Appunti Lezione 05 Coscienza e Vigilanza_olivia

4
Stati di coscienza e livelli di vigilanza La coscienza è la consapevolezza degli stimoli interni ed esterni da parte del soggetto. Rappresenta l’incontro tra stimoli esterni e ragionamento. La vigilanza è la capacità di rispondere agli stimoli interni ed esterni. E’ lo stato in cui può entrare in gioco l’attenzione (una sorta di attenzione in potenza). E’ necessario un certo livello di vigilanza per avere il livello di coscienza corrispondente Gli stati di coscienza sono: sonno, veglia, coscienza di sé, coscienza obiettiva (ma questi ultimi due stati non vengono normalmente raggiunti altro che per brevi momenti di “illuminazione”). I livelli di vigilanza sono: sonno, veglia. Veglia: stato dell’organismo caratterizzato da una normale reattività agli stimoli ambientali (legata all’attenzione oltre che ai riflessi). Sonno: stato dell’organismo caratterizzato da una ridotta reattività agli stimoli ambientali (sospensione delle attività relazionali -> sospensione dell’attenzione, che, tuttavia è pronta a risvegliarsi in caso si presentino stimoli rilevanti). Lo stato privo sia di coscienza che di vigilanza è rappresentato dal coma. Coma: stato dell’organismo caratterizzato dall’assenza totale di reattività agli stimoli ambientali (l’individuo non fornisce neppure risposte riflesse -> assenza di attenzione). Aspetti intensivi dell’attenzione: concentrazione nel tempo e concentrazione sul compito. Concentrazione: la concentrazione è uno stato intensivo dell’attenzione. Quando l’individuo si concentra l’attenzione viene riservata ad un solo compito, massimizzando la recezione/analisi di un certo tipo di stimoli ed ignorando quanto più possibile gli altri (distruttori). (+ qualità – quantità)

description

Appunti su attenzione, vigilanza, concentrazione, attenzione divisa (ricostruzione da pezzi di info su web), corso di laurea magistrale in teorie della comunicazione 2008-9

Transcript of Appunti Lezione 05 Coscienza e Vigilanza_olivia

Page 1: Appunti Lezione 05 Coscienza e Vigilanza_olivia

Stati di coscienza e livelli di vigilanza

La coscienza è la consapevolezza degli stimoli interni ed esterni da parte del soggetto. Rappresenta l’incontro tra stimoli esterni e ragionamento.

La vigilanza è la capacità di rispondere agli stimoli interni ed esterni. E’ lo stato in cui può entrare in gioco l’attenzione (una sorta di attenzione in potenza).

E’ necessario un certo livello di vigilanza per avere il livello di coscienza corrispondente

Gli stati di coscienza sono: sonno, veglia, coscienza di sé, coscienza obiettiva (ma questi ultimi due stati non vengono normalmente raggiunti altro che per brevi momenti di “illuminazione”).

I livelli di vigilanza sono: sonno, veglia.

Veglia: stato dell’organismo caratterizzato da una normale reattività agli stimoli ambientali (legata all’attenzione oltre che ai riflessi).

Sonno: stato dell’organismo caratterizzato da una ridotta reattività agli stimoli ambientali (sospensione delle attività relazionali -> sospensione dell’attenzione, che, tuttavia è pronta a risvegliarsi in caso si presentino stimoli rilevanti).

Lo stato privo sia di coscienza che di vigilanza è rappresentato dal coma.

Coma: stato dell’organismo caratterizzato dall’assenza totale di reattività agli stimoli ambientali (l’individuo non fornisce neppure risposte riflesse -> assenza di attenzione).

Aspetti intensivi dell’attenzione: concentrazione nel tempo e concentrazione sul compito.

Concentrazione: la concentrazione è uno stato intensivo dell’attenzione. Quando l’individuo si concentra l’attenzione viene riservata ad un solo compito, massimizzando la recezione/analisi di un certo tipo di stimoli ed ignorando quanto più possibile gli altri (distruttori). (+ qualità – quantità)

Mediante la concentrazione, le percezioni aumentano in intensità, le immagini acquistano maggiore chiarezza, le reazioni si fanno più rapide ed esatte (a volte addirittura sono anticipate, come ad es. nella gara dei 100 m., quando si parte prima del via).

Una concentrazione eccessiva (prolungata nel tempo, specie quella sottratta alle ore di sonno) può provocare lesioni al cervello e portare a effetti opposti. In ogni caso un'attenzione continuamente tesa è impossibile nell'uomo: in alcuni soggetti è massima durante il mattino, in altri durante la notte (nella quiete assoluta). es. Il tic-tac di un orologio, posto vicino all'udito, viene percepito ora più forte ora più debole, proprio perché la tensione mentale varia.

Concentrazione attiva e passiva

Quella attiva o volontaria è determinata dagli interessi (scientifici, culturali, morali, estetici, ecc.), che determinano la scelta delle immagini e l'attuazione del processo attentivo. Questa attenzione implica un maggior consumo di energia e anticipa l'insorgere della stanchezza.

Page 2: Appunti Lezione 05 Coscienza e Vigilanza_olivia

Quella passiva o involontaria è dettata da impulsi che si riallacciano direttamente agli istinti di conservazione, riproduzione, socializzazione, ecc., nel senso che non siamo noi a scegliere gli oggetti, ma sono gli oggetti che s'impongono di forza alla nostra attenzione (ad es. il fantasticare prima del sonno, il leader di un gruppo al quale apparteniamo ecc.). Questa attenzione è poco dispendiosa, può anche prolungarsi nel tempo senza dare l'impressione della fatica.

L'attenzione volontaria è posteriore a quella spontanea, dal punto di vista genetico, ma rappresenta una tappa superiore di evoluzione. L'attenzione attiva quando è molto intensa e prolungata può determinare un interesse biologico, che a sua volta è fonte dell'attenzione passiva (ad es. un accanito lettore di libri può essere indotto a leggere cose che non gli servono a niente se non compie uno sforzo di volontà orientando la propria attenzione altrove).

Concentrazione nel tempo -> la concentrazione non può essere protratta più di tanto. Dopo un certo tempo l’attenzione tende a riallargare il proprio raggio d’azione (registra più stimoli, ma non di un tipo in particolare. + quantità – qualità).

Concentrazione sul compito -> PER CONCENTRAZIONE SUL COMPITO SI INTENDE LA POSSIBILITà DA PARTE DEL SOGGETTO DI PRESTARE RISORSE COGNITIVE ALL’ATTIVITA’ CHE STA SVOLGENDO. È più facile mantenere la concentrazione su un compito che verso il quale ci si senta fortemente motivati (=> v. motivazione). Tuttavia dopo un certo tempo si tende ad avere la necessità di passare ad un compito diverso.

Condizioni dell'attenzioneQuali sono i fattori psico-fisici che regolano e facilitano l'attenzione?

1. stato di freschezza/riposo, che permette una maggiore disponibilità di energia (ad es. nell'ultima ora di lezione il rendimento di uno studente è più scarso); 2. isolamento dell'oggetto dagli stimoli perturbatori dell'ambiente (ad es. studiare con la radio accesa non favorisce la concentrazione); 3. cambiamento dello stimolo, per impedire l'assuefazione e preservare l'interesse (ad es. esaminando un oggetto/fenomeno/problema sotto varie angolazioni); 4. intensità dello stimolo, che può indurre, dall'esterno, un soggetto a interessarsi di un dato argomento, anche se, senza partecipazione attiva del soggetto, nessuno stimolo ha effetti duraturi; 5. novità dell'oggetto: cosa che desta sempre più facilmente l'attenzione, soddisfacendo la curiosità naturale del soggetto. Ma se la novità non viene fatta propria a livello di interesse personale, essa produrrà solo un'attenzione temporanea; 6. interesse, fondato su un'esigenza sentita, senza la quale tutti gli artifici escogitati per captare la curiosità del soggetto, sono destinati a fallire.

Attenzione divisa: processi automatizzati e processi controllati

Attenzione divisa: capacità di controllare e distribuire le risorse attentive su più compiti contemporaneamente.

E’ possibile dividere le (limitate) risorse attentive su più compiti.

Page 3: Appunti Lezione 05 Coscienza e Vigilanza_olivia

I compiti verranno organizzati in maniera gerarchica e la quantità di attenzione dedicata ad ognuno sarà proporzionale al suo livello di importanza.

Avremo un compito primario ed un compito secondario.

Tendenzialmente la prestazione ai 2 compiti sarà peggiore di quella ottenuta dallo stesso soggetto quando è impegnato nei 2 compiti separatamente.

L’interferenza tra i due compiti varia a seconda:

- della DIFFICOLTA’ dei compiti.

- della SOMIGLIANZA tra i compiti (riguardo alle modalità di stimolazione, operazioni mentali, modalità di risposta).

- PRATICA dei due compiti: l’interferenza si riduce quando la pratica automatizza uno dei due compiti).

I processi automatizzati non richiedono risorse attentive (a differenza dei processi controllati/volontari) perciò il loro svolgimento non confligge con altri processi. L’attenzione interviene, solitamente, al momento dell’attivazione o dell’interruzione di un processo automatizzato.

Es. prendere la macchina richiede attenzione, ma una volta che si è in viaggio su una strada conosciuta ed in condizioni ottimali, guidare diverrà un processo automatizzato. Tuttavia l’attenzione dovrà tornare a concentrarsi al momento di parcheggiare (o se insorgono delle situazioni pericolose – banchi di nebbia, traffico, incidenti…). Possiamo guidare e ascoltare la radio, ma tendiamo a spengerla al momento del parcheggio.

NB. Automatizzato ≠ automatico. Automatizzato vuol dire che consegue un apprendimento.