Anno XX · N. 57 · Gennaio 2012 - Banca della Marca...del tutto inspiegabile – 50 microgrammi di...

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Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XX · N. 57 · Gennaio 2012 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV 57 il primo numero del periodico di Marca Solidale All’interno

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Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura localedella Banca della MarcaCredito CooperativoSocietà Cooperativa.

Anno XX · N. 57 · Gennaio 2012

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som

mar

io2 Il chilo perde peso

3 Moody’s assegna a Banca della Marca la classe A3

5 La crisi e le sue fondamenta

6 Notizie in breve

9 Difficoltà e disagi nel quotidiano d’oggi

10 Una ricchezza sociale sommersa?Canti, recite, suoni, danze

12 Territorio e imprenditorialità

16 Ancora su «Progetto Giovani»: un avvio proficuo

17 Frane e alluvioni

20 Giovanni Battista Cerletti

21 Una scuola che si rinnova: Istituto Dante

23 La fontana degli innamorati

24 Gli studenti premiati

26 I nostri anziani raccontano

28 Il San Liberale di Sacile

29 Madonna delle Grazie

31 Ippolito Nievo

34 Incubatori d’impresa

ANNO XX · N. 57 · GENNAIO 2012

Quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca

Le opinioni esposte in articoli firmati o siglati esprimono il punto di vista dei singoli autori e non quellodell’Amministra zione della Banca. Gli articoli inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Èconsentita la riproduzione dei testi purché venga citata la fonte. L’Editore si rende disponibile ad assolvere agli ob-blighi in materia di diritto d’autore con i soggetti interessati non individuati che avanzino legittima richiesta.

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Internet: www.bancadellamarca.it · e mail: [email protected]

Direzione e redazionevia G. Garibaldi, 46 · 31010 Orsago/ Tv

Direttore responsabileAngelo Roman

Segretaria di redazioneMariapia Biscaro

In redazioneLuciano Baratto, Claudio Bortolotto,Sergio Dugone, Luigino Manfrin,Piergiovanni Mariano, Mario Meneghetti,Gianpiero Michielin, Vittorio Janna,Maurizio Valle, Gino Zanatta.

ProgettoJanna/Pn

Stampa Tipografia Carlet s.a.s.Orsago/Tv

Registrazione TribunaleTreviso n. 911 del 27 maggio 1993

In copertina. Lungo i suggestivi pendii di Castello Roganzuolo.

Foto. Archivio Banca della Marca, Franco De Bastiani, Gianni DestiBaratta, N. Feltrin, Cesare Genuzio, Norma Grafica, Vittorio Janna.

SOTTOVOCE

La definizione di chilogrammo nacque al tempodella Rivoluzione francese con l’introduzione del sistemadecimale e fu creata prendendo come campione il pesoequivalente a un decimetro cubo di acqua.Successivamente ci si accorse che il peso dell’acquavariava a seconda della sua densità, per cui nel 1799venne creato un prototipo di platino a garanzia diuna maggiore stabilità. Tuttavia solo nel 1879, in seguitoa calcoli più precisi, venne realizzato a Londra un lingottodi platino e iridio corrispondente a quello cheufficialmente doveva pesare un chilo; il risultato,un cilindro di trentanove millimetri di altezza e altrettantidi circonferenza, fu depositato presso l’Ufficiointernazionale dei pesi e delle misure di Sevre (Francia) ecustodito gelosamente sotto una tripla teca di vetro.Da allora questo cilindretto è stato il solo riferimentodel peso di un chilo per tutti i Paesi che adottavanoo introducevano per la prima volta il sistema decimale:ancor oggi un esemplare viene spedito da Sevre agli Statiche ne fanno richiesta e che poi lo custodiscono nei lororispettivi uffici di metrologia. Ora però i fisici hanno scoperto che il lingotto custoditoa Sevre ha perduto – nell’arco di un secolo e in manieradel tutto inspiegabile – 50 microgrammi di peso, ossial’equivalente di un granello di sabbia. La cifra,inconsistente per la nostra spesa e inimmaginabile perla nostra mente, sta invece creando grossi problemi nellemisurazioni nei laboratori spaziali, i quali abbisognanodi calcoli di precisione infinitesimale. Per queste ragioni nel prossimo futuro si terrà in Svizzerala conferenza dell’Ufficio internazionale dei pesi e misureper restituire al campione del chilo la precisa definizione.Come già avvenuto per il prototipo del metro – (definitoun tempo da una barra di iridio e platino e poi sostituitodall’astratto concetto dello spazio percorso dalla luce nelvuoto in un 300milionesimo di secondo) – così per il chilola definizione potrebbe essere legata a una misura dellanatura: si pensa infatti di ricorrere alla costante di Planck,un valore tratto dalla meccanica quantistica.Il che ridurrebbe la carenza a soli 44 microgrammi, per cuidovremmo accettare, in futuro, questa inconscia perdita.Che è forse insignificante e meno importante di altre, masignificativa di un tempo che di perdite morali e socialiormai è purtroppo pieno.

CURIOSITÀ DELLA FISICA

Il chilo perde peso

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Sulla stampa locale del 12 ottobre scorso è apparso untrafiletto, penso passato inosservato a molti, dal titolo:«B.C.C. – Banca della Marca tra le più solide» e riferivache l’agenzia di rating (1) Moody’s confermava al nostroisti tuto per il terzo anno consecutivo la classe A3 conoutlook (2) stabile.Certamente la notizia meritava di questi tempi in parti-colare uno spazio ben più ampio anche perché la con-ferma può essere elemento d’orgoglio e di garanzia,non solo per gli Amministratori e la Direzione della Ban-ca ma anche per i Soci ed i Clienti. Si sa però che lebuone notizie passano in secondo ordine anche sui gior-nali. Noi però abbiamo voluto saperne un po’ di più suquesto argo mento e lo abbiamo chiesto al Presidentedel Consiglio di Amministrazione Gianpiero Michielin.

Presidente ci spieghi il perché avete sentito l’esi-genza di questa ulteriore, autorevole valutazione. Èrisaputo che gli istituti di credito sono continua-mente sotto la lente di ingrandimento in partico-lare di Banca d’Italia (avete avuto l’ispezione pochimesi or sono) e poi di tutti gli Enti statali (a luglioavete avuto ospite l’Agenzia delle Entrate) che vo -glio no mettere il naso sugli «affari» della Banca?È una scelta fatta già tre anni fa, in tempi non sospettiquindi, ed era motivata, come lo è tuttora da una du-plice opportunità: voler dare ai Soci ed ai clienti la mas-sima garanzia di solidità e nel contempo avere noi, Con-siglio di Amministrazione e Direzione Generale, lacon ferma di aver imboccato la strada giusta, o meglio,di aver fatto le scelte migliori in tutti gli ambiti di rischioove un isti tuto di credito è chiamato ad operare. Una

ulte riore esi gen za di questa valutazione rientrava nel fat-to che Banca della Marca ha collocato sul mercato esteropropri titoli obbligazionari e quindi c’era e c’è la necessitàdi dare le massime garanzie di solidità anche a questi inve -stitori. È vero, nel 2011 abbiamo avuto la gradita visitadegli ispet tori di Banca d’Italia e dell’Agenzia delle Entra -te di Venezia: sono organismi di altissima competenzache effet tuano controlli mirati, ognuno per quanto di lorospettanza, e che nell’insieme anche questi ci tran quillizza -no per il futuro in tutti i campi, compreso quello delicatodell’aspetto fiscale. L’agenzia di rating però è certamenteun di più, una scelta volontaria che, data l’alta esperien-za, è inappellabile, non la scia spazio a dubbi.

Sono pochi gli istituti di credito che hanno sceltoquesta strada.Nel mondo del Credito Cooperativo sono pochissimi gliistituti che hanno optato per questa scelta. La valu-tazione data da Moody’s ci equipara ai nostri partnercentrali ICCREA e Cassa Centrale, entrambi confermatinella nostra stessa classe A3. L’assegnazione della A3anche a Banca della Marca può essere considerata una«lode» perché è addirittura una classe superiore allepossi bilità date alla nostra realtà, dal momento che le re-gole istituzionali prevederebbero la differenza di almenoun punto sugli Istituti Centrali. Per noi, cresciuti in modoesponenziale negli ultimi due decenni e mezzo, questadecisione è stata anche quasi una necessità perché,qualche volta, correndo molto si rischia qualche sban-damento. Siamo orgogliosi di dire che non è stato così,anzi abbiamo avuto una conferma dell’eccellenza ope -rati va. Il risultato parla da solo, è una valutazione lusin -

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MOODY’S ASSEGNA

INTERVISTA CONIL PRESIDENTEGIANPIERO MICHIELIN

a Banca della Marca la classe A3

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4 INSIEMECON FIDUCIA

ghiera che pochi istituti possono vantare e che confermaoltre tutto quella analoga dell’anno precedente. Crede-temi non è poco nell’attuale stato di crisi internazionaleche ovviamente ci ha visti e ci vede partecipi. Questogiudizio ci permette, pur consci di essere piccoli, di con-tinuare ad essere protagonisti nel territorio.

Indubbiamente è un risultato che dà ampia sod -disfazione, la base sociale può esserne orgogliosa,ma nella pratica, Presidente, vi obbliga a qualcosa?Questo importante tassello non ci pone vincoli particolariovviamente, ci dà però un’ulteriore spinta a prose gui re lanostra politica di sviluppo a vocazione locale, ci imponedi continuare a sostenere le famiglie e le im pre se, asupportare le attività culturali e sociali, ci spin ge aricerca re ulteriori collaborazioni, anche con realtà inter -nazionali, per poter offrire a tutta la clientela, in parti-colare a quella più esigente, servizi sempre di più altaqualità.

Come è andata la gestione complessiva della Bancanel difficile anno appena conclusosi?Non abbiamo ancora dati definitivi ma si prevede unachiusura dell’esercizio 2011 in linea con l’anno prece-dente. Questo è stato possibile grazie alla virtuosa ge stio -ne dell’intermediazione finanziaria effettuata, alla diversi -ficazione degli investimenti ed alla ricercata ed ottenutasignificativa diminuzione dei costi operativi.

Grande merito anche quindi alla rete di operatoripresenti sul territorio ed allo staff della DirezioneGenerale?Certamente, da anni facciamo un vero lavoro di squa -dra, il Consiglio di Amministrazione pone degli obiettiviche vengono condivisi e i collaboratori, ognuno per lapropria parte, si impegnano a raggiungerli. La forza diBanca della Marca è certamente quella di avere unabase sociale impegnata, un gruppo di collaboratori pro-fessionalmente preparati e sensibili agli ideali dellacoope razione, un territorio formato da famiglie e im -pren ditori con grandi valori, quelli che costituiscono l’os-satura e la forza del successo del Nord Est.

Con i risultati degli ultimi anni Banca della Marcaha consolidato ampiamente il proprio patrimonio equesta è stata sicuramente un’arma vincente ed unagaranzia di continuità operativa.In effetti Banca della Marca ha un indice di solidità patri -moniale (detto in gergo burocratico Tierl) di circa il 12%,superiore alla media del sistema Bancario nazionale.

Questo è stato possibile anche grazie ai nostri Soci chehanno ben capito che il loro ruolo in una cooperativa dicredito non è quello egoistico di ricercare l’interesseperso nale, ma quello di essere parte attiva per contri -buire a supporto del territorio e attraverso la propriaBanca essere protagonisti nello sviluppo di quest’area.

Gli organi di stampa accennano frequentementeche altre consorelle B.C.C. hanno programmatoaumen ti di capitale o ipotizzato percorsi di fusione,sollecitati forse anche da Banca d’Italia. Banca dellaMarca come si pone?Sono scelte difficili, a volte necessarie, ma che nei pro-grammi a breve di Banca della Marca non rientrano.Questo non esclude che in futuro possano essere per -cor se anche queste strade. Nel 2011 abbiamo superatoil decimo anno dalla fusione tra la B.C.C. di Orsago equella dell’Alta Marca di Vidor. L’esperienza è stataampiamente positiva, nulla vieta quindi che in futuro sipossano creare maggiori sinergie con un altro istitutodel credito cooperativo.

Quali prospettive vede nel prossimo futuro per lenostre famiglie, per le imprese, per il nostro terri-torio?Come Banca non stiamo navigando a vista e non po -trebbe che essere così, però la situazione è certamentemolto complessa ed in alcuni casi anche difficile epreoc cupante: basti pensare alle fasce più deboli dellanostra collettività e, anche senza toccare il problemadell’im migrazione, ricordo i cassaintegrati, i pensionatial minimo, i precari, le famiglie numerose. La politica,particolarmente nel 2011, ci ha fatto ingoiare medicineda cavallo (come si diceva un tempo), l’auspicio è cheproducano gli effetti desiderati. C’è bisogno di mag-giore crescita, di un’attenzione speciale per i giovanipensando al loro lavoro, di superare scelte di precarietàche impe discono anche il formarsi di nuove famiglie, digarantire a tutti un futuro decente. Il nostro territoriorima ne un ambito ancora privilegiato, basti vedere anchele rilevazioni fatte dal «Il Sole 24 Ore» pubblicate adicembre. Tutti, nel nostro piccolo ed ognuno nel proprioambito, dobbiamo operare nella giusta direzioneaffinché questa situazione si consolidi ed anzi migliori.Dobbiamo ritornare ad essere il motore della locomoti-va Italia auspicando che anche i vagoni diano il loroappor to e non si facciano solo trainare o, peggio, con ti -nui no a frenare come è avvenuto in passato.

MARIO MENEGHETTI

(1) Rating, il termine inglese significa «stima, valutazione». (2) Outlook, il termine inglese tradotto è «prospettiva», quindi il giudizioindica una valutazione «in proiezione» futura, nel medio periodo.

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la crisiE LE SUE FONDAMENTA

Tutti ormai pensano che il 2012 sarà l’anno dellarecessione, con pesanti ripercussioni sui consumie sugli investimenti. Si è diffuso un certo scetticismorispetto ai provvedimenti messi in campo dallaUnione Europea per fronteggiare la crisi.Il comportamento dei leader di alcuni Stati dàl’impressione che non si voglia mantenere«l’unione», ma che si cerchi solo di prendere tempocon l’obiettivo di sistemare i conti di qualche societàfinanziaria di importanza sistemica, troppo espostacon i paesi più a rischio di default. La pa rola crisi èdiventata molto comune, si inizia a sentirla conil tg del mattino, ci accompagna tutto il giorno, finoal tg della notte, insieme alla parola «spread»,termometro del progredire della malattiaeconomico-finanziaria del nostro paese... Questa èuna crisi che arriva da lontano, nasce come crisifinanziaria legata ai sub-prime, per poi trasformarsiin una grave crisi economica, con effetti sulleeconomie mondiali.Molte imprese non stanno reagendo nella giustama niera, vedono questa crisi come una fatalità epas sivamente aspettano che passi accettandonele conseguenze, anche quelle che ne minano la lorostruttura portante, creando a catena problemisoprattutto per l’occupazione. Ci sono imprese,invece, che pur considerando la crisi in tutta la suagravità la vivono come un’opportunità, comeun’occasione per riorganizzarsi e diventare piùefficienti, migliorando i processi produttivi,riducendo i costi e diventando così più competitivi.Questa è una crisi selettiva e chi saprà superarla avràpoi più occasioni in futuro per stare sul mercato. Ma è solo un problema finanziario ed economico, o

bisogna scavare più in profondità per ricercarele fondamenta della crisi? Il virus che la alimentaprospera dove il rispetto delle regole è sempreborder-line, dove si guarda l’interesse economico abreve e non si tiene conto degli effetti chela speculazione avrà sul mondo intero, a medio e lungotermine. Un’impresa deve tendere al profitto nondimenticando i principi della moralità. Da semprel’impresa raggiunge i successi più grandi quando i suoiuomini, a partire dai capi, dimenticano gli interessipersonali per dedicarsi allo scopo comune. Nella nostrasocietà c’è bisogno di integrità, di trasparenza,di onestà, di equità, in particolare quando questicomportamenti riguardano la gestione della cosapubblica. C’è bisogno del valore del lavoro di tutti,della responsabilità rispetto all’ambientee dell’impegno ad aiutare la comunità, dellaconsapevolezza che gli uomini si sentono forti quandosono uniti da un progetto comune – come quellodell’Unione Europea e della moneta unica –.Dobbiamo spingerci ad investire pesantemente sullaprofessionalità, sulla scuola e sullo sviluppo etico delcapitale umano, cose che non avranno un’influenzapositiva sul profitto di breve termine ma che sarannole fondamenta su cui costruire un futuro per le nuovegenerazioni.

(Articolo già riportato nel giornale l’Azione)

EDITORIALELUIGINO MANFRIN, Direttore Generale

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BREVEa cura di Mario Meneghetti

DIOCESI DI VITTORIO VENETO

FONDO DI SOLIDARIETÀLa Caritas diocesana ha reso noto che questo fondo,avviato nell’aprile del 2009 con la collaborazioneanche di Banca della Marca, è cessato con la finedell’anno 2011. I contributi erogati dal Fondodi Solidarietà sono stati pari a circa 455 mila euroche corrispondono a circa 250 richieste all’anno.Dal 2012, dopo un periodo di transizione chegarantirà comunque un aiuto a quantilo richiederanno, verrà attuata una nuova formulaorganizzativa che prevede un maggior coinvolgimentodei Centri di Ascolto.

LO SPRITZ TAROCCATO

DIFENDERE UNA TRADIZIONEVENETALo spritz, tipico aperitivo veneto, è un preparato divino bianco, soda, liquore e ghiaccio, il tutto talvoltaguarnito con una fetta di arancia o con un’olivasnocciolata. Proprio sull’utilizzo del liquore,perentoriamente un «amaro» di marca, si èsviluppato di recente in alcune cittadine veneteuna feroce querelle sul fatto che molti gestori siservono di liquori di sottomarca per guadagnare dipiù (il prezzo medio di uno spritz va da 2,5 ai 3 euro)a scapito quindi della qualità dello spritz.

A PIEVE DI SOLIGO

LA SCOMPARSA DI ZANZOTTODopo pochi giorni dal novantesimo compleanno ciha lasciati Andrea Zanzotto, tra i più grandi poetiitaliani del Novecento. Un grande uomo che non fu

«COMBATTENTI E REDUCI»

VERSO L’AMMAINA BANDIERAL’Associazione «Combattenti e Reduci» presentein modo diffuso nel nostro territorio, ha ormai i socimolto anziani e sempre più in numero esiguo. Chi hacombattuto nella seconda guerra mondiale, dopoaver partecipato per oltre 50 anni alle cerimoniepatriottiche portando orgogliosamente bandiere,medaglie, ricordi, sente ormai in ogni realtà localeche l’esperienza associativa non ha futuro. «Grazie aDio – sostiene Benito Costarella, presidente dellasezione di Conegliano – non ci sono più state guerree quindi non c’è ricambio nelle nostre file…».«Ognuno di noi sente viva la memoria della storianella quale abbiamo vissuto intensamente tantevicende – aggiunge Raimondo Piaia – ma abbiamoanche la consapevolezza che le forze vengonomeno…». Così la sezione di Conegliano ha decisodi devolvere in beneficenza le ultime risorse adisposizione e di consegnare le proprie memorie alleraccolte civiche comunali. La scelta dell’Associazione«Combattenti e Reduci», potrebbe solo essereanticipatrice di altre simili, poiché tutte le associazionicombattentistiche e d’arma sentono gli anni ela venuta meno della leva obbligatoria non alimentanuovi ingressi di soci effettivi. L’Anpi – i partigianid’Italia – hanno aperto le iscrizioni ai giovani, l’Ana –associazione alpini – si interroga sul ruolo dei «boce»della naja breve e su quello degli «Amici deglialpini»… Un segno dei tempi?

Questo, a detta dei molti giovani aficionados del ritoserale, non è solo un raggiro, ma uno sfregioalla cultura e alla tradizione della terra veneta.Il pronto intervento della Guardia di finanza,chiamata in causa, ha rilevato una sequela disotterfugi commessi dai gestori dei bar i quali, oltrea essere multati, sono stati invitati alla più correttacomposizione dello spritz.

solo poeta ma anche un validissimo critico letterario,un affabile narratore, un illuminato professore eun saggio maestro di vita per molti.In questi mesi si sono susseguiti eventi in ogni parted’Italia per ricordare la sua figura, e anche noilo vogliamo ringraziare per i suoi versi, per il suopensiero, per la coerenza. E lo facciamo ricordandoche anni addietro, grazie all’interessamentodel compianto Guido De Carlo, Zanzotto rilasciòal nostro giornale una importante intervista chemerita di essere riletta per l’attualità dei contenuti.

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NUOVE PUBBLICAZIONI

VOCABOLARI DEL DIALETTOIl dialetto sta riscoprendo una nuova giovinezza?Parrebbe di sì visto l’interesse che in questi ultimianni viene riservato al tema, confermato anche dadue recenti pubblicazioni di vocabolari dialettali.La prima riguarda la parlata di Caneva e del suoterritorio, frutto delle fatiche di Luciano Borin.L’opera è stata presentata a ottobre e documentala caratteristica di un parlare di confine che subisceinfluenze dalla lingua friulana, dal dialetto trevigianoe da quello bellunese.La seconda, dal titolo «Sillabario veneto» è a cura delgiovane professore liceale d’italiano Paolo Malagutidi Borso del Grappa; si tratta di una ricerca certosinache aiuta anche a conoscere le radici di tantitermini che ci riportano al passato, molti dei qualici arrivano dal latino.

A FARRA DI SOLIGO

GIOVANE PROMESSA DEL CANTOAnche quest’anno il giovane Enrico Nadai di Farra diSoligo ha partecipato alla trasmissione televisiva«Io canto 3» condotta da Gerry Scotti ed è statotra i più apprezzati protagonisti aggiudicandosiil terzo posto del televoto. La giovane promessadella musica leggera italiana è stata premiata conuna borsa di studio dal paroliere musicale GiulioMogol che ha legato il suo nome al mitico LucioBattisti. Enrico Nadai il prossimo anno potràfrequentare uno stage di alto perfezionamentointerpretativo presso la scuola di Mogol. Con ilsuccesso decretato, oltre che dai fans anche dallagiuria, sono arrivati gli impegni e gli appuntamenti eper Enrico sono stati: partecipare alla puntataspeciale di «Io Canto Natale 2011» andata in ondasu Canale 5 il 22 dicembre e al grande concerto dibeneficenza programmato a Treviso il 17 dicembredall’Associazione Rugby For Life.

MARENO DI PIAVE

100 ANNI DELLA SCUOLAMATERNALa fondazione della scuola materna di Mareno diPiave risale al 5 novembre 1911 ad opera dellacontessa Elena Donà Dalle Rose e la gestione fuaffidata sin da allora alle suore della congregazionedella Divina Volontà della beata madre GaetanaSterni. Durante l’invasione del 1917-1918 divenneospedale di guerra; nel periodo della seconda guerramondiale, grazie alla sensibilità delle religiose, furifugio per ebrei ed antifascisti. Negli anni recentil’asilo, divenuto nel frattempo parrocchiale, ha avutodegli ampliamenti e degli adeguamenti per adattarloalle esigenze della didattica moderna.La comunità di Mareno di Piave è molto legataa questa struttura e non mancano le occasioniper dimostrare l’attaccamento e la disponibilità alsostegno. Nello scorso mese di novembre sono statiorganizzati tre giorni di festeggiamenti ela popolazione si è unita alle suore, alle insegnati edai 130 bambini che la frequentano per dimostrarela gratitudine verso questa benefica istituzione.

A TREVISO E CONEGLIANO

GALA CICLISTICO INTERNAZIONALEÈ giunto ormai alla 27a edizione il Gran Gala CiclisticoInternazionale, uno dei più importanti eventi nazionaliche ruota intorno al mondo del ciclismo, organizzatodagli indomabili Dino Netto e Gianni Biz.La presentazione ha avuto luogo al BHR Hotel Treviso

NUOVE ACQUISIZIONI

OPERE D’ARTE IN BANCABanca della Marca ha arricchito la sua collezionedi dipinti partecipando al premio-acquisto del 22°«Premio Nazionale di Pittura Piero Della Valentina»organizzato dalla Pro loco di Cordignano. L’operadi nuova acquisizione è il terzo premio ed è un oliodal titolo «Città Blu» di Daniele Cestari da Bondeno(FE) che è stato premiato con la seguentemotivazione: «Strada notturna resa moltosuggestiva dalla sfumate cromie luminose».A titolo di cronaca il Concorso è stato vinto daSalvatore Testa di Afragola (NA) ed il secondo premioè andato al pittore Amissao Lima di Faenza (Ra).

ed è stata l’occasione per esprimere un giudiziosull’annata ciclistica del 2011, una stagione comesempre con tante luci e qualche ombra e che ha visto,come massimo risultato, il bis mondiale dell’atletaGiorgia Bronzini. L’importante avvenimento sportivo,oltre che ai campioni di ieri e di oggi, ha dedicatoanche uno spazio ai giovanissimi conla manifestazione «Ciclismo in piazza», una gimcanaper le vie del centro di Conegliano alla quale hannopartecipato con impegno ben un centinaio diragazzini. Il Gran Gala, come da tradizione, ha trovatosede al teatro Accademia di Conegliano dovei numerosi atleti italiani e stranieri più in evidenzadel momento hanno parlato dei risultati ottenutinell’annata 2011 e sono stati premiati dalle autoritàpolitiche e sportive presenti.

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PARROCCHIA DI BIBANO

L’ANTICA CHIESA DI SAN MARTINOLa parrocchia di Bibano, frazione del Comune diGodega di Sant’Urbano, è nata nel 1511 ela vecchia parrocchiale fu consacrata dal patriarcaContarini nel 1522. Con l’edificazione della nuovachiesa, l’antico edificio negli anni ‘50 del secoloscorso aveva trovato altre destinazioni d’uso (salaper proiezioni cinematografiche e rappresentazioniteatrali) e in questi ultimi anni era rimasta chiusa.La comunità ha voluto ricercare un percorsoper recuperare questa antica testimonianza di fede.Le sorprese nei primi monitoraggi d’intervento nonsono mancate, infatti sono riapparsi gli affreschi cheun tempo ricoprivano l’interno della chiesa e chefurono oscurati secoli addietro; a metà navata sonoemerse due tombe (probabilmente ne sono presentidi più); infine è stata trovata traccia di un muro chetagliava il pavimento all’altezza dell’ingresso lateralesinistro, eretto per dividere gli uomini dalle donnesecondo le usanze di allora. Dopo questa partenzache si è prospettata lusinghiera, l’auspicio è chevengano trovati i fondi necessari per l’interventodi restauro e che l’edificio possa ritornare ad esserefruibile e visitabile.

ALCUNI DATI ECONOMICIE SOCIALISULLA MARCA TREVIGIANADi recente sono stati pubblicati i risultati, cheriteniamo particolarmente significativi, dialcune indagini sociali riguardanti il nostroterritorio provinciale. La prima, pubblicata da «Il Sole 24 Ore»,riguarda l’annuale studio sulla qualità della vitanelle 107 province italiane ed evidenziail buono stato di salute economica dellaprovincia trevigiana che si pone, nella specialeclassifica tra le province italiane, al 17° postoguadagnando ben ventuno posizioni rispettoal 2010. Negli ultimi cinque anni i depositiin provincia sono più che raddoppiati e questoconferma la propensione al risparmio dellanostra gente, anche se purtroppo non più nellamisura del passato.Nei vari settori dell’indagine Treviso è sempreben piazzata, infatti è all’11° posto per l’ordinepubblico, al 23° nei parametri della popolazione,al 29° per le opportunità del tempo libero,al 38° per ricchezza prodotta (euro 28.055).È ottava per l’export in rapporto al Pil.Il lato negativo riguarda le infrastrutture,l’ecologia, la migrazione ospedaliera, gli asilidove è piazzata al 72° posto e questo deveessere un campanello d’allarme per chi gestiscela cosa pubblica. Una seconda indagine, a cura del Serviziosanitario nazionale sui trapianti d’organiregistrati fino alla data del 31 ottobre 2011, hamesso in luce una attiva partecipazione dellagente veneta alla donazione degli organi, condati di cui possono andare fieri. La situazionepuò essere così sinteticamente riassunta:a) il diniego alla donazione è sceso in Veneto al14% rispetto al 31,2% del 2010; b) i donatorieffettivi sono passati da 99 a 119 e quelliutilizzati da 98 a 110; c) alla data di rilevazione(31 ottobre) sono stati 348 i trapianti eseguiti(circa 35 al mese); d) la Banca degli Occhi tragennaio e giugno 2011 ha raccolto circa 2000cornee, pari al 50% del fabbisogno nazionale.Appaiono essere numeri sterili ma in realtàdanno prova di un senso di generosità interioreed assicurano che qui c’è una sensibilità ed unadisponibilità verso il prossimo molto più attentache altrove. L’importante è continuare suquesta strada, questo permette di salvarenuove vite e per qualcuno renderla vivibile.

A CONEGLIANO

LA MOSTRA DEL BELLOTTO Fino al 15 aprile prossimo rimane aperta aConegliano, a palazzo Sarcinelli, la mostra dellesplendide opere di Bernardo Bellotto, uno dei piùgrandi interpreti del vedutismo classico, definito«il Canaletto delle corti europee».La mostra – costituita da ben 70 opere e curata concompetenza da Dario Succi – ha già riscosso ampiconsensi ed è stata visitata da migliaia diappassionati.Gli orari della mostra sono: lunedì-giovedì 9-19;venerdì-sabato 9-21; domenica 9-20. Ingresso 10euro, ridotto 8 euro.

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«Dopo il grande crollo del 1929 lagente a New York raccoglieva l’er-ba di Central Park per pre parare leminestre» ricorda Giu lio Sapelli,docente di storia economica allaStatale di Milano. Non siamo an-cora arrivati oggi a questo livelloperò nel nostro territorio, tra Trevi-so e Pordenone, non mancano se -gna li inquietanti e contradditori del -la crisi. Inquie tanti per le modifichein atto ai comportamenti sociali dichi non arriva a fine mese; contrad-ditori perché c’è comun que unaparte della società che continua glistili di vita di prima della crisi e nonsembra avere necessità di cambiare.«Un furto di galline – commenta lapattuglia dei carabinieri ferma invia Broch a Sarano di Santa Luciadi Piave – è un altro segnale che lafame sta portando a comporta-menti dimenticati». «Due bistec-che, perché ho fame – è la disar-mante affermazione dell’an zianobeccato all’uscita di un supermer-cato a Conegliano, con la mercenascosta – con la pensione non cela faccio più». Segnali di malessereche si accompagnano ad altri.Aumen tano le persone che giranoin auto senza aver rinnovato l’assi-curazione. E sono in caduta verti-cale gli interventi di manutenzio neordinaria ai veicoli: si fa l’in di spen -sabile e solo se ci sono guasti. Gliamministratori di condominio se -gna lano la nume rosità dei ritardinei pagamenti delle spese condo-

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LA CRISISTA CAMBIANDOI COMPORTAMENTISOCIALI

NEL QUOTIDIANO D’OGGI

difficoltà e disagi

miniali e i proprietari di case i con-tenziosi con inquilini morosi. Loris Balliana, Giuseppe Maso, as-sessori al sociale a Conegliano eVittorio Veneto sono alle prese concittadini indigenti che non rie sconopiù a pagare bollette in scadenza. Econ loro i colleghi di diversi comu-ni. La metà di quanti so no in diffi-coltà è fatta di gente del posto.«Tutti i giorni arrivano una, duepersone a rovistare nei cas sonettidove buttiamo la merce in scaden-za o non commerciabile – dicono imagazzinieri di alcuni supermer-cati (Pieve di Soligo, Treviso, Sacile,Oderzo) – trovano sem pre qualco -sa di commestibile, di utile daportare a casa. Anziani, ma anchegente più giovane». Ma ci sonopersone che rinuncia no a visitespecialistiche, esami, cure: non cela fanno a pagare i ticket. Rin-viano. E nelle cronache spuntano isuicidi dell’imprenditore che nonha più speranza, dell’artigiano conl’acqua alla gola, del genitore incrisi perché senza futuro.Ci sono anche scelte dettate danuove necessità «Sono tornato a vi-vere coi miei genitori perché la se -pa razione da mia moglie, il pagareil mutuo e gli alimenti – afferma ungiovane occupato – mi ha messo inginocchio, non arrivo a fine mese».«Da quando sono rimasto vedovosono andato a vivere con mia sorel-la – un anziano al cen tro sociale diSerravalle – dividiamo le spese e ci

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Ed il «fondo di solidarietà» delladiocesi di Vittorio Veneto dichiaradi aver esaurito la sua funzione diintervento di emergenza, perché lacrisi è lunga ed ha bisogno dirisposte strutturali. Già, in questesettimane, finiti gli ammortizzatorisociali, migliaia di lavoratori saran-no disoccupati... Eppure, a macchia di leopardo, c’èuna economia locale che tira, ècompetitiva, sa innovare e starenelle sfide globali. Ma il cambia-mento richiede mentalità nuove enon siamo ancora attrezzati.

SERGIO DUGONE

Il massimo di visibilità avvieneverso la fine dell’anno.L’approssimarsi del Nataleconcentra in un breve periodouna quantità considerevoledi esibizioni e fa emer gere unarealtà sociale che ai più sfuggetanto è poco evidente per nondire sommersa.

Siamo una comunità che canta.Il cantare insieme, in corali egruppi di diversa formazione, haradici antiche. Non vi èparrocchia che non abbia la suabella corale che accompagna i ritisolenni dell’anno liturgico e che

a Natale o in altre feste non siesibisca per allietare il pubblico.Con personaggi come EfremCasagrande a Vit torio Veneto,don Angelo Vi sentin aConegliano, Piero Pagnin aTreviso e tanti altri, si è poi diffusala coralità popolare ed il recuperodelle tradizioni della montagna,della civiltà contadina, dei cantidi guerra e dell’emigrazione.Negli anni ‘70 il radi carsi degliistituti musicali ha fatto nascerela coralità giovanile: dalla musicaclassica al gospel, dal gregorianoal canto a cappella... E con

aiutiamo». Coabitare, trovare,nell’ambito pa rentale o amicale, lapossibilità di vivere insieme perridurre i costi e farsi compagnia. Ma altre scelte ormai sono diffuse.I gruppi di acquisto solidale (Gas)sono ormai una decina nel territo-rio e stanno diffondendosi ancora.Sono diversi i supermercati checon segnano le merci in sca denzaed a rischio elimina zio ne alle Cari-tas, alle San Vincenzo, a gruppi disolidarietà, perché arrivino alle per -sone indigenti. Anche la solidarietà «corta» quella

meno impegnativa, tra coloro checontinuano a stare bene, resta alta:la colletta alimentare di fine no -vembre è in crescita per nume ro dipartecipanti e quantità di merci do-nate; le iniziative di «raccolta fon-di» a scopo benefico so no diffuse;la comunità resta sensibile a tantibisogni. Ma la solidarietà «lunga»,quella impegnativa, fatica. La pro-posta di «famiglie che adottano fa -mi glie» lanciata dall’assessore Ro-mano Astolfo di Motta di Livenza,ripresa in un convegno a novem-bre a Co ne gliano, non decolla.

10 INSIEMECON FIDUCIA

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l’imitare l’Antoniano di Bo lognagiovani appassionati di musicahanno dato vita ai cori deibam bini. Quello della Madonnadelle Grazie a Conegliano hasuperato i trent’anni di vita.Canto co rale diffuso, che nonignora i singoli, le band di etàdiverse, perché la coralità è valore.L’Associazione sviluppo attivitàcorali (Asac) ne rappresentauna parte.

Siamo una comunità che recita.La storia dei nostri paesi e dellesale di comunità di molteparrocchie ci potrebbe raccontare

UNA RICCHEZZA SOCIALE SOMMERSA?

canti, recite,suoni, danze

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diffusi (Corelli a Vittorio Veneto,Benvenuti ed altri a Cone glia no,l’Albinoni a Spresiano, il Manzatoa Treviso, l’Opitergium a Oder zo,ecc.) diffonde una cultu ra dellamusica strumentale per pianoforti,violini, ecc. che darà vita ai primigruppi strumentali di musicaclassica. «Oggi nel territorio traTreviso e Pordenone – affermaGiuseppe Borin, anima di tanteattività musicali – siamo in gradodi allestire concerti con gruppiorchestrali di diversa formazione.È un patrimonio poco conosciuto,ma sono decine i giovani uscitidagli istituti musicali e diplomatinei conservatori che abitano nelterritorio». E molti poi animanogruppi giovanili o attività diformazione musicale in varicomuni.

Siamo una comunità che danza.Nell’ambito delle attività digruppo, di insieme, occorre poifare una riflessione sulle scuole didanza e sul popolo di ragazzine egiovani (i maschi sono una rarità)che le frequentano. Scuole didanza sono attive in diversi centrimaggiori ed anche in qualchecomune minore basti pensarea Dance City a San Vendemiano,all’Accademia Danza di Sacile,ad Arabesque a Cordignano, agliAmici del Bal letto di Oderzoo a K&S Dance School a VittorioVeneto. Ogni anno al teatroAccademia di Co negliano oallo Zancanaro di Sacile o in altriteatri, saggi ed esibizioniaffollatissime.Che dire allora? Una ricchezzapo co conosciuta e poco divulgataque sta di una comunità checanta, recita, suona e danza.Non è il caso di tentarela realizzazione di un repertorioche generi ulteriori spazi disocialità, aggregazione, fareinsieme e quindi capitale sociale?

SERGIO DUGONE

Siamo una comunitàche esprimeun ampio patrimonioculturalenon sufficientementevalorizzato

di decine di filodrammatiche che– per molti anni – hanno tenutoin vita la cultura del teatro.Da Goldoni agli altri autoridialettali, fino ai testipiù impegnativi, da Moliére aPirandello... Qualche compagniaancora oggi ha quelle radicicome il Piccolo Teatro Città diSacile che nasce ufficialmente nel1969, raccogliendo la lungae vivace tra dizione teatrale dellalocale «Filo drammatica»(documentata almeno dal 1922).

San Vendemiano, Teatro Orazeroa Vittorio Veneto, la Compagniavittoriese del Teatro Veneto,il Castello Errante a Santa Lucia,Tarvisium a Villorba.La Federazione teatro amatoriale(Fita) e l’Unione libero teatro(Uilt) costituiscono le associazionidi riferimento dei gruppipiù organizzati. Ma le realtàamatoriali sono tantissime.

Siamo una comunità che suona.In principio c’erano le bandemusicali, società storiche come

Ma dagli anni ‘80 con i progettigiovani, il teatro diventa un nuovoambito di pro ta gonismo perle scuole e per le associazioni.Conegliano, Vittorio Veneto,Sacile, Oderzo, Pieve di Soligovedono le scuole mediee superiori portare in scenacommedie e tragedie. Nasconoo si rafforzano così compagnieche oggi animano il territoriocome la Tre mi lioni di Parè,la Colonna Infa me, i CostrettiOltre Confine di Co ne gliano,il Casello 24 e gli Insoliti Ignoti a

la Filarmonica di Conegliano natanel 1785, grandi puntidi riferimento locale basti pensarealle realtà di Cison di Valmarino,Cappella Mag giore, Marenodi Piave, alla fanfara Alpina dellasezione Ana di Conegliano o allagiovane banda di Pieve di Soligo.Attività comunitarie che spessoanimavano scuole di musicaper fiati e percussioni da cuipoi uscivano solisti e gruppi chedavano vita alle prime bandgiovanili. Anche in tale ambitol’avvento degli istituti musicali

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«L’uomo che i nostri antenati loda-vano, lo chiamavano buon agri -coltore e buon colono; e chi cosìveniva lodato stimava di aver otte-nuto una lode grandissima».Leggendo questo passo tratto dalLiber de agri cultura di Marco Por-cio Catone detto Censore (II sec.a.C.), non si può non pensare alruolo dell’agricoltura nella societàe al posto da essa occupato nellanostra storia. Un ruolo che sin dal-le origini si è sempre caratterizzatocome il perno fondamentale nonsolo della struttura economica, masoprattutto come il metro di para-gone su cui misurare, in positivo onegativo, l’affermazione socialedelle persone coinvolte in tale set-tore. Ed è proprio attraverso l’ana-lisi del ruolo rivestito dall’agricol-

tura del nostro sistema economi-co-sociale, più che da con si de -razioni strettamente tecniche, chene possiamo ricostruire un percor-so storico dalle fortune alterne,un’evoluzione travagliata che puòessere ricondotta al l’omo geneitàsolo riassumendo nel progressivo einesorabile crepuscolo sociale del -l’agri coltura il filo conduttore diquesto percorso.Una decadenza, questa, che sepuò essere spiegabile in terministret tamente economici, dato ilpre dominio del settore secondarioe terziario, lascia invece perplessinon solo se si tenta una con te stua -liz zazione sociologica del fenome-no, ma soprattutto se si pensaall’im portanza cardinale dell’agri-coltura nella difesa del l’am bien te.

Ed è proprio quest’ultimo puntoche, se analizzato, con sente disvelare l’intrinseca aporia e in-congruenza di un sistema che, daun lato, declassa la considerazio-ne so ciale dell’agricoltura e dall’altrospinge a recuperare un nuovo ruo-lo per le attività agrarie. Attività cheoggi vedono l’agricoltore non piùsolo come una versione, fra tante,del l’ho mo oeconomicus, bensì co-me colui che in primis si prende cu-ra della terra e si pone così come pri-mo baluardo a difesa del territorio.È questo il sottile filo comune cheoggi lega tutte le professioni agri-cole e che consente di intravedereuno spiraglio di luce dopo gli ulti-mi due secoli di oscurità in cui lapiù antica delle attività, quella chesegnò il passaggio dalla vita no-

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E IMPRENDITORIALITÀterritorio

Nuove attività agricole

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made a quella stanziale, è stataconsiderata come mera branca delmercato e ha subìto uno smar -rimento d’identità che ne ha of fu -scato per troppo tempo la realevocazione. Almeno alcune conse-guenze sono sotto gli occhi di tut-ti: degrado idrogeologico del terri-torio, perdita irreversibile dellabiodiversità non solo tra le speciecoltivate e allevate, ma anche traquelle semplicemente gravitantiattorno all’agroecosistema, inqui-namento delle falde e del l’habitatin generale (si pensi ai danni del -l’uso massiccio del Ddt), compro-missione delle risorse agrarie, ef-fetti sulla salute umana, ecc.Se nel codice civile italiano del1942 ritroviamo all’articolo 2135(rimodellato nel 2001) una defini-

zione piegata a una visione anco-ra decisamente ristretta dell’eco-nomia («È imprenditore agricolochi esercita una delle seguenti at-tività: coltivazione del fondo, selvi-coltura, allevamento di animali eattività connesse»), nella legisla-zione successiva di ascendenza co -munitaria possiamo invece ricono-scere un’inversione di rotta, unpossibile nuovo punto di partenza.L’agricoltore diventa la figura pro-fessionale che opera prima di tut-to per la cura e la preservazionedel territorio. Questa presa di co-scienza si è già tradotta in signifi-cativi interventi legislativi (si pensialla ratio delle misure di incentivoper l’agricoltura contenuta nei pia-ni di sviluppo agricolo comunitari ealla ridefinizione del ruolo del -

l’agricoltore nella legge di orien -tamento D. Lgs. 228/2001), mastenta ad affermarsi nel sentire co-mune. È allora su questo livello cheoccorre concentrare gli sforzi e unanuova capacità programmatica. Sidia uno sguardo al degrado quali-tativo della formazione offerta da-gli istituti tecnici e professionaliagrari: non solo al crescente nu-mero di iscrizioni non si accompa-gna una reale vocazione per il set-tore, ma anche il livello mediodella preparazione degli studentidiplomati appare tendenzialmen-te inferiore rispetto alla media na-zionale. Lascia l’amaro in bocca ilconstatare che buona parte deglistudenti che scelgono questa stra-da lo fa senza reale motivazione ointeresse; ecco perché il luogo co-

RIQUALIFICARE L’ATTIVITÀAGRARIATRAMITE LA FORMAZIONEPROFESSIONALE

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In questa e nelle pagine che seguono alcune immagini dell’agricoltura di oggi.

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mune del contadino al quale infondo non serve stu diare è cosìduro a morire.Questo fenomeno degenerativo siè peraltro sviluppato solo recente-mente, probabilmente dagli anniSettanta in poi. Fino ad allora, an-che se come prospettiva di lavoroe di vita l’agricoltura poteva nongo dere di grande rispetto, la scien -

za agraria era invece settore sem-pre in grande fermento. Si pensi,per fare un solo esempio, alla piùfamosa e antica (seconda in Euro-pa) scuola d’agraria, il G.B. Cer lettidi Conegliano, i cui professori estudenti hanno contribuito a scri-vere la storia dell’enologia italiana enon solo.La riqualificazione delle attivitàagrarie passa quindi e prima di tut-to attraverso il consapevole recupe-ro dell’importanza della formazio-ne professionale a livello scolastico.Sarebbe un esercizio di retorica inu-tile e un po’ ipocrita l’esaltazionedell’agricoltore come custode delterritorio se mancassero poi la con-creta capacità di gestire questoruolo e le competenze tecnico-in-tellettuali necessarie per realizzareque sto impegno. Le professioni del -l’agri coltura vanno inserite e ripen-sate in un contesto fortemente in-terdisciplinare, carat terizzato dallosforzo di ricongiungere l’uomoall’ecosistema.Rivolgendo adesso lo sguardo auna prospettiva più tecnica e con-centrandoci sulla dimensione ita-liana dominata dalla piccola pro-

prietà agraria, possiamo notareche l’agricoltura negli ultimi anniha vissuto una trasformazione chel’ha condotta ad ampliare la pro-pria gamma di attività e dalla qua-le, in un ininterrotto processo digemmazione, sono nate nuovepro fessioni. Un processo nato al -l’om bra della crisi del settore do-vuta alla globalizzazione: la ridottacapacità competitiva italiana ha in-fatti spinto ad allontanarsi dal bu-siness tradizionale per ricercarenuove fonti di reddito, esplorandola possibilità offerte dai mercati dinicchia. Fondamentalmente l’agri -coltura è sempre stata produttricedi beni alimentari, senza però ge-stire la trasformazione del proprioprodotto, che veniva ceduto di -rettamente alle grandi impresecom merciali. L’unico esempio ditrasformazione era infatti in origi-ne rappresentato dalle cantinecoope rative e dalle latterie sociali.Oggi le prospettive e le attività dichi vive di «agricoltura», nel sensoampio al quale ci stiamo riferendo,si sono gradualmente differen zia -te. Negli anni ottanta, per esem pio,si hanno i primi sviluppi del l’attivitàagrituristica, fino a diventare unavalida alternativa alla tradizionaleospitalità alberghiera.Con il D. Lgs. 228/2001 si ha il ve-ro punto di svolta: si riconosceall’imprenditore agricolo la sua rea -le professionalità e multifunziona-lità nella gestione del territorio,permet tendogli anche di stipulareconvenzioni con am ministrazionipubbliche per la gestione del benecomune (si pensi al primo esempioin Italia di protocollo d’intesa stipu-lato nel 2006 tra alcuni comuni inprovincia di Treviso e la Coldirettiper la gestione del verde pubblicole cosiddette «tute gialle»). Da al-lora si è potuta osservare la lentaesternalizzazione di alcuni servizimunicipali a favore di imprese agri-cole locali convenzionate: puliziadelle strade in caso di neve, sfalcio

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RIO L’AGRICOLTURA

VISTA ANCHECOME DIFESADEL TERRITORIO

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dell’erba, ecc. In questo caso si as-siste al più virtuoso degli esempi diprivatizzazione di un servizio pub-blico: l’attività viene infatti appal-tata solo ad aziende residenti nelterritorio comunale, sostenendocosì allo stesso tempo il settoreagricolo e la redistribuzione dellerisorse eco nomiche all’interno del-lo stesso territorio. Terzo e non ultimo esempio effet-to di questa esternalizzazione èinoltre il ritorno d’immagine per ilcoltivatore diretto/imprenditoreagri colo: l’operare per l’intera co-munità consente infatti di recepirel’dea dell’agricoltore come custo-de del territorio, che è oggi tantonecessaria.Nell’ultimo decennio l’attività in

agricoltura si è estesa fino a ri-comprendere anche il settore del-le risorse rinnovabili attraverso il ri-corso a impianti di biogas e/obiomassa, all’inizio solo per soddi-sfare il fabbisogno energetico del-le proprie strutture produttive e in-fine anche per vendere a terzil’energia elettrica prodotta. Sem-pre nello stesso periodo si è poi as-sistito al crescere di una nuovarealtà: la fattoria didattica e le at-tività di terapia con gli animali.Questa nuova branca delle attivitàagricole si pone solitamente a la-tere del core business dell’azienda,ma aldilà della sua importanzaeconomica l’aspetto di maggiorerilevanza è dato proprio dalla suafunzione educativa, con sistente nel

dare la possibilità a ragazzi di tuttele età cresciuti tra computer e te-lefonini di rientrare in contatto conla dimensione agreste.In una realtà economica come quel-la italiana, dominata dalla piccolaimpresa (dimensione media 7,5 ha)e dal coltivatore diretto, questo svi-luppo delle professioni si è però ac-compagnato al progressivo ridursidel numero di imprese agricole.L’inventiva e l’ecletticità imprendi-toriale non bastano comunque inun sistema, dove i profitti sonospinti a zero e la competizione con-duce inevitabilmente alla concen-trazione aziendale.La sfida italiana, ma anche euro-pea per il futuro sarà proprio quel -la di trovare la formula adatta perdare nuovo ossigeno alle nostre at-tività agricole e riqualificare l’ideadel piccolo imprenditore agri colo:formula che dovrà tener conto del-la funzione centrale del l’agri colto -re nella difesa del territorio... Solocosì facendo si po trà remuneraresufficientemente il lavoro di tuttauna serie di professioni il cui valo-re aggiunto va al di là della produ-zione in senso economico per rea-lizzare nuova ricchezza sociale.È questa la nuova dimensione del-le professioni nell’agricoltura delfuturo: una miscellanea d’impren-ditoria, elevate conoscenze e ca-pacità tecniche, funzione non soloeconomica ma di respiro sociale,consapevolezza del proprio ruolodi tutore dell’ambiente. In altre pa-role l’essere il buon agricoltore dicui scriveva Catone.

ALBERTO DE NARDIProgetto Agricoltura e Ambiente

15INSIEMECON FIDUCIA

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16 INSIEMECON FIDUCIA

Nello scorso numero della nostrarivista abbiamo illustratoil «Progetto Giovani», promossoda Banca della Marca e destinato,come ben si capisce, alle nuovegenerazioni di Clienti e Soci.Questa iniziativa, dopo la fasedi un’at tenta programmazione, èora entrata nel momentodel concreto avvio, ed infattiil 17 dicembre scorso si è riunitoil primo Focus Group dovei ragazzi con i responsabilidel progetto hanno affrontatole tematiche più di attualità delmomento, quali denaro, banca,territorio, futuro, crescita,tecnologia, crisi ed altro.Questa prima indagine è statanecessaria per una conoscenzareciproca sia per capire cosapensano i giovani d’oggi sui citatitemi di interesse quotidiano, siaper studiare insieme quantola banca può fare e dare comerisposta in termini concreti.Le idee espresse sono statemoltissime, gli argomenti sonostati affrontati ad ampio raggioe con la franchezza e la sinceritànecessaria, elementi indispensabiliper costruire fiducia tanto piùnecessaria in questo particolaremomento che vede il sistemabancario nel suo insieme, senzaalcun distinguo, fortementeaggredito e criticato, a volteanche con reali motivazioni.Banca della Marca, se vuoleessere effettivamente una Bancadifferente come si ritiene, devesaper accettare anche i luoghi

comuni, le negatività del sistema,deve trovare la forzae la motivazione per potersiallontanare sempre più dagli«altri» e valorizzare la sua storiadi Banca del Territorio fondatasulla cooperazione.Dall’incontro è emerso chei giovani hanno bisogno di fiduciae trasparenza per instaurareuna relazione proattiva.La voce dei giovani deve divenireuna presenza fissa non soloper cogliere bisogni e necessità,ma anche per cogliere ideeoriginali e vincenti che possanoessere occasione di crescita

per i giovani stessi ed il territorio.Il valore della cooperazione staproprio tutto qui: non lavorareper gli altri per utilità (ideapaternalistica di un tempo)ma con gli altri, insieme Bancae Cliente, perché la crescitareciproca è vantaggio perentrambi.Come ben si può comprenderel’avvio è stato molto proficuo,il lavoro da fare è davvero moltoanche se per Banca della Marcail percorso è già chiaramentetracciato da tempo.La partecipazione è aperta a tuttii giovani dai 18 ai 30 anni.

TERR

ITO

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un avvio

Per aderire è sufficiente dare la propriadisponibilità scrivendo una mail a

[email protected] telefonando allo

0438.993220

:–)

Ancora su «Progetto Giovani»

proficuo

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Il territorio italiano si è formato intempi geologici relativamente re-centi: tanto le Alpi quanto gli Ap-pennini sono emersi dal mare soloqualche decina di milioni di annifa. Di più antica origine sono laSardegna, la Carnia e qualche al-tro isolato lembo della Penisola. Ilnostro è dunque un Paese gio -vane, pieno di energia ed in con-tinua trasformazione sotto l’azio -ne di forze che agiscono dallepro fondità e dalla superficie. Traquest’ul time un ruolo decisivoviene esercitato dalle acque. Sonoesse che in gran parte hanno sca-vato o approfondito le valli mon-tane e collinari, hanno trasportatoper chilometri e chilometri i sedi-menti derivati dal l’erosione dellerocce e li ha infine depositati a for-mare le grandi pianure alluvionali.Così mentre i rilievi si sono sem-pre più assottigliati, le pianure sisono allungate verso il mare.In origine i fiumi ed i torrenti, unavolta usciti dalle valli e aver perdu-to buona parte della loro energia,hanno liberamente vagato nelle

pianure e, mutando continua-mente il loro corso, hanno finitoper distribuire le loro alluvioni sularghi tratti di pianura. Solo moltotempo dopo è arrivato l’uomoche, avendo necessità di spazi vi-tali e di terre da coltivare, ha co -stretto i fiume a seguire percorsidefiniti, elevando argini e difese disponda. L’operazione gli ha natu-ralmente arrecato enormi benefi-ci, ma anche qualche problema enon di poco conto. Infatti, doven-do le acque seguire percorsi ob -bligati, sono da questo momentocostrette a sedimentare i detritistrappati alla montagna lungo ri -strette strisce di terra. Di conse -guenza gli alvei si sono pian pia noalzati mettendo in molti punti incrisi gli argini, e le acque ripetuta-mente hanno allagato territori giàconquistati dall’uomo.Venendo ai tempi storici, le cro -nache citano una terribile alluvio -ne del Po avvenuta nell’anno 204avanti Cristo. Evento questo che siè ripetuto con inesorabile fre-quenza ancora nei secoli succes -

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RIO LA FRAGILITÀ

DI UN TERRITORIO CHE VA COSTANTEMENTEDIFESO

franee alluvioni

sivi. Anche l’Arno è più volte usci-to dagli argini: negli ultimi 800 an-ni Firenze è stata invasa dalle ac-que almeno una quarantina divolte (dell’alluvione del 1292 futestimone Dante Alighieri). È al-trettanto noto inoltre come la cittàdi Roma sia stata svariate volterag giunta dalle acque del Tevere.Non meno minaccioso risulta siastato il Piave: le sue acque infattihanno ripetutamente scavalcatogli argini ed invaso larghi tratti delterritorio trevigiano e delle cam-pagne dell’opitergino. Il più lon-tano documento sulle sue rovi-nose piene risale all’820, anno incui le acque seminarono distru -zione nella città di Feltre. A partiredal XIV secolo ad oggi il Piave harotto gli argini in più punti ben 65volte. Tra le sue numerose pienemerita di essere citata quella del 17giugno del 1918, avvenuta men tresi stava combattendo lungo le suesponde la «Battaglia del Solstizio».In quella occasione le particolaricondizioni idrauliche del fiumecontribuirono non poco a fermare

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mente esposto al rischio idrogeo-logico; secondo, che – appuntoper questo – esso avrebbe biso gnodi maggiori «attenzioni». Ma perquesto sarebbe necessaria una piùforte cultura naturalistica e la con-sapevolezza, ad ogni livello, che ilsuolo su cui posiamo i pie di è qual-che cosa di vivo e in continua tra-sformazione e come tale va difesocontro ogni forma di degrado. Èquesto un dovere di tutti, un se-gno di civiltà.Alla base dunque dei dissesti idro-geologici non vi è solo la naturalefragilità di gran parte del territorioitaliano, ma altre cause quali l’ur-banizzazione, l’abbandono, i mu-tamenti climatici. L’urbanizzazione, vale a dire lo svi -luppo a macchia d’olio delle strut-ture residenziali, industriali e delleinfrastrutture ha, tra l’altro, resoimpermeabili tratti sempre più vastidi suolo, per cui gran parte delleacque che prima venivano assorbi-te dal terreno ora sono co strette arimanere in superficie e a scorrervisopra, e dopo aver messo in crisi isistemi di smaltimento, si riversa-no in grande quantità e talvoltacon violenza nel reticolo idrografi-

l’esercito nemico. E il Piave divenne«fiume sacro alla patria».La situazione, per quanto riguardai dissesti idrogeologici sul suolo ita-liano – frane in montagna ed incol lina ed alluvioni in pianura – si ènotevolmente aggravata ai tempinostri. Basti considerare che ne gliultimi 80 anni sono state se gna -late, sul territorio italiano ben5.400 episodi alluvionali e 470.000frane, di cui 13.000 di rilevanteenti tà. Le vittime sono state com -ples sivamente 6.000.As sai nutrito è dunque l’elenco del-le calamità recenti provocate dallaviolenza delle acque, che oltre acausare morte hanno anche arre-cato ingenti danni al patrimonioedilizio, a quello artistico, alle infra-strutture e alle attività eco nomiche.Partendo da quella del Polesine del1951 è tuttora viva la memoria

delle alluvioni che hanno colpitonell’ultimo cinquantennio tutte leregioni italiane; da ultime quelladel Veneto occidentale del no-vembre del 2010 alle più recentidella Liguria di Levante con le Cin-que Terre e la Lunigiana, di soloqualche mese fa.Tra il 31 ottobre e il 2 novembre2010 sul Veneto centro-occiden-tale si sono abbattute forti preci-pitazioni con valori prossimi a 300e fino a 500 millimetri di pioggia.Il Bacchiglione e molti altri corsid’acqua minori so no straripati:140 chilometri qua drati di territo-rio finirono sot t’acqua, con danniingenti ai beni e alle attività. Allafine le aree allagate so no risultate11 in provincia di Vicenza ed 8 ri-spettivamente in quel le di Veronae di Padova. In collina si sonomos se ben 821 fra ne, alcune an-che molto perico lo se ed estese. IComuni veneti danneggiati sonostati 262.I dati fin qui sinteticamente espo stiinducono a due ordini di conclu-sioni: primo, che il territorio ita lia -no, per la sua configurazione mor -fo logia e per la sua strutturageologica, è fragile e perciò forte-

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Problema semprepresente

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2012: aumentano i vantaggi

SOCIO SOSTENITORE

2012: AUMENTANO I VANTAGGI

INIZIATIVE 2012 DI MARCA SOLIDALE

RESOCONTO 2011

ASSEMBLEA DEI SOCI 2012

Facendo seguito all’articolo pubblica-to su «Insieme con fiducia» di settem -bre 2011 dal titolo «Marca So lidale:attenta e sensibile all’evolversi della si-tuazione socio-economica del Pae-se», mi preme portare a conoscenzadella Compagine Sociale, che il Con-siglio di Am ministrazione, dopo atten-ta analisi, ha de ciso di estendere leagevolazioni dei rimborsi per lespese sostenute a fronte di visitemediche specialistiche ed esamied accertamenti diagnostici, an-che per quelli effettuati all’internodelle Ulss del ter ritorio in regimedi libera professione.Con questa decisione diamo la pos-sibilità di usufruire delle nostre agevo-lazioni ad una più ampia fascia diutenza, venendo così incontro ad esi-genze di carattere economico semprepiù impellenti presso un gran numerodei nostri associati.

Inoltre, a questo punto, l’utente haam pie possibilità di scelta, non essen-do più vincolato, per avere i rimborsi,a rivolgersi esclusivamente pressocentri convenzionati, ma privati.Con questa «operazione» si allarga ul-teriormente l’entità dei rimborsi chevanno a vantaggio dei Soci, conferen-do alla parte eminentemente mutuali-

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ANNO I · NUMERO 1 · GENNAIO 2012 · Supplemento al periodico «INSIEME CON FIDUCIA» n. 57

¬ di Adriano Ceolin, Presidente

stica di Marca Solidale, l’importanzasempre più marcata nel bilancio eco-nomico di esercizio.Ogni anno organizziamo una serie diconvegni incentrati su un determinatotema, e tenuti su più località del nostroterritorio di pertinenza, riscontrandomolto interesse e con sempre buonapresenza di pubblico. Nel 2010 l’argo-

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Il supplemento Marca Solidale «informa», che prende avviodal presente numero, riporterà le informazioni circa la gestionedella Società, nonché le iniziative pianificate ed i consuntividelle attività svolte.Sarà un veicolo di informazioni che avrà anche come sco poil far sentire al singolo Socio sia della Banca che di Marca Solidalel’appartenenza ad un’unica compagine che ha come caratteristicagli stretti collegamenti e rapporti con la Banca stessa.

Consiglio di Amministrazione Marca Solidale

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permanenti...

A L C U N E D E L L E I N I Z I AT I V E 2 0 1 2

mento «La ricerca che cura» è statogestito in partnership con il CRO diAviano, nel 2011 il tema ha riguardatoi corretti stili di vita condensati nel titolo«Riti, miti, inganni della cultura del be-nessere».Questi convegni che trattano argo-menti di notevole interesse per la col-lettività, sono seguiti da iniziative che

Marca Solidale promuove proprio perdar seguito applicativo a ciò che vienepresentato e sviluppato durante gli in-contri. Solo così si arricchiscono icontenuti teorici degli argomenti trat-tati e soprattutto si spingono i parte-cipanti ad adottare conseguenticomportamenti virtuosi.Gli incontri fra persone, Soci e non so-

ALCUNI BENEFICI ECONOMICI

Rimborso 25% della spesa sostenutasulla rete convenzionata e ULSS

Detrazione fiscale pari al 19%

Sconto 10% (mediamente) sulle tariffe a listinograzie alle convenzioni, in presenza di medici aderenti

100,0022,5017,1010,00

(visita medica)

(rimborso 25% con Marca Solidale)

(detrazione fiscale pari al 19%)

(sconto 10%)

euro - euro - euro - euro =

50,40

Risparmio di 49,60 euro

Rimborsi del 25%

per i Soci che, alla nascitadel figlio, sono iscrittialla mutuada almeno 6 mesi.

Seggiolino auto

su fatture di visite specialistiche, esami ed accertamenti, anchedei figli minorenni di Soci, presso centri convezionati (Network Sanitario)indipendentemente dal medico che esegue la visita.

NOVITÀ 2012: rimborsi ULSSi rimborsi del 25% sono estesi anche alle visite specialisticheprivate, esami ed accertamenti (no ticket) eseguite pressole ULSS del territorio di Marca Solidale: ULSS 7 (Pieve di Soligo),ULSS 8 (Montebelluna), ULSS 9 (Treviso), ASS 6 (Pordenone).

finanziamentoper sostenerele spese dei viaggi studio,all’estero, dei figli dei Soci(a tasso e spese zero).

Finanziamento«viaggi studio»

Approccio Integrato Posturale (AIP)approfondita analisi posturale multidisciplinare che permette diidentificare le reali cause di patologie quali mal di schiena, cervicalgie,dolori delle articolazioni, cefalee muscolo tensive, spesso la naturaleconseguenza di posture scorrette protratte per troppo tempo cheil nostro corpo adotta spontaneamente per adattarsi a degli squilibri.L’approccio integrato tra i professionisti AIP prevedela visita posturale, la consulenza odontoiatrica, ortognatodonticaed optometrica, contestualmente ed in un’unica sede.

Speciale spettacolie cultura

Arena di Verona: rassegnadi spettacoli lirici.

Sconti per i biglietti di concerti(es. Raphael Gualazzi, Giorgia,Notre Dame de Paris…).

totale euro

NOVITÀPer l’elenco completodelle iniziative,le prenotazioni emaggiori informazionipuoi rivolgerti pressole filiali della Banca.

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ci di Marca Solidale, partecipanti aiconvegni e soprattutto la Festa delSocio che viene svolta annualmente inoccasione dell’Assemblea annualeper l’approvazione del bilancio di eser-cizio, sono momenti di coesione chefanno sentire gli associati come mem-bri di una grande famiglia che cura gliinteressi di tutti ed è sempre attentaalle esigenze di ciascuno. Questa sen-

GENNAIOEsami del sangue: il check-up gene -rale ‘secondo livello’ include esami dibase per un controllo generale molto ap-profondito. Rispetto al check-up ge ne -rale ‘base’ risulta più completo poichéoffriamo anche un monitoraggio dellostato elettrolitico: in effetti, al dato sul-l’elettroforesi delle siero proteine (utileindicatore dei processi infiammatori e/oneoplastici), aggiungiamo i valori del so-dio e del potassio, indicatori dell’equi-librio idro-elettrolitico.

FEBBRAIOScreening dermatologico nei: effet-tuare controlli sui nei è un importante for-ma di prevenzione per la propria salute.

FEBBRAIOScreening ortottico: per bimbi dai 5ai 13 anni: la visita ortottica è particolar-mente importante nei bambini per sco-prire precocemente piccoli stra bismi edeficit visivi o sintomi soggettivi chepossano ricondurre a disturbi della mo -ti lità oculare.

FEBBRAIO · LUGLIOSoggiorni cure termali: prezzo spe-ciale (59 euro giornalieri pensione com-pleta). Con possibilità di rimborso del25% su visita dietologo e pro grammadieta.

MARZOScreening cardiologico: la visita car -diologia, unitamente all’ECG, costituisce

...periodiche

il primo ed insostituibile approccio alla va-lutazione dello stato di salute del nostrocuore. L’aggiunta dell’esame eco gra fico,tramite l’osservazione diretta del l’ana -tomia cardiaca, permette di indi viduareeventuali anomalie nel fun zionamentodelle valvole e nella con tra zione dellepareti cardiache.

APRILEAssemblea Socie Festa della Fa mi glia: domenica 29.

GIUGNOScreening glaucoma: il glaucoma èuna patologia oculare silente caratteriz-zata dalla presenza di un danno cronico eprogressivo del nervo ottico anche in as-senza di altre malattie oculari.

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG

Screening dermatologico neiPrenotazioni a partire dal mese di febbraio

Screening ortotticoPrenotazioni a partire dal mese di febbraio

Soggiorni cure termali [1 settimana]Prenotazioni a partire dal mese di febbraio

Screening glaucomaPrenotazioni a partire dal mese di giugno

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Assemblea Soci e Festa della Famiglia29 APRILE

sazione traspare soprattutto in questimomenti di vicinanza reciproca chesono la linfa e la forza che spingonogli Amministratori della Società adoperare con sempre maggior dedizio-ne ed entusiasmo.

Esami del sangue * 3 giorni al mesePrenotazioni a partire dal mese di gennaio

Screening cardiologicoPrenotazioni a partire dal mese di marzo

* * * * * **

Per l’elenco completodelle iniziative,le prenotazioni emaggiori informazionipuoi rivolgerti pressole filiali della Banca.

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29 aprile 2012

Anche per il 2012 MarcaSolidale organizzala giornata dedicata ai Socied agli amici che voglionoconoscerci meglio.Domenica 29 aprile aGodega di Sant’Urbano,presso il Palaingresso Fiera,tutti i Soci, ed i lorofamigliari, sono invitatialla festa che si svolgeràdurante la mattinata.In apertura una brevecarrellata sul lavoro svoltoda Marca Solidale nel corsodell’anno precedente, poia seguire interverràun ospite a sorpresa.Non dimenticate di portarei bimbi, a loro sarà dedicatouno spazio con giochi,animatori, baby sitter e naturalmente ancheuna sana merenda.Per concludere un conviviale pranzocon uno squisito spiedoofferto da Marca Solidale.

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Direzione e redazionevia G. Garibaldi, 46 · 31010 Orsago/[email protected] · tel. 0438.993212

Direttore responsabileAngelo Roman

Direttore editorialeAdriano Ceolin

Segretaria di redazioneMariapia Biscaro

Comitato di redazioneLuigino Manfrin, Piergiovanni Mariano,Guglielmo Mazzer, Mario Meneghetti,Vittorio Janna, Luca Pin, Gino Zanatta.

Riportiamo il consuntivo delle varie attività svolte nel corso dell’anno 2011e le relative adesioni, sia nell’ambito sanitario e della prevenzione chein quello sociale e culturale.

¬R E S O C O N T O 2 0 1 1

Screening dermatologicoScreening ortotticoScreening celiachiaArena di Verona · NabuccoFinanziamento «600 a 0»Visita medico sportiva bimbiEsami del sangue 2° livelloScreening angiologicoEcografia addome completoKit colazione ragazzi

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C O M P A G I N E S O C I A L E

Rimborsi visite specialisticheesami ed accertamenti

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TIPOLOGIA NUMERO

Supplemento a «Insieme con fiducia», quadrimestrale di Banca della Marca

Nata nel 2007, Marca Solidale al termine del suo primo anno di vitaraggiunge già la quota di mille adesioni.Come evidenziato nel grafico, nel corso di questi anni il numero dei Sociè costantemente cresciuto sino a raggiungere a fine dicembre 2011le 4.641 unità.

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co naturale provocando piene im-provvise e straripamenti. Non è ra-ro il caso che lo sviluppo urbanisti-co abbia anche finito per sottrarreterreno ai corsi d’acqua costrin-gendoli entro alvei sempre più an-gusti ed irrigiditi tra le nuo ve co-struzioni. A questo riguardo unbuon esempio ci viene dal fiu meVara (straripato nel corso del -l’ultima alluvione che ha colpito laLi guria orientale). Infatti, confron -tando le vecchie mappe con la si-tuazione attuale si scopre che ilsuo letto, in un tratto del suo per-corso, nell’anno 1857 aveva unalarghezza di ben 820 metri, ma uncentinaio di anni dopo, nel 1957,la misura si era ridotta a 370 me-tri, meno della metà. Oggi il suoalveo è largo solamente 140 metri.Vi è poi l’abbandono del territo-rio, un fenomeno che ha colpitoin modo particolare la collina e lamontagna, da dove se ne sonoandati coloro che oltre ad abitarvi,avevano in cura i terreni. In questicasi, con l’esodo è venuta menoquella vigile presenza sul territorioche fino a quel momento ne ave-va assicurato la salvaguardia. Èappena il caso di ricordare che i

dissesti e le alluvioni comincianoproprio da qui, dalla montagna edalla collina.Infine non vanno sottovalutati icambiamenti climatici ed in parti-colare le piogge che di anno inanno si fanno sempre più intensee concentrate nel tempo e checo stituiscono oggi il fattore prin-cipale dei dissesti idrogeologiciche saranno destinati ad aggra-varsi nei prossimi anni, a frontedell’incremento dell’energia cine-tica nell’atmosfera, prodotto dal -l’effetto serra.Viviamo in un periodo in cui il Pae -se, mentre da un lato è cresciutomolto in termini di sviluppo eco-nomico, dall’altro ha visto il pro-prio territorio diventare semprevulnerabile, vale a dire sempre più

esposto ai rischi di natura idro geo -logica. Per cui programmare e rea-lizzare interventi coordinati volti al-la sua difesa do vreb be essere unobbiettivo politico prioritario ed ur-gente da qui in avanti.Da questo punto di vista stimo lan -te potrebbe essere l’esempio la scia -toci della Serenissima Repubblicadi Venezia che al suo ter ritorio ri -ser vò grandi attenzioni e notevoliinvestimenti, istituendo allo scopoorgani di gestione e di controllo diele vata severità e com petenza,qua li il Collegio dei Provveditori so -pra i boschi, il Collegio Solenne perle acque, i De pu tati per i fiumi, edinfine i Prov veditori con il compitodi occuparsi dei luoghi incolti edabbandonati.

ANTONIO DELLA LIBERA

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20 INSIEMECON FIDUCIA

A lui è dedicata una via della cittàdel Cima che attraversa il quartie-re della Ferrera, a due passi dallascuola enologica che lui stesso hafondato e diretto per una decinad’anni e che gli è dedicata. Il nomedi Giovanni Battista Cerletti è le-gato a doppio filo a quello dellacittà di Conegliano e, più in gene-rale, al settore dell’agricoltura edell’enologia.Lo scorso 26 novembre a Coneglia-no, in occasione del 135esimo an-niversario della fondazione dellaScuola enologica, si sono ripercorsele tappe della sua vita e della fon-dazione dell’istituto che continua,ad oltre cento anni di distanza, a te-ner viva la sua memoria e le sueopere che dalla Lombardia lo han-no portato nella Marca.Nato a Chiavenna in provincia diSondrio nel 19 maggio del 1846 edeceduto nella città natale il 12 set-tembre del 1906, compiuti ses-sant’anni, portò avanti i primi studia Como e poi alla facoltà di Mate-

matica dell’Università di Pavia. Nellaprimavera del 1866 si arruolò nel Ibattaglione del Corpo dei volontarigaribaldini e combatté in Trentino,rimanendo ferito alla mano e albraccio destro nello scontro di Mon -te Suello. Quanto accadde gli valsela medaglia d’argento di cui venneinsignito e successivamente diven-ne presidente della Società dei re-duci garibaldini di Chiavenna.Tornato agli studi, si laureò in inge-gneria nel 1869 al politecnico di Mi-lano. Nei due anni successivi, gra-zie ad una borsa di studio, si recò inGermania ed in Austria per ap-profondire le scienze agrarie, in par-ticolare viticoltura ed enologia. Alritorno in Italia, nel 1876 fondò ediresse a Conegliano la prima scuo-la di viticoltura e di enologia, af-fiancato da Antonio Carpené, notoenologo locale. L’obiettivo dellascuola era ed è ancor oggi quello diformare dei professionisti specializ-zati nell’attività pratica delle coltureviticole e nell’elaborazione e con-

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RIO IN RICORDO

DELL’ENOLOGO CERLETTI,FONDATORE E DIRETTOREDELLA SCUOLADI VITICOLTURADI CONEGLIANO

servazione dei vini. A questo se-guiva e segue la formazione dinuovi insegnanti e dei dirigenti diaziende e società enologiche.La scuola di Conegliano, divenutapresto famosa, fu sede di due im-portanti congressi e concorsi: nel1881 sullo studio delle apparec-chiature e macchine enologiche e aquattro anni di distanza sugli studiper combattere la peronosporadella vite. Le pompe irroratrici, in-novazione dell’epo ca, vennero pre-sentate per la prima volta agli ad-detti del settore proprio nel corso diquest’ultima esposizione. Va dettoche in quegli anni in gran parted’Eu ropa la vite era stata colpitadalla peronospora, con conseguen-te danno alla vegetazione e allapro duzione. Proprio al riguardo,Cerletti nella nota dal titolo «Il lattedi calce applicato a combattere laperonospora della vite», andandocontro le tesi maggiormente diffu-se in quel tempo, sottolineò le pro-prietà curative delle soluzioni alcali-ne. Sempre a Conegliano, fondò ediresse la Rivista di viticoltura e dienologia italiana, fondò il primoCircolo enofilo per poi diventarefondatore e socio onorario di un cir-colo analogo a Roma. L’opera intensa del Cerletti non siesaurì qui e nel 1885 contribuì allaricostituzione del Consorzio agra-rio locale. Nel 1886 si trasferì a Ro-ma, chiamato a ricoprire la caricadi segretario generale della Societàdei viticoltori italiani. Grazie al suocontributo, vennero create dellenuove scuole enologiche ad Alba,Avel lino, Catania e Cagliari, tutteispirate a quella di Co negliano. Daallora la sua vita si svolse principal-mente a Roma. Fu membro auto-revole del consiglio superiore e delcomitato per l’istruzione agraria edebbe vari incarichi governativi, l’ul-timo dei quali riguardante l’emigra-zione italiana negli stati dell’Ame -rica centrale.

ERICA BET

Giovanni Battista Cerletti

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Con il definitivo accordo sull’usodello stabile, sancito da una dona -zio ne in accomodato con la dio-cesi vittoriese, il collegio Dante Ali -ghie ri si appresta a tornare ades sere il centro di quella attivitàedu cativa e culturale che lo ha con -traddistinto negli ultimi novant’an-ni di storia cittadina. E lo fa apren-do con coraggioso entusiasmouna nuova fase, ossia costituen-dosi in cooperativa sociale onlus IlDante, formata da una set tan tinadi soci lavoratori, genitori, sosteni-tori, ex allievi scesi in campo a di-fesa di una istituzione che è ancheparte non piccola della storia dellacittà di Vittorio Veneto. Delle motivazioni di questa sceltadi campo verso la cooperazione ciha parlato la presidente de Il Dan-te, professoressa Sonia Covi Polle-sel, convinta che richiamare i do-centi alla responsabilità direttanella gestione dell’insegnamento«significhi per gli stessi assumereuna mentalità imprenditoriale, es-sere direttamente e personalmen -te investiti nel sostenere il livelloqualitativo dell’offerta formativaattraverso la continua innova zio -ne. Il tutto ovviamente a vantag-gio degli studenti».

Sul piano pratico questo ha com-portato anche delle scelte negliindirizzi di studio, scelte che noncreassero a priori nuova disoccu-pazione giovanile, ma che aiutas -sero i giovani ad acquisire unapre parazione professionale piùcon sona all’inserimento nel mon-do produttivo e del lavoro. Comeci spiega il preside prof. Luigi Flo -ria ni, «questo nuovo camminonon è solo frutto dei tempi difficilie della crisi economica che stiamovivendo, ma di numerosi incontriavu ti con genitori, studenti, pro-fessori, tutti consapevoli delle dif-ficoltà in cui attualmente versa lascuola italiana, ma anche forte-mente propensi a contrastarle e arimuoverle pensando soprattuttoal futuro. Senza tema di voler pec-care di immodestia mi sento di di-re che oggi Il Dante è impegnato acostruire una scuola secondo leaspettative degli studenti e del lefamiglie. Sono passati alcuni mesidall’inizio dell’anno scolastico, il la-voro è stato avviato, non si so noperdute ore di lezione, si so nomantenute le promesse per i pro-getti programmati».Come ci illustra il preside Florianioggi Il Dante è impegnato su tut-

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UNA COOPERATIVAPER L’INSEGNAMENTO

Istituto DanteUNA SCUOLA CHE SI RINNOVA

to il ciclo di studi, dalla scuola pri-maria alla scuola secondaria di pri-mo e secondo grado. Nella scuolaprimaria è stato scelto il sistemadella maestra prevalente, il poten-ziamento delle lingue straniere (in-glese e spagnolo) e dell’attivitàmotoria e musicale. Nella scuolasecondaria di primo grado si tiene

L’Istituto Dante.

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conto moltissimo il metodo dellapersonalizzazione, l’impegno del-la responsabilità, l’approccio allenuove tecnologie, il rapporto con ilterritorio. Sono tutti elementi chevengono rafforzati in modo deci-sivo nella scuola secondaria di se-condo grado dove, per il prossimoanno, si prospettano questi trenuo vi indirizzi: a) costruzioni, am-biente e territorio (geometri); b)trasporti e logistica, articola zionelogistica; c) liceo scientifico conorientamento sportivo.Un programma dunque innovati-vo, costruito nella consapevolezza

che l’istruzione e la formazionenon possono più essere quelle del-la generazione passata e che per-tanto è necessario investire nell’in-novazione e nella pre pa ra zio neprofessionale, anche con altre ini-ziative e con corsi extrascolastici.«I progetti a tal fine non man cano– conclude il preside Flo riani – esono in linea con quelli già messi inatto in collaborazione con Googlee IBM per una didattica più avan-zata. Particolare risalto acquistanole attività integrative, in primo luo-go quelle di carattere sportivo».Anche sul piano organizzativo edei servizi – come ci spiega la pre -si dente Covi Pollesel – «Il Dante haadot tato criteri di concreta fun zio -nalità: cinque giorni di lezione allasettimana con rientri po me ri dia ni,mensa, doposcuola e ser vi zio conpulmino. Sul piano della didattica,come ho già accennato, puntiamomolto sulla risorsa del capitaleumano sia per quanto con cerne gliinsegnati che gli alun ni. Non ci sa-ranno a Il Dante insegnanti me notitolati a insegnare, né classi superaffollate che impediscano il nor-male funzionamento dell’inse gna -mento e del recupero. La ge s tio neprivata può e deve ovviare ai moltiinconvenienti che attualmente as-sillano la scuola pubblica, senzaperò dimenticare che la scuola pa-rificata è un servizio pubblico a tut-ti gli ef fetti».Sul delicato tasto della scuola pa ri -

ficata e dei relativi costi a caricodelle famiglie degli alunni la pro-fessoressa Covi Pollesel è stataespli cita: «Occorre sfatare la dice-ria che l’iscri zione a un istituto pa-rificato comporti svantaggi e costimaggiori. Non è assolutamentevero che l’organizzazione sia piùprecaria, i servizi meno sicuri, ilpersonale meno preparato, le pro-mozioni facili. È vero semmai ilcontrario. Certo, l’istruzione esi gedei costi, ma a Il Dante essi so nodecisamente favorevoli in rapportoai servizi offerti e ai risultati da con-seguire. E poi non va dimenticatoche Il Dante, culturalmente, rap-presenta uno stile ricco di tradizio-ne centenaria».Questo dunque il nuovo corsodell’ormai ex collegio Dante Ali -ghieri: un istituto che vuole essereancora un serbatoio di forma zio -ne per nuove generazioni di gio-vani da immettere nella società fu-tura con quella professionalità ecultura di cui sempre più oggi av -ver tiamo la carenza.

(N.R.)

22 INSIEMECON FIDUCIA

LA SCUOLAPARIFICATAÈ UN SERVIZIOPUBBLICO

,

Immagini e aspetti della nuova scuola.

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Stramare: fontana e tempietto (foto di Gianni Desti Baratta).

Anche quest’anno a Stramare,pittoresca località di Segusino, siè rinnovata l’antica tradizione del«Fontanel». La leggenda narra,infatti, che dalla piccola fontanain pietra, ubicata al centrodel borgo (chiamata per l’appuntoFontanel), sgorghi un’acquaprodigiosa per gli innamoratiche la bevono nel giornodi San Valentino.Il 14 febbraio di ogni anno moltifidanzati si recano alla fonte perbere fiduciosi la prodigiosa acquache garantirà loro il rafforzamentodel legame affettivo, manon man cano anche i single chesperano di trovare il grandeamore e sorseggiando il liquidomiracoloso sono persuasidi assicurarsi la fortuna nellequestioni di cuore.Una tradizione che porta in paesediversi visitatori, per l’occasione,poiché oramai i benefici del

«Fon tanel» sono diventati celebriben oltre i confini di Segusinodove la comunità è persuasadella magia di quest’acquache sembra sia anche afrodisiaca. Il manufatto idraulico è statoricavato nel Settecento daun unico blocco di pietraproveniente dalla Val di Non esi trova in una piccola piazzetta apochi passi dalla chie settadi San Valentino, patrono degliinnamorati oltre che degliepilettici come ben si comprendeosservando la tela sopral’altare dell’edificio che hauna caratte risti ca navata rotondae un presbiterio rettangolare.Non è dato sapere da quanto eper quale ragione il Fontanel siadiventato motivo di pellegrinaggioper le questioni di cuore, mentreè certo che la festivitàdi San Valentino sia stata istituitanel 496 da Papa Gelasio I,

23INSIEMECON FIDUCIA

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A STRAMARE DI SEGUSINOUN’ANTICA TRADIZIONE TUTTORA ASSAI VIVA

DEGLI INNAMORATI La fontana

per sostituire e sopprimerela festa pagana dei «lupercalia»romani, dedicata alla fertilità.La figura di San Valentino ècelebre anche per il suo messaggiodi amore, ma probabilmentela sua associazione agli innamoratirisale a un’epoca successiva,forse all’alto Medioevo edè accompa gna ta da numeroseleggende. L’incerta originedell’attribuzione della ricorrenzadedicata all’amore romanticotrova inoltre un collegamentonelle peculiarità di questo periododell’anno in cui si notano i primisegni del risveglio della natura(soprattutto nel centro Europa),tant’è che in Francia edInghilterra, si riteneva che proprioil 14 febbraio iniziassel’accoppiamento degli uccelli,quale data migliore quindi per lafesta degl’inna mo rati.

INGRID FELTRIN

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Mattia Spagnol

Alberto Coletti

Silvia Artuso

Arianna Giol

Chiara D’Arsiè

Giulia Spagnol

Marta Casetta

Chiara De Carlo

Caterina Durante

Chiara Cazzola

Federica Secondo

Alessandra Barazza

Chiara Favero

Elisabetta De Luca

Maddalena Tesser

Andrea Bit

Sara Zanatta

Riccardo Soldan

Giovanna Scarabel

Giulia Marchesin

Deborah Amonti

Chiara Sofia De Biasi

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Perito Agrario

Perito Agrario

Socio-Psico-Pedagogico

Liceo Scientifico

Liceo Scientifico

Liceo Scientifico

Scienze Sociali

Liceo Classico

Liceo Linguistico

Liceo Scientifico

Perito Aziendale eCorrispondente in Lingue Estere

Liceo Scientifico

Liceo Linguistico

Liceo Classico

Pittura e decorazione pittorica

Liceo Scientifico P.N.I.

Liceo Linguistico

Perito Agrario

Liceo Scientifico

Scienze Sociali

Progetto IGEA

Liceo Classico

gli studenti premiatiSi è svolto domenica 27 novembre 2011,presso l’Auditorium «Toniolo»di Conegliano, l’incontro Lode al profitto,un programma del Progetto Famigliadella Banca della Marca che assegnauna borsa di studio ai figli dei Soci chehanno concluso l’iter scolastico dellemedie superiori e della laurea.Il tema dell’incontro è stato «Guardiamoal futuro: viaggio nelle nanotecnologieche cambieranno i nostri stili di vita»,ed è intervenuto sull’argomentoil prof. Paolo Matteazzi, docente allaFacoltà di Ingegneria dell’Universitàdi Udine, presidente della PiattaformaEuropea delle Nanotecnologiee titolare della M.B.N. di Treviso,azienda specializzatasi appuntoin nanotecnologie.Il prof. Matteazzi ha illustrato i varicampi di applicazione di questa nuovascienza che, controllando lo sviluppodelle potenzialità della materia,sarà in grado di rivoluzionare i processiproduttivi industriali consentendo nuoveapplicazioni in campi molto diversi comenella medicina, nel fotovoltaico,nell’ingegneria meccanica, e in diversealtre applicazioni. Per la Banca è intervenuto Loris Rui,responsabile dell’ufficio Marketingdi Banca della Marca, motivandola giornata con la volontà dell’istituto divalorizzare le eccellenze, e gli studentisaranno certamente quelle del nostrofuturo. Sono poi intervenuti il presidenteGianpiero Michielin e il direttore LuiginoManfrin sulla delicata situazioneeconomica che il Paese sta attraversando.All’incontro era stato invitato anchePaolo Tagliamento, il giovanissimomusicista prodigio di Conegliano, chein apertura ha suonato con il suo violinol’Inno di Mameli, creando sicuramenteuna profonda emozione in tutti.La giornata si è infine conclusacon le premiazioni dei ragazzi cheelenchiamo di lato.

DIPLOMATI>

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Laurea in Scienze PsicologicheCognitive e Psicobiologiche

Laurea in Comunicazione

Laurea in Disegno Industriale

Laurea in Ingegneria Energetica

Laurea in Fisica

Laurea in Scienze dell’Archittetura

Laurea in Ingegneria Edile

Laurea in Economia Aziendale

Laurea in Lingue, Culturedell’Asia Orientale

Laurea in Scienzedella Formazione Primaria

Laurea in Economia e Gestionedelle Arti e delle Attività

Laurea in Banca e Finanza

Laurea in Economia Aziendale

Laurea in Conservazionedei Beni Culturali

Laurea in Discipline dell’Arte,della Musica e dello Spettacolo

Laurea in Economia e Commercio

Laurea in Filosofia

Laurea in Lingue, Arti, Storia e Civiltà

Laurea in Scienzedella Formazione Primaria

Laurea in Igiene Dentale

Laurea in Tecniche Artistichee dello Spettacolo

Laurea in Discipline dell’Arte,della Musica e dello Spettacolo

Laurea in Medicina e Chirurgia

Laurea in Scienze e TecnologieViticole ed Enologiche

Laurea in Scienzedella Formazione Primaria

Laurea in Lettere

Laurea in Medicina e Chirurgia

Laurea in Ingegneria Meccanica

Laurea in Banca e Finanza

Laurea in Biotecnologie Industriali

Laurea in Odontostomatologia

Laurea in Ingegneria Elettronica

Laurea Magistrale in Economiae Legislazione per l’Impresa

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Laurea in Economia Aziendale

Laurea in Giurisprudenza

Laurea in Ingegneria per l’Ambientee il Territorio

Laurea in Medicina e Chirurgia

Laurea in Amministrazione,Finanza Aziandale e Controllo

Laurea in Statistica per l’Impresa

Laurea in Disegno Industrialedel Prodotto

Laurea in Marketinge Comunicazione

Laurea in Scienze e Tecnichedell’Attività Sportiva

Laurea in Programmazione e Gestionedelle Politiche e dei Servizi Sociali

Laurea in Scienze delle ProfessioniSanitarie della Riabilitazione

Laurea in Ingegneria Civile

Laurea in Scienze del Linguaggio

Laurea in Economiadegli Scambi Internazionali

Laurea in Relazioni InternazionaliComparate

Laurea in Comunicazione Strategica

Laurea in Economiae Gestione delle Aziende

Laurea in Economiadegli Scambi Internazionali

Laurea in Scienze Economiche

Laurea in Linguee Letterature Moderne

Laurea in Scienze Filosofiche

Laurea Magistrale

Laurea in Ingegneria Gestionalee Logistica Integrata

Laurea in Scienze Internazionali

Laurea in Biotecnologie Agrarie

Laurea in Economia e SistemiComplessi

Laurea Magistrale in Economia eFinanza

Laurea Magistrale in PoliticaInternazionale e Diplomazia

Laurea in Economiae Amministrazione delle Imprese

Eva Michielin

Ylenia Zanette

Matteo Tartini

Stefano Dal Cin

Luca De Vidi

Francesco Telese

Davide Carlet

Emanuele Amicarelli

Igor Foltran

Giovanni Sallemi

Andrea Amadio

Anna Manfrin

Tatiana Pagotto

Elisa De Nardi

Camilla Mei

Giorgia Furlan

Filippo Zardetto

Silvia Perin

Paolo Rasi

Sara Bubola

Andrea Modesto

Valentina Dal Cin

Patrizia Zambon

Marina Lucchetta

Karen Casagrande

Chiara Toniolo

Laura Viscuso

Valentina Cecconato

Paola Carlet

LAUREATI>Emanuela Fornasier

Alessandro Salvador

Mattia Santinato

Andrea Pavan

Stefano Speranzon

Elena Zadra

Roberta Fantuz

Alberto Bravin

Alessandra Grillo

Angela Rizzardo

Isabella Pierobon

Gianluca Bubola

Julie Bortolotto

Paola Natalia Pepa

Paola Mantese

Luca Mion

Matilde De Francesch

Chiara Manzoni

Francesca Cover

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Elena Cellini

Sara Pavan

Paola Berlese

Elisa Ferrari

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Ruggero Spagnol

Andrea Bardin

Nicola Braido

Enrico Brunetta

Valentina De Prà

Enrico Bellini

Isabella Rossetto

Nicole Bressan

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26 INSIEMECON FIDUCIA

i fagioli

la semina dei fagioli. Dopo aver predispostoil terreno, tiravano uno spago per fare la riga drittae con il tallone del piede facevano una buca dopol’altra, in ognuna delle quali mettevano 4/5 fagioliche prontamente ricoprivano di terra. Le qualitàdisponibili erano diverse, sia per quelli da teghe siaper quelli da conservare secchi e coltivati a barét ofatti filare. Le varietà si distinguevano dai colori edal formato: bianchi, marrone, gialli, striati, rotondi,piccoli o grandi (quelli più grossi erano chiamatimame, poco diffusi da noi perché inadatti allacoltivazione). Ricercate erano le varietà cheprovenivano dalla montagna, già allora erano benconosciuti i fasioi scriti di Lamon che si distinguevanoprincipalmente in quattro tipi: spagnoletrotondeggiante con striature rosse su fondo biancosporco, spagnol ovoidale con striature rosso vinose,calonega dalla forma schiacciata e canalino ovoidalecon striature rosso cupo tendenti al nero.Due proverbi, anche simili, ci fanno capire qualeimportanza aveva questo raccolto per la gentedi allora. Il primo recita: se le fasolère le fiorise parSan Bartolomìo, fasioi par ‘sto ano e per l’ano drio«se le piante di fagiolo fioriscono entro il 24 agosto– festa di San Bartolomeo – ci saranno fagioliper quest’anno e per quello successivo». Il secondoinvece dice: se piove ‘l dì de San Bartolomio, fasioipar ‘sto ano e par l’ano drio «se piove il giorno diSan Bartolomeo, fagioli a bizzeffe per quest’anno eper il successivo». La produzione di un anno dovevaarrivare a toccare quella dell’anno successivo, ondeevitare di dover lasciare vuoto il piatto a qualcunodella famiglia. Il primo raccolto era di fagiolini, le teghe,che finalmente interrompeva la solita minestra.Questi baccelli con il fagiolo appena segnatovenivano lessati e solitamente conditi con i ciccioli,le frithe. Durante la tarda primavera, nel periododi raccolta, questo alimento era sulle tavole tuttele sere tanto che a qualcuno creava nausea, come siusava dire al ghe vegnea fora par i oci «gli venivafuori per gli occhi», in particolare quando a finestagione i baccelli dei fagiolini erano troppo maturie presentavano le sfilighe, i fili lunghi ai lati, durida masticare.Le tegoline davano il posto poi ai smandui, i fagiolimaturi ma non secchi, che si raccoglievano voltaper volta per il pranzo o la cena. Anche questo tipodi fagioli veniva lessato e condito (diciamoloper rispetto) con l’olio o con il lardo e la cipolla.Sul finire dell’estate tutti erano chiamati alla raccoltadei fagioli: chi nei campi a caricare sul carrole piante, altri a casa per levare il baccello dallapianta, altri ancora per batterli e vagliarli dalle scorieper la conservazione. Ai ragazzini era comandatodi andare a raccogliere quelli seminati nei campidi granoturco e che filavano attorcigliati alle piantedi mais. Per loro questo lavoro era un supplizio

È innegabile che le generazioni che ci hannopreceduto siano incappate in una gravedimenticanza, quella di non aver dedicato ai fagioliun monumento, un’opera d’arte o una targa nellapiazza principale dei nostri paesi, perché questilegumi hanno permesso a lungo a tantissimefamiglie di sopravvivere negli anni difficili dellamiseria, tempi superati diffusamente solo nell’ultimodopo guerra. Sopperire ora a questa lacuna è ormaitardi perché le nuove generazioni non capirebberoil significato dell’eventuale opera d’arte, purin presenza di una dedica chiara, e quindi è megliolasciare le cose come stanno.Sino a oltre la metà del secolo scorso, i fagioli eranochiamati la carne dei poreti perché sulla tavola eranouna presenza pressoché quotidiana, sempre inalternativa alla carne. I contadini piantavano fagiolidappertutto, tutti i posti erano adatti: nell’orto,sotto i filari di vite tra una pianta e l’altra, a ridossodel granoturco, lungo le recinzioni, negli angoliincolti; serviva una produzione elevata peril sostentamento della famiglia, spesso moltonumerosa. Al proprietario della terra spettavala metà anche di questo raccolto. A questo signore,data l’esagerata abbondanza di alimenti che spessoaccumulava, parte del prodotto andava a malein barba alla fame altrui, ma le regole erano regolee andavano sempre rispettate.A primavera era compito delle donne curare

anzianianzianiR A C C O N T A N O

I N O S T R I

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il gusto da caligine causato del pulviscolo che potevacadere dal camino; se succedeva, quel giornola poveretta se ne sentiva di tutti i colori anche sepoi alla fine i commensali pulivano la zuppiera,benché la minestra fosse immangiabile. Nelle stagioni con abbondanza di verdura, unavariante alla minestra de fasioi o ai fasioi in minestraera il minestrone, ma anche qui, tra i tantiingredienti raccolti nell’orto, i fagioli la facevanoda padroni.Un detto sulla bocca di tutti che riguardava questobenedetto alimento recitava l’amor no l’é brodode fasioi, l’amore è una cosa seria, tutta un’altra cosarispetto al brodo di fagioli. Per definire un eternoindeciso si diceva che ‘l ‘ndea su e dho come i fasioiinte la pignata, un paragone di facile comprensioneper tutti visto che la pentola dei fagioli era presentequotidianamente sulla piastra della stufa o appesaalla catena del camino. Un altro modo di direche rialzava un poco la valutazione di questolegume era: capitar a fasiol «arrivare a proposito»,quasi come succedeva provvidenzialmentecon i fagioli in tavola che aiutavano a tirare avantitutto il lungo inverno.Durante il ventennio con il termine fasiol si indicavaanche il distintivo ovale di partito che molti iscrittiportavano orgogliosamente all’occhiello del baverodella giacca. Non è dato a sapere se la definizioneera dispregiativa o meno e se il destinatariodell’epiteto fosse anche chi lo portava. Oggi i fagioli sono stati rivalutati e sono divenutiuna primizia che si consuma in casa e spesso è nelmenù di ristoranti raffinati o di quelli ove il gestoreè amante della tradizione culinaria locale. In questi tempi si sente spesso, per dare dello stupidoa qualcuno, usare frasi come te se ‘n smandol,oppure te se ‘n fasiol; se chi proferisce questi epitetivuole davvero insultare certamente non si rendeconto che offende per primi i fagioli, chenon meritano questi paragoni, ma solo rispetto ericonoscenza per quello che hanno dato e per quelloche in futuro, ci auguriamo il più lontano possibile,potranno ritornar a dare.

MARIO MENEGHETTI

perché, vestiti poco e con i calzoncini corti, i ragazziuscivano dal campo con i segni lasciati sulla pelledalle foglie taglienti del granoturco. Il prodotto, terminata l’essiccazione al sole,veniva messo nelle damigiane di vetroe chiuso ermeticamente per meglio garantirnela conservazione e debellare il rischio che siformassero i tarli (le cochete) che foravano il fagiolorovinandone il gusto.Per evitare che i fagioli bucati finissero nella pentola,le donne di casa dopo averli lavati, li mettevano

nell’acqua e quelli che salivano a galla erano dascartare. È da dire però che nelle famiglie più poverequest’operazione veniva evitata per non buttarenulla e quando a pranzo veniva servita la minestrasi vedevano questi ingredienti biancastri che tuttiosservavano con ribrezzo senza però proferireparola. A chi si lamentava veniva detto di dichiararsifortunato perché quel giorno oltre ai fagioli avevasul piatto anche la carne. Il piatto di fagioli era fisso tutti i giorni esclusala domenica. Venivano cotti in minestra, a volte conla pasta o il riso, spesso da soli e sulla tavola nonc’erano alternative. Le porzioni che rimanevano nellapentola dopo che la padrona di casa avevadistribuito le parti ai commensali, erano utilizzateper la cena, un cucchiaio a testa da mescolare conil radicchio.Gli uomini, quando potevano, per migliorare il gustosempre uguale di questa vivanda, aggiungevano oun cucchiaio di aceto oppure mezzo bicchiere di vinorosso ma, gira e rigira, se no la jèra sopa, jèra panbagnà. Ai ragazzini che sbuffavano per la ripetitivitàdel cibo le mamme dicevano (forse anche convinte):magna i fasioi che te fa le ganbe grosse! La donna di casa doveva stare molto attentanel preparare la minestra di fagioli per fare in modoche no la ciapese ‘l brustol, non si attaccasse cioè alfondo della pentola e prendesse l’odore sgradevoledi bruciato o, peggio ancora, no la ciapese ‘l thit,

Annibale Carracci. Il mangiafagioli (1585).

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Le opere d’arte del territorio saci-lese, oltre che espressione di unavitale e articolata civiltà di «perife-ria», testimoniano in particolare lavocazione di crocevia tra esperien-ze e culture diverse che la città diSacile ha sempre esercitato nei se-coli, trovandosi al confine tra il Ve-neto orientale e il Friuli occidenta-le. Ricercare e approfondire laco noscenza di tali opere, sia quel-le di grande fama sia le «minori»,è importante proprio perché i con-tenuti e i valori che esse rappre-sentano possono essere vissuti econdivisi ancora oggi, costituendoparte integrante della microstorialocale.Una recente pubblicazione del Ro -tary Club Sacile-Centenario (Sa ciletra passato e futuro. Un percorsosocio culturale della cit tà) offre lapossibilità non solo di aggiorna-menti attributivi riguardo alla sta-tua di San Liberale, ora custodita

nella cappella dell’abside della na-vata destra del duomo di San Ni-colò, ma anche di appro fon dire lavicenda di un santo il cui culto èstoricamente legato al territorio.Nell’intervento relativo a «chiese,conventi, confraternite e arte sa-cra», Stefania Miotto scrive che ilsimulacro in questione «pro vienedall’omonima chiesa de mo lita nel1919 (come l’altare e la lapide chericorda la dedicazione del tempionel 1683, collocata nella parte sini-stra dello spazio sacro)».Ora, se si tiene conto che in questovecchio oratorio – (si trovavanell’area dell’attuale Tempio ossa-rio per i caduti, poco fuori la cittàsulla strada per Pordenone) – «nel1694 vi furono traslate le spogliedi un certo Liberale, protomartiresoldato, proveniente dalle cata-combe romane, donate dal cardi-nale De Carpineo al concittadinodon Domenico Gaiotto affinché28 INSIEME

CON FIDUCIA

LA STATUA ATTRIBUITAA PAOLO CALLALOSCULTORE VENEZIANODEL XVIII SECOLO

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DI SACILEil San Liberale

fossero esposte alla venerazione»– (diverso quindi dal santo patronodi Treviso e di Castelfranco, i cui re-sti mortali sono custoditi nel la crip-ta del duomo di Treviso, pro ve -nienti dalla città romana di Altino)– allora potremmo stabilire il 1694come termine post quem per da-tare la statua ora collocata sull’al-tare citato, tra i simulacri lignei diSant’Antonio abate e di San Do-menico, provenienti questi ultimidalla demolita chiesa del con ventofemminile di Sant’Antonio abate,(ex distretto militare) in via XXVAprile. Lo storico dell’arte Paolo Goi haproposto di attribuirla allo scultorePaolo Callalo (Venezia 1655-1725), che sarebbe l’autore anchedei due Angeli eucaristici che dal1976 ornano l’altare maggioredella parrocchiale di San Giovannidel Tempio, poco fuori Sacile, pro-venienti dalla chiesa di San Grego-

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rio, ora centro vivo di manifesta-zioni culturali nel cuore della città.Nel condividere tale proposta at-tributiva, chi scrive ritiene di po-terla datare nel 1696, anno in cuial tagliapietra Giovanni BattistaAntonelli di Dardago venne datol’incarico di sistemare l’altare cheavreb be dovuto ospitare la sta tuadel titolare, affiancata da altre due,ora disperse, come documentatoda una vecchia fotografia.Il Callalo non era nuovo ad iniziati-ve del genere, infatti dopo avercontribuito alla realizzazione di duestatue per ornare l’altare mag gioredi Santa Teresa nella chiesa vene-ziana degli Scalzi, nel 1692 avevascolpito alcune statue per l’altaremaggiore della cattedrale di Trevi-

so, tra cui il San Prosdocimo (orariparato nella cripta), le cui deco-razioni floreali nell’orlo della vestesono ripetute con una abilità davirtuoso nella corazza e nella cla-mide di San Liberale. Anche i cal-zari ricorrono pressoché uguali nelSan Giorgio in una nicchia dellafacciata della chiesa di San Tomà aVenezia e nel San Michele Arcan-gelo dell’altare maggiore dellachiesa di San Michele in Isola; que-st’ultimo in particolare manifestala stessa sensibilità per un pan-neggio dinamico e vibrante.

GIORGIO MIES

Nella frazione vidorese diColbertaldo si trova un anticoedifico religioso che nel corsodei secoli ha mantenutaimmutata la devozione dei fedeliche gli attribuiscono qualitàtaumaturgiche, si trattadel Santuario della Madonnadelle Grazie. Posto in un’amena zonacircondata da boschi, su un colle

a nord di Colbertaldo,la costruzione risale alla primametà del XIV secolo, con l’arrivonella località di alcuni Servidi Maria del monastero di SantaCaterina di Treviso, speranzosidi scampare al contagio giacchéin città si era diffusa la pestenera. I monaci trevigianiattribuirono quindi proprietàmiracolose all’icona della

Madonnadelle Grazie

IL SUGGESTIVOSANTUARIO CENTRODI DEVOZIONE

A Colbertaldo

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Sacile. Tempio di San Liberale.

Il Santuario della Madonnadelle Grazie a Colbertaldo(foto di Gianni Desti Baratta).

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Vergine, che probabilmente eracustodita in un piccolo oratoriodel luogo, dopo essere uscitiindenni dall’epidemia, da quila decisione di edificaretra il 1520 e il 1530 il santuariomariano, nonché un modestoconvento che si sosteneva conlasciti e donazioni.La piccola comunità religiosafissò permanentemente la suadimora in questo luogo, pur nonraggiungendo mai la rilevanza dialtre fondazioni del circondario,alternando periodo di prosperitàad altri d’indigenza, finoal Settecento quando in seguitoad alcuni contrasti conla parrocchia di Colbertaldo subìun rapido declino e l’abbandonoda par te dei monaci.Il convento fu ufficialmentesoppresso dal governo dellaSerenissima nel 1776 (che neaffidò la pro prietà alla parrocchiadi Colbertaldo) e venne

convertito in «ospi zio» quindinell’Ottocento tra sformatoin un lazzaretto dove trovaronoospitalità i malati di colera.Restaurato in tempi recenti,il santuario ha ospitatole celebrazioni liturgiche quandola parrocchiale di Colbertaldoera inagibile per lo svolgimentodi alcuni lavori di risanamento.L’edificio è regolarmente apertoal culto da maggio a settembre,per la messa durante le festività,ed è meta ancora oggi dipellegrinaggio da parte dei fedeliche attribuiscono all’affresco«Madonna con il Bambinoe Annunciazione», operadi un anonimo artista lo cale(di estrazione popolare), delleproprietà miracolose, riconosciutegià anticamente tant’è chenei secoli divenne oggettodi venerazione collettiva perla fama dei miracoli compiuti edei voti accolti. Il dipinto

cinquecentesco, pro tetto dentrouna nicchia con cor nicesettecentesca, ha inoltre un certorilievo artistico poiché pro poneuna complessa e ineditadisposizione prospettica dellefigure della Madonna orante,del bambino in atto di leggere edel l’an gelo annunciante avvoltoin un ampio mantello. La comunità di Colbertaldocelebra inoltre la ricorrenza diSanta Maria delle Grazienella prima domenica di luglio,con dei festeggiamenti pressoil piazzale del San tuario cheper la suggestione del luogoè spesso meta anche di gite edescursioni.

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RTE , I FESTEGGIAMENTI

NELLA PRIMADOMENICA DILUGLIO

Parrocchiale di Colbertaldo (foto di Gianni Desti Baratta).

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31INSIEMECON FIDUCIA

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Ippolito Nievo, garibaldino dei Mil -le, è anche uno dei più noti e im-portanti scrittori dell’800. Nel l’ar codella sua breve vita (1831-1861), siè conquistato un posto di rilievonel campo della letteratura, sanci-togli nel passato da moltissimi criti-ci e scrittori italiani che hanno mes-so in risalto il valore delle sueope re. Di recente il poeta trevigia-no Paolo Ruffilli, letterato cono-sciuto in Europa e negli Usa, è ri-tornato sullo scrittore garibaldinocon un romanzo palpitante L’Isola eil Sogno (Roma, Fazi, 2011), avent’anni di distanza dal suo stu-dio Ippolito Nievo: Orfeo tra gli Ar-gonauti (Milano, Camunia, 1991)a suo tempo assai apprezzato dal-la critica.Facendo riferimento a questi libri,vogliamo ricordare il Nievo a 150anni dalla morte, parlando nontan to delle opere più famose,quan to della sua visione politico-so ciale, del tutto originale e anti-cipatrice rispetto a quelli che eranoi parametri sociologici e politici deltempo. Nato a Padova il 30 no -vembre 1831 da Antonio, magi-

strato e da Adele figlia del nobileveneziano Carlo Marin), il piccoloIppolito deve seguire il padre in pro-vincia tra continui spostamenti econ il sopraggiungere di fra telli esorelle (Carlo, Elisa e Ales sandro). Cisi muove da un luo go all’altro, si in-crociano persone diverse, si molti-plicano contatti ed esperienze.Per motivi di studio, Ippolito vivetra Verona, Padova e Milano; maper svagarsi, si sposta da Mantovaa Venezia, da Portogruaro a Collo-redo in Friuli (la madre ha eredita-to qui una parte del castello).Sono luoghi che ritorneranno nel-le Confessioni trasfigurati dallafan tasia: Fratta, Teglio, Cordovado,Venezia, la laguna, una vita vissu-ta nell’immaginazione tra miraggi,fascino e incanti della terra venetae friulana. A Verona (a partire dal ‘42), poi aPadova (fine anni ‘40 inizio anni‘50), sono molto stretti i legami colnonno materno Carlo Marin, in-tendente di finanza, ex patrizio ve -neto con diritto di voto nel Mag -gior Consiglio della Serenissima.Questi aveva vissuto con pena la

LA NOVITÀ DELLA SUA RIFLESSIONESOCIO-POLITICA A 150 ANNI DALLA MORTE

EROE DEL RISORGIMENTO

IppolitoNievo

Sopra. Ippolito Nievo studente a Padova.Sotto. La cugina Bice Gobio Melzi, sua musaispiratrice.

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caduta obbrobriosa della Repub-blica, nel 1797, occupata dal Bo-naparte senza la minima resistenzae subito ceduta con il trattato diCampoformido all’Austria. Il non-no Carlo, che aveva vissuto l’ago-nia dello stato sovrano con lanci-nante sofferenza, trasmetterà alnipote il senso di smarrimento del-la gente di fronte alla prepotenzadei francesi; struggimento che ilgiovane scrittore porta dentro lapropria anima facendolo affiorarenegli scritti.Il giovane Nievo frequenta compa-gni lombardi e veneti, ha contattipolitici e fa le prime esperienzeamorose; importante è l’amiciziacol Fusinato, poeta affermato efervente patriota. Tale sodalizio siconsolida nel tempo (i due tra-scorreranno insieme periodi di va-canza, scambiandosi opinioni e ri-flessioni sulle loro opere). Già agli inizi degli anni ‘50, il Nie-vo scrive e pubblica a Udine Versi,presso l’editore Vendrame (1854-55). Seguono due brevi romanziAngelo di bontà (1856) e Il contepecoraio (1857), editi da Oliva eVallardi, a Milano. Qui, affiora l’in-fluenza manzoniana rilevata dallacritica. Collabora pure a riviste egiornali con articoli d’attualità, al-

lertando la polizia austriaca per leidee liberali e libertarie che espri-me; ma soprattutto perché è so-spettato di mantenere stretti rap-porti coi mazziniani. Il sospettodegli occupanti austriaci era fon-dato. Infatti i tre fratelli Nievo par-teciperanno come volontari alla se-conda guerra d’indipendenza del‘59 (in particolare Ippolito farà par-te della brigata garibaldina dei Cac-ciatori delle Alpi, che opera sul lemontagne del Trentino).Ma il suo capolavoro è l’imbarco aQuarto coi Mille col grado di capi-tano, il 5 maggio 1860. Gli vieneaffidato il tesoro della truppa perprovvedere al vettovagliamentodei volontari. Prende parte attivaanche alle operazioni belliche:combatte a Calatafimi e per laconquista di Palermo. Qui gli vie neaffidata la gestione del patrimoniodi tutta l’isola; ma, dopo il plebi-scito e prima della proclamazionedel Regno d’Italia (giugno 1861),sarà chiamato a rendere conto alparlamento di Torino della gestio-ne finanziaria a lui affidata. Imbar-catosi a Palermo con l’incartamen-to relativo alla spe dizione, vieneinvestito da una tempesta. La naveaffonda con i passeggeri e il carico.Tutto è perduto. Restano le opere

manoscritte che la famiglia farà edi-tare da noti studiosi. Le confessionidi un italiano, curato dai Fusinato, ècon si de rato dalla critica il romanzopiù importante dell’800 dopo I pro-messi sposi.Il libro su cui abbiamo puntato lano stra attenzione, edito dal ro -man ziere Riccardo Bacchelli(1929), ha un ampio rilievo nellostu dio di Paolo Ruffilli ed è citatocome Frammento sulla unità na-zionale; esso segue l’opuscolosempre di Nievo Venezia e la libertàd’Italia (1860). Questi due scritti,seppure incompleti, raccolgono leultime riflessioni socio-politichedello scrittore scomparso. Egli sichiede perché il ceto con tadinonon partecipa ai moti risorgimen-tali, alla prima e seconda guerraper l’indipendenza e trova la spie-gazione che sarà poi accettata da-gli storici posteriori. Nievo ha capito che le masse con-tadine, frequentate ed esaminatecon scrupolo fin dalla prima giovi-nezza, sono state sottoposte aduno sfruttamento sistematico e dinatura schiavista dai padroni (perlo più ricchi borghesi o nobili). Es-si hanno introdotto nella mentedei loro fittavoli la scarsa fiducianella lealtà della classe padronale

Il castello di Fratta in un disegno del Nievo.

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la quale, invece che colloquiare ediscutere con l’agricoltore per risol-vere insieme i problemi, demanda-va la cura del fondo a un interme-diario (gastaldo o fattore) estra neoa entrambi i soggetti. Co stui pen-sava ai propri interessi: ricattava ilfittavolo con lo spauracchio del -l’esco mio, blandiva il padrone conle regalìe. Il mezzadro aveva in talmodo un altro estraneo da man-tenere. Conseguenza palese è lafrattura ideologica che si è consu-mata tra terzo e quarto stato. Nie-vo si prodiga negli scritti a spiega-re quali siano i rimedi necessari perovviare a tale disagio sociale.Ma l’integrazione non era facile: ilpadrone era colto, spesso masso-ne o miscredente, il più delle volteanti-austriaco: l’agricoltore, legatoal proprio parroco e difensore difede e tradizioni, era austriacantee finiva per temere il padrone piùdegli occupanti. Era dunque ur-gente dare fiducia e dignità allaclasse contadina: togliere i bal zellie le servitù, stabilire un rap portocorretto col dipendente, estende-re la scolarità e concedere a tutti ildiritto di voto. Assumere un at-teggiamento umano e liberale,avreb be altresì attenuato la viru-lenza delle utopie della sinistra so-

cialista che prometteva il paradisoin terra con la dittatura del prole-tariato.Insomma, la Rivoluzione Nazionalenon mirava soltanto all’unificazio-ne del paese dalle Alpi all’Etna, conRoma capitale dentro una Co -stituzione repubblicana, ma con -templava una integrazione delle di-verse classi sociali nel contestonazionale, tenendo conto dei valo-ri di democrazia e di giustizia so-ciale. La nuova Italia avrebbe dovu-to ricuperare le masse rurali allademocrazia sollevandole dalla mi-seria e dall’abbandono; promuo-vendo nello stato il rispetto di tut-te le fedi contro l’anticlericalismo diliberali e de mocratici.Come costoro avevano tutto il di-ritto di professare l’ateismo, il po-polo era libero di credere in Dio e diprofessare la sua fede.

33INSIEMECON FIDUCIA

Tale lungimiranza, in un tempolon tano, era segno di una menteaperta e acuta che aveva capito ilvalore semantico dei termini li-berté, égalité, fraternité. La morteprematura di Nievo ha ritardato ta-le presa di coscienza in tutta la co-munità nazionale.Se fosse vissuto portando avanticoraggiosamente, com’era nel suomodo di porsi, tale disegno socia-le e politico, probabilmente l’unitàsarebbe stata più compiuta e me-no soggetta agli scossoni del seco-lo scorso e alle utopie secessionisteattuali.

LUIGI PIANCA

Palermo (1860). Barricate a Porta di Castro.

AUSPICÒL’INTEGRAZIONE

TRA LE DIVERSE CLASSISOCIALI

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La crisi economica connessaalla globalizzazione dei mercatie delle finanze, interpellala capacità del nostro territoriodi rimanere ad alta competitivitàsia nell’agroalimentare chenel manifatturiero o nei serviziavanzati.Tra le caratteristiche di chi restacapace di aggredire la crisi vi èsicuramente l’investimentoin ricerca ed innovazione ela capacità di confrontarsi a tuttocampo con opportunità e criticitàdel momento.Ciò riguarda imprese agricole,artigianato, piccola emedia azienda, i distretti

produttivi e le punte avanzatedel cambiamento.Ma il Nordest è anche la puntaavan zata di ricerca, tecnologia,scienza, che ha alcuni ambitiprivilegiati di intuizione,elaborazione, sperimentazione,sviluppo. Si va dal ParcoScientifico e Tecnologico «Galileo»di Padova, consorzio di Cameredi commercio, Università eVeneto Innovazione, al centroVega di Mestre molto notoper la ricerca sulle nanotecnologie,al Parco Scientifico di Verona.Più vicini a noi vi sono esperienzediverse come la fondazione«La Fornace dell’Innovazione» di34 INSIEME

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d’impresaincubatori

Asolo, realtà voluta da artigiani,banche, comuni, sindacati escuole del territorio o – a piùforte impatto creativo – «H-Farm»nata nel 2005 ad opera diRiccardo Donadon che ha giàinvestito in 5 anni 9,5 milionidi euro in 26 start up, cioè avviodi nuove imprese con creazionedi 200 posti di lavoro(da raddoppiare nel prossimoquin quennio). Il percorso diDonadon ha qualcosa di similein M31 nata nel 2007 a Padovaper opera di Ruggero Frezza.In modo diverso ma con obiettivisimili, si tratta di «incubatoridi im presa». Una novità per noi,

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non certamente per altre realtà.Negli Stati Uniti gli incubatorid’impresa hanno creato 19.000imprese attualmente attive.La percentuale di imprese disuccesso incubate è pari all’87%.(fonte: Nationale BusinessAssociation). In Europa gliincubatori creano circa 4.500nuove imprese e 29.000 postidi lavoro netti l’anno (fonte:UE – DG Enterprise / CSES).La percentuale di successo delleimprese incubate è pari al 95%(fonte: AIFI 2002). Gli incubatorisono realtà aperte cheraccolgono le idee imprenditorialistimate ad alto potenziale di

ritorno economico, ma nonancora pronte per esseremas sicciamente finanziate.Il concetto di incubatore è moltosimile a quello di «laboratorio» ocentro di ricerca. Si parte daun’idea, si formula un’ipotesi e sudi essa si imposta un’indaginespeculativa o sperimentale, chedovrebbe confermarla o negarla.Un team composto da managersqua lificati accompagnal’imprenditore nella realizzazionedella business idea.L’obiettivo di un incubatore è far

veloce. È proprio la rapidità, concui un’idea di business vienetrasformata in una impresa, unodei fattori che contraddistingueil successo degli incubatori.Se è una impresa che cercainnovazione di prodotto (e diprocesso), l’incubatore sviluppaun contratto di servizio conl’azienda. Se invece sonopersone, magari giovani, chehanno l’idea vincente l’incubatorediventa anche agenzia attiva eospitante lo start up della novità.Un piano di accompagnamentosiglerà il percorso e le valutazioninel corso del tempo, unitamenteagli aspetti di formazionee di tutoraggio.Con l’uso di infrastrutture comunie l’erogazione di prestazionispecifiche a sostegno delle azioniaziendali gli incubatoriaccompagnano gli imprenditorialla crescita dell’idea ed alla suarealizzazione imprenditoriale.La cronaca ci riporta talvoltala storia di qualche giovanediplomato, laureato, che realizzaun software che viene poiadottato dai grandi monopoliinformatici, oppure sperimentauna attrezzatura nuova permigliorare un processoproduttivo. Le scuole superiorirealizzano da qualche annoolimpiadi di matematica, di fisica,di materie varie dove emergonointelligenze vive del nostroterritorio.Ma con gli incubatori, una ideavincente diventa impresacollettiva, genera posti di lavoro,sfida la globalizzazione e affermala capacità creativa e l’innovazionedi questo territorio.I giovani che stanno emergendopotrebbero essere molti di piùse il contesto sociale in cuisi muovono fosse menocaratterizzato da contesticonservativi dell’esistente.

SERGIO DUGONE

�Trasformarele idee in percorsie risultati

nascere e crescere imprese ad altotasso di sviluppo. Essi analizzanole idee per vagliarne la fattibilitàtecnica, economica e finanziaria.Se le idee supereranno questoprimo esame, l’incubatore siimpegnerà a seguire le successivefasi di sviluppo dell’azienda peraccelerare (da qui il nome di«acceleratori») il più possibile lacrescita dell’impresa.Gli incubatori, mettendo adisposizione degli imprenditoril’esperienza e la preparazione deiloro team di consulenti,consentono alle aziende diportare la propria attività in Retein modo efficace e soprattutto 35INSIEME

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