ANTONIO VEGGIA - Altervista · 2016. 3. 12. · Abbi cura di loro e se sono tristi fagli una bella...

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ANTONIO VEGGIA Una piazza, una vita... 13/03/35 - 23/01/2016 Un uomo semplice , un uomo buono 3

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ANTONIO VEGGIA Una piazza, una vita...

13/03/35 - 23/01/2016Un uomo semplice , un uomo buono

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In Copertina: “Antonio Veggia Una strada , una vita...”composizione fotografica di

Pino MastrangeloBologna - 2016

A cura di Grazia De Michele e Giuseppe Mastrangelo

www.montesario.altervista.orgwww.facebook.com/groups/montesario

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LETTERA DALLA PIAZZA AD ANTONIO...

E adesso, adesso che si fa? Non bastavano i silenzi di semprestesi sulle tue pietre e incrinati solo dal suono delle campane?Non bastavano i pomeriggi assolati alla contr'ora, quando ilsole striscia sulla piazza a riempire lui solo i vuoti di parole ele fessure delle porte semichiuse e addormentate e l'asciuttasentinella della fontana? Non bastavano nelle sere invernali iriflessi del biancore della neve sui vetri appannati dal freddo el'assenza di suono, di voce, di rumori , se non quelli dimucchietti bianchi che giocano a scivoloni dai tetti? Nonbastavano quelle pallide e fioche luci che buttano ombredappertutto e sottolineano l'assenza del passo, della corsa, di

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un oggetto che cade dalla tasca...di una voluta di fumo di unasigaretta? Non bastavano...Dovevi andartene anche tu cheriempivi la piazza di una presenza moltiplicata per mille, unapresenza che sempre si è fatta voce di un asso di denarovittorioso e ululante di gioia, si è fatta voce delle bollicine diuna gassosa frizzante vinta al gioco e festeggiata in comune,si è fatta voce di un caffè albeggiante e profumato di ungiorno nuovo sempre, quando l'ora si sveglia ancora ad occhichiusi, si è fatta voce di una sedia verde, o argentata, cheaccoglieva spesso le tue battute divertenti ed ingenue e a voltei tuoi rimpianti, i tuoi ricordi, le tue storie vere o sognate, letue mille avventure disegnate dentro la voria del castello,anche i tuoi silenzi, e quello sguardo arguto, ridente, o intensoe serio e pensoso che dentro faceva scorgere spesso l'animadi un intero e antico, e amato, e nostro paese? Doveviandartene a inseguire colombacci altrove, a cercare un'altrabanda dove volevi imparare l'arpa degli angeli, a raccontareavventure siderali lasciando la piazza e andando più in alto afar ridere i Santi che credevi annoiati senza di te? Ce lo potevidire che lo tenevi in mente di salire a costruire castellini fatatidi legno per regalarli a Maria da vicino e che volevi suonare ilsax in mezzo alle nuvole così che le vibrazioni si potesseropropagare nell'universo e diventare musica che si potessesciogliere in una pioggia di note da far cadere sulla piazza pernon asciugarsi mai... Certo, se ce l'avessi detto, qualcosaavremmo fatto, l'impossibile, ti avremmo convinto facendoleva sulla passione per la tua bottega e la tua arte, ti avremmosuonato per giorni interi il sax senza ridartelo e mai ci avrestilasciato, ti avremmo sciolto le stringhe delle scarpe echiamato a concerto le ciaule dai tetti perché le

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nascondessero nelle grondaie... ti avremmo preso per mano efermato sul posto da te amato e che di te tutto rimemora econserva: la tua piazza... Ma tu...niente, dovevi andartene persuonare quel pezzo che ti piaceva da sempre...

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testo : Io Vagabondo

"Io un giorno cresceròe nel cielo della vita volerò.Ma un bimbo che ne sasempre azzurra nonpuò essere l'età…

Poi, una notte di settembremi svegliai, il vento sullapelle, sul mio corpo ilchiarore delle stelle;chissà dov’era casa miae quel bambino chegiocava in un cortile…

Io, vagabondo che son io,vagabondo che non sono altrosoldi in tasca non ne ho,ma lassù mi è rimasto Dio..."

Antonio Veggia

Copertina di :Pino Mastrangelo

Lo volevi suonare a Dio, col tuo sax, lo sappiamo, ma dalla piazza, anche tu sai che lo sentiamo pure noi Andò...

Grazia De Michele

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Pasquale Ciruolo , Sindaco di Panni

Quello che posso dire è che mancherà perché era uno di queipersonaggi che sembra non debbano lasciarci mai... Un pezzo di storia andato via e lo dico da cittadino che nonha mai avuto purtroppo rapporti personali con Antonio macomunque l’ho vissuto tramite l’amicizia con mio padre... Ma la cosa più bella di Antonio erano la sua allegria e la sua spensieratezza in tutto ciò che faceva …

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Gianluca Veggia

E’ così che mi piace immaginarti… ♪ ♫ Mentre cammini♬solo passeggiando nel tuo amato Castello al paese, tra i tuoitanti pensieri, espressioni, e ricordi… senza che nessuno tiveda, quasi di nascosto, come fosse una specie di magia quellasolitudine che ti accompagna, e solo il vento e le foglie comecompagni, quasi a chiederle il permesso. In tutto ciò che haidato, in tutte le sue forme più piccole che ti hanno resogrande. Grazie! Hai dimostrato tante cose in questa vita, coseche il tempo non potrà mai cancellare. Farò tesoro di tutto iltempo trascorso insieme: seppur limitato dalla vita stessa, hatoccato le semplicità di ogni cosa, di ogni tuo gesto, di ognitua e nostra risata, dando forme di infinità bontà e allegria.Ed è proprio lì che ti ritroverò sempre quando avrò bisogno

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di te, in tutte queste piccole cose che ti hanno reso grande, trai discorsi dei tuoi amici, tra le battute che facevi ai tuoicompagni, tra la gente che ti ha apprezzato ed anche tra chiti conoscerà per mezzo di queste semplici ma ineguagliabilicose. Ora non voltarti caro zio, saprai tu quando farlo, maAspettaci. Ti sei trasformato in una roccia che va adincastonarsi per sempre, insieme ad altre, nel castello diPanni, il nostro simbolo di spensieratezza e allegria. Noi tuttiun giorno ripercorreremo quella passeggiata in un precisomomento della nostra vita e poi ci ritroveremo di nuovo lì, esarà sempre festa...in paese. ♪ ♫ Sei un uomo buono,♬semplice, onesto e, soprattutto, libero. Ti voglio bene,Gianluca...

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Marianna Veggia

... E alla fine si parla di te, e se siamo arrivati tutti a questopunto è perché è per te che ne vale la pena. Cerchiamo dirincorrere tutti una vita frenetica quando in realtà dovremmofermarci a pensare che tutto ha un tempo, un valore, unricordo. E che non si può tornare indietro e che se solo sipotesse, allora sarebbe bello ricondividere le risate, le giocatea scopa, gli spaghetti saltati in padella, le inalazioni ditruciolato in bottega, gli amari al banco del bar, i primi giri invespa quando non arrivavo in piedi nemmeno al manubrio.Insomma se solo si potesse, sarebbe bello dirti che non èancora arrivato il tuo momento e abbiamo ancora tanto davivere. E invece no, sei andato via in silenzio, senza darefastidio a nessuno, un tuo must, il solito. Cosa mi hai lasciato?Tanto, e nessuno mai lo saprà, sarà un nostro segreto, datenere lontano da occhi cattivi, da occhi che non ciappartengono... perché tu eri mio Zio e continuerai ad esserlo

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in silenzio, con riservatezza e amore, quelli che a modo tuohai saputo trasmettermi. Ovunque tu sia, spero che tu possasorridere e far sorridere nonna Nuccitella, nonno Giuseppe ezio Lodovico. Abbi cura di loro e se sono tristi fagli una bellasuonata e fa che la tua melodia arrivi fin giù da noi ... così,con riservatezza e amore. Ps. Con affetto da una nipoteassente …

Ludovico Veggia 28/09/1928 -- 7/12/2015

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Gianni Mastrangelo

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Le avventure di Antonio Veggia e il suo sax ...

Una persona fantastica, molto solare e sempre pronta astupire con il suo dolce sorriso e la sua pronta battuta...Ricordo ben volentieri l'episodio del 24 agosto 2015avvenuto in corso Vittorio Emanuele... Durante la fase dipreparazione e sistemazione di sedie, leggii e spartiti musicali,come sempre in anticipo arrivò Antonio dicendomi: “Uagliò,quale jè lu pòste míje ?...” Gli dissi subito la sua postazione ecosì, per evidenziare e ricordarsi del posto, mise il suo saxbaritono sulla sedia... E si allontanò. Man mano arrivavano glialtri bandisti e davo loro le posizioni... Purtroppo, comecapita spesso, si crearono un po' di confusione e spostamentivari... Fu così che scivolò lo strumento di Antonio Veggia ealcune chiavette si curvarono... Antonio, chiamato perl'accaduto, cambiò colore e disse: “e mòòòò?”...? Provò asuonarlo per rendersi conto se funzionasse ma lo strumentonon rispondeva... Mi chiamò nel panico e mi disse: “Già, s’èrutte lu strumènde”, e sottovoce aggiunse: “Anche se nonsuona io da qua non me ne vado perché questo concerto nonme lo perdo, vabbuòò?” La mia risposta fu: “ Andò, non tipreoccupare, mò vediamo il danno...” Mi resi conto chealcune chiavette erano deformate e iniziai subito a modellarlein modo tale che i tamponi chiudessero i fori e permettesserol'uscita del suono... Con un po' di pazienza e alcune manovreriuscii a sistemarlo e gli dissi:” Andò, prova a suonare chedovrebbe andare...” Un pò scettico portò lo strumento inbocca e fece le sue note preferite rendendosi conto che lostrumento rispondeva. Ricordo le sue parole:” Uagliò, mo’ va‘na cannunate”... Il suo sorriso e i suoi occhi erano come una

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stella, pieni di gioia e il suo sguardo e il mio condividevanouna grande soddisfazione, indescrivibile... per lo strumentoche rispondeva…

Registrazione CD

Trenta giugno 2015, la registrazione del CD... Un’altragiornata indimenticabile... Appuntamento alle ore 8:30 delmattino sotto la chiesa madre, teatro San Giuseppe in Panni...Fu allestita dai miei amici e produttori una vera e propria saladi incisione musicale... Sia a livello emotivo che psicologico fuun'esperienza unica... Lavorammo e suonammoininterrottamente per circa 6 ore ma la cosa che mi colpì fuAntonio Veggia... Era vicino a mio nipote Miki a cui voleva

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veramente bene... Parlavano nel momento degli stacchi tra diloro (sottovoce) e non potevo fare a meno di sentire...Antonio disse riferendosi a mio nipote:” E chi l’aveva rìce came’ facève pure stu CD...” E mio nipote rispose: “E nonfinisce qui Andò”!... Lui, sempre pronto, disse: “ Queste sonosoddisfazioni ”! E aggiunse: “ Faremo cose dell’altromondo...!! “ Sentendoli parlare con delicatezza e fierezza,dissi : “ Andò, che per caso ti senti stanco? Così vedo di fareuna pausa...!” Mi rispose :” No Maè, putésse sta angore n’atee sséi ore...! Rimasi spiazzato dalla sua inaspettata risposta inquanto molti, e dico molti, tra cui ragazzi, non ce la facevanopiù... Ma l'adrenalina e la voglia di fare un qualcosa di bello, direale e soddisfacente, ci diede a tutti la forza di arrivare allafine e di realizzare quel piccolo ma grande sogno che tuttinoi, avevamo nel cassetto... Grazie, Antonio, delle tue parolesemplici e genuine... resteranno per sempre vive esignificative di vita... Come te.

Il pescatoreForse pochi sanno che Antonio Veggia... Correva l'anno 2004 ... Oltre ad essere suonatore, cacciatore efalegname fu anche PESCATORE. Infatti ricordo che miofratello Alfonso, appassionato di pesca, un giorno, mentrestava sistemando le sue canne da pesca vicino alla sua bottegaed io lo aiutavo nel mantenere alcuni fili vide arrivare, tuttoincuriosito, Antonio, che disse: “ Belli uagliù, ché facìte ...?”Mio fratello disse: “Andò, preparo le canne da pesca perchého saputo che hanno aperto a Montaguto un laghettoartificiale di trote, dove, con solo cinque euro puoi pescaretutto il pesce che vuoi”… Antonio disse:” Ma quanne jate?”

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E mio fratello rispose che saremmo andati nel pomeriggio...“Mè, chè rrice Alfo'? putèsse menì cu vvui?, chiese Antonioe mio fratello rispose :”E perché no?” Per Antonio fu la suaprima esperienza e quel giorno prese due bellissime trote...Era soddisfatto e fiero tanto che disse a mio fratello: “Uagliò, 'accatt’m na canna ra pesca, oramai lu fucìle staappise e mò m’ puonne chiamà Andònie Veggia luPescatòre...” Dopo pochi giorni io e mio fratello andammoad Ariano per alcuni servizi e comprammo una buona cannada pesca e gliela portammo... Era stracontento così subitodisse:” Quando andiamo a pescare?” E allora, per cambiare,mio fratello disse:” Andò, avrei voglia di andare al nostrofiume Cervaro, molto ricco di cavedani (pesce del fiume)” …Ci andammo e trovammo un bellissimo posto, preparammole canne e gli ami con i bicattini e iniziammo a pescare... Ame e a mio fratello i pesci abboccavano in grande quantità...Invece Antonio scherzava e pregava che qualcosaabboccasse... Fino a quando sentimmo Antonio gridarefortissimo:” Uagliùùùùùù menite qqua che non riesco a tirarefuori... Quèst sicuramente jè na bbalena...” Io e mio fratellosulla sua richiesta di aiuto lasciammo le nostre canne eandammo da lui... Infatti anche noi eravamo stupiti perché lacosiddetta balena non usciva. Dopo quasi 25 min. di tira emolla vedemmo emergere un oggetto... Antonio, esausto,stremato, sudato e stanco disse:” Alfò…e che pèsce jèquiste?”… Mio fratello disse:” Andòòòòò jè nu scarpòne,tanda fatie p’nniende...” Rispose Antonio: “E’ qqua ca te’sbaglje, caro Alfonso... Quiste jè nu pèsce SCARP... e pòarrecuordatille ca nu pescatòre chè pèsche, pèsche… jèsembe cundènde...” E aggiunse: ME’, PER OGGI LA

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BALENA…E’ SALVA!!!!”.... E guardando il fiume disse: “Eora sapete con chi avete a che fare!!!...!” Io ridevo a crepapelletanto che avevo dolori alla pancia e mi ero accasciato.... Cosadire ancora? Questo suo modo di prenderla così dopo unlungo combattimento e di sdrammatizzare simpaticamenteper me fu solamente GENIALE. Continuammo a riderci escherzare per molti giorni...

Carnevale Foggia 2014… Un’altra avventura... Un pomeriggio di divertimento estremoe risate a non finire e la banda di Panni fece Scintille...Partimmo da Panni alle ore 15.00 e ricordo che AntonioVeggia volle andare con il furgone di Giovanni Rainone,detto la tromba... Perché si trovavano più ragazzi là e Antoniosapeva sia gestirli sia farli divertire e tra chiacchiere e risate iltempo passava in fretta... Gli strumenti furono sistemati nelbagagliaio con le relative custodie, tranne lo strumento diAntonio che mancava della custodia... Ma come sempre riuscìad incastrarlo e a sistemarlo delicatamente nel modomigliore... Arrivati a Foggia, alla villa comunale, iniziammo avestirci e ricordo che ci furono consegnati dei vestiti daPulcinella e due da Clawn... Ma al momento di prendere glistrumenti, sentii Antonio gridare...” Maronn lu strument è aduie piezz e mò?...” Corsi subito per rendermi conto deldanno ma purtroppo guardandolo, ahimè!, non era possibilefare niente al momento... Bisognava saldarlo... E Antoniodisse:” Quédda vutatòria maledétt m’ha rutt lu strumènd...!”Era veramente abbattuto, distrutto, triste e arrabbiato... Eaggiunse:” Già... mi dispiace che oggi non posso suonareinsieme a voi e condividere questa bellissima esperienza... So

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che ci tenevi tanto ma cu chi t’ la pigli...?” Vedendolo vestitoda Pulcinella mi venne un'idea... Preciso che a Foggia perl'evento venne appositamente da Bari per stare insieme e pervedere la sua performance, il fratello Bruno; non potevo nonfarlo suonare e, durante l'esibizione ed intrattenimentodavanti alla villa comunale, presi piatti e cassa e sia adAntonio che a Bruno li feci suonare lo stesso, suonaronoalcuni brani nell'attesa della sfilata dei carri... Cosa dire???Una soddisfazione per tutti sì, ma anche un grandissimosegno di appartenenza...! L'essere sempre presenti e costantinelle cose in cui si crede…

Un mio piccolo pensiero... Antonio resterà Sempre nel mio cuore come altri, del resto ...Ma in particolare resteranno il suo esempio, la sua semplicitàe il suo modo di essere sempre e caparbiamente presente consenso del dovere, rispetto e grande umiltà... Ricordo chequando parlavamo e mi raccontava era sempre un piacereascoltarlo. All'età di 11 anni inizia il suo cammino musicalecon il suo primo strumento, il clarinetto, e poi per esigenzebandistiche passa al sax baritono. Ad 80 anni suonare unostrumento non è semplice per tutti... Nell'ultimo periodofaceva solo le discese con la banda e non riusciva nelle salitema comunque la sua presenza era significativa. Spero e miauguro che molti prenderanno esempio di vita da come si ècomportato e da quello in cui credeva. Un vero esempiocome ho sempre detto... Sono felice e onorato di averloconosciuto e stimato in questa vita terrena... Una bellapersona che ci lascia un lezione di vita, di valori. Solo chi lo

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ha conosciuto potrà capire! Grazie Andò... Il tuo affezionatissimo amico e, come mi chiamavi tu, magicoGianni Mastrangelo. Ma la magia era in te.

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Costanzo Rucci

No! Antonio Veggia non è morto, egli è ancora vivo tra noicon la sua modestia, con la sua semplicità, con la suabonomia, la sua disponibilità all'aiuto, all'amicizia, allaconcordia, alla sopportazione delle nostre frequenti ironiesulle sue capacità amatorie e sulle sue conquista sparse intutta... Italia!No! Antonio Veggia non è morto perché vivrà sempre nelnostro cuore , nel cuore dei suoi amici!!!! Ciao Andò!

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Anna Di Giovanni

Abbiamo avuto in comune quello che ci circonda di Panni… Poche parole... per capire la tua simpatia e bontà e un cuore grande per non dimenticarti mai... Un abbraccio carissimo...

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Anna Sarni

Mastro GeppettoUn tracciato di vita legato ad un paese fatto di lunghe salite epericolose discese... ma, per quanto dura potesse essere quellasalita, alla fine di essa sapevi di trovarci parte dei tuoi sogni

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infantili. Era un po’ come toccare la fiaba di Pinocchio, il "Mastro Geppetto " si chiamava Antonio, io mi divertivo achiamarlo Veggia, mi sembrava di dare più imponenza al suooperato, la sua risposta era un largo sorriso che il tempo nongli ha mai rubato… e come il protagonista della fiaba, le suemani da un pezzo di legno ricavavano oggetti bellissimi, eramagnifico vederlo all’opera… I suoi occhi sapevano parlarepiù della sua timidezza, occhi pieni di ogni cosa bella, potevitrovarci tutto il mondo, lo stesso che forse sognava anchelui… ma possedeva un altro dono, la bellezza della musica…con facilità le sue mani passavano magistralmente da unostrumento all’altro. Lo guardavo rapita, così tanto, ma cosìtanto da avercelo ancora impresso nella mente. Ora tutto ècompiuto, la vita terrena ti ha lasciato andare, lì oltre lenuvole, lì dove incontrerai i tuoi sogni e farai di noi unricordo lontano, lontano, lontano…

Un sax che suona... leggero come una piuma, soffice come una nuvola, caldo come il cuore... saremo in tanti ad ascoltarlo. Buon viaggio amico di ciottoli consumati di passi, di suoni annidati nella roccia dura di un castello fatato, di risointriso a dolori scolpiti in note vaganti... buon viaggio amico di un antico paese dal sapore di amore infinito…

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Nella luce fioca di quell’enorme stanza, regnava, sovranoincontrastato, Antonio Veggia. Ogni singolo oggetto eragelosamente custodito, guai a metterci su le mani… Odore dilegno, di pece, di polvere... polvere di stelle dicevo io, no,segatura, rispondeva lui... sarcastico ed ironico al giustopunto. Se ponevo delle domande, il più delle volte mi parevache le risposte non c’entrassero niente... rimuginavo...nonavrà capito... Dopo un pò mi rendevo conto che a non capireero io. Come quella volta in cui mi disse: figliò, lassa perdeBruno, tu si troppo bella pe iddo. Indelicato e presuntuoso?No, di una finezza unica. Definendomi bella, aveva posto mein primo piano, ma aveva salvaguardato il fratello dame...intelligenza acuta. Io lo adoravo per questo, sapevatrovare chicche per inculcarti le cose, lavorava sul miocervello così come plasmava le sue creature di legno...con artee con amore. Peccato lo abbia vissuto poco, mi avrebbe datotanto, ne sono sicura. Preciso che con Bruno non vi è statastoria alcuna, ma lui preveniva le cose... hai visto mai... lasemplicità di chi è un grande.

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Giovanni Rainone

Ndònie lu cacciatore

Agghiè sempe fatijàte,pure piccule cu tatàngire pe stu munne,nujè figliè cu tatà,ma ròppe nu pòche tutte a casec’àmma avute arreteral’amòre pe stu pajièsejè state chiù fòrte.Teneve na puteàando agghiè fatijàte ra criaturemast r’asce, la leune e re tavelejèvene la materià prime,e ròppe quanne l’età jè passateme ne jève a passà lu tjèmpe,faceve salòtte cu li cumbagne mjiè

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cu tutte quidde ca passavenepecchè re nemice ne tenève pòche.Sunave nda la bandaquedde jève la seconda famiglia mià,sunave pe passatijèmbe e cu la passiònecume a lu prime juòrneca pigliaiè lu strumende mane,faceve piccule castièdde re tavelefatiàve re tavele e pièzze re leunene faceve ascì pièzze r’arte,cu nu curtièdde belle affelatentagliàve la chiave re lu còre mjiè:la chiave re viulin...Statt buòne cumpagne mijè...N’ AMICHE...

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Michele Liscio

Era risaputo che come cacciatore era una vera e propriaschiappa. Dopo ogni battuta di caccia era l'unico che tornava

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quasi sempre a mani vuote...e tutti lo prendevano in giro. Ungiorno, stanco di questo fatto, volendo dimostrare il contrariodecise di barare. Allora comprò un coniglio, lo portò incampagna pensando di sparargli e quindi ritornare emostrarlo a tutti dicendo di aver beccato una lepre. Giuntoperò sul posto, si trovò davanti ad una difficoltà..."Comefaccio a beccarlo? Se lo lascio per colpirlo scapperà!" Alloraprese una cordicella, lo legò per una zampa ad un albero,prese la mira e ........ baaaammmm !!!!! Sparò... Beh…ritornòin paese ancora una volta a mani vuote!... Aveva… colpito lacordicella!

Antonio… Da giovane riuscì, come non si sa, ad addestrare una ciaula (cornacchia) che lo seguiva dappertutto; le mise il nome Pappaon (Pappagone). Lo seguiva ovunque lui andasse.Quando si recava presso i suoi clienti per dei lavori di falegnameria, Pappagone lo accompagnava in volo ed aspettava che finisse per poi tornare con lui, sempre in volo fino alla bottega. Da mangiare gli dava i rigatoni al sugo…

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Tonia Ricci

Il tuo sorriso, il tuo saluto, la tua presenza del mattino lì davanti al bar, sempre pronto a offrire un caffè e a sorridere alla vita con gioia... che bella persona sei stato! Ci mancherai Antonio…

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Pino Mastrangelo

Sapeva fare tutto, mica solo lavorare il legno o suonare ilsax... tutto sapeva fare... Ero piccolo, quattro, cinque anni, elui lavorava là, nella piazza di sopra , nella bottega che tenevapure un’altra uscita a via Castello, insomma da Cascètte, e iospesso entravo nella bottega , quasi ogni giorno, lui mi tenevad'occhio quando i miei non potevano, lui per tenermioccupato prendeva un pezzo di roba marrone, lo metteva inun contenitore pieno d’acqua calda e mi diceva : dai dai avantigira gira mescola fai svelto, dai, si deve sciogliere se no comesi lavora... con che cosa? E gira dai gira... La colla... facevamola colla per i lavori di falegnameria... così si faceva allora... Io,il suo piccolo valido aiutante... lui, Antonio, indimenticabile...primo e unico... Babysitter!!!!

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Grazia De Michele

Li tieni cinque euro Buffona? Li tieni o no? Me lo dicevad’improvviso, sbucava come un’apparizione nel sole ancoraalto del pomeriggio, jeans più jeans la sua divisa preferita,l’altra era quella della banda, mentre come al solito bivaccavosenza far niente, con in mano un gelato al limone, sulle scaledi nonna, in quel corso Margherita che se guardi bene a terraconserva ancora l’impronta della gomma delle scarpe diAntonio... Non faccio prestiti amico mio, e poi non li tengo, epure se li tenessi, marameo che te li do, ‘mbrugliòòò!Buffona, non voglio prestiti, cinque partite a scopa da uneuro... Come cinque partite a scopa Andò? E pure se fosseche gioco con te, anzi, gioco sicuro, tu perché mò vuoi dame cinque euro ‘mbrugliò? Come perché? I debiti di gioco sipagano... E che debiti tengo io con te Andò? Li tieni li tieni,

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te lo dico io buffona, tu ancora prima di giocare con me sì giàfuttut!... La pura verità…Ma il giorno dopo, il pomeriggiodopo, al Castello... in mano un castellino in legno, unsegnalibro, un piccolo dado tutti ravvolti in un pezzo digiornale e... Buffona, questi valgono di più... E il suo sorrisosornione e amico... E quello valeva mille volte il resto...Lontani sì... vicini solo d’estate, ma ci siamo voluti tantobene, non so quante foto tue ho con me... Mò chi stai a‘mbruglià là sop?

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Fredino Liscio

Antonio Veggia è stato da sempre un mio amico. Ricordoancora le ore passate presso la sua bottega a parlare, spesso afantasticare... di donne, di viaggi di cose da intraprendere.

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Di quelle ore interminabili mi è rimasta la dolceconsapevolezza di avere trascorso bene il tempo, di averglidato un senso accettabile, di avere capito cosa sia la veraamicizia. Antonio è stato un bandista doc, anche se spessonoi tutti scherzavamo sulla sua non eccezionale propensioneal sacrificio. Ogni volta che filmavo la banda mi soffermavo alungo su di lui, trovavo di incredibile bellezza il suo modo disuonare il sax, serio sereno sornione ironico appassionato. Per lui la musica era una passione vera ed era anche un modoper affermare un estro naturale di particolare spessore. Antonio ha amato Panni come pochi, e non a parole. Quandogli chiedevamo come facesse a sopportare la solitudine degliinverni pannesi lui ci rispondeva sommessamente che Panniera l'unico posto dove si sentisse a casa, che fuori da quellarealtà si sarebbe sentito irrimediabilmente solo. Antonio èstata la persona più dolce mite serena che io abbia maiconosciuto. Da lui ho imparato ad odiare invidie gelosierancori, da lui ho imparato che l'unica cosa importante nellavita è seguire la propria strada senza l'ossessione diparagonarsi ad altri od inseguire sogni fasulli. Faccio fatica apensare a Panni senza di lui, faccio fatica perché quanto dibello la pannesità esprime Antonio possedeva, faccio faticaperché il castello la piazza la banda il bar senza di luidiventano più tristi e malinconici, per sempre diversi. Ciaoamico mio tu sai che ti porterò sempre nel cuore.

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Angelo Gesualdi

Un pezzo “ r Castiedde “

…A Panni ci stava un tiratoreAntonio Veggia lu cacciatore...Unico e solo, uomo e artistaFra le tante, anche musicista

Amico di tanti ed io fra questi eroCon arcano mento bianco ed era fiero

Sempre gentil , a tutti parevaNella bottega con l’arte si perdeva

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Ilari eran le sue giornateSpassosi momenti a lu bar r ScavètteMomento supremo ! Di colpo è salito

Volto sereno, l’ho visto come di solito…Ciao Andò

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Giovanni Liscio

I rintocchi decisi e robusti (e molto frequenti) dell'orologiodella Chiesa hanno appena finito di battere le tre del

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pomeriggio; sbuca dal vicolo di Florio la longilinea figura diAntonio Veggia ”lu cacciatore”; con passo svelto per ladiscesina percorsa, in celeste delavè, Jeans azzurrini (o taliqualche tempo fa), in sobrio contrasto con la canuta barbafolta, pigramente coltivata. In bocca regge la sempiternasigaretta che, con cadenza costante e veloce, viene raccoltadalle mani ampie e nodose da falegname per poi essereriaddentata con gesti compassati, fini e leggeri. Scruta ilbar,si assicura della compatibilità dei pochi lì presenti con unapartita a carte (non sempre possibile per assenza di animacristiana); si rallegra dell'esito positivo della ricognizione econ quei quattro o cinque “ aficionades ”di settebello e assi dicoppe prende posto all'interno del “ Rucci caffè. ” Lascopetta ha inizio con partita, rivincita e, se il caso, bellaallietata da frequenti commenti tattici di giocatori eosservatori/tifosi a latere. Alla fine, dopo un paio d'ore diacerrima tenzone, dopo una bella bevuta di birra o altro consfotto' vari e talvolta meritevoli di cartellino rosso, ilgruppetto rivede la luce del sole: si avvia, lento pede, inordine sparso ma non tanto da sembrare non coeso, verso ilCastello a far due passi che proprio tali si rivelano a causadella scarsa verve camminatoria dei Nostri. Si siedono,stracchi, alle “ panchine riunite”, in zona “ Ariella” ove,com'è noto, non manca mai un'equilibrata e piacevole brezzaidonea anche a portar via, con nonchalance, quellechiacchiere non degne di passare alla storia o semplicementeinopportune o sopra le righe. Altri amici, via via, si aggreganoallettati dalla insolita capienza dei posti a sedere e dalfavorevole setting comunicativo.

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Sembra, a chi vuol volare alto, L'Accademia di Platone in cuiognuno espone dialetticamente le sue tesi che, qui, riguardano prevalentemente sottolineature di azionidell'Amministrazione, della Parrocchia o di avvenimenti dagestire così e colà. Si va avanti fino alle sette quando, tra glialtri, Antonio si alza e annuncia che deve andare a cenare o aMessa; la riunione volge al termine e il gruppetto siincammina verso casa non senza dare uno sguardo al beltramonto serale. Un pomeriggio mi fermo tra “cotanto senno”; il discorsoverte su una “catalana” da preparare con la regìa di Leoncinoe location da Carlo l'Americano. Il menu è presto fatto; sipartirà dagli “SPAGHETTI SALTATI” di Antonio: suaesclusiva specialità salutata dal consenso unanime esorridente di tutti gli amici. La pietanza evoca in me nonquattro salti in padella ma sapori freschi per l'uso sapiente dispezie, di segreti ingredienti o di nuove dinamiche culinarie.Non voglio mica perdermi questo famoso piatto? Se ne parlatanto seppur con ammiccamenti simpatici. Penso: sarà unaroba da intenditori non facilmente rinvenibile o ripetibile. Giàimmaginavo aromi, profumo di questi spaghetti…chissà!!!La sera della cenetta sono là e non mi perdo la preparazionedella ricetta antoniana che nessuno mi ha voluto svelare.L'attesa dell'evento, la curiosità e la compagnia simpatica egioviale mi inducono “a ben sperare”. Tallono Antonio comeun segugio ma non vedo niente di strano o di particolarmentediverso da altri convivi simili. Aspetta e vedrai, mi dico!Finalmente il Veggia si dà una mossa: si avvicina al pentolonecon l'acqua bollente per la pasta, guarda attentamente conimperscrutabili algoritmi mentali il balletto delle bollicine,

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ausculta quasi il borbottio caldo delle bolle e al momento top(e qui, mi dice, sta uno dei segreti di una buona pasta), un attimofuggente che a pochi è dato conoscere, passa all'azione. Consequenze di gesti coordinati e studiate pause, risoluto econcentrato come un chirurgo negli attimi che precedono unimpegnativo intervento, Antonio, me silente, afferra il paccodi spaghetti, lo apre di scatto, trac...lo situa, fermo, sopra ilcentro della pentola, all'altezza di circa 30 cm.... un'ultimaocchiata allo stato di ebollizione, e voilà, apre di scatto ilpugno, lascia precipitare il prodotto dalla busta in acqua .Glispaghetti, quasi gioiosi di uscire dalla trasparentecomprimente custodia, abbracciano a raggiera il liquidobollente, ri - saltano in un brevissimo festoso rimbalzo perpoi posizionarsi a dovere in un dinamismo visivo, vivace, gaioe intrigante. Tutto qui? Ed io che credevo chissà cosa! ”Che ticrirìv che si trattàv?” chiosa un assiduo componente delcenacolo. Eppure un gesto semplice ma eseguito con raranaturalezza e magica ritualità fa riemergere in me “ilfanciullino” (ogni tanto fa capolino specie in terra pannese)che fantastica su salti, alchimie, fuochi o ogni altra cosa pocoreale e concretamente validata. Un tempo si diceva“immaginazione al potere” !! Si tratta qui di spaghetti fatticuocere con una iniziale preparazione diversa da quellanormale e abitudinaria; sono invece maccheroni lunghi esottili, fili di bontà mediterranea, lanciati per il saltello,cadenti in acqua, come le stelle nella notte di S.Lorenzo intempi agostani.Qui sta la “grande bellezza” o fascino: l'interpretazionegenuina, infantilmente disincantata, di un atto quotidiano econsueto; da qui un caldo senso di cristallina allegria

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partecipativa alle serate di “catalane”. Sono brevissimimomenti, lampi di luce dell'animo, rari e da augurarsi siripetano di più… per illuminare le ombre che spessoavvolgono il vivere quotidiano: ”…diman tristezza e noiarecheran l'ore..”. Difficilissimo trovare in altri contesti questearmonie conviviali. Sarà un fatto emozionale, affettivo, di nonsopiti echi di ispirazione “felliniana”, ma nessun pranzetto,anche di altissimo livello, pur in locali famosi e pluristellati,senza l'atmosfera creata anche dalle ingegnose trovate diAntonio, come i citati spaghetti , potrà mai eguagliare le felicisensazioni di quella serata durante la quale,senza ragioniobiettivamente realistiche e razionali, ho pur tuttaviapercepito un gusto diverso e più saporito, non convenzionale,speciale. Di questi tempi, più di mente che di cuore, più direalismo che di fantasia, non è poca cosa.

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Tina De Michele

Il salto del Veggia AntonioPer ANTONIO "SCIRE EST REMINISCI" (Sapere è ricordare) Se è vero che la semplicità e l'umiltà sono le vere sorgentidella bellezza Antonio le possedeva entrambe. Tant'è che aparlarne ora che non è più fra noi ogni parola sembra quasi

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sminuire la forza del personaggio. Simpaticissimo Antonio,gioviale e sempre sorridente si aggirava in piazza o nei vicolidel paese con il suo sassofono sempre in attesa di rendersiutile agli altri. Assai nota la sua generosità ed esperienza divita vissuta. Sorriso stampato, silenzioso ma vicino sembravaconoscere tutto di tutti nella PAN TELLUS (terra di Panni).Ma come si dice, conoscere Antonio non è tanto ricordarnele parole, i gesti, i suoni... quanto comprenderne la forza e lospirito. In fondo le parole sono suoni... gli esempitrascinano... Antonio per Panni rappresentava una colonnasapeva trascinare nel gruppo dei bandisti perché credeva neglialtri come del resto credeva nel suo lavoro di falegname.L'arte di forgiare il legno è roba per pochi e i veri artisti losanno bene... Pensava a colori come gli arcobaleni chespuntano di rado a Panni dopo le giornate di pioggia... AdAntonio dobbiamo la resilienza di credere che in un paese tanto piccolo quanto bello si può vivere nella gioia enella semplicità che solo la terra e gli affetti possono dare.

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Antonio Rucci

Al bar Antonio ci veniva sempre, ogni giorno, proprio ognigiorno: sentiva la chiamata degli amici e delle carte... Lamattina no, lui faceva colazione, si pigliava il caffè ma poi sene andava a capabbasc, con la sua Panda bianca a fare le cosesue; quando tornava, subito si metteva in bottega a lavorare, amodellare, a intagliare il legno in mille modi, in mille arnesidiversi... poi arrivava l'ora di pranzo e se ne andava da suasorella a mangiare, e al ritorno, eccolo là , dietro i vetri dellabottega sua: se pioveva o nevicava, a riposare, a pensare, apoltrire... ma se ci stava il sole, eccolo come una lucertolaandarsene a fare... scampagnate... Come dove? Fuori di casasua, dentro la sua Panda, con i raggi contro i vetri a scaldarlo,mentre si arrovellava su anagrammi , orizzontali... e verticali!

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Ma poi... ma poi... alle due e mezza non lo fermava nessuno,nessuno! Davanti al bar... un orologio svizzero! Pure sesapeva che il bar apriva alle tre, lui doveva arrivare prima estare là a girare, a girare, ad aspettare, fino a che le porte nonsi aprivano e si riuniva agli amici suoi di ogni giorno e disempre, gli amici di partitelle a scopa, gli amici che sevinceva... pagavano il piccolo dazio... ma intanto... che buoni i sigarotti, quelli piccoli nello scatolino, i CHE!!!, ese perdeva, e toccava a lui pagare a Carlo, a Alberto, a unaltro... i sigarotti mai venivano dimenticati... e alle cinque inpunto, al tocco dell'orologio... via al Castello a fare un giroprima dell'ora di cena! E le sue... gigantografie, le suesimpatiche esagerazioni... Magari a 20 gradi di temperatura,entrando nel bar " Maronn Andò e che caurrrrr , checaurrrrr"... e altre volte, magari a 10..."Marooonnn chefriddd, ma che friddd! Una persona così: gentile. solidale,amichevole, mai una parola cattiva o di critica contronessuno, mai chiacchiere gratuite, mai comunelle per sparlare!Anzi... anzi... Se qualche volta sorgevano nel bar, come puòsuccedere, discussioni accese o verbalmente intemperanti, luisi alzava, salutava con grande cortesia tutti e se ne andava acasa sua. Un uomo fine e gentile, un animo semplice e pienodi rispetto verso tutti... Mancherà a tutti... E quante storie dilui conserva il bar... quanti ricordi!!!!!

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Marco Totilo

da sinistra Antonio , Vincenzo, Marco , Tonino

-Andò... me lo dici che tieni là dietro?-Io?? Ma non tengo proprio un ca... che devo tenere dietro?-Quello che tengono tutti...Tu non lo tieni?-Non tengo dietro quello che tieni tu, togli le mani da dietro efammi vedere che nascondi Andò e fai subito se no vedi, mache? Con un amico si tengono segreti?-E sicuro Marcù che si tengono, quando sono cose così...così....-Così come?-Mè va bene, ma sei il primo e unico, ecco che tengo, ecco,mai a nessuno l'ho fatto vedere, top secret!-E che è quello?-Ma è un album, ma manco a te te lo faccio vedere dentro,solo fuori...

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-Solo fuori, madonna mia e che ci sta dentro, polvere da sparo?-Di più, di più...le 50 donne che ho avuto nella mia vita, 50 donne segrete...-Uh mamma mia... 50? Segrete pure? E chi sono?-Ma se sò segrete Marcù...e comunque... 47 indossatrici e tre famose attrici...

La lepre

- Andò, Andòòòòò buongiorno...-Buongiorno... Marcù - Andò, che liègge di così interessante che neanche mi vedi per strada???? -Ah sì , stàtte citte Marcù citte stàtte citte sapisse chè mm'è succièsse...- E cche t'è succièsse Marònna mia ...na disgrazia?-Re cchjù re cchjù Marcù... songhe jute a càcce , me sònghe agguattate addrète a na supàle sònghe state fèrme chjù re n'ora a nu tratte jè passate na cosa vèloce sembrave nu ràzze...agghie auzate lu fucile e bùmm ...nu colpe sicche agghie pigliate nu lèbbre gruosse cume a nu purcièdde...- Maròòòò veramènde??? mbè e nun si cundènde , pecchè si accussì penserùse, e che jè ca stai leggènne ?-Marcù! Cundende? liègg liè! ? Quist je lu bigliette ca tenève lu lèbbre attaccate a lu père, siènde nu pòche, sta scritte accussì: Uagliò, quest jè la prima , ma è pur l'ùtime , arrecuordatille...

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Annanz a lu bar...

-Andò, tieni qualche cosa? Non lo so, mi sembra che stai pensieroso...-Eh, pensieroso...pensieroso...mè, sìn sìn , forse nu poc poc...-E che è successo?-Niente, niente, ricordi di gioventù, di gioventù...passata...-Roba brutta? -Ma none none , roba di quando giovane giovane lavoravo a Perugia...-Ah sì lo so che sei stato un bel po' a Perugia, lo sanno tutti...e allora?-E allora tenevo nostalgia dei miei bei allevamenti...-Allevamenti? Ma se non mi ricordo male ...ma tu non lavoravi in un aeroporto?-Sìn sìn in aeroporto...-E di che allevamenti parli allora?-I miei, ne tenevo due: uno di tacchini e uno di conigli!-Ma dici veramente?-Sìn sìn e devi vedere come crescevano buon: ogni tacchino era alto un metro e i conigli erano ciascuno venti chili...-Come come? Un metro... venti chili... e andò cazz ri t'niv? andò stèvano sti mostri preistorici?-Ma che mostri, ma che dove stavano... dove dovevano stà? In aeroporto no? Lavoravo là!-In aeroporto? Cu tte?-E sì, quelli io li tenevo liberi, ci mancherebbe e camminavano come volevano, sotto e sopra, sotto e sopra perl'aeroporto...

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Caccia grossa

A caccia, a caccia grossa... che giornata pazzesca! Ore e oreappostati a aspettare quaglie, uccelli, volatili sconosciuti eoggetti volanti, basta che si fanno mangiare. Due squadre dicacciatori, manco fosse no schieramento di guerra... In unaAntonio... E stai e stai e stai, e bim e buum e baaaam... eschioppettate da bucare le nuvole e nella prima squadraniente prede... nella seconda di Antonio...-Andò, ma te ne vai, aspè, aspetta n'altro poco, perché vaivia? Ma che ti piglia si può sapere?-Lo so io, ihihih, lo so io... ma torno, torno, voi aspettatemiqua!-Ma dove vai?-Lo saprete presto, molto presto...Un'ora dopo un rumore infernale nel bosco, trrrr trrrrrrtrrrrrr vrooom vrooom-Maròòò e che jiè stu rumor?Antonio appare in sella a una ruspa enorme e cigolante...altocome un'apparizione Ufo-Andò ma che jè sta ruspa? dove l'hai presa uh Madonna cheè successo??? -Eh cari amici, ehhhh, vi dirò, voi non avete preso nu caz...r'aucièdd, io invece sono andato a prendere una ruspa, più giùmi aspetta un camion che sò riuscito a farmi dare e ...se nocome facevo me lo dite?-Ma a fa' che? Come facevi a fa' che?-Come a fa' che? A caricare i quintali di beccacce che hocentrato col fucile, come me le portavo?? Come?

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La cenaGli amici al bar : Andò, te ne vai? Vai a cenare? Mè, buonappetito, ci vediamo domani... però è ancora presto, perché tene vai? Sono ancora le cinque e venti...Antonio: eh, stasera devo preparare una cena diversa, ci vuoletempo, più tempo E quindi me ne devo andare prima, perforza, se no mica ce la faccio... Fulumè, dammi un pacco dibrioches!Gli amici: E che cavolo devi preparare per sta cena che te nefa andare due ore prima?Antonio: eh, avevo in mente una bella insalata stasera…manon vedete che ho preso le brioches? Me ne mangio due collatte!!!

Donne in minigonna

-Andò? Andò ma che tieni? Ma che brutta faccia, che t’ècapitato, qualche cosa di brutto?? Co’ sto bel sole, sta bellaarietta, che è sta faccia da funerale? E perché tieni l’affanno,pare che hai fatto na maratona...-Tu stai a pazzià ma io l’ho fatta eccome, e che maratona,quasi non riesco a respirare, sto a correre da ore...-A correre? Da ore? E perché, si può sapere? Mica ci stannole Olimpiadi che t’aspettano!-Ma che Olimpiadi, ma che Olimpiadi! Ieri sò stato a Napoli afare certi lavoretti, tutto il giorno ci ho messo, tutto, fino asera tardi, forse era pure mezzanotte; mi sono detto: mè fattiun giro tranquillo tranquillo per la città, così senza tanta gente

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ti rilassi...-Embè? E che è successo?-A un tratto, mentre camminavo per i cazzi miei, e al buio, albuio…cominciano a sfilarmi davanti cinque o sei ragazze,madonna mia, minigonne, gambe da fuori, scollature fino aabbasc abbasc, mamma mia bella e che impressione…-Che impressione?? Come che impressione???-Sì sì che impressione, quelle si raggruppano, mi accerchianoe si mettono a gridà: Lo vuoi fare?? Lo vuoi fare??? Lo vuoifareeeeeeeeeee????-Che cosa dovevi fare?-Eh…gridavano: Lo vuoi fare l’ammmoreee?? L’ammoreee digruppoooo???? Mi sono veramente spaventato e mi sonomesso a correre a correre... chè paùre, chè paùre...

Antonio, annanz a lu bar…

-Sì, poi io a mangiare a pranzo vado da mia sorella Ida, apranzo solo però, la sera no, assolutamente, assolutamenteno!-E perché? Vacci pure di sera, ti risparmi di cucinare…-Nonononono, non posso, mi dovete credere…-Perché?-E perché la sera , se già mangio a pranzo, devo stare leggero,sì, e se no chi dorme???Ma a parte questo, la sera si devemangiare poco, poco…-Ah, mbè questo è vero, che ti fai,? Verdura cruda, na tazza dilatte, che ti fai?-No, di meno, di meno: yogurt, nu bell poc, na bella porziondi insalata russa, il mascarpone, ah il mascarpone non deve

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mancare, e poi i ciccioli, i ciccioli…ne vado pazzo, assai assai,quelli poi di Tonino Montecalvo so buoni nu sacc… maròòòe quant sò buon, su quelli proprio mi devo trattenere, me nemangio solo tre o quattro etti...

Catalane

Che catalane... che catalane! Veniva sempre in campagna, nonse ne perdeva una, e come era possibile? Era lui lo chef, lodiceva lui che doveva cucinare da grande chef... Ingredienti:spaghetti, un pugno grosso di parmigiano, sugo di pomodoroma rigorosamente col basilico se no niente..."Vengo io, vengoio... Solo io so fare gli spaghetti saltati... eh... solo io!! Unaricetta speciale... vedrete... da leccarsi i baffi!!!! Che ne voletecapire voi, che ne volete sapere di alta cucina...!!!" Esecuzionedella ricetta : Andò in avvicinamento al fornello... Andò chemette a bollire l'acqua... Antonio che mette a cuocerepomodoro e basilico... Antonio che appena l'acqua esce abollore si accosta a rispettosa distanza e butta con una forzaleonina in verticale gli spaghetti nell'acqua e quelli... per labotta violenta risalgono nell'acqua e saltano... e saltano...! Chebontà Andòòòò!!!

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Felice Cocciardi

Eravamo molto giovani, tua mamma spesso nel periodo invernale andava a trovare tuo padre , tu rimanevi solo e non

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eri capace neanche di farti un uovo fritto...troppo viziato da mamma e sorelle… Ma la solidarietà degli amici ... Costanzo, detto Cicatiell… Nicola e Felice, era grande… erano sempre lì a farti compagnia e a darti una mano per la cena. Per modo di dire, perché due risate e un buon piatto di spaghetti piacevano anche a noi. Così si passava una bella serata riparatidal freddo invernale.Ed ecco nati i tuoi famosissimi… SPAGHETTI SALTATI...Era l'unica cosa che riuscivi a fare… Mentre l'acqua bolliva tubattevi il pacco sul ripiano e gli spaghetti… sbamm… saltavano fuori, e come saltavano!!!!Tutti quanti fuori per essere messi in pentola... con le risate di noi tutti…

Indimenticabile Andò, Amico mio... venire ora a Panni e non trovarti lì seduto sulle scale di fronte al bar…o alla tua bottega, sarà per me veramente triste... RIPOSA IN PACE…tu sei in ottima compagnia... mio fratello Leone, Michele ...Carlo tuo nipote e Lodovico. E il tuo caro amico di tante avventure al mare, Saverio... Un giorno sarò con voi e certamente parleremo dei bei momenti passati al nostro caro paese... Panni... Ti abbraccio, FELICE

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Franco Tabba De Michele

Sono andato ora a Vico Verdi a porgere un ultimo ben triste saluto a Antonio Veggia, partito stamane, un Grande Artista pannese del XXI secolo, musicista e scultore del legno...e il bar di fronte a casa mia è sempre meno affollato...Ciao, Cascè!!!!

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Franca Labate

Antonio Veggia? Era uno del gruppo degli "UOMINI", comedefinisce mio marito gli amici del bar con cui s'incontra ogni

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estate per giocare a carte. Era il più affabile di tutti e con lui siera instaurato un rapporto cordiale e sincero. Personalmentenon ho mai frequentato la cerchia dei suoi amici più stretti …e, i nostri, erano incontri brevi e occasionali. Ma mi piacericordare Antonio in due momenti particolari. Il primo,quando io e Enzo arrivavamo a Panni di passaggio, per pocheore, e lui era solitamente là... seduto sui gradini, in piazza.Appena ci vedeva arrivare, ci veniva incontro, ci salutavaaffettuosamente e poi mi sussurrava: (rigorosamente indialetto pannese): "Figliò, siete venuti per rimanere, mica vene andate? Qui a Panni si sta bene, l’aria è buona... che dovetefare a Foggia..." L'altro momento che rimane nei ricordi cheho di lui, riguarda l’appuntamento pomeridiano, alle orequindici, che gli "uomini" si danno ogni giorno per giocare ascopa... e... manca quasi sempre il quarto giocatore e, spesso,era lui il ritardatario. Allora lo vedevo spuntare dal vicolo,tranquillo, con aria scanzonata, e, rivolgendosi a me, diceva:“Figliò, tuo marito dov'è, fallo venire a giocare, ià, ià, diccillo,che ci facciamo 'na partitella...” Questo è l’Antonio che ioricordo: un uomo semplice, sensibile e buono, innamoratodel suo paese al quale è rimasto "arroccato" fino all’ultimogiorno della sua vita. Se n’è andato in silenzio, senza farrumore e ha lasciato un vuoto incolmabile nei cuori di tuttiquelli che l’hanno conosciuto.

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Pierangelo Melino

Che tristezza passare davanti alla tua bottega e non trovarti...Che silenzio veder passare la banda e non ascoltare più le tuenote... Che vuoto passeggiare al castello e non incrociarti...Era bello sederti accanto ad ascoltare le tue storie, i tuoiracconti sempre appassionanti... Ora lo sguardo va versol’alto ed il cuore è pieno di tenerezza perché tu non sei piùfisicamente con noi, ma non lasci la mente nemmeno per unattimo... ciao Antonio!

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Annamaria Ragno

Marcuccio: Andò, ma stamattina non t’ho visto al bar, che fine hai fatto, si può sapere? Antonio: eh non ti preoccupare, un impegno importante, pesante…assai pesante uagliòò…Marcuccio: quanti misteri, dove sei stato, a caccia grossa?

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Antonio: eh volesse il cielo... macchè... macchè... sono dovuto andare a Savignano, a Savignano... per la miseria!Marcuccio: a che fa?Antonio: a caccià soldi, soldi, sempre soldi! A pagare il bollo della macchina…Marcuccio: Uh Madonna mia uh Madonna mia, che hai fatto Andò che hai fatto? Ma sei impazzito? A Savignano?Ma comet’è venuta in questa capa che tieni! E mò come devi fare , come devi fare, si può sapere, ma sei pazzo????Il bollo a Savignano??? A Savignano????Antonio: Non mi fare spaventare , ma che succede, che ho fatto mamma mia, ma che ho fatto?? Fammi capire….Marcuccio: Ma come? Ma comeeeee???? Il bollo della macchinafuori regione non vale Andò, non vale , che non lo sapevi? Savignano è fuori regione e mò? E mò??Antonio: mannaggia a me, mannaggia a me, mi darei tanti pugni sulla testa, mi piglierei a schiaffi, prenderei un battipanni e me le darei di santa ragione!Marcuccio: Mè, Andò... Non fare così, mè calmati calmati...Antonio: E mi devo pure calmare? Pure? Mè Marcù, tieni, tieniste centomila lire, vai tu e pagalo un’altra volta ma a Foggia, vai tu...Francesco, il cognato, stava lì da un poco a sentire... - “Andò... siènd a me... sentimi bene... Sì proprio nu fess!...”

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Alessandra De Luca

Rituale di ogni San Costanzo, il prepararsi di fretta e furia nelpomeriggio presto per essere in contemporanea alla Bandadavanti alla chiesa in attesa della processione solenne... unrituale ormai diventato un’immancabile abitudine di cui nonero più capace di fare a meno... mi amalgamavo ai Bandistiper bearmi oltre che delle loro sinfonie, delle loro risate econversazioni fitte fitte fatte di brio, di entusiasmo e dipassione... in questo meraviglioso risuonare giocoso e intensodi emozioni, la voce che spiccava in mezzo al coro e mirapiva leggiadra il cuore era al mio arrivo quando ancora erointenta a salire quei pochi ripidi scalini che costituiscono iltragitto dalla mia casetta alla Chiesa Madre..." guardalaguardala quanto è bella questa ragazza..." rivolta a qualunquebandista, suo compagno di musiche e sorrisi del cuore, sitrovasse accanto. Come dimenticare inoltre il sapore d' amoree genuinità che acquistava il pranzo imminente quando ogni

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mattino alle dodici in punto, al rintocco delle campane,mentre come da rituale di chi vive appieno le sue originianche a tavola, ansiosamente seduta sulle scale di fronte lamia casa a condividere bonariamente aneddoti e progetti coni miei compagni di avventura e complici di vita attendevo chefosse imbandita una genuina e saporitissima tavola imbanditadi affetto e calore familiare, a questa leggiadra meravigliosaattesa si associava il suono di quella voce bonariamentepaterna che intimava:" hai pranzato cara? Devo dirtelo diventiogni giorno più bella man mano che cresci ... hai l’arguzia el’entusiasmo negli occhi del nonno... vieni a suonare il sax checi divertiamo tutti insieme... brava brava... buon appetito..."Ed ogni giorno, ora ,quando dalla finestra della miacameretta, in qualunque attività io sia immersa, odo ilrintocco delle campane che scandiscono mezzogiorno, sentorisuonare in me quella voce di “paternità” amorevole eriecheggiare il suono di un di un sax e di una risata spontaneae genuina che si trasforma in carezza per un cuore assorto eacquista più valore di qualsiasi abbraccio di cui in questoistante, senza la sua vigorosa e allo stesso tempo discretaspontaneità, sento allargarsi la sensazione di nostalgia, comeburrone che si allarga in mezzo al cuore e sul legno dellabottega dell’anima incide il tuo sorriso: IMMENSO MAST’ANDO’...

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Annibale Volpe

Antonio Veggia per me era una persona speciale, un uomoumile ma intelligente e mi allietava con le sue battute; per meera un amico, un fratello sempre disponibile, non siarrabbiava mai e se avevo un problema lui aveva sempre unarisposta. Antonio era un bravo musicante ed era semprepresente. Ora sta facendo la sua cavalcata musicale insieme asuo fratello Ludovico e suo nipote il maestro Alfonso...

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Vito Lapolla

Alcuni lavori di Antonio Veggia

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Poesia di Donato De Michele (5/9/2004)Inviata da Vito Lapolla

Antonio l'ebanista moglie non ha presoeppure di figlinon può farne a meno.Lui passeggiacon dolce veemenzaed è alla ricercadi certe sensazioni.Papà! Papà!lui sente proferira Castello a Levantee il suono dell'Angelolo accompagna in cielo.Papà! Papà!lo inchioda purea Castello a Ponentesa di elisir di lunga vitaed accoglie l'invito.Papà! Papà!e a lui piacciono i bimbili prende per manoe li accarezza in volto.

Papà! Papà!è' un passaparolalui ci credee può accadere.Papà! Papà!non è tensionema un modo di essereper imporsi alla gente.Papà! Papà!c'è tempo domanimi piace illudermiché aiuta a vivere.Papà ! Papà!E' un bebè che piangemi vuota la menteché non è mai nato.Papà! Papà!Anch'io ero un bimboe mi attestavo felicetra le braccia paterne...

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Fernando Montalbetti

Antonio, carissimo amico dell'infanzia, ti ho rivisto a Pannidopo la mia assenza di 40 anni, ma purtroppo siamo statisolo due primavere nel paesello della nostra gioventù. Tiricorderò sempre con tanto affetto e con la speranza che siatu a guidarmi da lassù. Tu sei stato amico, sempre amicoresterai nel mio cuore ed io sempre amico ti resterò, riposa inpace...

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Donato Totilo

Lo Spinotto

-Eh…ehhh-Che fai Andò? Mò parli da solo? -Ah tu stai qua? No, è che ricordavo... ricordavo...-So còs brutt Andò? ,Se so brutt nun c’ pensann!

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-No, che brutt e brutt.... nostalgie di giovinezza…-E che sò?-Eh... imprese grandi, grandi... tu sei piccolo non so se capiresti...-Tu? -Sin sin proprje ije...-Rimmille un pur a me!-Eh, quando stavo a Perugia, per lavoro, un giorno dovetti pigliare l’aereo, faciémme lu cecchinn e po’ nghianàmm sòp a l' apparécchie e cia'ssttàmm a lu post nuost... e là rumaniémm!-E cioè? S’è addurmut lu pilot ?-Niente, l’aereo non decollava, niente, fermo, tutti nervosi, tutti là chiusi nelle cinture, tutti in attesa... niente!-E come mai Andò?-Non si sapeva, nessuno capiva, tutti si interrogavano, era unacosa incomprensibile per tutti, finché io non mi girai... -E... perché?-E come perché? Alla mia sinistra c’era uno SPINOTTO fuori dalla presa sua, forse era sciulàt chenn’ sacc...-Embè? E allor?-E allora mi girai, mi alzai, mi piegai, lo afferrai, lo infilai nellapresa... E ZOOOOOOOOOOMMMMMMMM... l’aereo decollò come un missile, nu razz, nu razz... proprje nu razzzzz...

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Costanzo Mastrangelo....

Il colombaccio (colombo o piccione)

Ero un grandissimo amico di Antonio Veggia ed evidenzioche io, Costanzo Mastrangelo, non ero un cacciatore maogni volta che Antonio mi chiedeva di stare insiemecondividevo ben volentieri di trascorrere le ore con lui e diaccompagnarlo nelle sue battute di caccia, anche perché erasempre divertente e pieno di sorprese... Così un pomeriggiomi chiese di accompagnarlo in zona Lammicco (strada cheporta alla stazione di Panni) perché c'era un passaggioabituale di colombacci. Ci recammo sul posto e con tantapazienza aspettammo... Eravamo stanchi dell'attesa ma dopoun pò passò un solo colombaccio e Antonio, espertocacciatore, disse:” Vìre Custà, quèst jè la staffètt” (cioè ilcapo dello stormo che analizza e sonda il territorio per il

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passaggio dei suoi simili); infatti dopo una ventina di minutiebbe ragione, uno stormo grandissimo apparve... Antonio,pronto, prese la mira e fece fuoco, sparò come unamitragliatrice... Ma di colombacci non cadde nessuno... Alloraa me la domanda nacque spontanea:” Andò che diamine nonne hai preso nemmeno uno, non è che la staffetta (il primocolombaccio capo) ha dato l'allarme a gli altri hanno messo igiubbotti antiproiettile?...” Antonio sorridendo disse: “ Stufèss...! Che lu chiumm (piombo del proiettile) se l’hannpigliat, e pur assaie... assaie... L'unica cosa che devi capire èche andranno a morire più avanti...” E dopo aggiunse: “Ah,e la prossima volta i proiettili devono essere più potentiperché pensandoci bene quando li tenevo sotto tiro e sparavoho notato che molti erano gonfi... Almeno se la prossimavolta indosseranno il giubbotto antiproiettile verrannotrapassati...” E concluse:” Anche oggi è fatta e per graziaricevuta stasera, caro Costanzo, ci mangiamo uno spaghettinoaglio e olio...”E’ questo il mio piccolo pensiero per Antonio Veggia, una persona solare, semplice e simpaticissima, ma il suo modo di fare e di essere è stato UNICO!... Il tuo amico, con stima e affetto

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Rocco Gesualdi

Non dimenticherò mai le volte che mi fermavo a parlare conAntonio, ma, attenzione massimo per cinque minuti, perchélui era un uomo di poche parole ma di grande simpatia. Mifaceva ridere con ogni minima affermazione. Ho ammiratoAntonio quando abbiamo perso il nostro caro Alfonso...Ecco, lui, nonostante il dolore che serbava, ha continuato con

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grande forza e umiltà a suonare nella banda e davveropersone così ne ho conosciute ben poche. Dico queste parolecon estrema sincerità perché Antonio è e dovrebbe essere ungrande esempio per tutti noi. La sua serietà era unica anchenel lavoro, conservo gelosamente le due madie che harealizzato per me alcuni anni fa. Antonio, un amico, un artistadel legno, un bravissimo suonatore... Antonio, un grandeuomo!!!

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Liliana Montalbetti

Liliana con Bruno Veggia

Non ci sono parole per descrivere il dolore nell’apprendere latriste notizia . Purtroppo , ciò che arriva senza esserechiamato , è il destino , al quale nessuno di noi può sottrarsi .Il caro Antonio allietava la piazza , sapeva farsi voler bene datutti . Ricordo quando mi recavo da lui in bottega , erasempre disponibile e affabile , nonostante la mia pignoleria .Una grande anima non muore mai , rimane , infatti , la suaopera che ci incita ad andare avanti , per cui dico : “ CiaoAntonio , un giorno ci incontreremo tutti dinanzi ad un barin... un' altra piazza . Nell' attesa vivrai sempre nei nostricuori . “

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Renzo Spada

Buono, onesto ed operoso, amato e stimato da tutti ci lascianel nostro paesello le tracce luminose delle sue grandi virtù.Ciao Antonio!!!

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Alfonso Rucci

Sei volato in cielo mio caro amico Antonio, eri qui tra noiumile e discreto, ora sei tra gli angeli tu che sei sempre statouno di loro per la tua bontà ed onestà. Dove sarai oraAntonio? E cosa starai pensando? Il tempo non cancellerà iltuo ricordo. Mi guardo indietro e i ricordi volano alle tantevolte in cui nella tua bottega di falegname realizzavo i modellio restauravo qualche oggetto: grazie al tuo aiuto prezioso letavole di legno grezzo diventavano preziosi elementi e li atagliare, incollare, assottigliare dando la giusta forma sempresotto il tuo occhio attento fino a quando eri solito esclamare"mò vache a mmangià ".La tua bottega non era solo un luogodi lavoro ma un ritrovo per tutti dove si raccontavano storie

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vecchie e nuove ma sempre interessanti. Spesso mi parlavi deituoi trascorsi presso l'aeroporto dove riparavi le ali di legnodegli aeroplani e stringevi amicizia con persone di grossocalibro come il Comandante dell Aeronautica sig. Mantelli e l'imprenditore Colussi il quale poco tempo dopo ti vollepresso la sua azienda di biscotti a Napoli dove prestastiservizio per poco tempo in quanto il forte odore di alimentinon riuscivi a sopportare. Sarà difficile colmare la tua assenzama ti sentirò vicino ogni volta che parlerò di te. GrazieAntonio!!!!!

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Gerardo Meola

E' da 60 anni che io e Antonio ci conosciamo... e 40 anni dimusica insieme abbiamo fatto nella banda musicale...Racconto questa: un giorno andammo in montagna a funghie d'improvviso venimmo avvolti da una nebbia fittissima e ciperdemmo di vista... Antonio lo ritrovammo verso la parte diAccadia dopo tanto tempo e, quando ci incrociammo, lui,con la sua grande semplicità, disse soltanto: "Vi aspettavo!!Ma dove siete stati???" E poi, che devo dire?? Quasi tutti igiorni stavo dentro la bottega sua per scambiare qualcheparola, era sempre disponibile, sempre una parola diconforto, mai incazzato e per me è stato l'uomo e l' amico piùsaggio che io ho conosciuto... ma mi fermo qui, se no civogliono 60 anni per raccontare tutto di lui...

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Savignano Irpino 1972

Andammo a suonare con la banda allo scalo di SavignanoIrpino e durante la pausa Antonio e Giuseppe r' Pèssm perconoscere due ragazze si spacciarono uno come ingegnereVeggia e l'altro come il collaudatore Montecalvo. Antonioaveva un metro e incominciarono a prendere misure su uncampo e il padre di quelle due ragazze domandò:" Cosafate ?" e Antonio, serio: " Prendiamo le misure che qua si faràuna strada!" L' uomo fu colpito, contento e anche ingenuo liportò a casa, li fece mangiare e bere e anche riposare... poirientrarono e facemmo la processione... quella strada non si èmai fatta... ma loro fecero colpo di sicuro!!!!!

Il ConiglioLa madre di Antonio, la grande Nucc'tell, siccome andavamoa caccia ma solo per passare il tempo, non per ammazzare,disse una volta: " Nduniù , ma non porti mai niente!!!!Antonio andò ad Ariano e comprò un coniglio vivo; per nonfar vedere alla madre che era vivo, lo legò con una funicella aun albero e così, per fare vedere a Nucc' tell che gli avevasparato lui, sparò ma colpì la funicella e il coniglio se nescappò ....si vede che era destino di non dover uccidere, nonè una fesseria, è realmente accaduto anche se sembra unacretinata...

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Vito Di Rienzo

ANTONIO VEGGIA … in memoria . Non sarò il solo, e ne sono certo, a sentire la tua mancanza, cimancherai. Personalmente mi mancherà il tuo laboratorio, ilrumore della pialla, degli arnesi, l’odore della colla e i truciolisotto le scarpe. Non ti vedrò più sonnecchiare con i piedidistesi sul banco di lavoro, più non potrò, scherzando, venirea disturbare il tuo sommario riposo, battendo ai vetri dellaportafinestra. Non più ti vedrò lodato fra i tuoi maestri ecolleghi e musicare melodie col tuo sax .Ti avrei voluto come

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ospite a Prato e tutte le volte mi hai risposto con garbo, “No,grazie, dove posso stare io, meglio che qui ?” E io me neson fatto una ragione. Panni è stato il tuo Paradiso e tu l’hai goduto fino in fondo.AMICO: a volte sentiamo pronunciare la parola amicofalsamente, ma non con te ANTONIO, posso dirlo ad altavoce, la nostra amicizia è stata schietta, senza sotterfugi,sincera, non superficiale, la tua presenza non è mai stataingombrante, ti sei sempre approcciato con discrezione, seistato il “ VEGGIA “ sempre pronto e disponibile e quelloche era tuo, all’occorrenza, poteva essere mio e viceversa;più che un AMICO, tu per me sei sempre stato come un “FRATELLO “ col quale ho potuto scambiare gioie,riconoscenza e gratitudine. Rimarrai per sempre nei mieipensieri e insieme a noi tutti, saranno ricordi belli,indelebili. Non ho mai considerato la tua dipartita come unfreddo ADDIO, ma un caldo e sentito…Amichevole ARRIVEDERCI .