Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in...

23

Click here to load reader

Transcript of Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in...

Page 1: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

Caporale Maggiore Zacconi Antonio 1477 Campagna Militare “Fiat” 2° sezione1

Settembre 20 partenza d’Alessandria per la zona di guerra“ 26 arrivo alla compagnia destinatami“ 31 in riposo a ValcusbanaOttobre 20 partenza per l’azione sul Monte Cucco“ 21-22 azione sul Monte CuccoNovembre 1 ferito a Zagora“ 2 per l’ospedale di Plava e in Valcusbana“ 3 partenza per l’ospedale di Udine“ 8 partenza per l’ospedale di Verona“ 13 partenza per l’ospedale di Tortona“ 17 rientrato al deposito ad AlessandriaFebbraio 13 partenza per la Z. G. e successivo arrivo a Vertoiba“ 26-27 giornate di attacchi e contrattacchi terribili“ 28 cambio della linea ed arrivo a MuraroMarzo 20 partenza per la linea di Ciglione Isonzo“ 27 destinato al Battaglione MarcianteAprile 14 ritorno al Reggimento al Ciglione per rinforzoMaggio 1 destinato al Reggimento Marciante e partenza per Vespoledo“ 17 ritorno al Battaglione Macriante Brigata Messina a [?]“ 26 trasferiti a San FlorianoGiugno 27 di complemento alla 9° Compagnia 93° Fanteria sul San GabrieleLuglio 9 destinato a Brescia per corso mitraglieri a RezzatoOttobre 17 mandato a Brescia per la formazione compagniaNovembre 4 partenza con la 1477 per la zona di guerra“ 6 arrivo e piazzamento armi al di là del Ponte Priula“ 9 abbandono della testa di ponte per l’arrivo austriaci“ 13 in linea fra il ponte della [?] e la ferroviaDicembre 5 cambio per [?]“ 8 trasferiti a Arcade

Fui arruolato sotto le armi il 1° Giugno 1915 in ritardo della classe perché avevo già un fratello sotto le armi. Destinato ad Alessandria (37° Fanteria) furono per me, come lo sarà in generale, un po’ tristi e duri la prima settimana […] di tirocinio della vita militare. Però non fu così triste trovandomi vicino a casa ed in compagnia di diversi paesani ed amici. Si passò sotto la dura vita della pesante

1 L’autore, nato a Mede nel 1897, svolge nel suo paese l’attività di panettiere. L’originale manoscritto, un piccolo quaderno a quadretti privo di copertina, misura cm. 18X13. Le pagine non sono numerate. È di proprietà degli eredi ma la copia è stata donata alla SSV da Matteo Boccalari. La trascrizione è improntata a criteri conservativi. Le abbreviazioni sono state sciolte (es. Regg.to in Reggimento, pom. in pomeridiano).

1

Page 2: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

istruzione primitiva qualche settimana e poi si partì per Godiasco per le esercitazioni di campo. Fu breve perché dopo una diecina di giorni fummo ancora di ritorno ad Alessandria di lì verso la fine di agosto dopo aver passato, seben per 2 giorni soli, le feste a casa, si partì per il distaccamento di Solero. Intanto s’avvicinava la partenza per il fronte e ciò avvenne dopo 20 giorni che ritornammo ad Alessandria e di lì ci vestirono e si partì per la zona di guerra.Ci impiegammo quattro o cinque giorni ad arrivare a posto dopo aver provato le prime paure e disagi della guerra.Fu durante questo viaggio che provai la prima paura e fece una tale impressione che in nessun modo sarei capace di descrivere.Eravamo seduti in un campo per consumare il rancio (1 scatoletta) e non ancora si era terminato quando s’incomincia a sentire una granata che viene a cadere proprio in mezzo a noi e che fu proprio una grazia perché non ebbino a lamentare nessuna disgrazia. Immaginarsi noi che eravamo tutti nuovi a quelle musiche in un momento ci sbandammo uno per ogni angolo. Si scappò. Io, in compagnia di altri amici su per le colline e di lì non ci si mosse finchè cessarono di sparare. Si riprese la marcia e dopo molte peripezie, perché si sbagliò anche strada e pioveva a catinelle, una volta assegnati alle rispettive compagnie ci dividemmo ognuno alla nostra sorte. Fui assegnato alla 14° Compagnia che la raggiunsi in un piccolo monte che faceva servizio da avamposti. Di lì, proprio alla prima sera, mi toccò montare come capo posto (perché in quei giorni ero stato promosso caporale) in una piccola guardia. Come era brutto! Si doveva stare svegli tutta la notte e pioveva e non pioveva si stava all’albergo delle stelle. Immaginarsi, erano i primi di ottobre, e le notti s’allungavano sempre, di modo che si aspettava che venisse il giorno come uno quando aspetti la sua grazia.Si passò così (perché la compagnia era già da un po’ di tempo che era lì) circa otto giorni e poi si scese a riposo. Intanto ero venuto a conoscenza di diverse cose come le cannonate, razzi, bombe ecc. ecc. Si venne in Valcustana a godere il riposo e proprio mentre stavo a far la casa (la tenda) mi sento chiamare per nome. Era mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso. Immaginarsi la nostra gioia in simili paraggi. Uscimmo ed andammo lì vicino dove era accampato anche il 43° dove si trovò diversi amici. Così tutte le sere si faceva delle belle bicchierate insieme, ed ogni tanto ognuno tirava fuori del bel campanile del caro Mede ecc. ecc. Passarono così 20 giorni quando si doveva riandare in linea e si parlava d’offensiva quindi non eravamo tanto in buone arie. La sera prima d’andare in linea mi recai a fare una scappata da mio fratello il quale mi diede molta roba a me tanto necessaria. Si partì il 19 a sera e dopo aver viaggiato tutta la notte arrivammo a Plava dove si doveva far l’azione per occupare il monte Cucco. I nostri si trovavano già a metà monte e noi ci incamminammo verso le 11. Immaginarsi, noi al basso e loro all’alto, di pieno giorno, appena ci videro, incominciarono a spararci addosso con mitraglie, fucileria e cannoni di modo che non eravamo arrivati ancora dove c’erano già i nostri che un terzo della compagnia era già fuori d’uso, cioè morti o feriti. Allora non s’usava ancora di camminamenti quindi si doveva salire a furia di salti e corse da un sasso all’altro. Io ebbi fortuna e non mi succedette nulla.

2

Page 3: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

Si arrivò così con il resto fin sotto ai loro reticolati e così venne sera e venne l’ordine di ritirarsi nella trincea già dei nostri. Quindi morti e feriti per nulla. Ci ritirammo e ci spostammo più a destra ed il giorno dopo si uscì di nuovo dalla trincea verso mezzo giorno per l’azione ma dopo avere lasciato altrettanti morti e feriti venne l’ordine di nuovo alla sera di ritirarsi .Ci portarono in un’altra trincea e di lì non venne più ordini per uscire. Si stette così fino al primo Novembre giorno dei morti che quasi facevo anch’io buon anniversario.Erano verso le 3 pomeridiane e avevo appena terminato di scrivere una lettera a casa quando gli austriaci, siccome c’era l’ordine fra un paio d’ore di uscire dalla trincea e a destra erano già usciti, avevano incominciato una fucileria, e noi tutti alla feritoia per vedere cosa succedeva. Tutto in un momento sento uno scoppio davanti alla feritoia e una vampata mi investe proprio in faccia e credevo che fossi stato ferito grave. Invece fu solo agli occhi che ne uscì anche un po’ di sangue ed un bruciore che non potevo più aprirli. Mi recai al posto di medicazione e di lì il dottore non mi voleva mandare all’ospedale però mi tenne lì due giorni e poi mi mandò. Andai all’ospedaletto di Plava dove nella notte venne un camion e ci portò via. Non si andò tanto distante ma ci si fermammo solo mezza giornata e di nuovo in camion ci portarono a Udine. Erano già più di due mesi che non vedevo più letti così che quando entrai in quell’ospedale che era pulitissimo mi sembrò d’entrare in paradiso. Mi misi a letto e non mi alzai più finchè venne l’ordine che si doveva essere di nuovo trasferiti. Ciò avvenne dopo 4 giorni ed in treno ci portarono a Verona ed intanto ci si avvicinava sempre alla nostra patria perché anche quando si veniva in camion si voleva che non si fosse mai fermato se anche ci avesse portati fino in Sicilia ma bastava allontanarsi da quei posti che si sentiva musica giorno e notte e si vedeva fuorchè l’artificio senza pagare. Lì a Verona ci fermammo altri sei giorni e poi fummo di nuovo col treno trasferiti a Tortona cioè questa volta non tanto distante dal mio caro Mede e dalla famiglia. Negl’altri ospedali si soffrì molto anzi moltissimo la fame tanto che alla stazione di Verona mangiai più di un chilo e mezzo di pane ma una volta arrivato a Tortona si fece la pace di tutto quello che ci prese perché il mangiare era sufficiente e c’era anche la combinazione di poter fare comperare qualunque cosa che si desiderava. Vennero i miei genitori a trovarmi e quel giorno stesso uscì con dieci giorni di riposo al Deposito che andai dopo essere stato a casa 24 ore. Una volta ad Alessandria scappai a casa due o tre volte e sempre colla paura di partire di nuovo per la zona di guerra da un giorno all’altro. Però venne la fine di Novembre ed allora veniva sotto il 96 così che fortuna volle mi misero a far istruzione a quei coscritti. Fu così che la fortuna mi fu propizia per un po’ di tempo così che da una classe all’altra ebbi la maniera di imboscarmi per un bel po’ di tempo. Venne così nel 1917 (ed allora istruivo il 97) quando il 28 partii per una breve licenza di 10 giorni e proprio il giorno che ritornai fui destinato con altri alla partenza con complementi per il 37. Si partì il 13 febbraio ed arrivai alla Compagnia a cui ero assegnato che si trovava proprio in linea a Vertoiba. Furono giorni terribilissimi per me e per tutta la compagnia perché c’era del gran lavorare giorno e notte e di più avevamo proprio l’azione da fare. Fu il 24 quel giorno e fatalità toccò proprio alla mia compagnia ed al mio plotone. Però si andò in trincea verso le tre di notte e siccome c’era un camminamento che portava a tre o quattro metri dalla sua linea che l’avevamo

3

Page 4: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

fatto noi così non si fece altro che saltar fuori dal nostro camminamento ed entrar nella sua trincea. La trovammo sgombera cioè facemmo prigioniere solo due o tre sue vedette e sembrava che niente fosse. Immaginarsi di un plotone non eravamo entrati che metà cioè in 10 o 12 ed eravamo io, il Sergente Maggiore ed un altro Caporale. S’incominciò ad aggiustar la trincea e così venne il più bello. Si faceva giorno quando davanti a noi si vedono arrivare gli austriaci a flotte con che noi eravamo soli e nessun altra arma o cannoni nostri né mitraglie non spararono. Si dovè difenderci da noi stessi così che per un po’ di tempo fu quasi un divertimento ad ogni austriaco che si avvicinava gli si tiravano tre o quattro bombe. Durò così per un po’ di tempo ma poi ci arrivarono sotto e cominciò ad arrivare anche qualche bomba sua nel nostro gruppo così che avemmo subito due morti e tre o quattro feriti ed eravamo rimasti ancora in quattro o cinque. Era una strage in quel piccolo posto […] l’avevamo riempito di casse di bombe vuote ma all’ultima visto che scappa anche il Sergente Maggiore scappai anch’io e si scappò tutti. Ci ritirammo nel piccolo posto e gli austriaci rientrarono subito e dove avevamo abbandonata noi così eravamo a non più di tre, quattro metri di distanza gli uni dagli altri. Noi eravamo poi in 10 o 12 e si vedevano loro come loro vedevano noi. Fortuna che visto che loro non tirano bombe diedi ordine anch’io di non sparare perché se loro tiravano una bomba a noi era un massacro e se noi la tiravamo a loro era altrettanto. Così non si sparò nè noi né loro. Però eravamo rinchiusi in un piccolo posto rotondo ed incominciò a tirarci un cannoncino da montagna che ferì grave un soldato e fortuna volle che teneva un quattro o cinque metri più indietro se no ci massacrava tutti tanto eravamo ammucchiati uno sull’altro. Ci si ridusse più pochi perché rimasero due o tre morti ed altri feriti così che poi dopo tanto aspettare venne un’altra compagnia a darci il cambio però la mia compagnia già da tempo era rientrata ai ricoveri. Io non potevo andarci perché quel cannoncino sparava sempre e così che quando potei andare il mio Tenente e la fureria mi voleva già dare prigioniero o disperso. Alla sera poi fu altrettanto, se non peggio, perché ci toccò di nuovo andar noi e sarebbe toccato a me se non fosse andato all’ospedale il mio capo plotone così che a quel piccolo posto della mattina vi andò la mia squadra con un caporale ed io rimasi in trincea. Venne poi verso le otto che s’incominciò un bombardamento di tutti i calibri e bombarde in quantità. Io mi ero rifugiato sotto ad un buco e fu proprio una grazia se potei cavarmela. Era il posto che tiravano di più perché vicino c’erano piazzate le nostre bombarde. Eravamo in due e quell’altro (un soldato che poi non si vede più) vedendo che tiravano moltissimo mi diceva sempre di andar via da quel posto. Difatti dopo molto pregare si esce da quel buco per scappare, ma io fatto appena due o tre passi mi prende una scheggia proprio sull’elmetto e me lo porta via dalla testa e non lo trovai più così che invece da tardare più in là mi girò indietro e mi butto di nuovo sotto al buco di prima rassegnato a quello che mi doveva accadere (e fu una fortuna che ho avuto in testa l’elmetto se no quella scheggia mi avrebbe di certo ammazzato). Durò così il bombardamento per quasi due ore ed appena finito corse subito l’ordine di saltare la trincea perché si avanzavano gli austriaci. Difatti ciò che io non avrei mai creduto possibile perché in trincea non c’era più nessuno ma eravamo tutti sparsi per ogni buco in un momento ci trovammo tutti alle feritoie e si fece un fuoco tale con bombe, fucili, ed al grido di Savoia che si respinse gli austriaci che erano già riusciti ad occupare un nostro pezzo di trincea. Intanto di quei poverini che erano andati a quel piccolo posto non si ebbe più nessuna nuova di loro perché di

4

Page 5: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

loro solo un soldato riuscì a scappare e raccontò che erano cascate due bombarde proprio dentro e poi arrivati dentro subito gli austriaci di modo che nessun altro potesse scappare e furono massacrati tutti. E quella sarebbe dovuta essere la mia fine. Finito il contrattacco il resto della notte passò tranquillo ed il più bello che proprio che quella sera si doveva avere il cambio. Intanto della nostra compagnia eran rimasti ben pochi perché chi morti, chi feriti, e qualcuno prigioniero. Insomma eravamo anche senza ufficiale e comandava la compagnia un sergente. Venne così la sera che noi avevamo una gran paura che succedesse come la sera prima perché così non si sarebbe avuto il cambio. Ma restò tutto calmo e si ebbe il cambio tranquilli e si venne a Muraro. Eravamo stanchi morti tanto che si veniva pei camminamenti così che ogni tanto si perdeva il collegamento. Si arrivò a Muraro ed i primi giorni furono dedicati al riposo e pulizia poi si fece qualche giorno di istruzione ed in un momento passarono quei 20 giorni di riposo. Il 20 si torna nuovamente per andare in linea ma il nostro Battaglione rimase di rincalzo al ciglione dell’Isonzo e lì si faceva la corvee alla notte. Però durante il viaggio per venire lì successe un bel fatto. Noi avvicinandoci all’Isonzo si sentirono dei colpi di fucile, di bombe, e di mitraglia e non si era capaci di spiegarci da dove venivano. Pressa poco c’immaginammo cosa poteva succedere. Arrivati sul ponte dell’Isonzo ci venne incontro un porta ordine e disse al nostro comandante di fermarci ed aspettare altri ordini perché c’era il 38° che faceva rivolta perché non voleva andare in trincea. Così noi ci gettammo a terra e si stette lì circa un paio d’ore finchè tutto venne calmo e noi si andò nelle baracche che avevano lasciate vuote il 38.Avevano fatto rivolta perché mentre noi ci avevano portati a riposo loro li avevano tenuti lì a far la corvee tutte le notti. Quella sera furono fucilati quattro o cinque soldati e poi ancora molti altri la mattina dopo. Così noi si stette lì sei o sette giorni ed alla sera si doveva andare in trincea quando venne un ordine che il 4° plotone di ogni compagnia doveva andar via e riunirsi per formare un battaglione marciante. Siccome io ero al 4° plotone così partii anch’io e si andò nelle baracche a Valleriscie poco distante dalla linea. Intanto si seppe che il 12 Aprile il nostro Reggimento in linea aveva avuto un gran contrattacco ed aveva avuto moltissime perdite. Venne così il giorno di Pasqua e per festeggiare la lieta giornata tutto ad un tratto ci fanno passar in riga e ci accompagnano a veder lì nella valle stessa ad assistere al processo di 17 del 31° ancora pei fatti già raccontati. Spettacolo macabro perché gli fecero il processo e detto fatto condannarono due soldati ed un caporale alla fucilazione che la eseguirono subito alla presenza nostra. Che brutta giornata e proprio la Pasqua!Poi alla mattina ne fucilarono altri due mentre noi si dormiva ancora. Si stette lì ancora cinque o sei giorni ed una bella mattina ci accompagnano di nuovo al ciglione dove era venuto a riposo il nostro Reggimento ed ognuno rientrammo ancora alla nostra compagnia per rinforzarle dalle perdite avute. Però sempre la fortuna mi assistette e dopo sei o sette giorni venne di nuovo un ordine che le tre compagnie del Reggimento dovevano ritrovarsi indietro per riunirsi e formare un reggimento marciante così che io siccome ero alla 7° Compagnia bis mi toccò di nuovo e dopo 3 giorni di marcia mi viene si viene al di qua di Udine a Nespoledo e si passa una vita discreta. Però non ci si sta molto perché quasi tutti i giorni c’erano spedizioni ed a me mi toccò partire dopo 17 giorni che eravamo lì. Però vado di nuovo nel Battaglione Marciante della Brigata Messina e si va vicino a Cornions e poi dopo quattro o cinque giorni si parte di nuovo e si va più avanti a S.

5

Page 6: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

Floriano vicino al Sabotino. Anche lì me la passai bene perché poter stare circa un mese mentre ne vidi molti partire per il reggimento in linea. Lì trovai anche mio cugino Enrico che da tre o quattro giorni eravam vicini di casa (baracca) e non ci eravamo ancora visti e fu un vero caso se ci vedemmo perché poi andò via. Come già dissi passai circa una mese ma poi venne l’offensiva di Agosto e si dovette partire tutti e si raggiunse il nostro reggimento che si trovava in linea. Io fui destinato alla 9° Compagnia sul S. Gabriele dove si passavano anche là dei momenti critici. Di notte si doveva stare tutti indistintamente svegli e di giorni restava sopra una squadra per plotone e quei pochi uomini per nessun motivo non ci si poteva muovere. Passai lì circa 10 giorni e poi un giorno mentre ero giù di corvee mi venne un ordine che dovevo partire per Brescia per il corso e Mitragliatori Fiat. Fu per me un’altra grande fortuna (magari per quel momento) perché c’era presto l’azione e quindi erano pasticci. Così partii per Brescia e di lì fui inviato a Rezzato in distaccamento. Lì ebbi così il modo di passar via i mesi più terribili perché nel frattempo smessero (sic per smisero) le grandi offensive nostre ed in ultimo la grande ritirata di Ottobre. Verso la metà di Ottobre in compagnia di altri graduati si andò a Brescia per formare una nuova Compagnia, la 1.477. Intanto successe la ritirata e si partì il 4 Novembre se no si doveva di certo star lì ancora per un bel po’ di tempo. Si partì e si credeva di andare ancora verso le nostre posizioni vecchie quando arrivati a Spresiano vicino al Piave ci fan smontare dal treno ed a piedi ci accompagnano al di là dal Piave e si piazzò le armi lì. Fu in quel breve tratto di strada fatto a piedi che si vede ciò che nessuno si sarebbe fatto la più piccola idea di quello che succedeva. Si vedeva truppa tutti stanchi ed affamati ognuno andava per proprio conto e borghesi con ognuno un piccolo carretto chi con cavallo chi che lo trascinava a mano e chissà da dove chi aveva un fagotto in spalle chi con dei bambini ancora un tenera età facevano proprio pietà. Era un disastro ed i soldati che li incontravano ci ridevano dietro perché ci vedevano con le armi nuove fiammanti dicendoci che era meglio tornare indietro perché tanto non si sarebbe fatto nulla. Così si piazzò lì le armi per tre giorni, non si vede altro che truppa a ritirarsi e dai reparti che stavano facendo reticolati e trincea per la difesa al Piave. Io anche avrei creduto impossibile perché il primo giorno che siamo arrivati lì non c’era proprio nessuna speranza di difesa ma in quei tre o quattro giorni s’incominciò a veder trincee e reticolati fatti così alla spicciolata. Venne il quarto giorno ed intanto si sapeva che gli austriaci erano arrivati lì vicini e noi dopo aver visti gli ultimi a ritirarsi venne l’ordine di chiudere i passaggi dei reticolati e prendere le armi per ritirarci anche noi. Difatti in un momento si fece armi in spalla e si ripassò il ponte che appena passati noi saltarono in aria tutti e due anche quella della ferrovia che era 200 metri di distanza l’un dall’altro. Noi ci fermammo lì (dove era venuto il rancio immaginarsi carne e brodo senza sale e senza pane) e fu la nostra rovina perché (forse ci vide un aeroplano mentre ci si ritiravamo) incominciarono a tirarci cannonate a più non posso e ci accompagnarono per un bel tratto di strada perché noi dovevamo andare in una casa un po’ più indietro. Fortuna volle però che non si ebbe altro che un ferito leggero perché quelle che ci salvarono noi anche furono le grosse piante che erano sullo stradone. Si arrivò così alla casa e per quella sera si dormì tranquilli ma la sera dopo ci portarono proprio dentro al fiume a fare i reticolati. Però di certo che gli austriaci non erano ancora arrivati fin lì perché si parlava, si gridava, si fumava e non si sentì neanche un colpo di fucile.

6

Page 7: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

Si passò così tre o quattro giorni in quella casa e poi ci portarono in linea proprio colle armi sotto ai due ponti. Di giorno tiravano ma di notte tutto era calmo e andò bene perché noi si aveva tanto da lavorare cioè fare tutti i ricoveri e completare le trincee e reticolati perché non c’era ancora nulla. Subito al primo giorno si ebbe un soldato morto da una scheggia che entrò dentro al baracchino e lo prese nella testa e morì sul colpo. Dopo altri tre o quattro giorni una granata uccide un caporal maggiore e un soldato e ne ferisce altri due gravi ma poi finì il turno che fu d’un mese senza nessuna altra perdita. Si scende a riposo il 5 dicembre e dopo una sosta di due giorni a Spresiano si va ad Arcade un altro paesello distante un paio di km dalla linea. Fu un bel riposo che si fece perché si doveva lavorare giorno e notte a far reticolati e certe notti arrivava anche qualche caramella. Venne poi il Natale che si passò discretamente ed il 31 partii per la licenza invernale che da 11 mesi non c’ero più stato. Arrivo a casa dopo 4 lunghi giorni di viaggio e dopo averli passati discretamente riparto il giorno dopo il mio onomastico. Intanto avevo saputo che la compagnia era dal giorno ritornata in linea e che nel paese dove li lasciai io una mattina mentre andavano a prendere del materiale cascò una granata proprio in mezzo ai soldati e ne uccise 3 e ne ferì altri 4 e fra i feriti gravi che poi morì vi era un mio collega. […] compagnia insieme al mio Tenente ed al mio Sergente Maggiore che ci trovammo a Treviso e si fece la bella marcetta di 20 km arrivando lì alla sera. Il giorno dopo succede subito una disgrazia. Due soldati del genio che lavoravano all’argini arriva una granata e prende uno ad una coscia e lo ferisce gravemente e l’altro una scheggia gli stacca completamente la mano dall’avambraccio. Quel poverino della mano lo portarono sotto al mio baracchino perché io dormivo assieme ai portaferiti e li dovetti tenergli su io il braccio con la mano che pendolava giù attaccata da un solo e piccolo nervo. Mi fece molta impressione e per quel giorno un po’ perché anche appena arrivato non ebbi nemmeno voglia di mangiare. Io poi un giorno sì e uno no e tutte le notti dovevo stare in postazione cioè in un buco largo abbastanza da starci in due situato proprio nel ponte della ferrovia e di giorno assolutamente non ci si poteva muovere perché tutto scoperto. Passai così altri 8 giorni e poi una sera vennero a darci il cambio gli inglesi e noi si venne a riposo a Treviso. Però erano pasticci perché faceva quelle notti di luna e gli austriaci tutte le notti erano lì lasciar giù caramelle così che si stava meglio in linea che in tutte le occasioni avevamo un buco da ripararsi. Si stette solo tre giorni ed una notte anche si prese le coperte e si andò a dormire in una cascina in campagna dove non c’era così pericolo e poi ci portarono in un paesello lì vicino ma anche lì dopo tre giorni si partì per un altro paese più a destra di Treviso. Si andò a Dosseno cioè in una cascina lì vicino e dopo altri otto giorni si partì di nuovo e ci portarono verso la linea ma non più dove prima cioè più a destra ed in posti più brutti. Ci fermammo a Prolungo un paesello distante tre km dalla linea ed anche lì dopo 6 giorni si va via e questa volta per la linea così passò il nostro riposo sempre in marcia da un paese all’altro. Così si arrivò in linea alla mattina e si capì subito che lì erano posti più brutti che dove eravamo prima. Bombarde che da un po’ di mesi non le sentivo più e per tutta la notte le mitragliatrici che cantavano sempre e c’era da stare attenti. Però si fece lì 14 giorni e non si ebbe altro che due feriti leggeri. Si ritorna a riposo nella casa che eravamo prima ma per sette giorni appena e poi si ritorna di nuovo in linea ma questa volta però in seconda linea con le armi di giorno contro gli aeroplani e

7

Page 8: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

alla notte in postazione. Slavo qualche cannonata si stava bene ed avevamo dei baracchini con stufa e si faceva fuoco sempre.Si passò così 14 giorni e si ritornò indietro proprio alla vigilia di Pasqua che si passò discretamente in una casa vicino a Forinaci. Lì un foruncolo mi fece stare due o tre giorni ammalato con la febbre ma guarii subito. Erano poi 3 giorni che eravamo lì che una sezione si dovè già recarsi in linea e noi si stette ancora 4 giorni e poi andammo anche noi ma non al medesimo posto degli altri. Si andò così e quello doveva essere un turno ben duro specialmente pei soldati. [Ci] Trovavamo distanti dall’argine un bel km che facendo pel camminamento si raddoppiava e tutti i […] dovevano recarsi quattro o cinque volte al giorno fin là per il rancio e il caffè ma c’erano dei camminamenti terribili resi ancora più brutti dall’ultima pioggia. Si doveva lavorare giorno e notte perché l’acqua faceva franare giù tutto. Ma quello non sarebbe stato nulla se non fossero successe disgrazie. Una sera che mi trovavo in galleria perché non ero di servizio sento correre un soldato che cercava l’altro caporal maggiore che era di servizio. Io che subito mi immaginava qualche cosa di grave salto fuori e vado a vedere. Vado al posto dove c’era quel soldato ed un altro ed alle mie chiamate nessuno rispondeva ma sentivo il poverino che tirava gli ultimi rantoli. Toccò così con le mani perché era molto buio e non si vedeva nulla, e le appoggio proprio sulla sua testa piena di sangue. Nel frattempo era arrivato il mio collega e fra tutti e due con una fatica enorme, perché era in un buco, lo tirammo furori e lo trascinammo sotto la galleria. Intanto il poverino seguitava a rantolare e dopo pochi minuti spirò. Lo si mise allora in un telo da tenda e lo portarono in un posto di medicazione. Intanto che si faceva tutto questo cadde una bombarda lì vicino e per fortuna non si ebbe a deplorare altre disgrazie. Il poveretto era stato preso mentre era fuori colla testa per compiere il suo dovere da una pallottola sulla fronte ed entrata nel cranio. Per quella notte non successe altro. La notte dopo, ad un’altra nostra sezione, una nostra bombarda va a scoppiare sul suo argine ed una scheggia va a ferire il poveretto proprio nello stomaco. Però la sua morte fu causa del camminamento troppo brutto e lungo se no sarebbe guarito. Immaginarsi era ferito nel ventre e messo dentro un telo e trasportato così. I portaferiti dissero che parlò per tutta la strada ma arrivato al posto di medicazione cominciò ad aggravare e faceva tanta pietà che il medico gli fece una puntura e lo fece morire sull’istante piuttosto di farlo più soffrire. Poi successe ancora un franamento che chiuse sotto un baracchino un soldato e si dovette lavorare tutta notte per tirarlo fuori. Venne poi l’ultimo giorno e successe una scena straordinaria. C’era un austriaco che tutti i giorni chiamava noi ma non si diede mai risposta. Quel giorno lì di nuovo questo austriaco chiama di nuovo (Italiani come va?) e cosa c’è venuto in mente il nostro sergente maggiore ci risponde: Cosa vuoi? La pace: rispose l’altro e da una parola all’altro l’austriaco viene nella sua trincea e cominciò a parlare e metter fuori una mano poi tutte e due poi la testa e poi un altro vicino a lui vennero fuori fino a metà busto. Intanto anche un altro sergente della fanteria s’era messo a parlare con loro perché era capace a parlare l’austriaco e lì uno dopo l’altro ne uscirono più di una quarantina tutti fuori dalla trincea e qualcuno dei nostri e incominciarono ognuno a far chiacchiere e gridare. Io però non misi la testa fuori perché con quella gente là non c’è tanto da scherzare e loro facevano quello ma però avevano un motivo per farlo ed il loro scopo era di fare amicizia con noi per poi farci come avevano fatto coi russi. Era già più di mezz’ora che continuava così quando lo seppe il

8

Page 9: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

comando del battaglione e diede ordine di far fuoco. Si avvisarono di ritirarsi perché non eravamo capaci a commettere una azione simile perché se si faceva fuoco con le nostre armi ben pochi si sarebbero salvati. Così che un po’ si ritirarono e il resto appena sentirono sparare abbassaron subito le teste e non s’alzaron più. Poi noi alla sera avevamo paura che si fossero vendicati gettandoci qualche bombarda ma io non c’ero più. Le trincee e camminamenti erano pieni d’acqua ed il Piave s’era ingrossato tanto che era venuto l’ordine di portar via tutte le munizione perché se alla sera pioveva ancora dovevamo ritirarci all’argine principale. Così il Tenente non mandò me perché mi disse Tu sei intelligente e accompagnerai questi soldati e nel medesimo tempo studi la pista per sapere poi accompagnare caso mai si deve abbandonare questo posto. Così quello fu il guadagno ad avere intelligenza. Dovei andare per circa tre km entro ai camminamenti che c’era demtro l’acqua che mi arrivava allo stomaco e insomma c’era da nuotare come i cani e specialmente quei poveri soldati con quella cassa munizioni in spalla che è così pesante. Insomma era una vita d’inferno ed era il mese di aprile e senza niente da cambiarci. Il giorno dopo poi che si doveva andare a riposo il mio Tenente mi favorì e mi mandò a prendere la casa dove alla mattina dietro sarebbe arrivata la compagnia. Così risparmiai il cambio e venni giù dopo il rancio. Si venne lì a riposo ma era venuto un riposo perché anche quei soli 7 giorni non ci lasciavano tranquilli e si doveva andare in seconda linea al tiro indiretto e tiravano da maledetti. Si fece altri sette giorni e poi come al solito di nuovo si parte per la trincea. Era proprio un caso perché ogni turno si facevano uno più brutto dell’altro. Si va là e subito il giorno dopo ad un’altra sezione rimane morto per bombardo un soldato e ferisce due sergenti di cui uno grave ed un altro soldato. Ma quello era ancor nulla al confronto di quello che doveva succedere il giorno dopo e proprio alla mia sezione. Avevo con me capoarma un sergente dell’80 e poverino aveva moglie con due figli ed aveva una paura che non si muoveva mai. All’altra arma che era distante da noi un 50 metri c’era un sergente capoarma ed il Sergente Maggiore caposezione anche lui dell’84 con a casa la moglie e 4 figli. Così era tre giorni che si era lì ed il mio sergente che come dissi anche lui non era di quelli molto coraggiosi non era ancora stato a vedere dov’era l’altra arma che era a non più di 50 metri di distanza. Quel giorno verso mezzogiorno vi andò e quando tornò disse che era un posto migliore di dove eravamo noi e che era stato là fuori al sole a parlare con l’altro sergente e sergente maggiore ed insomma aveva trovato che si stava bene. Venne la sera e lui era seduto davanti al mio baracchino ed io ed altri due soldati l’invitammo a fare un tresette in 4. Ma lui disse che non aveva voglia e prese e se ne andò subito dall’altra arma. Intanto noi c’eravamo messi a giocare lo stesso ma non erano ancora passati dieci minuti quando uno scoppio formidabile e subito delle grida ci fece smettere ed io saltai subito fuori ed appena fatti tre o quattro passi nel camminamento vedo il mio sergente sdraiato in terra che tirava gli ultimi lamenti. Lo presi subito e lo trascinai da solo sotto un buco ma appena arrivato là spirò senza nemmeno poter dire una parola. Una grossa scheggia gli aveva rotto l’elmetto e gli era passata proprio di dietro alla testa. Ma non era ancora nulla perche nel medesimo tempo passa anche l’altro sergente ed il nostro portaferiti anche loro feriti leggermente dicono di cercare il povero sergente maggiore. Intanto erano arrivati altri soldati e si guardò dove era scoppiata la bombarda ma del sergente maggiore non si vedeva nulla. Allora si cominciò con badili a scavare nella terra e presto abbiamo una realtà di quello che era successo. Il poveretto l’aveva preso proprio in pieno e fatto in tanti pezzetti. Si

9

Page 10: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

trova un pezzo di gamba ed il resto tanti pezzetti piccolissimi. Nel mentre poi si faceva questo lavoro un altro bombarda (ed erano di quelle grossissime) venne a cadere proprio al medesimo posto della prima però senza scoppiare e restò proprio lì sopra al camminamento che sembrava un barile di vino. Era già da un po’ di tempo che gli austriaci facevano i soliti tiri di bombarde ma le mandano molto distante da noi verso un altro bersaglio e loro quattro (il sergente maggiore, il sergente e il portaferiti) stavano là fuori a vedere queste bombarde quando ne vedono una che gli sembrava che gli cadessero in testa. Fatalità però volle che sbagliarono e scapparono ma invece di allontanarsi gli andarono proprio sotto e prese proprio il sergente maggiore in pieno come già dissi sopra. Gli altri due il sergente ed il portaferiti se la cavò con la sola paura. Fu proprio una disgrazia della fatalità perché se loro stavano dove erano forse non sarebbe stato nemmeno un ferito. Si restò così tutti addolorati per un fatto simile essendo anche i poverini più vecchi della compagnia e i più vecchi d’età e padri di famiglia. Li mise poi il Sergente in un telo ed i resti del Sergente Maggiore in un altro e li portarono al posto di medicazione e poi gli fecero i funerali adatti a quei posti. Lì vennero poi a sostituirli un altro Sergente Maggiore e un Sergente ma eravamo tanti abbattuti che non si mangiava neanche più e si gettava tanta di quella buona roba che faceva pietà. Il più che oltre al dolore sofferto il pericolo era continuo specialmente al mio baracchino che non si poteva stare perché tiravano delle bombardine piccole ma con tiri così aggiustati che subito alla prima veniva proprio lì con tanta precisione che sembrava che vi fosse lì uno con le mani a metterlo così che […] mangiare il rancio e poi si scappava via subito e si andava all’altra arma dove si era più sicuri. Poi anche alla notte si doveva stare attenti perché ci tiravano con le mitraglie prendendoci proprio d’infilata e si doveva camminare sempre bassi. Però sebbene molti pericoli furono anche quei 14 giorni senza lamentare altre disgrazie e si andò a riposo come al solito.Si andò ancora alla solita casa dove si passò la solita vita cioè si doveva andare al tiro indiretto ma passati 7 giorni la compagnia si trovò impossibilitata ad andare in trincea perché fra tutti era data fuori una malattia che dissero influenza e salvo un sergente e due o tre soldati il resto s’ammalarono tutti quanti e vi andarono una quindicina all’ospedale e poi formarono addirittura nella casa medesima l’ospedaletto e veniva là il medico due o tre volte al giorno. Si passò così quasi 25 giorni senza andare in linea e poi si dovette andare. Intanto si incominciava a sentire che presto doveva esserci l’offensiva austriaca ed avevamo spesso istruzioni in riguardo. S’andò così in linea il 7 giugno quel turno si doveva fare solo se […] giorni di trincea e poi 14 di riposo. Il posto nenanche quello non era dei migliori ma c’erano delle belle gallerie che all’occasione servivano abbastanza. Intanto si sentiva all’argine suo che ogni notte lavoravano per la prossima sua azione. Si passarono così sette giorni e all’indomani si sarebbe dovuto andare a riposo ed anzi era già partito un sergente a prendere i posti il quale era stato ferito il giorno prima ad un moschetto che s’era rotto mentre sparava. E questa volta si sarebbe dovuto andare molto più indietro delle altre volte e senza andare al tiro indiretto come le altre volte. Intanto la sera prima si era sentito del solito rumore ed io tirando un razzo si vide chiaramente quattro o cinque austriaci che scapparono subito. Venne così il 14 notte e già i nostri ufficiali ci avevano avvisati che nella notte sarebbe cominciato il bombardamento, alla mattina l’offensiva. Ci dissero […] tutto pronto per l’occasione ma si sperava che fosse stato un falso allarme come ce ne furono diverse volte e così alla mattina ce ne saremmo andati a riposo.

10

Page 11: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

Invece fu tutto al rovescio di quello che si pensava noi perché verso le […] incominciarono prima i nostri e poi i loro con una musica che non l’avevo mai sentita. Allora si ebbe subito la realtà di ciò che stava per succedere. Continuò così fino a giorno ma però in trincea tiravano solo qualche bombardina che ben aggiustata la fecero franare in diversi punti che non si poteva passare e si doveva passare sopra allo scoperto. Col giorno venne anche il cambio ciò che noi non si sarebbe mai aspettato. Così si fece su armi e bagagli e con molti sacrifici ci portammo alla fureria e di lì si riunì tutto il materiale in una casa lì vicina ed io con alcuni soldati si aspettava che fosse il nostro comandante ad accompagnarci via. Lì passai un grave pericolo perché la nostra artiglieria forse credeva che fossero già gli austriaci cominciarono a tirare e così bene che ci uccisero 3 muli. Una granata infilò l’uscio venne a scoppiare dentro il ricovero che con nostra gran […] si constatò che solo un soldato [era] stato un po’ offesa da una bombarda ma era niente. Altre due o tre granate caddero sopra e poi in nessun modo non si potè uscire se anche avessimo voluto scappare, si aspettò circa un’ora quando arrivò il nostro capitano che ci diede ordine di prendere le sole armi con munizioni ed il resto lasciare tutto e seguire lui. Altro che riposo! Si tornò indietro fino alla trincea di difesa Argine S. Marco e lì si piazzò le armi. Ero solo con un caporale e dei soldati e gli altri erano scappati tutti perché credevano di andare a riposo. Dopo una mezz’ora arrivarono tutti e si mise a posto tutte le armi ed aspettare che arrivassero gli austriaci. Intanto si era già saputo che a destra erano già passati e si vedevano suoi aeroplani che bassissimi venivano a mitragliare ed intanto si ritiravano gli altri erano rimasti indietro […] Eravamo lì noi con pochi soldati dell’Artiglieria e Fanteria e dopo circa due ore vennero le prime pattuglie ma fecero un gran fiasco perché noi si apriva il fuoco e poi i nostri soldati usciti riportarono al di qua tre o quattro ufficiali. Si ebbe poi nessun attacco ma incominciò a battere coi suoi sdrapnel e graua (?) e fecero effetto perché noi eravamo lì senza nessun riparo altro che qualche piante. Io mi misi dietro di una di essa ed ero un po’ riparato. Poi un sdrapnel ferì quattro o cinque soldati fra i quali uno gravemente in direzione del cuore che lo feci portare io sotto ad un buco un po’ più a destra e lo medicai alla bella meglio e poi lo feci portare via in barella. Finito il bombardamento allora mentre noi si stava per spostarci un po’ più a sinistra perché non c’era più nessuno gli austriaci approfittarono. […] le centravano bene ma le granate facevano poco effetto perché si ficcavano nella terra molle e scoppiavano senza far quasi nulla. La notte la passammo lì seduti in terra dietro al trincea e ci lasciarono tranquilli. Alla mattina poi si doveva andare al contrattacco perché alla sera era arrivata la brigata Sardegna e dei bersaglieri. Infatti lì si fece il più grosso sbaglio a mandare una compagnia così al contrattacco. Si parte ma appena fatti un centinaio di metri fummo scorti e si doveva avanzare di corsa in mezzo alle pallottole che fischiavano dappertutto. S’arrivò ad un posto dove c’erano dei buchi e baracchini mezzi distrutti e lì ci fermammo e si piazzò le armi. Le loro mitraglie seguitarono a sparare non si poteva alzare di 10 cm. la testa. Avanti (aveva detto) c’era una pattuglia di bersaglieri. Si passò circa una mezz’ora lì e poi incominciarono un bombardamento terribile che fu fortuna che tennero una cinquantina di metri più lungo se no ci avrebbero massacrati tutti. Mi successe lì un altro caso straordinario. Io ero sdraiato davanti ad un baracchino dove stavano dentro due bersaglieri e uno di quelli volle uscire per andare a vedere dove stava la sua compagnia. Esce lui ed io entro al suo posto. Ma passati 10 minuti il bersagliere viene indietro ed io esco e lascio di nuovo al suo posto anche perché io stavo meglio fuori così vedevo cosa

11

Page 12: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

succedeva. Dopo circa un quarto d’ora si sente proprio dietro al baracchino uno scoppio e vedo il bersagliere scappare fuori con una mano sulla schiena di certo era ferito. E quella se stavo lì doveva essere la mia. Un altro soldato da una pallottola fu ferito al naso e ad un occhio. Durò così il bombardamento di ogni calibro più di un’ora e poi s’avanzarono. Noi eravamo lì e qualcuno li avevamo già visti perchè avanzavano in mezzo al grano ed avevamo avvisato il nostro Tenente ma lui ci disse che erano i nostri bersaglieri che pattuglia avanti. Ce ne accorgemmo però dopo due minuti che ci capitarono addosso con bombe a mano, un modo che noi non avendone neanche una per salvarsi si dovette abbandonare tutto e scappare. Ci tradirono però anche i bersaglieri perché loro dovevano fare più resistenza di noi che erano venuti lì freschi mentre noi eravamo stanchissimi. Loro al momento buono erano già scappati tutti. Così si scappò via di corsa sempre in mezzo alle pallottole che fischiavano dappertutto e si corse per un bel pezzo di strada vicino alla casa dove andavamo sempre noi a passare i sette giorni di riposo. Ci fermammo lì ma poi ci trovammo la maggior parte della compagnia e siccome non avevamo più nulla e stanchi morti ed affamati ci portammo a Monastier nella casa dove si sarebbe dovuto andare a riposo. In quel pezzo di ritirata che si fece ebbi subito la triste idea che dovesse succedere come in ottobre perché il fante già scappando via buttava fucile e giberne.Siccome il piccolo fosso dello scolo Palumbo era già saltato in aria dovetti passarlo dentro con l’acqua fin quasi alle spalle. Ma era in giugno ed in quel momento avrei passato non solo quali fiumi. Così ci recammo a quel paese e dappertutto si vedeva che preparavano per scappare e si fece sparare diverse batterie che stavano lì a guardare. Sempre sotto alle cannonate perché tiravano in qualunque posto ci portammo a quel paese ma per la strada un nostro Tenente un sardegnolo si pentì e ritornò indietro invitandoci anche noi ma ci fu nessuno che lo seguì. Arrivati là dopo un po’ di tempo perché li avvisammo ci portarono da mangiare. Eravamo rimasti in 27 e ci portarono la roba di tutta la compagnia. Poi in quella casa si trovò un fiasco d’olio e l’insalata era lì vicina così che ognuno si mangiò così tanto ed anche bevuto che la stanchezza non mancando ci buttammo su del fieno si dormì fino alla mattina. Intanto era venuto a saperlo il nostro Capitano che noi eravamo lì e ci mandò subito alla sera un ordine di mangiare e poi ritornare subito indietro. Però per noi era impossibile e non si andò. La mattina si prese su bel bello e ci portammo verso il posto dove eravamo il giorno prima. Intanto sembrava che l’avessero proprio con noi per tutta la strada fummo bersagliati a cannonate e passai anche lì un gravissimo pericolo. Si arrivò alla casa dove si veniva sempre noi a riposo dove lì stava il nostro capitano ed il comando del 232 Fanteria e il posto di medicazione e poi ci recammo subito in trincea sullo scalo Palumbo distante circa un 20 metri. Intanto avevano già portato un sergente morto dei nostri ed un soldato. Si fece resistenza lì e facemmo ognuno il nostro buco e ci ficcammo dentro. Intanto avevamo procurato due mitragliatrici e fecero un gran furore. Arrivavano lì gli austriaci e noi si facevano prigionieri e quel giorno se ne fecero da noi soli diverse centinaia. Il giorno dopo poi ci venne d’aiuto un reparto d’assalto il quale si fece molto notare per il suo vero ardire. Si aveva sei sette contrattacchi al giorno ma mai riuscirono a venire avanti. Si passò delle giornata terribili ma per le cannonate si stava bene perché ci tiravano però invece più indietro facevano dei bombardamenti che tutto era un fuoco. Si ebbe noi dei morti ma in rispetto ai suoi non v’era nemmeno da farsi un’idea. E quanti prigionieri che si faceva! Intanto arrivavano sempre rinforzi e noi dopo sette od otto giorni ci

12

Page 13: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

lasciarono andare indietro. Anche quella sera si passò un rischio gravissimo. Già prima di partire avevamo paura a passare da quel tratto dove c’era la chiesa perché era il posto più pericoloso e proprio all’orario buono. Di fatti per l’ignoranza di qualcuno ci fecero proprio fermare lì ad aspettare gli altri ed il Capitano. Immaginarsi! Incominciarono il solito bombardamento e noi si sapeva già fu colossale. Le cannonate arrivavano a centinaia e noi ci riparammo un po’ sotto ad un ponte della strada dentro all’acqua e gli altri contro la riva del fosso della strada. Fu proprio un miracolo quello! Perché se arrivava solo una granata sulla strada e sul ponte ci uccidevano tutti. Invece dieci metri avanti dieci indietro insomma durò più di un’ora e quando finirono era un fumo solo. Noi poi siccome erano arrivati tutti di corsa ci portammo via da quel posto dove non si sapeva come era andata a salvarci tutti.Si andò a Roncade ed intanto avevano sciolta un’altra compagnia e di due ne abbiamo formata una così che eravamo rimasti ancora un bel numero. Della nostra compagnia già eravamo rimasti ben pochi. Lì si passò sette od otto giorni dove trovai quattro miei compagni nel Bersaglieri e poi ci portarono nuovamente più avanti ancora colle armi in posizione sul Vaglio un fiume vicino a Monastier. Però dopo 6 giorni si fece su tutto e si partì per Stra vicino a Padova più di 50 km. Dopo tutto quello che si era fatto a piedi. Immaginarsi era già diversi mesi che non si faceva più di quel km per andare in linea e un altro a venire indietro ed il mese di luglio! Fu una marcia disastrosa ed in ultimo avevamo ancora due o tre km si andò su dei camion e ci portarono a Mira. Però noi si doveva andare a Strà ma alla sera si dormì lì in terra in un cortile e non si fece fatica se anche eravamo sul duro. Anche il nostro Capitano che aveva fatto la strada tutta a cavallo si coricò in terra con noi e si svegliò alla mattina come noi. Alla mattina poi un nuovo calvario per andare a Strà. Altri dieci o dodici km. Si arrivò là poi un po‘ in una casa e un po’ attendati ci si mise a posto. Intanto al nostro Capitano dopo tanto sospirare perché ce lo avevano promesso diverse volte finalmente ci arrivò la promozione da Maggiore e ci fece un discorso ringraziandoci e promettendoci che ci avrebbe sempre ricordati specialmente i suoi vecchi partiti da Brescia. Ci si fece capire nel suo discorso che il merito del suo grado era tutto un riguardo ai morti che si era avuti. Da un posto all’altro si passò una ventina di giorni ed intanto si era rifornita la compagnia di tutto il materiale mancante. Però si era indietro ma si stava malissimo perché sebbene era il mese di Luglio alla mattina per alzarci si doveva adoperare il chiaro per vestirci tanto era ancora buio e ci portavano in una piazza d’armi che solo andarci c’era più di 12 km e là a far istruzione fino a mezzogiorno. Così si ripartì sempre a piedi e si ritornò dopo aver fatti ancora più di 50 km nei posti che eravamo prima e ci misero colle armi in postazione su un fiume. Si stava bene e poi io dopo sei o sette giorni partii per la licenza estiva.Trascorsa che l’ebbi benissimo ritornai e ritrovai ancora nei paraggi che la lasciai. Si passò anche lì ancora 10 giorni e si stava benissimo e poi ci portarono in linea. Non feci un turno brutto perché si era sull’argine principale ed in linea si faceva il turno una sezione per volta. Non successe nessuna disgrazia e dopo dieci giorni ci portarono al tiro indiretto in seconda linea. Lì si stava malissimo perché c’era pochi baracchini e brutti tanto che dopo incominciò a piovere ed ebbimo tutti i posti chi franati chi pieni d’acqua. Io con tre o quattro d’altri eravamo in un baracchino che dovettimo gettarlo giù metà e rifarlo di nuovo ma poi sembrava un posto tanto che si dovette fare un buco ed ogni tanto vuotarlo con una gavetta perché avevamo l’acqua sotto le tavole che si dormiva. Si

13

Page 14: Antonio.docx · Web viewEra mio fratello Angelo che mediante mie istruzioni antecedenti era in viaggio per andare a trovarmi dove ero prima e passando mi vide lì proprio per caso.

doveva fare solo 14 giorni ma poi passa[ti] questi ne passano molti altri ma il cambio non ce lo davano mai. Intanto ci prese a tutti la malaria ed i primi giorni ne andava sempre 4 o 5 all’ospedale. Poi mi venne diverse volte anche a me ma allora non mandavano più perché se no in compagnia non rimaneva più nessuno.Si passò in quel brutto posto sempre sotto l’acqua ed in mezzo al fango quasi due mesi ed intanto s’avvicinava la nostra grande offensiva che doveva condurci alla vittoria e all’armistizio.Si era tutti ammalati e quasi più nessuno in compagnia così che si sperava che ci avrebbero portati a riposo. Tutt’altro, ci levano di lì e ci portano nuovamente in trincea. Eravamo già rassegnati che ci avrebbero mandati noi avanti per primi al segnale d’attacco. Invece dopo 4 giorni alla sera ci arriva il cambio e noi ci accompagnano a Fornaci nei soliti paraggi.

14