Approfondimento per genere bucolico

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Foglie

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Foglie

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Nell’ambito della letteratura antica uno dei temi trattati con maggior frequenza e costanza è stato quello relativo alla condizione umana. In questo lavoro, dunque,se n’è cercata l’origine,

l’archetipo, sapendo che - fin dalla sua prima formulazione - la vita dell’uomo è stata paragonata a quella delle foglie.

I filoni principali di sviluppo e di interpretazione di questa similitudine sono due.

Il primo segue Omero, che apre l’argomento.Sia nell'Iliade che nell'Odissea, infatti, egli rapporta l’esistenza umana a quella delle foglie, che, staccandosi dai rami degli alberi, vengono trasportate dal vento. Nasce di qui l’idea

della fragilità e caducità della vita degli uomini.

Il secondo è avviato da Bacchilide contrapponendo la costanza degli elementi naturali all’instabilità dell'uomo. Più pessimistica della precedente, questa interpretazione aggiunge

al motivo già noto la riflessione che solo alle foglie, e non agli uomini, è dato rinascere.

Ad accogliere questa variante sono, tra gli altri, moltissimi poeti di fama mondiale ed epoche diverse quali: Catullo, Orazio, Petrarca, Tasso, Leopardi e Carducci. Inferiori per numero, ma

non per valore, sono i poeti che invece hanno seguito le impronte di Omero: Properzio, Ovidio e Shakespeare, per citare solo i più autorevoli e conosciuti.

Nelle slides che seguono sono riportati in ordine cronologico i testi degli autori più diversi della letteratura di ogni tempo e nazionalità che hanno scelto di trattare questo affascinante

tema.

Nota introduttiva

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OmeroIliade

(VI - vv. 146-149)(XXI - vv. 462-466)

Oh Magnanimo Tidide, perché chiedi la stirpe?Come è la stirpe delle foglie, così è anche quella degli uomini.

Le foglie, alcune il vento ne versa a terra, altre il bosco in rigoglio ne genera,quando giunge la stagione della primavera;

così una stirpe di uomini nasce, un'altra s'estingue

Ennosigeo, tu sano cervello non mi direstise combattessi insieme con te per dei mortali

meschini, che simili a foglie, ora sono in rigoglio, lucenti e mangiano il frutto della terra,

ora periscono esanimi.

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Omero Odissea

(IX - vv. 51-52)

Vennero poi al mattino numerosi come le foglie e i fiori che nascono a primavera.

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Simonide di CeoUmana cosa picciol tempo dura

(Traduzione di Giacomo Leopardi)

Umana cosa picciol tempo dura,E certissimo dettoDisse il veglio di Chio,Conforme ebber naturaLe foglie e l'uman seme.Ma questa voce in pettoRaccolgon pochi. All'inquieta speme,Figlia di giovin core,Tutti prestiam ricetto.Mentre è vermiglio il fioreDi nostra etade acerba,L'alma vota e superbaCento dolci pensieri educa invano,Né morte aspetta né vecchiezza; e nullaCura di morbi ha l'uom gagliardo e sano.Ma stolto è chi non vedeLa giovanezza come ha ratte l'ale,E siccome alla cullaPoco il rogo è lontano.Tu presso a porre il piedeIn sul varco fataleDella plutonia sede,Ai presenti dilettiLa breve età commetti.

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MimnermoCome le foglie

Al modo delle foglie che nel tempo

fiorito della primavera nascono

e ai raggi del sole rapide crescono,

noi simili a quelle per un attimo

abbiamo diletto del fiore dell’età,

ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.

Ma le nere dèe ci stanno a fianco,

l’una con il segno della grave vecchiaia

e l’altra della morte. Fulmineo

precipita il frutto di giovinezza,

come la luce d’un giorno sulla terra. E quando il suo tempo è dileguato

è meglio la morte che la vita.

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VirgilioEneide

(VI - vv. 305-312)

Huc omnis turba ad ripas effusa ruebat,matres atque viri defunctaque corpora vita

magnanimum heroum, pueri innuptaeque puellae inpositique rogis iuvenes ante ora parentum:

quam multa in silvis autumni frigore primo lapsa cadunt folia, aut ad terram gurgite ab alto

quam multae glomerantur aves, ubi frigidus annus trans pontum fugat et terris inmittit apricis.

Qui tutta una folla ammassandosi sulle rive accorreva,donne e uomini, corpi liberi ormai dalla vita,

di forti eroi, fanciulli e non promesse fanciulle,giovani messi sul rogo davanti agli occhi dei padri:tante così nei boschi, al primo freddo d’autunno,

volteggiano e cadono foglie…

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Come d'autunno si levan le foglie l'una appresso dell'altra, infin che il ramo vede a la terra tutte le sue spoglie; similemente il mal seme d'Adamo: gittansi di quel lito ad una ad una per cenni, come augel per suo richiamo.

Dante AlighieriDivina Commedia

(Inf. III, 112-117)

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William ShakespeareSonetto 12

When I do count the clock that tells the time,

And see the brave day sunk in hideous night,

When I behold the violet past prime,

And sable curls all silver’d o’er with white:

When lofty trees I see barren of leaves,

Which erst from heat did canopy the herd

And Summer’s green all girded up in sheaves

Borne on the bier with white and bristly beard:

Then of thy beauty do I question make,

That thou among the wastes of time must go,

Since sweets and beauties do themselves forsake,

And die as fast as they see others grow,And nothing ’gainst Time’s scythe can make defence

Save breed to brave him, when he takes thee hence.

Se il rintocco delle ore io conto, e vedol'altero giorno in notte orrida immerso,se già sfiorita scorgo la violae bruni ricci argentati o canuti,

se vedo nudi di foglie grandi alberigià schermo al gregge contro la calura,e il verde estivo, in covoni composto,sopra il carro con barba ispida e bianca,

allora sulla tua beltà m'interrogo,come anche te spazzerà via il Tempo,che fa smarrire dolcezze e beltà

e morir presto, e crescerne altre intanto.Null'altro che la sfida può difenderti

d'un figlio, se la falce viene a prenderti.

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Make me thy lyre, even as the forest is: What if my leaves are falling like its own!

The tumult of thy mighty harmonies Will take from both a deep, autumnal tone,

Sweet though in sadness. Be thou, spirit fierce My spirit! Be thou me, impetuous one!

Drive my dead thoughts over the universe Like withered leaves to quicken a new birth!

And, by the incantation of this verse,Scatter, as from an unextinguished hearth

Ashes and sparks, my Words among mankind! Be through my lips to unawakened earth

The trumpet of a profecy! O Wind,If Winter comes, can Spring be far behind?

Percy Bysshe ShelleyOde to the West Wind

Fa di me la tua lira, come lo è anche la foresta:

che importa se le mie foglie cadono come le sue!

Il tumulto delle tue potenti armonie

trarrà da entrambi un profondo tono autunnale,

dolce anche se triste. Sii tu, o fiero spirito,

il mio spirito! Sii tu me, o impetuoso!

Guida i miei pensieri morti su per l'universo,

come foglie appassite per affrettare una nuova nascita!

E, per l'incantesimo di questo verso,

diffondi, come ceneri e faville

da un focolare inestinguibile, le mie parole fra l'umanità!

Sii attraverso le mie labbra per la terra addormentata

la tromba di una profezia! O vento,

se viene l'inverno, può essere lontana la primavera?"

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Gerard Manley Hopkins

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Пусть сосны и ели Всю зиму торчат, В снега и метели

Закутавшись, спят. Их тошая зелень,

Как иглы ежа, Хоть ввек не желтеет,

Но ввек не свежа.Мы ж, легкое племя,

Цветем и блестим И краткое время

На сучьяк гостим. Все красное лето Мы были в красе, Играли с лучами, Купались в росе!...Но птички отдели, Цветы отцвели,

Лучи побледнели, Зефиры ушли.

Так что же нам даром Висеть и желтеть?

Не лучше ль за ними И нам улететь!

О буйные ветры, Скорее, скорей!

Скорей нас сорвите С докучных ветвей! Сорвите, умчите,

Мы ждать не хотим, Летите, летите!

Мы с вами летим!

Stiano alti tutto l'inverno I pini e gli abeti,

E di neve e bufere Dormano avvolti

Il loro scarno verde, Come gli aghi di un riccio,

Se mai non ingiallisce, Pure non è mai fresco.

Noi, popolo lieve, Fioriamo e splendiamo E solo per breve tempo Siamo ospiti dei rami.

Tutta la splendida estate Siamo state in bellezza,

Abbiamo giocato coi raggi, Immerse nella rugiada.

Ma è finito il canto degli uccelli, E i fiori sono sfioriti,

Più pallidi sono i raggi, E gli zefiri sono lontani.

Perché dunque invano pendere e ingiallire? Non è forse meglio per noi

Volar via con i venti? O venti furiosi,

Più veloci, più veloci, Più veloci strappateci via

Dai rami noiosi! Strappateci, portateci via, Non vogliamo aspettare.

Volate, volate! Voleremo con voi.

F. Tjutčev List'ja Le foglie

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A. De LamartineSouvenir

Je vois mes rapides années S'accumuler derrière moi, Comme le chêne autour de soi Voit tomber ses feuilles fanées.

Vedo i miei rapidi anniaccumularsi dietro a mecome la quercia attorno a sévede cadere le sue foglie avvizzite

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Les sanglots longs des violons de l'automne blessent mon cœur d'une langueur monotone. Tout suffocant et blême, quand sonne l'heure, je me souviens des jours anciens et je pleure; et je m'en vais au vent mauvais qui m'emporte deçà, delà, pareil à la feuille morte.

I lunghi singhiozzi dei violini d'autunno mi feriscono il cuore con un languore monotono. Tutto affannato e pallido, quando rintocca l'ora, io mi ricordo dei giorni antichi e piango; e me ne vado nel vento maligno che mi porta di qua, di là, simile alla foglia morta.

Paul VerlaineChanson d’automne(Canzone d’autunno)

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R. M. RilkeHerbst (Autunno)

Die Blätter fallen, fallen wie von weit,

Als welkten in den Himmeln ferne Gärten;

Sie fallen mit verneinender Gebärde.

Und in den Nächten fällt die schwere Erde

Aus allen Sternen in den Einsamkeit.

Wir alle fallen. Diese Hand da fällt.

Und sieh die andre an: es ist in allen.

Und doch ist Einer, welcher dieses Fallen

Unendlich sanft in seinen Händen hält.

Le foglie cadono, cadono come da lungi,

come se giardini lontani avvizzissero nei cieli;

cadono con gesto di rifiuto.

E nelle notti cade la terra pesante

da tutte le stelle nella solitudine.

Noi tutti cadiamo. Questa mano cade.

E guarda gli altri: è così in tutti.

Eppure c’è Uno che senza fine dolcemente

tiene questo cadere nelle sue mani.

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Giacomo LeopardiImitazione

Lungi dal proprio ramo,

Povera foglia frale,

Dove vai tu? - Dal faggio

Là dov'io nacqui, mi divise il vento.

Esso, tornando, a volo

Dal bosco alla campagna,

Dalla valle mi porta alla montagna.

Seco perpetuamente

Vo pellegrina, e tutto l'altro ignoro.

Vo dove ogni altra cosa,

Dove naturalmente

Va la foglia di rosa,

E la foglia d'alloro.

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Giuseppe UngarettiSoldati

Si sta comed'autunnosugli alberile foglie