anteprima libro "NOVE ANNI DOPO£

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Giovedì 6 Luglio 2006 ______________________________________ …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… …………………………………………………………………… ……………………………………………………………………

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Leggi le prime pagine del libro "NOVE ANNI DOPO"

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Giovedì 6 Luglio 2006 ______________________________________

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L‟intenso profumo di gelsomino impregnava l‟ambiente. Un impalpabile filo di fumo, arzigogolando nell‟aria, dif-fondeva quella fragranza innalzandosi da un sottile ba-stoncino d‟incenso consumato per metà e sorretto dall‟apposito supporto in legno, riccamente intarsiato, che fungeva da raccoglitore per la cenere. Quell‟essenza prometteva di regalare: fortuna, amore e tranquillità. Questo, perlomeno, aveva dichiarato il vendi-tore rasta presso il quale Chiara aveva acquistato gli in-censi in occasione della festa “Hard Rock Beer”. La ragazza dai lunghi capelli castani, aveva lineamenti del viso perfetti, labbra carnose, occhi scuri, fisico snello e slanciato. Distesa in posizione prona sul letto coperto da un lenzuolo decorato con una stampa raffigurante cuccio-li di dalmata immersi in un prato fiorito, indossava solo mutandine e reggiseno neri. Teneva i piedi appoggiati al soffice guanciale in piumino d‟oca e, di tanto in tanto, al-lungava le gambe per accarezzare con le dita la fresca te-stiera in tubi d‟ottone lavorati. Coccolato in un caldo ab-braccio, stringeva un orsacchiotto di pezza consunto da-gli anni. Lo aveva da quando era bambina. La stanza racchiudeva il riassunto della sua vita sino a quel momento. Oltre alle classiche foto, di cui la più vec-chia, incorniciata in argento, la ritraeva all‟età di due mesi e la più recente risaliva a sei mesi prima, vi era una raccol-ta di oggetti che avevano scandito i tempi della sua cresci-ta: bambole, collezioni varie, libri (dalle fiabe ai più recen-ti romanzi), pupazzi, poster di cantanti ed attori famosi.

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Sulla scrivania i libri di scuola ed un concentrato di tecno-logia: computer, internet key, cellulare in carica, lettore mp3 collegato a mini altoparlanti, fotocamera e videoca-mera digitali. Da alcuni giorni era a casa da sola, i suoi genitori erano volati a Parigi per lavoro. Imprenditori nel settore dell‟abbigliamento, erano in procinto di definire gli ultimi accordi contrattuali per la fornitura di vestiario ad una importante catena distributiva d‟oltralpe. Quella collabo-razione avrebbe fatto compiere un rilevante passo avanti all‟azienda di famiglia. Costantemente immersi nel lavoro ignoravano i problemi e le incertezze che la loro figlia doveva affrontare nel delicato percorso che l‟avrebbe portata a diventare una donna adulta. La nonna, che aveva cresciuto Chiara come fosse la ma-dre standole sempre vicina, cogliendo i suoi bisogni e sa-pendola consigliare e consolare, era venuta a mancare da oltre un anno. La morte della donna, unico punto di rife-rimento per Chiara, le aveva lasciato un enorme ed in-colmabile vuoto: sentiva di essere rimasta sola. Da quel momento tutte le incertezze ed i problemi li teneva celati nel suo animo non potendo palesarli agli assenti genitori. Alla luce di una lampada a stelo, alla quale era aggrappata una scimmietta di peluche dalle lunghe braccia, una biro scivolava sulla pagina del diario lasciandosi alle spalle i tratti che disegnavano le lettere, che componevano le pa-role, che imprimevano sul foglio i pensieri di Chiara. Pa-role da cui emergeva voglia di libertà. Libertà da una sof-focante situazione di vita che la opprimeva e la tarpava. Dopo l‟immagine descritta che evocava voglia di prote-zione e di fuga, il bozzolo di cristallo ed il volare lontano, la ragazza proseguì scrivendo:

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Staccò la penna dal foglio e guardò, con occhi malinconi-ci e tristi, quella parola ripetuta decine di volte. Dopo alcuni minuti la sua mano riprese a scrivere: …………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………

Proseguì con un disegno: un mezzobusto stilizzato trafit-to all‟altezza del cuore da una spada. Dalla ferita scaturi-vano rivoli di sangue. L‟auto correva veloce sulla strada di montagna che si at-torcigliava, come un serpente, nel fitto bosco di pini. Il pilota affrontava le curve in velocità controllando le sbandate con abili e repentini movimenti del volante ac-compagnati da sapienti cambi di marcia. Il navigatore fa-ceva ottimamente il suo lavoro impartendo precise in-formazioni sul percorso di gara. Il minaccioso ciglio di un burrone comparve all‟improvviso sulla destra mentre l‟auto si avvicinava ad un tornante. Il pilota scalò la marcia, il tubo di scappa-mento emise uno scoppio e la vettura affrontò la curva. L‟auto sembrava non rispondere ai comandi. Come im-pazzita volò fuori strada finendo nella scarpata accompa-gnata dal rumore della carrozzeria che si distruggeva. Si schiantò contro il possente tronco di un albero mentre il motore emetteva l‟ultimo ruggito.

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GAME OVER.

Gio abbandonò sul pavimento il controller della consolle di gioco. Aveva lanciato volontariamente l‟auto di pixel fuori strada perché qualcosa di più interessante stava ac-cadendo intorno a lui. La rotella zigrinata di un accendino graffiava selvaggia-mente la pietra focaia generando una fontana di scintille gialle, simili a fuochi d‟artificio, che ghermivano l‟aria. Il piccolo oggetto era manovrato impazientemente da Spy che dovette ripetere l‟operazione tre volte prima di riusci-re ad infiammare il gas. Su un muro bianco della stanza dove si trovavano Spy e Gio, era dipinto con vernice nera un enorme ed inquie-tante teschio dallo sguardo aggressivo. Chi entrava se lo trovava di fronte, impossibile non vederlo. Spy, autore di quel disegno, voleva questo. Spirali di fumo azzurrognolo si alzavano lentamente ver-so il soffitto ingiallito. Spy inspirò a pieni polmoni e la brace sulla punta dello spinello si ravvivò. Assaporato profondamente lo stupe-facente fumo lo espirò lentamente attraverso una fessura tra le labbra. Di malavoglia passò la canna a Gio che, do-po un ultimo tiro, infilò il mozzicone in una lattina di bir-ra vuota e leggermente schiacciata appoggiata a fianco del posacenere incrostato di appiccicosa nicotina. Spy premette il tasto stop del lettore CD. La musica Rap, che fino a quel momento aveva invaso la stanza con la sequenza di versi scanditi dal MC sull‟uniforme ritmo mu-sicale, cessò ed il silenzio prese il sopravvento.

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Estrasse dal vano il disco su cui erano masterizzati brani mp3, scaricati illegalmente da internet, e lo ripose in una custodia trasparente. Gio e Spy, con l‟amico Tom, erano buttati, come mario-nette prive di fili, su due piccoli divani malconci e spor-chi. Completavano l‟arredamento della stanza: il mobile dello stereo, un piccolo e basso tavolino con il ripiano in vetro e la televisione alla quale era collegata la consolle di gioco ed un lettore DVD. La stanza, di sedici metri quadrati, si trovava al secondo piano del Palazzo Greppi che si stagliava maestoso, con la sua grandiosa facciata, su un lato della Strada Statale che attraversava il paese. In prossimità del Palazzo un edificio, costruito senza pre-tese estetiche, ospitava un supermercato, il “Sarabig Bar”1, un barbiere ed un ristorante pizzeria. Di fronte al Palazzo, sul lato opposto della Statale, si er-geva la chiesa parrocchiale intitolata alla Santa da cui prendeva il nome anche il paese, Santa Vittoria. A fianco di questa trovava posto un piccolissimo giardino pubblico ed a seguire un edificio sede della banca e dell‟ufficio po-stale. Poco più in là il massiccio stabile della scuola ele-mentare. Attorno a questo fulcro vitale si sviluppava il paese. Un pugno di case, immerse nell‟immensa campa-gna comune denominatore di quelle terre figlie del fiume Po. Spy si alzò lentamente, abbandonando l‟apparente como-da posizione assunta sul divanetto, ed invitò gli amici a seguirlo:

____________________ 1 Dal termine „sarabiga‟ = zanzara

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«Andiamo ragazzi.» I due compagni sollevarono pesantemente i corpi dalle morbide sedute dei sofà, sembrava avessero delle zavorre da sub allacciate in cintura, e raggiunsero la porta. Gio la aprì e spense la luce. La stanza piombò nel buio, era not-te. Spy chiuse l‟uscio, l‟accompagnò il cigolio dei cardini ar-rugginiti, e girò la chiave nella serratura. Sul muro esterno, lato sinistro dell‟ingresso della stanza, era dipinto un teschio uguale a quello disegnato sulla pa-rete interna. Una frase vergata sulle ante di legno della porta, verniciata in colore grigio perla, recitava: VAGHIAMO NELLA NOTTE. DIVORIAMO LA VITA.

Spy aveva fondato il covo, così i ragazzi chiamavano quella stanza, all‟età di sedici anni. Decine di ragazzi e ra-gazze, allora, si ritrovavano in quel posto per stare in compagnia, parlare, divertirsi e tanto altro ancora. Era il luogo di ritrovo ideale per ragazzi di quell‟età, lontano da genitori e sguardi indiscreti. Quel rifugio rappresentava la loro libertà. In quella stanza in molti cominciarono a fumare per sen-tirsi grandi ed ebbero i primi approcci con il sesso. Un nastro rosso attaccato alla porta significava che all‟interno si stava consumando un incontro intimo. Alla vista di quel segnale i frequentatori del posto sapevano di non dover disturbare. Spy aveva un carattere duro, risoluto e trasgressivo. Lui era il capo e tutti dovevano ubbidirgli, imponeva sempre e tassativamente la sua volontà. “Le cose si fanno a modo mio. Prendere o lasciare.” Viveva la vita costantemente al limite. Vedeva la morte come un elemento naturale dell‟esistenza e per questo la

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sfidava, quotidianamente, senza paure o timori. Alla fine, non gli importava se più prima che poi, avrebbe in ogni caso vinto lei, la nera donna con la falce. “Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo.” Le regole gli stavano strette. Le lezioni apprese dalla vita, a costo di rischiarla la vita, erano quelle che preferiva. Aveva abbandonato la scuola appena terminati gli anni dell‟obbligo, non sopportava lo studio ed in particolare i professori, la loro ristrettezza mentale ed il loro sentirsi divinità in terra. Arroganti e incoerenti, a volte maleduca-ti. Il suo modo di vivere e pensare aveva allontanato, nel corso dei tre anni successivi all‟apertura del covo, tutti i frequentatori del posto. Solo Gio e Tom gli erano rimasti fedeli. Gio per compatibilità di pensiero e Tom per debo-lezza di carattere, timido ed introverso trovava in Spy una sorta di naturale compensazione al proprio io. Come monito del suo pensiero, Spy aveva disegnato il te-schio all‟entrata ed all‟interno del covo. Una sorta di: “Abbandonate ogni pensiero diverso dal mio, voi che entrate”. I ragazzi s‟incamminarono sull‟ampio loggione del Palaz-zo, costeggiato su un lato da arcate, per raggiungere la scala che conduceva al piano terra e quindi all‟uscita dell‟edificio. Gio precedeva Tom, Spy era l‟ultimo dei tre. Con un‟improvvisa, veloce ed inaspettata mossa, Spy bloccò Tom afferrandolo per il colletto della T-shirt e gli assestò con un piede un colpo dietro il ginocchio destro. Tom, un metro e settanta per sessantacinque chili di pe-so, si ritrovò inginocchiato a terra. La rotula destra aveva battuto violentemente sulla pavimentazione e gli doleva. Spy, un metro e ottantacinque, spalle robuste, viso squa-drato, occhi azzurro ghiaccio e capelli biondi rasati a

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spazzola, cinse il collo dell‟amico con il possente braccio sinistro e serrò la presa. Tom aveva lo sguardo smarrito, non capiva il perché di quel gesto così violento messo in atto da Spy. Con gli oc-chi cercò disperatamente Gio, ma non riuscì a vederlo. L‟amico era al di fuori della portata del suo sguardo. Spy sollevò un lembo della camicia che indossava fuori dei pantaloni, impugnò il calcio di una pistola e sfilò l‟arma dalla cintola con gesto sicuro e deciso. Fece in modo che Tom vedesse la rivoltella prima di calcargli la fredda canna contro la nuca. Tom rabbrividì a quel gelido tocco, non sapeva che Spy possedesse un‟arma. Il cuore iniziò a battergli all‟impazzata, gli sembrava di avere dentro la cassa toraci-ca un martello che picchiava violentemente le costole, quasi a volerle spezzare. Provava una forte sensazione di panico. Alzò di nuovo lo sguardo e, finalmente, riuscì a scorgere Gio. Rimase sconcertato nel vedere l‟amico sor-ridere con sarcasmo. “Che cos’hanno in mente? Si sono bruciati il cervello con la merda che fumano?” pensò. Con il poco fiato che gli rimaneva parlò a Spy: «Cooo…sa vvvvuoi faaare!» Tom soffriva di balbuzie ed inoltre, in quel frangente, re-spirava con affanno a causa della pressione sulla gola che Spy esercitava con il muscoloso braccio. Spy frequentava regolarmente una palestra, pesistica. Come piaceva dire a lui: “vado ad alzare ghisa.” Tom sentì premere, con rinnovata forza, la pistola contro la nuca. «Cosa si fa con una pistola? Non lo sai?» Spy attese per qualche secondo una risposta che non arri-vò.

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«Si spara», sussurrò all‟orecchio sinistro di Tom. Con il dito indice iniziò a fare forza sul grilletto. Lunghi secondi di silenzio passarono lenti come ore mentre Tom, ad occhi chiusi e tremante come una foglia, non poteva credere a quello che gli stava succedendo. “Perché devo morire così, senza motivo?” avrebbe voluto urlare, ma non riuscì. A malapena respirava. Spy, senza esitazione alcuna, premette con forza il grillet-to dell‟arma ed il colpo esplose nel silenzio della notte. La chiesa era gremita di persone. Le canne argentee dell‟antico organo, davanti alle quali s‟innalzava un crocefisso che sorreggeva un Gesù di le-gno finemente dipinto, intonarono le note della “Toccata e Fuga ” di Johann Sebastian Bach non appena il musici-sta diede inizio alla sua esibizione. La musica incalzava, con il ritmo scritto secoli prima dal noto compositore tedesco, mentre le dita dell‟organista si muovevano esperte sulla tastiera dello strumento ed al-trettanto facevano i piedi sui pedali di legno. Il musicista, un uomo di quarantasette anni, era un orgo-glio per gli abitanti del piccolo borgo in quanto organista conosciuto ed apprezzato a livello mondiale. Le elevate richieste di partecipazione al concerto avevano reso necessario pianificare, grazie alla disponibilità dell‟artista, un secondo evento per la sera successiva. Il centro culturale si era occupato dell‟organizzazione ed il parroco aveva messo a disposizione la chiesa con l‟antico organo ottocentesco. Un modo perfetto per inaugurare lo strumento dopo il recente restauro.