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MERCOLEDÌ 17 SETTEMBRE 2008 APPUNTAMENTI A ROMA «SORELLA ARTE» San Francesco d'Assisi: il primo ecologista della storia. Da questa premessa parte la mostra collettiva di arte contemporanea «Fratello Ambiente Sorella Arte», nelle sale Alessandro VI di Castel Sant'Angelo a Roma, dal 30 settembre al 12 ottobre. Dedicata alla lezione del patrono d'Italia, la mostra propone una rilettura in chiave contemporanea del «Cantico delle creature» attraverso le opere di dodici artisti: Constantinos Andronis, Sergio Bertinotti, Alison Brown, Natìno Chirico, Ferj Codognotto, Cecilia Di Rocco, Carlo Marraffa, Francesco MartineHi, Luciano Montemurro, Carlo Perone, Claudio Rosa e Giulio Rossetti. Dalla scultura alla fotografìa, dalla pittura alla grafica, fino al cinema, 1 incontro delle arti nel segno del Poverello. SOCIETÀ E CULTURA 1 Praemium Imperiale Ecco la cinquina del Nobel dell'arte La Japan Art Association ha reso non" ieri i cinque vincitori del Praemium Imperiale 2008. Sono l'inglese Richard Hamilton per la pittura; i coniugi ucraini Ilya e Emilia Kabakov per la scultura; lo svizzero Peter Zumthor per l'architettura; l'indiano Zubin Metha per la musica; il giapponese SakataTojurq per il cinema/teatro. A ciascuno di essi andrà un assegno di 140mila dollari, un diploma e una medaglia conferiti dal patrono onorario della Japan Art Association, il principe Hitachi, durante la cerimonia di premiazione, che si terrà a Tokyo il 15 ottobre. Laborsa di studio di 5 milioni di yen per giovani artisti va invece alla Orchestra Giovanile Italiana di Fiesole, un centro di perfezionamento musicale, inaugurato nel 1984 da Riccardo Muti. I nuovi premiati si aggiungono a una lista che comprende nomi come Federico Fellini, Ingmar Bergman, Pierre Boulez, Claudio Abbado, Gae Aulenti, Frank Gery, Balthus e Akira Kurosawa. Fra i premiati di quest'anno Richard Hamilton, 86 anni, è un antesignano della pop art, sempre molto interessato alla politica: nella sua opera «Shock and Awe» l'ex premier Tony Blair è raffigurato in posa da pistolero. I coniugi Kabakov sono noti come autori di «installazioni totali», i loro soggetti sono sempre «persone che tentano di vivere una vita ordinaria in condizioni del tutto abnormi». Le opere dell'architetto Peter Zumthor, nato a Basilea nel 1943, emanano sempre un forte senso di spiritualità; un esempio fra tanti il Museo diocesano di Kolumba, inaugurato a Colonia lo scorso autunno. Zubin Metha, nato a Bombay pel 1936, è un direttore internazionale, con salde radici anche italiane, dove dal 2006 è direttore onorario a vita del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. SakataTojuro, nato a Kyoto nel 1931, è considerato il più grande attore di Kabuki dell'era moderna. anticipazione L'accusa è di quelle che pesano e attribuisce alla Chiesa un pensiero «antimoderno» sulla sessualità. Due studiose, una laica e l'altra credente, smontano il luogo comune PI DI MARGHERITA PELAJA E LUCETTA SCARAFFIA Q uasi tutte le culture hanno fatto ricorso alla religione per governare la sessualità e conferirle un senso sim- bolico. La sessualità si presenta a- gli esseri umani come conttaddit- toria: da un lato potente origine della vita, dall'altro forza oscura che si impadronisce dell'uomo, gli fa perdere la padronanza di sé, e quindi deve essere domata. L'im- peto della passione infatti può mi- nacciare la debole coerenza dell'io: le religioni forniscono i mezzi più efficaci per salvaguardare la sua in- tegrità e controllare la violenza de- gli istinti. Le più antiche attitudini umane nei confronti della sessua- lità sono state la divinizzazione e la sacralizzazione, entrambe espres- sioni della percezione dell'amples- so come di una esperienza supe- riore, divina, per 1 energia del desi- derio e l'estasi del piacere, per la partecipazione al potere feconda- tore. Il monoteismo, stabilendo la tra- scendenza del sacro, implica la de- sacralizzazione delle potenze vitali e sessuali. Il cristianesimo si diffe- renzia tuttavia dagli altri monotei- smi a causa dell'Incarnazione, e i- naugura così un nuovo modo di dare senso spirituale, all'atto ses- suale. Dio che si è fatto carne, i corpi che resuscitano, i corpi visti come tempio dello Spirito Santo conducono infatti a una comples- sità nuova del rapporto con la car- ne, che diventa essa stessa parte e strumento del cammino spirituale che ogni cristiano deve compiere. Per la cultura cristiana, il desiderio dell'altro fa parte della dimensione Non si tratta di emancipazione o di oscurantismo. Il clima oggi è più favorevole a un confronto tra etica laica e religiosa che veda nell'atto sessuale un nuovo incontro fra anima e corpo corporea, ed è quindi positivo, per- che in essa si rispecchia la volontà di Dio. Il comportamento sessuale diventa allora un altro percorso dell'evoluzione spirituale, sia nella via ascetica, sia in quella matrimo- niale: e in tale percorso si intrec- ciano naturalmente carne e spirito, sentimenti ed eros. M a la posizione attuale della Chiesa nei confronti della sessualità è veramente op- pressiva e «antimoderna»? Abbia- mo voluto consapevolmente sfug- gire all'atteggiamento che Odo Marquard individua come specifi- co dell'epoca moderna, cioè la tra- sformazione della storia in un tri- bunale al quale «l'uomo sfugge solo identificandosi con esso». Abbiamo preferito non diventare un tribuna- le, né due tribunali in confronto fra loro, ma invece ricostruire il pro- cesso storico che ha portato fino al- la situazione attuale sia la Chiesa sia i suoi critici. Nel ricorso alla sto- ria che giudica infatti, abbiamo col- to quello che si può considerare un luogo comune tipico della moder- nità: quello che fa sì che colui che accusa «assumendo monopolio dell'accusa biasima, quanto al male nel mondo, gli altri uomini in quanto riluttanti aU'emancipazio- Qui accanto, «Lo sposalizio della vergine» di Giotto (Padova, Cappella degli Scrovegnu. Sotto, la «Madonna col Bambino» di Jean Fouquet ne, in quanto cattivi uomini creato- ri, e li condanna immediatamente a diventare passato». La concezione rivoluzionaria dei- ratto sessuale proposta dal cristia- nesimo delle origini e poi ap- profondita e articolata dalla Chiesa e stata considerata negli ultimi se- coli obsoleta e dannosa: le scienze moderne - medici, antropologi, poi sessuologi - hanno elaborato una categoria astratta, quella di sessualità.da studiare come feno- meno a parte, e da disciplinare se- condo criteri generali, che si sareb- bero voluti scientifici ma che spes- so sono diventati ideologici. A tali criteri si sarebbe dovuto confor- mare il comportamento dei singo- li, magari con il sostegno e il consi- glio degli «esperti». erose er lunghissimi secoli, la vi- sione cattolica ha inserito in- vece il comportamento ses- suale all'interno del cammino per- sonale di purificazione e di santifi- cazione che è compito di ogni cri- stiano, in quel fragile equilibrio tra corpo e anima che è costitutivo di una tradizione religiosa fondata sull'Incarnazione; ma anche all'in- terno di un sistema morale globa- le, costruito sugli enunciati gene- rali del peccato e della sua condan- na, e sulla distin- zione del lecito dal- l'illecito. Almeno fino alla metà del Novecen- to queste due im- postazioni non po- tevano comunicare fra di loro, perché erano per molti a- spetti incommensurabili. Sarà solo quando la Chiesa - a par- tire dall'Humanae vitae, per prose- guire più decisamente con la nuo- va proposta teorica di Wojtyla - co- mincia ad affrontare in termini a- stratti il problema del comporta- mento sessuale, che lo scontro si trasferirà su un terreno comune. Solo allora cioè diventerà chiaro che non si tratta semplicemente di una dialettica fra libertà e oppres- sione, tra emancipazione e oscu- rantismo, ma del conflitto fra due diverse concezioni di sessualità: l'una, quella laica, che colloca an- che l'atto sessuale nella sfera della libertà individuale, l'altra, quella cattolica, che lo giudica e lo defini- sce come momento importante del percorso spirituale di ogni cre- dente, un incontro fra anima e cor- po che non si può sottrarre al ri- IL LIBRO Oltre il cattivo stereotipo della sessuofobia cattolica II luogo comune è solido: per il cattolicesimo il piacere è colpa, il sesso peccato. Da praticare con parsimonia e disagio esclusivamente nel matrimonio e principalmente per procreare.Alcuni enunciati si ripetono nel corso del tempo nella predicazione cattolica fino a rendere possibile una sintesi così brutale. Ma sensibilità più libere, analisi circostanziate dei testi e delle politiche possono di volta in volta articolare, smentire, fino a sgretolare, il potenziale conoscitivo di un assunto così generico. È quel che intende mostrare il libro «Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia» scritto da due studiose - una laica e l'altra cattolica, Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia - che esce oggi da Laterza (pagine 322, euro 18) e dal quale anticipiamo unbrano. La loro indagine rivela come il tentativo di unire lo spirito alla carne, e quindi valorizzare spiritualmente la sessualità, segni potentemente periodi e figure della storia della Chiesa basti pensare al «Cantico dei Cantici» mentre una politica della sessualitàche alterna repressione e clemenza scorre parallela e agisce da efficace sistema di governo delle anime dei fedeli. La soluzione è sofisticata e funziona per secoli, finché non viene erosa dal primato della scienza che sembra dominare la modernità. spetto delle regole religiose. L'una basata su un'analisi scientifica del- la sessualità e sull'autonomia del soggetto intesa come valore domi- nante, l'altra fondata sulla costitu- zione dell'individuo come soggetto morale in un sistema di norme de- finite. Per dirlo con le parole di Foucault, «il compito di mettersi alla prova, di analizzarsi, di con- trollarsi di una serie di esercizi ben definiti pone la questione della ve- rità - di ciò che si è, di ciò che si fa e di ciò che si è capaci di fare - nel cuore della costituzione del sog- getto morale». O ggi - paradossalmente, vi- sta l'asprezza del dibattito politico-ideologico - è pos- sibile forse un approccio meno conflittuale al problema, almeno dal punto di vista teorico. La diffe- renza fra le due concezioni non co- stituisce più un momento brucian- te di scontro nelle società occiden- tali, come è stato almeno fino alla metà del Novecento: nei paesi «a- vanzati» sembra aver prevalso, nel- la mentalità comune, la proposta laica, ma questa nello stesso tem- po è stata sottoposta a critiche da diversi punti di vista - quello fem- minile, ma anche quello di intellet- tuali laici come Marcel Gauchet - senza che ciò abbia comportato l'adesione alla visione cattolica, come sarebbe accaduto quando i due schieramenti si fronteggiava- no polarizzati. Mentre sono caduti alcuni orpelli ideologici, e soprat- tutto l'illusione che la libertà ses- suale costituisca di per sé una con- dizione fondamentale per la feli- cità individuale, altre categorie hanno subito slittamenti di collo- cazione e di significato: la natura, ad esempio, invocata dai teorici della rivoluzione sessuale come garante di una sessualità finalmen- te libera da condizionamenti so- ciali e religiosi, è diventata richia- mo severo della Chiesa e un ordine immutabile nella procreazione; la sfera privata, difesa dai moderniz- zatori laici come ambito intoccabi- le di scelta individuale, appare pro- sciugata di senso e di valori, e sem- bra respingere soprattutto le don- ne in antiche solitudini, nel rap- porto con il proprio corpo e con il proprio desiderio, nella scelta di maternità. Ètempo, forse, che il comportamento sessuale torni a essere problema collettivo. leggere, rileggere di Cesare Cavalieri La «malattia blu» del traduttore di fronte a Babele L a malinconia del traduttore, di Franco Nasi (Medusa, pagine 112, euro 11,50) non è un manuale o un vademecum del buon traduttore: la problematica del tradurre, infatti, era già stata affrontata saggisticamente dall autore nel 2004, sempre per Medusa, nel volume Poetiche in transito. Il nuovo libro è di taglio narrativo, con digressioni su ricòrdi di viaggio, incontri inattesi, questioni di parole. Il titolo è subito spiegato a pagina 8: "La malinconia del traduttore è una malattia che ti prende d'improvviso, quando, dopo mille tentativi, ti senti invaso da un fortissimo senso di inadeguatezza e di impotenza. È la malattia blu del traduttore che ti fa desiderare che la storia di Babele e della moltiplicazione delle lingue sia solo una leggenda e che tutte quelle lingue che ci sono al mondo non esistano e non siano mai esistite". Questa frase da il tono della prosa di Nasi, ma in quella "malattia blu" c'è già un problema di traduzione: in inglese, infatti, il colore "blue" è associato alla tristezza, a un divieto, o comunque da una connotazione negativa che in italiano è resa con colori diversi: il "blue book", per noi, è addirittura un libro bianco", e quando si è depressi si è di "umor nero", mentre un inglese si sentirebbe "blue". I "blues", del resto, sono canti malinconici. Parlare di "malattia blu" è un azzeccato neologismo, che testimonia la prensilità della lingua italiana, che peraltro già conosce una 'fifa blu'. Nel merito, per così dire, tecnico, Franco Nasi ha perfettamente ragione nel sostenere che la traduzione non è tanto il passaggio da una lingua all'altra, quanto il transito da una cultura all'altra. Ciò lo si vede benissimo quando si ha a che fare con i proverbi e le frasi idiomatiche. Per esempio, noi diciamo «C'è molta carne al fuoco», ma un inglese direbbe «There are many things at stake», cioè «Ci sono molte fishes sul tappeto verde», passando così da un'allusione culinaria, all'atmosfera dell'azzardo attorno al tavolo da gioco. Una bella differenza, evidentemente, tra due espressioni che toccano zone diverse dell'immaginario interiore. Volentieri ci si lascia condurre dall'autore nei suoi vagabondaggi narrativi, anche fra le tombe di cimiteri italiani e del Vermont, alla ricerca di epitaffi singolari. Accanto a moniti sentenziosi, («Non giova vivere orgogliosamente / Qui tutti verranno in umiltà»), ci sono disinvolture come questa: «I lived and died / The way I wanted» («Ho vissuto e sono morto / Come ho voluto»). E il sorriso affiora proprio nei momenti meno indicati. Nasi racconta anche esperienze personali di gelosia fra traduttori dello stesso poeta, e in effetti il traduttore diventa la voce di un autore in un'altra lingua, analogamente a quanto succede con gli attori e i loro doppiatori: noi stessi potremmo sopportare Woody Allen con una voce diversa da quella, riconoscibilissima e attillata, di Oreste Lionello? Tra aneddoti, arguzie, e motti sentenziosi, il tempo passa veloce in compagnia di Franco Nasi. Ha molti meriti, ma per la nostra riconoscenza basterebbe aver fatto conoscere questa poesia di Mark Strand, di cui riportiamo i primi versi nell'inglese che quasi tutti i lettori conoscono e, integralmente, nella traduzione italiana: «In a field /1 am thè absence / of field./ This is /always thè case. / Whenever I am /1 am what is missing»; «In un campo / sono l'assenza / del campo. / Ed è / sempre così. / Dovunque sono/sono ciò che manca. // Quando cammino / divido l'aria / e l'aria / sempre si sposta / per riempire gli spazi / dov'era il mio corpo. // Tutti abbiamo un motivo / per spostarci. / Io mi sposto / per tenere insieme le cose».

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MERCOLEDÌ17 SETTEMBRE 2008

APPUNTAMENTI

A ROMA «SORELLA ARTE»• San Francesco d'Assisi: il primoecologista della storia. Da questapremessa parte la mostra collettivadi arte contemporanea «FratelloAmbiente Sorella Arte», nelle saleAlessandro VI di Castel Sant'Angeloa Roma, dal 30 settembre al 12ottobre. Dedicata alla lezione delpatrono d'Italia, la mostra proponeuna rilettura in chiavecontemporanea del «Cantico dellecreature» attraverso le opere didodici artisti: ConstantinosAndronis, Sergio Bertinotti, AlisonBrown, Natìno Chirico, FerjCodognotto, Cecilia Di Rocco,Carlo Marraffa, FrancescoMartineHi, Luciano Montemurro,Carlo Perone, Claudio Rosa eGiulio Rossetti. Dalla scultura allafotografìa, dalla pittura alla grafica,fino al cinema, 1 incontro delle artinel segno del Poverello.

SOCIETÀE CULTURA

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Praemium ImperialeEcco la cinquinadel Nobel dell'arteLa Japan Art Association ha resonon" ieri i cinque vincitori delPraemium Imperiale 2008. Sonol'inglese Richard Hamilton per lapittura; i coniugi ucraini Ilya eEmilia Kabakov per la scultura; losvizzero Peter Zumthor perl'architettura; l'indiano ZubinMetha per la musica; il giapponeseSakataTojurq per il cinema/teatro.A ciascuno di essi andrà unassegno di 140mila dollari, undiploma e una medaglia conferitidal patrono onorario della JapanArt Association, il principe Hitachi,durante la cerimonia dipremiazione, che si terrà a Tokyo il15 ottobre. La borsa di studio di 5milioni di yen per giovani artisti vainvece alla Orchestra GiovanileItaliana di Fiesole, un centro diperfezionamento musicale,inaugurato nel 1984 da RiccardoMuti. I nuovi premiati siaggiungono a una lista checomprende nomi come FedericoFellini, Ingmar Bergman, PierreBoulez, Claudio Abbado, GaeAulenti, Frank Gery, Balthus eAkira Kurosawa. Fra i premiati diquest'anno Richard Hamilton, 86anni, è un antesignano della popart, sempre molto interessato allapolitica: nella sua opera «Shockand Awe» l'ex premier Tony Blair èraffigurato in posa da pistolero. Iconiugi Kabakov sono noti comeautori di «installazioni totali», i lorosoggetti sono sempre «persone chetentano di vivere una vita ordinariain condizioni del tutto abnormi».Le opere dell'architetto PeterZumthor, nato a Basilea nel 1943,emanano sempre un forte senso dispiritualità; un esempio fra tanti ilMuseo diocesano di Kolumba,inaugurato a Colonia lo scorsoautunno. Zubin Metha, nato aBombay pel 1936, è un direttoreinternazionale, con salde radicianche italiane, dove dal 2006 èdirettore onorario a vita del Teatrodel Maggio Musicale Fiorentino.SakataTojuro, nato a Kyoto nel1931, è considerato il più grandeattore di Kabuki dell'era moderna.

anticipazioneL'accusa è di quelle che pesanoe attribuisce alla Chiesaun pensiero «antimoderno»sulla sessualità. Due studiose,una laica e l'altra credente,smontano il luogo comune

PI

DI MARGHERITA PELAJAE LUCETTA SCARAFFIA

Quasi tutte le culture hannofatto ricorso alla religioneper governare la sessualitàe conferirle un senso sim-

bolico. La sessualità si presenta a-gli esseri umani come conttaddit-toria: da un lato potente originedella vita, dall'altro forza oscurache si impadronisce dell'uomo, glifa perdere la padronanza di sé, equindi deve essere domata. L'im-peto della passione infatti può mi-nacciare la debole coerenza dell'io:le religioni forniscono i mezzi piùefficaci per salvaguardare la sua in-tegrità e controllare la violenza de-gli istinti. Le più antiche attitudiniumane nei confronti della sessua-lità sono state la divinizzazione e lasacralizzazione, entrambe espres-sioni della percezione dell'amples-so come di una esperienza supe-riore, divina, per 1 energia del desi-derio e l'estasi del piacere, per lapartecipazione al potere feconda-tore.

Il monoteismo, stabilendo la tra-scendenza del sacro, implica la de-sacralizzazione delle potenze vitalie sessuali. Il cristianesimo si diffe-renzia tuttavia dagli altri monotei-smi a causa dell'Incarnazione, e i-naugura così un nuovo modo didare senso spirituale, all'atto ses-suale. Dio che si è fatto carne, icorpi che resuscitano, i corpi visticome tempio dello Spirito Santoconducono infatti a una comples-sità nuova del rapporto con la car-ne, che diventa essa stessa parte estrumento del cammino spiritualeche ogni cristiano deve compiere.Per la cultura cristiana, il desideriodell'altro fa parte della dimensione

Non si tratta di emancipazioneo di oscurantismo. Il clima oggiè più favorevole a un confrontotra etica laica e religiosa cheveda nell'atto sessuale un nuovoincontro fra anima e corpo

corporea, ed è quindi positivo, per-che in essa si rispecchia la volontàdi Dio. Il comportamento sessualediventa allora un altro percorsodell'evoluzione spirituale, sia nellavia ascetica, sia in quella matrimo-niale: e in tale percorso si intrec-ciano naturalmente carne e spirito,sentimenti ed eros.

M a la posizione attuale dellaChiesa nei confronti dellasessualità è veramente op-

pressiva e «antimoderna»? Abbia-mo voluto consapevolmente sfug-gire all'atteggiamento che OdoMarquard individua come specifi-co dell'epoca moderna, cioè la tra-sformazione della storia in un tri-bunale al quale «l'uomo sfugge soloidentificandosi con esso». Abbiamopreferito non diventare un tribuna-le, né due tribunali in confronto fraloro, ma invece ricostruire il pro-cesso storico che ha portato fino al-la situazione attuale sia la Chiesasia i suoi critici. Nel ricorso alla sto-ria che giudica infatti, abbiamo col-to quello che si può considerare unluogo comune tipico della moder-nità: quello che fa sì che colui cheaccusa «assumendo monopoliodell'accusa biasima, quanto al malenel mondo, gli altri uomini inquanto riluttanti aU'emancipazio-

Qui accanto,«Lo sposaliziodella vergine»

di Giotto(Padova,

Cappella degliScrovegnu.

Sotto, la«Madonna col

Bambino» diJean Fouquet

ne, in quanto cattivi uomini creato-ri, e li condanna immediatamentea diventare passato».La concezione rivoluzionaria dei-ratto sessuale proposta dal cristia-nesimo delle origini e poi ap-profondita e articolata dalla Chiesae stata considerata negli ultimi se-coli obsoleta e dannosa: le scienzemoderne - medici, antropologi,poi sessuologi - hanno elaboratouna categoria astratta, quella disessualità.da studiare come feno-meno a parte, e da disciplinare se-condo criteri generali, che si sareb-bero voluti scientifici ma che spes-so sono diventati ideologici. A talicriteri si sarebbe dovuto confor-mare il comportamento dei singo-li, magari con il sostegno e il consi-glio degli «esperti».

eroseer lunghissimi secoli, la vi-sione cattolica ha inserito in-vece il comportamento ses-

suale all'interno del cammino per-sonale di purificazione e di santifi-cazione che è compito di ogni cri-stiano, in quel fragile equilibrio tracorpo e anima che è costitutivo diuna tradizione religiosa fondatasull'Incarnazione; ma anche all'in-terno di un sistema morale globa-le, costruito sugli enunciati gene-

rali del peccato edella sua condan-na, e sulla distin-zione del lecito dal-l'illecito.Almeno fino allametà del Novecen-to queste due im-postazioni non po-tevano comunicarefra di loro, perchéerano per molti a-

spetti incommensurabili.Sarà solo quando la Chiesa - a par-tire dall'Humanae vitae, per prose-guire più decisamente con la nuo-va proposta teorica di Wojtyla - co-mincia ad affrontare in termini a-stratti il problema del comporta-mento sessuale, che lo scontro sitrasferirà su un terreno comune.Solo allora cioè diventerà chiaroche non si tratta semplicemente di

una dialettica fra libertà e oppres-sione, tra emancipazione e oscu-rantismo, ma del conflitto fra duediverse concezioni di sessualità:l'una, quella laica, che colloca an-che l'atto sessuale nella sfera della

libertà individuale, l'altra, quellacattolica, che lo giudica e lo defini-sce come momento importantedel percorso spirituale di ogni cre-dente, un incontro fra anima e cor-po che non si può sottrarre al ri-

IL LIBRO

Oltre il cattivo stereotipodella sessuofobia cattolicaII luogo comune è solido: per il cattolicesimo il piacere ècolpa, il sesso peccato. Da praticare con parsimonia edisagio esclusivamente nel matrimonio e principalmenteper procreare.Alcuni enunciati si ripetono nel corso deltempo nella predicazione cattolica fino a renderepossibile una sintesi così brutale. Ma sensibilità piùlibere, analisi circostanziate dei testi e delle politichepossono di volta in volta articolare, smentire, fino asgretolare, il potenziale conoscitivo di un assunto cosìgenerico. È quel che intende mostrare il libro «Due inuna carne. Chiesa e sessualità nella storia» scritto dadue studiose - una laica e l'altra cattolica, MargheritaPelaja e Lucetta Scaraffia - che esce oggi da Laterza(pagine 322, euro 18) e dal quale anticipiamo un brano.La loro indagine rivela come il tentativo di unire lo

spirito alla carne, e quindi valorizzare spiritualmente lasessualità, segni potentemente periodi e figure dellastoria della Chiesa — basti pensare al «Cantico deiCantici» — mentre una politica della sessualità chealterna repressione e clemenza scorre parallela e agisceda efficace sistema di governo delle anime dei fedeli. Lasoluzione è sofisticata e funziona per secoli, finché nonviene erosa dal primato della scienza che sembradominare la modernità.

spetto delle regole religiose. L'unabasata su un'analisi scientifica del-la sessualità e sull'autonomia delsoggetto intesa come valore domi-nante, l'altra fondata sulla costitu-zione dell'individuo come soggettomorale in un sistema di norme de-finite. Per dirlo con le parole diFoucault, «il compito di mettersialla prova, di analizzarsi, di con-trollarsi di una serie di esercizi bendefiniti pone la questione della ve-rità - di ciò che si è, di ciò che si fae di ciò che si è capaci di fare - nelcuore della costituzione del sog-getto morale».

Oggi - paradossalmente, vi-sta l'asprezza del dibattitopolitico-ideologico - è pos-

sibile forse un approccio menoconflittuale al problema, almenodal punto di vista teorico. La diffe-renza fra le due concezioni non co-stituisce più un momento brucian-te di scontro nelle società occiden-tali, come è stato almeno fino allametà del Novecento: nei paesi «a-vanzati» sembra aver prevalso, nel-la mentalità comune, la propostalaica, ma questa nello stesso tem-po è stata sottoposta a critiche dadiversi punti di vista - quello fem-minile, ma anche quello di intellet-tuali laici come Marcel Gauchet -senza che ciò abbia comportatol'adesione alla visione cattolica,come sarebbe accaduto quando idue schieramenti si fronteggiava-no polarizzati. Mentre sono cadutialcuni orpelli ideologici, e soprat-tutto l'illusione che la libertà ses-suale costituisca di per sé una con-dizione fondamentale per la feli-cità individuale, altre categoriehanno subito slittamenti di collo-cazione e di significato: la natura,ad esempio, invocata dai teoricidella rivoluzione sessuale comegarante di una sessualità finalmen-te libera da condizionamenti so-ciali e religiosi, è diventata richia-mo severo della Chiesa e un ordineimmutabile nella procreazione; lasfera privata, difesa dai moderniz-zatori laici come ambito intoccabi-le di scelta individuale, appare pro-sciugata di senso e di valori, e sem-bra respingere soprattutto le don-ne in antiche solitudini, nel rap-porto con il proprio corpo e con ilproprio desiderio, nella scelta dimaternità. È tempo, forse, che ilcomportamento sessuale torni aessere problema collettivo.

leggere, rileggeredi Cesare Cavalieri

La «malattia blu» del traduttore di fronte a Babele

L a malinconia deltraduttore, diFranco Nasi

(Medusa, pagine 112,euro 11,50) non è unmanuale o unvademecum del buontraduttore: laproblematica deltradurre, infatti, era giàstata affrontatasaggisticamentedall autore nel 2004,sempre per Medusa, nelvolume Poetiche intransito. Il nuovo libro èdi taglio narrativo, condigressioni su ricòrdi diviaggio, incontri

inattesi, questioni diparole.Il titolo è subitospiegato a pagina 8: "Lamalinconia deltraduttore è unamalattia che ti prended'improvviso, quando,dopo mille tentativi, tisenti invaso da unfortissimo senso diinadeguatezza e diimpotenza. È la malattiablu del traduttore che tifa desiderare che lastoria di Babele e dellamoltiplicazione dellelingue sia solo unaleggenda e che tutte

quelle lingue che cisono al mondo nonesistano e non sianomai esistite". Questafrase da il tono dellaprosa di Nasi, ma inquella "malattia blu" c'ègià un problema ditraduzione: in inglese,infatti, il colore "blue" èassociato alla tristezza, aun divieto, o comunqueda una connotazionenegativa che in italianoè resa con colori diversi:il "blue book", per noi, èaddirittura un librobianco", e quando si èdepressi si è di "umornero", mentre uninglese si sentirebbe"blue". I "blues", del

resto, sono cantimalinconici. Parlare di"malattia blu" è unazzeccato neologismo,che testimonia laprensilità della linguaitaliana, che peraltro giàconosce una 'fifa blu'.Nel merito, per così dire,tecnico, Franco Nasi haperfettamente ragionenel sostenere che latraduzione non è tantoil passaggio da unalingua all'altra, quanto iltransito da una culturaall'altra. Ciò lo si vedebenissimo quando si haa che fare con i proverbie le frasi idiomatiche.Per esempio, noidiciamo «C'è molta

carne al fuoco», ma uninglese direbbe «Thereare many things atstake», cioè «Ci sonomolte fishes sul tappetoverde», passando così daun'allusione culinaria,all'atmosferadell'azzardo attorno altavolo da gioco. Unabella differenza,evidentemente, tra dueespressioni che toccanozone diversedell'immaginariointeriore.Volentieri ci si lasciacondurre dall'autore neisuoi vagabondagginarrativi, anche fra letombe di cimiteriitaliani e del Vermont,

alla ricerca di epitaffisingolari. Accanto amoniti sentenziosi,(«Non giova vivereorgogliosamente / Quitutti verranno inumiltà»), ci sonodisinvolture comequesta: «I lived and died/ The way I wanted»(«Ho vissuto e sonomorto / Come hovoluto»). E il sorrisoaffiora proprio neimomenti meno indicati.Nasi racconta ancheesperienze personali digelosia fra traduttoridello stesso poeta, e ineffetti il traduttorediventa la voce di unautore in un'altra lingua,

analogamente a quantosuccede con gli attori e iloro doppiatori: noistessi potremmosopportare Woody Allencon una voce diversa daquella,riconoscibilissima eattillata, di OresteLionello?Tra aneddoti, arguzie, emotti sentenziosi, iltempo passa veloce incompagnia di FrancoNasi. Ha molti meriti,ma per la nostrariconoscenzabasterebbe aver fattoconoscere questa poesiadi Mark Strand, di cuiriportiamo i primi versinell'inglese che quasi

tutti i lettori conosconoe, integralmente, nellatraduzione italiana: «Ina field /1 am thèabsence / of field./ Thisis /always thè case. /Whenever I am /1 amwhat is missing»; «In uncampo / sono l'assenza/ del campo. / Ed è /sempre così. /Dovunque sono/sonociò che manca. / /Quando cammino /divido l'aria / e l'aria /sempre si sposta / perriempire gli spazi /dov'era il mio corpo. //Tutti abbiamo unmotivo / per spostarci. /Io mi sposto / per tenereinsieme le cose».