi,matti d’altri tempi, potevamo produrre un ogget-to del genere che usa la storia per parlare al cuoredi chi sa cosa significa amare questo sport. Quain Valdarno ne sto conoscendo tanti, decani e gio-vanissimi, sorridenti e diffidenti, fuoriclasse e one-sti faticatori, tutti accomunati da questa passioneche ci fa sudare e diventare grandi sfidando noistessi.Trasferirsi è sempre un salto nel buio, invece Val-darno è diventata subito una casa accogliente perme e tanti altri arrivati negli anni. Spero di resti-tuire a questi ragazzi in gamba qualcosa di utilenella strada verso i loro sogni, per ripagarli dellaloro grande generosità d’animo.

Marco Alessandrini

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Stagione sportiva 2017/2018

Consiglio direttivo sezionale

Patrizio Pasqui PresidenteAngelo Nepi Vice presidente vicarioFederico Tarchi Vice presidenteGabriele Nuzzi SegretarioSamuel Contu CassiereSalvatore Albano ConsigliereMarco Alessandrini ConsigliereElena Babacci ConsigliereClaudio Civitelli ConsigliereFrancesco Cocollini ConsigliereChristian Giannetti ConsigliereFederico Laici ConsigliereGiulio Potenza ConsigliereSimone Venuti Consigliere

Collegio dei revisori sezionali

Gabriele Aglietti PresidenteFrancesco Insana ComponenteGiacomo Vannetti Componente

Altri incarichi

Roberto Calabassi Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo LegaPro

Giovanni Martini Rappresentante aiapresso Giudice Sportivo Regionale

Variazioni di organico

Immessi Dismessi

Pietro Cottoni Xhulian AliajRiccardo De Leo Matteo Carraro (nrt)Giosuè Fantoni Nicholas CastellucciGabriele Galli Denny CilibrizziEdsiel Kamberaj Edoardo GiuntiRiccardo Persiani Jurgen KapllaniArtion Prenga Simone StefanelliPietro Ravara Gabriele VasarriTommaso Satto

Associati negli Organi Tecnici Nazionali

Lorenzo Manganelli Assistente can-a (internazionale)Andrea Tursi Arbitro can-proFilippo Bercigli Assistente can-proGabriele Nuzzi Assistente can-proAlberto Brandi Osservatore can-proFilippo Grassi Osservatore can-proJulio Milan Silvera Arbitro can-dFederico Laici (nuovo) Assistente can-dSimone Venuti Assistente can-dGiulio Potenza (nuovo) Osservatore cai

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Gli assistenti nazionali della sezione Valdarno nella stagione del venticinquennale.Da sinistra: Lorenzo Manganelli, Filippo Bercigli, Gabriele Nuzzi, Simone Venuti, Federico Laici

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I nuovi arbitri appena immessi in organico:

Pietro Riccardo GiosuèCottoni De Leo Fantoni

Gabriele Edsiel RiccardoGalli Kamberaj Persiani

Artion Pietro TommasoPrenga Ravara Satto

La squadra degli arbitri designati per la partita di Champions League tra Basilea eManchester United del 22 novembre 2017. Da sinistra: Alessandro Giallatini,Antonio Damato, Lorenzo Manganelli, Daniele Orsato, Riccardo Di Fiore,

Davide Massa

Alessio Artini impegnato nella partita tra Intercomunale Monsummanoe San Giusto del 17 dicembre 2017 a Pieve a Nievole, gara che ha segnato

il suo esordio in Prima categoria

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Il vice presidente Nepi, il presidente Pasqui, Giulio Potenza, Julio Silvera,Federico Laici e il vice presidente Tarchi alla festa dei promossi

Allenamenti estivi al polo di allenamento nel campo dell’oratoriodi Figline Valdarno

A sinistra: Andrea Tursi e Gabriele Nuzzi al raduno pre-campionato della can-pro.A destra: Federico Nannelli in attesa di entrare nello spogliatoio per la chiama

Amichevole pre-campionato tra Castelnovese e Montevarchi a Castelnuovo deiSabbioni, 27 agosto 2017. Arbitra Francesco Martini (al centro) assieme ad Andrea

Pacifici di Arezzo (a destra) e a Giacomo Goretti (a sinistra)

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Immagini dal raduno sezionale pre-campionato di Figline Valdarno nei primi giorni di settembre 2017

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Immagini dal raduno sezionale pre-campionato di Figline Valdarno nei primi giorni di settembre 2017

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Terne valdarnesi. A sinistra: Gino Bruschetini, Tommaso Dilaghi e Alessio Artini.A destra: Giombattista Giombarresi, Stefano Vizzini e Luca Boschi

Gli assistenti di Valdarno al raduno regionale pre-campionato di Cecina.Da sinistra: Giacomo Goretti, Luca Boschi, Giacomo Vannetti, Denard Curri,

Kevin Scanu, Francesco Insana, Giombattista Giombarresi

Marco Alessandrini ha riportato la sezione di Valdarno nei campionatidel calcio a 5 dopo anni senza arbitri specialisti della disciplina. In queste foto

è impegnato in gare regionali di c1 a Siena e a Firenze

Aprire la sezione al pubblico è stata la novità di questa stagione per pubblicizzarele nostre attività in vista del corso arbitri

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Il raduno della can-d organizzato a Montevarchi e nei locali sezionaliil 17 novembre 2017. Nella foto a sinistra, in prima fila (secondo da destra)

è seduto Julio Silvera, arbitro in serie d

Gli arbitri di Eccellenza e Promozione al raduno di Arezzo.Da sinistra: Christian Giannetti, Paolo Meazzini, Stefano Vizzini, Luigi Russo,

Francesco Martini, Federico Nannelli, Simone Moretti, Giacomo Ravara

I nostri arbitri a un raduno autunnale della can-pro.Da sinistra: Filippo Bercigli, Gabriele Nuzzi, Andrea Tursi

L’esordio di Edoardo Luci nel calcio a 5 ha riportato un arbitro formato dallasezione di Valdarno dentro ai palazzetti dopo tanti anni di assenza.

Il 4 novembre 2017 a San Giovanni Valdarno si è cimentato in una partitadi Giovanissimi regionali tra San Giovanni e Midland Global Sport

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I fratelli Bruschetini al rispettivo esordio nel calcio a 5: Walter (in alto) a CampiBisenzio in una gara di Allievi regionali, Gino (in basso) a San Giovanni Valdarno

per una partita di Giovanissimi regionali

Kevin Scanu

Giacomo Goretti, Simone Moretti e Giacomo Vannetti (da sinistra) arbitranola gara di Eccellenza tra Sinalunghese e Signa, l’8 gennaio 2017

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I nostri arbitri nazionali sono i testimonial del corso arbitri 2017

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

Le nostre iniziative

Essere arbitro significa scen-dere in campo col fischiet-to o la bandierina, eppurequesto non è che la parte

più evidente di una vita associativaarticolata, per alcuni tanto viscera-le da riempire ogni ora libera delleproprie giornate.

L’associazione tra persone si ba-sa sulla condivisione di momenti edesperienze tra di noi e col pubbli-co, per farsi conoscere. Noi arbi-tri creiamo eventi per passare bel-le giornate assieme e per farci co-

noscere dai potenziali associati delfuturo.

Ogni anno abbiamo l’abitudinedi assegnare un riconoscimento agliarbitri che hanno primeggiato in al-cune categorie. È un modo di gratifi-care chi si è impegnato e ha mostra-to risultati. I premi ci aiutano a ri-cordare alcune persone che ci hannoinsegnato tanto riguardo al nostromondo.

Altri eventi sono ad anni alterni:il torneo di calcio intitolato alla me-moria di Luciano Giunti, la borsa di

studio per i giovani arbitri che fre-quentano ancora le scuole. Altri an-cora sono stati una tantum: legge-ri come il calendario delle nostre si-gnore arbitro, oppure gravosi e pol-verosi come la ristrutturazione diuna nuova sede.

La passione ci distingue e ci spin-ge ad andare avanti, a inventarenuove esperienze per passare gior-nate piacevoli e creare ricordi in-dimenticabili in noi e in tutti ifamiliari e gli amici che voglionocondividerle.

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La sede sul Lungarno

Prima sede: San Giovanni,circolo della Ferriera (1993—1997)

Seconda sede: San Giovanni,piazza della Libertà (1997—1999)

Terza sede: San Giovanni,Lungarno Don Minzoni (1999—2012)

Quarta sede: Montevarchi (dal 2012)

Siamo stati fortunati: perquasi quindici anni abbiamoavuto una casa tutta nostra.L’aia ha sempre avuto po-

chi fondi e si è basata sul lavorovolontario e gratuito di tanti appas-sionati: la sezione di Valdarno nonfa differenza.

Semmai, fu Luciano Giunti a fa-re la differenza. A San Giovannisi faticava a trovare una soluzionedefinitiva per la sede. Essere ospi-ti in strutture altrui era limitante.Che senso aveva, aver creato una se-

zione propria se poi non si potevafrequentarla?

Oggi c’è un rudere lungo l’Arno,sulla strada che esce dal centro abi-tato in direzione nord, verso Figli-ne. Doveva apparire così anche ven-t’anni fa, o perfino peggio. L’imma-ginazione degli uomini a volte pro-duce risultati concreti: in quel ru-dere Luciano e i suoi consiglieri vi-dero lo spazio giusto per creare unavera casa accogliente per le nostreattività.

Il rudere sul Lungarno, oggi. Lo stato di abbandonoin cui versa dal 2012 lo fa apparire ancora migliore diquanto fosse in partenza, all’inizio dei lavori del 1998

I lavori richiesero oltre un an-no. Fino alla primavera del 1998, l’a-rea era ancora aperta e accessibile

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a chiunque: era in concessione co-me deposito per una manifattura,ma nei fatti era diventato il puntodi ritrovo per i clienti delle prostitu-te che attendevano lungo la stradaadiacente. Il piazzale era infestatodall’erba alta fino alla vita. Ogni pas-so nascondeva preservativi o sirin-ghe: già dall’inizio fu un lavoro peri-coloso. Ci munimmo di guanti e oc-chi aperti per ripristinare l’esterno,che sarebbe diventato il parcheggioda cinquanta posti auto a contornodell’edificio principale.

Quest’ultimo era il vero proble-ma. L’umidità al suo interno era im-pressionante. Non c’era un intona-co integro, i muri divisori erano dimattoni vivi. Iniziammo a stonaca-re e sperammo che i nostri associatimuratori sapessero cosa fare per ri-pristinare sicurezza e stabilità. Era-vamo fiduciosi e anche un po’ illusiche fosse un lavorino semplice e ve-loce. Invece Gabriele Londretti e Fa-bio Di Martino, con l’occhio allena-to dal mestiere, capirono subito che

serviva un lavoro molto più lungo edifficile, che non si poteva fare noida soli nei ritagli di tempo. La strut-tura era in sofferenza e andava re-staurata del tutto da qualcuno chepotesse lavorarci a tempo pieno pertutti i mesi che sarebbero serviti.

Foto di gruppo durante i lavori nel cantiere. Dasinistra: Giunti col badile, Cannelli, Franci, Calabassi,

Meucci, Zonfrillo, Pasqui

In questa situazione, come in tut-to il progetto, benedimmo le nostreamicizie e conoscenze, quei legamiforti che in un territorio ristretto co-me il Valdarno durano una vita eti salvano quando sei in difficoltà.Angiolino Nepi stava ristrutturandodei locali nella sua locanda con la

ditta Gallai, di sua fiducia. Questastessa ditta curò tutta la ristruttura-zione dei muri e degli impianti nellanostra sede, in modo gratuito. Noiassociati facevamo i turni per aiu-tare come manovali, soprattutto neifine settimana.

Ai materiali pensava LucianoGiunti, cercatore instancabile di gia-cenze di magazzino e di scarti diproduzione. Organizzava i traspor-ti da tutta la Toscana verso il nostropiazzale, alle sei del mattino era giàarrivato da Arezzo al cantiere per ri-cevere la merce, oppure aveva aller-tato qualche altro arbitro allo scopo.Le storie su come ottenesse i mate-riali, quasi sempre senza scucire unalira, col tempo virano verso la leg-genda. Chiedeva il cemento a un excalciatore, Brogialdi, che Giunti ave-va arbitrato a suo tempo. Si facevamandare degli ottimi scarti di tra-vertino dalle cave di Rapolano. Chie-deva donazioni, contributi. Gian-franco Meucci mise a disposizione iponteggi. Arbitrammo per quasi un

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mese un torneo di calcio a 5 tra fi-nanzieri e carabinieri senza rimbor-so, per avere in cambio la caldaia ealtre parti dell’impianto idraulico. Ilbabbo di un giovane arbitro fornì laporta di ingresso. Il componente re-gionale Puccio Camarlinghi ci fecescegliere i mobili per gli uffici dalmagazzino di recupero della sip al-l’Osmannoro: non erano certo nuo-vi, ma per i nostri scopi erano ec-cellenti e valevano come l’oro. Lacooperativa Prato Autotrasportatorici portò i mobili a San Giovanni sen-za chiedere nulla in cambio. Giovan-ni Fringuelli, il delegato provincialeper Firenze della figc al quale intito-lammo in seguito un nostro premio,ci aiutò con porte e infissi tramite lasua azienda. Il vivaista Vittorio Livici donò e piantò l’alloro che circon-dava tutto il perimetro della nostraconcessione. Pagammo quasi nullaun convettore a quattro split inno-vativo già a quell’epoca, potentissi-mo e costoso, perché era un amicodi Angiolino a vendercelo.

L’inaugurazione della sede sul Lungarno

Noi intanto ci sporcavamo di cal-cina e liquami, eravamo la manova-lanza di Gallai, della itc che rimisea nuovo il bagno e tutti i tubi, del-la btb che pensò all’impianto elettri-co, dell’ex arbitro Giuseppe Valentiche da buon muratore sistemò mat-tonelle e rivestimenti in tutta la se-de. Il cantiere era sempre aperto.Luciano Giunti lasciava Arezzo ognigiorno in direzione San Giovanni, coltreno o sulla sua Panda bianca, erasempre in sezione e talvolta ci si fer-mava anche a dormire. Gli altri as-

sociati davano una mano in tutte leoccasioni in cui potevano. Al sabatoe alla domenica eravamo in decine afaticare, a pranzo la spaghettata nelpiazzale era d’obbligo. Abbiamo fa-ticato per davvero e abbiamo vistoprogredire un progetto fino a farlodiventare una casa vera.

Fummo orgogliosi di inaugurareuna sede tanto spaziosa, nel settem-bre del 1999. La sala riunioni nonera grandissima, ma per anni fecebene il suo compito contenendo tut-ti i nostri associati. Il presidente,la segreteria e i designatori aveva-no ciascuno un ufficio dedicato: ab-biamo sempre cercato di essere ef-ficienti e razionali. C’era ovviamen-te il bagno e soprattutto la cucina,che per tre lustri ha sfornato pran-zi e cene in tutte le occasioni con-viviali. Scoprimmo che non c’è cosapiù coinvolgente del mangiare in ca-sa propria qualcosa cucinato da noistessi.

A un certo punto, anni dopo, ab-biamo iniziato a star stretti in quella

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

sala riunioni, eravamo più di centoassociati, c’era qualche probleminodi spazio. Abbiamo pensato di ada-giare una veranda sul fianco dellacostruzione principale, qualche pan-nello con una tenda sopra, un mi-nimo di impianto di riscaldamento.Era un bel volume, pari quasi al re-sto dell’edificio. La famiglia Caspri-ni ci fece dono di oltre cento sediedi grande qualità che ancora oggiusiamo nella sala riunioni a Monte-varchi. Il capofamiglia era il presi-dente della Sangiovannese, amico diAngiolino e di Patrizio Pasqui: unapersona onesta che ha finanziato lenostre attività in più occasioni condonazioni personali generose, comeattestato di amicizia e stima verso ilmondo arbitrale.

Ci siamo goduti la nuova sala riu-nioni per qualche tempo, poi ci han-no denunciato per abuso edilizio.Eravamo presi dal solito nostro en-tusiasmo e non avevamo verificatola costruzione in modo scrupoloso.Perdemmo tutto, anche se i proces-si penali personali si conclusero con

verdetti di assoluzione. Oggi il do-lore si è attenuato perché la sede diMontevarchi è funzionale e moder-na, ma si percepisce negli occhi e neisospiri dei nostri arbitri più anzia-ni che ora ci si stia accontentandorispetto a un passato più sfavillan-te e autonomo, nel quale decideva-mo noi la sorte di ogni metro qua-dro orizzontale e verticale dentro alnostro recinto d’alloro.

La veranda sul Lungarno

Potrebbe sembrare una crudeltàinutile, allora, raccontare di questasede che non è più nostra. Inveceè una storia di amicizie e di soste-gno come si vedono ormai solo nel-le realtà di paese, che crescono as-

sieme senza invidie o veleni. Erava-mo nel baratro dei processi e anchelì ci salvò l’amicizia. Patrizio Pasquivedeva l’avviso affittasi di una bellasala nel palazzo di ValdarnoChannel,ogni volta che vi era ospite. Ten-tennava perché il prezzo era inso-stenibile. La scena dell’incontro trala proprietaria e il Pasqui non puòessere descritta in alcun modo me-glio dell’entusiasmo che ancora oggiha Angiolino Nepi: la signora è unasua vecchia amica compaesana, dalì a trovare un accordo fu tutto piùfacile.

La sezione di Valdarno continuaad avere una casa e per questo de-ve ringraziare tutti gli amici che inogni maniera sostengono da anni ilnostro tentativo di fare sport e for-nire un servizio di qualità. Noi arbi-tri abbiamo imparato che di frontealle difficoltà c’è sempre un amicopronto a tendere una mano, ma bi-sogna studiare i dettagli, rimboccar-si le maniche e imbracciare un ba-dile se vogliamo costruire qualcosache duri nel tempo.

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Il presidente nazionale Sergio Gonella taglia il nastro della sede sul Lungarno assieme a Luciano Giunti

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

I riconoscimenti agli associati

Ogni anno ci piace fare ilpunto della situazione egratificare i nostri associa-ti che hanno avuto il ren-

dimento migliore. Arbitrare costafatica e merita la nostra riconoscen-za. Sembra l’occasione perfetta perricordare chi ci ha fatto diventare lepersone che siamo ora, col proprioinsegnamento e l’esempio di tutti igiorni.

I nostri premi sono dedicati allamemoria di Luciano Giunti, di Mau-ro Botti e di Giovanni Fringuelli. ALuciano abbiamo dedicato un’ampiamonografia. È stato quasi troppo fa-cile pensare a lui per i premi cheassegnamo ad arbitri non valdarne-si: il suo ricordo da grande dirigen-te è ancora forte in tutta la nostraregione.

Giovanni Fringuelli ha lavoratoassieme a noi per anni, nel ruolo dipresidente del comitato provincialedi Firenze della figc. Di lui ricordia-

mo il rapporto di stima e collabora-zione nei rispettivi ruoli di gestionedei campionati, che nel tempo si eratrasformato in amicizia sincera. Erauno di quei dirigenti appassionati edisponibili che speriamo sempre diincontrare nel nostro cammino.

Da sinistra: Mauro Botti, Patrizio Pasqui, Angelo Nepi,Giovanni Martini

Con Mauro Botti il rapporto eramolto più viscerale e profondo, qua-si quotidiano. Le sorti della no-stra sezione furono legate in modostrettissimo a quello che era il de-cano di tutti gli arbitri del Valdar-

no. Mauro fu il primo arbitro delterritorio valdarnese, era un buonassistente tanto da arrivare fino al-la serie c in quella che allora erala casp. Era molto amico di Lucia-no Giunti e insieme furono la forzatrascinante nei mesi della richiestadi autonomia da Arezzo. Fu natura-le per lui essere sempre in prima li-nea nella gestione della sezione, co-me vice presidente, cassiere, consi-gliere, finché la salute glielo avevapermesso.

Giunti considerava Botti la suaspalla destra e assieme erano un bi-nomio ben assortito: Mauro com-pensava con la sua bonarietà il ca-rattere più austero e deciso di Giun-ti. Luciano era tagliente nell’ana-lizzare una prestazione, invece perMauro in campo erano tutti bravi.Entrambi vivevano per la sezione,era la loro casa nella quale passa-re momenti sereni e dimenticare perqualche ora le difficoltà della vita.

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Ci manca vedere questi due uomini prepararsi i pastida sé nella nostra cucina, passare tanto tempo assie-me a pensare alle piccole attività da curare, al prossimoevento o a un arbitro cui fare un discorsino. Ci mancaMauro sempre allegro e compagnone coi ragazzi giova-ni e meno giovani, sempre con le carte in mano per fareun’altra partita, magari col Pasqui che aveva la segrete-ria da mandare avanti ma per Mauro si poteva semprefare in un altro momento ché lui voleva giocare a carte.Ci manca il suo armadietto personale, col lucchetto, dalì uscivano la pasta, i fagioli, la grappa, come fosse casasua perché questa era casa sua, l’aveva tirata su mate-rialmente a suon di mattoni e finanziamenti personali.Lo ricorda il Butini, quando ci fu da riparare l’escavatorefu Mauro a salvarci la faccia. In ogni momento difficile,Mauro Botti sentiva il dovere di fare la sua parte per lasua famiglia con la giacchetta nera.Non è facile estinguere un debito di gratitudine così altoverso queste persone che hanno speso così tante ener-gie per una passione. Noi proviamo a tenerne viva lamemoria e speriamo che i nostri premiati, un giorno,possano osservare quel trofeo sulla mensola pensandoa quanto sono arrivati in alto grazie alla strada tracciatada questi uomini.

Premio “Luciano Giunti”al miglior arbitro

nelle categorie provinciali

Emanuele Gigliotti (al centro) riceve il premio Giunti da Patrizio Pasqui,da Angelo Nepi e dai figli di Luciano Giunti, Paolo e Luciana

Albo d’oro

2006/2007 Andrea Tursi2007/2008 Dritan Curri2008/2009 Enrico Casini2009/2010 Carlo Terzaroli2010/2011 Federico Riviello2011/2012 Simone Moretti2012/2013 Francesco Martini2013/2014 Emanuele Gigliotti2014/2015 Alessio Artini2015/2016 Fioraldo Nebiraj2016/2017 Samuele Nafra

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Premio “Giovanni Fringuelli”al miglior arbitro debuttante

nelle categorie regionali

Giovanni Fringuelli fu per anni il presidentedella Delegazione Provinciale di Firenze della FIGC

Albo d’oro

2009/2010 Stefano Vizzini2010/2011 Simone Cioni2011/2012 Giacomo Ravara2012/2013 Christian Giannetti2013/2014 Emanuele Gigliotti2014/2015 Giulio Brogi2015/2016 Antonino Neri2016/2017 Venanzio Fantoni

Premio “Mauro Botti”al miglior assistente arbitrale

nelle categorie regionali

Gabriele Nuzzi (a sinistra) e Giacomo Vannetti (a destra)ricevono i primi due premi Botti da Lorenzo Manganelli (al centro)

Albo d’oro

2012/2013 Gabriele Nuzzi2013/2014 Giacomo Vannetti2014/2015 Denard Curri2015/2016 Simone Venuti2016/2017 Federico Laici

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Premio speciale “Luciano Giunti”al presidente di sezione che si è distinto

per motivi tecnici e associativi

Sergio Marcocci (al centro) riceve il premiodal presidente regionale Matteo Trefoloni (a sinistra)

e dal figlio di Luciano Giunti, Paolo (a destra)

Albo d’oro

2011/12 Sergio Marcocci (presidente sezione di Siena)2012/13 Giancarlo Chiappini (presidente sezione di Arezzo)2013/14 Alessio Simola (presidente sezione di Livorno)2014/15 Antonio Ruffo (presidente sezione di Lucca)2015/16 Massimo Doni (presidente sezione di Pistoia)2016/17 Edoardo Brusco (presidente sezione di Viareggio)2017/18 Tommaso Di Massa (presidente sezione di Prato)

Premio straordinario “Luciano Giunti”al dirigente arbitrale toscano che si è distinto

in ambito arbitrale e professionale

Matteo Trefoloni (al centro) riceve il premiodal vice presidente regionale Vittorio Bini (a sinistra)

e da tutti i presidenti delle sezioni toscane

Albo d’oro

2013/14 Matteo Trefoloni (sezione di Siena)per i risultati, la serenità e l’armonia tra le sezioniottenute come presidente del cra Toscana

2016/17 Carlo Cappelli (sezione di Siena)per gli oltre vent’anni di attivitàcome medico e fiduciario per il cra Toscana

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“Corpo arbitrale”

Le donne e il calcio sono unconnubio relativamente re-cente nella storia di questosport. Le donne arbitro non

fanno eccezione e continuano a es-sere una percentuale piccola negliorganici.La presenza delle donne col fischiet-to sta aumentando per tanti motivi,sportivi e culturali. Il loro contri-buto in campo e nelle attività asso-ciative si riconosce al volo, portanoacume e idee brillanti che aprononuove strade e soluzioni.Valdarno è una sezione piccola diorganico che non ha mai avuto ca-renza di arbitri donna. In venti-cinque anni sono state quarantuno,cioè il dieci per cento dei nostri tes-serati. Molte di esse hanno resistitoper poche stagioni, alcune sono inorganico da tanti anni, come le de-cane Massimiliana De Giuli ed ElenaBabacci che stanno per festeggiare

i vent’anni di tessera e sono dellevere colonne per la gestione dellenostre attività.Qualche anno fa, le nostre ragaz-ze ebbero l’idea di creare un’operad’arte per pubblicizzare la nostra at-tività in modo alternativo. Elena Ba-bacci, Flavia Bandiera, Veronica Ba-sagni, Albana Kondaj, Debora Paci-ni e Karolina Towarek si offrirono diposare davanti all’obiettivo di PaoloMelani con gli strumenti del nostromestiere di arbitro. Il risultato fuil calendario “Corpo arbitrale”, chealternava con grazia le loro figuresportive a quelle di casto nudo ar-tistico. Organizzammo una mostradelle fotografie, ebbe successo traarbitri e popolazione del Valdarno.Il 2015 ebbe un calendario d’eccezio-ne grazie all’intraprendenza di que-ste ragazze, che hanno portato il no-me di Valdarno in giro per l’Italia inun modo che non ha precedenti.

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Il Memorial “Luciano Giunti”

Gli arbitri giocano a calcio e qualcuno è purebravo. Ci piace farlo in tutte le occasioni, saràche il pallone è sempre davanti ai nostri occhima guai a toccarlo. In Valdarno non faccia-

mo differenza. Amichevoli, tornei in giro per la regio-ne, abbiamo tirato calci per anni in tutte le partite chepotevamo giocare.

Poi, negli anni difficili in cui perdemmo la sede delLungarno, un’idea venne a Federico Tarchi. Federico è untrascinatore della nostra squadra praticamente da sem-pre e pensò di creare a nostra volta un torneo. In prati-ca ciò significava estendere la nostra ospitalità anche aicampi da calcio.

Erano passati quasi dieci anni dalla morte di LucianoGiunti, venne naturale dedicargli la memoria di questoevento che lui avrebbe apprezzato e seguito dalla pan-china, come faceva da presidente, sempre al seguito deisuoi ragazzi di cui era orgoglioso. La prima edizione fuun banco di prova con otto sezioni, poi dalla secondadecidemmo di estenderlo a tutte le sezioni della Tosca-na, invitando anche gli amici di Bologna per raggiungerele sedici squadre e avere quel tocco di varietà che fa labellezza.

Nel 2017 abbiamo festeggiato la maturità con la ter-za edizione. Sempre sedici sezioni, ma le squadre eranodiciassette. Valdarno ha lasciato il posto ad Albenga eha preso sulle sue spalle tutta l’organizzazione, comeuna vera squadra sparsa su ogni campo a supporto dicalciatori e arbitri.

Una panchina della squadra di Valdarno negli anni Novanta. Da sinistra: EmoStanghini, Luciano Giunti, Fabio Brocci, Emanuele Lazzerini, Alberto Brandi

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Per noi è stata una rinuncia difficile ma gratificante. Ab-biamo ottenuto un torneo snello senza intoppi, grade-vole da godere nel tepore di giugno. La prossima voltabisognerà far meglio di così: vogliamo un’altra manife-stazione riuscita, ma pure la gioia di alzare quella coppae dedicarla al nostro Luciano Giunti.

Gruppo al seguito della squadra di Valdarno a fine anni Novanta. In alto dasinistra: Nocentini, Grassi, Babacci, Calabassi, Sofia Butini (col cartello), Capuano,Butini, Suma, Ammaturo, Bertini. In basso da sinistra: Morandi, Tarchi, D’Elia,

Pasqui, Mugnaini, Milia

Manuela Bagnolesi da anni ci affianca nella conduzione dei nostri eventi, compresoil Memorial “Giunti”. La sua esperienza e passione da vera sportiva sono un

elemento che impreziosisce il nostro lavoro

Albo d’oro

2012 Sezione di Firenze2014 Sezione di Siena2017 Sezione di Pisa

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Una formazione della sezione Valdarno negli anni Novanta. In piedi da sinistra:Cioni, Menghini, Aglietti, Bindi, Simonti, Brandi. Accosciati da sinistra: Parigi,

Tarchi, Nardi, Lazzerini, Colonna

Una formazione della sezione Valdarno negli anni Novanta. In piedi da sinistra:Albano, Ciofini, Chiarini, Cuccetti, Giunti, Milia, Santi Aglietti, Simonti, Bindi,Manganelli, Menghini, Gabriele Aglietti, Bertini, Grassi, Butini, Cioni, Tellini,

Bartolini. Accosciati da sinistra: Pasqui, De Stasio, Fiamminghi, Nardi, Girolami,Tarchi, Lazzerini, Colonna, Zonfrillo, Brandi, Parigi

La formazione di Valdarno nella partita contro Firenze del febbraio 2012. In piedida sinistra: Tarchi, Ferrentino, Martini, Pezzatini, Venuti, Capezzi, Boni. Accosciati

da sinistra: Cioni, Scanu, Fabbri, Saviano

La formazione di Valdarno nella partita contro Empoli dell’ottobre 2014. In piedi dasinistra: Laici, Pasqui, Boschi, Stefanelli, Saviano, Baldi, Gigliotti, Nannelli, Pezzatini.

Accosciati da sinistra: Aiello, Scanu, Lisiak, Luzaj, Martini, Fabbri

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Immagini dal primo Memorial “Giunti”. A sinistra: Federico Tarchi con Paolo Giunti, figlio di Luciano. Al centro: la squadra di Valdarno uscita sconfitta dalla finale.A destra: la squadra di Firenze con la coppa dei vincitori

Immagini dal secondo Memorial “Giunti”. A sinistra: la squadra di Siena festeggia la vittoria. Al centro a sinistra: il campione del mondo Paolo Rossi durante le premiazioni.Al centro a destra: il presidente regionale Matteo Trefoloni premia gli arbitri della finale. A destra: foto di gruppo dei partecipanti alla finale

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Immagini dal terzo Memorial “Giunti”

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La squadra di Valdarno in amichevole contro Arezzo a Figline Valdarno, il 15 novembre 2017. In piedi da sinistra: Claudio Civitelli, Giorgio Pezzatini,Riccardo Chini, Federico Nannelli, Federico Frasi, Federico Laici, Luca Boschi, Daniele Masiero, Francesco Martini, Federico Tarchi.

Accosciati da sinistra: Kevin Scanu, Giacomo Ravara, Fejzi Luzaj, Tommaso Piccioli, Francesco Bagnolesi, Mirko Bardelli, Alberto Volpi, Samuele Nafra, Jurgen Lila

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“Il coraggio di scendere in campo”

Quasi tutti noi arbitri ab-biamo iniziato prima deivent’anni, l’età bella espensierata della vita che

ci rendiamo conto essere bella espensierata solo quando gli anni au-mentano, assieme ai dolori e alle in-combenze. Qualcuno gode la gio-ventù meglio di altri, ma se sei unarbitro che va ancora a scuola è unavita proprio dura. Devi rinunciarealle uscite del sabato sera perché al-la domenica mattina si arbitra, de-vi incastrare gli appuntamenti congli amici tra i compiti di scuola egli allenamenti, devi chiedere aiutoai genitori per comprare le scarpeda calcio o il borsone, spesso nonpuoi fare a meno di chiedere un pas-saggio a mamma o papà per anda-re ad arbitrare in quel campo lon-tano dove con lo scooter è troppolontano arrivare. Ammesso di avereil motorino!

È già difficile questa doppia vita daarbitro e studente, in più ci so-no dei ragazzi che rendono questoequilibrio un esercizio sempre piùdifficile verso l’eccellenza. Mediestratosferiche in classe, rendimen-ti impressionanti in campo nono-stante l’esperienza limitata. I casisono tantissimi, nel nostro piccolomondo.Una sera di riunione del consigliodirettivo, l’idea uscì a Giulio Poten-za. Lanciamo un concorso per que-sti arbitri brillanti? Facciamoli gio-care su tre terreni: la media arbi-trale calcolata al 15 gennaio, la me-dia dei voti scolastici dell’anno pre-cedente, oltre a una prova specifi-ca da fare apposta per partecipa-re. La nostra professoressa di let-tera Elena Babacci completò l’operaipotizzando che scrivessero un sag-gio su un qualche argomento cheavremmo concordato assieme.

Il presidente nazionale Marcello Nicchipremia il vincitore Luca Meini

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Nacque così l’idea di finanziarecon una borsa di studio di cinque-cento euro il migliore tra questi ra-gazzi, che stanno affrontando anniimpegnativi con uno spirito di sacri-ficio elevato e una resa allineata allaloro fatica.

Mancava solo il tema sul qualefar ragionare queste menti giovanie aperte. Pensammo che il coraggiofosse un argomento ricorrente nellaloro fase di scelte, in vista dell’uni-versità o di chissà quale avventura.Il coraggio è quello che può avere unragazzino di quindici anni che deci-de di far l’arbitro e la domenica simette in mezzo a un terreno di gio-co per far giocare i suoi coetanei edovrebbe far divertire chi sta suglispalti per vedere quel gioco? Per noisì, ma non sempre è così. Non tut-ti la vedono in questo modo. Comela pensano gli arbitri che sono mol-to più vicini di noi ai quindici an-ni? Uscì di tutto dai quarantadue te-sti inviati dai partecipanti, studentiarbitri di tutta la Toscana.

Per la commissione che dovevavalutare gli scritti non fu facile as-segnare i giudizi, perché ogni crea-zione portava con sé un contenutoe una forma superiori alla media.Per i concorrenti furono mesi di at-tesa prima di conoscere i nomi deitre finalisti, che ebbero il privilegiodi leggere il proprio saggio alla salaconsiliare del comune di TerranuovaBracciolini di fronte a un pubbliconumeroso. La storia non finisce quie per raccontarla abbiamo pensatofosse meglio farci aiutare dalle pa-role del vincitore: Luca Meini dellasezione di Livorno.

Chi è l’arbitro Luca Meini?

«Quando ho partecipato al concorsoavevo 18 anni, ero in quinta superioreal liceo scientifico e stavo portando atermine la mia prima vera stagione.Ho dato l’esame del corso arbitri nelmarzo 2016. Mi ricordo benissimo cheil tema l’ho scritto il pomeriggio dopoil debutto in Juniores, ma in generalearbitravo più che altro Allievi.»

Perché sei un arbitro di calcio?

«È partito tutto da un compagno diclasse mia, lui ha seguito il corso l’an-no precedente e me ne aveva parlatomolto bene così gli avevo promessoche avrei iniziato anche io, visto lasmisurata passione che provo nei con-fronti del calcio. Ho giocato a palloneper molti anni, poi crescendo sono au-mentati gli impegni scolastici e a cau-sa anche di un brutto infortunio hodeciso di lasciare il calcio giocato. Si èpresentata questa opportunità in unmomento della mia vita in cui sentivol’esigenza di dover cambiare qualcosae mi sono iscritto al corso arbitri. Iltempo di fare qualche partita che eragià finita la stagione. Quando ho ri-cominciato a settembre, l’entusiasmoiniziale era svanito e non nascondoche ho pensato che non fosse la stradagiusta per me, soprattutto perché eral’anno in cui mi preparavo per la ma-turità. Eppure, partita dopo partita,mi sono reso conto che in campo stavoveramente bene, mi sentivo a mio agio

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e tuttora penso che non potevo farescelta migliore.»

Parliamo del concorso. Da dove ènata la tua partecipazione?

«È stato il mio presidente di sezio-ne, Alessio Simola, a parlarmene versofebbraio. Sapeva che andavo bene ascuola e che avrei potuto fare bellafigura. Io sinceramente non volevopartecipare, anche perché avevo giàmolto da fare per la scuola e scrivereun tema in più rispetto a tutti quelliche mi dava da fare la mia prof di ita-liano mi pesava alquanto, ma il pre-sidente è una persona molto decisa,che alla fine ottiene sempre quello chevuole, così ha convinto me e altri tremiei colleghi e amici tutti della stessascuola a partecipare al concorso. Miricordo ancora che a battuta gli dis-si: “Guarda che se mi fai partecipare,poi mi tocca vincerlo” e lui mi rispose“Speriamo tanto so già che al torneodi calcio faremo schifo, perlomeno siporta un premio a casa e poi mi offriuna cena”. Così ci congedammo.»

Cosa ti passava per la mente men-tre scrivevi?

«Mi ricordo che il tema lo scrissi ne-gli ultimi giorni disponibili, buttai giùla bozza dopo la partita di Juniores efinii di scriverlo e correggerlo il lu-nedì successivo dopo il compito dimatematica. Nello scriverlo pensavosemplicemente alle partite che avevofatto, alle riunioni in sezione e in ge-nerale a come essere arbitro avessecambiato in positivo la mia vita, fa-cendomi conoscere persone stupendeall’interno della sezione e soprattuttosu come avesse influito sul mio com-portamento giornaliero, amplificandoe consolidando quel senso di giustiziae di rispetto verso gli altri e verso mestesso che ho sempre avuto.»

Come hai vissuto l’attesa del risul-tato?

«Dopo pochi giorni dalla consegnadel tema sono iniziate le vacanze diPasqua, poi un periodo molto duro alivello scolastico e mi ero quasi scor-

dato del concorso. Poi, una sera, misquilla il telefono ed è il presidente emi dice di tenermi libero per il sabatosuccessivo, perché avremo fatto unamacchinata per andare in Valdarno adassistere a una conferenza, alla pre-senza di una serie di persone, tra cui iprofessori che avevano corretto i temidel concorso, perché c’era la concretapossibilità che uno di noi, della sezio-ne di Livorno, fosse tra i finalisti. Nonso se sapesse già che ero io, fatto stache siamo andati tutti noi livornesiche avevamo partecipato al concorsoe da questo punto di vista ero moltocontento di essere in macchina con imiei amici. Durante il viaggio mi ri-cordo che si faceva i pronostici su chi,se fosse stato veramente tra noi, fosseeffettivamente il finalista.»

Poi a Terranuova ti abbiamo fattoprendere un piccolo spavento.

«Una volta arrivati a Valdarno, mi ri-cordo che per me è stato quasi unoshock quando mi hanno detto che eroil finalista e mi hanno fatto accomo-

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dare in prima fila, lontano dagli altri.Della conferenza mi ricordo poco, per-ché ero troppo emozionato all’idea cheavrei dovuto leggere il tema davanti atutti, so solo che qualche interventolo reputai veramente interessante. Miricordo ancora le parole di una ragaz-za di Valdarno [Elena Babacci, N.d.A.]che mi disse, dopo la lettura dei temi,che secondo lei avrei vinto io perché sivedeva che ci tenevo molto, io le chiesicome faceva a dire una cosa del generee lei mi rispose che durante la lettu-ra dei temi ero stato l’unico che nonriusciva a tener ferme le gambe. Ineffetti quando sono emozionato tendoa passeggiare su e giù per scaricare letensione.»

In quel momento eri uno dei trefinalisti, ma hai dovuto aspetta-re altre due settimane per saperequale posizione occupavi sul podio.Come hai vissuto quei giorni?

«Ti dirò la verità, il giorno della finalea Figline ero più tranquillo rispetto al

giorno della conferenza, forse perchéstava crescendo in me la consapevo-lezza di aver vinto o forse perché ilpresidente mi aveva obbligato a legge-re il tema davanti a tutta la sezione diLivorno e mi ero rassegnato all’idea didoverlo rileggere davanti a tutti. Poiper fortuna non è stato necessario edi quella sera mi ricordo soprattuttol’affetto dei miei colleghi e amici dellasezione di Livorno che hanno semprecreduto in me. Appena ho preso ilpremio sono andato subito da loro,perché è vero che il premio è persona-le, ma nel tema non ho fatto altro cheriportare per iscritto gli insegnamentidel mio consiglio direttivo e tutte leemozioni che ho provato all’internodella mia sezione, che è diventata co-me una seconda famiglia per me. Lasera siamo andati a festeggiare in di-scoteca, è stata una bella serata. Lacosa curiosa è che quel tema è stata labase di partenza per sviluppare la miatesina di quinta superiore nella qua-le ho cercato di trasmettere ai miei

professori cosa significa essere arbi-tri, in qualche modo mi ha portato unsecondo successo personale perché lacommissione d’esame ha apprezzato emi ha premiato col massimo dei voti!»

Cosa ti aspetta nel futuro? Ti vedipiù come arbitro di successo o co-me scrittore di successo?

«Mi vedo come professore. L’arbitrag-gio è un sogno in più da coltivare.»

Speriamo tu sia stato bene in Val-darno. Ci ha fatto piacere cono-scerti e apprezzare la tua passione.

«Mi è piaciuta l’accoglienza del presi-dente e di tutta la sezione di Valdar-no. Il convegno è stato interessante eben organizzato a livello di tematichee di tempistiche. Il Memorial “Giun-ti” è stato sicuramente un bell’even-to, molto bene organizzato e gestitoe penso che non fosse per nulla facile,dato il numero elevato di partecipanti.È stato un piacere esserci!»

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Il saggio vincitore della borsa di studio

Kierkegaard, uno dei miei filosofi preferiti, haincentrato tutto il proprio pensiero filosofico sultema della scelta: l’uomo deve scegliere tra le va-rie alternative che gli si prospettano di giorno in

giorno, non sapendo a priori quale sia la strada giusta daintraprendere, ma deve comunque assumersi la responsabi-lità delle proprie decisioni.

Le scelte che facciamo condizionano la nostra stessa esi-stenza e chi non ha il coraggio di scegliere è come se nonavesse mai vissuto, come afferma Dante Alighieri nel terzocanto della Commedia, dove definisce le anime degli ignavicome quelle di peccatori “che mai non fur vivi”, esprimen-do il disprezzo che provava verso coloro che mai nella vitahanno osato avere un’idea propria, ma che sempre si sonolimitati ad adeguarsi a quelle degli altri.

Decidere è una libertà, ma anche un compito che può diven-tar difficile, fino a trasformarsi in un peso insostenibile. Daun lato più l’umanità si è evoluta, più si è diffusa la consa-pevolezza che l’uomo sia artefice del proprio destino e chedetermini con sue scelte la propria esistenza, ma al tempostesso, più complessa è diventata la realtà con cui l’uomoentra in relazione e di conseguenza più faticoso è diventatodistricarsi nella giungla delle scelte, perché anche nella so-

cietà moderna possiamo riconoscere persone che pensanosia più semplice lavarsi le mani piuttosto che prendere unaposizione. Del resto scegliere non è per niente facile, dalmomento che ogni scelta, indipendentemente dall’ambito,implica un’assunzione di responsabilità circa le conseguen-ze. Ecco perché molte persone si sentono come bloccatedalla paura di prendere una decisione, proprio per le possi-bili conseguenze che ne possono scaturire. Le oscure forzeemotive sono i veri ostacoli del decidere: la paura e le suemanifestazioni disfunzionali, lo stress e il dubbio patologico,l’angoscia e il panico. Personalmente credo che non sia giu-sto rifiutarsi di scegliere da che parte stare, dal momentoche ognuno di noi si fa un’idea su qualunque tema ci vengaproposto. La vita di ogni uomo è sempre segnata dalle suescelte e non ha senso stare nel mezzo o, come si suol dire,dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ritengo sia neces-sario avere il coraggio e la fermezza di prendere decisioni,anche se questo molto spesso può risultare molto difficile.

Importante palestra di vita, che ha contribuito notevolmen-te alla mia crescita di uomo, è stata sicuramente la miaesperienza arbitrale. Essere arbitro significa decidere quan-do nessuno ha il coraggio di farlo, superare la paura di af-frontare un compito arduo: scendere in campo e prende-re tutte le decisioni che potrebbero determinare il risulta-

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A rbitri in Valdarno — Venticinque anni 1993—2018

to della partita, con la consapevolezza di poter sbagliare eposso assicurare che questo non è per niente facile. Quandoscendo in campo, sono solo e mi trovo a confrontarmi conventidue calciatori, con le rispettive panchine e con il pub-blico che la maggior parte delle volte non conosce a pieno ilregolamento, ma che vuol sempre esprimere la propria opi-nione in ogni circostanza e può capitare di dover fischiare,in caso di fallo in area, un rigore anche all’ultimo minuto,magari in una partita particolamente sentita dalle due ti-foserie e con il risultato finale ancora in bilico. In questecircostanze, devo trovare dentro di me, nonostante a voltenon sia per nulla semplice, la forza di fischiare, pronto adaffrontare eventuali proteste o contestazioni e non possopermettermi di avere paura o semplicemente di mostrarmiinsicuro, perché altrimenti perderei credibilità agli occhi ditutti. Essere credibili e il sapersi assumere le responsabili-tà delle proprie azioni, nell’arbitraggio, ma del resto anchenella vita di tutti i giorni, sono due fattori fondamentali peravere successo, infatti non sempre si riesce a prendere ledecisioni giuste, a volte capita di sbagliare, ma l’importanteè mostrarsi sicuri di sé e dei propri mezzi, pur riconoscen-

do i propri errori, davanti a persone che devono giudicareil nostro operato come può essere un osservatore, che devevalutare la tua prestazione in campo, o davanti a un datoredi lavoro.

C’è, però, una differenza fondamentale tra essere arbitro efare l’arbitro. Si può fare l’arbitro e saper applicare le regolesul terreno di gioco, sapendo arbitrare bene; ma essere arbi-tro significa molto di più, scendere in campo costantementee saper applicare le regole anche nel contesto della nostravita e nel contesto della società, nell’ambiente in cui ci tro-viamo ad affrontare le nostre problematiche, mantenendosempre il rispetto altrui dovuto e pretendendolo a sua volta.Essere arbitri significa assumersi le proprie responsabilitàsempre ove necessario, mettendosi in discussione costante-mente, accettando le critiche e imparando dai propri errori,superando il timore di dover prendere decisioni che inevita-bilmente condizioneranno il nostro futuro, tenendo semprea mente che una decisione sbagliata è pur sempre meglio diuna decisione non presa.

Luca Meini

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a Luciano Giunti e Mauro Botti

per sempre

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