A.N.P.I.L. News · aluni inontri di formazione, organizzati da ANPIL on lo iettivo di conoscerci e...

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1 I N QUESTO NUMERO 1/2/3 Haiti: le testimonianze dei volontari 4 Haiti: il container e l’esperienza di Annamaria 5 Come aiutare i nostri bambini: 4 modi concreti 6 Aggiornamento delle quote del Sostegno a Distanza 7 10 Guatemala: i 4 moschettieri a Tecpan ! Guatemala: Elisiana ci scrive una mail… A.N.P.I.L. News numero 34 www.anpil.org ottobre 2014 HAITI : vivere l’esperienza senza alcun timore… Camilla, ha vissuto l’esperienza in missione a Port au Prince, presso la scuola “Hibiscus” Haiti-Port Au Prince. Una realtà completamente diversa dalla nostra. Caldo opprimente, strade affollate da moltissime persone, mercati locali, musica, tap tap (taxi locali) che sfrecciano su strade non propriamente agibili e purtroppo ancora alcune macerie rimaste lì dal terremoto che ha colpito il luogo ormai 5 anni fa. Smog e polvere sono sempre presenti nell'aria. Ma anche se povera, Haiti è davvero bellissima. La gente è molto cordiale e i paesaggi naturali sono stupendi, sia che si tratti delle cascate che delle spiagge che si affacciano su un mare cristallino, che possono essere visitati tranquillamente nei momenti di pausa che vengono lasciati ai volontari. Nelle due settimane di agosto eravamo in 10 volontari, penso il gruppo più numeroso che sia mai andato ad Haiti, e tutte persone davvero fantastiche con cui sono stata felicissima di condividere questa esperienza! Ma il ricordo che più mi è caro è la scuola Hibiscus e tutti i bambini, che ANPIL sostiene a Distanza, che ne facevano parte. Il tragitto da CasaItalia (residenza dei volontari), e la scuola è piuttosto lungo e faticoso. Si passa quasi un'ora sul tap tap, tra sobbalzi e scomodità, ma quando si arriva tutto passa. Più di una cinquantina tra bambini e bambine sono lì ad aspettarti, con un sorriso a 32 denti stampato sul volto, che non vedono l'ora di giocare insieme, ballare o anche solo ricevere un po' di attenzione e di affetto. Appena arrivi i più piccoli ti circondano e ti saltano letteralmente addosso per essere presi in braccio e coccolati mentre i più grandi cercano la tua compagnia anche solo per parlare un po'. Le attività che si svolgono, che possono essere balli di gruppo, disegni con le tempre o con la carta velina, la tombola, le maschere o i giochi col didò fanno sì che l'ora di tornare a casa arrivi davvero troppo in fretta! La giornata che ricordo con più piacere è quella in cui abbiamo portato i bambini al mare. Come una gita scolastica, tutti sul pulmino e accompagnati da canti e giochi siamo arrivati alla spiaggia. È stato bellissimo vedere la loro felicità nell'essere accompagnati come fosse una vacanza con i loro amici a giocare e a fare il bagno in mare, che per molti di loro era la prima volta! Carissimi Amici, ecco a voi un ANPIL NEWS da record : 12 pagine !!! Tante testimonianze dei volontari partiti in missione con ANPIL quest’estate: racconti bellissimi, emozionanti, arricchiti da foto che, da sole, valgono più di mille parole… ANPIL è già al lavoro per organizzare mille attività per continuare ad aiutare i bambini e con voi al nostro fianco siamo pronti ad affrontare nuove sfide e a vincerle ! Grazie a tutti voi, per il vostro aiuto e il vostro supporto !!!. Il vostro affetto e la concretezza di ANPIL sono la testimonianza che cambiare le cose è possibile! Buona Lettura ! Tutti insieme possiamo fare GRANDI COSE !!!

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I N Q U E S T O N U M E R O

1/2/3 Haiti: le testimonianze dei volontari

4 Haiti: il container e l’esperienza di Annamaria

5 Come aiutare i nostri bambini: 4 modi concreti

6 Aggiornamento delle quote del Sostegno a Distanza

7

10

Guatemala: i 4 moschettieri a Tecpan !

Guatemala: Elisiana ci scrive una mail…

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A.N.P.I.L. News numero 34 www.anpil.org ottobre 2014

HAITI : vivere l’esperienza senza alcun timore…

Camilla, ha vissuto l’esperienza in missione a Port au Prince, presso la scuola “Hibiscus”

Haiti-Port Au Prince. Una realtà completamente diversa dalla nostra. Caldo opprimente, strade affollate da moltissime persone, mercati locali, musica, tap tap (taxi locali) che sfrecciano su strade non propriamente agibili e purtroppo ancora alcune macerie rimaste lì dal terremoto che ha colpito il luogo ormai 5 anni fa. Smog e polvere sono sempre presenti nell'aria. Ma anche se povera, Haiti è davvero bellissima. La gente è molto cordiale e i paesaggi naturali sono stupendi, sia che si tratti delle cascate che delle spiagge che si affacciano su un mare cristallino, che possono essere visitati tranquillamente nei momenti di pausa che vengono lasciati ai volontari.

Nelle due settimane di agosto eravamo in 10 volontari, penso il gruppo più numeroso che sia mai andato ad Haiti, e tutte persone davvero fantastiche con cui sono stata felicissima di condividere questa esperienza! Ma il ricordo che più mi è caro è la scuola Hibiscus e tutti i bambini, che ANPIL sostiene a Distanza, che ne facevano parte. Il tragitto da CasaItalia (residenza dei volontari), e la scuola è piuttosto lungo e faticoso. Si passa quasi un'ora sul tap tap, tra sobbalzi e scomodità, ma quando si arriva tutto passa. Più di una cinquantina tra bambini e bambine sono lì ad aspettarti, con un sorriso a 32 denti stampato sul volto, che non vedono l'ora di giocare insieme, ballare o anche solo ricevere un po' di attenzione e di affetto. Appena arrivi i più piccoli ti circondano e ti saltano letteralmente addosso per essere presi in braccio e coccolati mentre i più grandi cercano la tua compagnia anche solo per parlare un po'. Le attività che si svolgono, che possono essere balli di gruppo, disegni con le tempre o con la carta velina, la tombola, le maschere o i giochi col didò fanno sì che l'ora di tornare a casa arrivi davvero troppo in fretta! La giornata che ricordo con più piacere è quella in cui abbiamo portato i bambini al mare. Come una gita scolastica, tutti sul pulmino e accompagnati da canti e giochi siamo arrivati alla spiaggia. È stato bellissimo vedere la loro felicità nell'essere accompagnati come fosse una vacanza con i loro amici a giocare e a fare il bagno in mare, che per molti di loro era la prima volta!

Carissimi Amici,

ecco a voi un ANPIL NEWS da record : 12 pagine !!! Tante

testimonianze dei volontari partiti in missione con ANPIL

quest’estate: racconti bellissimi, emozionanti, arricchiti da foto

che, da sole, valgono più di mille parole… ANPIL è già al lavoro

per organizzare mille attività per continuare ad aiutare i bambini e

con voi al nostro fianco siamo pronti ad affrontare nuove sfide e a

vincerle !

Grazie a tutti voi, per il vostro aiuto e il vostro supporto !!!. Il vostro affetto e la concretezza di ANPIL sono la testimonianza che cambiare le cose è possibile!

Buona Lettura !

Tutti insieme possiamo fare GRANDI COSE !!!

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Sono state due settimane sì faticose e stancanti ma le rifarei subito! È stata davvero una bella esperienza che ti fa riflettere molto e ti fa capire l'importanza di ciò che noi consideriamo piccoli gesti e piccole cose, ma di cui loro hanno davvero bisogno. È stato difficile tornare a casa e salutare tutti quei bambini in lacrime che non volevano farti più andare via, ma, con la speranza di poter tornare presto, ci siamo tutti portati via un po' di Haiti nel cuore. Consiglio a tutti quelli che vogliono provare un'esperienza del genere di viverla a pieno e di non avere timore di nulla: l’organizzazione di ANPIL è impeccabile e sicura e, una volta che sei lì, non puoi che essere felice.

HAITI : in missione a 17 anni !

Jacopo, studente di liceo, generoso e coraggioso, racconta la sua esperienza con i bambini di Haiti

Ciao, sono Jacopo ho 17 anni e frequento la 4 scientifico B. Quest’estate ho partecipato al campus estivo di Haiti, partendo con ANPIL Il mio gruppo era formato da me più tre ragazze: Annachiara, Carla e Lucia. Abbiamo iniziato la nostra ‘avventura’ qui a Milano partecipando ad alcuni incontri di formazione, organizzati da ANPIL con l’obiettivo di conoscerci e di conoscere la missione in cui saremmo andati a lavorare. Poi…abbiamo iniziato la nostra ‘vera’ avventura il 1 luglio, partendo per Haiti e vivendo lì per 2 settimane. Eravamo alloggiati a CASAITALIA, la struttura di ANPIL che si trova nella Capitale Port-au-Prince. Con noi c’era Frederic Widny, il responsabile di ANPIL in Haiti, un ragazzo haitiano che ci ha assistito per tutto il periodo. Con lui siamo andati a lavorare tutti i giorni presso la missione Hibiscus (scuola materna ed elementare i cui bambini sono sostenuti a distanza da famiglie italiane tramite ANPIL), abbiamo visitato la Capitale di Haiti e abbiamo fatto un intensissimo corso di creolo per poter parlare con i

bambini. Widny ci ha anche organizzato alcune escursioni durante i week end, accompagnandoci in posti bellissimi e ci ha portato…. ovunque gli chiedessimo ! Il nostro lavoro, alla missione, cominciava dal mattino alle 9.00 e proseguiva fino a dopo pranzo (circa le 13:30). Le attività erano finalizzate all’intrattenere i bambini, sul modello delle attività che si svolgono in un oratorio estivo. Tanti giochi, balli, canti, ma soprattutto tanto divertimento e tanto affetto scambiato con questi piccoli bambini a cui il destino impedisce di avere un’infanzia felice. La comunicazione con loro all’inizio ci ha messo un po’ in difficoltà ma già dopo due giorni eravamo sciolti e spensierati sia con i bambini sia con i maestri. Il linguaggio dei sorrisi, delle carezze e del contatto fisico è universale e l’intesa con i bambini è stata perfetta e intensa. Questa avventura è stata molto interessante: ho conosciuto una realtà molto diversa da quella in cui vivo; ho potuto conoscere e assaporare le tradizioni haitiane, sia storiche e culturali (grazie alle escursioni organizzate dal responsabile di ANPIL), sia culinarie (abbiamo mangiato in caratteristici locali haitiani : una vera delizia !). Ma oltre a questo aspetto molto bello di Haiti, ho anche potuto osservare e provare sulla mia pelle (anche se per brevissimo tempo), cosa vuol dire vivere in un Paese caduto a pezzi dopo il terremoto del 2010 e che ha grandi difficoltà a rialzarsi per mille problemi….politici, economici e oserei dire anche igienici. E’ stata un’esperienza davvero incredibile che mi sento di consigliare a chiunque ! Ne vale la pena, per sé stessi e per tutti quei bambini che potremo aiutare tutti insieme. Jacopo

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HAITI : l’emozione di ritornare a casa…

Marie Carmelle ritorna in Haiti dopo 37 anni. Un sogno realizzato con ANPIL.

Sono nata in Haiti 62 anni fa. I miei genitori si sono separati quando avevo 3 anni e da allora ho vissuto con mia nonna paterna. Mia madre e mio padre hanno dato vita a nuove famiglie e, tra fratelli e fratellastri, oggi conto più di 20 parenti acquisiti ! Ho studiato a Port au Prince dalle suore salesiane che oltre a darmi un’istruzione, mi hanno permesso di apprendere il lavoro di domestica. Nel 1972, all’età di 18, sono poi partita per l’Italia. All’epoca c’erano molte famiglie italiane che si rivolgevano alle suore per avere ragazze preparate come domestiche da ospitare in casa propria. E così sono partita per l’Italia dove ho lavorato e vissuto con una famiglia. In seguito ho svolto altri lavori, rendendomi indipendente. Mi sono sposata con un italiano, ma le poche disponibilità economiche non mi hanno mai permesso di ritornare in Haiti. L’unica occasione è stata nel 1977 a seguito della morte di mio padre. Da allora non sono più ritornata. Quest’estate (agosto 2014) Nelson, mio figlio, mi ha

detto che voleva andare in Haiti e mi ha proposto di partire con lui: ne sono stata felice. Certo all’inizio avevo un po’ di paura: come mi avrebbero accolta i miei parenti dopo tanti anni ? come troverò Haiti ? Qui in Italia, inoltre, si sente parlare di Haiti sempre in modo negativo (alluvione, terremoto, delinquenza). Invece, andando in Haiti, ho trovato tante cose migliorate. E’ un paese che si “arrangia”; ci vorrà certamente molto tempo...ma nonostante le mille contraddizioni mi sono resa conto, dopo tanti anni, di amare ancora tantissimo il mio Paese, e che non è così terribile come viene descritto ! Ho partecipato alle attività nella missione ANPIL di Hibiscus. La scuola è molto bella, i bambini educati e la direttrice m.me Guerla ha proprio fatto un buon lavoro, grazie anche all’aiuto di ANPIL con i Sostegni a Distanza. Mi sono trovata benissimo anche con gli altri volontari italiani: ero la “mamma” di un gruppo composto da 10 ragazze fantastiche e da mio figlio. Grazie mille ad ANPIL per aver realizzato questo sogno. Se non fosse stato per ANPIL che ha tranquillizzato le mie ansie, probabilmente non sarei mai partita. Invece mi ha incoraggiato non solo a ricostruire i legàmi con la mia famiglia, ma anche a rendermi utile come volontaria. Adesso so che la realtà in Haiti è ben diversa e sogno già di tornare di nuovo, magari per restarci…chissà… Rivedere la mia famiglia è stato veramente emozionante… Voglio ringraziare Widny, responsabile di ANPIL in Haiti: una persona gentile, rispettosa e di assoluta fiducia. Mi ha aiutato nell’organizzazione dei miei spostamenti a Port au Prince e la sua assistenza e le sue premure mi hanno fatto sentire sempre coccolata e al sicuro. Vale la pena andare in Haiti per vedere con i propri occhi la realtà: potrà piacere o non piacere, ma certamente non vi lascerà indifferenti. Fidatevi !

HAITI : l’esperienza di Annachiara…

Lo scorso Luglio sono stata tre settimane nella capitale di Haiti, Port au Prince, con ANPIL. È stata un'esperienza veramente interessante, istruttiva e molto divertente. Con i miei compagni di viaggio Carla, Jacopo e Lucia abbiamo fatto animazione con i bellissimi bambini della scuola Hibiscus. Questi bambini, dolcissimi e scatenati, sono riusciti in poche settimane a farmi affezionare a loro e a far sì che io non mi dimentichi mai dei loro volti sorridenti e dei loro abbracci calorosi! Questa magnifica esperienza mi ha fatto conoscere posti nuovi, condizioni di vita differenti da quelle a cui sono abituata e tante magnifiche persone. Consiglio a chiunque voglia provare questa scossa di emozioni e regalare un sorriso a dei bambini di non tentennare un secondo e partire la prossima estate per Haiti! Annachiara

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Container per Haiti : Agosto 2014 Oltre 20 tonnellate di aiuti distribuiti

Ci siamo riusciti anche questa volta (e non è stato affatto facile !!!!). Abbiamo portato aiuti per i bambini sostenuti a distanza da ANPIL nelle missioni di Tendron, Palmiste, Hibiscus e Saint Joseph. Abbiamo portato il materiale necessario per il progetto di ANPIL per avviare, grazie alle Suore Missionarie della Chiesa, un piccolo atelier di Taglio e Cucito a Mole S. Nicolas (Nord di Haiti). Abbiamo donato a mons. Paulo, vescovo di Port de Paix e alla sua diocesi, 50 sedie con ribalta e mobili per arredare la sala di formazione destinata al corso per infermieri. Abbiamo portato materiale umanitario per Suor Anna (suore Salesiane), Suor Luisa dell'Orto, Don Mauro (materiale raccolto tramite le loro associazioni di supporto). Abbiamo donato vestiti, giochi e cibo a m.me Magalie Adolphe Racine, dello Staff del Governo, affinché possa distribuirlo a chi ne ha bisogno. Grazie a tutti gli italiani sostenitori di ANPIL che hanno dato una mano per raccogliere materiale e sostenere parte delle spese di spedizione.

Grazie a :

Maretti Eraldo donazione

EDISON giocattoli

EON mobili per ufficio

MICROSOFT ITALIA T shirt

Enzo Iacchetti T shirt

FORTECO srl sedie

TESSILFORM cuscini

KERAMIKOS piastrelle

Marinella Lodigiani tessuti

Ida Baricada lenzuola Ringraziamo inoltre :

-L’ Istituto GONZAGA di Milano dei Fratelli delle Scuole Cristiane per la raccolta di vestiti, giocattoli, medicinali, cibo e cancelleria. -Fam. BOGA (Mobilificio di Tradate), proprietari del deposito di Tradate in uso ad ANPIL -Salvatore Antonio per l’assistenza. -GRI Gio Batta e tutti i suoi amici per la presenza ‘energica’ nel caricare i containers. -Giorgio Tacchi, -Associazione Pane Condiviso -Gli ANPIL BOYS e ANPIL GIRLS per essere sempre presenti nel momento del bisogno !!!!!

HAITI : la missione continua…

E dopo i campi estivi dei volontari, le attività di ANPIL continuano…

A settembre è stata in Haiti Annamaria, esperta e rinomata professionista nel campo delle Ecografie, Radiografie, TAC e nella diagnostica per immagini. Annamaria, che già collabora con ANPIL con la sua associazione “Alessio”, nel progetto di Borse di Studio per gli studenti della scuola S. Trinité , ha prestato servizio come volontaria presso il Foyer S. Camille, il più grande ospedale di Port au Prince, gestito dai Padri Camilliani.

ANPIL collabora da anni con l’ospedale e con Annamaria stiamo elaborando un progetto estremamente innovativo da realizzare a beneficio dei tantissimi pazienti che attendono di essere curati e assistiti.

La presenza di Annamaria presso l’ospedale ha consentito di testare le apparecchiature esistenti, di effettuare sopralluoghi tecnici e di prendere i necessari contatti per verificare la fattibilità di questo progetto. Non sono ovviamente mancate visite di pazienti e refertazioni. Vi terremo aggiornati sullo sviluppo del Progetto….

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1 modo per aiutare i bambini ? Te ne diamo 4 !

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Aggiornamento delle quote di Sostegno a Distanza per il 2015

Carissimi Amici e sostenitori, In Haiti, in Guatemala, in Congo, Mozambico e in Paraguay è purtroppo emerso che il costo della vita, e quindi il costo di mantenimento di un bambino sostenuto a distanza, è aumentato considerevolmente a causa della svalutazione delle monete locali rispetto al dollaro e all’Euro. Oggi, purtroppo, siamo costretti a “ritoccare” le quote di sostegno, che ci siamo sforzati far rimanere invariate dal 2010. Ecco di seguito l’aggiornamento:

/anno.

Per quanto riguarda i sostegni in corso, le nuove quote entreranno in vigore solo in occasione della scadenza nel 2015 e del successivo rinnovo.

Fino al 31/12/2014 resteranno valide le ‘vecchie’ quote di sostegno per chiunque effettuasse una nuova adozione o un rinnovo per il nuovo anno 2015.

Rimaniamo a Vostra disposizione per tutti i chiarimenti, dubbi e ulteriori informazioni sulla situazione che ha imposto l’aggiornamento delle quote.

Vi ringraziamo per la vostra comprensione.

Haiti : Microsoft Italia dona le magliette ad ANPIL

Se è vero che la tecnologia cambia rapidamente, è anche vero che ottime magliette in buono stato, anche se riferite a brand superati, rimangono sempre… ottime magliette! E’ per questo che piuttosto che sacrificare centinaia di magliette in un deposito, Microsoft

ed ANPIL hanno pensato di fare una cosa intelligente : in barba allo spreco, abbiamo deciso di caricare tutti gli scatoloni e di portarle in Haiti. Meglio donarle a chi ha bisogno. Una bella iniziativa quella di Microsoft Italia che ha permesso di donare parecchie centinaia di T shirt. Le magliette di Microsoft “Generation 7”, di taglie svariate per adulti, sono giunte a destinazione a Port-au-Prince dove sono state donate ai volontari di ANPIL in Haiti (ne vedete alcuni nelle foto), e distribuite nelle missioni con cui ANPIL collabora. Abbiamo imbarcato le magliette a giugno su una nave container e ad agosto sono giunte a destinazione e distribuite. GRAZIE MICROSOFT !!!!!!!!!

Quote in vigore dal 1/1/2015

Le quote sono uguali in tutti i Paesi e sono pari a :

Haiti : 204€/anno 17 Euro/mese invece di 15 Euro/mese Guatemala : 204€/anno 17 Euro/mese invece di 15 Euro/mese Paraguay : 204€/anno 17 Euro/mese invece di 15 Euro/mese

Mozambico : 204€/anno 17 Euro/mese invece di 15 Euro/mese Congo : 204€/anno 17 Euro/mese invece di 15 Euro/mese

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(Allegra)

(Aristide)

GUATEMALA : i 4 moschettieri a Tecpan !!!

Allegra, Elisiana, Antonio e Aristide, al servizio dei più piccoli, in Guatemala…

Quattro come i moschettieri, come “I quattro dell’Ave Maria”, come i Cavalieri dell’Apocalisse o semplicemente come un gruppo di ragazzi che ha deciso di fare un agosto in qualche modo alternativo. Come si fa ad essere alternativi al tempo in cui la trasgressione ha praticamente spazzato via ogni tabù? Provate anche voi a passare un breve periodo in un luogo dove ad essere alternativi non ci si pensa nemmeno, ed il gioco è fatto. Attenzione: l’esperienza - che ci sentiamo di consigliare a tutti! - è ad alto contenuto emotivo! Forse è il caso di fare una breve presentazione del

gruppo. Siamo: Elisiana, Aristide, Allegra e Antonio. Prima di partire non ci conoscevamo, o meglio, ci conoscevamo “a due a due”: due di noi (Elisiana e Aristide) vivono tra la Liguria e la Toscana e sono insegnanti; gli altri due (Allegra ed Antonio) hanno il quartier generale a Milano e lavorano in due studi legali. Nessuno di noi era mai stato in Guatemala e nessuno di noi sapeva cosa il Guatemala gli avrebbe riservato, anche se tutti avevamo un motivo personale per andarci! É un paese del quale si sente parlare poco, uno di quei posti dei quali ti diverti a cercare il nome sul mappamondo quando sei piccolo e che poi ti dimentichi col passare degli anni perché non compare mai al telegiornale. Ecco, forse il punto è proprio questo: è un pezzo di mondo del quale la maggior parte della gente si è dimenticata! Eppure, il Guatemala c’è. E soprattutto ci sono i suoi problemi. La maggior parte dei bimbi che nascono lì lo capisce presto, perché dal primo giorno di vita è chiamata a combattere una battaglia troppo dura per chi dovrebbe dedicarsi solo a giocare, troppo complicata per chi è così piccolo, troppo ingiusta…per chiunque! La nostra permanenza nel distretto di Chimaltenango, tra Tecpan e dintorni, ci ha messo davanti a tante situazioni che inevitabilmente ci hanno fatto pensare e, soprattutto, hanno dato un senso alla nostra presenza laggiù! Già, perché in Guatemala c’è davvero bisogno di aiuti di ogni tipo: servono quelli economici per comprare medicine, latte in polvere e pannolini, servono vestiti; servono dottori ed infermieri; servono persone che educhino alle elementari norme di igiene/nutrizione la maggioranza della popolazione che vive nelle zone rurali. Abbiamo provato a dare il nostro piccolo contributo: a turno abbiamo accompagnato Elmer, coordinatore per le attività di ANPIL in loco, nelle visite presso le famiglie in cui ci sono bambini che presentano problemi legati alla denutrizione. Elmer è un infermiere guatemalteco ed è stata la prima persona che abbiamo incontrato quando siamo arrivati all’aeroporto di Ciudad del Guatemala. Ci ha aspettato assieme a Santos (referente ANPIL in Guatemala) e a Jose (sul quale ci sarebbe da scrivere un libro

per la gioia di vivere che trasmette)! Il tempo per visitare i bimbi è poco: Elmer ogni giorno incontra circa 5-6 famiglie e registra mensilmente i dati dei piccoli pazienti monitorandone altezza e peso. Porta loro qualche medicina, spiega ai genitori l’importanza che i bambini ricevano una alimentazione corretta e soprattutto raccomanda di fare pulizia in giro, di fare il bagno ai bimbi, di lavarsi le mani prima di cucinare o di portare il cibo alla bocca. Noi abbiamo regalato ai bimbi dei giocattoli, qualche vestito e alcuni biberon che abbiamo portato dall’Italia! Aristide, che è tra l’altro è osteopata, ha trattato alcuni bimbi arrangiandosi come poteva: è difficile fare una visita quando il tuo paziente e i suoi genitori parlano solo il Cakchiquel (una lingua maya): anche solo per avere delle informazioni

elementari Aristide formulava la domanda in italiano, Antonio la traduceva ad Elmer attingendo al suo spagnolo (ad

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(Antonio)

(Elisiana)

alta percentuale di dialetto veneto !), ed infine Elmer riformula il tutto in Cakchiquel i modo che la mamma, il niño, un suo fratello, potesse rispondere; il tutto ovviamente senza un tavolo o una panca dove far sdraiare il bambino!

Tutte cose che sembrano irreali, ma che irreali non sono in Guatemala. L’acqua che bevi, nella maggior parte dei casi ti provoca la dissenteria; i pasti non sono assicurati e quasi sempre consistono in riso e tortillas di mais da dividere con i sette o otto fratelli; la vita si svolge in case di una sola stanza fatte di argilla o di lamiera raccattata chi sa dove, e l’elettricità non arriva; i bimbi faticano a crescere e non possono permettersi di essere spensierati! É facile farsi prendere dallo sconforto, specialmente quando sei costretto a constatare che la miseria non guarda in faccia a nessuno, nemmeno ai bambini; ti viene da pensare (e succede) che in fondo qui si stia andando contro i mulini a vento come Don

Quijote, perché esiste anche il rischio che si sedimenti una cultura dell’assistenzialismo, piuttosto che nasca qualcosa in grado di stare in piedi da solo! Poi però arriva un segnale che ti fa capire che non bisogna mollare, anche se il cammino da fare è ancora lunghissimo. Per esempio quando il papà di una di quelle famiglie numerose che vai a visitare ti ringrazia dicendoti che se non fosse stato per ANPIL, che con un microprogetto ha dato loro un pollaio per la sua famiglia, i suoi bimbi ora non sarebbero vivi. E invece stanno bene (per quanto si possa star bene in Guatemala), giocano, vanno a scuola e, grazie a quell’extra reddito che il microprogetto genera, hanno la possibilità di mangiare anche le uova, di comprare delle verdure e ogni tanto la carne! É una molla che dà la spinta anche per portare avanti anche le altre attività: a Tecpan c’è il Centro di Recupero Nutrizionale, un centro di emergenza dove hanno accesso le mamme con i neonati ai quali purtroppo la mancanza di cibo ha già iniziato a dare dei problemi. Anche qui c’è molto da fare e servono risorse: lo sanno bene Elisiana ed Allegra, che con olio di gomito hanno fatto una profonda pulizia dei locali combattendo contro le cucarachas (scarafaggi in formato XXL) e che hanno provato a vincere la diffidenza delle mamme guatemalteche a lasciare in altre mani i loro piccoli in modo che possano giocare con altri bimbi, toccare altre persone, avere quegli stimoli che permetterebbero loro di svilupparsi come i bimbi nelle parti più fortunate del pianeta! E una volta che sei in mezzo, ti rendi conto che non puoi stare con le mani in mano. Non lì. E allora prendi la zappa, la pala, il machete (sì, il machete, quello dei film di Rambo) e provi a mettere a posto il piccolo campo di mais e l’orto del centro di emergenza. Sono abbandonati da un po’, ma se si rimettono in sesto possono fornire qualcosa in più da mangiare ai piccoli pazienti e alle loro mamme che si fermano lì! Con lo stesso spirito vai fino alla tienda de ferreteria e compri gli strumenti per riparare anche il pollaio e provi ad improvvisare un playground per i bimbi con quattro tubi di plastica e due materassi…che anche se non è bello come quelli della Fisher-Price almeno permette ai neonati di vivere qualche momento di normalità, in un posto che di normalità ha tanto, tanto, tanto bisogno! E infine la Casa di Santa Apolonia. Qui ci sono i bambini e ragazzi che una famiglia non ce l’hanno più oppure quelli per i quali il Governo è intervenuto proprio per toglierli da dove stavano, affidandoli alle cure delle Hermanas (Suore), veri e propri angeli in terra! Puoi essere duro fino al midollo, con una scorza sul cuore alta cinque centimetri, ma non puoi non affezionarti a questi bambini. Appena entri dal cancello ti corrono incontro e ti saltano addosso perché vogliono giocare a bandiera, a “1, 2 , 3 … stella!”, al pistolero; vogliono giocare con te a escondite (nascondino), a calcio e … adorano disegnare e colorare. Luis, le bandiere, Marta i delfini, Santiago i pappagalli, Rutilia le principesse, Mateo i simboli delle squadre di calcio, Osvaldo…Osvaldo è più piccolo degli altri, ma molto furbo: vuole che sia tu a disegnare per lui!!! Quando te ne devi andare ti piange il cuore. Li vorresti portare via tutti per dar loro la possibilità di crescere come sei cresciuto tu, ma non si può! Però si può fare comunque qualcosa.

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Si può sostenere un bimbo a distanza, si può mandare cibo, medicine, pannolini, latte in polvere, si può sostenere economicamente progetti di sviluppo, si può fare un agosto alternativo andando in Guatemala per poi parlarne a chi lo conosce poco o a chi nemmeno lo ha sentito nominare! Se si vuole fare la propria parte, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Grande o piccolo che sia il vostro contributo, darete ai bimbi del Guatemala un motivo in più per tirare fuori il loro splendido sorriso. E vi assicuriamo che ne vale davvero la pena! Antonio, Allegra, Elisiana, Aristide

FOTO DAL GUATEMALA

PARTI CON ANPIL ! - Campi Estivi 2015 -

HAITI, GUATEMALA, PARAGUAY, CONGO e MOZAMBICO

Non esiste limite di età

(basta solo aver compiuto 16 anni !)

Chiama e chiedi informazioni:

3403658008 (Massimiliano); email: [email protected]

E’ un’esperienza che consigliamo di fare almeno 1 volta nella Vita.

Lavoro nel campo

Visita ai bambini sostenuti da ANPIL e alle famiglie

Costruzione del Box per i bambini nel Centro di Recupero Nutrizionale

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GUATEMALA : Elisiana scrive una mail a tutti i lettori di ANPIL

Elisiana, volontaria andata in Guatemala, immagina di scrivere questa mail a tutti i sostenitori di ANPIL

Da: Elisiana Inviato: lunedì 6 ottobre 2014 16:06 A: sostenitori di ANPIL

Oggetto: Dal Guatemala Ciao! …qui la dimensione spazio temporale mi sembra altro, così come le urgenze e in generale l’importanza delle cose. Torniamo ora da fuori: con il fuso siamo otto ore avanti rispetto all’Italia... Giornata incredibile...si é rotta la macchina, ci han trainato per ore tra salite e discese, abbiamo fatto di tutto… Sto bene, molto bene, anche se mi lavo i denti con l’acqua della bottiglia. Torno in Italia ? Ci penserò…perché se me ne vado lo faccio davvero a malincuore...credo che sia un delitto quando si è felici lasciar tutto. ...comunque qui piove.....oggi ha piovuto. E' la prima volta che ho visto piovere da quando son qui, o meglio è la prima volta che ha piovuto di giorno. Lo chiamano "invierno"… ma c'è un caldo meraviglioso, ventilato; piove solo alla notte e non rinfresca per nulla, alla faccia dell'inverno, o perlomeno del nostro inverno. Loro tutti col maglione, e noi che, quando si deve stare al sole per tempi prolungati, ci strapperemmo anche la pelle di dosso... Ieri Aristide ha voluto dar sfoggio della sua bravura di insegnante di educazione fisica, arbitro, osteopata ecc...organizzando una partita di calcetto, così naturalmente poi è stato malissimo e non ha preso parte alle visite e io sono andata da sola con i due uomini referenti di qui che parlano solo spagnolo...Insomma è stato un giro un po’ più impegnativo degli altri giorni per la strada tutta sassi e tornanti. Cinque ore di fuoristrada spersi tra i boschi, ma ne è valsa la pena...abbiamo visitato tre bimbi e visto altri mille.

I bimbi qui sono così...spuntano ovunque e comunque... Intorno il nulla e loro dal nulla compaiono... grandi, piccoli, calzati e non, corrono, si fermano, ti guardano, si nascondono. Se li guardi e sorridi loro ridono, poi scappano. Vorrebbero venirti incontro, si fanno scudo tra di loro, si spingono, mandano il più spavaldo...Abbiamo comprato un sacco di caramelle e tanti giochini, tutte sciocchezze...eppure, ogni volta, una festa. Dai una caramella a uno e spuntano tutti da dietro gli alberi, dalle porte delle case. Mezzi dentro e mezzi fuori, impauriti o timidi e vergognosi. Le porte di Guatemala sono così, ognuna nasconde 5 o 6 bambini. Se attendi un attimo vedi gli occhietti vividi apparire dal buio, oppure le boccucce aperte, attoniti e attenti a "qué pasa", a che succede. Molti non sorridono, ti guardano con gli occhioni sgranati, ci provi, cerchi di farli giocare, ma non sempre hai fortuna, altri lo fanno da subito, prendono confidenza, si ride e la visita medica per vedere i loro progressi passa più in fretta. Ma nessuno piange. Nessuno si lamenta. Nemmeno quando li strattonano o li prendono un po’ troppo sbrigativamente e, per

renderli più presentabili alla visita, li lavano nell'acqua piovana fredda, così al volo mentre noi siamo già li. Nessuno si lamenta. Nemmeno quando cadono, perché i bimbi del Guatemala cadono come quelli italiani. Cadono, si rialzano e non si puliscono nemmeno le mani appoggiate nella terra ai vestiti. Cadono facendosi gli scherzi, cadono per scappare da te che fingi di rincorrerli, cadono da muretti altissimi, da staccionate precarie di legno, da terreni scivolosi che dovrebbero essere i pavimenti di casa, cadono perché, a volte, ti vengono incontro dal nulla assieme a quelli più grandi...ma sono ancora piccoli piccoli e traballano sulle loro gambe. Cadono e nessun adulto dietro che si faccia cogliere da mancamenti come faresti tu con i tuoi.

Quanti anni avranno i bimbi del Guatemala? io non riesco a capirlo... lo chiedo sempre...mi sembrano tutti infinitamente piccini e minuti, ma nella maggior parte dei casi parlano solo il "Kaqchikel " un idioma maya sperso nella notte dei tempi ed è difficile intendersi.

Quando andiamo per i boschi e le campagne, lo chiedo alla madri o lo faccio chiedere dai ragazzi che ci accompagnano. Così scopro che Marisol ha 7 anni...gliene avrei dati esagerando 5,...ma lei fino a un anno pesava 3

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kg, ha avuto seri problemi di denutrizione, necessita di interventi seri alla schiena e agli arti...La madre è una ragazza giovanissima, ha altri figli, li ha allevati da sola. Grazie ad un microprogetto dell’ANPIL sulla tessitura e il ricamo degli abiti tradizionali è riuscita a passare dal vivere in una capanna ad una casina di muratura. ...ma poi c'é Louis che di anni ne ha 5 e non cammina perché nessuno glielo ha insegnato. E' stato fortemente denutrito e non si reggeva sulle gambine, e quando è stato tempo di aiutarlo ad alzarsi nessuno ha avuto tempo (?) o voglia (?) di provare a sostenerlo nei suoi passi. Si trascina sul culetto spingendosi con le manine nel pavimento di rena dentro e fuori casa...così per non farci mancare nulla abbiamo anche una bella diarrea cronica, figurati, dorme con i polli e i conigli. Lo misuriamo sorreggendolo, lo rimettiamo seduto…ma lui cerca l’appoggio, vorrebbe alzarsi. Mi tende le braccine, lo sorreggo per camminare e andiamo avanti così una mezz'ora buona. Guardo la madre…la guardo e sento salire la rabbia, mi altero. Le dico in un mix di spagnolo, di dialetto e di italiano con la “S” in fondo, che non è cosa! Che deve farlo camminare tutti i giorni almeno 10 minuti all'ora! Che deve lavarlo! Che deve pulirlo...seguirlo... amarlo! Poi, in questa scena surreale, mi fermo un attimo, mi rinvengo e la guardo, guardo LEI e non il simbolo che assurge. Lei, magra, sporca, sciatta, sdentata, scalza, un bimbo al collo che allatta, un altro dietro legato alla schiena in una coperta come usano qui. Chiedo la sua di età. "Tiene veinticuatro años" ???? 24 anni???.... gliene davo più di me. Ma quanti anni hanno le mamme del Guatemala? Non riesco a capirlo nemmeno questa volta. Le "mamme" del Guatemala, bada bene. Sono mamme qui. Spesso madri bambine, con il volto segnato da chi la sa lunga, le più povere, le mani rovinate dal "trabajo" nei campi, con la legna, con le bestie magre e smunte come loro. Le mamme del Guatemala che mi chiedono a loro volta quanti anni ho...e quando glielo dico mi dicono che sono una " abuela", ovvero una nonna. Io con i miei 38 anni rispondo di “No” e che "Yo no tengo hijos"...non ho bambini. Le mamme del Guatemala si portano una mano alla bocca, non velano lo sconcerto… tornano donne, mi guardano stupite, si rattristano per me, mi abbracciano, mi danno pacche sulle spalle, mi consolano. Le donne del Guatemala...non capiscono...scrollano la testa, disapprovano la “mala suerte” che è con me evidentemente, perché qui, se a venticinque anni non sei sposata, o non hai figli, non sei nessuno, non esisti. Sono poche a non avere minimo 4 o 5 bambini. Alla mia età è grave non tener famiglia, non si capacitano, mi toccano con una mano in segno di vicinanza.

E qui, distante da tutto ciò che di solito mi circonda, tornano i miei pensieri di donna, sui casi della vita, su quelli personali, sulle opportunità passate, sull’orologio biologico, sui questi tempi che mi portano ora lontano da casa…io, che non ho figli, vicino ai figli di altre, che si dispiacciono per i figli che non ho, e io, in modo diverso, per la qualità della vita di quelli che hanno loro. Così mi commuovo anch'io, perché la mamma di prima aveva anche altri tre figli...ma il marito alcolista li ha venduti per comprarsi da bere...e poi l'ha presa a colpi di macete, e ora cammina male anche lei poverina...e capisci… arrivo io dall'Italia a far la ‘maestra’...ma cosa voglio insegnarle io ???…cosa posso saperne io ??? Mi cade ogni certezza e mi rimane solo quella della bellezza di queste donne del Guatemala...sono "muj linde, muj hermose" nei loro abiti coloratissimi tradizionali, bellissimi, tessuti a mano da loro stesse o da altre donne come loro, in una società matriarcale che si aiuta come una volta, dove gli uomini sono comunque molto presenti, quando le cose funzionano, perché qui nel bene e nel male, sono tutti molto religiosi e la famiglia è sacra. Belle da far paura. Belle anche scalze, sporche, povere. Prive di tutto

eppure cosi ricche…..Se le fissi anche solo per un secondo si ritraggono e abbassano lo sguardo. Se chiedi di far una foto dicono sempre di no...ma magari han piacere che la fai ai loro bimbi. A loro no “por favor no..” si vergognano, ridono pudiche e si coprono il volto con le mani. Hai voglia di dir che son splendide, hai voglia di sorridere, hai voglia di provare a convincerle....

E così mi ritrovo a diventar ladra. Ladra di foto, di volti, di sguardi rubati, di colori sognati, di bimbi, di porte, di muri. ..in una fame e sete tremenda di immagini da associare agli scherzi della ormai labile memoria che mi ritrovo… io con la testa oberata di cose, di pensieri probabilmente superflui e sicuramente vani che voglio

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schiacciare e schiacciare per far posto alle scene che vedo...e ne vedo, ne vedo di foto pronte....o se ne vedo, ne vedo in continuo... scatterei sempre, scatterei per ore… Ma non si può… non posso, non devo, non voglio. Donne che non hanno nulla. Povere, ma ricche. Ricche di una dignità che mi commuove, eleganti e fiere, altissime, di un'altezza che le eleva sopra ogni cosa, quando ci abbracciano per il segno di pace, quando ci invitano a pranzo e prima di iniziare dicono le più belle preghiere di ringraziamento per averci vicino e perché Dio possa proteggere noi e le nostre famiglie, quando, anche nel pollaio più povero dove ci ricevono, puliscono l'unico sgabello di legno o se lo fanno prestare dalla vicina solo per farci sedere...

Io che qui non avverto la stanchezza, e che mi sembra di non aver mai fatto altro se non di star seduta da una vita, sono qui con uno zaino di giochi in spalla e un metro per misurare le altezze dei figli...loro con due bimbi in collo e una fascina di legna sulla schiena e il peso di una vita che nonostante tutto le fa comunque sorridere. Perché sanno donarti sorrisi bellissimi e ridono le mamme/donne del Guatemala... ridono mentre parlo uno spagnolo buffo, mentre faccio il solletico ai loro bimbi, mentre divento anch'io un po’ bimba del Guatemala e mi rotolo in posti dove non avrei mai pensato nemmeno di poter passare e gioco a prender pidocchi, ricorrendo le grida dei più piccoli che per un aereo giocattolo o una macchinina sembra che gli hai

donato non so cosa, e urlano di gioia chiamando tutto il vicinato e ti inseguono per il bosco finché non sparisci, salutandoti con la mano. E torno ad esser ladra questa volta di sorrisi, sorrisi di festa e sorrisi amari, volti gioiosi e occhi tristi, volti invecchiati di madri bambine, volti rugosi di abuele che hanno visto una vita che non vedrò mai, ma che solo a pensarla mi commuove. Torno a casa e, sai, non importa più se piove. I colori sono ancora più forti e belli e il verde e più verde, il rojo più rojo e l'amarillo più amarillo... o forse non piove nemmeno più'...piove solo sul mio viso...perché tutto questo a volte mi sembra di non saperlo gestire, e mi sento solo in debito e sento solo di dover ringraziare per tutto quello che ho, che vedo, che imparo.

Mi chiedi delle foto...e sai che c’è? c’è che in tutto questo, le foto non le faccio...non come vorrei, non come saprei...ma non importa, voglio aver nitidi i ricordi...e non importa…, la dignità va rispettata, così come la timidezza e la vergogna. Che poi quella che in tutto si vergogna di più sono io…e le foto che ho fatto e che mostrerò non sono belle e non rendono, ma la bellezza è altro: è quella delle mani sui telai, dei bimbi che scappano, di queste madri/donne/bambine che non hanno nulla, nemmeno l'altezza...ma che hanno tutto…proprio tutto…compresa quella: un'altezza morale così forte che le fa brillare in cielo accanto alle stelle. Un bacio a tutti, a presto. Elisiana

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