APRILE - Collevalenzare chiamato proprio «non ti scordar di me» che in Argentina si regala alle...

44
MENSILE DEL SANTUARIO DELL’AMORE MISERICORDIOSO COLLEVALENZA ANNO LIX 4 i APRILE 2018

Transcript of APRILE - Collevalenzare chiamato proprio «non ti scordar di me» che in Argentina si regala alle...

MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO LIX

4iAPRILE

2018

SOMMARIO

MENSILE DEL SANTUARIO

DELL’AMORE MISERICORDIOSO

COLLEVALENZAANNO LIX

4iAPRILE

2018

L’AMORE MISERICORDIOSORIVISTA MENSILE - ANNO LIX

APRILE • 4

P. Mario Gialletti

Marina Berardi

Edizioni L'Amore Misericordioso

06059 Collevalenza (Pg)Tel. 075.89581 - Fax 075.8958228Autorizzazione:Trib. Perugia n. 275, 1-12-1959

LitografTodi s.r.l. - Todi

€ 15,00 / Estero € 25,00C/C Postale 1011516133

A.P. art. 2 comma 20/CLegge 662/96 - Filiale Perugia

I dati personali di ogni abbonato alla no-stra rivista “L’Amore Misericordioso” nonsaranno oggetto di comunicazione o dif-fusione a terzi.Per essi ogni abbonato potrà richiedere,in qualsiasi momento, modifiche, aggior-namenti, integrazioni o cancellazione, ri-volgendosi al responsabile dei datipres so l’amministrazione della rivista.

www.collevalenza.itVisita anche tu l’home page

del sito del SantuarioSono sempre più quelli che vi trovanonotizie, informazioni, scritti dellabeata Madre Speranza, e molto ma-teriale di studio e di meditazione.

DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA

LA PAROLA DEL PAPA

LA PAROLA DEI PADRI

PASTORALE FAMILIARE

L’ACQUA DELL’AMORE MISERICORDIOSO 36

VERSO UNA CULTURA DELLA MISERICORDIA

ASSICIAZIONE LAICI AMORE MISERICORDIOSO

STUDI - Gli incontri di Gesù (7)

ESPERIENZE

RICORDANDO

STUDI

DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

Dal 7 al 13 maggio:Convegno Internazionale ALAM

8 maggio:Festa di Maria Mediatrice

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 1

Esaminiamoci: come ci siamo comportate dall’ultimarinnovazione ad oggi e vedrete che avrete tantissimecose da riparare; non tutte, ma molte di voisicuramente invece di vivere unite al Signore epreoccupate di dargli gloria, avete pensato troppo a voistesse … avete perso tempo come delle farfalle chehanno girato attorno a una fiamma e finisconoscioccamente ustionate. Figlie, sono venuta per dirvisolamente questo: “svegliatevi, alzatevi, perché ilSignore aspetta”. (El pan 21,408)

Quante cose vi verranno in mente! Eh! E allora se vivengono, dite al Signore, aiutami ad essere sincera conme stessa e con i miei superiori e tutto te lo offro inriparazione di ciò che ho fatto durante l’anno e chetanto ti è dispiaciuto. Così, coraggio! E colei che haquesto travaglio, ragioni: “non sarà per la mia cattivacondotta, per la mia poca sincerità, per il mio pocofervore, il motivo di questa sofferenza?”. (El pan 21,1060)

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il30 settembre 1893 a Santomera morta in Col-levalenza l'8 febbraio 1983 Fondatrice delle An-celle e dei Figli dell'Amore Misericordioso e delSantuario di Collevalenza.

È in corso il Processo canonico per la sua cano-nizzazione;� il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata ve-

nerabile; � il 5 luglio 2013 è stato riconosciuto il miracolo

ottenuto per sua intercessione;� il 31 maggio 2014 è stata proclamata beata.� la festa liturgica si celebra il giorno 8 febbraio.

E non lamentatevi ...

dagli scritti di madre speranzaa cura di P. Mario Gialletti fam �

L’Amore Misericordioso - aprile 20182

dagli scritti di madre speranza

E non lamentatevi. Sono abbastanza preoccupata suquesto punto. Perché? Perché ho sognato sempre diavere, su questa collina, persone che si consacrano alSignore, capaci di vivere come colombe e con ungrande spirito di espiazione per le anime; personeche potrebbero essere provate ed essere capaci diaccettare di venire accusate di una cosa che nonhanno fatto, capaci di offrire tutto al Signore insconto dei propri peccati. Religiose impegnate nellapropria santificazione e pronte a fare da parafulminiper le anime. Io vedevo la nostra Casa nel mezzo diquesta campagna come il “parafulmine” dellefamiglie e delle persone che sarebbero venute finqui. Infatti chi non ha in famiglia qualche personaper la quale pregare o riparare? Chi non ha un padreo una madre, un fratello o qualche parente per ilquale supplicare il Signore perché lo aiuti!

Così vi vedevo “figlie parafulmini” delle famiglie e ditutte le anime che verranno in questo Santuario esempre disposte a intercedere presso l’AmoreMisericordioso del Signore perché tutti coloro chearrivano qui, tristi e sconsolati, non tornino a casasenza aver sperimentato il conforto del Signore.Vedendo quelli che vengono al Santuario inparticolare quelli che sono venuti ieri... vi confido diaver passato la giornata di ieri in una grandesofferenza. Perché? Cosa provavo? Forse le figlie nonsi stanno santificando? Forse i miei figli non sicomportano come dovrebbero? No! Ma era tantissimala miseria morale di quella gente, che ho provatoenorme sofferenza. Mentre usciva una persona el’altra entrava, dicevo: “Signore, perdonali, mostratiPadre misericordioso verso queste anime chevengono qui. Alcuni dall’Argentina, altri da una partee dall’ altra... Signore dona loro la tua pace e la tuabenedizione, fa’ che inizino una nuova vita e ti diano

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

dagli scritti di madre speranza

3

tanta gloria”. Così ho pregato ieri e i giorniprecedenti, vedendo le tante e grandi miserie dellepersone che vengono al Santuario dell’AmoreMisericordioso.

Per questo vi chiedo di essere dei “parafulmini” dellagiustizia del Signore col vostro lavoro e con la vostravita; siamo in molte e se ci uniamo in questo ideale,tratterremo l’ira del Signore contro queste animeche tanto Lo offendono. Se qualcuna alzandosi dice:Signore, ti offro il mio lavoro in riparazione delleanime che vengono al tuo Santuario. Un’altravestendosi dice: la mia vita e le mie sofferenze abeneficio della mia famiglia e in riparazione delleoffese che ricevi da chi non ti conosce e che il miosacrificio ti dia tanta gloria. In questo modo seciascuna al mattino, svegliandosi, facesse ilproposito di non negare nulla al Signore, inriparazione per le anime che vengono qui,avviluppate dal fango... il Signore ne sarebbecontento. (La Madre nel 1967; El pan 21,1150-1152)

32 Questo mi ha spaventato moltissimo, perché non sapevo né cosa metterci, né tan-to meno cosa fare. Ho cominciato a piangere come una bambina e la pena mi soffoca-va, non tanto perché non volessi fare ciò che il buon Gesù mi chiedeva, ma perché nonme ne sentivo capace e so che non riuscirò a fare niente di buono.

34 30 marzo 1929. Ieri notte mi sono distratta e il buon Gesù, come sempre dabuon padre e con una pazienza inesauribile, mi ha detto di smettere di soffrire e chenon devo fare altro che scrivere quanto mi detterà, senza preoccuparmi del risultato epoi estrapolare quanto riguarda la prossima fondazione delle Ancelle dell’Amore Miseri-cordioso.

... dal Diario di Madre Speranza ... 10

L’Amore Misericordioso - aprile 20184

la Parola di Papa FrancescoPapa Francesco

Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae Giovedì, 22 marzo 2018

Dio ama ciascuno di noi «come unpadre e come una madre»: perricordarlo Papa Francesco ha

suggerito l’immagine di quel delicato fio-re chiamato proprio «non ti scordar dime» che in Argentina si regala allemamme nel giorno della loro festa: «dicolore azzurro soave se la mamma è vi-va e di colore viola se la mamma è de-funta». Perché proprio «come una mam-ma» Dio, «fedele nella speranza», non siscorda mai di un suo figlio, ha affermatoil Pontefice nella messa celebrata giove-dì mattina, 22 marzo, a Santa Marta.

«Alle porte della settimana santa — hafatto subito presente il Papa — la Chiesaci fa riflettere sul Signore che non di-mentica, sul nostro Dio fedele». E infatti«abbiamo ripetuto nel salmo (104): “Il Si-gnore si è sempre ricordato della sua al-leanza”». Il Signore, ha rilanciato il Pon-

tefice, «mai dimentica, mai,perché Lui è fedele, non puònon essere fedele: Lui è la fe-deltà».

«Nella prima lettura — ha spie-gato Francesco facendo riferi-mento al libro della Genesi(17, 3-9) — c’è il racconto delcambio di nome di Abramo,

Dio ama ciascuno comeun padre e come unamadre

la Parola del Papa

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 5

quando il Signore gli dice: “Quantoa me, ecco, la mia alleanza è conte”». Dunque, Dio non farà un’al-leanza «con quelli, no: con te». Ec-co, allora, che «il Signore fa un’al-leanza con Abramo, un’alleanzache si allargherà, si allungherà; nel-la storia diventerà un popolo: unpopolo che ne ha fatte tante».

Del resto «i peccati del popolo li co-nosciamo» ha affermato il Papa:«Tante volte, nel deserto, dopo la li-berazione dall’Egitto, l’idolatria, lecose che ha fatto il popolo». Eppure«il Signore è fedele». E «questa èl’immagine che la Chiesa vuole pernoi all’inizio della settimana santa:noi andremo in cammino col Si-gnore fedele, che ci ha scelti, chemi ha scelto e non si dimentica dime, perché Lui ha quell’amore vi-scerale, che non fa dimenticarsi».Proprio «questa è la fedeltà di Dio».

«Nella mia terra — ha confidatoFrancesco — c’è un fiore piccolinoche si regala alle mamme il giorno»della festa «della mamma e ha duecolori: un azzurro soave per lemamme vive, e un viola per lemamme defunte». Sì, questo fiore«ha due colori e si chiama no me ol-vides — non ti scordar di me, nonscordarti di me».

Proprio «questo è l’amore di Dio,come quello della mamma: Dionon si scorda di noi, mai, non può,è fedele alla sua alleanza». Certa-mente, ha aggiunto, «questo ci dàsicurezza» tanto che «di noi possia-mo dire “ma, la mia vita è tanto

brutta, sono in questa difficoltà, so-no un peccatore, una peccatrice”».Però «Lui non si dimentica di te,perché ha questo amore visceraleed è padre e madre: tutto lì». E «conquesto amore noi entriamo nellasettimana santa».

«E poi questa fedeltà di Dio ci portaalla gioia» ha spiegato il Pontefice,riproponendo il contenuto del pas-so evangelico di Giovanni (8, 51-59), proposto oggi dalla liturgia: èesattamente «quello che Gesù ri-spose ai giudei: “Abramo vide ilmio giorno, esultò nella speranza”».Dunque «la nostra gioia è esultarenella speranza». Forse «perché iosono buono? No, perché Lui è fede-le».

«Esultare nella speranza» ha insisti-to il Papa, perché «ognuno di noi sache non è fedele, nessuno di noi èfedele, ma Lui sì». Ecco «la nostrasperanza e la nostra gioia: la sua fe-deltà che ci prende per mano enon ci lascia, non ti lascia». A que-sto proposito Francesco ha suggeri-to di pensare «al buon ladrone: ilDio fedele non può rinnegare sestesso, non può rinnegare noi, nonpuò rinnegare il suo amore, nonpuò rinnegare il suo popolo, nonpuò rinnegare perché ci ama». E«questa è la fedeltà di Dio».

Proseguendo nella sua meditazio-ne, il Pontefice ha spiegato anchel’atteggiamento giusto da tenere«quando noi ci accostiamo al sacra-mento della penitenza: per favore,non pensiamo che andiamo alla

tintoria a togliere le sporcizie, no».Piuttosto noi «andiamo a riceverel’abbraccio di amore di questo Diofedele, che ci aspetta sempre. Sem-pre!». E «questo ci porta alla gioia, aesultare in speranza». Proprio «conquesto sentimento noi dobbiamoincominciare la settimana santa: ilsentimento di un Dio che non siscorda di noi, che è fedele nellasperanza».

«C’è un’ultima cosa» ha affermatoancora il Papa: «Il Vangelo di oggifinisce con un versetto interessan-te, dice che questi dottori della leg-ge “allora raccolsero delle pietreper gettarle contro di lui; ma Gesùsi nascose e uscì dal tempio”». Lepietre, dunque, «per lapidare i pec-catori». Invece «la fedeltà a Dio mailapida un peccatore».

«Le pietre per oscurare la veritàdella resurrezione, davanti al sepol-cro, chiusa lì; le pietre per uccide-re» ha rilanciato Francesco. «Ma senoi non riconosciamo la fedeltà diDio, lo stesso Signore ci dice: “Gri-deranno queste pietre, saranno piùforti di noi”».

«Io non vorrei aggiungere qualchecosa: è tanto chiaro questo» ha con-cluso il Papa, esortando: «incomin-ciamo la settimana così: Lui è fede-le, Lui mi conosce, Lui mi ama,mai mi lascerà solo, mi porta permano: cosa posso volere? Cosa dipiù? Cosa devo fare? Esulta in spe-ranza, esulta nella speranza, per-ché il Signore ti ama come padre ecome madre».

(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, AnnoCLVIII, n.067, 23/03/2018) © Copyright - LibreriaEditrice Vaticana

la Parola del Papa

L’Amore Misericordioso - aprile 20186

7L’Amore Misericordioso - aprile 2018

la parola dei padri

Senza dubbio ogni azione di Cri-sto è fonte di gloria per la Chie-sa cattolica; ma la croce è la glo-

ria delle glorie. È proprio questo chediceva Paolo: Lungi da me il gloriarmise non nella croce di Cristo (cf. Gal 6,14).

Fu certo una cosa straordinaria chequel povero cieco nato riacquistassela vista presso la piscina di Sìloe: macos’è questo in paragone dei ciechi ditutto il mondo?

Cosa eccezionale e fuori dell’ordinenaturale che Lazzaro, morto da benquattro giorni, ritornasse in vita. Maquesta fortuna toccò a lui e a lui sol-tanto. Che cosa è mai se pensiamo atutti quelli che, sparsi nel mondo in-tero, erano morti per i peccati?

Stupendo fu il prodigio che moltipli-cò i cinque pani fornendo il cibo acinquemila uomini con l’abbondanzadi una sorgente. Ma che cosa è que-sto miracolo quando pensiamo a tutticoloro che sulla faccia della terra era-no tormentati dalla fame dell’igno-ranza?

Così pure fu degno di ammirazione ilmiracolo che in un attimo liberò dalla

sua infermità quella donna che Sata-na aveva tenuta legata da ben diciot-to anni. Ma anche questo che cos’èmai in confronto della liberazione ditutti noi, carichi di tante catene dipeccati?

La croce sia la tua gioiaanche in tempo dipersecuzione

san Cirillo di Gerusalemme, vescovo

(Catech. 13, 1. 3. 6. 23; PG 33, 771-774. 779. 799. 802)

La gloria della croce ha illuminatotutti coloro che erano ciechi per la lo-ro ignoranza, ha sciolto tutti coloroche erano legati sotto la tirannide delpeccato e ha redento il mondo inte-ro. Non dobbiamo vergognarci dun-que della croce del Salvatore, anzigloriàmocene. Perché se è vero che laparola «croce» è scandalo per i Giu-dei e stoltezza per i pagani, per noi èfonte di salvezza. Se per quelli chevanno in perdizione è stoltezza, pernoi che siamo stati salvati, è fortezzadi Dio.

Infatti non era un semplice uomo co-lui che diede la vita per noi, bensì ilFiglio di Dio, Dio stesso, fattosi uo-mo. Se una volta quell’agnello, im-molato secondo la prescrizione diMosè, teneva lontano l’Angelo ster-minatore, non dovrebbe avere mag-giore efficacia per liberarci dai peccatil’Agnello che toglie il peccato delmondo? Se il sangue di un animaleirragionevole garantiva la salvezza, ilsangue dell’Unigenito di Dio non do-vrebbe recarci la salvezza nel verosenso della parola?

Egli non morì contro la sua volontà,né fu la violenza a sacrificarlo, ma sioffrì di propria volontà. Ascolta quel-lo che dice: Io ho il potere di dare lamia vita e il potere di riprenderla(cfGv 10, 18). Egli dunque andò in-

contro alla sua passione di propriavolontà, lieto di un’opera così subli-me, pieno di gioia dentro di sé per ilfrutto che avrebbe dato cioè la sal-vezza degli uomini. Non arrossivadella croce, perché procurava la re-denzione al mondo.

Né era un uomo da nulla colui chesoffriva, bensì Dio fatto uomo, e co-me uomo tutto proteso a conseguirela vittoria nell’obbedienza. Perciò lacroce non sia per te fonte di gaudiosoltanto in tempo di tranquillità, maconfida che lo sarà parimenti neltempo della persecuzione. Non ti av-venga di essere amico di Gesù solo intempo di pace e poi nemico in tempodi guerra. Ora ricevi il perdono deituoi peccati e i grandi benefici delladonazione spirituale del tuo re e così,quando si avvicinerà la guerra, com-batterai da prode per il tuo re.

È stato crocifisso per te Gesù, chenulla aveva fatto di male: e tu non tilasceresti crocifiggere per lui che fuinchiodato sulla croce per te? Non seitu a fare un dono, ma a riceverlo pri-ma ancora di essere in grado di farlo,e in seguito, quando vieni a ciò abili-tato, tu rendi semplicemente il con-traccambio della gratitudine, scio-gliendo il tuo debito a colui che pertuo amore fu crocifisso sul Golgota.

8

la parola dei padri

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 9

Forse qualcuno ricorderà l’in-tenso momento di preghieravissuto il 30 aprile dello scorso

anno, quando arrivarono al San-tuario le reliquie dei corpi dei santiLuigi e Zelia Martin, genitori diSanta Teresa di Lisieux. Ad acco-glierle con gratitudine il Rettore P.Ireneo Martin fam, insieme alla Fa-miglia dell’Amore Misericordioso enumerosi pellegrini. P. Ireneo scris-se allora sulla Rivista: “I resti mor-tali di due genitori Santi, con una fi-glia Santa, ci fanno ricordare quel mi-sterioso incontro a Santomera (Mur-cia) tra S. Teresa di Lisieux e la piccolaSperanza nel passaggio del testimonedel messaggio dell’Amore Misericor-dioso” (n. 5/2017).I progetti di Dio partono da lontano esono preparati da Lui, giorno dopogiorno, ora seguendo le vie ordinarieora quelle straordinarie. Così, la picco-la María Josefa (questo il nome di bat-tesimo di M. Speranza) portò semprenel cuore una visita speciale che rice-

vette quando era a servizio presso lacasa del parroco, tanto da ricordarla adistanza di moltissimi anni. In occasio-ne dell’arrivo dalla Francia della statuadi S. Teresa di Lisieux - che tutt’ora sivenera in Basilica - M. Speranza rac-contò a P. Arsenio la visione avuta inSpagna e concluse il racconto dicen-do: “Lei mi disse: ‘Vedi bambina, iosono venuta a dirti da parte del BuonDio che tu dovrai cominciare da doveho finito io’. E mi parlò a lungo delladevozione all’Amore Misericordiosoche avrei dovuto diffondere in tutto il

pastorale familiareMarina Berardi

Santitàfamiliare:unacalamita!

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

mondo. A un certo punto mi voltai ela suora non c’era più. Era proprio Lei,sa! Era proprio Lei! E dicendo questoadditava la statua di Santa Teresa delBambin Gesù”.La Provvidenza di Dio, che va trac-ciando la storia spesso in modo a noiimpercettibile, sembra aver volutosuggellare questo incontro quando,durante il Grande Giubileo del 2000,giunsero a Collevalenza le reliquie diTeresa de Lisieux. Si è trattato di unincontro, sia pure insolito, avvenuto lìdove riposa il corpo di Madre Speran-za. Nella vita non si sono conosciute,ma sono state unite da una missione,da un ideale1. Le ha unite non soloun legame affettivo ma, soprattutto,un impegno appassionato nella rea-lizzazione di un progetto pensato daDio per l’umanità e affidato loro nel-lo scorrere della storia. Entrambehanno avuto famiglie generose esante che hanno trasmesso lorol’amore a Gesù e ai fratelli. In questoclima è maturata la loro scelta, quelladi una vita totalmente consacrata alSignore. La famiglia è la prima culladi ogni vocazione all’amore.Luigi e Zelia Martin sono i primi santiad essere stati canonizzati dalla Chie-sa come coppia e con la loro vita an-cora oggi testimoniano il valore e laforza che sgorgano dal sacramentodel matrimonio. Dio continua a par-larci anche attraverso la loro santità.“Essere Santi – si legge nel sito uffi-ciale2 - significa lasciarsi attraversare

dalla luce di Cristo per irradiarla at-torno a noi. La Santità di Luigi e ZeliaMartin ha permesso alla luce di Cri-sto di risplendere durante tutta la lo-ro vita. La loro quotidianità è stataimpregnata dalla fede in Dio per es-serne testimoni verso il prossimo edin particolare verso i loro figli”.Sebbene Luigi e Zelia siano stati co-niugi e genitori nel millennio scorso,non è difficile ritrovarsi nella loro sto-ria e negli aspetti più quotidiani dellavita: “Desiderio di consacrarsi a Dio,matrimonio in età più avanzata, pre-occupazioni per la sopravvivenza el’avvenire dei propri figli, Leonia bam-bina difficile, difficoltà economiche eprofessionali, inquietudini legate alleincertezze politiche dello Stato, cancroal seno per Zelia, una malattia che

(cf. P. Mario Gialletti, Rivista L’Amore Misericordio-so 6/2000)2 http://louiszeliemartin-alencon.fr/it/spiritualite-et-famille/

10

pastorale familiare

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

provoca gravi turbe mentali nella vec-chiaia di Luigi”3, la vedovanza…La santità di questi coniugi, insieme aquella di Santa Teresa di Gesù Bambi-no, la definirei la “calamita” che haattirato e mosso una coppia di amici,Paolo e Cristina, a scegliere di vivereuna splendida avventura che conti-nua ancora oggi. Li avevo incontratiin occasione del passaggio delle reli-quie dei coniugi Martin al Santuario eli ho rivisti con gioia alcune settimanefa. Al loro rientro in Francia hannomantenuto la promessa di condivide-re con noi qualcosa della loro storia.“Ci chiamiamo Paolo e Cristina, sia-mo italiani, ci siamo conosciuti il 12maggio del 2011 e ci siamo sposati il1° ottobre dello stesso anno, permettere il nostro amore sotto la pro-tezione di Santa Teresa di Gesù Bam-bino. In un primo momento lo abbia-mo definito un colpo di fulmine, mapoi, lasciando crescere la nostra fedeassieme al nostro amore, abbiamosentito forte e chiaro che era un verodono di Dio e Lui ha i suoi tempi chenon somigliano per nulla ai nostri. Sivede che con noi aveva fretta. Quando abbiamo saputo che la Chie-sa propone al mondo i coniugi Zelia eLuigi Martin come modello concretoe vero di coppia che ha vissuto la bel-lezza del Sacramento del matrimoniotra di loro, con i figli, nel lavoro, nellaloro città, in parrocchia, abbiamosentito un forte interesse a conoscerlimeglio. Per questo, dopo un periododi riflessioni e discernimento tra dinoi, abbiamo deciso di andarli a co-noscere da vicino, a casa loro.

Proprio lì, ad Alençon, in Normandia,nella casa ove hanno vissuto il loroamore assieme alle loro figlie, abbia-mo compreso il grande dono che Dioci aveva fatto riservando Paolo a me,e me per Paolo, e regalandoci il Suoamore immenso per poterci amaretra di noi come solo Lui sa fare.Questa consapevolezza ci ha travoltial punto tale che non siamo più riu-sciti a tenere questa scoperta soloper noi: andava donata agli altri! Ec-co perché, il 7 gennaio del 2017, ab-biamo lasciato la nostra vita in Italia,ove siamo un avvocato ed un medicoveterinario, chiuso casa e da allora...abbiamo scelto di metterci a serviziodel Signore, dove Lui vorrà mandarciper risvegliare la gioia del Matrimo-nio e la forza dell’Amore di Dio perciascuno dei suoi figli.

3 http://louiszeliemartin-alencon.fr/it/la-famiglia-martin/

11

pastorale familiare

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

Per ora il Signore ci ha chiamati pres-so il Santuario della Famiglia di Alen-çon, che sorge nella casa dei SantiSposi Luigi e Zelia Martin, papà emamma di Santa Teresa di GesùBambino. Non riusciamo a raccontarvi tutto ciòche viviamo ma se vorrete rimanereaggiornati su quanto accade qui po-trete sempre curiosare sul sito delSantuario (www.louisetzelie.com). Eper venire a trovarci o fare un bel pel-legrinaggio in coppia o in famiglia,non esitate a contattarci ([email protected]). Il 3 marzo scorso siamo ritornati alSantuario di Collevalenza e appena siarriva si viene sempre avvolti da unaspeciale serenità data dalla consape-volezza che quella è la Casa del-l’Amore Misericordioso di Dio. Mari-na ci ha accolti con un gran sorriso eci ha offerto un caffè che per noi, inquesto periodo che viviamo in Fran-cia, è un lusso sfrenato...Abbiamo chiesto al Rettore, Padre Ire-neo, di conoscerci un pochino meglioperché secondo noi sarebbe moltobello pensare di organizzare qualcheincontro per la coppia e la famigliaproprio a Collevalenza, in un Santua-rio in cui si riesce in un modo del tuttoparticolare a percepire la carezzadell’Amore di Nostro Signore che siesprime anche nella dolcezza delle ca-rezze tra un uomo ed una donna; nel-la presenza costante di Gesù in mezzoagli sposi in virtù del Sacramento cheli unisce e che li rende, a loro volta,protagonisti della creazione; nella gra-tuità di un perdono che rigenera;nell’abbraccio di un Dio che è Padrebuono e tenera Madre.Siamo rimasti sorpresi e affascinati

dalla storia di Madre Speranza rac-contata anche attraverso il nuovopercorso multimediale che viene pro-posto a Collevalenza e siamo partiticon la voglia di tornare presto e diportarvi un pochino con noi... Un grande abbraccio. Cristina e Pao-lo”.Forse è solo un sogno ma nessuno ciimpedisce di coltivarlo e, chissà, ungiorno anche di realizzarlo con un“viaggio formato famiglia”: accoglie-re l’invito rivoltoci da Paolo e Cristinadi un pellegrinaggio Alençon. Lomettiamo nelle mani dei santi coniugiMartin e della loro figlia Teresa, im-maginando che Madre Speranza, inqualche modo, possa così ricambiareloro la visita, portando in pellegrinag-gio con noi ad Alençon una sua reli-quia. I tempi sono di Dio ma… so-gnare si può!

12

pastorale familiare

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

PREGHIERA DI UNIONE

P erché venga completamente annientato l’orgoglio e distrutto l’amor proprio, oltreall’impegno personale è necessario un vero e proprio intervento divino.

“L’anima che vuole amare Gesù, con frequenza sperimenterà gravi tribolazioni, aridità dispirito, scoraggiamenti, tentazioni e, peggio ancora, sarà privata di ogni consolazione e gravatadal dubbio di non essere gradita a Dio. Questo è terribile, sono prove durissime. Tuttavia maideve dimenticare che tutto ciò lo permette un Padre che l’ama e vuole purificarla attraversola sofferenza per unirla di più a Sé” (El pan 5,48)

La nostra debole natura, imprigionata nell’egoismo che ci fa amare disordinatamente soltantonoi stessi, per imparare il vero amore deve impegnarsi nella preghiera.“Perché cresca in noi l’amore e la carità, dobbiamo pregare. Nella preghiera infatti si imparaad amare. Proprio lì, a tu per tu con Gesù, uniti a Lui in dolce e intima familiarità, l’animasperimenta la bontà, l’amore e la carità di Dio. Lì si impara a rinnegare se stessi, a frenarel’orgoglio e la superbia. Lì dobbiamo anche imparare ad unirci al buon Gesù”. (El pan 15,99)

E avere il coraggio di sostenere le purificazioni passive del Signore. “…spesso il buon Gesù ci manda l’aridità per distaccarci dalle creature e perfino dallo stessodiletto che sperimentiamo nella preghiera per concentrare il nostro amore solo per Lui. L’ariditàè la privazione delle consolazioni spirituali e sensibili che favoriscono la meditazione e l’eserciziodelle virtù. Così nell’aridità sperimentiamo che, nonostante tutto l’impegno nel fare bene lapreghiera, non sentiamo soddisfazione, ma piuttosto stanchezza e noia”. (El pan 9, 268-69)

“Non dobbiamo avvilirci se, dopo un periodo più o meno lungo di consolazioni, Gesù sicompiace di immergere la nostra anima nell’oscurità della notte, forse quando meno ce loaspettiamo. Non dovete pensare che Gesù si sia stancato di voi; ma al contrario: se vi ha toltola grazia della devozione sensibile e le altre consolazioni che prima vi donava, lo ha fatto pergli altissimi fini della sua gloria e per il bene della vostra anima”. (El pan 2,17)

“Solo l’assenza di Gesù può far soffrire l’anima che ama e in tutto vede la volontà divina. E’unvero martirio: va alla preghiera e non può esprimersi, né rientrare in se stessa, si sente colmadi pena e di fastidio. Esce dalla chiesa e rimane tutto il giorno afflitta perché non sente Gesù,teme di averLo offeso. Ciò è per lei un martirio orrendo che però le apporta un gran bene, eGesù ne gode. (El pan 2, 111)

Maria Antonietta Sansone

Gesù, Fonte di vita, fa’ che gustando di Te, io non abbia altra sete che di Te

Un ulteriore simbolo attribuito all’acqua è quello utilizzato dai Maestri di spirito per parlaredella preghiera, che può zampillare e dissetare all’improvviso senza fatica, per puro dono di Dioo come ricompensa ad una lunga, faticosa e perseverante ricerca. Come l’acqua la preghieraè dono e insieme conquista, e poiché non si può improvvisare e necessita di tutta la nostracollaborazione, proveremo a imparare a pregare alla scuola di Madre Speranza

36

Acqua dell’Amore Misericordioso

13

L’Amore Misericordioso - aprile 201814

Verso una cultura della misericordia

Il carattere locativamen-te ampio delle Opere diMisericordia spirituale èben osservabile nella se-conda di queste: inse-gnare agli ignoranti.Sappiamo infatti che adifferenza di quelle cor-porali, desunte da Mt25, le spirituali non han-no un preciso ed unico brano biblico di rife-rimento, ma trovano invece posto in atteg-giamenti, predisposizioni, inviti disseminatiin tutto il Testo Sacro. Ciò diviene particolar-mente evidente, come si diceva, per la se-conda opera; basti considerare che, nellastoria onomastica della Bibbia, il termineebraico Toràh equivale propriamente ad in-segnamento1.A questa ampiezza di collocazione, che nonva a detrimento, bensì è per il cristiano veroe proprio vantaggio, si aggiunge la labilitàdelle qui intese figure di insegnante, discen-te-ignorante e del contenuto d’apprendi-mento.

1. Quale sapienzaNel chiederci cosa prema insegnare secondol’opera di misericordia, agli occhi del cristia-

no può emergere una ti-mida, approssimativasuddivisione in due ma-crocategorie: 1) le veritàdella Fede; 2) le scienzeconcernenti il mondocontingente, ivi compre-se natura, umanità e,nella strada che le con-nette, la tecnica. In real-

tà, non v’è collisione fra le due, ed una cesu-ra netta comporta il disincanto delle primeed inutilità delle seconde.Da una parte, infatti, l’uomo è inserito in unpreciso contesto storico e spaziale; ha ne-cessità di esprimersi attraverso un linguag-gio per manifestare i propri bisogni primari,ivi compreso il pensiero, il sentimento, ilSenso. La sua vita è ritmata da precisi mec-canismi biologici intestini ed anche esterni:dallo spazio cosmico e le sue relazioni, alquartiere della sua città nel proprio Stato.Quest’ultimo, adotta delle norme ben preci-se, forse in una rete internazionale, chescandisce l’organizzazione della vita di ognisingolo: tempi di pensionamento, scuole del-l’obbligo, la moneta come merce di scambio.L’uomo non può dunque prescindere dallaconoscenza dell’ambiente e dalla memoriastorica.Allo sguardo della Fede ciò si fa tanto più1 Vedasi, fra le tante fonti esemplificative: Pr 4, 1-2; Es 24, 12.

Insegnare agliignorantiDI GIULIA ONORI

A cura del CeSAM una serie di riflessioni sulle sette Opere di misericordia spirituale (2)

vero, in quanto ogni cristiano è chiamato apercorrere le vie del mondo, senza apparte-nergli.Per capirlo, si guardi alla storia del reale chela Bibbia testimonia: l’uomo è stato creatoin un meraviglioso mondo pensato in suafunzione, di cui viene subito reso custode.Dio conduce a lui ogni sorta di animale,quasi giocosamente curioso di sapere qualenome l’uomo avrebbe attribuito ai suoicompagni2. In questo primo passaggio c’ègià molto: dare un nome nella tradizioneebraica significa guadagnarsi uno stato diproprietà (quante volte il Signore ha “sug-gerito” il nome dei santi nascituri alle viavia particolari coppie di genitori?), ma an-che una capacità di lettura dell’essenza.Qui, cioè, l’uomo riceve da Dio una naturache è rimando alla Sua azione, alla Sua cu-ra, ne è traccia; d’altro canto, è invitato acoglierne l’essenza, già d’impatto discepolodel linguaggio divino che guarda alla pro-fondità.In seguito alla caduta dell’uomo, la corru-zione investe anche il mondo naturale: en-trambi sottoposti alla caducità, vengonocollocati nel tempo. L’uomo non perde lacustodia della natura, che anzi viene enfa-tizzata: deve imparare a conoscerla più afondo ed in una nuova veste, perché è chia-mato a prendersene cura.Al contempo, Dio Si manifesta in ricorrentiluoghi geografici (alti monti, corsi d’ac-qua,..); accetta offerte naturali (raccolto, be-stiame); la Sua prima rivelazione avviene inun roveto, ad Elia si manifesta nella brezza;i Suoi prodigi si palesano nella naturastraordinariamente (come l’apertura delMar Rosso), ma anche ordinariamente, nelfatto, cioè, che la vita continua ad abitarenel mondo. Tanti sono gli esempi, che la tra-dizione ebraica sintetizza nel concetto di

kabod: letteralmente, la gloria di Dio, ossiala Sua presenza, inabita il mondo, che a suavolta la testimonia e la manifesta.Giungendo al Nuovo Testamento, questaGloria presenzia nel mondo nella carne delCristo e, con segni e prodigi, non lo abban-donerà attraverso la discesa pentecostale.Per di più, come per il peccato, l’opera diRedenzione investe l’uomo quanto il mondocontingente, con la promessa di un futuroeterno, di pace, alla presenza di Dio. Si rin-nova così il vigore dell’asserzione del teolo-go Karl Rahner: «Dio e il mondo sono dive-nuti una cosa sola»3.Sullo sfondo del mistero rivelato, dunque,verità di fede e verità naturali s’intreccia-no4: l’uomo, pellegrino nel tempo, è attorelibero in una storia che si svolge in un preci-so, ricco contesto spaziale, attraverso l’azio-ne delle varie culture, che deve conoscereper poter bene amministrare e custodire.Ciò ha diretta ricaduta su se stesso: la sto-ria risente dello spazio e viceversa (rischiambientali, malattie, che portano a migra-zioni, nuove politiche, povertà).Arriviamo dunque ad una prima certezza:l’uomo deve imparare a custodire e custo-dirsi. Per farlo, non può prescindere dai dueversanti di conoscenza che abbiamo enu-cleato. La conoscenza delle leggi della natu-ra e delle tecniche utili ad interfacciarvisi ècondizione necessaria ma non sufficiente aben amministrare, e questo ben lo chiarificauno sguardo, anche rapido, al mondo con-temporaneo, dal quale emerge a tinte fortiun disequilibrio dell’intreccio conoscitivo a

2 Gen 2, 18-19.

3 KARL RAHNER, Sul problema dell’evoluzione del dogma, inSaggi teologici, Paoline, Roma 1965, p. 278.4 Rintracciare nel mondo e nelle sue scienze Dio non èasserzione ardita: «resta fermo che dal mondo e dalla suastruttura spirituale traspaiono l’originario pensiero creatoree la sua potenza fondante» JOSEPH RATZINGER, Introduzione alCristianesimo, Queriniana, Brescia 2005, p. 247.( Ratz, Introcrist, p. 247)

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 15

verso una cultura della misericordia

vantaggio delle scienze contingenti ed unasempre maggiore incidenza di disastrosi ef-fetti sull’uomo e sulla natura.L’uomo, in generale e nella singolarità, haallora bisogno di praticare un onesto rico-noscimento del proprio stato d’ignoranza,non tanto nozionistica quanto del Beneoperare, scoprendosi primo beneficiario del-l’opera di misericordia in considerazione.

2. Il nostro aiuto viene dal SignoreAlcune piste sembrano venire in soccorso diquest’ignoranza della buona custodia di sée del mondo.La prima, anche in forza delle suggestionidella Dei Verbum5, è il confronto con la Pa-rola6. Chiosando, potremmo definire la Bib-bia magistra vitae.L’intero suo corpus si snoda come la storiadel dialogo, sempre attuale e in fieri, fra Dioe l’uomo, in cui il Primo insegna a farSi co-noscere e riconoscere, a farSi cercare, po-nendo nel cuore dell’uomo la ricerca di Sen-so. In una storia di contatto e cadute, nel-l’AT l’uomo risponde con l’incessante richie-sta della Sapienza, fra il suo travisamento(la bramosia adamitica del frutto, intesa co-me tentativo di acquisire un’autonomia, an-che cognitiva, a tutto campo), al contrap-punto della denuncia-annuncio ispirata, chei profeti riservano a quest’atteggiamento erivolgono alla vera Sapienza. Un’altalena,dunque, fra riconoscimento e disconosci-mento del volto di Dio7.Il NT risponde con un punto fermo, il Diofatto uomo, che rivela una volta per tutte il

significato di Sapienza: amare, come Dio haamato8; la Sapienza è sapienza del cuore(Sal 89, 12), Verità che vuole edificare l’uo-mo.Si può allora pensare alla Bibbia come l’ap-passionata pedagogia divina dispiegata neltempo nella storia della relazione fra Dio el’uomo. Un percorso, cioè, in cui Dio svolge,volta per volta, attuando linguaggi peculia-ri, un attento lavoro di traduzione e disvela-mento del Senso per l’uomo che deve impa-rare a guardare per vederLo, che deve esse-re educato al Suo riconoscimento. Questonon secondo un percorso misterico, che gra-dualmente infonde nozioni, ma nell’appellosempre più concreto ad una conversione delcuore9. Quest’ultimo può rivestirsi di unaportata di sguardo capace di vincere la limi-tatezza della nostra percezione10.Sullo sfondo, una precisa destinazione:quella di un progresso del mondo che puòessere sempre migliorato dall’azione del-l’uomo, come ci ricorda Papa Francesco neinumerosi discorsi che si appellano all’operamisericordiosa da parte di ciascuno.

5 Si ricordi che «ignoranza delle scritture è ignoranza diCristo» DV 25.6 Sal 19, 8 recita: «la testimonianza del Signore rendesaggio il semplice»; le Scritture, sacramento della parola diDio, sono destinate alla nostra istruzione (Rm 15,4) e«hanno la potenza di istruire in ordine alla salvezza, che siottiene mediante la fede» (2Tm 3,15).7 Esemplificativo di questa travagliata ricerca è il Salmo 119.

8 Vedasi Gv 13, 34-35. Significa «che il dialogo di Dio conl’uomo, l’abbandonarsi di Dio all’umanità ha raggiunto ilsuo traguardo in Gesù, l’uomo che è Dio. In questo dialogonon si è trattato e non si tratta tanto di dire qualcosa, otante cose, quanto piuttosto di dire se stesso attraverso laparola. Sicché il suo intento non è raggiunto quando è statacomunicata la maggiore quantità possibile di nozioni, bensìquando grazie alla parola appare evidente l’amore, quandonella parola i “tu” vengono tra loro a contatto. Il senso deldialogo non sta in un terzo elemento, in un sapereoggettivo, bensì negli stessi interlocutori. Si chiama: unione»RATZINGER, Introduzione al Cristianesimo, cit. p. 253.9 Cfr: «questa sarà l’alleanza che concluderò con la casad’Israele dopo quei giorni -oracolo del Signore-: porrò la mialegge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io saròil loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno piùistruirsi l’un l’altro, dicendo “Conoscete il Signore!” perchétutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande -oracolodel Signore-, poiché io perdonerò la loro iniquità e nonricorderò più il loro peccato» Ger 31, 33-34.10 Alla tua luce, Signore, vediamo la luce (Sal 35, 10), oltre lanebbia simulata dalla nostra comprensione mediata, confusa(1 Cor 13, 9-12).

L’Amore Misericordioso - aprile 201816

s t u d i

Questa sapienza ha segnato l’uomo nelproprio intimo e nella sua storia globale;detto altrimenti, la Rivelazione ha in-segna-to all’uomo come vivere la relazionalità chelo circonda e lo abita, attribuendogli la re-sponsabilità di trasmettere la testimonianzadi questa pedagogia divina al prossimo pre-sente, al prossimo del futuro. Questa è al-tresì la descrizione del meccanismo della fe-de: la testimonianza di quanto si è appresodai propri precursori nel corso della propriavita e della propria formazione, rivolta a chiancora non abbia ricevuto questa memoria,come neofiti e bambini, o che l’abbia forsedimenticata.Ciò significa non solo che abitare il mondonon avviene secondo una mera spon ta -neità11, ma che l’educazione alla vita è unapedagogia dell’amore e del riconoscersiamati, una vera e propria educazione all’a-more che proviene dall’Alto e che l’uomonon può mai fare propria una volta per tut-te, nonché riassunta in: «corro sulla via deituoi comandi,/perché hai allargato il miocuore» (Sal 119,32).Anche in tal senso solo Gesù è vero Mae-stro12. Trattasi infatti di verità che l’uomo haappreso nel corso della storia soltanto daDio13, come testimonia la rivoluzione mora-le che l’avvento del Cristianesimo ha com-portato, in quella tensione fruttuosa fra De-calogo e Regola d’oro che porta in sé l’im-perativo della trasmissione: scoprendomiamato, tocco il contagio di questo amore, lacui esigenza intrinseca è quella di essere

praticato, condiviso, di farmi prossimo allenecessità materiali ed a quelle spirituali dichi, come il vessato sulla strada di Gerico,attende un samaritano. La Sapienza dellaCaritas, presupponendo e richiamandosempre un’alterità, vive di pratica, s’imparae s’insegna al contempo attraverso una de-vota gestualità. Così facendo, c’è sempre unaltro, oltre me, che viene beneficato da que-sto bene-amare.Si fa dunque possibile scendere un po’ più afondo nella seconda opera di misericordiaspirituale: essendo la Carità il contenuto ela forma dell’insegnamento che il cristianoin modo particolare è tenuto a trasmettere,questa sembra ricomprendere in sé la prati-ca di tutte le altre tredici opere.Senza difficoltà, si può osservare a questopunto il carattere circolare dell’insegnamentocristiano14: ciò che si è appreso viene inse-gnato, il maestro è sempre anche discente inun cammino di perfezione mai esauribile.Riattuare questa magistrale pedagogia si-gnifica pertanto rifarsi ad una serie di atteg-giamenti, che tentiamo di riassumere15.In virtù della natura circolare dell’insegna-mento, tuttavia immesso dall’Alto, e di uncammino inconcludibile, il cristiano maestroin quanto testimone e il catecumeno che siaccinge ad apprendere vivono ed operanosotto il segno dell’umiltà d’atteggiamento econtenuto. Non possono essere contaminatidalla superbia, perché il fine del loro agire èdire all’altro, senza onerosità, con G. Mar-cel: tu non morirai mai. In tal senso, sapien-te è Maria, che ignora il proprio futuro in11 «L’uomo non trae da sé ciò che gli è più proprio; questo

gli deve pervenire come ciò che non è stato fatto da lui, chenon è un suo prodotto, bensì come una libertà che gli sta difronte e che a lui si dona» RATZINGER, Introduzione alCristianesimo, cit. p. 259.12 Gesù stesso ci ricorda che «Uno solo è il vostro Maestro, evoi siete tutti fratelli» (Mt 23,8b).13 È assai significativo, a questo proposito, meditare ladiscesa di Gesù negli inferi per liberare coloro che nonavevano potuto conoscere, avevano ignorato la Sua venuta.

14 Ulteriore spunto lo si può rintracciare nella DV 2, in cuiquesta circolarità è esplicitata nei termini degli agenti:popolo di Dio, magistero, tradizione.15 Essendo impossibile trattare il tema diffusamente nel presentecontributo, si fa un breve accenno alle caratteristichedell’insegnamento che ha suggerito Gianfranco Ravasi, rintracciandoin Nee 8 sette parole cardine dell’insegnamento: leggere, spiegare,comprendere; ascoltare, piangere, donare, celebrare.

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 17

verso una cultura della misericordia

quanto madre di Dio, ma si affida, in perfet-to rovesciamento rispetto la coppia adamiti-ca, che vuole conoscere nella solitudine diun affidamento rifuggito. La Sapienza del-l’amore è un sapere per restare piccoli. In-fatti la Carità è la proprietà organoletticadell’uomo, che rende il suo cuore misero:umile e pietoso, che mira al perdono.L’ascolto attento16 è l’unica via di riconosci-mento di Dio, di Dio in noi e di Dio nell’alte-rità. Dal riconoscimento per ascolto nasce ildialogo. Il primo si ha nel costante confron-to con le Scritture, la tradizione e la realtà,con l’assemblea liturgica e la comunità: lad-dove viviamo, riceviamo un’impronta primi-genia d’amore e lì è collocato il solco fertiledella nostra. Il terzo, come detto e in nettacircolarità, ancora una volta, con il secondo,emerge dalla necessità intrinseca dell’in-contro con un volto d’Amore, e viene predi-sposto dall’ascolto di sé e dalla tradizione,intesa come accogliere la storia che ci pre-cede e che ci è stata trasmessa. All’ascolto,si diceva, segue il dialog., Facendo tesorodella pedagogia divina, è possibile attingerealla varietà dei linguaggi attraverso i qualimi rendo comprensibile all’altro, che pog-giano tutti sulla com-passione: il saper en-trare nel vivo della storia e della carnedell’altro. In questo, un ruolo indiscutibile,strettamente intrecciato alla Verità d’amore,è la libertà, possibilità per l’altro di essereascoltato e di ascoltarmi. Circa il secondo,infine, Sant’Agostino scrive: interior intimomeo et superior summo meo17. Detto altri-menti: Dio vive non solo nella prossimitàche ci provoca, ma nell’intimità personale;uno star insieme radicale che, in ultimaistanza, educando il singolo all’ascolto, Si fariconoscere anche nell’altro.Quanto detto confluisce poi in una via di at-

tuazione del tutto personale. Tenendo amente il paragone della Parola di Dio comespada (Eb 4, 12) per il discernimento, siconsideri ciò che, proprio magistralmente18,scrive San Paolo in 1Cor 12, 4-11: vi sonopoi diversità di carismi, ma uno solo è loSpirito; vi sono diversità di ministeri, mauno solo è il Signore; vi sono diversità dioperazioni, ma uno solo è Dio, che operatutto in tutti. E a ciascuno è data una mani-festazione particolare dello Spirito per l’uti-lità comune: a uno viene concesso dalloSpirito il linguaggio della sapienza; a un al-tro invece, per mezzo dello stesso Spirito, illinguaggio di scienza; a uno la fede permezzo dello stesso Spirito; a un altro il do-no di far guarigioni per mezzo dell’unico

16 Atteggiamento primigenio della Fede.17 Confessiones III, 6, 11

18 Proprio di San Paolo è il reiterato invito a non ignorare: 1Cor 10, 1; Rm 1, 13.

L’Amore Misericordioso - aprile 201818

s t u d i

Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un al-tro il dono della profezia; a un altro il donodi distinguere gli spiriti; a un altro le varietàdelle lingue; a un altro infine l’interpretazio-ne delle lingue. Ma tutte queste cose è l’u-nico e il medesimo Spirito che le opera, dis-tribuendole a ciascuno come vuole.

Ricordando che ministerium nel suo signifi-cato etimologico indica servizio, orbene unoffrire le proprie capacità all’altro, non èfrutto del caso che le prime scuole sianosorte e siano state amministrate in ambitoecclesiale. In questo testo è infatti conden-sato, esplicitamente ed implicitamente, ilcuore dell’insegnamento, da cui possiamotrarre qualche ultima suggestione che rias-suma quanto visto.Nonostante la diversità di ruoli, passioni,

carismi che caratterizza ciascuno, ogni cri-stiano è chiamato ad essere insegnante, inquanto testimone verace, affidabile e co-erente della sapienza evangelica, riassuntanella virtù della Carità. La portata di questeindicazioni è senz’altro universale: non solola figura del docente preposto, ma ognuno,in quanto membro di un’unica, vasta comu-nità19, è chiamato ad incoraggiare il vicinoed il lontano a guardarsi dentro e rintraccia-re nel proprio cuore la Verità.Il cristiano, rovesciando l’affermazione diCaino, è cioè per vocazione custode, non in-differente, del proprio fratello, di cui è chia-mato a rispondere.L’educazione che siamo chiamati a trasmet-tere, e che abbiamo a nostra volta ricevuto,è rivolta a chiunque, consapevolmente o in-consapevolmente, ignori la radicale portatadi questo Amore modello; il Cristianesimonon è infatti una dottrina misterica, bensìguarda all’uomo nella sua interezza.Tale discorso s’inserisce nella cornice di unamisericordia concreta, dal momento che re-stituisce all’uomo la propria libertà nella mi-sura in cui dischiude la luce di un Bene checambia il mondo.Nella consapevolezza che «lampada per imiei passi è la tua parola,/luce sul mio cam-mino» (Sal 119, 105), come le verginisagge20, che imparano a far brillare al mo-do dell’attesa la propria lampada, rammen-tiamo che: essere cristiani, secondo la suaprima finalità, non è un carisma individuale,bensì sociale. Non si è cristiani perché sol-tanto i cristiani pervengono alla Salvezza,ma si è cristiani perché la diaconia cristianaha senso ed è necessaria per la storia21.

19 Non a caso, il passaggio che segue il brano su indicato è ilparagone della comunità cristiana come unico corpo diCristo: 1Cor 12, 12-30.20 Mt 25.21 Ratz, Intro, p. 240

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 19

verso una cultura della misericordia

20

Associazione Laici Amore Misericordioso

La mostra, promossa dalla Famiglia dell’Amore Misericordioso, fondatadalla Beata Madre Speranza di Gesù, ha lo scopo di far conoscere:

la figura della Beata Madre Speranza, la vita straordinaria e le opere da lei compiute in vari paesi del mondo.

La Beata Madre Speranza è Fondatrice di due Congregazioni riconosciu-te: le Ancelle dell’Amore Misericordioso e i Figli dell’Amore Misericordioso. Ad esse assegnò tre missioni apostoliche:l’annuncio dell’Amore Misericordioso, la promozione dei poveri e il so-stegno ai sacerdoti diocesani.

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

MOSTRA ITINERANTE “BEATA MADRE SPERANZA”

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 21

Associazione Laici Amore Misericordioso

La Beata Madre Speranza ha mostrato con la sua vita come l’uomo moderno possa conciliare la dimensione verticale con quella orizzontale, del rapporto con Dio e di quello con il prossimo.

Il mondo moderno ha bisogno di ristabilire i rapporti con il Signore – La Beata Madre Speranza ebbe nella sua vita un rapporto così intenso con il Signore Gesù che fin da fanciulla promise di rimanere in comunione con Lui per tutta la vita: e fu così che il Signore potè fare grandi cose in lei.

Per ricondurre gli uomini a Dio diffuse la spiritualità di Dio Padre Misericordioso che cerca i suoi figli “con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro”.E d’altro canto visse la Paternità Misericordiosa di Dio operando caritativamen-te verso i bisognosi e dando sostegno ai Sacerdoti diocesani.

Ha vissuto la sua vita di Religiosa, praticando virtù eroiche, come riconosciu-to nel processo di Beatificazione.Passata al crogiolo della sofferenza, ha accettato le grandi prove a cui la vita la sottopose, ringraziandone il Signore e vedendole come dono per conseguire un bene maggiore sia personale che comunitario.E in questa ottica superò le inimicizie, pregando addirittura per i suoi nemici. Da tutto questo scaturisce una dimensione di Santa, caratterizzata da un grande amore per il Signore, per il prossimo, per i sacerdoti diocesani e per i propri nemici.

Con la sua vita la Beata Madre Speranza ha tracciato una strada maestra per il mondo attuale, che si è perduto in viottoli contorti e che lo conducono a mete false e senza sbocco: la strada dell’Amore; Amore verso il Creatore e Amore verso il Prossimo: re-cuperando il rapporto con Dio e operando a favore degli ultimi.

Due Congregazioni, una sola famiglia

L’Amore Misericordioso - aprile 201822

Associazione Laici Amore Misericordioso

Con la sua vita santa propone al mondo la via della SANTITÀ:recuperata la comunione con Dio Padre Misericordioso, sarà lui a operare in noi ricoprendoci di doni: la nostra incapacità sarà la base perla Sua opera.E a questo proposito motivo ricorrente nella vita della Beata Madre Speranza era il suo dichiararsi “incapace” di fronte alle grandi opere proposte dall’Amore Misericordioso. E nei suoi rapporti mistici riceveva dal Signore la risposta che chiarisce la nostra grandezza: è la nostra incapacità che permette a Dio di fare opere eccezionali in noi, da cui appaia chiaramente che ad operare è il Signore che è in noi.

E infine la vita di questa Beata svela al mondo il segre-to per vivere felici: mettere l’Amore al centro del-la nostra vita, facendo TUTTO PER AMORE- per amo-re di Dio, e per amore del prossimo.Accettando tutto per amore e stando in comunionecon il Signore saremo in grado di superare i più grandiostacoli, accettandoli come un dono di amore.

Per questo motivo, L’ASSOCIAZIO0NE LAICI AMORE MISERICORDIOSO, HA VOLUTO LA REALIZZAZIONE DELLA MOSTRA

— REGOLAMENTO DI UTILIZZO —

La mostra in Roll-up è composta di n.19 pannelli, costituiti di Roll-up monofacciali,con base cilindrica di alluminio, poggiante su due piedi F.to 85X200 cm. con stam-pa a colori e didascalie esplicative. Ogni pannello è inserito in una custodia trasportabile il cui peso è di Kg. 4,7. Insieme alla mostra è possibile acquistare un libretto per ulteriori approfondimenti.

La mostra viene messa a disposizione dei richiedenti, con priorità basata sull’arrivodelle richieste. La richiesta di utilizzo dovrà essere presentata via email, via telefo-no, o via lettera al seguente indirizo:

SANTUARIO AMORE MISERICORDIOSOCOLLEVALENZA - CENTRO INFORMAZIONI;TEL. 075 895 82 82 – FAX: 075 895 82 83E-mail: [email protected]

specificando: Ente richiedente, indirizzo, telefono, referente, luogo, inizio e finedell’allestimento.

All’atto della consegna verrà illustrato come montare i pannelli. Eventuali danni riportati ai pannelli e supporti, saranno a carico dell’ Ente richiedente.

— È gradita una libera offerta —

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 23

Ancora un miracolo “in itinere”, compiutoda Gesù mentre è in cammino. L’episodiodella guarigione dei dieci lebbrosi fa par-

te della sezione del viaggio che porta Gesù dallaGalilea verso Gerusalemme (Lc 17, 11-19).Gesù passa attraverso la regione centrale del-la Samaria che fa parte della provincia pro-curatoria soggetta direttamente all’ammini-strazione romana.All’ingresso di un villaggio gli si fa incontroun gruppo di lebbrosi. Al tempo di Gesù c’era-no tanti lebbrosi e non si conosceva il modocome curare questa malattia. Secondo il lin-guaggio biblico con il termine lebbra si indi-cano diverse malattie della pelle. Erano quat-tro categorie di persone che all’epoca di Gesùvenivano equiparate a un morto. Il povero, illebbroso, il cieco e colui che era senza figli.Nel caso del lebbroso, poi, la normativa bibli-ca prescriveva che quelli che ne venivano col-piti dovevano vivere in isolamento, fuori dai

centri abitati, fino alla loro completa guari-gione, perché considerata malattia contagio-sa. Il libro del Levitico descrive il modo di co-me questi dovevano vivere (Lv 13, 45-46). Perdi più se tutte le malattie erano ritenute uncastigo di Dio, la lebbra veniva ritenuta comeil simbolo del peccato.Il lebbroso doveva, quindi, restare lontano e,se guariva, doveva andare a presentarsi al sa-cerdote del tempio, il solo che poteva dichia-rare eventualmente l’avvenuta guarigione eriammetterlo nella comunità.I lebbrosi, quindi, a motivo di tutto ciò si sen-tivano rifiutati dagli uomini e da Dio.Gesù sta continuando il suo viaggio verso Ge-rusalemme, il lungo e doloroso cammino dallaperiferia verso la capitale, da una religionerinchiusa in se stessa verso una religioneaperta che sa accogliere gli altri come fratelli,continuando ad eliminare le disuguaglianzeche gli uomini hanno creato.

Sac. Angelo Spilla

Gesù incontradieci lebbrosi

Gli incontridi Gesù (7)

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

Il vangelo ci dice, dunque, che proprio a mo-tivo di ciò, i dieci lebbrosi non si accostano aGesù, ma da lontano gli gridano:”Gesù mae-stro, abbi pietà di noi!”. Bellissima questaesclamazione dei lebbrosi, questa preghiera;riconoscono Gesù propriamente come “coluiche sta in alto”.Gesù davanti a questo grido dove si chiedemisericordia, non si avvicina, non li tocca, co-me fa invece nel caso di un altro lebbroso cheegli guarisce. Qui Gesù si limita semplicemen-te a guardarli e dice loro di andare a mostrar-si ai sacerdoti; dice loro di agire come se fos-sero già guariti. Chiede la loro fiducia primaancora di sperimentare il risultato positivo.Ed essi, tutti e dieci, mostrano questa fiduciaperché vanno, fiduciosi della sua parola. Il nu-mero dieci nella Bibbia ha un valore simboli-co: indica la totalità. I dieci lebbrosi sono,quindi, espressione di tutta l’umanità lontanada Dio e bisognosa di incontrare Gesù.Il brano del vangelo ci dice ancora che mentresono in cammino la loro lebbra scompare; so-no guariti, vengono curati lungo la strada.Anche la vita cristiana è paragonata a un iti-nerario, a un lungo faticoso viaggio.A questo punto il racconto evangelico segnalala reazione di uno dei guariti. Di fronte allaguarigione i dieci lebbrosi reagiscono in ma-niera diversa. Nove proseguono il viaggio ver-so il tempio, uno interrompe il suo tragitto.Quest’ultimo torna indietro “lodando Dio agran voce”. Si getta ai piedi di Gesù per rin-graziarlo. La ricerca vera ed appassionata dichi ha compiuto la guarigione, vale molto dipiù della lebbra cancellata. E Gesù:” Non sonostati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dovesono? Non si è trovato chi tornasse a renderegloria a Dio, all’infuori di questo straniero?”. Queste domande di Gesù sono un invito a ri-flettere sul rapporto tra esperienza dei donidi Dio e la fede. Non è casuale, poi, che siaun samaritano colui che sente il bisogno direndere grazie a Dio.

Ma comprendiamo bene il significato delleparole di Gesù. Gesù non parla di ringrazia-menti. A Gesù gli dispiace non tanto la man-cata riconoscenza da parte degli altri nove,ma il fatto che non hanno reso gloria a Dio.L’unico che è tornato indietro è uno straniero;l’unico che ha capito subito che la salvezzadi Dio giunge agli uomini attraverso Gesù.A questo punto Gesù facendo rialzare il sa-maritano che si era prostrato davanti a lui, glidice:”La tua fede ti ha salvato”. Dando gloria a Dio quest’ultimo ha riconosciu-to l’intervento di Dio nella sua guarigione. Suquesto il samaritano ha dato una lezione aigiudei osservanti della Legge. I nove hannoavuto fede e sul loro atto di fede sono statiguariti; hanno obbedito a quanto Gesù avevadetto loro di fare, seguendo quanto prescrittodalla legge di Mosè. Ma il samaritano, invece,ritornando indietro da Gesù rende gloria a Dioper questo atto miracoloso che lo ha liberatodalla malattia e dall’emarginazione.Nella sua condizione di escluso ed emargina-to rispetto ai membri del popolo di Dio, que-sto samaritano riconosce ed accoglie la gra-tuità dell’azione di Dio. Riscopriamo la di-mensione della gratuità della vita.“La tua fede ti ha salvato”. Non dice più“guarito”; Gesù dice che questo samaritanoora è salvato. Non sta più parlando del corpoma dell’anima.Vale anche per noi che vogliamo fare questoincontro di grazia. La guarigione è un’espe-rienza provvisoria che prepara al dono dellavita piena e definitiva accolto nella fede.Quando sentiamo la presenza di Dio nella no-stra vita o quando ci rendiamo conto che luiha fatto qualcosa di speciale per noi non ba-sta attenerci alle regole mantenendoci di es-sere buoni cristiani semplicemente. Occorretrovare il coraggio di rendere gloria a Dio ri-conoscendo che è entrato nella nostra vitaper cambiarla. È quanto ci dice l’esperienzadi questo incontro.

24

s t u d i

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 25

Ipoveri, gli ammalati, gli emar-ginati e i senza fissa dimora. Èil tratto singolare della persona-

lità di padre Francis Solanus Ca-sey (1870-1957), il frate cappucci-no, beatificato sabato a Detroitnegli Stati Uniti, secondo beato trai religiosi nati negli Usa (l’altro è ilmissionario e apostolo degli indiosin Guatemala Stanley Francis Ro-ther).

A presiedere il rito di beatificazio-ne è stato il cardinale Angelo Ama-to, prefetto della Congregazionedelle cause dei santi. Il porporatoha ricordato che il religioso «rima-neva anche digiuno, per donare» ilproprio pranzo ai poveri. Inoltre,

«passava ore e ore ad accoglierecon pazienza, ascoltare e consiglia-re la gente sempre più numerosa,che si rivolgeva a lui». Padre Casey,nacque il 25 novembre 1870 in unafattoria del Wisconsin, lungo le rivedel Mississippi. Poi, la vocazione:voleva diventare sacerdote diocesa-no, ma per la sua indole e inclina-zione ad essere un apostolo dellacarità gli fu consigliato di orientarsiverso una congregazione: così av-venne la scelta dei cappuccini nel1896.

Erano altri, i suoi talenti, ma i suoisuperiori se ne accorsero subito:“Per la gente sarà una specie di cu-rato d’Ars”, dissero nel giorno della

di Filippo Rizzi

esperienze

Padre Francis Solanus Caseyil frate deiclochard

Il cappuccino che visse trail 1870 e il 1957. Tra le sue intuizionil’aiuto ai poveri durantela crisi negli Usa del 1929. È stato beatificato il 18novembre 2017

Foto da Wikipedia commons

L’Amore Misericordioso - aprile 201826

Esperienze

sua ordinazione nel 1904 come pre-te simplex, cui era impedito di pre-dicare in pubblico e di confessare.Da cappuccino prese a modello fra-te Francisco Solano, il missionariospagnolo in Sudamerica del XVI se-colo canonizzato da Benedetto XIII.Per 20 anni e più fu portinaio nelconvento di San Bonaventura diDetroit, dove visse di fede e diascolto. Il suo ministero di carità econforto fu particolarmente notatodurante la grande depressione del1929, quando la sua preoccupazio-ne per i poveri ispirò i cappuccinidi Detroit a fondare la loro mensa,un servizio di carità che continuaancora oggi.

Morì nel 1957 a causa di una grave

infezione della pelle, che i medicinon erano riusciti a curare. Assisti-to dalla sorella, padre Solanus se neandò con il sorriso e con scritto sul-la porta della sua stanza d’ospedalequello che la sua voce non riuscivapiù a dire: «Io do l’anima mia a Ge-sù Cristo». Un messaggio, quellodell’intera sua vita, che ancora hamolto da insegnare all’uomo di og-gi. «Innalzando il cappuccino ame-ricano agli onori degli altari, papaFrancesco lo addita a tutta la Chie-sa, – ha spiegato il cardinale Amatonell’omelia – come discepolo fede-le di Cristo, buon pastore. Oggi laChiesa e la società hanno bisognodell’esempio e dell’opera di padreSolanus».

Padre Casey a Detroit durante la distribuzione dei pasti alla mensa

L’Amore Misericordioso - aprile 2018 27

r i c o r d a n d o . . .

DON ITALO DEL BIANCO 19-10-1928 02-02-2018

Ordinato sacerdote il 1° luglio 1956. In parrocchia dal1956 al 1967 in Diocesi di Pordenone. Dal dicembre 1985Cappellano presso l’ospedale civile di S. Vito al Tagliamento.Il 31 luglio 1986, dopo un anno di Noviziato, emette la PrimaProfessione come Sacerdote diocesano Figlio dell’AmoreMisericordioso. Nel 2005, con il consenso del suo Vescovodiocesano, è inviato missionario in Romania, a Barticesti,dove opera per tre anni. Nel 2008 è destinato a offrire il suoservizio presso il santuario di Collevalenza e nel 2010 rientrapresso la sua diocesi di origine, a Pordenone, fino al giornodella sua morte, a Casa Betania, il 2 febbraio 2018.

Caro don Italo, il tuo sorriso simpatico e un po’ birbone ci accompagna mentre ti ricordiamo,friulano D.O.C., volitivo, entusiasta e generosamente testardo, ancora in bicicletta con più di80 anni suonati. Ricordiamo lo stupore del tuo Vescovo di Concordia-Pordenone quando, almomento di “andare in pensione per raggiunti limiti di età”, gli hai chiesto di poter andarenella nostra comunità FAM della missione di Romania, dove hai lavorato per più di tre anni,finché la salute te lo ha permesso, e dove ci hai lasciato l’ultima testimonianza del tuo dina-mismo instancabile e della tua contagiosa simpatia. Te ne sei andato nella prima mattina del2 febbraio di quest’anno, a Casa Betania (Pordenone), nella festa della Presentazione delSignore e della vita consacrata. Il 19 ottobre prossimo avresti compiuto 90 anni. Una vita dav-vero consacrata la tua, prima come Sacerdote della Diocesi di Concordia-Pordenone, poi comeSacerdote Diocesano Figlio dell’Amore Misericordioso, condividendo con noi il carisma diMadre Speranza e il suo amore per i sacerdoti e per i bisognosi. (P. Aurelio Pérez fam)

“Per lunghi anni, sin dal 1994, don Italo è stato vicino alla nostra Diocesi [Iasi in Romania],prezioso alleato nella realizzazione di tante opere che qui ci parlano e ci parleranno di lui. Laparte inferiore della nostra Cattedrale, che abbiamo intitolato come Oratorio al nostro Vescovomartire Anton Durkovic, è stata realizzata con marmi che Don Italo ci ha procurato. Gli alpi-ni e i volontari trovati da Don Italo e dalla Congregazione dei Figli e delle Ancelledell’Amore Misericordioso di Collevalenza hanno realizzato la pregevole cappellaall’interno del nostro Ospedale di Barticesti, oltre a pavimentazioni e impiantistica.Prezioso il suo contributo nel procurarci attrezzature mediche, come preziosa e rara lasua capacità di coinvolgere volontari tra le persone più disparate, che riusciva adaggregare, motivare, contagiare nei suoi propositi di bene”. (Don Alois Fechet).

ROBERTO LANZA

Madre Speranza, ha richiamato l’at-tenzione della Chiesa e dell’uomosull’Amore Misericordioso di Dio. Un

tema che è al centro del Vangelo; già nel no-vembre 1927 lei scrive nel suo Diario di aver ri-cevuto la missione di “far sì che gli uominiconoscano il buon Gesù non come un padresdegnato per le ingratitudini dei figli, macome un Padre pieno di bontà che cer-ca con ogni mezzo di farli felici”.

Tutta la sua “opera” avrebbe do-vuto contribuire a far sì cheDio fosse riguardato non co-

“... non come un giudice percondannarli e infliggere loro uncastigo,ma come un padre che li ama, che li perdona,che dimentica le offese ricevute e non le tiene in conto.”

me un giudi-ce pronto agiudicare einfliggere uncastigo, macome un pa-dre buonoche attendeil figlio pro-

digo, co-

“La melodia dell’Ammore Misericordioso:il dono del

per-dono”

L’Amore Misericordioso - aprile 201828

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

me un amico fedele disposto a soc-correrci, aiutarci, scusarci, sacrifi-carsi per noi! Quando parliamo diperdono, e molto di più quando sia-mo chiamati a darlo o a riceverlo,sperimentiamo quasi sempre unasorta di imbarazzo, un blocco inte-riore della nostra logica umana. Ilpassare degli anni ci lascia feritenell’anima, ci sono offese non per-donate nel cuore. Ci sono sentimen-ti che spesso ci impediscono di per-donare. L’orgoglio, il fatto di pensareche abbiamo ragione, il considerarcipiù importanti di quello che siamo,l’ingrandire le dimensioni dell’offe-sa. Ci crediamo migliori di coloroche ci hanno offeso e perdonare cifa mettere al loro stesso livello. Perquesto vogliamo che chi ci ha offesosi umili, impari una lezione, cambi,non lo faccia più. La difficoltà mag-giore che abbiamo in noi a vivere ilperdono, spesso può nascere dal fat-to che pensiamo immediatamentealla nostra incapacità di perdonare,alle ferite quasi irrimarginabili chele offese producono in noi, al ranco-re che ci portiamo appresso comeuna forza che sembra superare lanostra volontà e il desiderio di mi-gliorarsi. Anche la Madre Speranza,come ognuno di noi, ha fatto espe-rienza di questa difficoltà, e ha do-vuto imparare quanto distano le rea-zioni del cuore di Dio dalle reazionidel cuore umano.

Tutti abbiamo sentito parlare delperdono, però per quanto sembriscontato, molto spesso non sappia-mo cosa sia esattamente, e soprat-tutto perché può essere così impor-tante perdonare. Molte volte quan-do parliamo di perdono ci limitia-

mo a credere che sia una specie diindulgenza a buon mercato, unaspecie di “buonismo” umano con ilquale accogliere le persone che cihanno fatto del male. Dobbiamocercare di purificare la nostra co-scienza e riconoscere che a voltenon comprendiamo fino in fondo ilvero significato del perdono cristia-no, ci sono troppi “luoghi comuni”che condizionano il nostro pensie-ro e soprattutto la verità sul perdo-no. Quando ci troviamo di fronte aquesta parola dovremmo avere, in-vece, sempre la percezione di tro-varci di fronte a qualcosa di vera-mente grande, oserei dire davanti aqualcosa di una portata immensa eprofondamente radicato al misterodi Dio stesso.

Per questo credo che il significatoprofondo di perdono e di misericor-dia, siano molto più ampi di quelloche le singole espressioni linguisti-che possano intendere. Perdonare,infatti, non significa far finta chenon sia successo nulla, o che gli al-tri si approfittino di noi.

Non è una scelta morale od etica,non è frutto di una “strategia”, nonè un’arma da usare per ottenere al-trettanto dall’avversario, non è unasorta di “patteggiamento di pena”, enemmeno una logica di opportuni-smo per affermare la propria onni-potenza. Non è uno “sforzo” e nem-meno credere che il tempo cancellil’offesa, e soprattutto non è sempli-cemente scusare con leggerezzaqualcuno e ritenersi deboli davantiagli altri. Perdonare non è dimenti-care, quante volte ci è capitato disentire parole del genere: “Non pos-

29

“Un seme glorioso che si chiama… Amore Misericordioso”

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

so perdonare perché non posso di-menticare quello che mi ha fatto.” Infondo se perdonare significasse sol-tanto questo, che cosa ne sarebbedelle persone dotate solo di memo-ria eccellente? È, invece, vero ilcontrario l’atto del perdono devecomportare una buona memoria euna conoscenza lucida dell’offesaproprio perché il perdonare purifi-ca la memoria e la aiuta a guarireattenuando l’intensità dell’offesa ri-cevuta. Così come perdonare nonsignifica rinunciare ai propri “dirit-ti”; Gesù quando si trova davanti aPilato e viene schiaffeggiato dicetestualmente: “Perché mi percuoti senon ho fatto niente di male”? Spessonoi cristiani facciamo questo erro-re, ossia quello di assimilare il per-dono ad una forma di resa di fronteall’ingiustizia. Il vero perdono nonsi nasconde la verità. Il vero perdo-no riconosce che è stato davverocommesso un errore, ma affermache la persona che l’ha commes-so merita comunque di essereamata e rispettata. Perdonarenon è giustificare un comporta-mento: lo sbaglio rimane uno sba-glio. Il perdono che non combattel’ingiustizia non è per nulla un se-gno di forza, ma piuttosto un segnodi debolezza e di falsa tolleranza.Per questo si dice che il perdono èil vertice della giustizia, ossia esi-ste, una giustizia più profonda cheva oltre la legge, c’è una giustiziapiù profonda che è una giustizia“divina”, è quella giustizia che sichiama perdono, che non dà a cia-scuno il suo, ma che si sente in de-bito con ognuno di ciò di cui l’altromanca. È l’atteggiamento di Dioche ci perdona gratuitamente e ri-

stabilisce comunione dove noi l’ab-biamo rotta. È così che Dio rivela lasua giustizia e rende giusto, giusti-fica, colui che crede in Cristo e cheper fede accoglie il dono della giu-stificazione: la giustizia di Dio èdunque misericordia.

Cosa si intende, dunque, per perdo-no? L’Amore Misericordioso cosa èvenuto a dirci?

La Madre Speranza così scriveva: Sequalcuno ha avuto la disgrazia di of-fendere Gesù, non esiti un istante,corra da Lui per chiedergli perdonoperché egli l’accolga come Padre buo-no poiché Egli l’attende con grandetrepidazione e tenerezza. Allora ve-drete come l’Amore Misericordioso vistringerà a sé con l’infinita dolcezzadel suo cuore e vi meraviglierete di co-statare che Egli stesso vi ha attirato asé proprio quando lo credevate adira-to e pronto, con la spada in mano, avendicarsi delle offese ricevute” 1.

Queste parole della Madre ci ri-mandano direttamente al vangelo,quando davanti alla samaritana Ge-sù così risponde: “Se tu conoscessi ildono di Dio.” È questa, infatti, lachiave di lettura con la quale nonsolo leggere l’identità più profondadel perdono, ma anche di scoprireil grande tesoro racchiuso in taleatto di amore che ci rimanda all’es-senza stessa di Dio, di un Dio cheè DONO, che è diventato DONOper noi. Giovanni Paolo II° pro-nunciò nella sua visita al Santuariodi Collevalenza queste parole: “Voivi presentate, infatti, con un emble-ma: Cristo Crocifisso e Cristo Ostia,

1 Consigli pratici (1933) (El Pan 2)

30

S t u d i

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

che rappresenta le espressioni piùsublimi della donazione e dell’amo-re di Gesù; ed avete fatto particolar-mente vostro il suo invito: “Amatevigli uni gli altri, come io vi ho ama-ti” 2. Cristo con il sacrificio di séstesso, ha pagato il prezzo della no-stra redenzione e questo dono, èinseparabile dal suo essere e sentir-si consacrato da Dio, quindi in so-stanza, Egli è simultaneamente siaSacerdote, sia Eucaristia (Ostia), ec-co perché poi il Crocifisso dell’A-more Misericordioso ha dietro di séproprio un Ostia. Il crocifisso del-l’Amore Misericordioso raffigura ilCristo nello spasimo della morte,ma nella regale serenità di Coluiche innalzato da terra, vuole attira-re tutti a sé con la forza dell’amore.È un Cristo vivo, sereno, con gli oc-chi rivolti verso l’alto, un “immagi-ne” che fa comprendere molto be-ne ed in maniera determinante cheGesù si è immolato per noi mentreeravamo ancora peccatori per darcila vita: “Per questo il Padre mi ama:perché io do la mia vita, per poi ri-prenderla di nuovo. Nessuno me latoglie: io la do da me stesso. Ho il po-tere di darla e il potere di riprenderladi nuovo. Questo è il comando che horicevuto dal Padre mio” 3.

Gesù ha dato la sua vita volontaria-mente. Il suo non è un morire, maun realizzare la propria vita comedono totale d’amore. Nessuno puòtogliere la vita a Colui che è vita ditutto. Egli ha dato la sua vita met-tendola a nostra disposizione, conun atto libero di amore. Il suo “de-

porre” la vita ha come fine il rice-verla di nuovo. In Lui la vita diven-ta ciò che è: circolazione viva d’a-more, dono ricevuto e dato. Lavita è amore, si realizza sola-mente nel dono di sé. Questo l’A-more Misericordioso è venuto a ri-levarci: un Dio che si è donato sul-la croce per i suoi figli, e la genesidel suo perdono universale, conces-so dalla croce, nasce proprio daquesto atto di donazione, di donogratuito. La croce è la manifestazio-ne più chiara del perdono, essa civuole comunicare, nel profondo delnostro cuore, che Dio è il Dio cheperdona e che non esiste peccato,che egli non possa perdonare. Ilmassimo dell’Amore è il “DONAR-SI”, e Dio ha permesso, ha voluto,che suo Figlio “desse la vita” e mo-risse di quella morte di croce, persvelare se stesso, e a che punto èarrivato il suo Amore Misericordio-so per l’uomo. Il Vangelo ci dà que-sta certezza: dall’alto della croce èrisuonata la sentenza definitiva diDio per l’uomo, misericordia!

Questo perdono dalla croce è l’im-magine di un Padre che ci perdona,ci guarisce, ci abbraccia, ci fascia leferite, ci raggiunge là dove ci siamocacciati lontani da Lui, dove lo ab-biamo rifiutato. Anche per noi valecertamente quella richiesta di cle-menza, e quasi di comprensione diGesù: “Perdona loro perché non san-no quello che fanno” 4. Conoscere l’A-more Misericordioso significa senti-re il “fascino” irresistibile di una vi-ta donata per il Vangelo, una vitarealizzata, vissuta nel dono totale di

3 Gv. 10, 17-18 4 Lc. 23,34

31

“Un seme glorioso che si chiama… Amore Misericordioso”

L’Amore Misericordioso - aprile 2018

sé agli altri. L’Amore Misericordio-so, ci chiama per nome, ci conosce,perché siamo suoi, ha solo unapreoccupazione: che ciascuno dinoi abbia la vita e l’abbia abbondan-temente! Noi gli apparteniamo, perquesto non ci abbandona mai. L’A-more che Cristo ci comunica è unAmore Misericordioso che va finoal dono totale di sé.

Non è forse questo il senso profon-do dell’eucarestia?

Nella celebrazione eucaristica, sia-mo chiamati a rinnovare ciò che hafatto Gesù, alla vigilia della sua pas-sione: siamo chiamati ad offrire noistessi a Dio nell’impegno della cari-tà e ad anticipare già ora, in questomondo, la lode e il ringraziamentoa Dio. In definitiva, ogni celebra-zione eucaristica ci pone davantialla chiamata di diventare dono peri fratelli e per la vita del mondo. IlConcilio Vaticano II°, nella Costitu-zione sulla Sacra Liturgia, proclama

che tutti i fedeli, “rendano grazie aDio, offrendo la Vittima immacolatanon soltanto per le mani del sacerdo-te, ma insieme con lui, e imparino adoffrire se stessi”. Ecco il Dono di Dio,un amore perfetto, che pensa soloa dare, non per interesse, ma a do-nare tutto per amore.

Dio ci ha creati per amarci, nonper essere da noi amato, non ci hacreati per aumentare la propria glo-ria, ma solo per riversare su di noila sua vita divina. L’amore di Dio, siesprime soprattutto in questa espe-rienza del quotidiano, in un conti-nuo dono gratuito, Per sua stessanatura, infatti, l’amore può darsisolo come dono permanente. Non èpermesso amare solamente per unpò di tempo o in un determinatocontesto; l’amore è per sua stessadefinizione “per SEMPRE” ed in“TUTTO”.

(continua)

32

S t u d i

P. Ireneo Martín fam

Marzo 2018

Pasqua 2018Il sacramento della Riconciliazione per la nuova evangelizzazione (3)

DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZADAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

33

“Le 24 ore per il Signore” 2018

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

34

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Da Forlì

Don Giusppe con i suoi famigliari

Da Aprilia (Latina)

S. Giuseppe

Contemplando il Crocifisso

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

35

Da Cassino

Festa di San Giuseppe

M. Speranza con P. Giuseppe Goffredo FAMnel giorno della sua Ordinazione Sacerdotale

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

36

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Sacra Rappresentazione

Dal Santuario della Bozzola (Vigevano)

Da Venezia

Triduo Pasquale

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

37

Dalla Spagna

Da Ischia (NA)

Eventi e pellegrinaggi

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

38

Da Pescara

Da Padova

Da Nettuno

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZADAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

39

Coro Madre Speranza

Da Reggio Emilia - UNITALSI

Dalla Francia

Bambini di Gubbio con il VescovoMons. Ceccobelli

Da Gubio

Gruppi

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

40

DAL SANTUARIO DI COL L E VA L ENZA

Da Fontignano e Mugnano-Perugia

S. Maria a Monte (Pisa)

Da Reggio Emilia

PER Collevalenzada Roma Staz. Tiburtina 7,00 Ditta Sulga ferialeda Roma Staz. Tiburtina 8,15 Ditta Sulga festivo

da Roma Staz. Tiburtina 14,00 Ditta Sulga ferialeDitta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivo

da Roma Staz. Tiburtina 16,00 Ditta Sulga - Fermata al Bivio paese Collevalenza ferialeda Fiumicino 16,30 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Fiumicino 17,00 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto ferialeda Napoli 8,15 Ditta Sulga - a richiesta - su Prenotazio ne* giornalieroda Pompei 7,15 Ditta Sulga - a richiesta - su Prenotazio ne* giornalieroda Roma Staz. Tiburtina 18,00 Ditta Sulga - Fermata a Todi Pian di Porto festivoda Roma Staz. Tiburtina 18,30 Ditta Sulga -Fermata a Todi Pian di Porto feriale

DA Collevalenzaper Roma Staz. Tiburtina 7,40 Dal bivio paese Collevalenza ferialeper Roma Staz. Tiburtina 14,45 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazio ne* ferialeper Roma Staz. Tiburtina 15,20 Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Prenotazione * festivoper Napoli - Pompei 14,45 FERIALI (Navetta)

15,20 FESTIVI (Pullman di linea) ( ) giornaliero

per Roma - Fiumicino 8,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 8,40 Da Todi Pian di Porto ferialeper Roma - Fiumicino 9,10 Da Todi Pian di Porto festivoper Roma - Fiumicino 9,40 Da Todi Pian di Porto feriale

* Le prenotazioni vanno effettuate al n. verde 800.099661 entrol’ultimo giorno feriale antecedente la parten za (entro le 19.00)

Dal Centro informazioni - Fermata a richiesta - Preno tazione*

2018

PROGETTO GIOVANI 2018PER INIZIARE ...9-11 FEBBRAIOSui passi di M. Speranza - Pergiovani dai 14 anni in su

11-12 AGOSTOI giovani incontrano il Papa - Roma,giovani dai 16 anni in su

PER APPROFONDIRE ...23-25 FEBBRAIOLove in progress - Per giovani dai 17ai 33 anni

27-30 APRILECerco solo Te - Giovani sopra i 30 anni

PER SERVIRE ...22-29 LUGLIOCampo servizio giovaniGiovani dai 14-18 anni.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–.–Campo servizio in missioneContattare Sr. Lidia

Volontariato al Centro SperanzaFratta Todina (PG) - Sr. Graziella 339.7186469

iniziative a Collevalenza

31 m

aggi

o 20

14 -

Bea

tifi

cazi

one

di M

adre

Spe

ranz

a

ESERCIZI SPIRITUALI

CORSI PER SACERDOTI 18-22 GIUGNO:Guida: D. Tonino NEPI (Docentedel Seminario di Fermo)Tema: “Il nome di Dio èmisericordia”

27-31 AGOSTO:Guida: D. Giuseppe CostantinoZITO (Parroco e docente dellaFacoltà Teologica Pugliese)Tema: “Venite in disparte in unluogo solitario e riposatevi un po’”.(Mc 6,31)

12-16 NOVEMBRE:Guida: D. Luigi Maria EPICOCO(Docente della Pontificia UniversitàLateranense)Tema: “Nel mio Nome”. Il ministerodi “guida” nella vocazionesacerdotale.

7 GIUGNOGiornata di SantificazioneSacerdotaleLuogo: Santuario dell’AmoreMisericordioso- Collevalenza

***CORSO PER LAICI5-8 LUGLIOGuida: P. Paulo DE FREITASLINDO, FAM (SantuarioCollevalenza)Tema: La Via dei discepoli di Cristo.“Egli vi precede in Galilea. Là lovedrete, come vi ha detto”. (Mc16,7)

***CORSI PER GIOVANI27-30 APRILETema: “Cerco solo te”

15-17 GIUGNO - RADUNO RAGAZZI e Festa della FamigliaRagazzi dalla 2° elementare alla 2° media

7 -13 maggio: Convegno Internazionale ALAM

8 maggio: Festa di Maria Mediatrice

31 maggio Anniversario del 4° anno della Beatificazione della Beata Madre Speranza

7 GIUGNOGiornata di Santificazione Sacerdotale

18-22 giugno: Esercizi Spirituali per Sacedoti

24-30 giugno: Esercizi Movimento Mariano Sacerdotale

5-8 luglio: Corso per Laici

27-31 agosto: Esercizi Spirituali per Sacedoti

24 settembre Festa del Santuario dell’AmoreMisericordioso

12-16 novembre: Esercizi Spirituali per Sacedoti

Orari e Attività del Santuario

Orari e Attività del Santuario

Come arrivare a

Dall’autostrada del Sole:per chi viene da NORD: uscire al Casello di VALDICHIANA e prose-

guire per Perugia, Ponte San Giovanni, Todi, Collevalenza;per chi viene da SUD: uscire al Casello di ORTE e proseguire (sulla

linea di Perugia) per Sangemini, Acquasparta, Collevalenza.

Con il pullman:Vedi orari sullo specchietto “SERVIZI DI PULLMAN” sulla pagina

precedente (III di Copertina)

In trenola rete delle Ferrovie dello Stato è collegata con la rete ferroviariadella Centrale Umbra: Sansepolcro – Terni.

SANTUARIO AMORE MISERICORDIOSO - COLLEVALENZAhttp://www.collevalenza.it

Centralino Telefonico 075-8958.1Conto Corrente Postale 11819067

Tel.: 075-895 82 82 - Fax: 075-895 82 83E-mail: [email protected]

TELEFONI – FAX – E-MAIL– CASA del PELLEGRINO

075-8958.1 - [email protected]

– ATTIVITÀ GIOVANILE VOCAZIONALE075-8958.209 - 075-8958.291

E-mail: [email protected] - http://www.giovaniamoremisericordioso.it

– POSTULAZIONE CAUSA DI CANONIZZAZIONE DI MADRE SPERANZA075-8958.1 -

Accoglienza dei sacerdoti diocesani a Collevalenza:1. Presso la Comunità FAM del Santuario, per i sacerdoti che vogliono trascorrere qualche

giorno in comunità (referente il Superiore della Comunità del Santuario).2. Presso la Comunità di Accoglienza sacerdotale dei FAM, per i sacerdoti diocesani anziani,

in modo residenziale (referente il Superiore della Comunità di Accoglienza).