Apologia e critica dei nuovi media - 1

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Maurizio Boscarol Apologia e critica dei nuovi media - 1

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Maurizio Boscarol

Apologia e critica dei nuovi media - 1

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Vedremo

• Cosa dicano le principali correnti sociologiche relativamente a internet e ai nuovi media

• Come si scontrino visioni ottimistico utopiche al limite del misticismo e tecnoscettiche al limite del luddismo

• Come esistano anche visioni intermedie (tecnologia come strumento da usare consapevolmente)

• Come il web 2.0 rientri perfettamente nella visione mistica di internet, ma possa anche essere letto in maniera critica

• Come questo abbia impatto su diversi aspetti: dal modo in cui la stampa parla di internet, al futuro della democrazia

• Come in generale dovremmo esercitarci a leggere il sottotesto, la visione sottesa a ogni testo che parli dei nuovi media

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La sociologia dei nuovi media

• Attorno allo sviluppo delle reti e del web sono sorte analisi e aspettative relative ad un grande cambiamento non solo tecnico, ma culturale e sociale

• L’idea che il nuovo strumento suggerisse nuove forme di organizzazione sociale a molti livelli. Alcuni sociologi si sono distinti, in senso apologetico o critico, più di altri, e alcuni hanno anche cambiato idea durante il percorso

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Manuel Castells• Sociologo catalano (1942), autore di

alcuni studi considerati fondamentali per la comprensione delle reti, in particolare: – La nascita della società in rete,– Il potere delle identità– Volgere di millennio.

• note come la trilogia de “l’età dell’informazione”

• Ritiene che stia avvenendo una trasformazione di civiltà che vede le tradizionali strutture centralizzate e gerarchiche fare progressivamente posto a strutture decentrate, a rete

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3 eventi

• Questa rivoluzione (che inizia negli ultimi decenni del secolo scorso) è resa possibile da:– Avvento del computer (anni ‘40/50)– Sua diffusione di massa (anni ‘70/80)– Messa in rete di questi computer (anni ’90/2000)

• La rete nasce dall’”improbabile intersezione fra Big Science, ricerca militare e cultura libertaria”, ed è un ambiente culturale che determina la svolta tecnologica (non il contrario)

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Etica hacker

• Intesa come ideologia libertaria dove cervelloni, smanettoni, ricercatori, studiosi, scienziati si scambiavano conoscenze per risolvere problemi, su un piano di parità, dove solo i meriti intellettuali venivano riconosciuti e rispettati, non le gerarchie tradizionali

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Le radici nella cibernetica

• Per la prima volta negli anni del dopoguerra c’erano i finanziamenti e le idee per realizzare una vera e propria utopia condivisa dalle comunità di ricerca sulla Computer Science: migliorare il mondo attraverso la comunicazione mediata dal computer

• Utopia nata da Norbert Wiener (1894-1964), padre della cibernetica, scienza che vedeva relazioni fra fenomeni diversissimi, da quelli matematici, a quelli animali, a quelli sociali

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Informazionalismo

• L’industrialismo è stato un paradigma produttivo dall’epoca della rivoluzione industriale (produzione in fabbrica di beni e servizi)

• Si sta affermando l’informazionalismo, che vede al centro delle strutture produttive l’informazione, facilitato dalle tecnologie informatiche e di rete

• Si va verso la network society

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Rete e idee libertarie

• Anche i primi imprenditori della rete condividevano certe idee libertarie, secondo Castells

• Tuttavia l’ondata di massa che è seguita (industrie tradizionali e governi) ha modificato l’orizzonte culturale che si muove sulla rete

• Ora che il collante culturale comune libertario viene meno, le persone rischiano di essere atomizzate all’interno della network society, perdendo senso del collettivo, con il tentativo delle strutture preesistenti di mantenere il controllo sulle strutture produttive e distributive, anzi, di peggiorarle con la rete

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Il punto è:

• "Non c'è alcun giudizio di valore in questo cammino verso la network society: essa non è la terra promessa dell'età dell'informazione. È semplicemente, una nuova e specifica struttura sociale, i cui effetti sul benessere dell'umanità sono ancora indefiniti. Tutto dipende dal contesto e dalle modalità."(Manuel Castells)

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Individui e movimenti

• Nella nuova società di rete gli individui perdono il senso della comunità e della classe cui appartengono, secondo i criteri classici, e, mentre incontrano l’ideologia liberale, ne risulta esaltato un individualismo atomizzato

• I conflitti sociali non spariscono ma vengono formati come movimenti

• I movimenti assumono la forma di un “network”

• Bypassano le istituzioni e i confini locali

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Yochai Benkler

• Nato nel 1964, è un professore di legge alla Harvard Law School

• Scrive “La ricchezza della rete” (2006), dove teorizza che un modo di produrre informazione libera, in maniera individuale e decentralizzata sulla rete, senza copyright o proprietà privata, basata sui cosiddetti commons, beni comuni, porti ad un maggior benessere (maggior efficienza economica) del modello tradizionale.

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Un capitalismo senza proprietà

• Benkler tenta di fondere un’ideologia liberale e fondamentalmente capitalistica con l’assenza di proprietà privata (sui beni intellettuali) che è normalmente considerata un generatore di ricchezza negli ambiti capitalisti

• Si caratterizza come “anarco-liberale”, fondamentalmente ottimista sulle possibilità della società in rete e lo sviluppo dei commons

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Wikinomics

• E’ il titolo di un libro di Don Tapscott e Anthony D. Williams del 2006

• Racconta come molte aziende si siano servite negli scorsi anni di lavori e lavoratori connessi alla rete e di tecnologie open source per costruire casi di successo

• Il modello è quello di aprire alla peer production o alla mass collaboration, ponendo un problema e proponendo delle retribuzioni ad hoc per le migliori soluzioni, difficili o costose da produrre internamente

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Collaborazione diffusa

• Il libro discute sette nuovi modelli di collaborazione diffusa:1. peer pioneers - I pioneri della peer production ovvero i

migliaia di volontari che danno vita a progetti innovativi con risultati migliori di quelli di imprese più grandi.

2. ideagoras - Le ideagorà. Il mercato delle idee consente alle imprese di attingere a talenti competenti su un bacino globale.

3. prosumers - produttori-consumatori4. new Alexandrians - I nuovi alessandrini. Una nuova scienza

della condivisione.5. platforms for participation - Le piattaforme partecipative.

Creare valore aprendo i prodotti e le infrastrutture tecnologiche.6. global plant floor - La catena di montaggio globale7. wiki workplace - La wikimpresa. La collaborazione di massa

sta affondando le radici negli ambienti di lavoro.(sintesi da Wikipedia)

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Pro e contro

• Questo modello porta a compimento alcune idee liberali (la concorrenza delle idee, la libertà di fare, l’apertura) e le sposa con la filosofia libertaria e comunitaria della collaborazione che premia i migliori

• Ma destruttura i rapporti e mantiene il controllo in mano alle aziende

• Il lavoratore collaboratore non diventa un dipendente, ma partecipa in maniera occasionale alla vita dell’azienda, competendo con altri intorno al mondo

• Non può costruire un progetto di vita attorno a questa attività

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Web 2.0

• Dopo il crollo del 2000/2001 e un breve periodo di depressione, si è affermato un concetto tanto sfuggente quanto potente, quello del “web 2.0”.

• Secondo i propugnatori, web 2.0 è un nuovo modo di usare tecnologie web preesistenti per consentire agli utenti di partecipare in maniera più attiva sui siti, non più come semplici spettatori ma come co-costruttori di contenuti e significati, in una logica ampiamente partecipativa

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Farebbero parte del web 2.0• I blog• I wiki• Le web application• I mashup• Applicazioni in perenne beta, aggiustate

con il contributo degli utenti• Social networks• Folksonomy• Ecc.

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Come si è diffuso il web 2.0?• “[An increase of outsourcing with

web services] is nothing less than the start of what Scott Dietzen, CTO of BEA Systems, calls the Web 2.0, where the Web becomes a universal, standards-based integration platform. Web 1.0 (HTTP, TCP/IP and HTML) is the core of enterprise infrastructure.”

(Eric Knorr, InfoWorld, dicembre 2003)

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Tim O’Reilly

• Editore americano famoso per libri informatici• Nell’ottobre 2004 popolarizza il termine nella

sua “o’reilly media web 2.0 conference”• Idea generica di democraticità e accessibilità,

con gli utenti che producono i propri contenuti (User generated content, UGC) e collaborano online

• Sembra un concetto fatto per ridare entusiasmo ai delusi della rete dopo il crollo degli ultimi anni

• Nessuna novità tecnologica: il substrato è lo stesso

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Vecchie idee e vecchie tecnologie?

• Alcuni ritengono che anche le idee siano le stesse: la rete stessa è da sempre democratica e comunitaria

• E’ vero che in quegli anni si diffondono applicazioni che sono almeno percepite come facilitanti (le blog platform, i wiki, i SN, Ajax), che prima non erano così diffuse né raffinate

• Applicazioni open source per consentire alla gente di pubblicare prima erano semplicemente più rare da trovare

• Inoltre entra in rete (o vi si abitua) la maggioranza tardiva, quella che non condivideva l’ideologia originaria

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Ma…

• I forum erano da sempre luoghi di discussione collaborativa, dove alcuni più esperti rispondevano ai dubbi degli altri, in conversazioni dove il merito veniva premiato

• Così anche nei newsgroup• Alcuni (Metitieri, 2009, Lovink, 2007)

sostengono che in realtà il web 2.0 corrisponde ad una deriva individualistica, e non comunitaria, del web

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In particolare i blog

• Sono luoghi di pubblicazione solipsistica• I commenti degli utenti non hanno lo stesso

peso che hanno nei forum o nei newsgroup• Di fatto chi vuole controbattere è invitato a

farlo su un proprio blog• Si continua a pubblicare le proprie tesi, più

che portare avanti un dialogo• Inoltre vi è il fenomeno della googlizzazione

del merito

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Il ranking dei blog

• Il page rank e le classifiche di popolarità si basano sull’esistenza di blog che sono più centrali di altri

• Secondo l’analisi di rete sono hub, cioè nodi connettori con moltissimi link in entrata (e molti ma non sempre altrettanti link in uscita)

• Questo modello premia chi ha un forte capitale sociale (costruito on o offline) da spendere, e crea delle “star”. (anche strutturalmente: un hub è una stella)

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Geert Lovink (Zero Comments):

• “Commentare un blog con il quale si è in disaccordo è ritenuto persino insensato; ma se per esempio non siete d’accordo con Ito, è molto più sicuro postare le osservazioni sul vostro blog – “ti ho bloggato” – ma la possibilità che qualcuno come Ito possa rispondere è prossima allo zero. Ecco il limite dei blog. Molti blog eliminano del tutto la possibilità di rispondere, in particolare i diari delle celebrità e i blog degli amministratori delegati, scritti e gestiti da redattori professionisti.”

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Lovink:

• “L’erosione dei mass media non si vede dal ristagno delle vendite e dalla diminuzione dei lettori di quotidiani, [mentre] in molte parti del mondo il pubblico televisivo è ancora in crescita. A essere in declino è la fede nel messaggio. L’importanza del nichilismo sta lì, e i blog agevolano questo processo come nessun’altra piattaforma aveva mai fatto prima. Venduti dai positivisti come media dei cittadini, i blog aiutano gli utenti a passare dalla verità al nulla.”

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Ancora Lovink:

• “Molti non hanno il tempo o la concentrazione necessari per fare un lavoro di ricerca come si deve e preferirebbero seguire il branco, cosa per la quale i blogger sono famosi.

• [...]• Il post originale pubblicato dal proprietario del blog

non è uguale alla risposta del lettore. Gli utenti sono ospiti, non partner paritari e tanto meno antagonisti.

• [...]• I blog danno vita a comunità di persone che la

pensano alo stesso modo, e il dibattito rimane all’interno delle nuvole di blog omogenei.”

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E ancora…

• “I blog creano arcipelaghi di link interni, ma si tratta di legami molto deboli; per di più, non solo i blogger si riferiscono e rispondono in genere solo ai membri della loro tribù online ma non hanno alcuna idea di quello che potrebbe accadere se includessero i loro avversari. […] Grazie alla sua vastità, la prateria dei blog non è uno spazio conteso. Le differenze di opinione devono prima formarsi: non piovono dal cielo. Fabbricare opinioni è una raffinata arte di creazione dell’ideologia. […]. E’ la condivisione dei pregiudizi, o forse delle convinzioni, a guidare la crescita del potere dei blog e della loro visibilità sugli altri media.”

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Blog come trampolino

• Secondo Metitieri (giornalista italiano), 2009, rispetto a forum e newsgroup, i blog incoraggerebbero un individualismo, una mancanza di disinteresse nella scrittura (che si manifesterebbe con l’interesse a linkare persone famose per il solo fatto che siano famose, anziché per la qualità dei loro argomenti), e la creazione di cricche e gruppi chiusi dove gli argomenti contano poco e lo scambio è pressoche nullo. Tranne casi di blog veramente personali, vero obiettivo di chi scrive nella blogosfera sarebbe di quello di diventare famoso e riuscire a lavorare nei vecchi media

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La stampa

• In Italia i 16 maggiori quotidiani nazionali con tiratura oltre 100.000 copie hanno perso nei tre anni precedenti il 2007 il 150.000 lettori circa (4,4%).

• Dati simili se si considerano i 7 che superano le 200.000 copie

• Simili anche per i settimanali• Anche per quelli che si occupano di

internet, con perdite che sfiorano il 50% dei lettori per PC World Italia

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Diffusione media 2008 Diffusione media 2007variazione

TOTALE VENDITA 08 TOTALE VENDIT 07Avariazione

CORRIERE DELLA SERA 620.605 662.253 -41648 -6,3 544.938 577.737 -32799 -5,7

REPUBBLICA (LA) 556.433 622.157 -65724 -10,6 502.653 564.218 -61565 -10,9

E POLIS 482.253 417.501 64752 15,5 2.191 4.478 -2287 -51,1

GAZZETTA SPORT-LUNEDI (LA) 470.587 473.553 -2966 -0,6 423.733 422.504 1229 0,3

GAZZETTA SPORT (LA) 369.535 374.662 -5127 -1,4 322.581 324.212 -1631 -0,5

SOLE 24 ORE (IL) 334.697 343.400 -8703 -2,5 191.329 206.786 -15457 -7,5

STAMPA (LA) 309.150 314.387 -5237 -1,7 263.969 267.468 -3499 -1,3

CORRIERE SPORT-STADIO LUN. 270.395 287.857 -17462 -6,1 266.983 284.300 -17317 -6,1

CORRIERE SPORT - STADIO 226.104 242.303 -16199 -6,7 223.048 239.150 -16102 -6,7

MESSAGGERO (IL) 210.954 215.633 -4679 -2,2 204.142 208.675 -4533 -2,2

GIORNALE (IL) 192.720 204.015 -11295 -5,5 185.730 196.669 -10939 -5,6

RESTO DEL CARLINO (IL) 165.225 168.052 -2827 -1,7 155.919 159.668 -3749 -2,3

NAZIONE (LA) 137.118 138.385 -1267 -0,9 132.593 133.951 -1358 -1,0

TUTTOSPORT LUNEDI' 129.910 130.842 -932 -0,7 127.561 128.460 -899 -0,7

LIBERO 125.196 130.392 -5196 -4,0 118.100 124.661 -6561 -5,3

TUTTOSPORT 115.663 118.934 -3271 -2,8 113.608 116.831 -3223 -2,8

AVVENIRE 105.874 104.326 1548 1,5 21.503 22.251 -748 -3,4

SECOLO XIX (IL) 103.253 107.579 -4326 -4,0 99.011 102.903 -3892 -3,8

GAZZETTINO (IL) 86.966 92.036 -5070 -5,5 81.370 86.574 -5204 -6,0

ITALIA OGGI 86.934 89.343 -2409 -2,7 23.912 22.360 1552 6,9

TIRRENO (IL) 80.832 82.801 -1969 -2,4 78.437 80.245 -1808 -2,3

MATTINO (IL) 79.560 81.994 -2434 -3,0 75.739 77.936 -2197 -2,8

UNIONE SARDA (L') 68.332 67.310 1022 1,5 66.802 65.683 1119 1,7

GIORNO (IL) 68.122 68.258 -136 -0,2 64.528 64.961 -433 -0,7

GIORNALE DI SICILIA 67.342 67.396 -54 -0,1 63.678 63.556 122 0,2

SICILIA (LA) 64.550 64.078 472 0,7 60.970 60.588 382 0,6

NUOVA SARDEGNA (LA) 59.819 58.876 943 1,6 58.709 57.740 969 1,7

ECO DI BERGAMO (L') 54.520 55.678 -1158 -2,1 40.727 41.777 -1050 -2,5

DOLOMITEN 51.683 51.234 449 0,9 11.523 11.702 -179 -1,5

MESSAGGERO VENETO 51.393 51.678 -285 -0,6 48.006 48.098 -92 -0,2

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Le ragioni della crisi

• Tuttavia queste perdite non dipendono dal “citizen journalism”, che è largamente irrilevante

• Dipende da vari fattori fra cui la globalizzazione della competizione fra i media: fonti direttamente ritrovabili e confrontabili, più quotidiani da confrontare, accesso diretto alle fonti internazionali…

• La rete non compensa per ora queste perdite, così che si è innescato un circolo vizioso

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Il circolo vizioso

• Fretta e competizione dei giornalisti con i nuovi media riduce il tempo di controllo e scrittura, fino a incappare in incidenti come quello di Sarah Palin…

• Per trattenere i pochi lettori rimasti si punta su sensazionalismo e semplificazione

• Riduzione dei costi online puntando su UGC (blog sindacati: Nova, i blog di nova100…)

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Yannick Estienne (2007)

• Confine fra giornalista e amatore tende a sfumare• Tendenza a sfruttare il citizen journalism per

ridurre i costi dei contenuti anche fino ad azzerarli• Così si sfruttano le ideologie libertarie di

condivisione per fini commerciali, sfruttando il lettore per fidelizzarlo ancora di più

• Mancata distinzione fra pubblicità e contenuti, fra contributi dei lettori e dei giornalisti

• Idea diffusa che la swarm intelligence provveda alle correzioni necessarie (cosa che capita assai di rado sui blog, come sui media tradizionali)

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Wisdom of crowd

• La saggezza delle folle (James Surowiecki, 2004): tentativo, attraverso casi, esempi e aneddoti, di suggerire che le masse siano intelligenti, più dei singoli

• Il titolo viene citato spesso senza alcun riguardo agli argomenti effettivamente sostenuti, che limitano fortemente gli ambiti e le condizioni nelle quali si può verificare un contributo virtuoso da parte delle folle in attività decisionali o cooperative, e viene dunque usato come mantra ideologico staccato dalla realtà

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Tipi di saggezza delle folle

• Cognizione – Pensiero ed elaborazione di informazioni, in particolare nei giudizi di mercato, che possono essere molto più rapidi, affidabili e meno soggetti a influenze politiche rispetto alle deliberazioni di esperti o gruppi di esperti

• Coordinazione – Capacità di sfruttare risorse in maniera coordinata come nel traffico quotidiano, nell’afflusso ai ristoranti, ecc.

• Cooperazione – Come gruppi di persone possono creare reti di fiducia senza un sistema centrale che controlli il loro comportamento

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Tuttavia…

• Non tutte le folle o i gruppi si dimostrano davvero saggi. Ne abbiamo diversi esempi, infatti, nei comportamenti di massa di attacco al diverso, di investimenti sbagliati come nelle bolle speculative di mercato.

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Condizioni per la saggezza delle folle

• Diversità di opinione – Ogni persona dovrebbe avere informazioni private, personali, anche fossero interpretazioni eccentriche dei fatti noti.

• Indipendenza – Le opinioni dei singoli non devono essere determinate da quelle di coloro che li circondano (non influenza reciproca, non effetti di conformismo di massa)

• Decentralizzazione – Le persone devono poter essere specializzate e far affidamento su conoscenze locali, sconosciute agli altri

• Aggregazione – Devono esistere meccanismi per convertire i giudizi privati, individuali, in decisioni collettive (ad esempio, sistemi di voto).

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La blogosfera

• È facile concludere che la blogosfera e altri sistemi (come i social network), orientati al comportamento non conflittuale, accondiscendente verso le “star”, desideroso di ottenere un successo, portano verso dinamiche almeno parzialmente conformistiche, non indipendenti, e non generano vera “saggezza”

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Casi di fallimento

• Si verificano quando le opinioni dei singoli sono:– Troppo omogenee– Troppo centralizzate– Troppo divise– Troppo imitative– Troppo emotive

• Tutti casi che, ahimè, sono facilmente riconoscibili nella sfera mediatica e nella blogosfera

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Raccomandazioni

• Per aumentare la probabilità di saggezza, bisognerebbe– Mantenere i legami deboli– Esporsi a quante più diverse sorgenti

di informazioni possibile– Creare gruppi che si mescolino a

dispetto delle gerarchie

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Casi positivi

• Predizioni di mercato (come fanno i bookmaker a sapere chi vincerà una partita e un campionato? Chiedersi “Chi pensi vincerà le elezioni”, non “per chi voterai”)

• Analisi Delphi (valutatori diversi, esperti indipendenti, giudicano un prodotto in più tornate; un facilitatore raccoglie anonimamente i risultati, li aggrega e li reinvia ai singoli per un successivo giudizio alla luce delle opinioni dell’intero gruppo)

• Versioni migliorate dei tradizionali sondaggi d’opinione

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Folksonomy

• Risolvere i problemi di classificazione dei documenti con etichette, parole chiave, utilizzate dagli utenti stessi, non dagli esperti

• In questo modo la comunità crea la classificazione

• In realtà è una soluzione tecnica ad un problema di massa, ma non sostituisce le classificazioni esperte, che semplicemente servono ad altro

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Fine