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Accesso al credito

Sorpresa, le banche riaprono i rubinetti alle pmi

Il motore trainante dell’economia italiana ed europea rialza la testa. Dopo cinque anni di profonda crisi, le piccole e medie imprese (pmi) tornano a crescere, produrre e guadagnare.

L’ultimo rapporto Cerved Pmi 2016 ha registrato un miglioramento complessivo degli indici di bilancio delle 136 mila piccole e medie imprese attive in Italia: ricavi in aumento per 852 miliardi di euro (+3,1%); una redditività in crescita del 4%; un valore aggiunto a quota 196 miliardi di euro (pari al 12% del Pil). A spingere avanti la locomotiva produttiva dell’economia italiana ha contribuito anche un ritrovato clima di fiducia che - grazie alla politica monetaria espansiva della Banca centrale europea e alla conseguente riduzione dei tassi d’interesse e quindi del costo del debito - ha rimesso in moto gli investimenti in ogni settore produttivo, anche quelli più colpiti dalla crisi, allentando le rigidità di accesso al credito degli ultimi anni. In uno scenario a macchia di leopardo, le banche cominciano ora a riaprire i rubinetti del credito, sebbene i prestiti alle pmi su scala nazionale viaggino ancora in territorio negativo. Sulla spinta dei programmi europei a sostegno del tessuto produttivo, però, il sistema finanziario e bancario ha messo a punto un’ampia gamma di strumenti di investimento e finanziamento diversificati e personalizzabili a seconda delle dimensioni e delle esigenze di ogni singola realtà che, se opportunamente colti, possono contribuire al fabbisogno finanziario delle pmi. Ma se da un lato si moltiplicano le strade di accesso al credito per le imprese, dall’altro diventa essenziale informarsi e conoscere tutte le opportunità che il sistema finanziario può offrire, anche se spesso per le realtà meno strutturate può essere difficile e dispendioso. Esistono, in questi casi, professionisti accreditati presso la Banca d’Italia che possono aiutare l’imprenditore nella scelta e nell’individuazione della soluzione più ottimale.

Agli sportelli bancari fioccano, per esempio, i finanziamenti a lungo termine calibrati sul reintegro circolante (liquidità e gestione del magazzino) o per investimenti legati all’attività produttiva. Si tratta di finanziamenti molto snelli con tassi competitivi studiati su misura delle piccole realtà. Il vantaggio principale di tali linee di finanziamento è quello di ottenere credito a ottime condizioni con la possibilità di abbinare anche affidamenti a breve termine per piccole esigenze di cassa.Un altro strumento molto in auge negli ultimi tempi rivolto alle start up e alle giovani aziende è rappresentato dal microcredito.

Nello specifico ne potranno beneficiare i seguenti soggetti:1) Professionisti (iscritti agli ordini professionali o

aderenti alle associazioni iscritte in un apposito elenco tenuto dal Ministero dello Sviluppo Econimico) e imprese individuali titolari di partita IVA da non più di 5 anni e con massimo 5 dipendenti;

2) Società di persone, società a responsabilità limitata semplificata o società cooperative titolari di partita IVA da meno di 5 anni e con massimo 10 dipendenti.

I soggetti appena elencati dovranno inoltre possedere i seguenti requisiti:

Non aver avuto, nei tre esercizi antecedenti la data di richiesta di finanziamento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, un attivo dello stato patrimoniale di ammontare complessivo annuo superiore ad euro 300.000;

Non aver realizzato nei tre esercizi antecedenti la data di richiesta di finanziamento o dall’inizio dell’attività se di durata inferiore, ricavi lordi per un ammontare complessivo annuo superiore ad euro 200.000;

Non avere debiti superiori a 100.000 Euro.Si tratta di un finanziamento fino a 25.000 euro

di Giulia Bolis

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per sostenere le nuove idee imprenditoriali che difficilmente potrebbero avere accesso al tradizionale credito bancario. Molti istituti finanziari lo hanno inserito nella propria offerta corporate, anche perché i finanziamenti concessi sono contro-garantiti da un apposito fondo di garanzia e, quindi, a basso rischio per la banca. Tale canale di finanziamento, inoltre, è strutturato per dare anche un supporto di consulenza alle neo imprese per tutta la durata del contratto del finanziamento stesso. Ultima tendenza che arriva direttamente dal mondo anglosassone è invece quella dei finanziamenti legati al sempre più crescente settore del Fin Tech, la tecnofinanza. In Italia sono presenti alcuni operatori italiani ed esteri che propongono finanziamenti P2P lending (peer to peer lending). Il P2P nasce da un’idea molto semplice: si mette in contatto l’investitore con il richiedente per agevolare e velocizzare l’incontro tra domanda ed offerta ci pensa il web: apposite piattaforme, dette Marketplaces, che permettono di connettere direttamente investitori privati ed istituzionali con la domanda di credito delle pmi. Tutta la parte di istruttoria ed erogazione del finanziamento è gestita attraverso il portale e permette uno snellimento delle procedure, inclusi tutti i casi di ritardi (in termini bancari, “incagli o sofferenze”) dei rimborsi, ottenendo così una drastica riduzione dei tempi di delibera. Sono strumenti molto flessibili che cercano di andare incontro alle esigenze delle piccole e medie imprese superando gli schematismi del sistema bancario classico senza che questo infici l’affidabilità del finanziamento. Infatti al richiedente (individuo o azienda) viene applicato un tasso di interesse che varia a seconda del suo rating. Per le aziende che fatturano dai 3 ai 4 milioni di euro in su, il mercato finanziario ha riscoperto il factoring che rappresenta sicuramente un valido strumento a supporto dell’attività d’impresa. Molto diffuso in

IV TRIMESTRE 2016VS

IV TRIMESTRE 2015

Richieste di valutazione dei crediti presente delle imprese

Variazione delle interrogazioni realitive a richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presente dalle imprese rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente

Andamento delle interrogazioni relative a richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti ponderate sui giorni lavorativi

€ Fasce d’importo richiesto Anno 2016

Importo medio richiesto

Anno 2016

Barometro CRIF delle richieste di nuovi crediti e rivalutazioni da parte delle imprese

2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

25%

20%

15%

10%

5%

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-5%

-10%

2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016

25%

20%

15%

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5%

0%

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Fascia oltre 50.000 €+2,2 punti perchentuale

Fascia 0 - 50.000 €-2,0 punti perchentuale

22,4%22,4%

9,6%15,7%

20,6%

0-5.000€

5-10.000€

10-20.000€

20-50.000€

Oltre 50.000€

Domanda Imprese individuali Domanda Società di capitale

+ 5.2%IV trimestre 2016

vs IV trimestre 2015

€ 34.843Anno 2016

+ 4.2%IV trimestre 2016

vs IV trimestre 2015

€ 109.29Anno 2016

CRIF, primo gruppo nell'Europa Continentale nel settore selle Credit information bancarie, mostra, attraverso il grafico, l'andamento del credito da parte dell'impresa in Italia nel 2016

+4,6%

79.361€

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Italia, il factoring consiste in una rapporto continuativo mediante il quale l’impresa effettua la cessione di una parte significativa dei propri crediti commerciali a un operatore specializzato, al fine di ottenere liquidità, servizi e/o garanzie. Può costituire per l’azienda un valido strumento di grande duttilità operativa attraverso sofisticate procedure che consentono di ottimizzare la gestione dei flussi di cassa nei confronti dei propri clienti e fornitori, domestic e export, secondo diverse tipologie (pro solvendo, pro soluto, tradizionale e/o IAS compliance, maturity, reverse). Il valore aggiunto del factoring consiste proprio nella capacità di migliorare il cash flow dell’azienda offrendo anche strumenti di valutazione del rischio a favore dello sviluppo d’impresa. Costituisce dunque un supporto gestionale e una tecnica di finanziamento al tempo stesso che permette lo smobilizzo dei propri crediti con il contestuale monitoraggio dei propri clienti garantendo inoltre l’azienda dal rischio di illiquidità per mancato pagamento. Tuttavia, tale strumento non deve essere considerato un’alternativa al credito bancario, ma piuttosto una componente finanziaria che può essere utilizzata in via complementare alle altre fonti di finanziamento a disposizione dell’impresa. Il factoring è inoltre un servizio ad elevato grado di personalizzazione, in relazione alle caratteristiche ed alle esigenze manifestate dalla clientela.

*(GMF Group)

È NECESSARIO PRESENTARE UN BUSINESS PLANIl business plan è un documento fondamen-tale per la richiesta di un finanziamento. Esso serve prima di tutto all’imprenditore il quale ha contezza “scientifica” ed economi-ca della sua idea. Per l’investitore rappresen-ta un documento presuntivo ma pur sempre chiaro di quello che può essere lo sviluppo del suo business.

DA CHI DEVE ESSERE REDATTO UN BUSINESS PLAN Il web spinge al “fai da te”; se questo può valere in tanti settori, non è detto che valga anche in finanza dove è fondamentale l’ap-porto di specialisti che redigano un dettagli-ato business plan che simuli la redditività e sostenibilità economica del progetto e indi-chi le voci di costo e ricavo.

A CHI DEVO RIVOLGERMI PER OTTENERE UN FINANZIAMENTOInnanzitutto è necessario comprendere quali siano le risorse economiche di cui necessità il progetto. Anche in base a queste caratter-istiche si può optare tra finanziamenti attra-verso capitali di debito (canale bancario) o capitali di rischio (venture capital o private equity) o altri strumenti intermedi.

POSSO RIVOLGERMI AL MIO CONSULENTE FINANZIARIOCerto; il consulente finanziario come gli altri professionisti della gestione del patrimonio, ha le competenze necessarie per assistere i propri clienti per la scelta del giusto finan-ziamento, poiché analizza le condizioni op-erative e finanziarie dell’azienda, esamina le prospettive reddituali, nonché il suo po-sizionamento sul mercato.

4 passi per accedere ad un finanziamento

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Le politiche espansive della Banca centrale europea poggiano su due cardini che dovrebbero stimolare la ripresa economica: tassi d’interesse prossimi allo zero

e una massiccia iniezione di liquidità al sistema bancario per alimentare i canali di finanziamento a favore delle piccole e medie imprese. Se da un lato, le grandi banche commerciali hanno cominciato a riaprire i rubinetti del credito, dall’altro lato le pmi, soprattutto quelle contrattualmente più deboli, scontano ancora l’onda lunga della crisi e faticano a reperire, attraverso i canali tradizionali, forme di finanziamento che possano sostenere la loro attività corrente e le loro prospettive di crescita. Se poi si aggiungono i cronici ritardi di pagamento che in Italia viaggiano ben oltre la media europea, l’accesso al credito da parte delle pmi rischia di rimanere un miraggio. In questo scenario di luci e ombre, tuttavia, si affacciano strumenti consolidati (come il factoring) e innovativi modelli di finanziamento web-based che, attraverso la cessione dei crediti, consentono di accedere a una liquidità immediata a costi bassi. Ne abbiamo parlato con Luca Masotti, socio dello studio Masotti & Berger, che quotidianamente al fianco delle imprese si occupa di contrattualistica commerciale e finanziamenti.

Avvocato Masotti, quali sono gli aspetti positivi del finanziamento bancario?Nella mia esperienza di avvocato che lavora al fianco delle imprese, il finanziamento bancario a medio e lungo termine presenta grossi vantaggi per le imprese che sanno correttamente pianificare le proprie attività ed il proprio sviluppo, in quanto permette una corretta previsione dei flussi di cassa e la puntuale gestione del circolante. Oggi come oggi, l’altro indubbio vantaggio è dato, per le società “virtuose”, dai tassi di interesse davvero competitivi che il sistema è in grado di offrire e dalla buona disponibilità di liquidità che le banche (soprattutto le grandi banche commerciali) hanno.

E quelli negativi?Gli aspetti negativi (lasciando perdere quelli puramente contabili e di impatto sui bilanci) sono legati innanzitutto alla difficoltà che le piccole e medie imprese ancora hanno ad accedere a queste forme di finanziamento ed ai tassi elevati che ancora scontano le imprese con rating non eccelso e, in secondo luogo, ai covenant stringenti spesso imposti contrattualmente dalle banche in termini di solidità patrimoniale e di dati di bilancio.

Se invece guardiamo al mondo extrabancario, le prospettive sono migliori? Secondo dati recenti che sono stati pubblicati da Cerved, nonostante la ripresa del finanziamento bancario tradizionale, rimane assai ampia la forbice tra il fabbisogno finanziario delle imprese per finanziarie i crediti commerciali (in un contesto in cui i tempi di pagamento rimangono ancora nettamente più alti che nella media europea) e il supporto offerto dal sistema. Con specifico riferimento

al factoring, il grande valore aggiunto, soprattutto per le pmi è quindi quello di procurare liquidità immediata a costi che oggi sono davvero bassi, con prodotti finanziari che sono studiati con grande attenzione per lo specifico mercato cui si rivolgono e che le società di factoring sono spesso disposte ad adattare alle esigenze particolari del cliente.

Quali sono le iniziative promosse a livello europeo e a livello nazionale?A livello di tendenze generali, le politiche della Banca Centrale hanno certo contribuito a dare nuova linfa alle imprese riaprendo (o rendendo più accessibili economicamente) i canali di finanziamento da parte di banche ed intermediari. Sto poi notando, anche per un diretto coinvolgimento professionale, il nascere e rafforzarsi nel continente, di alcune piattaforme internet di cessione crediti (il principale player europeo è la inglese Market Invoice, in Italia opera ad esempio Workinvoice) dove le pmi possono offrire a privati investitori, con un sistema di aste, le proprie fatture in cessione pro soluto e prezzi minimi garantiti abbastanza elevati (minimo 90%, con i relativi vantaggi anche bilancistici) in un contesto ove il provider, che non è intermediario finanziario, si occupa di tutta una serie di servizi amministrativi a favore sia dei cedenti che dei cessionari, inclusi lo sviluppo di un sistema di valutazione della “credibilità creditizia” del ceduto.

Quali sono i canali privilegiati dagli imprenditori di minori dimensioni per il ricorso al credito?Credo che, oltre al classicissimo scoperto di conto, l’anticipo fattura e il factoring, a seconda delle dimensioni e delle attività, siano ancora gli strumenti più utilizzati. Le piattaforme su accennate, possono diventare alternativa di grande interesse per le pmi, anche perché non importano segnalazione delle operazioni in centrale rischi.

Quali sono i rischi in carico agli intermediari finanziari dedicati alle operazioni di factoring?Il rischio principale è certamente legato all’alto tasso di default dei debitori ceduti e al persistente problema dei ritardi nei pagamenti nelle transazioni (sia nel privato che nel pubblico).

Esistono delle formule di garanzie e di protezione che coprono adeguatamente le operazioni di factoring?La protezione principale è data dalla legge, che prevede che salvo patto contrario il cedente debba garantire la solvibilità del ceduto (cessione pro solvendo). Le altre garanzie che ho visto sono tradizionali forme fideiussorie o strumenti contrattuali di tutela (tipo possibilità di trattenere incassi erroneamente percepiti su crediti non ceduti a copertura di crediti in default o simili).

Esistono spazi idonei per intermediari indipendenti e capaci di raccogliere capitali e fondi sui mercati finanziari?Certamente; l’esempio della crescita di piattaforme virtuali ne è la prova.

Addio sportello, mi finanzio sul webParla Luca Masotti, socio di Masotti & Berger

di Giuseppe G. Santorsola

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