Anno xxx n 32 33 6 ottobre 2013

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ANNO XXX N° 32/33 - 6 Ottobre 2013 1.00 SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (Conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Spesso mi son chiesto in questi mesi in cui siamo stati governati dalle cosid- dette “larghe intese” che opinione ha di noi cittadini la classe politica ed ancor più i mezzi di comunicazio- ne incapaci di filtrare le no- tizie spesso assurde e con- traddittorie. È vero che ve- niamo da una storia in cui il popolo era trattato a pa- nem et circenses , ma son passati secoli e un po’ di cervello in più credo ci sarà pure cresciuto. Certamente l’ultima vota- zione non è stata indice di particolare in- telligenza credendo che bastasse un voto di protesta, comicamente espresso, per mettere le cose a posto con il risultato di rendere la nazione ingovernabile in un mo- mento così difficile per l’economia mondiale. Non abbiamo creduto al governo Monti mortificandolo nelle preferenze, scegliendo altri che hanno dimostrato un’incompetenza al limite del ridicolo. Non ci siamo rassegnati al sacrificio anche perché non sempre ri- chiesto nella prospettiva di un bene comune ottenuto con giustizia. Ora siamo qui a leccarci le ferite che stanno andando in cancrena. Da più parti ci guardano con preoccupazione e non solo gli altri stati europei, non più disposti a sopportare le nostre bizzarrie. A questo punto è d’obbligo chiedersi: “Quale futuro?”. Le statistiche ci danno addosso, stati più in difficoltà di noi stanno migliorando a differenza di noi; sono notizie di questi giorni accompagnate quasi sempre dal numero di posti di lavoro che sistematicamente andiamo a perdere con esuberi contati a migliaia. Non ci fu detto che avevamo superato il momento catastrofico rispetto a chi è sceso in piazza a strillare la propria disperazione? Ed ora torna l’uragano a portar via le ultime speranze? Le promesse elettorali certa- mente vanno mantenute, ma quante, in passato, sono state ignorate e riproposte più di una volta anche da chi oggi ne fa un pretesto per altri motivi? Le famiglie sono già tanto preoccupate per lo stipendio non più sufficiente, con la minaccia della perdita del lavoro, di figli e nipoti che alimentano la speranza in altre nazioni e il potere gioca al tiro alla fune in una gara quanto mai deprecabile da spazzar via le ultime risorse. Noi cattolici di fronte a questa situazione cosa facciamo? Ci uniamo al codazzo o reagiamo come ci chiede Papa Francesco il quale in un’omelia pronunciata a Casa Santa. Marta così ha detto: “Un buon cattolico si immischia in politica”, par- tecipa come meglio può, dà “il meglio” di sé: “idee, suggerimenti, il meglio, ma soprattutto il meglio è la preghiera” per chi governa, perché ami il suo popolo, sia umile, ascolti le di- verse opinioni, per scegliere la migliore strada. Amore ed umiltà sono due virtù che andrebbero eserci- tate anche nella no- stra città, dove si continua in azioni che nel mentre si propongono ad insi- diare l’avversario po- litico nocciono terri- bilmente alla nostra S.Benedetto. Pietro Pompei C’è politica e politica! Ma questa cui assistiamo in questi giorni, cos’è? A Casa Santa Marta, Papa Francesco ai cattolici: “I cittadini non possono disinteressarsi della politica, “nessuno di noi può dire: ‘Ma io non c’en- tro in questo, loro governano...’. No, no, io sono responsabile del loro governo e devo fare il meglio perché loro governino bene e devo fare il meglio partecipando nella politica come io posso’.”. OTTOBRE MISSIONARIO Sulle strade del Mondo con il coraggio di osare Siamo invitati a fare memo- ria del “Mandatum Novum” di Nostro Signore, nella con- sapevolezza che dobbiamo uscire “fuori le mura” delle nostre comunità, per rag- giungere le periferie, le fron- tiere, tutto ciò che è distante da noi, non solo fisicamente, ma anche a livello esisten- ziale “Esorto i missionari e le missionarie, specialmente i presbiteri fidei donum e i laici, a vivere con gioia il loro prezioso servizio nelle Chiese a cui sono inviati, e a portare la loro gioia e la loro esperienza alle Chiese da cui provengono”. Queste parole di Papa Francesco, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale 2013 (Gmm), illuminano cuore e mente e trovano un’efficace sintesi nello slogan scelto da Missio (Organismo pastorale della Cei) per l’intero mese missionario di ottobre: “Sulle strade del Mondo”. Segue a pag. 4 Segue a pag. 4 Dopo la visita a Lampedusa, avamposto dell’accoglienza in Europa dei migranti che provengono dall’Africa e dal Medio Oriente; dopo la visita al Centro Astalli di Roma, avamposto nel cuore del Paese della solida- rietà cristiana per migranti e rifugiati, che spesso sono solo “in transito” e diretti nei Paesi del Nord Europa, ecco che Papa Francesco torna a occuparsi, questa volta con un “messaggio” destinato a fare il giro del mondo, del tema delle migrazioni. Questa mattina (24 settembre), in sala stampa vaticana, è stato infatti presentato “Migranti e rifugiati: verso un mondo mi- gliore”, messaggio del Papa per la pros- sima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che verrà celebrata il 19 gennaio 2014. Quel miliardo di persone merita di vivere in un mondo migliore Reso noto il messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato che verrà celebrata il 14 gennaio 2014. Francesco chiede “il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione - che, alla fine, corrisponde proprio alla cultura dello scarto - a un atteggiamento che abbia alla base la cul- tura dell’incontro” Luigi Crimella PAPA FRANCESCO AI CONGRESSISTI “Basta statue da museo Catechisti andate senza paura nelle periferie” Il Pontefice ha tenuto la sua catechesi ai 1.600 catechisti accorsi a Roma da tutto il mondo per l’Anno della fede. Il monito a “es- sere catechisti”, a non “fare i catechisti”. Poi una confidenza sulla sua diocesi, Buenos Aires, rivelatrice della sua idea di mis- sione: “Una delle periferie che mi fa male tanto è quella dei bambini che non sanno farsi il Segno della Croce”. È lì che bisogna andare, perché i catechisti devono avere “l’audacia di tracciare strade nuove” M.Michela Nicolais A pag. 5

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

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ANNO XXX N° 32/33 - 6 Ottobre 2013 € 1.00

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (Conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

Spesso mi son chiesto inquesti mesi in cui siamostati governati dalle cosid-dette “larghe intese” cheopinione ha di noi cittadinila classe politica ed ancorpiù i mezzi di comunicazio-ne incapaci di filtrare le no-tizie spesso assurde e con-traddittorie. È vero che ve-niamo da una storia in cuiil popolo era trattato a pa-nem et circenses , ma sonpassati secoli e un po’ dicervello in più credo ci saràpure cresciuto. Certamente l’ultima vota-zione non è stata indice di particolare in-telligenza credendo che bastasse un votodi protesta, comicamente espresso, permettere le cose a posto con il risultato direndere la nazione ingovernabile in un mo-mento così difficile per l’economia mondiale.Non abbiamo creduto al governo Montimortificandolo nelle preferenze, scegliendo

altri che hanno dimostrato un’incompetenzaal limite del ridicolo. Non ci siamo rassegnatial sacrificio anche perché non sempre ri-chiesto nella prospettiva di un bene comuneottenuto con giustizia. Ora siamo qui aleccarci le ferite che stanno andando incancrena. Da più parti ci guardano conpreoccupazione e non solo gli altri statieuropei, non più disposti a sopportare lenostre bizzarrie. A questo punto è d’obbligochiedersi: “Quale futuro?”. Le statistiche cidanno addosso, stati più in difficoltà di noistanno migliorando a differenza di noi;sono notizie di questi giorni accompagnatequasi sempre dal numero di posti di lavoroche sistematicamente andiamo a perderecon esuberi contati a migliaia. Non ci fudetto che avevamo superato il momentocatastrofico rispetto a chi è sceso in piazzaa strillare la propria disperazione?

Ed ora torna l’uragano a portar via le ultimesperanze? Le promesse elettorali certa-mente vanno mantenute, ma quante, inpassato, sono state ignorate e ripropostepiù di una volta anche da chi oggi ne fa unpretesto per altri motivi?Le famiglie sono già tanto preoccupateper lo stipendio non più sufficiente, con laminaccia della perdita del lavoro, di figli e

nipoti che alimentano lasperanza in altre nazioni eil potere gioca al tiro allafune in una gara quantomai deprecabile da spazzarvia le ultime risorse. Noicattolici di fronte a questasituazione cosa facciamo?Ci uniamo al codazzo oreagiamo come ci chiedePapa Francesco il quale inun’omelia pronunciata aCasa Santa. Marta così hadetto: “Un buon cattolico siimmischia in politica”, par-tecipa come meglio può,dà “il meglio” di sé: “idee,suggerimenti, il meglio, ma

soprattutto il meglio è la preghiera” per chigoverna, perché amiil suo popolo, siaumile, ascolti le di-verse opinioni, perscegliere la migliorestrada. Amore ed umiltàsono due virtù cheandrebbero eserci-tate anche nella no-stra città, dove sicontinua in azioniche nel mentre sipropongono ad insi-diare l’avversario po-litico nocciono terri-bilmente alla nostraS.Benedetto.

Pietro Pompei

C’è politica e politica! Ma questa cui assistiamo in questi giorni, cos’è?

A Casa Santa Marta, Papa Francesco ai cattolici: “I cittadini non possonodisinteressarsi della politica, “nessuno di noi può dire: ‘Ma io non c’en-tro in questo, loro governano...’. No, no, io sono responsabile del lorogoverno e devo fare il meglio perché loro governino bene e devo fare ilmeglio partecipando nella politica come io posso’.”.

OTTOBRE MISSIONARIO

Sulle strade del Mondocon il coraggio di osare

Siamo invitati a fare memo-

ria del “Mandatum Novum”

di Nostro Signore, nella con-

sapevolezza che dobbiamo

uscire “fuori le mura” delle

nostre comunità, per rag-

giungere le periferie, le fron-

tiere, tutto ciò che è distante

da noi, non solo fisicamente,

ma anche a livello esisten-

ziale

“Esorto i missionari e le missionarie, specialmente i presbiteri fidei donum e i laici, a vivere congioia il loro prezioso servizio nelle Chiese a cui sono inviati, e a portare la loro gioia e la loroesperienza alle Chiese da cui provengono”.  Queste parole di Papa Francesco, in occasione dellaGiornata Missionaria Mondiale 2013 (Gmm), illuminano cuore e mente e trovano un’efficacesintesi nello slogan scelto da Missio (Organismo pastorale della Cei) per l’intero mese missionariodi ottobre: “Sulle strade del Mondo”.

Segue a pag. 4

Segue a pag. 4

Dopo la visita a Lampedusa, avamposto

dell’accoglienza in Europa dei migranti che

provengono dall’Africa e dal Medio Oriente;

dopo la visita al Centro Astalli di Roma,

avamposto nel cuore del Paese della solida-

rietà cristiana per migranti e rifugiati, che

spesso sono solo “in transito” e diretti nei

Paesi del Nord Europa, ecco che Papa

Francesco torna a occuparsi, questa volta

con un “messaggio” destinato a fare il giro

del mondo, del tema delle migrazioni.

Questa mattina (24 settembre), in sala

stampa vaticana, è stato infatti presentato

“Migranti e rifugiati: verso un mondo mi-

gliore”, messaggio del Papa per la pros-

sima Giornata mondiale del migrante e del

rifugiato, che verrà celebrata il 19 gennaio

2014.

Quel miliardo di personemerita di vivere in un mondo miglioreReso noto il messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale delmigrante e del rifugiato che verrà celebrata il 14 gennaio 2014. Francesco chiede “il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura,di disinteresse o di emarginazione - che, alla fine, corrisponde proprioalla cultura dello scarto - a un atteggiamento che abbia alla base la cul-tura dell’incontro” Luigi Crimella

PAPA FRANCESCO AI CONGRESSISTI

“Basta statue da museoCatechisti andate senzapaura nelle periferie”Il Pontefice ha tenuto la sua catechesi ai1.600 catechisti accorsi a Roma da tutto ilmondo per l’Anno della fede. Il monito a “es-sere catechisti”, a non “fare i catechisti”. Poi una confidenza sulla sua diocesi, Buenos Aires, rivelatrice della sua idea di mis-sione: “Una delle periferie che mi fa male tanto è quella dei bambini che non sannofarsi il Segno della Croce”. È lì che bisogna andare, perché i catechisti devono avere“l’audacia di tracciare strade nuove”

M.Michela Nicolais

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Anno XXX

6 Ottobre 2013

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ASIA/SIRIA - L’Arcivescovo greco-cattolicodi Aleppo: ecco le cifre del disastro sirianoLe cifre della catastrofe siriana non si fermano

al devastante conteggio dei morti e dei feriti.

In una nota inviata all’Agenzia Fides, l’Arcive-

scovo Jean-Clément Jeanbart, Metropolita di

Aleppo dei greco-cattolici, raccoglie altri dati

quantitativi che contribuiscono a far compren-

dere le dimensioni del disastro. “In questi ul-

timi mesi, solo a a Aleppo” racconta

l’Arcivescovo “1400 fabbriche e officine sono

state saccheggiate, demolite o bruciate, men-

tre in tutto il Paese più di duemila scuole sono state devastate o messe fuori uso, 37

ospedali insieme sa un migliaio di piccole cliniche e dispensari sono stati vandalizzati.

La gran parte dei silos di grano sono stati svuotati, le centrali elettriche sabotate, le linee

ferroviarie smantellate e le strade bloccate e rese pericolose e impraticabili a causa della

bande armate che terrorizzano i viaggiatori che osano spostarsi e si azzardano a uscire

fuori città. Davanti a queste avversità e alle sventura in cui siamo precipitati” aggiunge

mons. Jeanbart “non ci resta che affidarci alla Misericordia divina, la sola capace di libe-

rarci e ristabilire la pace nel Paese. (…). Che la Santa Croce del Signore illumini quelli

che hanno il potere. Noi non possiamo che ringraziare Papa Francesco per i suoi appelli

ripetuti e insistenti alla preghiera per la pace in Siria. (GV) (Agenzia Fides 25/9/2013).

Il Papa aveva ragione La preghiera per la pace del Vescovo di Roma è stata esaudita, e la

sua valutazione della situazione internazionale si è rivelata giusta

Di P. Alfonso M. Bruno, FI

Proprietà: “Confraternita SS.mo Sacramento e Cristo Morto”Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI ASCOLI PICENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

“No a gesti sconsiderati,

prima viene il Paese”

Il Paese ha bisogno di una politica responsabile

La nota dell’Azione Cattolica a conclusione del Convegno Nazionale

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Riportiamo di seguito la Nota sulla situazionepolitica della Presidenza nazionale dell’AzioneCattolica e dei Presidenti e Assistenti unitaridiocesani dell’AC italiana a conclusione delloro Convegno nazionale, che di fatto apre ilcammino che conduce alla XV assembleanazionale dell’Associazione. Viviamo giornidrammatici. Alla già grave crisi economica chesemina quotidianamente povertà e disperazionenelle famiglie italiane si aggiunge la sconside-ratezza di una vicenda politica avvitata su sestessa, sempre più incapace di dare risposte aibisogni reali del Paese e della nostra gente e cheormai è arrivata all’irresponsabilità istituzio-nale, con la messa in discussione degli stessicardini su cui si fonda la Repubblica, l’equili-brio dei poteri e il sistema democratico che nesono il fondamento. La politica e soprattutto al-cuni dei suoi massimi protagonisti sembranosempre più abdicare a principi connaturati allagestione della res pubblica, alla ricerca del benecomune, preferendo perseguire i propri obiettiviper vie traverse, “salvare la pelle” ad ogni costo,senza preoccuparsi di proporre al Paese idee eprogrammi veri per affrontare la crisi econo-mica e sociale, senza parlare ai giovani delleloro speranze e aspettative. La politica ha ces-sato di essere l’arte del governo della società edè diventata, in uno dei momenti più drammaticidella storia repubblicana, il luogo del tatticismopiù esasperato che allontana chi ne nutre unaconcezione più nobile e attira chi sa nuotare nelmare delle meschinità dei piccoli interessi diparte. In Italia, i numeri della povertà sono innetto aumento. I dati più recenti parlano di circa10 milioni di persone in condizione di povertàrelativa e altri 5 in povertà assoluta. Questo si-gnifica che 10 milioni di italiani vivono con 500euro al mese e altri 5 milioni con meno, vistoche la povertà assoluta si misura in termini dibeni e servizi di base necessari a garantire unavita dignitosa. Un recente rapporto denunciache i redditi familiari sono ai livelli di 25 annifa, mentre le spese obbligate - dalla casa allascuola e alla salute - sono più che raddoppiate.Per 100 euro spesi nel 1992, oggi ne servono160, a fronte di salari e pensioni praticamenterimasti invariati in termini di potere d’acquisto.

Solo negli ultimi 3 anni tra i giovani si è perso1 milione di posti di lavoro. Mentre in discus-sione vi è dunque la stessa sopravvivenza dellepersone, in queste ore, non si esclude la sciagu-rata ipotesi di un ritorno alle urne - per di piùsenza una nuova legge elettorale che garantiscaai cittadini la possibilità di scegliere i proprirappresentanti - che certo non serve al Paese,proprio quando qualche timido segnale di ri-presa economia sembra affacciarsi all’oriz-zonte. L’Italia non se lo può permettere. Non sipuò permettere una classe dirigente non all’al-tezza di una Nazione che certamente soffre dimolte contraddizioni interne al corpo sociale,ma ha ancora infinite risorse umane, culturali esociali. I presidenti e gli assistenti diocesanidell’Azione Cattolica - riuniti a Roma per illoro Convegno, che di fatto apre il camminoche conduce alla XV assemblea nazionaledell’Associazione – nella responsabilità diun’associazione radicata su tutto il territorio na-zionale e che giorno per giorno misura le ansie,le attese e la domanda di futuro di tanti italiani- sentono il dovere, come cittadini cristiani, dinon tacere di fronte a quanto accade. Per questoa tutti chiediamo responsabilità e generosità, nelricostruire la tela della speranza e restituire di-gnità a chi vive le troppe fatiche del tempo pre-sente. A quel che resta della nostra classepolitica, alle sue forze migliori chiediamo conforza di governare il Paese, di adoperarsi inmodo adeguato, giusto e di largo respiro me-diante interventi mirati a tutela innanzituttodelle situazioni più gravi, di promuovere con-dizioni di vita più solide per le famiglie e di ga-rantire un futuro per le prossime generazioni. Èquesto il suo mandato, e non può essere piùeluso.

Quando il Papa, mentre in Siria sembrava immi-nente da una parte un attacco degli Stati Uniticontro il regime di Assad, data la responsabilitàdel dittatore di Damasco nello sterminio dei civilicon le armi chimiche, e dall’altra parte unaazione di difesa del regime da parte della Russia,con la conseguente destabilizzazione dell’interoMedio Oriente ed tutto il quadro dei rapporti in-ternazionali, invitò gli uomini di buona volontà,compresi i non cre-denti, ad unirsi a luinel chiedere la preser-vazione della pace,sentimmo che pote-vamo assecondarnesoltanto in un modo:dando diffusione alsuo messaggio, spie-gandolo ed invitando ariflettere sui contenuti.Due punti dell’omeliarisultarono particolar-mente chiari: in primo

luogo, Bergoglio non

prendeva posizione

in favore di alcuna

delle parti in con-

flitto: questo rientranella linea cui tradizionalmente la Santa Sede siattiene in presenza di situazioni di guerra. Tutta-via, nel caso specifico, non mancavano pressionisul Vaticano dirette a fare propendere il Papaverso un orientamento favorevole alla parte concui erano schierati i Cristiani, e cioè il regime: ilPapa non lo fece, dando prova del fatto che nonvi è nessuna differenza tra gli uomini quando laloro esistenza è sacrificata o messa in pericolo;né vi è differenza tra l’oppressione sofferta dal-l’una o dall’altra fede religiosa. Non si dimenti-chi che il conflitto in Siria è sorto per viaprecisamente dell’oppressione - in questo caso

da parte di una minoranza nei confronti di unamaggioranza - degli Alawiti sui Sunniti. Certa-mente molta attenzione veniva prestata in quelmomento alle parole di Bergoglio nell’ambientemusulmano: uno sbilanciamento in favore deiCristiani da parte del Papa sarebbe stato perce-pito come la prova di una persistenza nellaChiesa di una mentalità antislamica ed ancoracondizionata dal colonialismo.

L’altro punto del discorso del Pontefice che ri-

chiamò l’attenzione fu la condanna dell’uso

delle armi di sterminio a danno dei civili: pre-cisamente su tale questione la guerra poteva al-largarsi e degenerare, oppure - superati i limitiposti dalla comunità internazionale - prendere ilcammino di una soluzione negoziata e pacifica.Il voto con cui il Consiglio di Sicurezza ha san-cito la ritrovata unità tra Russi ed Occidentali sulproblema della Siria ci da finalmente la certezzache questa strada è stata imboccata: esso deter-mina infatti, in modo indiretto ma anche inevi-tabile, il cessate il fuoco tra le parti.

L’incontro è stato aperto

dal delegato regionale

Carlo Camoranesi che ha

illustrato i risultati otte-

nuti dalla Fisc Regionale in

questo suo mandato

triennale. Si è poi passato

al primo punto all’ordine

del giorno che è stato il

rinnovo del delegato re-

gionale per la Fisc per il

prossimo triennio. All’unanimità è stato riconfer-

mato il delegato uscente Carlo Camoranesi tra gli

applausi dei presenti. All’assemblea ha preso

parte anche il Presidente Fisc Francesco Zanotti

che ha illustrato il programma dell’assemblea

elettiva nazionale che si terrà a Roma dal 28 al

30 novembre. Durante l’incontro è intervenuto

anche l’arcivescovo di Pesaro S.E.R. Mons. Piero

Coccia: “Il vostro è un servizio molto importante

per la Chiesa, perché permette di far arrivare ai

fedeli la nostra voce.

Bisogna impegnarci tutti

affinché vi sia sempre una

maggiore qualificazione e

una maggiore diffusione

dei settimanali. La nuova

evangelizzazione passa

anche per i mass media e

per i mezzi che ci è possi-

bile utilizzare. Siamo in un

momento di fermento in

cui dobbiamo “combat-

tere” la crisi e in cui dobbiamo “combattere” la

buona battaglia della fede. I nostri settimanali

non devono essere un bollettino parrocchiale,

ma dobbiamo sempre di più diffonderli e radi-

carli nel territorio”.

Dopo un momento di confronto sulle questioni

economiche e sulle varie proposte per rendere

presenti anche sui nuovi mezzi di comunicazione,

i settimanali diocesani, la riunione si è conclusa

con il convivio presso la Caritas di Pesaro.

Simone Incicco

Arcivescovo di Pesaro. Mons. Piero Coccia: “Combattiamo la crisi e incrementiamo l’offertadei settimanali diocesani”

PESARO - Si è tenuta venerdì 27 settembre a Pesaro l’assemblea dei delegati

dei settimanali Diocesani delle Marche.

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Parola del SignoreXXVII Domenica Ordinaria C

dal VANGElO secondo luCA

Gli apostoli dissero al Signore:

[6]”Aumenta la nostra fede!”. Il

Signore rispose: “Se aveste fede

quanto un granellino di senapa,

potreste dire a questo gelso: Sii

sradicato e trapiantato nel mare,

ed esso vi ascolterebbe.

[7]Chi di voi, se ha un servo ad

arare o a pascolare il gregge, gli

dirà quando rientra dal campo:

Vieni subito e mettiti a tavola?

[8]Non gli dirà piuttosto: Prepa-

rami da mangiare, rimboccati la

veste e servimi, finché io abbia

mangiato e bevuto, e dopo man-

gerai e berrai anche tu? [9]Si riterrà obbli-

gato verso il suo servo, perché ha eseguito

gli ordini ricevuti? [10]Così anche voi,

quando avrete fatto tutto quello che vi è

stato ordinato, dite: Siamo servi inutili.

Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.

DAl VAngelo DI lUCA 17,5-10

Leggendo questo brano dovremmo fare losforzo di meditarlo al contrario, soppesandoprima i versetti dal 7 al 10 poi il versetto 6.Guardando il brano in questo modo notiamoche Gesù dà una lettura molto forte e moltoesigente del rapporto tra l’uomo e Dio (siamosevi inutili), ma non è come potrebbe sembrareuno sfruttamento, è una riflessione fatta apartire dal punto di vista della FEDE, dellaesigenza forte e assoluta dell’AMORE. Ri-pensiamo ad Abramo, a cui Dio chiede laprova del sacrificio del suo unico figlio, aMaria a cui viene chiesta una partecipazioneal disegno di Dio senza tentennamenti, a Giu-seppe che senza potersi appigliare a nessunsegno, a nessuna evidenza (se non la suafede) si vede costretto a una trasformazioneradicale del suo progetto di vita e a seguire incontinuazione indicazioni dall’ALTO senzabattere ciglio. Ma soprattutto pensiamo a Gesù che per esi-genza dell’Amore, del suo amore per noi,suoi piccoli e immeritevoli fratelli giunge ad

annichilirsi – an-nientarsi - dalla suadivinità alla nostraumanità, e a moriresulla croce per noiuomini, per la no-stra salvezza. Ri-cordiamo che lacroce era la con-danna a morte deglischiavi e Gesù eraed é uno schiavo,SCHIAVO del suoimmenso AMOREper noi.

L’uomo più libero del creato si fa schiavo peramore nostro, uomini ingrati e di dura cerviceche ci scandalizziamo perché Dio osa chiedercidi corrispondere al suo amore, pronti e buonisolo a lamentarci della esigente richiesta diDio. Ma una cosa è certa, Dio per il suoprogetto non vuole mammolette, ma uomini(maschi e femmine) con una spina dorsaleforte, uomini pronti a rischiare la propria vitain questa “scommessa”, in questo camminoduro e difficile, che dona pace e letizia, e dà achi ha fiducia in Lui la possibilità di compieregrandi opere, anche più grandi delle sue (Seaveste fede quanto un granellino di senapa,potreste dire a questo gelso: Sii sradicato etrapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe).E allora, uniamoci anche noi a quella bellissimarichiesta degli apostoli, che capiscono chesolo con il suo aiuto possono seguirlo sullastrada dell’amore: SIGNORE AUMENTA LANOSTRA FEDE.

Riccardo

PILLOLE DI SAGGEZZA:

L’AMORE SI PAGA CON L’AMORE (SAn gIoVAnnI DellA CRoCe)

L’AMORE CHE PROVIAMO PER DIO SI NUTRE DELLE COSE DIFFICILE

CHE FACCIAMO PER LUI. (loUIS loCHeT)

3Anno XXX

6 Ottobre 2013 PAG

Anno della Fede2012 2013

Nell’imminenza e all’inizio della Pasqua ebraica

128. L’ULTIMA CENA DI GESÙ NEL CENACOLOLeggiamo Mt 26,17-25 che ci porta al giorno

14 nisan, quando si facevano i preparativi per laPasqua e al pomeriggio dello stesso 14 nisan, cioè,il 15 nisan in quanto il giorno liturgico iniziava ilpomeriggio e finiva con il pomeriggio successivo.Gesù muore le tre pomeridiane, quindi nel mezzodella Pasqua.

1. La prima parte della giornata del 14 nisan.La Pasqua ebraica si celebrava nel pleniluniodopo l’equinozio della primavera. “Il primo

giorno degli Azzimi, i discepoli si avvicinarono a

Gesù e gli dissero: ‘Dove vuoi che prepariamo

per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?’.18Ed egli rispose: ‘Andate in città da un tale e di-

tegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino;

farò la Pasqua da te con i miei discepoli’. 19I di-

scepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e

prepararono la Pasqua” (Mt 26,17-19). Il primogiorno degli azzimi, cioè il giorno solare del 14nisan, era riservato alla preparazione della Pasqua:l’eliminazione del pane fermentato, l’acquistodelle erbe amare, l’uccisione dell’agnello. Erachiamato “degli azzimi” perché si incominciavagià a mangiare solo pane azzimo, in quello e neisette giorni successivi. “Dove vuoi che prepa-

riamo per te, perché tu possa mangiare la Pa-

squa?”. La formulazione della domandariserva una sorpresa, quasi che la Pasquariguardi solo Gesù; si notino: “per te”,“perché tu possa…”. Ancor più significa-tive sono le parole che i discepoli devonorivolgere a un tale: Il mio tempo (ho kai-ròs mou) è vicino… Gesù si riferisce chia-ramente al suo tempo, kairós, quello dellasua passione, morte e risurrezione, giàpreannunciato da lui più volte. Quindi, idiscepoli parlano della Pasqua secondo ilrituale ebraico; Gesù pensa alla sua Pa-squa di morte e risurrezione. Tuttavia,Matteo conclude dicendo che “i discepoli fecero

come aveva loro ordinato Gesù e prepararono la

Pasqua”.

2. Il pomeriggio dello stesso giorno che – ri-

cordiamo - era, per gli ebrei, l’inizio del 15 nisan,

il giorno di Pasqua. “Venuta la sera, si mise a ta-

vola con i Dodici. 21Mentre mangiavano, disse:

‘In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà’. 22Ed

essi, profondamente rattristati, cominciarono cia-

scuno a domandargli: ‘Sono forse io, Signore?’.23Ed egli rispose: ‘Colui che ha messo con me la

mano nel piatto, è quello che mi tradirà. 24Il Figlio

dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma

guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo

viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse

mai nato!’. 25Giuda, il traditore, disse: ‘Rabbì,

sono forse io?’. Gli rispose: ‘Tu l’hai detto’” (Mt26,20-25).

Siamo alla sera e la Pasqua ha inizio per pro-lungarsi fino al tramonto del giorno successivo. Aquesto punto dovrebbe incominciare il rito dellaPasqua ebraica descritto dalla Mishna, Seder II,Pesachim, ma di esso non si fa nessun cenno. In-vece, Gesù riprende il tema del tradimento, già

presentato in 26,2 (vedi puntata n. 126), e rimanesoltanto su quel tema. Rivela anche chi sarà l’ese-cutore , cioè Giuda.

Nasce il problema di natura storica: l’ultimaCena di Gesù fu, o no, una cena pasquale ebraica?

3. La posizione di Giovanni. E’ questa: l’ul-tima Cena non fu una cena pasquale. Infatti, du-rante il processo, quindi dopo la cena delCenacolo, i giudei “Condussero Gesù dalla casadi Caifa nel pretorio. Era l’alba ed essi non vollero

entrare nel pretorio, per non contaminarsi e poter

mangiare la Pasqua” (18.28); Pilato, a sua volta,ricorda ai giudei: “Vi è tra voi l’usanza che, in oc-

casione della Pasqua, io rimetta uno in libertà pervoi: volete dunque che io rimetta in libertà per voiil re dei Giudei?» (18,39); ed essi scelgono Ba-rabba. Poco dopo viene spiegato che: “Era la Pa-

rasceve [la Preparazione] della Pasqua, versomezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: ‘Ecco il vo-stro re!’” (19,14). Ripete che, quando Gesù morì“Era il giorno della Parasceve” e i giudei chiedonoche i condannati non rimangano sulla croce du-rante il giorno di Pasqua. Ripete la cosa in occa-sione della sepoltura: “Là dunque, poiché era ilgiorno della Parasceve dei Giudei…, posero Gesù(19,42). Questi testi escludono la Pasqua.

4. La posizione di Matteo. E’ la più vicina aquella di Giovanni, in quanto non si interessa dellaPasqua, ma del tradimento. Forse fa un richiamoalla Pasqua nella frase: “Dopo aver cantatol’inno” (Mt 26,39) che rimanderebbe ai Salmi113-118 recitati in quella festa. Si noti che la tesidi Joachim Jeremias, tutta per la cena pasquale

del Gesù storico, a ragione, non ha certo raggiuntol’unanimità degli studiosi.

5. Cosa concludere? Prescindendo dalle ipo-tesi se Gesù ha anticipata, se ha seguito calendaridiversi e altro, è impossibile negare del tutto qual-che cosa di pasquale, Rimane vero il fatto cheMatteo non fa spazio per la Pasqua del ritualeebraico. Si riporta solo a un certo clima pasqualee punta decisamente su Gesù, che la vera Pasqua.Era questa già la linea di Paolo: “Cristo, nostraPasqua, è stato immolato” (1Cor 5,7); come anchequella di Pietro: “Cristo, agnello senza difetti esenza macchia” (1Pt 1,19) e quella dell’Apoca-lisse: “Agnello, in piedi, come immolato” (Ap5,6). E’ anche la nostra.

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Domenica 6 ottobre

Ore 09.00 Martinsicuro Madre Teresa di Calcutta: S. Messa, con S. Cresime

Ore 10.30 Centobuchi Regina Pacis: Saluto al nuovo gruppo scout

Ore 11.30 S. Benedetto Tr. Sacra Famiglia: S. Messa, con S. Cresime

Ore 19.00 S. Benedetto Tr. S. Filippo Neri: S. Messa con Battesimo

Martedì 8 – Giovedì 10 ottobre Roma Visita ai Dicasteri Pontifici

Sabato 12 ottobre

Ore 17.00 S. Benedetto Tr. Abbazia: S. Messa, con S. Cresime

Domenica 13 ottobre

Ore 09.00 Paolantonio S. Messa, con S. Cresime

Ore 11.00 Grottammare S. Pio V: S. Messa, con S. Cresime

Ore 17.00 S. Benedetto Tr. Abbazia: S. Mesa in occasionedel S. Patrono

Incontri Pastorali del Vescovo

duRANTE lA SETTIMANA 6-13 OTTOBRE 2013

Buon catechismo a tutta la Diocesi!Ormai in tutta la diocesi i gruppi di catechismo si preparano alla partenza di un nuovo anno insieme. Il cammino chel’Azione Cattolica propone ai ragazzi porta il titolo “Non c’è gioco senza te” e si incentra sui temi della gioia e dellacompagnia, che si riflettono nelle realtà della carità e della comunione. Il gioco è espressione di relazioni vissute inmodo spontaneo, di un approccio all’altro e alla vita che sa coinvolgere e permette di mettersi e mettere in discussione.L’icona biblica che accompagna questo cammino è “Quelli che troverete chiamateli” (Mt 22, 1-14), un invito a volgerelo sguardo verso l’altro e fare scelte di solidarietà, aprendosi anche alla concretezza della vita cittadina, nella quale sipuò vivere concretamente la fede. All’apertura poi si è chiamati anche in contesto ecclesiale, perchè la fede non puòmai essere vissuta da soli, nei ristretti spazi delle nostre sicurezze. Auguriamo a tutti i ragazzi e ai loro educatori divivere in pienezza questo nuovo anno, crescendo nella consapevolezza di se stessi e delle realtà che li circondano, met-tendosi sempre più, come il tema suggerisce, in gioco. Da l’Ancora on line Simone Caffarini

Page 4: Anno xxx n 32 33 6 ottobre 2013

Difficoltà e risorse nella vita di coppiaI coniugi Ventriglia parlano di legami liquidi

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – “Mantenere la rotta: essere coppianell’era dei legami liquidi”, questo il titolo del nuovo incontro organizzatodal Centro Famiglia sotto l’egida della Fondazione Carisap e la parteci-pazione di partner e sponsor come l’Ambito Territoriale Sociale 21, leparrocchie Sant’Antonio e San Filippo Neri, le Isc Centro e Nord e il Co-mune sambenedettese. L’appuntamento, inserito nell’ampio progetto“La famiglia per la famiglia”, è per venerdì 11 ottobre alle 21.15 presso

l’auditorium comunale di viale De Gasperi; a guidare l’incontro formativo diestrema contemporaneità saranno i coniugi Ventriglia che approfondiranno le difficoltà ele risorse della vita a due traendo spunto dalla loro ultima pubblicazione “Le spie rossedell’amore – Cosa non fare nella vita di coppia”. L’amore liquido, come insegna ZygmuntBauman, rappresenta il nuovo disagio dell’affettività che si dimostra sempre più fragile difronte alla frammentazione e all’individualismo della vita moderna che talvolta non trovaappigli concreti per consolidarsi. Insomma, l’incontro di venerdì 11 sarà una nuova oppor-tunità, secondo i principi che muovono l’associazione di volontari Centro Famiglia, per rin-saldare i legami familiari e offrire un’ancora a sostegno delle famiglie in difficoltà.

4 Anno XXX

6 Ottobre 2013PAG

dalla prima paginaPapa Francesco ad Assisi il 4 Ottobre 2013

giorno delle celebrazioni di San Francesco

patrono d’Italia.

In risposta all’invito di monsignor Do-menico Sorrentino, Vescovo di Assisi,e degli altri Vescovi Umbri, è stataconfermata la visita di Papa Francescoad Assisi, nel giorno dei festeggia-menti in onore di San Francesco. Lecelebrazioni per la ricorrenza del santoPatrono d’Italia del prossimo 4 ottobresi preannunciano così come eventostraordinario. Papa Bergoglio sarà il diciannovesimo successore di Pietro a giungere nella città se-rafica, in ben sei occasioni visitata da Giovanni Paolo II, mentre due sono state le visite effettuateda Papa Benedetto XVI. In un precedente 4 ottobre, quello del 1962, di ritorno da Loreto alla vigiliadel Concilio Vaticano II giunse ad Assisi, in treno, Papa Giovanni XXIII. Il 3 e 4 Ottobre e nellegiornate di preparazione antecedenti, come tutti gli anni, si terranno ad Assisi e Santa Maria degliAngeli, grandi festeggiamenti, celebrazioni, solenni cerimonie, canti e danze popolari in onore diSan Francesco Patrono d’Italia. Quest’anno le celebrazioni, con la visita di Papa Francesco avrannoun’impronta di eccezionalità. Tra l’altro, per la ricorrenza del 4 ottobre, sarà proprio la RegioneUmbria, dopo vent’anni, a donare l’olio per la lampada che sta perennemente accesa, sulla tomba diSan Francesco d’Assisi, simbolo di pace che tiene viva in tutti noi la fiamma della fede in Dio e del-l’amore verso la sua Chiesa. San Francesco è stato proclamato patrono principale d’Italia il 18 giugno1939 da papa Pio XII, che lo definì: “Il più italiano dei Santi, il più Santo degli Italiani” e da allorauna regione d’Italia a turno, secondo un calendario stabilito, offre l’olio per la lampada dei comunid’Italia che arde sulla tomba del Santo Patrono, come simbolo di gioia, rinnovamento e rinascita.

Ecco che allora siamo invitati a fare memoria del“Mandatum Novum” di Nostro Signore, nellaconsapevolezza che dobbiamo uscire “fuori lemura” delle nostre comunità, per raggiungere leperiferie, le frontiere, tuttociò che è distante da noi,non solo fisicamente, maanche a livello esisten-ziale. Si tratta in sostanzadi operare un decentra-mento nel nostro “modusvivendi”, a fianco deipoveri, degli ultimi, neibassifondi dove sono re-legati. Essere credenti,infatti, significa assun-zione delle proprie re-sponsabilità rispetto allaconversione del cuore,al bene condiviso, allapace, alla giustizia, allariconciliazione, al rispettodel creato.A parte quelle terre dovesi combattono guerre atutto campo – dalla Siriaall’Iraq, dalla Somalia alla regione sudanese delDarfur, dalla Repubblica Centrafricana all’exZaire – o le grandi baraccopoli latinoamericane,asiatiche o africane, vi sono degli areopaghi esi-stenziali che vanno oltre la categoria geografica.Basti pensare alla crisi dei mercati che ha pena-lizzato un numero indicibile di persone, a cui ènegato il lavoro e dunque, come ha detto recen-temente Papa Bergoglio a Cagliari,   la dignitàdella persona umana “creata a immagine somi-glianza di Dio”.Inutile nasconderselo, se la dimensione religiosaviene spesso  percepita, nella nostra società glo-balizzata, come un qualcosa di accessorio se nonaddirittura alienante è perché non abbiamo com-preso che il perimetro della speranza non puòcoincidere con quello delle sacrestie, ma abbracciail mondo intero. Papa Francesco che viene dalla“fine del mondo”, come i nostri missionari, ha ilcoraggio di osare: è convinto più che mai del-l’urgenza di rendere intelligibile il Vangelo, ri-nunciando agli orpelli delle corti medievali.

È così che ci piace immaginarci missionari e conquesto spirito vogliamo festeggiare l’OttobreMissionario. Da una parte, c’è il nostro dovere diannunciare e testimoniare la Buona Notizia,

mentre dall’altra può ma-nifestarsi l’adesione o il ri-fiuto di qualsivoglia inter-locutore. Ciascuno alle presecon la più problematicadelle saggezze: il dubbio.Qui non discutiamo affattosulle verità rivelate, ma sullemodalità che perseguiamonell’affermarle. Quante vol-te, ammettiamolo, le nostrepromesse si sono dissoltecome fossero bolle di sa-pone o i nostri gesti hannooffuscato il mistero del-l’amore. Ecco che allora,accanto ai valori manomessidalla Storia, si evince sem-pre più il bisogno di realiz-zare un radicale rinnova-mento del nostro modo divivere la missione.

Al di là delle più sante intenzioni, come peraltroha stigmatizzato, in più circostanze, Papa Bergoglio,la missione non può ridursi ad un insieme di“cose da fare” o in un’organizzazione umanitariamolto efficiente, ma a volte poco credibile dalpunto di vista testimoniale. Non sarà, pertanto, ilfascino delle opere, né le promesse di sviluppo edi progresso, ciò che evangelizza, ma la fede deldiscepolo, in periferia, a fianco dei poveri.A noi il compito di comprendere le provocazionia tutto campo del Vescovo di Roma, in un mondoche ha fame e sete di Dio. A pensarci bene, con isuoi gesti e le sue parole, egli ci sta provocando,ricordandoci che l’orizzonte assoluto sotto cuipensare le verità rivelate non può ridursi alladottrina “tout court”. Esse devono tornare ad es-sere evidenti, dunque comprensibili, nel vissutodelle nostre comunità. Perché il cristianesimo, èbene rammentarlo, rimane, sempre e comunque,un’esperienza che cambia la vita.

giulio Albanese

OTTOBRE MISSIONARIO Sulle strade del Mondo con il coraggio di osare

Una lunghezza di quattro-cinque cartelle

fitte, tradotto come al solito nelle princi-

pali lingue, il documento è pronto per es-

sere inviato a tutte le nunziature della

Santa Sede in giro per il mondo e quindi

ad essere diffuso tra i fedeli dei cinque

continenti tramite le diocesi e le parroc-

chie. Il cardinale Antonio Maria Vegliò,

presidente del Pontificio Consiglio per la

pastorale dei migranti e degli itineranti,

che lo ha presentato alla stampa, ha vo-

luto sottolineare che “sarebbe importante

se anche a livello della società civile, dei go-

verni e del mondo politico ci fosse un’ade-

guata accoglienza di testi come questo. Per

raggiungere questo fine - ha aggiunto - è

molto importante il ruolo dei mass media,

chiamati a divulgarne i contenuti e a ‘stuzzi-

care’ i politici che debbono agire nel senso

di contribuire a risolvere i problemi dei mi-

granti”. Cosa dice il Papa nel messaggio.Nel suo messaggio, Papa Francesco riflette

prima sul fenomeno e sui suoi risvolti di na-

tura umana, sociale, religiosa.

Quel miliardo di personemerita di vivere in un mondo migliore

dalla prima pagina

Quindi formula alcune proposte per avviare

una soluzione che sia in linea col rispetto

della persona di ogni migrante. Nota che

“non di rado, infatti, l’arrivo di migranti, pro-

fughi, richiedenti asilo e rifugiati suscita nelle

popolazioni locali sospetti e ostilità”. “I mezzi

di comunicazione sociale, in questo campo,

hanno un ruolo di grande responsabilità:

tocca a loro, infatti, smascherare stereotipi

e offrire corrette informazioni, dove capiterà

di denunciare l’errore di alcuni, ma anche di

descrivere l’onestà, la rettitudine e la gran-

dezza d’animo dei più”. Secondo Papa

Francesco “è necessario un cambio di atteg-

giamento verso i migranti e rifugiati da parte

di tutti; il passaggio da un atteggiamento di

difesa e di paura, di disinteresse o di emar-

ginazione - che, alla fine, cor-

risponde proprio alla ‘cultura

dello scarto’ - a un atteggia-

mento che abbia alla base la

‘cultura dell’incontro’, l’unica

capace di costruire un

mondo più giusto e fraterno,

un mondo migliore”. Incorag-

gia, quindi, ad agire sul piano

della cooperazione allargata

a livello internazionale, così

da approntare modalità d’in-

tervento efficaci. Invita i sin-

goli Paesi a offrire al proprio

interno condizioni migliori di

vita, per evitare il più possi-

bile la via obbligata delle mi-

grazioni di massa. Infine

chiede opportuni provvedi-

menti per favorire il supera-

mento dei pregiudizi da parte

dei paesi di arrivo. Dopo aver

ricordato che lo stesso Gesù

è stato insieme “migrante” e

“rifugiato” per sfuggire alla

persecuzione di Erode, Papa Francesco fa

appello alla carità di uomini e istituzioni per

“la costruzione di una società più giusta, una

democrazia più compiuta, un mondo più fra-

terno”. Sarà accolto il suo appello?

Page 5: Anno xxx n 32 33 6 ottobre 2013

5Anno XXX

6 Ottobre 2013 PAG

Se si dovesse utilizzare un termometro permisurare il grado di sintonia fra la Chiesa italianae Papa Francesco, la temperatura sarebbe davverocalda. Di quel calore dell’anima più volte evocatodal Papa nei suoi incontri. Testimoniato dai suoisorrisi aperti e incoraggianti, dagli abbracci chedisorientano e sorprendono i suoi ospiti, dallestrette di mano mai negate, dalle carezze per ipiù piccoli, dalle attenzioni tutte speciali per ipoveri di ogni periferia.E più che nell’accetta-zione, tutt’altro che for-male da parte dei vescovi,delle sue indicazioni ge-nerali alla Cei (proseguireil dialogo con le istituzioniculturali, sociali e politi-che; rendere forti le Con-ferenze episcopali regio-nali perché siano vocidelle diverse realtà; ri-vedere il numero dellediocesi italiane), sta nelleparole e nello stile delcardinale Angelo Bagnasco la cartina di tornasoledi questa precisa volontà di assecondare il Magi-stero di Francesco, senza se e senza ma. Anzicon slancio apostolico e missionario, nella perfettaadesione a quella traccia indelebile che vuole icristiani “decentrati”, perché al centro della vitadi tutti, pastori e gregge, c’è Lui: Gesù Cristo.La stessa intonazione generale della prolusionedel cardinale presidente al Consiglio permanentedella Cei risponde a questa urgenza: confermareche in questo cammino missionario la Chiesaitaliana, le Chiese in Italia, sapranno andareincontro al popolo con la mitezza, la misericordiae il discernimento necessari all’urgenza dei tempi.Parole di grande affetto e gratitudine il cardinaleriserva ai giovani dopo la splendida avventuradella Gmg: “Ci hanno chiesto, con la potenzacontagiosa della loro giovinezza, una cosa sem-plicissima, umana e divina insieme: ci chiedonodi ‘stare con loro’. Uno stare con loro cherispecchia la compagnia di Gesù e che rimanda aLui; che prolunga lo stile dell’incarnazione diDio, il quale ha piantato la sua tenda nel mondoe dimora tra le case degli uomini per poteralbergare nel cuore di ciascuno. Essi non voglionoessere esclusi dall’avventura né della vita nédella Chiesa, ma vogliono imparare a vivere ‘de-centrati’ su Cristo ‘sine glossa’, sul Vangelo senzaletture ideologiche né di tipo pelagiano né di tipognostico, di vivere la Chiesa senza storture fun-zionaliste o clericalismi”. E questo “stare con

loro” avrà il marchio indelebile della misericor-dia.Ma il cardinale ha un pensiero anche per sé, per ivescovi e per i sacerdoti: “La vostra richiesta in-coraggia noi e i nostri sacerdoti, cari giovani, ciinvita a non cedere alla tentazione dello scoramentoquando non vediamo i frutti, quando ci sembradi non trovare le vie di accesso ai vostri cuori. Eci sprona a starvi accanto con lo stile del buonpastore, che con pazienza percorre ogni via per

cercare il suo gregge,con mitezza lo richiama,con misericordia lo ac-coglie. Che si pone da-vanti per dare l’esempio,in mezzo perché restiunito, dietro perché nes-suno rimanga indietro,e perché lo stesso greggeha, per così dire, il fiutonel trovare la strada”.Quest’alleanza con i gio-vani che “nella Chiesaci sono” è il segno della

giovinezza della Chiesa italiana, ma è anche ilcontrafforte naturale alla scommessa del cardinaleBagnasco sulla famiglia fondata sul matrimoniodi un uomo e una donna, come “cellula sorgivadi relazioni, primordiale scuola di umanità”. Ladifesa della famiglia e del matrimonio, nellacornice delineata dalla Costituzione italiana, nonha nulla di quella “ingerenza spirituale” o diquella “molestia spirituale” denunciate, a più ri-prese, dallo stesso Papa Francesco. Il cardinaleesprime tutto il bene che lui - e noi popolo di Dio- vediamo nella famiglia naturale, che chiama incausa il bene comune. È “ingerenza” affermareche “la tenuta sociale non dipende in primo luogodalle leggi, ma dalla solidità della famiglia, apertaalla trasmissione della vita e prima palestra di le-gami?”. È “ingerenza” sostenere che “lo Statonon è necessitato a impegnarsi con ogni desiderioindividuale, ma solo con quelle realtà che hannorilevanza per il ‘corpo sociale’ nel suo presente enel suo futuro?”. È ingerenza ribadire che “nessunodovrebbe discriminare, né tanto meno incriminarein alcun modo, chi sostenga ad esempio che lafamiglia è solo quella tra uomo e una donnafondata sul matrimonio, o che la dimensione ses-suata è un fatto di natura e non di cultura?”.Tutto questo, comunque vadano le cose, potràmai far venir meno lo sguardo benevolo, com-passionevole e misericordioso della Chiesa e deicristiani, per tutti gli uomini e le donne di questoPaese? No, non accadrà mai.

La notizia della morte di S.E.R. Mons. SilvanoMontevecchi, Vescovo della confinante diocesidi Ascoli Piceno, ha lasciato un sentimento diprofonda generale mestizia nella nostra diocesi.Era conosciuto e stimato per le varie volte checi ha onorato della sua presenza. È un luttoquesto che colpisce tutti.Il nostro Vescovo, Mons. Gervasio Gestori, ilClero e i fedeli sono particolarmente vicini inquesto momento alla Diocesi di Ascoli Picenocon la preghiera: invocano Dio, perché questoPastore della Chiesa trovi pace e misericordiapresso di Lui. “ Fa o Signore che nulla dellasua vita umana vada perduto; fa che le sue operepastorali rimangano eloquenti ora che non è più:Noi Ti preghiamo perché continui a vivere neisuoi figli spirituali, nel loro cuore come nel loroardire, nella loro coscienza e nei loro pensieri”.Di origini romagnole, ma cittadino ascolano a

tutti gli effetti (aveva ricevuto la cittadinanzaonoraria lo scorso anno), sua Eccellenza Mons.Silvano Montevecchi era nato nel 1938 a VillaVezzano, una frazione di Brisighella, in

provincia di Ravenna. Aveva iniziato il suo ser-vizio sacerdotale proprio nella sua Romagna,prima di approdare ad Ascoli nel 1997. Il 30agosto di sedici anni fa era stato nominato

Vescovo della diocesi di Ascoli Piceno, rice-vendo l’ordinazione episcopale il 4 ottobre 1997dal cardinale Achille Silvestrini, anche lui origi-nario di Brisighella. E fece il suo ingresso in dio-cesi il 25 ottobre.

SUI PASSI DI FRANCESCO

Lo sguardo benevolosull’Italia e gli italianiL’alleanza con i giovani che “nella Chiesa ci sono” è il segno della giovi-nezza della Chiesa italiana, ma è anche il contrafforte naturale alla scom-messa del cardinale Bagnasco sulla famiglia fondata sul matrimonio di unuomo e una donna, come “cellula sorgiva di relazioni, primordiale scuoladi umanità”. Nessuna forma di “ingerenza spirituale” o di “molestia spiri-tuale”, ma una difesa serena e positiva del valore dell’umano

Domenico Delle Foglie

Partecipiamo al lutto che ha colpito la Diocesidi Ascoli Piceno per la morte del VescovoMons. Silvano Montevecchi

Prima l’essere, poi il fare. “Essere catechisti”,non “fare i catechisti”: perché catechista non è“un titolo”, ma “un atteggiamento”. Come?Con “un “movimento di sistole e di diastole”,che parte dalla “creatività” di chi sa “usciredagli schemi”, ma anche dalla “coerenza” di chisa spendersi in quella che è “una delle avven-ture educative più belle”, con la quale “si co-struisce la Chiesa”. Papa Francesco tiene, perla prima volta nell’Anno della fede, una cate-chesi ai catechisti - oltre 1.600 provenienti da51 nazione dei cinque continenti - e dice subito:“Vale anche per me,anch’io sono un catechi-sta”. E la platea applauderipetutamente, con un ca-lore festoso, il successoredi Pietro, che entra in AulaPaolo VI con grande anti-cipo rispetto al previsto,spiazzando perfino i foto-grafi di alcune agenzie in-ternazionali, arrivati allaspicciolata quasi alla finedella catechesi: poco meno di mezz’ora, scan-dita dallo schema dei “vecchi gesuiti” a cui ilPapa ci ha ormai abituato. “Uno, due, tre”, lienumera il Papa e l’empatia con la platea di-venta, se possibile, sempre più forte. Ma erapalpabile subito, appena Papa Francesco hafatto il suo ingresso percorrendo tutta l’AulaPaolo VI dal fondo. Come un ordinario “con-vegnista”, per partecipare, diligente, al con-gresso internazionale di catechesi organizzatoin Vaticano dal Pontificio Consiglio per la pro-mozione della nuova evangelizzazione. Il suodoppio “grazie” ai catechisti, all’inizio - mentrela folla si alza tutta in piedi e grida “Viva ilPapa” - e alla fine della catechesi - quandoprima di accomiatarsi Papa Francesco trova

anche il tempo di indossare il classico “pa-nama” bianco con la fascia nera, scambiandolocon il suo zucchetto - non è di circostanza. Gra-zie “per quello che fate, ma soprattutto perchéci siete nella Chiesa”.Prima l’essere. “La Chiesa non cresce per pro-selitismo. Cresce per attrazione”. Il Papa citaBenedetto XVI, per spiegare che “quello che at-trae è la testimonianza”, e che “essere catechistasignifica dare testimonianza della fede, esserecoerente nella propria vita”. Sistole e diastole. “Rimanere attaccati” a Gesù,

come la vite con i tralci, “averefamiliarità” con Lui”, la primarisposta del Papa e la primaconsegna ideale ai catechisti.Ma ripartire da Cristo - il puntodue - significa anche “imitarlonell’uscire da sé e andare in-contro all’altro”. “Il cuore delcatechista - ha detto il Papa - èin un movimento di sistole ediastole: l’amore di sé e l’in-contro con gli altri”. Il catechi-

sta non prende la percentuale, il catechista è lì,nell’incrocio dei due doni. Papa Francesco noncapisce, e lo confessa apertamente ai suoi inter-locutori, “come un catechista possa rimanerefermo”. È questo il legame tra il secondo e ilterzo punto: ripartire da Cristo significa “nonaver paura di andare con Lui nelle periferie”. Èla paura che blocca, ma Dio non ha paura: “Seun catechista si lascia prendere dalla paura è uncodardo, se sta tranquillo finisce per essere unastatua da museo, e ne abbiamo tante oggi!”, ilgrido d’allarme del Papa. “Quando un cristianoè chiuso si ammala”, ha ricordato. “Preferiscomille volte una Chiesa incidentata e non unaChiesa ammalata”, ha ribadito tra gli applausi.

PAPA FRANCESCO AI CONGRESSISTI

“Basta statue da museoCatechisti andate senza paura nelle periferie”

dalla prima pagina

PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA UN INCENTIVOFISCALE COMUNALE CONTRO TUTTO IL GIOCO D’AZZARDOÈ stato deciso dai comuni della Riviera delle Palme, nelle Marche: San Bene-detto del Tronto, Grottammare, Cupra Marittima su proposta della Coope-rativa Sociale Onlus Ama-AquiloneQuando il gioco d’azzardo penetra anche nei conte-sti sociali legati alla vita quotidiana diventa semprepiù urgente la necessità di porvi un freno. Per questomotivo è nato, circa un anno fa, Rien Ne Va Plus,l’ambulatorio per il trattamento del gioco d’az-zardo patologico che ha sede a San Benedetto delTronto, in via Pasubio 78. Lo sportello è nato nel2012 per iniziativa della cooperativa Ama-Aquilonee da qualche mese si è arricchito di un sito internetdedicato (www.nongiocopiu.it) che ha lo scopo di in-

formare correttamente sui rischi del gioco d’azzardo cercando altresì di fare un’operadi prevenzione. «Il gioco d’azzardo è ormai una realtà presente in ogni città - sostienela dottoressa Paola Modestini, responsabile del servizio della cooperativa socialeonlus Ama-Aquilone - non solo confinata all’interno delle pur numerose sale slot, ri-cevitorie, tabaccherie, sale scommesse ma ben diffusa nei luoghi del quotidiano,come bar, ristoranti, gelaterie, locali d’intrattenimento e altri ancora.

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CUPRA MARITTIMA – Dal 3 al 13 ottobre,l’intera comunità di Cupra Marittima, facenteparte della Parrocchia di San Basso, sarà coin-volta nella Missione Popolare “Alzati e Va”,animata dai Padri Passionisti. Saranno diecigiorni di grande interesse, aventi come principiola Santa Messa presieduta dal Nostro VescovoGestori, nonché numerosi incontri coinvolgentile varie realtà parrocchiali (per un elenco com-pleto, rimandiamo all’immagine). In cosa con-siste una missione Popolare? Quali saranno glielementi di spicco di questi dieci giorni? Per ri-spondere a queste domande, abbiamo incontratoil Parroco di San Basso, nonché referente Dio-cesano per il turismo, lo Sport e il Tempo Li-bero, Don Luigino Scarponi.“Perché unamissione popolare, perché dopo aver messo sula bella chiesa di pietra, occorre mettere su, omeglio restaurare, una chiesa di pietre vive, èla nostra comunità parrocchiale. Siamo cinque-mila abitanti, ma certamente le persone che fre-

quentano la messadomenicale sa-ranno intorno alle1000/1500, ma oc-corre arrivare piùlontano. Perciò lanecessità, volutadal Consiglio Pa-storale Parroc-chiale d’indireuna missione par-rocchiale. È giàpiù di un annoche ci stiamo la-vorando. Vo-gliamo arrivarefino alle periferie della nostracomunità parrocchiale, periferie anche esisten-ziali, non è più come un tempo che basta chesuona la campana e tutti vengono. Quindi ènata la missione parrocchiale. e anche in con-tinuità della proposta che ci viene fatta dal IIConvegno ecclesiale Marchigiano “Alzati e va- vivere e trasmettere oggi la fede nelle Mar-che”, noi abbiamo preso lo stesso slogan “Al-zati e va - vivere e trasmettere oggi la fede ingesù Cristo a Cupra Marittima”. Poi il tuttonasce con la collaborazione molto stretta cheabbiamo con i Passionisti. A Cupra Marittimavi è una devozione fortissima all’Addolorata ea San gabriele dell’Addolorata ed è d’obbligoper questo settenario, invitare i Passionisti. Al-lora in contatto con Padre Aurelio, con Padre

“Alzati e va”, la missione popolare

di Cupra Marittima

Quelli che troverete chiamateli” dal Vangelo diMatteo (22,1-14) è l’invito che accompagneràil cammino dell’anno associativo dell’AzioneCattolica, dedicato in particolare alla missione.Per ripartire in questo cammino l’Azione Cat-tolica diocesana si è ritrovata domenica 22 set-tembre, a vivere una giornata insieme pressol’Oasi di Grottammare. Una bella partecipa-zione nutrita di giovani e adulti, insieme hannovissuto una giornata densa di stimoli dalla me-ditazione dalla Parola, caratterizzata anchedall’incontro delle proprie storie associative edi vita, dal confronto,come è nello stile del-l’AC. L’ascolto della Pa-rola è stato guidato dadon Don Luigino Scar-poni, Assistente unitariodiocesano, che ha sugge-rito i passaggi di comefare una lectio ricordandoCarlo Maria Martini e isuoi insegnamenti, haquindi meditato sul brano evangelico dell’annoassociativo proponendo anche le riflessioni del-l’Assistente regionale Don Giordano Trapasso.Il richiamo alla festa di nozze, già pronta, percui la fede è una chiamata alla gioia, “la gioiadi essere uniti a Cristo” e di esserlo nella storia:nella Chiesa, è un richiamo all’Ac a puntareprima di tutto all’essenziale della vita di fede ea vivere la gioia. La riflessione sulla veste nu-ziale che è la carità ha ricordato che ciò chiamaa amare l’amico in Dio e il nemico a motivo diDio e impegna l’associazione all’accoglienza eall’apertura alle persone e alle altre realtà. Equindi il mandato alla missione come ascoltoattento della vita delle persone, passione edu-

cativa e per il bene comune senza giudizio, apartire dalla quotidianità secondo lo stile del-l’AC, È stata proposta un’attività creativa perallestire e partecipare al banchetto, che ha vistotutti protagonisti con la propria esperienza inAC, per ritratteggiare un’associazione che offread ogni persona un accompagnamento finaliz-zato alla crescita di una matura coscienzaumana e cristiana, con percorsi permanenti at-tenti alle diverse età, alle condizioni di vitadelle persone e alle diverse fasi di accoglienzadella fede. Ne sono scaturite domande e con-

fronti scritti su piatti dicarta e portati al “ban-chetto” per un’AC più at-tenta a un camminoinsieme come associa-zione e non settoriale, ri-scoprendone la popolarità,vicina alle diverse realtànella comunità. Oltre la fa-tica a volte di riscoprirel’AC come cammino per-

sonale di fede e non solo servizio educativo,sono emerse belle storie di vita, di legame as-sociativo fin da bambini come raccontato daipiù avanti nel’età o di incontro con l’associa-zione dopo invece un periodo di ricerca. Unmomento dell’incontro è stato dedicato ancheal cammino dell’anno declinato per le diverseetà, al servizio formativo che offre l’AC attra-verso la scelta di alcuni di dedicarsi al sevizioeducativo per ragazzi e giovani in molte comu-nità parrocchiali. La celebrazione eucaristica in cui si è ricordatanella rpeghiera anche l’assemblea di Sichem,ha concluso la giornata, ma ha aperto all’impe-gno missionario dell’associazione.

Azione Cattolicadiocesana: chiamati a esseremissionari!

Monica ValloraniLa parrocchia “Regina Pacis”, retta dal Par-roco, Don Pierluigi Bartolomei, dà appun-tamento a tutti per domenica 6 ottobre alle

ore 9,00 presso lo scout park di Montepran-done. Alcuni si chiederanno perché? Cosasuccede? Una vera e propria festa non soloper la comunità parrocchiale ma anche perquella civile.Prende il via ufficialmente il gruppo scoutdenominato “Monteprandone 1”. Il programma della giornata prevede chedopo il ritrovo nello scout park, alle ore10,30 nella chiesa parrocchiale ci sarà ilmomento dell’accoglienza che vedrà la pre-senza del Vescovo diocesano, Mons. GervasioGestori e delle autorità civili.Prima della celebrazione della S. Messa siprocederà alla benedizione della targa com-memorativa a ricordo dello storico giorno.Nei locali del centro ricreativo parrocchialealle 12,30 tutti a pranzo a far festa in un sin-cero clima di condivisione e di amicizia.Chi vuole per meglio allietare la buonatavola può offrire un dolce da condividerecon gli altri commensali. Ovviamente se-guiranno l’ animazione e i giochi per i più

Monteprandone

“Monteprandone 1”.Il nuovo grupposcout.

piccoli e ragazzi. La proposta educativa scoutismocattolico è ben chiara nella seguente frase di S.Francesco d’Assisi “ Cominciate col fare ciò che

è necessario, poi ciò che è possibile… all’im-

provviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

FC.

lorenzo e con tanti altri che abbiamo avutocome ospiti a casa nostra, abbiamo pensato difare la missione con loro. Abbiamo fatto delleanteprime della missione: durante il Tempo diQuaresima nei centri di Ascolto e durante il set-tenario dall’8 al 15 c.m. ; c’è stato proprio unbel movimento attorno alla Madonna e a Sangabriele dell’Addolorata. Allora vivremo que-sta missione Popolare, Popolare perché vo-gliamo arrivare a visitare tutte le famiglie, icentri d’ascolto suddivisi per varie zone; a talproposito abbiamo scelto dodici zone della no-stra comunità parrocchiale. Quindi andranno imissionari, andranno i nostri laici, ma soprat-tutto vorremmo che ci sia una grossa conti-nuità dopo che la missione è terminata, inmodo che tutto quello che abbiamo seminato inquesti dieci giorni, possa poi far venir fuori piùpartecipazione, più condivisione, più responsa-bilizzazione da parte di tanti laici e soprattuttoandare a scovare quelle persone che per millemotivi non frequentano proprio più, pur avendo

nel cuore il desiderio tanto grande di essere Cri-stiani e di seguire il Signore. Tra i punti piùgrandi di questo tempo di missione, oltre ai cen-tri d’ascolto, vi sono gli incontri con i separati,divorziati, conviventi e risposati, gli incontri coni vedovi e le vedove, con una messa in suffragioper i coniugi defunti, gli incontri con le asso-ciazioni di volontariato e le associazioni spor-tive. Vi è l’animazione dei giovani e deigiovanissimi. È facile mettere su un incontro perfanciulli e per i ragazzi delle elementari e dellemedie, un po’ più impegnativo animare i giovanidelle superiori e i giovani universitari e questoper noi è un punto di partenza importante.Quindi vogliamo metterci in consonanza contutto quello che si sta muovendo in Diocesi, conil Convegno ecclesiale Marchigiano e con ilProgetto Pastorale della nostra Diocesi“Quanti trovate, chiamateli”. Ci affidiamo alSignore, alla Vergine Santa, che guida i nostripassi in questo nostro cammino, Amen”

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A Ripatransone, domenica 13 Ottobre 2013, si svolgerà la XXXI Rassegna Corale Nazionale/In-ternazionale “Belvedere del Piceno”, edizione nazionale, con la partecipazione dei gruppi: - Corale

“San Benedetto” di Norcia, diretta da Luca Garbini; - Corale Polifonica Cingolana di Cingoli,

diretta da Ilde Maggiore; - Corale “Città di Termoli”, diretta da Carmine Mascitelli; - Corale

“Madonna di San Giovanni” di Ripatransone, diretta da Nazzareno Fanesi.

Il programma dell’evento è il seguente: alle ore 11, nel Duomo-Basilica, S. Messa solenne celebrata daDon Gian Luca Rosati, con esecuzione collettiva di canti liturgici polifonici; alle ore 16, nella chiesa diSan Filippo, esibizione singola dei cori; alle ore 18, conclusione della Rassegna con gli interventi delleautorità, lo scambio dei doni fra i gruppi, l’esecuzione collettiva di: Va, Pensiero, di Giuseppe Verdi.In programma brani di polifonia classica e contemporanea, spirituals, canti di montagna. Data la noto-rietà dei quattro cori partecipanti e la varietà dei programmi presentati, anche quest’anno c’è moltaattesa per l’incontro polifonico di Ripatransone. Come da sempre, l’organizzazione è curata dalla Coraleripana “Madonna di San Giovanni”, che si serve dell’aiuto della Regione Marche, del Comune e dellaBanca di Credito Cooperativo di Ripatransone, della Fondazione della CARIFERMO e del patrociniodella Provincia di Ascoli Piceno; non mancano gli aiuti di altri enti e di imprenditori locali. E’ previstala presenza di autorità regionali, provinciali e locali; di intenditori e di appassionati di musica polifonica;di presidenti, direttori e componenti di formazioni corali dell’interland.

Curriculum dei quattro Gruppi partecipanti:

- Corale “San Benedetto” di Norcia. Haun organico di 25 elementi ed un repertoriocostituito da polifonia sacra e profana, clas-sica e moderna, e da cori d’opera. Fondatanel 1985 con il nome di “Gildo Antonioni”,nel 2012 ha cambiato il proprio nome inCoro “San Benedetto” Città di Norcia, perevidenziare il legame alla propria Terra edal suo Santo, patrono d’Europa. Dal 1997 al

1999 si è fatta promotrice della “Rassegna itinerante di canto popolare”. Nel 2007 ha vinto il primopremio nella propria categoria alla 18a edizione del Concorso Internazionale “Città di Sangemini”.Ha eseguito concerti e partecipato a rassegne in diverse città italiane e ad Ottobeuren (Germania);il 12 Dicembre 2010 ha effettuato il servizio musicale liturgico nella Basilica di San Pietro in Va-ticano. Di propria iniziativa organizza rassegne corali e gemellaggi.

- Corale Polifonica Cingolana di Cingoli. Fondata nel1990, ha un organico di 25 elementi ed un repertorio co-stituito da musica rinascimentale, polifonia classica, mu-sicals, operette, musica contemporanea. Ha partecipatoa rassegne (CORIMARCHE nel 1988 e nel 2003) ed aconcerti in Italia (città delle Marche, Roma, Salerno) edall’estero (Austria: Vienna e Salisburgo); in collabora-zione con altri cori marchigiani, ha effettuato esecuzionidi alto profilo: “Il Messiah” di F. Haendel; “Messa diGloria” di P. Mascagni; “Misa Tango” di L. Bacalov;“Misa Criolla” di A. Ramirez; organizza a Cingoli i

“Canti d’Avvento” e la rassegna di corali “In…canto di maggio”.

- Corale “Città di Termoli”. Ha un organico di 25 ele-menti ed un repertorio costituito da musica classica,sacra, profana; spirirtuals e gospel, canti ed elaborazionipopolari. Fondata sotto l’egida dell’amministrazione co-munale nel 1992, si è costituita in associazione nel 1996e nel 1997 si è iscritta all’Associazione Cori Molisani.Ha partecipato a molte rassegne polifoniche anche fuoriregione; ha collaborato insieme con il coro e l’orchestradel Conservatorio “Perosi” di Campobasso alla rappre-sentazione presso il Teatro “Savoia” della stessa Città,dell’opera “L’Elisir d’amore” di Donizetti. Organizza la “Rassegna estate” e il “Concerto di Na-tale”.

- Corale “Madonna di San Giovanni” di

Ripatransone. Fondata nel 1971 ha un or-ganico di 25 elementi ed un repertorio costi-tuito da polifonia sacra e profana classica econtemporanea, canti folkloristici, spirituals,brani lirici. Ha eseguito concerti in sedici re-gioni italiane ed all’estero: Austria, Svizzera,Francia, Slovenia, Principato di Monaco, Al-bania, Repubblica di San Marino, Città del Vaticano. Ha partecipato a rassegne e festivals nazionalied internazionali come a quella di Loreto nel 1983, e a Genova nel 2002. Organizza a Ripatran-sone qualificati eventi musicali fra cui, dal 1983, la Rassegna Corale Nazionale/Internazionale“Belvedere del Piceno”, nella seconda domenica di Ottobre.

Sandro Cardarelli

da Ripatransone

7Anno XXX

6 Ottobre 2013 PAG

Conosciamo la realtà giovaniledel Rotary di San Benedettodel TrontoSAN BENEDETTO DEL

TRONTO - Abbiamo inter-vistato Maria Francesca Spi-nozzi, presidente del club gio-vanile del Rotary denominatoRotaractMaria Francesca come sei

entrata nel Rotaract? Fre-quentando alcuni eventi delRotary club, in particolare lecene degli auguri, per inten-derci quelle organizzate nelperiodo che precede le festivitàNatalizie, ho conosciuto alcunisoci del Rotaract club della nostra città e mihanno invitata, insieme a mia sorella, a prendereparte alle loro iniziative. Il nostro ingressoufficiale è stato nell’agosto del 2009. Come si può partecipare? Più o meno comeho fatto io, anche se non si è figlio di rotariani.Se si conosce qualcuno che è socio del club piùvicino gli si può chiedere di essere presentatoagli altri soci del club e di frequentarne gliincontri e gli eventi (conviviali, conferenze,impegni). Dopo un periodo variabile, che noichiamiamo di “aspirantato”, se si ha ancora in-teresse ad entrare ed i soci approvano l’ingressonel club, si viene ammessi ufficialmente, di-ventando soci effettivi. Cosa fa il Rotaract? l Rotaract è un programmadel Rotary International, un’organizzazione co-stituita da uomini e donne tra i 18 e i 30 anni dietà la cui finalità è di fornire ai soci l’opportunitàdi elevare conoscenze e capacità che contribui-scano al loro sviluppo personale, di affrontarele esigenze materiali e sociali della loro comunitàe di promuovere migliori relazioni tra i popolidel mondo attraverso l’amicizia ed il servizio. Quali attività avete portato avanti negli ultimi

anni e da quando tu sei presidente?

Ogni anno vengono proposti diversi service chedistinguiamo in internazionale, nazionale, di-strettuale e di club a seconda del “livello” dalquale vengono stabiliti. Il service internazionale, lo stesso da diversianni e promosso anche quest’anno, è a sostegnodi un progetto del Rotary, è chiamato “EndPolio now”e consiste nel finan-ziare l’acquisto di vaccini controla poliomielite, affinché vengadebellata definitivamente in tuttoil mondo. Il service nazionale “VinciamoInsieme” ha lo scopo di sensibi-lizzare la cittadinanza nazionalesullo stato di disagio vissuto daldisabile e nello stesso tempo in-formare la persona affetta da di-sabilità ed i suoi familiari suglieffetti terapeutici della praticasportiva nonché sui trattamentigratuiti e sulle agevolazioni fiscalicontemplate dalla normativa sta-tale vigente.Il service nazionale “Rotaract

ed Unicef per l’Afghanistan”

Questo service è incentrato sullatutela dei dritti delle donne edei bambini dell’Afghanistandella provincia di Daikundi, dove477.544 abitanti vivono in con-dizioni difficili: strade dissestate,mancanza di risorse idriche edelettriche. La copertura medicosanitaria risulta insufficiente permotivi logistici e qualitativi e,purtroppo, la mortalità infantilela mortalità infantile risulta moltoalta.

Il service distrettuale “Ope-

ration Smile”. Operation Smi-le Italia Onlus è una Fonda-zione nata nel 2000, costituitada volontari medici, infermierie operatori sanitari che realiz-zano missioni umanitarie inoltre 60 Paesi nel Mondo. Que-sto gruppo di esperti è impe-gnato in interventi di chirurgiaplastica ricostruttiva di gravimalformazioni facciali comeil labbro leporino e la palato-schisi, esiti si ustioni e traumiIl service locale “With yourhands” ha avuto come scopoprincipale di portare ciascun

club ad agire nella propria realtà cittadina. Noiabbiamo pensato di mettere le nostre mani ed ilnostro tempo almeno per una giornata ,ma conla speranza di ripetere questa esperienza, a di-sposizione della Caritas diocesana. Alcuni deinostri soci sono andati a prestare servizio allamensa, altri nei supermercati per la raccolta dialimenti. Sempre nella zona Marche è stata promossauna campagna di sensibilizzazione per la dona-zione del sangue, alla quale hanno aderito mol-tissimi soci dei club, recandosi presso i centriAvis della propria città.Per tutti i progetti portati avanti dal Rotary, permotivi di spazio rimandiamo al nostro giornaleon line www.ancoraonline.itCosa miglioreresti del Rotaract? Vorrei chesi potesse ridurne il grado di formalità, in modoche non si creino muri di diffidenza, che nonfavoriscono la conoscenza e la nascita di rapportidi amicizia tra le persone. Questo, a mio avviso,è un ostacolo all’integrazione ed al possibileavvicinamento di chi è meno estroverso o menoabituato agli ambienti formali.Cosa realizzerete a breve? L’anno sociale èiniziato da poco e ci sono alcune idee da valutareinsieme agli altri soci. Un progetto sulla valo-rizzazione della professionalità in ambito turisticoc’è, spero che riusciremo a concretizzarlo presto!

Simone Incicco

Cosa fa il Rotaract? Scopriamolo insieme

alla presidente Maria Francesca SpinozziA Ripatransone, domenica 13 Ottobre:

XXXI Rassegna Corale Nazionale

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Nel mese di settembre, a S. Benedetto delTronto, si è conclusa una “tre giorni”come ripete un gergo sportivo dedicata intera-mente a S.Pio da Pietrelcina. Si è registrato, in-fatti, un grande flusso di gente accorsa ancheda molti paesi vicini per l’inaugurazione diuna Mostra fotografica presso la PalazzinaAzzurra sabato 7, che ha rappresentato unevento religioso, sociale, culturale che resterànegli annali storici, per la S. Messa in zonaBarattelle il 23, ma soprattutto, per il Transitodi domenica 22 nella Chiesa di S. Giuseppe, nelcuore della Città.La Mostra fotografica sulla vita e le opere diS.Pio ha registrato una presenza continua e co-stante di visitatori dal 7 al 25 settembre, mo-tivo di soddisfazione dei gruppi di preghieradiocesani e del loro coordinatore Padre DiegoMussoIl Transito, cioè la veglia del trapasso delSanto di S.Giovanni Rotondo, è stato comme-morato domenica 22 con una S.Messa solenneconcelebrata dal Vescovo Monsignor Gerva-sio Gestori e Padre Diego nella suggestivaChiesa di S.Giuseppe allietata dai canti dellacorale “G. Tebaldini”.

8 Anno XXX

6 Ottobre 2013PAG

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Il transito di S. Pio da Pietrelcina

Presente tra i labari dei gruppi di preghiera e ifiori anche una preziosa reliquia di S.PioLa S. Messa di lunedì 23, in zona Barattelle,ha concluso il ciclo di preghiere e sante messecelebrate all’aperto, come ogni estate, davantialla statua in pietra del Santo di Pietrelcina, rea-lizzata dall’artista sambenedettese MarcelloSgattoni. La S. Messa è stata concelebrazioneda Mons. Romualdo Scarponi, Vicario generaledella Diocesi e da Padre Diego ed ha richia-mato tanta tanta gente. Settembre, un mese diraccoglimento, di riflessione, di spiritualità,momenti preziosi per ritemprarsi alla fontedella fede, della speranza, della carità in un pe-riodo storico di smarrimento, di povertà insenso lato, di incertezze. È proprio in questi periodi duri che la preghieracorale riesce a donare serenità e gioia.

Alfiera Carminucci

FOTOCRONACA: La visita del sindaco G. Gaspari alle scuole della città