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Apollonio Rodio, sintesi della tradizione manoscritta e confronto tra edizioni L’edizione di Fränkel. L’edizione di F. si basa essenzialmente su otto codici e vengono ravvisate tre famiglie tutte formate da tre codici. Famiglia m: Laurenziano 32.9 (960-980 si possono ravvisare due mani, la seconda mano vi ha aggiunto glosse, scolii e variae lectiones); Vaticano Pal. Gr. 186 è un apografo di L, Fränkel ne fa menzione molto raramente in apparato; Ambrosiano 120 (B 26 sup.) con numerose glosse e scolii simili a quelli di L ma più brevi, fu scritto a Costantinopoli da Giorgio Chrysococca attorno al 1420. Famiglia w: Solarnus (Laurenziano gr. 32 16) appartenuto a Giovanni Crisolora, scritto nel 1280 ad uso di Massimo Planude; Guelpherbytanus (Aug. 10.2) del XIV secolo, presenta errori e corruttele. Di queste due famiglie il Fränkel ne dà menzione nello stemma codicum a pag ix della Praefatio critica e di esse postula l’esistenza di un archetipo comune. Tale archetipo risulta essere influenzato da: variae lectiones provenienti da collazioni fatte da scribi dotti, glosse e scolii. Di questi tre elementi viene data menzione nello stemma e pare che essi portino lezioni più antiche poi confluite nell’archetipo di w e m. A queste due famiglie se ne aggiunge una terza, la famiglia k. I codici di questa famiglia detta anche cretese derivano tutti da un apografo (k) scritto su quell’isola. Il testo mostrava glosse, variae lectiones, molte delle quali arrivavano dall’archetipo di k e m e scolii molto diversi da quelli laurenziani. Il copista del capostipite di k doveva possedere un codice con lezioni molto vicine a quelle della prima mano di L e il Fränkel dà esempi molto

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Apollonio Rodio, sintesi della tradizione manoscritta e confronto tra edizioni

L’edizione di Fränkel.

L’edizione di F. si basa essenzialmente su otto codici e vengono ravvisate tre famiglie tutte formate

da tre codici. Famiglia m: Laurenziano 32.9 (960-980 si possono ravvisare due mani, la seconda

mano vi ha aggiunto glosse, scolii e variae lectiones); Vaticano Pal. Gr. 186 è un apografo di L,

Fränkel ne fa menzione molto raramente in apparato; Ambrosiano 120 (B 26 sup.) con numerose

glosse e scolii simili a quelli di L ma più brevi, fu scritto a Costantinopoli da Giorgio Chrysococca

attorno al 1420. Famiglia w: Solarnus (Laurenziano gr. 32 16) appartenuto a Giovanni Crisolora,

scritto nel 1280 ad uso di Massimo Planude; Guelpherbytanus (Aug. 10.2) del XIV secolo, presenta

errori e corruttele. Di queste due famiglie il Fränkel ne dà menzione nello stemma codicum a pag ix

della Praefatio critica e di esse postula l’esistenza di un archetipo comune. Tale archetipo risulta

essere influenzato da: variae lectiones provenienti da collazioni fatte da scribi dotti, glosse e scolii.

Di questi tre elementi viene data menzione nello stemma e pare che essi portino lezioni più antiche

poi confluite nell’archetipo di w e m. A queste due famiglie se ne aggiunge una terza, la famiglia k.

I codici di questa famiglia detta anche cretese derivano tutti da un apografo (k) scritto su quell’isola.

Il testo mostrava glosse, variae lectiones, molte delle quali arrivavano dall’archetipo di k e m e

scolii molto diversi da quelli laurenziani. Il copista del capostipite di k doveva possedere un codice

con lezioni molto vicine a quelle della prima mano di L e il Fränkel dà esempi molto ricchi di

comunanza di errori tra queste due famiglie. Come è ovvio aspettarsi questa famiglia, rappresentata

principalmente dai codici: Escorialense Σ iii 3 (contiene anche Arato (S nell’edizione di J. Martin) e

le Argonautiche orfiche (E nell’edizione di F. Vian) e Parigino gr. 2727 (con glosse e scolii), reca

delle lezioni proprie non frutto di congettura talvolta preferibili a quelle di m e w. Tuttavia è

possibile trovare lezioni nate da congetture (alcune proposte negli scolii dell’apografo di questi due

codici e poi entrate a far parte del testo). Fränkel nota anche la natura profondamente contaminata

di questa famiglia, motivo per cui risulta difficile inserirla in uno stemma, qui ridotto a solo due

famiglie delle quali è chiara la provenienza da un comune archetipo.

Nel tracciare la storia del testo delle Argonautiche Fränkel dà notizia di una προέκδοσις: degli scolii

danno delle lezioni non reperite in alcun codice e sicuramente non frutto di una congettura. A

suffragare la presenza di due redazioni dell’opera di Apollonio stanno dei dati riguardo la sua vita:

si sa di due momenti nei quali il poeta presentò il testo al pubblico ricevendo diversi apprezzamenti.

Il ricorso alle lezioni dei papiri non risulta essere massiccio, solo in pochi casi essi correggono le

lezioni dei codici, altre volte confermano la genuinità di lezioni di codici. Non risultano essere

chiare nell’edizioni le sigle dei papiri.

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L’edizione di Vian

La ricca introduzione mette in luce i vari stadi della tradizione del testo dando molta importanza

anche alla ricostruzione della storia delle antiche edizioni delle Argonautiche. Viene messo in luce

il collegamento tra i nostri scolii e gli antichi commenti e viene spiegata la presenza di variae

lectiones nell’archetipo. La divisione dei codici in tre famiglie già delineata da F viene mantenuta in

questa edizione, tuttavia la descrizione dei singoli manoscritti risulta essere più dettagliata e ricca di

dati codicologici e paleografici. Per quanto riguarda il codice L vengono mostrati 5 gravi casi di

corruttela verificati alla fine del manoscritto, per A sono elencati i principali antigrafi. Risulta subito

più chiaro, rispetto all’edizione oxoniense, un maggior utilizzo di codici recenziori, come il cod. I

(Matritensis gr 4691) apografo del Solarnus copiato dal Costantino Lascaris nel 1465: il cospetto

dei sigla offre comunque un’ampia lista di codici. Per quanto riguarda la terza famiglia (k) il

discorso risulta essere difficoltoso per il fatto che il capostipite di questo gruppo, il Protocretensis,

fa parte del gruppo m dei manoscritti L, A e V. Fränkel aveva capito il carattere contaminato di

questa famiglia, Vian inoltre ravvisa una certa dipendenza con solo con L, ma anche con S. Tale

dipendenza è ben chiarita nello stemma nel quale vengono evidenziati i vari rapporti di

contaminazione e la tradizione del testimone E. Da questo codice E deriverebbe un codice Estense

(J Estensis gr. 112) apografo di P (Par. gr. 2727), T (Toletanus 102-34) e O (Par gr. 2845). Oltre a J

deriverebbero H e B. Quindi l’edizione di Vian risulta più chiara per quanto riguarda la tradizione

di questa famiglia k. Come spiegazione della vicinanza di LA con la famiglia k spesso associata a w

Vian postula l’esistenza di un ipoarchetipo x apografo di m e della famiglia k, fonte delle lezioni

della prima mano di L, ma l’esistenza di tale ipoarchetipo è sospetta anche per lo stesso filologo.

Vian specifica i rapporti della famiglia m con kw prendendo in considerazione una revisione di L.

Delle volte delle varianti attestate in Lkw si oppongono a delle altre lezioni attestate nella revisione

di L e A e viceversa (interessante il caso di I 551 dove A possiede la lezione corretta con scolii,

l’apparato di V indica una terza mano di L, quello di F non la menziona) questo porta a ipotizzare

che i tre discendenti di m abbiano subito revisioni su codici diversi prova ne è la storia degli scolii.

Per quanto riguarda la famiglia w detta Planudea, Vian evidenzia un rapporto molto interessante

con le lezioni dell’Etymologicum Genuinum (Ψ) che nello stemma figura in un ramo a parte

rispetto alla tradizione manoscritta. L’analisi delle lezioni e delle congetture presenti nei testimoni

della famiglia w portano a pensare ad un lavoro filologico di Planude e dunque i due codici

risultano provenire dall’edizione “critica” di un valente filologo bizantino. Interessanti i rapporti tra

w e k: il protocretese risulta essere contaminato da S e contaminare a sua volta G (si veda II 238-9

dove G reca con k una lezione scorretta a differenza di S che legge correttamente). L’edizione di

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Vian rivela subito la forte dipendenza dai testimoni manoscritti e la grande competenza nel tracciare

la storia della tradizione anche per quanto riguarda i codici recenziori. L’apparato mostra sempre

una larga gamma di testimoni, la lista dei sigla è molto dettagliata e riporta con completezza anche

le sigle dei papiri utilizzati. Interessante l’appendice riguardante l’ortografia dei codici.

Confronto di alcuni passi

…ἀμφὶ δὲ λαῶν

πληθὺς σπερχομένων ἄμυδις θέεν: οἱ δὲ φαεινοὶ (I 238 9)

L’edizione di F. mette a testo la lezione θέον di PE contro θέεν accettata da V. e presente in tutti

gli altri codici. F. giustifica questa scelta di un plurale in luogo di singolare in quanto concordato

con un soggetto singolare di nome collettivo, trattasi dunque di un uso dotto (per giunta non in

disaccordo con la poetica di Apollonio) e quindi di una lectio dificilior. Tale particolarità

rispecchierebbe un uso raro (cfr Iliade 2 278 e 15 305), caso analogo nelle Argonautiche di πληθὺς

con verbo al plurale lo si nota a 4 688-689 dove F continua a scegliere il verbo al plurale e V

rimane aderente alla maggior parte dei codici.

ὕστατον αὖ καὶ κῶας, ἐπεί τ᾽ ἐπαϊστὸν ἐτύχθη (IV 366)

ἐπεί τ᾽ ἐπαϊστὸν ἐτύχθη si trova con minime variazioni in LASG (anche il vello hai preso, quando

tutto è stato scoperto) ed è la lezione messa a testo da V., al contrario F. sceglie la lezione ἐφ᾽ ᾧ

πλόος ὔμμιν ἐτύχθη (per la qual cosa il viaggio di ritorno vi è stato reso possibile) dei codd PE. La

lezione di PE risulta essere più sensata per quanto riguarda il contesto, tuttavia al contrario la

lezione LASG con l’uso di ἐπαϊστὸν, aggettivo più raro risponderebbe al criterio di lectio difficilior.

A sostegno di PE vi è un passo dell’Ifigenia in Tauride (1040)

ὡς ὄφελόν γε

Ἀρτέμιδος κραιπνοῖσι πάρος βελέεσσι δαμῆναι,

πρὶν τόνγ᾽ εἰσιδέειν, πρὶν Ἀχαιίδα γαῖαν ἱκέσθαι (3 773-5)

(magari m’avessero colpito le veloci frecce di Artemide, prima che lo vedessi, prima che i figli di

Calciope giungessero nella terra greca)

Ci troviamo ancora in una ῥῆσις e il passo ci consente di prendere in considerazione un caso in cui

il testo tradito da tutti i codici γαῖαν ἱκέσθαι è da rigettare sia per ragioni metriche, sia per ragioni di

contenuto. V. lascia la lezione dei codici, F. invece propone la seguente congettura: νῆα κομίσσαι,

il filologo prende le mosse da uno scolio laurenziano che porta la lezione γαῖαν κομίσσαι,

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mantenendo il verbo ricerca una parola femminile, trocaica, che si accordi al verbo come suo

oggetto al singolare. La genialità del critico ha corretto il passo restituendo da una parte correttezza

formale e dall’altra correttezza contenutistica.

Bibliografia

Apollonii Rhodii Argonautica recognovit Hermann Fränkel;

Apollonios de Rhodes Argonautiques texte établi et commenté par Francis Vian, et traduit par E.

Delage

Einleitung zur kritischen Ausgabe der Argonautika des Apollonios, Göttingen 1964