Anti_Corpi

88

description

Catalog exhibition, catalogo mostra 18 settembre . 01 Novembre 2011 Carolina Antich, Ida Barbarigo, Daniele Bianchi, Andrea Morucchio, Serena Nono, Lucia Veronesi. A cura di Giovanni Bianchi, Giovanna Dal Bon. Progetto grafico Giorgio Mastinu.

Transcript of Anti_Corpi

ANTI_CORPI

Carolina Raquel Antich/Ida Barbarigo/

Daniele Bianchi/Andrea Morucchio/

Serena Nono/Lucia Veronesi/

a cura di Giovanni Bianchi Giovanna Dal Bon

Città di Venezia

SindacoGiorgio Orsoni

Istituzione Parco della Laguna

PresidenteAlessandra Taverna DirettoreAmbra Dina

Consiglio di amministrazioneIgor CoccatoFrancesco Di CataldoFrancesco PasinatoEnnio Radi

StaffBeatrice BarzaghiClaudia Visser

Comune di Venezia Istituzione Parco della Laguna

ANTI_CORPI

Carolina Raquel Antich, Ida Barbarigo,Daniele Bianchi, Andrea Morucchio, Serena Nono, Lucia Veronesi

Isola di Sant’Erasmo Torre Massimiliana

18 Settembre - 1 novembre 2011

a cura di: Giovanni Bianchi Giovanna Dal Bon

gli artisti ringraziano

Marino, Claudia, Beatrice, Fabio,Augusto, Giorgio, Beppe

Stampa: Grafiche Veneziane

© Istituzione Parco della Laguna© Gli autori dei testi© Gli artisti

Venezia, agosto 2011

Istituzione Parco della LagunaSan Marco 153030124 Venezia

www.parcolagunavenezia.it

con il supporto di

L’Istituzione Parco della Laguna è chiamata, dal 2003, a promuovere la conoscenza della la-guna nord di Venezia, delle sue valenze ambientali, storiche e culturali, a valorizzare i beni del Comune ad essa assegnati (di cui la Torre rappresenta il primo e più importante), a favorire usi compatibili con la sua salvaguardia.Con la propria attività, l’Istituzione ha cercato di perseguire questi obiettivi valorizzando - tra gli altri - il tema dei contrasti, delle dicotomie se non addirittura delle antinomie che caratterizzano questo territorio: terra/acqua, ma anche Città/Laguna, centro/periferia, pieno/vuoto, attacco/difesa, sfruttamento/sostenibilità.Così anche la Torre Massimiliana, che ha ospitato in questi anni numerose iniziative espositive, sembra ormai destinata a parlare ai suoi visitatori per antinomie: Isola Mondo, La Parte e il Tutto, Materia e Trasparenza e ora ANTI_CORPI.La Torre, così inaspettata nel paesaggio che la circonda, quasi estranea al corpo insulare che la ospita, appare luogo ideale per narrare il tema di questa ultima fatica artistica.

Grazie a Daniele Bianchi che ha accolto il mio invito a pensare ad un progetto per la Torre, grazie agli Artisti e ai Curatori.Grazie, ancora, agli amici Consiglieri Igor Coccato, Francesco Di Cataldo, Francesco Pasinato ed Ennio Radi; a Claudia Visser e Beatrice Barzaghi preziose collaboratrici.Benvenuta, infine, alla nuova Direttrice l’architetto Ambra Dina.

Alessandra TavernaPresidente Istituzione Parco della Laguna

ANTICORPO: ATTACCO-DIFESA Giovanni Bianchi/

Se il nostro organismo entra in relazione con antigeni, sostanze estranee e nocive, esso rea-gisce producendo una sostanza in grado di difenderlo: l’anticorpo.L’anticorpo ha il compito di distruggere l’antigene, dando vita così ad una risposta specifica immunitaria.Ad un “attacco” corrisponde dunque una “difesa”, o meglio l’organismo attaccato si difende a sua volta attaccando, per neutralizzare il “pericolo”.Come un organismo, anche l’artista è costantemente sotto aggressione di antigeni sia endo-geni (prodotti all’interno), che esogeni (di provenienza esterna).Problemi esistenziali, dubbi, incertezze, minano l’organismo dall’interno.Pressioni, aspettative, giudizi, relazioni, arrivano direttamente dall’esterno.A questi attacchi l’artista deve reagire sviluppando le sue difese, il suo sistema “immunitario”. È una lotta continua dal risultato incerto e mai definitivo.Così, a sua protezione, l’artista produce il suo specifico anticorpo: l’opera.L’opera è dunque una forma di difesa - e di attacco - ed è giustificata dall’emozione che l’ha fatta nascere, dal suo rigore formale, dalla serietà della ricerca, dalla “forza” del messaggio che trasmette: aspetti che sfidano e si oppongono alle contaminazioni delle lusinghe e alle epidemie effimere della moda corrente. Se poi l’opera ha come soggetto privilegiato il corpo ecco che il suo essere anticorpo assume un significato ancora più intenso.

Daniele Bianchi

Sono corpi scuri che si stagliano netti su di un materico pulviscolo luminoso le figure di Daniele Bianchi. Momenti di toni bassi e bui nelle alte sonorità della luce. Le leggere silhouette dei corpi, dai contorni precisi, sono colte mentre corrono o camminano; non possiamo riconoscere con precisione l’identità delle figure rappresentate e questo crea una sottile inquietudine.In queste figure Daniele Bianchi rinuncia alla rappresentazione dei volumi del corpo umano per entrare nel campo di pertinenza dell’ombra che è la proiezione scura e immateriale del corpo. Sono corpi “piatti” svuotati di ogni fisicità plastica, sono ombre che generano a loro volta ombre. Senza nessuna consistenza, queste figure prive di luce vagano senza una meta, scivolando intangibili sulla superficie della tela prima di essere fissate. A questi oscuri simulacri fanno da contro altare figure costruite totalmente dalla luce, dall’ag-gregazione coagulata di micro-particelle luminose.Anche queste sono figure mute e senza identità, ma il fatto di essere della stessa sostanza della luce le pone come immagini rassicuranti e positive.

Serena Nono

Ritte saldamente in piedi le nude figure femminili di Serena Nono si offrono totalmente allo sguardo. Sono corpi disarmonici e fortemente espressivi, sono corpi naturalistici e veri, as-solutamente non idealizzati. Manca totalmente l’adulazione narcisistica di un corpo perfetto, la volontà di rappresentare una figura umana come suprema forma di bellezza esteriore. Se-rena Nono punta alla ricerca di una bruta bellezza primigenia, suggerita anche dalla materia pittorica che lei adotta. Questi corpi esibiti senza falsi pudori ci attraggono e ci respingono, proponendosi come simboli di una sensualità diretta e ancestrale. Alcune figure hanno gli occhi chiusi sottolineando il loro proporsi “passivo” allo sguardo: io sono vista, ma non posso guardare. Altre hanno gli occhi spalancati, fissi sullo spettatore, quasi a sfidarlo: anch’io ti osservo at-tentamente, mentre mi guardi. Dure, essenziali, queste figure femminili solitarie e autonome, rese con una pittura tormentata, non sono per niente fragili o remissive; sono invece solide e forti, pronte a resistere con de-terminazione ad ogni attacco.

Andrea Morucchio

Andrea Morucchio con le sue fotografie rivisita i “corpi” virili, possenti ed energici, di alcuni modelli in gesso delle sculture di Canova, raccolti a Possagno. Canova era alla costante ricerca di un “bello ideale”, armonico ed equilibrato, che andasse al di là della rappresen-tazione del “bello naturale”. Morucchio concentra la sua attenzione su alcuni particolari del corpo, il tronco e il busto, che vengono isolati dal contesto generale. Con questa operazione di “astrazione” riesce ad esaltare la plasticità e la tensione muscolare di questi corpi perfetti, in grado di trasmettere sentimento ed azione in “quieta grandezza”. La bianca superficie “epidermica” dei gessi è segnata interamente da punti neri distribuiti armonicamente. Sono i numerosi chiodi che Canova fissava sul gesso per indicare un tracciato di punti di riferimento ai lavoranti incaricati di sbozzare grossolanamente il blocco di marmo, sul quale poi lui in-terveniva per raggiungere quella che chiamava “esecuzione sublime”. La rete di punti evoca una misteriosa e geometrica costellazione, una precisa mappatura del corpo che nelle foto di Morucchio viene esaltata. Virate in rosso le foto offrono una diversa lettura di questi corpi inanimati che acquistano improvvisamente una pulsante e sfrenata vitalità, una dichiarata e manifesta sensualità.

Ida Barbarigo

Nei dipinti di Ida Barbarigo il corpo femminile prende le sembianze di Lady Macbeth. Colta di schiena, questa figura modellata dall’aria, che gli passa anche attraverso, si amalgama con le seggiole e i tavolini che le stanno intorno. Immobile come una statua, dipinta con un segno risoluto e deciso, questa donna esibisce una mano grondante di sangue. Una nota di colore rosso tra i contorti segni bruni e scuri. Anche questa figura, come la Lady shakespeariana, sembra aver perso il sonno, divorata dal rimorso che la tiene desta, persa nel suo delirio, ora dopo ora, per sempre. Come un fantasma trasparente guarda con orrore la sua piccola mano che le appare sporca di un sangue che nessun’acqua potrà mondare, che “non varran tutti i balsami d’Arabia a profumare.”

Di fronte a lei è posta una muta figura di un infame “persecutore”, pronto a infierire e a giudica-re. È una pallida e “sfuggente” figura maschile seduta, tolta dal nero, con le mani gigantesche raccolte sulle ginocchia. Sembra aspettare, osservare, studiare in silenzio la sua vittima prima di iniziare ad opprimerla e a tormentarla. È una figura indefinita come indefinita è la cupa angoscia che incute.

Carolina Raquel Antich

Immagini ben definite, all’apparenza fragili e delicate, ma in realtà indistruttibili, sono quelle dei bambini di Carolina Raquel Antich. Dai tratti minuti e raffinati, dal pallore lunare, dai corpi esili, questi bambini tra loro simili, ma mai identici, sono isolati in uno spazio rarefatto e assoluto che, quasi solidificandosi attorno, li circonda. Si fermano sul confine della realtà per dare vita all’immaginazione, ad un mondo parallelo dove loro sono i protagonisti assoluti.Sono immagini dell’infanzia che, come è naturale, non è sempre pacifica e idilliaca. Questi bambini possono infatti affrontare anche situazioni critiche come una improvvisa inondazione che lentamente e inesorabilmente avanza sommergendo tutto e trascinando alla deriva ogni cosa con sé. Le delicate figure naufragano in un desolato spazio vuoto che tende ad inghiottirle; la situazio-ne è dunque pericolosa. Ogni bambino cerca di mettersi in salvo ma non manifesta nessuna paura evidente, non vi sono scene di panico esagitato, di urla, di strepiti. Con lucida determi-nazione e compostezza questi bambini indifesi affrontano il pericolo dimostrando tutta la loro “enorme” forza.

Lucia Veronesi

Il corpo è assente nei lavori di Lucia Veronesi, ma è evocato dalla rappresentazione di un accumulo spasmodico di oggetti che si presentano come estensione della vita di uno o più corpi. A questo aspetto fa direttamente riferimento la videoanimazione pandemia domestica. In principio è la visione della facciata esterna di una casa-organismo che appare come un “contenitore” del tutto normale e rassicurante, ma che in realtà è affetto da una “malattia” che dilaga al suo interno. Infatti gli spazi intimi di questa casa-organismo si trasformano man mano che vengono invasi, occupati, da un ammasso convulso di oggetti. L’accaparramento compulsivo provoca impedimenti e danni significativi a quelle che possono essere le attività domestiche quali muoversi, cucinare, fare le pulizie, lavarsi e dormire. Ora sono gli oggetti che “abitano” la casa impedendo progressivamente qualsiasi altra forma di convivenza. L’impellente e frenetico impulso ad accumulare, a non gettare nulla, è diagno-sticato anche come patologia: la disposofobia.Come i disposofobici anche la Veronesi ammucchia compulsivamente sul foglio segni su se-gni, raffigura oggetti - sempre riconoscibili - che si incastrano, che si sovrastano, che si com-penetrano, che si amalgamano. Questi ammassi informi si stagliano al centro del foglio bianco e si manifestano come entità autonome: insiemi di oggetti rappresentati come estensione del proprio io, delle proprie emozioni, della propria esistenza. Quindi un’affermazione d’identità, come se a definirci fosse ciò che abbiamo accumulato e non le nostre azioni.

ANTI-CORPI Giovanna Dal Bon/7 modi per non dire il corpo

Abitare il tempo di un’isola. Avamposto di laguna guarda al mare. Isolamento ibrido, fluttua-zione erosa. Isola: sogno d’acqua ben circuita. Intreccio di acque desideranti. Antidoto al tutto-acqua.Se un’isola iscrive nel fragillimo ecosistema lagunare è dispositivo di difesa, orto, urto: for-tificazione. Grammatica soggiacente all’isola è l’acqua salsa che la erode e corrode, che la sostiene.La torre austriaca circolare, matrice di torri austro-massimilianee, quelle ottocentesche di Linz; di un’Austria post Felix. La Torre Massimiliana dalle “otto bocche di fuoco”. Cilindro in mura-tura. Manufatto esposto alle intemperie, pietra d’Istria, batteria casamattata, immersa in quasi estinte specie botaniche, il lavorio del vegetale e poi il gelso, il giuggiolo, il melograno. Pioppo nero, pioppo bianco (populus nigra, populus alba), il cipressino. Viali di bordo orientali delimi-tati dal Leccio, siepi punteggiate dall’olmo campestre. Frutteti: le radici a contatto con il sal-mastro. Nelle cosmografie di Tolomeo galleggia Sant’Erasmo, tonda, rosicchiata nel contorno. Sorella a miriadi di gonfi isolotti. Barenario smottamento. Anti-corpo alla laguna.Instabile forma di un isolano cedere. Dice sottrazione ad un corpo tutto acquatico così come la pittura sottrae corpo alla figura, ne ferma l’attimo. L’intimo accadere della figura sottratta: eternizzata.

Nel corpo eroso dell’isola, dentro il compatto dello stratagemma fortificato un tentativo di dire il corpo: anticipandolo, eludendolo.Le “figure semplici” di Serena. Nudi verticali, esposti. Gli occhi aperti, sfidanti chi li guarda. Il corpo è sempre il luogo di un’utopia ad occhi aperti. Nudità evidente, presentimento di corpo interamente espresso. Stato di veglia. In piedi, a figu-ra intera. La pittura li incrosta, incastra: li isola. Pannelli verticali nel formato di una stele. Corpo che resiste dicendo tutto il suo qui ed ora. Nulla aggiungendo che nudità scarna, sofferta nella postura eretta, quella dell’umano evolvere. Nudità disarmata e disarmante. Corpo di donna. Resistenza. Poi, il nudo sdraiato di una dormiente, la palpebra abbassata. Sonno: l’al di là del corporeo. Altro spazio che cancella il corpo. Fuori, l’orizzontalità della vegetazione isolana, filtra dalle feritoie difensive, in luce.

Lasciarsi trasportare dalla corrente senza opporre resistenza. Inondazione gentile. I sotti-li bambini di Carolina, presupposti unici di tutta la sua pittura. Fragili e tenaci, in neutralità d’espressione e fermezza di postura. Esposti all’estremo di un pericolo: il gelo, la guerriglia, limacciose acque che tutto trascinano; resistono. Aggrappano a filiformi tronchi di betulla, al corpo effimero di un’enorme tela in lino e acrilico. Affiorano corpo unico con cavalli sommersi da fondali color salmastro-laguna.Esorcizzano esondazioni: di senso, di colore, di segno, di intenzione.Non c’è allerta né strepito, indizi di paura o agitazione nel raffigurare un silenzioso tracimare d’acqua torbida che morbidamente fa galleggiare senza più appigli. Monito all’accettazione quieta. Puro accadere senza intervento, evento placido del gesto pittorico.

Nell’Historia naturalis di Plinio una donna appena abbandonata traccia al lume di una candela il contorno del corpo dell’amato, che rilascia ombra.Presentire il corpo nel gesto minimo del trattenere. Ad occhi chiusi invocare presenza. In pit-tura è rappreso il tempo del corpo. Il nunc di un lascito energetico. Cosa dice la pittura se non sempre e inguaribilmente assenza?Le sagome di Daniele sono proiezione, anelito alla figura: sparizione.Impregnate d’ombra cercano la luce. Elogio dell’ombra sottraggono gravitas, il non decidibile del corpo, la sua estensione vuota. Ombra: eco di corporeità. Antidoto alla carne. Disfare per rendere un più d’essenza. La storia della pittura è innamoramento di un’eco. Resitere all’assenza. Ri-flettere il corporeo per farne calibrato anelito. Vagheggiare.

Il perfettibile in un corpo scolpito. Nel caso di Canova la raggiunta, apollinea perfezione di un corpo bianco-puro scolpito. Cercare di non dire quella perfezione installandosi nell’attimo che precede la sua mise en abime.Le macro-fotografie di Andrea colgono i torsi dei gessi della gipsoteca canoviana di Possa-gno. Mappature frantumate prima di divenire scultura. Prima di divenire sigillata ed impenetra-bile perfezione. Corpi puntellati da chiodini neri, appaiono cicatrizzati, pronti all’intervento dello scalpello per condurli a compiutezza. Torsi torturati, estorti al definitivo di una contemplazione quieta. Colti l’attimo prima dello slancio ellenico. Nel dionisiaco dell’accadere. Messi in movi-mento, resi vivi ed imperfetti. Emotivi. Ancora più esposti. Incendiati. Virati al rosso esprimono ardore.

Nell’ansia di accumulo annida il patologico. Spasmodico accatastare cose, affastellare di tutto all’interno di uno spazio abitato. Saturare lo spazio e renderlo invivibile. Compulsivo eccedere di corpi estranei. Metodico atto di riempimento fino snaturare. Malattia che ha un nome caco-fonico e impronunciabile: disposofobia.Lucia attinge al caso di due fratelli americani, compulsivi nell’accumulo. Rinchiusi in casa per decenni, recidivi ad ogni contatto con l’esterno. Trasferisce il disagio in disegno di china, nel neutro rigore di fogli bianchi. Accumula ed affastella oggetti, con gradualità, dicendone l’inso-stenibile gestazione. Organizza l’ammasso e poi ne disfa i contorni in gesto video animato: riempie e svuota. Da corpo al disordine sottraendolo a pesantezza.

Esonda Lady Macbeth, gronda ab aeternum sangue dalla mano destra. Colta di spalle cu-stodisce un segreto. Forse un sorriso raggelato. Dea ctonia sembra emergere dalle acque dando le spalle alla sua colpa. È corpo di misfatto. Genius loci di un’isola minacciata dall’ac-qua. Sanguinante e sanguinaria incunea nel motivo che percuote la traiettoria pittorica di Ida: l’aria che circola impalpabile attraverso le cose. Quello sbalzo d’aria che disfa i tratti corporei e mobilita la figura. Un inquisitorio Persecutore ne sorveglia la mole esposta in tre varianti di tono. Ha bagliore metallico su fondale liquefatto in grigio, percorso da un “brivido di luce aggressivo”. Corroso da un sorriso interno, riflesso di malessere. Vibrazione di brevi muscoli sotto pelle. Mutogeno sconnettere di volumi. Proviene dal tempo remoto di un corpo intravisto e mai espresso.

Carolina Raquel Antich

Carolina Raquel Antich

Pesca notturna

2011acrilico su lino75x62cm.

Carolina Raquel Antich

Alla Deriva

2011acrilico su lino200x234 cm.

Carolina Raquel Antich

Ramo

2011acrilico su lino132x100 cm.

Carolina Raquel Antich

Paradiso

2011acrilico su lino64x47 cm.

Carolina Raquel Antich

Salvo

2011acrilico su lino

68x56 cm.

Ida Barbarigo

Ida Barbarigo

Il persecutore

1977olio su tela 116x89 cm.

Ida Barbarigo

Lady Macbeth

1968olio su tela 116x89 cm.

Ida Barbarigo

Lady Macbeth

1968olio su tela

100x81cm.

Ida Barbarigo

Il persecutore

1977olio su tela

89x116 cm.

Ida Barbarigo

Lady Macbeth

1968olio su tela 116x99 cm.

Daniele Bianchi

Daniele Bianchi

senza titolo

2010olio su tela

80x100 cm.

Daniele Bianchi

senza titolo

2011olio su tela120x80 cm.

pagine seguente

Daniele Bianchi

senza titolo

2010olio su tela100x150 cm.

Daniele Bianchi

senza titolo

2010olio su tela70x50 cm.

Daniele Bianchi

senza titolo

2010olio su tela70x50 cm.

Andrea Morucchio

Andrea Morucchio

Gipsoteca #1

1994/2010plotter pigment inkjet bn100x80 cm.Edizione: 2/7

Andrea Morucchio

Emerging #1

1994/2010plotter pigment inkjet bn70x50 cm.Edizione: 1/7

Andrea Morucchio

Emerging #6

1994/2010plotter pigment inkjet bn

70x56,5 cmEdizione: 1/7

Andrea Morucchio

Gipsoteca #5

1994/2010plotter pigment inkjet bn100x80 cm.Edizione: 2/7

Andrea Morucchio

Emerging #5

1994/2010plotter pigment inkjet bn70x57 cm.edizione: 1/7

Serena Nono

Serena Nono

Figura orante

1999 olio su tela 50x40 cm.

Serena Nono

Figura

2011 olio su tela 150x50 cm.

Serena Nono

Figura

2011 olio su tela

150x50 cm.

Serena Nono

Figura

2011 olio su tela 150x50 cm.

Serena Nono

Figura

2001olio su tela100x80 cm.

Lucia Veronesi

Lucia Veronesi

Gli inquilini

2010acquarello su carta1/ 21 elementi 22x26 cm.

Lucia Veronesi

Pandemia Domestica

2011videoanimazione 4’16’’musica di Roberto Di Frescostill da video

Lucia Veronesi

Gli inquilini

2010grafite su carta 2/30 elementi

24x33 cm.

Lucia Veronesi

Gli inquilini

2010acquarello su carta2/ 21 elementi 22x26 cm.

Lucia Veronesi

lucipoltronescatoletappeti Gli inquilini

2011grafite su carta

105x145 cm.

note biografiche

Carolina Raquel Antich/

Nata nel 1970, a Rosario, Argentina. Vive e lavora a Venezia.Mostre personali:2010 Capricci, AB23, a cura di Stefania Portinari; Vicenza, Italia; 2009 Nightfall, Art-U-Room, Tokyo, Japan; Frio, Galleria Doppia V, a cura di Ivan Quaroni; Lugano, Svizzera; 2008 Into Flower, Gimpel Fils Gallery, Londra; 2007 Rio Negro / Black River, Florence Lynch Gallery, New York; Beyond the Sunrise, Art-U-Room, Tokyo; 2006 Si salvi chi pùo, Prometeo Gallery, a cura di Angela Vettese, Milano; Suite Gimpel Fils Gallery, Londra; 2005 Di punto di bianco, Florence Lynch Gallery, New York; 2003 Non spe-gnete le luci, Galleria Girondini Arte Contemporanea, a cura di Chiara Bertola, Verona, Italia; 1999 Studio Barbieri Arte Contemporanea, a cura di Chiara Bertola, Venezia, Italia.Mostre collettive:2010 Bloom, Galleria Doppia V, Lugano, Svizzera; 2008 Those Strange Children Curated by Douglas Ferrari, The Shore Institute For Contemporary Arts, Long Branch; Quadriennale di Roma, Palazzo delle Esposizioni, Roma, Italia; 2007 Girlpower & Boyhood Solvberget, Stavanger Kulturhus, Norvegia Inno-cence and Experience, Gimpel Fils, Londra; 2005 Premio per la giovane arte italiana 51¡ Biennale inter-nazionale d’arte di Venezia; 1998 Mostra di fine Corso Superiore Arti Visive curated by Hamish Fulton, Giacinto Di Pietrantonio and Angela Vettese Ex-chiesa di San Francesco, Como; Bisogna essere leggeri come gli uccelli e non come le piume Aterliers des Artistes de la Ville de Marseille, Marseille, Francia.

Ida Cadorin Barbarigo/

Nata a Venezia nel 1925. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti. Dal 1952, con il marito Zoran Mu-sic, si trasferisce a Parigi e continuerà sempre a vivere e dipingere tra Parigi e Venezia. Ha esposto nei principali musei europei e gallerie internazionali. Tra le personali: alla Galerie de France, a Ginevra, alla Grosvenor Gallery di Londra, alla Patty Birch di New York, importante antologica alla Haus der Kunst di Monaco. Numerose le partecipazioni alle Biennali di Venezia; sua la sala delle “Sfingi” alla Biennale del 1995. Nel 2004 l’Ivam di Valencia la omaggia con un ampia retrospettiva. Alcune sue opere sono esposte nell’ambito della mostra “Tra”, Palazzo Fortuny 2011.

Daniele Bianchi/

Nato a Roma il 4/11/1963, vive a Venezia dall’età di cinque anni. Nel 1984 si iscrive all’Accademia di Belle Arti dove segue il corso di Emilio Vedova. Si diploma in pittura nel 1989. Dal 1988 inizia la sua attività espositiva con numerose mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Nel 1993 partecipa alla XLV Biennale d’Arte, a cura di A.B.Oliva, nella sezione “Deterritoriale”. Nel 1991 tiene la sua prima personale alla Galleria Totem-Il Canale di Venezia, a questa seguono numerose altre: 1993, Galleria del Cavallino (Venezia), 1994 Studio d’Arte Barnabò (Venezia), 1997 Galleria Atelier (Sie-na), 1998 Cinema Nuovo Sacher (Roma); 2001 Galleria del Leone (Venezia); 2002 alla Bugno Cube Gal-lery; 2008 Galleria Arkè (Venezia); 2011 Galleria Giorgio Mastinu Fine Art. Nel 2006 partecipa al simposio internazionale di pittura Faro Project a Stavanger, Norvegia. Vive e lavora a Venezia. www.danielebianchi.com

Andrea Morucchio/

Nato a Venezia nel 1967. Inizia l’attività di fotografo nel 1989, realizzando alla metà degli anni ‘90 un importante ciclo di lavori legati alle permanenze a Cuba e in Nepal. Dalla fine degli anni ‘90 amplia la propria ricerca linguistica - sovente supportata da riflessioni di carattere politico-sociale - su diversi fronti, dalla scultura all’installazione, dal video alla fotografia.

Nel 2000 ha la sua prima personale, Dinamiche alla Galleria Rossella Junck di Venezia, dove presenta il nucleo iniziale della sua produzione plastica. Nel 2002 partecipa al progetto Gemine Muse al Museo Mocenigo di Venezia con l’audiovideo-installazione Le Nostre Idee Vinceranno. Nel 2003 è artist in residence della Claudio Alcorso Foundation presso la Tasmanian School of Art di Hobart in Australia dove idea l’opera multimediale Eidetic Bush. Nel 2004 con l’installazione luminosa Pulse Red, il Globo d’Oro della Punta della Dogana viene fatto pulsare di luce rossa per diverse notti, trasformando lo storico punto di convoglio delle informazioni in simbolo del bombardamento informativo massmediale. Nel 2007, in concomitanza con la 52 Biennale di Venezia, presenta un’articolata installa-zione multimediale site-specific intitolata Laudes Regiae nell’ex convento dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca (Venezia). Nel 2008 ha avuto una personale al Centro Culturale Candiani, Mestre, dedicata al lavoro fotografico svolto a Cuba nel ‘95 (Cuba, un Popolo una Nazione). Nel 2009 partecipa alla collet-tiva Krossing, evento collaterale della 53. Biennale di Venezia, con il trittico fotografico Improvviso terrore mi sospende il fiato... . Sue opere sono conservate presso il Museo del Vetro di Murano e il Museum of Old and New Art di Hobart, Australia. www.morucchio.com

Serena Nono/

Nasce a Venezia nel 1964. Nel 1982 si trasferisce a Londra e frequenta la Kingston University. Si diploma in Belle Arti (scultura) nel 1987. Nel 1989 ritorna a Venezia. Dal 1991 espone il suo lavoro soprattutto pittorico, in città italiane ed europee. Tra le mostre personali, Figure nel 2000, Palazzo Sarcinelli a Conegliano; Ecce homo, Museo Schusev, Mosca nel 2000; Preghiera-Silenzio, alla Mole Vanvitelliana ad Ancona 2002; This Room, col-laborazione con Hanif Kureishi all’Istituto Italiano di Cultura a Londra 2003 e Galleria Traghetto Venezia 2005; Sense of wonder, Galleria Traghetto Roma nel 2009; Tra memoria e attesa, ad Assisi , Museo della porziuncola nel 2010, Le figure semplici, Spazio TRART, Trieste nel 2011. Nel 2007 gira il suo primo film documentario, Ospiti. Nel 2009 il secondo film, Via della croce, che viene presentato alla 66° Biennale, Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, e premiato al Sulmonaci-nema film festival nel 2009. Nel 2011 partecipa al Padiglione Italia della 54° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Vive e lavora a Venezia.www.serenanono.com

Lucia Veronesi/

Nasce a Mantova nel 1976. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Milano, dove vive fino al 2003, anno in cui si trasferisce a Venezia. Nella sua ricerca utilizza i diversi linguaggi del video, del disegno, della pittura e dell’installazione. Tra le mostre personali, Please don’t step here with your shoes, Galleria Browning, Asolo, 2010; REPLAY loves ARTS Open Air Exhibition, Ca’ Rezzonico, Venezia 2009. Tra le principali mostre collettive: Venice reflected in contemporary waves, Manege, San Pietroburgo, Russia, 2011; House Guest, Galleria Brow-ning, Asolo, 2010; ViDea3, Ferrara, 2009; LagoFilmFest, RevineLago (TV), 2009; Quotidiana 09, Palazzo Trevisan, Padova, 2009; SguardiAltrove XVI Edizione, Milano, 2009; Il Pittore e il Pesce, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia 2008; Sala Bulbo. Collettivo Artistico Y BulboTV, Tijuana, Baja California, Messico, 2006; Rizoma, Tijuana, Baja California, Messico, 2005; Mirada(s), Galleria A+A, Venezia, 2004; Il possibile dal punto zero, Fondazione Ambrosetti per l’arte contemporanea, Palazzolo sull’Oglio (BS), 2003; X Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo, Sarajevo, 2001; Tracce di un semina-rio, Galleria ViaFarini, Milano, 2001; The Spirit of the place, CSAV Fondazione Ratti, Como, 2000. Nel corso del 2010 i suoi video sono stati pubblicati per la rassegna on line 2Video – undo.net e selezio-nati rispettivamente da Giovanni Viceconte e Francesca di Nardo.