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Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XVI · N. 46 · Maggio 2008 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV. 46 Centro Educazione Ambientale Museo del Novecento Storia e arte locale Ricordo di Toti Dal Monte

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Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura localedella Banca della MarcaCredito CooperativoSocietà Cooperativa.

Anno XVI · N. 46 · Maggio 2008

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2 Cibo: tutto lo spreco che finisce nella spazzatura

3 Editoriale

4 Notizie in breve

7 Clementa, un angelo per i bambini

9 Un valore da condividere

10 Il salice nel nostro paesaggio

13 Centro di Educazione Ambientale

16 Tanto di barba e baffi

18 Museo della Grande Guerra e del Novecento

19 Ricordo di Toti Dal Monte

21 Un mondo che scompare

22 Le pantere della SPES ruggiscono in A1

24 I nostri anziani raccontano

26 Allo Zancanaro di Sacile il teatro di gioventù

28 L’artista Marcello Fogolino

29 Daniele Francesconi autore del Settecento veneto

31 Le costituzioni Italiana (1948) e Romana (1849)

34 A Pieve di Soligo accordo con La Nostra Famiglia

ANNO XVI · N. 46 · MAGGIO 2008

Quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca

Le opinioni esposte in articoli firmati o siglati esprimono il punto di vista dei singoli autori e non quellodell’Amministra zione della Banca. Gli articoli inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Èconsentita la riproduzione dei testi purché venga citata la fonte. L’Editore si rende disponibile ad assolvere agliobblighi in materia di diritto d’autore con i soggetti interessati non individuati che avanzino legittima richiesta.

Garanzia di riservatezza. I dati personali dei destinatari della rivista saranno utilizzati dall’Editore, titolare del trat-tamento, unicamente per l’invio della pubblicazione e di eventuali offerte commerciali secondo le finalità e i modiconsentiti dalla D. Lgs. n. 196/2003. Pertanto, i dati potranno essere trattati con mezzi informatici o manualmen-te anche da parte di terzi che svolgono attività strumentali (etichettatura, spedizione) e potranno essere consulta-ti, modificati, integrati o cancellati in ogni momento dagli interessati inoltrando richiesta al responsabile, nomina-to per la carica, sig. Patrizio Pillon all’indirizzo della redazione.

Internet: www.bancadellamarca.it · e-mail: [email protected]

Direzione e redazioneVia Garibaldi, 46 · 31010 Orsago/Tv

Direttore responsabileAngelo Roman

In redazioneClaudio Bortolotto, Adriano Ceolin,Giovanni Guizzo, Piergiovanni Mariano, Giuseppe Maset, Mario Meneghetti,Gianpiero Michielin, Vittorio Janna,Gino Zanatta

ProgettoJanna/Pn

Stampa Tipolitografia Carlet Giuseppe s.r.l.Orsago/Tv

Registrazione TribunaleTreviso n. 911 del 27 maggio 1993

In copertina. Capitello a Valdobbiadene.

Foto. Archivio Banca della Marca, Foto Viola, Giorgio Mies,Norma Grafica.

SOTTOVOCE

Secondo una recente indagine della Confederazioneitaliana agricoltori circa venticinque milioni di tonnellatedi cibo vengono buttate annualmente tra i rifiuti.Oltre la metà, circa diciotto milioni di tonnellate,finiscono nei cassettoni della spazzatura direttamente dacase, negozi, ristoranti, mense, hotel, aziende alimentari,mentre tutto il resto viene perduto nella distribuzione,nelle fattorie, nei campi e nei negozi. In definitivabuttiamo nella spazzatura un terzo del cibo prodotto nelPaese, qualcosa che vale trenta miliardi di euro, ovveroil due per cento del prodotto interno lordo.Se rapportiamo il dato al numero delle famiglie italiane,emerge che il costo di questi scarti ammontaa cinquecentottanta euro annui per gruppo famigliare;se poi andiamo a vedere la natura degli scarti scopriamoche il 30% dello spreco è dato da prodotti freschi (latte,uova, formaggi, yogurt), il 19% dal pane, il 17% dafrutta e verdura, il 10% da affettati e il 6% da prodotti inbusta, ossia alimenti basilari acquistati e non consumati.Le cause di questo disastro alimentare sono diverse, maquasi tutte riconducibili alla poca educazioneall’acquisto: compriamo troppo e male, talvolta attiratidalle offerte del marketing, dalla seduzione dellaconfezione, dalle novità, dalle promozioni, dai prezzisottocosto che stimolano fortemente all’acquisto.È l’accusa che i sociologi muovono al consumatoreitaliano, portato a riempire il carrello di cibo che nonriuscirà mai a consumare prima che vada a male.Per il sociologo il consumatore è troppo distratto, hapoca coscienza ecologica, non è attento alla scadenzadel prodotto che acquista; ha perduto l’abitudine allaparsimonia ma anche alla misura di una spesa fatta, senon giornalmente, almeno più volte la settimana,comprando ciò che realmente ha bisogno per uno o duegiorni nei mercati di quartiere o dal negoziante sottocasa. Invece siamo presi dalla fretta e così la spesa sieffettua al sabato al supermercato pensando ai pasti ditutta la settimana con il rischio che molti prodotti freschifiniscono col il marcire e quindi buttati in spazzatura.Ma il problema fondamentale è che la maggior partedella gente non si rende conto di contribuire aun dramma di vaste dimensioni: non c’è solo il costo diprodotti che non si consumano ma anche quelli per il lorosmaltimento che vanno a carico dell’intera società.Un problema non da poco.

Cibo: tutto lo sprecoche finisce nella spazzatura

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EDITORIALE

Nell’aula magna dell’Istituto «Da Collo» di Conegliano,il 4 maggio scorso ha avuto luogo l’AssembleaOrdinaria annuale della nostra Banca con all’ordine delgiorno la discussione e l’approvazione del Bilancio al31.12.2007.Un appuntamento importante del Consiglio diAmministrazione con i Soci del nostro Istituto, passatidai 3.720 del 2006 ai 4.310 del 2007, per conoscersi econfrontarsi sugli aspetti gestionali dell’Azienda.In questa sede, anche perché i dati sono disponibili nelfascicolo predisposto, ritengo opportuno tralasciarela citazione dei numeri della lusinghiera crescitaottenuta nel corso dell’esercizio negli aggregatipatrimoniali e dell’importante risultato economicoregistrato.La congruità e la valenza dei risultati raggiunti dallanostra Banca trova un’ulteriore, importante confermanel rating ufficiale della Società Moody’s che ha datoil giudizio pari ad «A3», il massimo attualmenteottenibile da una società di piccole dimensioni edoperante in un mercato ristretto. Sottolineo solo che i risultati d’eccellenza registrati, checontraddistinguono da anni la dinamicità della nostraBanca, sono frutto della sinergia, senza sbavature, tratutti coloro che reggono le sorti dell’azienda qualiil Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale,la Direzione Generale, e nascono per merito diun organico aziendale all’altezza del compito,preparato professionalmente, coinvolto e partecipedella mission aziendale e, assai importante, di unacompagine sociale che apprezza e vive convintal’esperienza della Cooperazione.Il 2007 è stato l’anno di un evento importante checonsidero utile sinteticamente ricordare perchécaratterizza e dà prova della capacità della Banca dimettere in pratica un alto dinamismo impreditorialesaldamente legato al territorio in cui opera.Con il determinante contributo della nostra Banca èstata fondata la Società di Mutuo Soccorso «MarcaSolidale sms» con la finalità principale di erogareservizi alle famiglie dei Clienti nell’ambito della salute,della prevenzione e dell’assistenza sanitaria.Un progetto subito ampiamente condiviso tanto che,in meno di un anno, ha trovato già oltre 1500 adesioni.Un’ulteriore conferma della lungimiranza che, diversianni addietro, ci ha spinti e convinti ad attivare

il «Progetto famiglia» con l’obiettivo di essere a fiancodei giovani e dei genitori, unitamente al mondo dellosport e della scuola, per condividere percorsi attia garantire ai ragazzi valori e stili di vita validi edadeguati alle loro esigenze attuali.È stato il riconoscimento da parte della RegioneVeneto con l’assegnazione alla Banca della Marcadel «Marchio Famiglia» quale soggetto significativoche nell’ambito del territorio in cui opera si occupadei bisogni della famiglia. Unica realtà privata,unitamente ad un’azienda veronese, ad avere questamenzione in Veneto. Tutto questo significa che mai ci siamo adagiati suisuccessi ottenuti e che, di contro, siamo sempredinamici alla ricerca di idee innovative avendo semprecome primo obiettivo il servizio ai Soci ed ai Clienti cheper noi sono sempre e solo persone, individualmenteimportanti, e non numeri. Il 2008 si è presentato come un anno difficile perchél’inflazione cresce, i tassi non si riducono, è stagnanteil potere d’acquisto e più di qualche famiglia è indifficoltà.Proprio per questo Banca della Marca deve sempre piùimpegnarsi a ricercare il ruolo delle origini, quellodelle Casse Rurali: dare aiuto e servizi di qualità allefascie di popolazione maggiormente a rischio,stimolando la voglia di reagire e puntando su unacrescita solida, a misura d’uomo, concreta, lontanadalla speculazione. Siamo una Banca longeva perché abbiamo saputoadattarci ai cambiamenti del nostro mercato esu questa strada dobbiamo continuare perché, cometutto il mondo del Credito Cooperativo, abbiamoun modello organizzativo inimitabile.Nel fascicolo del Bilancio Sociale distribuito durantel’Assemblea abbiamo cercato di illustrare i valori checi contraddistinguono e lo sforzo attuato per operarenell’interesse della comunità locale mirando ad unosviluppo economico e sociale. La lettura delle relazioni e dei dati riportatidettagliatamente nel fascicolo sintetizzano il ruoloimportante di Banca della Marca nello sviluppo delterritorio e nel sostegno all’associazionismo ed alvolontariato. I francescani, già diversi secoli addietro, dicevano che«l’elemosina aiuta a sopravvivere, ma non a vivere.Perché vivere significa produrre e l’elemosina nonaiuta a produrre». Siamo convinti che se nel nostro territorio viviamo beneuna piccola parte di merito ce la possiamo prendere.

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di Gianpiero Michielin, presidente

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A CORDIGNANO

PROGETTO DI UN NUOVO PARCO Ad inizio anno, presso il teatro «E. Francesconi» diCordignano, è stato presentato ed illustratoil progetto di realizzare, nell’area del Colle Castelirche sovrasta l’abitato di Villa di Villa di Cordignano,un parco naturalistico-archeologico.L’idea di questa iniziativa è del GruppoArcheologico di Cordignano che, conl’apprezzamento di Provincia di Treviso e Comunedi Cordignano, ha evidenziato la necessità disalvaguardare un territorio di rilevante pregio e havisto la possibilità, sia pur non immediata, di creareinteresse turistico in ambito locale e non solo. Essatrova valenza ed integrazione con il progettatoParco della foresta del Cansiglio e le areecontermini delle sorgenti del Livenza, delle Grotte del Caglieron e dell’areafluviale del Meschio.L’insieme del progetto, che si articola in diversefasi, prevede visite ai siti archeologici paleoveneti,oggetto di scavo e studio da parte dell’Università diPadova, spazi di ritrovo, un giardino botanico conla ricca flora autoctona e molto altro. Per la fase diavvio e la gestione dell’insieme è indispensabileuna coesione ed una sinergia tra pubblico e privatoaffinché la progettualità divenga interessante, oltre che sotto l’aspetto naturalistico-archeologico,anche sotto quello economico che non è ditrascurabile rilevanza. Il tutto è stato raccolto in una pubblicazionerealizzata con il sostegno di Banca della Marca.

IN PRIMO PIANO I NOSTRI COLLEGHI

TORNEO INTERBANCARIODI TENNIS ICCREA – l’Istituto Centrale delle Banche di CreditoCooperativo – ha organizzato nei giorni 22, 23 e 24maggio, a Milano Marittima in comune di Cervia,come avviene già da oltre due decenni, il torneointerbancario di tennis del Credito Cooperativo.A questa competizione sportiva, voluta nell’Italiacentrale proprio per permettere di partecipare a tutti

STORIA LOCALE

FOTOGRAFIE DELLA GUERRADEL 1915-18 L’attenzione per il nostro passato sta vivendo daoltre un decennio momenti di particolare euforiadocumentata con la pubblicazione di interessantivolumi, frutto di scrupolose ricerche d’archivio.È sicuramente un percorso da apprezzare e dasostenere perché la nostra identità, i nostri valori,il nostro senso di appartenenza ad una Comunitàpassa attraverso la conoscenza della nostra storia.Bertolt Brecht diceva, infatti: «il popolo che nonconosce la sua storia è condannato a ripeterla».Il Comune di Vazzola, dopo aver organizzato unamostra storico-fotografica, ha deciso di raccoglierein un volume e narrare le vicende ed i momentiassai tristi dell’occupazione durante la guerra1915-1918.Oltre alla copiosa documentazione fotografica, inparte inedita, il volume raccoglie le memoriescritte da alcuni parroci ospiti presso la canonica diVazzola nel triste periodo dal novembre 1917 allafine della guerra.I diari sono di don Giovanni Dal Poz e didon Amerigo Garbuio, rispettivamente parroci aCimadolmo e San Michele di Piave. Questerelazioni sono poi integrate dalle testimonianzescritte a quel tempo da due ragazze vazzolesi,quaderni che ben fanno trasparire una spontaneitàgiovanile ma anche la fame e la paura di queigiorni. L’iniziativa ha trovato in Banca della Marcaun valido e puntuale sostegno..

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5INSIEMECON FIDUCIA

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COORDINATE BANCARIE

IN FUNZIONE NUOVI CODICI IBAN Da gennaio 2008 sono «andate in pensione»le vecchie coordinate bancarie (ABI, CAB e numerodi conto) ed è entrato in funzione per eseguire tuttii bonifici bancari il codice IBAN (International BankAccount Number).Questo è il codice unico bancario che permette dieffettuare i pagamenti in euro in tutti gli Stati

ALLA FILIALE DI TREVISO

IMPIANTO ATM D’AVANGUARDIA Da inizio febbraio 2008 è entrato in funzione, pressola filiale di Treviso della nostra Banca, il primo ATM«drive in» del Veneto.Si tratta di un impianto Bancomat con la caratteristicadi essere più basso di quelli tradizionali sparsi sulterritorio e posizionatoin modo tale da potersi accostare ed effettuare tuttele operazioni senza scendere dalla vettura.Rappresenta un’ulteriore garanzia di sicurezza eun’attenzione in più nei confronti delle personediversamente abili.Un miglior servizio alla clientela ed una risposta alleesigenze ed ai bisogni della comunità.

A VENEZIA

CONVENTION DEL PERSONALEDomenica 11 maggio si è svolta l’annualeConvention di tutti i dipendenti di Banca dellaMarca. Il lussuoso contesto scelto per quest’annoè stata la magnifica nave da crociera Costa Serenaormeggiata per l’occasione al porto di Venezia.Alta la partecipazione da parte dei dipendenti chehanno ascoltato con grande attenzione gli interventidello Staff di Direzione sull’andamento della Bancanell’anno appena trascorso e sullo scenario e gliobiettivi previsti per l’anno 2008.Alcuni colleghi di filiale hanno inoltre portato la lorotestimonianza sull’essere «Banca del territorio».

VITA DI BANCA

NUOVO PENSIONATO Con la fine di dicembre scorso è entrato inquiescenza il collega Giovanni Benedet, da anniresponsabile della Cassa centrale (matricola n.1).Il Benedet era stato assunto dalla nostra Bancanell’aprile del 1970, quando ancora l’istituto eraclassificato come Cassa Rurale San Benedetto.Con noi quindi ha vissuto la grande stagione deicambiamenti e della crescita della nostra Banca.A lui vadano i migliori auguri dei colleghi rimastial lavoro, del Presidente, del Consiglio diAmministrazione e di quelli della redazione.

gli appassionati dipendenti di Banche di CreditoCooperativo, aderiscono in numero sempremaggiore, e sempre più preparati, atleti provenientida tutte le regioni.In rappresentanza di Banca della Marca hannopartecipato due dipendenti: Ermanno Pizzinato,Direttore della filiale di Conegliano, e RobertoDall’Antonia, componente dello staff della filiale diSacile.Ermanno Pizzinato, per ben la terza volta, ha vintola gara del «singolo», quella più ambita e conRoberto Dall’Antonia ha giocato la finale del doppio.Un grazie agli atleti, anche dal nostro giornale, peraverci ben rappresentato.

dell’Unione Europea oltre ad Islanda, Liechtenstein,Norvegia e Svizzera.Il codice IBAN è sempre indicato nell’estratto diconto corrente che la Banca invia periodicamentealla clientela.Deve essere comunicato a chi effettua i pagamenti,perché l’utilizzo non corretto può comportaredisguidi, ritardi ed anche oneri aggiuntivi.

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INSIEMECON FIDUCIA6

Dal 30 aprile 2008 sono entrate in vigore le nuovenorme antiriciclaggio previste dal decreto legislativo21 novembre 2007, n. 231 pubblicato sulla G.U.n. 268 del 14 novembre 2007. Questo decreto fissache tutti gli assegni bancari, postali e circolari diimporto pari o superiore a 5.000,00 euro devonorecare l’indicazione del nome o della ragione socialedel beneficiario e la clausola di non trasferibilità.Inoltre, gli assegni bancari e postali, emessi all’ordinedel traente (c.d. assegno a me medesimo) possonoessere girati unicamente per l’incasso ad una bancao a Poste Italiane S.p.A. e ciò a prescinderedall’importo recato dagli stessi.Nel rispetto delle nuove disposizioni, le bancherilasceranno dal 30 aprile 2008 gli assegni munitidella clausola di non trasferibilità. Il cliente potràtuttavia richiedere per iscritto il rilascio in formalibera di assegni circolari e bancari, da utilizzare indetta forma libera esclusivamente per importiinferiori a 5.000,00 euro. In tal caso il richiedentedovrà corrispondere a titolo di imposta di bollola somma di 1,50 euro per ciascun modulo diassegno e, in caso di girata, dovrà essere apposto,pena la nullità, il codice fiscale del girante

PROGETTO FAMIGLIA

RESPONSABILITÀ EDUCATIVE All’inizio di marzo scorso è stato organizzatodall’Istituto Comprensivo di San Polo di Piave,organismo d’intesa operativa che unisce al Comunedi San Polo anche quelli di Cimadolmo ed Ormelle,un incontro dal tema «L’educazione è di rigore». Banca della Marca ha sostenuto quest’iniziativa, cherientra tra quelle del «Progetto Famiglia», e che havisto la presenza di un pubblico assai numeroso edattento. La serata era stata organizzata incollaborazione con l’Associazione pattinaggioOrmelle, l’Associazione pallacanestro Ormelle eil Volley Grifone di San Polo di Piave. Gli interventisono stati tenuti da Lollo Bernardi, elettoil pallavolista del 20° secolo e dalla dottoressaMarcella Bounous, esperta in psicologia dello sport.L’incontro mirava a far riflettere sulle co-responsabilitàeducative della famiglia e delle società sportive.Affrontava il particolare impegno che oggi èrichiesto per accompagnare i giovani a diventareadulti responsabili. Durante la serata è statapresentata anche la mostra di disegno «Emozioni inmovimento» degli studenti delle scuole medie.

indipendentemente dall’importo del titolo.Con lo stesso decreto sono state introdotte novitàanche per i libretti di deposito a risparmio«al portatore». A decorrere dal 30 aprile 2008il saldo dei libretti di deposito bancari e postali «alportatore» deve essere inferiore a 5.000,00 euro.In caso di trasferimento di libretti «al portatore»,indipendentemente dal saldo, il cedente è tenuto acomunicare, entro trenta giorni, alla Bancaemittente, i dati identificativi del cessionario ela data del trasferimento.I libretti di deposito bancari e postali «al portatore»con saldo pari o superiore a 5.000,00 euro, esistentialla data di entrata in vigore della nuova normativa,devono essere estinti dal portatore, ovvero il lorosaldo deve essere ridotto ad una somma inferioreal predetto importo entro il 30 giugno 2009.

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CAMBIO AL VERTICE

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Alla scadenza del suo mandato di consigliere il VicePresidente Vicario Giovanni Guizzo ha ritenuto di nonriproporre la sua candidatura per il prossimo triennio.A lui vada il ringraziamento di tutti noi per il lavorosvolto nel Consiglio di Amministrazione fin dallacostituzione di Banca della Marca.La conoscenza personale e l’amicizia cementatasi inquesti anni di lavoro insieme, mi consentono diesprimere la certezza che Gianni continuerà, da Socio,ad assicurare alla nostra Banca il suo preziosoappoggio con quella correttezza, disponibilità egrande impegno che hanno connotato la sua attività,prima di Consigliere e poi di Vice Presidente Vicario.

IL PRESIDENTE

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UN ANGELO PER I BAMBINIClementaSO

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Clementa Dos Olis Viera ha unavocazione: aiutare i bambini delsuo paese di origine, la GuineaBissau. In particolare i bambinicolpiti da malformazioni, che inquel poverissimo paese dell’Afri -ca Occidentale hanno un’esisten-za difficile. Le credenze popolariinfatti, molto radicate soprattuttonei villaggi più sperduti, conside -ra no le deformazioni del corpoopera di spiriti cattivi e chi ne èportatore un indemoniato.Spesso i bambini deformi ven-gono uccisi.Clementa, 27 anni, è in Italia daquando ne aveva 20. Da qualchetempo si è stabilita con il maritoCarlos a Santa Lucia di Piave. La -vora come operatrice sanitaria inuna casa di riposo ed è impegna-ta nella promozione dei dirittidelle donne immigrate, comecom ponente del Tavolo provin-ciale per l’Immigrazione presso laPrefettura di Treviso. Lui fa l’ope -raio e frequenta le scuole serali

DALLA GUINEA BISSAUA SANTA LUCIA DI PIAVE

PER SALVAREI BAMBINI AFFETTI

DA MALFORMAZIONI

per prendere il diploma di elet-tricista. Una vita non certo facile,ma Clementa non ha chiuso leporte a chi ha più bisogno. «Nonho scelto di vivere in pace» am-mette. E così nel suo appartamentino divia Comisso ospita, oltre al nipo -te Edmanuel, Aliou, 7 anni, e Do -mingas, per tutti Minga, 7 anni,assieme alla madre di quest’ulti-ma N’injdai. Entrambi i bimbisono stati portati in Italia per es-sere curati. Dei due, Aliu è piùfortunato perché l’intervento chi -rur gico all’ospedale di Cone glia -no ha risolto del tutto i suoi pro -blemi deambulatori. La deforma -zione di Minga, invece, era piùgrave. La scienza medica la de fi -nisce «piede torto congenito bi-laterale» e se non è corretta neiprimi anni di vita impedisce nonsolo la deambulazione, ma lastes sa postura eretta. Quando èarrivata in Italia, due anni fa, gra-zie all’interessamento di un frate

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8 INSIEMECON FIDUCIA

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tera comunità, estesa oltre i con-fini di Santa Lucia, che ha rispo -sto con generosità anche al re-cente appello dell’associazioneonlus Amici Parco Bolda per laraccolta dei fondi necessari all’ul-timo intervento chirurgico diMin ga. «Nella nostra comunità laso lidarietà è un fatto, non solouna parola – dice il presidenteGiancarlo Antoniazzi, molto sod-disfatto della risposta data daisuoi concittadini all’appello peraiutare la famiglia di Clementa –.Per operare Minga servivano3.700 euro, ne abbiamo raccolti5.500 euro, che copriranno an-

come un fattore civile importante. Clementa ora ha intrapreso unnuovo progetto: costruire nellape riferia di Bissau, la capitale delPaese e sua città natale, una ca -sa-famiglia per ospitare le mam -me che vogliono salvare la vita (etentare di curare) i loro pic coli af-fetti da qualche disabilità. «Ab -biamo già individuato il terrenodove costruire la casa e abbiamocontattato alcuni professionistiper il progetto – spiega Clementa–. Questa casa vuole essere unpunto di accoglienza per le mam -me che non vogliono sacrificare illoro figlio alla supersti zione. I

francescano fra’ Mariano e all’in-termediazione dell’associazioneveronese Rete Guinea Bissau, lapiccola non camminava ma sitrascinava a terra con le mani. Intale arco di tempo ha subito bentre operazione chirurgiche – allaschiena, ai piedi e alle ginocchia– in centri specializzati del NordItalia, l’ultima il 20 marzo a Vi -cen za. Oggi Minga è ferma su unlettino in attesa di guarire e dipo ter tornare, pur sempre sorret-ta dalle sue stampellette, all’asilo.In autunno, si concluderà la suaper manenza in Italia e rientrerà inAfrica con la madre per «testimo-niare che le malformazioni nonsono opera del demonio e che daesse si può guarire» spiega Cle -menta.Attorno a questa atipica e nu-merosa famiglia si è coagulata,da tempo, la solidarietà di un’in-

A CLEMENTANEL DICEMBRE SCORSO

È STATO ASSEGNATOIL PREMIO

CIVILITAS 2007

che le spese per la riabilitazione eper il rientro in Africa».L’abitazione di Clementa Dos OlisViera è sempre molto frequenta-ta. Tutti a Santa Lucia conosconola dinamica guineiana e il suo im-pegno verso i connazionali menofortunati. Di lei si è accorta anchela Dama Castellana che, nel di -cembre scorso, le ha assegnato ilpremio Civilitas 2007, rico no scen -do le sue opere di solidarietà

bambini meno gravi po tranno es-sere curati in loco dai mediciitalia ni volontari, i più gravi po-tranno essere portati in Italia,come abbiamo fatto con Minga». Insomma, l’impegno di Clementacontinua e le persone generoseche fino a oggi le sono state vi -cine e l’hanno aiutata avrannoanch’esse nuovi fronti di solida -rie tà in cui cimentarsi.

FRANCESCA NICASTRO

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Nei mesi scorsi è iniziatala campagna di informazione perla donazione e il trapianto diorgani, tessuti e cellule a curadell’Aido, l’associazione che daoltre trent’anni opera nellasperanza che le idee di «società»e «solidarietà» si uniscano inquella di «responsabilità» nellacoscienza della maggior parte deicittadini. Acconsentire al prelievodei nostri organi e tessuti dopola morte diventa in quest’otticala manifestazione della nostraconsapevolezza che la malattiadegli «altri», le loro difficoltà avivere normalmente devonocoinvolgere tutti.Purtroppo intorno alla donazionedegli organi persistono ancoramolte prevenzioni. Eppure questi

tipi di trapianti sono una delledimostrazioni più rilevanti delprogresso della medicina nellacura di un gran numero dimalattie per le quali non esistenessuna soluzione alternativa.I progressi delle tecnichechirurgiche e la scoperta di nuovifarmaci che miglioranola tolleranza dell’organotrapiantato nel ricevente, hannofatto sì che migliaia di malatipotessero beneficiare consuccesso dei trapianti. Tuttavia la scarsità degli organidonati è, al momento,il principale ostacolo alla crescitadel numero dei trapianti e ancoroggi molti ammalati muoiono ovivono con tante limitazioniperché l’offerta di organi èinsufficiente. Per questo diventanecessario continuare asensibilizzare l’opinione pubblicasul fatto che la collaborazione diciascuno di noi in questo campoè fondamentale per poterdiminuire il divario oggi esistentetra la disponibilità e la necessitàdi organi.L’Aido dunque rivolge un invito atutti per manifestare la volontà didonazione con l’iscrizione allasocietà oppure conla registrazione all’Asl. 9INSIEME

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DONAZIONE ORGANI

Un valoreDA CONDIVIDERE

Per informazionirivolgersialla sede regionaledell’Aido:Mestre · via Filasi, 86.

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SCOPRIRE IL MONDO VEGETALE

Il saliceNEL NOSTRO PAESAGGIO

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Parlare del salice, di questa umilepianta così diffusa nel nostro ter-ritorio al punto da essere unacaratteristica del nostro paesag-gio, è un po’ fare la storia dellanostra civiltà contadina per l’utileimpiego che la pianta (e parte diessa) ha sempre avuto nel lavoroe nelle attività del mondo rurale. Ma anche al di là del mondocontadino, la grande famigliadelle Salicacee (a cui appartiene ilgenere Salix, ossia piante e ar-busti comunemente chiamati sali-

ci) si è dimostrata particolar-mente utile all’uomo che ne hautilizzato il legno per farne tavoleper pavimenti (in particolarequello del Salix alba), attrezzispor tivi, carbone per fabbricarepol vere pirica o, più semplice-mente, carboncini per disegno.Dalla corteccia di alcune specie siestrae ancora i tannini impiegatinelle concerie nonché la salicina,un glucoside dal quale si ottienel’acido salicilico e il salicilato disodio, efficace contro le febbri,

rimedio nei reumatismi articolarie nella malaria.All’infuori di questo però i salicinon hanno mai goduto di unacoltura che non fosse esclusiva-mente legata all’agricoltura.Piante molto antiche, presentisulla Terra ancora nell’era Ter -ziaria, i salici si sono sempre rive-lati poco importanti per l’addob-bo di parchi e giardini in quantonon raggiungono forme mae -stose o altezze straordinarie; nonhanno vita lunghissima, né of-

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RIOUMILE E SEMPLICE,

IL SALICE FA PARTEDELLA NOSTRA TRADIZIONECONTADINA

frono una fioritura di particolarebellezza; i loro fiori, infatti, in-significanti ed elementari, sonoformati solo da organi riprodut-tivi, mancando del tutto di quel -l’in volucro variopinto e affasci-nante (calice e corolla) che co-munemente si intende comefio re.Ma di salici ce ne sono moltissimie non sempre sono facilmente ri-conoscibili al di là di quellepoche e comuni specie che an-cor oggi qualcuno dei nostri con-

tadini indica con nomi dialettali(quali gatolèr, salghèr, saes zal,saes ross, venchèr), e che tuttoravengono utilizzati, come accen-nato, per i lavori della campagna(tralci di salice per la potaturadella vite, ad esempio). Il genereSalix è numeroso, comprende cir-ca cin quan ta specie di alberi e ar-busti senza contare i numerosissi-mi ibridi spontanei, originati dalvento – loro pronubo principale –e dagli insetti impollinatori. Esclusive dell’emisfero boreale, le

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Salicacee vivono prevalentementein zone temperate e fredde, dallapianura alle vette. In piano, ama -no fiumi, torrenti, ruscelli, laghi eprediligono pertanto suoli conampie falde freatiche e terreni dirisorgiva, particolarità che le ren -de così comuni nel nostro territo-rio. Qualche specie si adatta an-che a terreni asciutti e sassosi: è ilcaso del salicone (Salix ca prae),così chiamato perché delle suefoglie si nutrono le ca pre; altre vi -vo no in zone alte e fredde, stri -scianti tra rocce quale il Salix er-bacea che mostra solo qualchefoglia nella stagione propizia o ilSalix reticolata dalle foglie venatee bianche per i peli densi.

Per quanto concerne il nostroter ritorio, fino a poco tempo fa,l’inverno caratterizzava all’oriz-zonte, mettendole in risalto, filesquadrate di salici lungo i fossidei campi o ai margini di qualchestagno che ancora non era statotoccato dalla bonifica dell’uomo.Si trattava del Salix elacagnos,usa to per colonizzare terreni cal-carei e alluvionali e soprattuttodel salice rosso (Salix purpurea)utilizzato per legare i tralci dellavite, e del salice giallo (Salix vi -minalis), detto anche venco o vi -mine, coi rametti del quale i no -stri contadini e artigiani facevanoceste, canestri, nasse, gabbie,culle, impagliature per sedie,stuoie e persino cappelli. Sullosfondo di paesaggi nebbiosi, iloro rami verticali formavano deibellissimi scenari rossi e gialli; poi,recisi i rami, il tronco si ingrossa-va a dismisura generando grot -tesche e ammalianti sculture, ri-covero di una ricca biodiversitàanimale e vegetale. Molto di tutto questo è scompar-so o sta lentamente scomparen-do; nessun altro albero, tranneforse il gelso, può essere assuntoa testimonianza di que sto cam -bia mento quanto i salici che ab -bia mo conosciuto nelle passatestagioni. Dovremmo abi tuar ci avederli finalmente cre scere ri -gogliosi, a riconoscerli e a distin -guerli tra loro dalla chioma e dallefoglie, a ripensare con essi ad altri

AMMALIANTI SCULTURE,RICOVERODI UNA RICCA BIODIVERSITÀANIMALE E VEGETALE

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Ogni anno sono centinaia gliinsegnanti di vario grado chefrequentano il Centro diEducazione Ambientale «MediaPiave» (CEA) di Fontigo e migliaiagli studenti. Corsi diaggiornamento per docenti evisite guidate al Centro ed alterritorio circostante sono inprevalenza le attività svolte dacircolo locale di Legambientegrazie ad un intesa di vecchiadata, con l’Amministrazionecomunale di Sernaglia dellaBattaglia che ha concesso l’usodei locali, dismessi, dell’ex scuolaelemen tare di Fontigo, cheospitano il CEA. Una realtà partita quasi in sordinama che nel corso degli anni si è

A SERNAGLIA DELLABATTAGLIACORSI PER INSEGNANTISUL RISPETTOPER L’AMBIENTE

DI EDUCAZIONE AMBIENTALE

conquistata un ruolo diprimordine nella formazione siadegli educatori sia dei giovani edei bambini, infondendo lorointeresse e rispetto perl’ambiente sotto i più svariatiprofili: da quello prettamenteecologico alla geologia, senzatrascurare le tra dizioni culturalidel Quartier del Piave, ne tantomeno le vicende storiche di cui èstato teatro, quali il PrimoConflitto mondiale. Il Centro diEducazione Ambien tale è dotatodi ampi spazi dove di frequentevengono allestite mostre acarattere ambientale o legate allacultura locale, con particolareriguardo alle tradizioni del fiumePiave ed è dotato di una sala

tipi di paesaggi e ad altre figuresugli orizzonti.Per concludere ricordiamo che,unico della sua specie, il salicepian gente (Salix babilonica) hatrovato un suo posto tra le pian -te ornamentali. Originario dallaregione asiatica subtropicale, èstato importato in Europa dallaCina nel corso del XIII secolo a

motivo della sua bellezza e subitoimpiantato in fastosi giardini aornare i corsi d’acqua.Precocemente, a primavera, i suoirami lunghi e penduli si copronodi piccole lucenti foglie verdi, resetali dall’azione diretta del sole edai riflessi luminosi dell’acqua; edè quasi una rivincita per tutte lepian te e gli arbusti della sua spe -

cie, così poco tenute in conside -ra zione. Tutti i salici alla fine frut-tificano: dai frutti escono nu-merosi semi muniti di un ciuffo dipeli candidi simili a fiocchi di co-tone che favoriscono la diffu-sione. Germineranno solo se cad-ranno su terreni umidi.

ELISABETTA DAL COL

Centro>

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proiezioni per video e diapositive,una serie di espositori di reperti(campioni di rocce, fossili,strumenti usati dall’uomoprimitivo, erbario…), variomateriale cartografico (mappe,carte topografiche e geologiche eplastici) oltre a cartelloniillustrativi (schemi didattici, flora,fauna, ecc.). Una visita guidata alCEA «Media Piave» consentequindi di cogliere gli aspettigeomorfologici, ambientali, dellaflora e della fauna nonchéla storia che caratterizzano espiegano l’attuale configurazionedel Quartier del Piave, con le suepeculiarità ambientali come i Palùe le Fon tane Bianche. La visita alCEA, già esaustiva da un puntodi vista teorico, può essereintegrata da escursioni lungoi numerosi itinerari di seguitoproposti oppure nei laboratorididattici. Le visite guidatepropongono diversi percorsi, conla presenza di esperti qualificati,quali: le Fontane Bian che (celebririsorgive che affiorano nellagolena del Piave), unapasseggiata nel Miocene,i feno meni glaciali nella Valle delSo ligo, i sassi del Piave, i Palù diMo riago (frutto dell’anticoingegno benedettino, nella

pianificazione territoriale), traccedi romanità nel Quartier delPiave, visita all’orto botanico,alla scoperta degli insediamenti.I laboratori invece sonocaratterizzati da un’attività riccadi proposte che vanno dallostudio della flora, agli indicatoribiologici delle acque del fiume,passando per l’importanza dellaselce nella preistoria fino allerocce ed alle loro composizioni.Il CEA ha inoltre programmi adhoc da svolgere in classe, volti ainfondere una maggioresensibilità verso le tematicheambientali, è il caso dell’offertache tratta di «Con sumi e rifiuti».

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Una carrellata di immagini esoprattutto di sintetichespiegazioni delle attività sono adisposizione di tutti visitandoil sito del CEAwww.legambiente.qdp.itrecentemente rinnovato nellagrafica e nei contenuti.«Il toponimo Palù che richiamal’antica presenza di una zonapaludosa, indica un’area di circa1000 ettari compresa trai comuni di Sernaglia, Moriago,Vidor e Farra di Soligo – si leggenel sito – Il paesaggio costituitoda una maglia di prati umidi, confossati e piante perimetrali, el’aspetto storico naturalistico èunico nel suo genere in Italia e inEuropa ha delle realtàparagonabili in alcune zone dellaFrancia dove sono presentii cosiddetti «bocages» – mentreper le Fontane Bianche vienespiegato che – come accennail toponimo stesso (l’ag gettivobianche si riferisce alla costantelimpidezza delle acque dirisorgiva, in contrapposizione allaperiodica torbidità di quellefluviali), l’elementocaratterizzante questa porzione

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di territorio non è tantol’idrografia superficiale quantoquella profonda. Le numeroseconche e risorgive presenti sonoalimentate dalle acque di falda diun bacino imbrifero a monte chesi snoda da parte delle PrealpiTrevigiane, alle colline ed ai Palùdel Quartier di Piave, per unaestensione di circa 5.000 ettari.Come ha rilevato l’analisi chimica(dai rilevamenti del tasso diatrazina nelle acque della zona)la falda accennata è in massimaparte indipendente dallaconfluenza con la Piave e simantiene costante e copiosaanche in corrispondenza dellesecche di quest’ultima».Gli aspetti che si possono

approfondire al CEA sono quindidavvero tanti e affascinanti.Il Centro di Edu cazioneAmbientale «Media Pia ve» èubicato in Piazza del Po polo alcivico 21 di Fontigo, è aperto ladomenica pomeriggio dalle 15

alle 19 e l’ingresso è gratuito,ma si può visitare anche neglialtri giorni previo prenotazionetelefonica allo 0438 966356oppure al 349 0596909.

INGRID FELTRIN

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Secondo il detto popolare, la bar-ba è da sempre considerata unsimbolo di maturità, mentre ibaf fi sono espressione di virilità.Vero o falso che sia, la peluria sulviso è comunque un sintomo dilibertà, oltre che di cura e pas-sione, perché la si può far cre -scere secondo proprie preferenzee propri modelli estetici, seguen-do tagli che si modellano da visoa viso. Per questo motivo non esi -stono barbe perfette e baffi ideali,ma esistono tagli e sfumature che

e baffiTANTO DI BARBA

A CASUT NEI CAMOLLILA SIMPATICA

MANIFESTAZIONE SI TERRÀSABATO

6 SETTEMBRE

interpretano lo stile e il caratteredi chi li porta; pertanto barba ebaffi sono spesso la rappresen-tazione esteriore del carattere,tanto che dal loro aspetto si po -trebbe capire la personalità di chiabbiamo davanti.Per averne un riscontro basta ri -tro varsi sabato 6 settembre, co meormai avviene da ventisei anni,presso il Bar Mexico del Casut,nei Camolli sacilesi, dove si terràla consueta e tradizionale ras se -gna delle barbe e dei baffi. È una

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simpatica manifestazione – nondissimile da quelle che si tengonoin altre località italiane ed euro -pee – che qui assume un carat-tere tutto particolare per la sem-plicità della gara ma anche per lospirito di amicizia e ospitalità chealeggia su questa piccola frazionecampagnola, sul confine tra lapia nura friulana e quella veneta. «Qui arrivano anche dall’Austriae dalla Germania – ci dice LuigiFavret, gestore del Bar TrattoriaMexico e organizzatore della ma -nifestazione insieme ad altri amici– non certo a gareggiare per unpremio simbolico, ma per il pia -cere di vivere una giornata traappassionati, a raccontarsi alle-gramente, ma anche orgo glio -samente, le diverse esperienze».Inutile aggiungere che, per tra -dizione, il piatto forte della trat-toria in questo giorno di gare so -no gli gnocchi al sugo d’anatraac compagnati da formaggi e sa-lumi locali, abbondantemente in-

Gli Assiri erano soliti cospargerla con olii profumati per darlelucidità, gli Egizi ne utilizzavano una finta, i Grecila riservavano solo ai filosofi, i Romani l’amavano poco:la barba ha cavalcato i secoli dell’uomo accompagnandolo intutte le manifestazioni della vita, più o meno accattata, masempre tenuta in grande considerazione e dovuto rispetto.La portavano i santi in segno di devozione, i monaci permortificazione, i condottieri e i briganti se ne servivano perincutere paura, gli uomini di corte l’addobbavano con treccined’oro. Papa Clemente VII, dopo il sacco di Roma (1527) daparte dei Lanzichenecchi, non volle più tagliarsela in segno dilutto e di dolore; a Venezia erano invece proibite quelle false,troppo spesso indossate per nascondere il volto a scopocriminale.Insomma, la barba ha una storia lunghissima con unanumerosa varietà di fogge e tagli che finirono con il marcareinconfondibilmente il costume del tempo.Un esempio fra tanti: il pizzo seicentesco come ce lo hannolasciato i busti marmorei di cardinali e prelati, artisti e letteratidi quel tempo.

Secoli di barba

naffiati da vini veneti e friulani.«Nessuno rinuncerebbe a tor na -re l’anno dopo perché que sta,più che una competizione, è unafesta dell’allegria e dell’amicizia».Ma la manifestazione dei Camolliè pur sempre una gara e lo di-mostra l’impegno con il quale lagiuria, formata da cinque maestribarbieri, seleziona i concorrenti emotiva le premiazioni. Sono in-fatti ben quindici (nove per i baffie sei per le barbe) le categoriesulle quali i giudici debbono es-primersi, e i dettagli per ogni sin-gola categoria sono molti, cia scu -no dei quali potrebbe incideresulla vittoria. E non sono da meno i concorren-ti, i quali si presentano con un ab-bigliamento consono alla propriabarba o ai baffi. È questo l’aspet-to più spettacolare della ma ni -festazione che, a colpo d’oc chio,fa rivivere personaggi fa mosi (Ver -di, Garibaldi, Kaiser, il cor saro ne -ro) o semplici borghesi in bom-

betta, mandarini cinesi, granatierio guardie reali, giovani rivolu -zionari ottocenteschi, tanti costu-mi per dare risalto all’aspetto ele-gante delle curatissime barbe;insom ma la rivisitazione di untempo nel quale la barba era ve-ramente «onor del mento», ov -vero un emblema.Oggi la barba e il baffo, dopoaver vissuto con l’Ottocento illoro periodo d’oro, non sono piùcosì diffusi come un tempo an-che se si riscontra un certo lororitorno dettato da una modapasseggera piuttosto che da co -stu me sociale come lo fu nel pas-sato. La tendenza odierna èquella di avere un viso ben ra -sato anche se una bella barbapuò dare un tocco di eleganza edi personalità senza ricorrere aschemi del passato.

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Un nuovo museo dedicato allevicende del secolo scorso.A Crocetta del Montello, già sededel Museo Civico di StoriaNaturale in Villa Ancilotto, è natauna nuova sede musealededicata alla Grande Guerra ed alNovecento. Lo spazio espositivo èstato realizzato con il sostanzialerecupero di Villa Pontello, untempo istituto orfanotrofio, chel’Amministrazione comunale haconcesso in comodato gratuitoper dieci anni all’Associazione«Gruppo Bisnent». Il neonatoMuseo della Grande Guerra e del

Novecento, si articola in duesezioni distinte: una dedicata alprimo conflitto mondiale ed alleripercussioni che quest’evento haavuto sul territorio locale, quindiuna seconda sezione dedicataagli aspetti di vita più significativi,del secolo scorso. Gli allestimentisono davvero notevoli sotto ilprofilo scenografico, grazie anchealla collaborazione dei volontaridell’Associazione con una notaazienda locale, che opera anchea livello internazionale pro prio inquesto specifico setto re.Il qualificato recupero di VillaPontello è frutto anche del gran delavoro di raccolta dei materialid’epoca, intrapreso dal «GruppoBisnent» che ha potuto contaresulla generosità e disponibilità ditante persone, che si sono sentitepartecipi di questo progetto:cimeli bellici, oggetti di usocomune appartenuti alle nostrenonne, ma anche tanti documentie reperti di pregio arricchisconoquesto nuovo ambito culturale.Nella sezione dedicata alNovecento si può così ammirarela fedele ricostruzione di una casadi inizio ’900, con tanto di «filò»,nonché un’aula scolastica della

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MuseoDELLA GRANDE GUERRA

A CROCETTA DEL MONTELLOUNA NUOVA STRUTTURA

MUSEALE PER COMPRENDEREA FONDO IL ’900

E DEL NOVECENTO

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Ricorre quest’anno il cen-tocinquantesimo anniversariodella nascita di Giacomo Puccini.L’occasione ci è propizia per ricor-dare una grande artista lirica del-la nostra terra, che fu pure, tral’altro, interprete di alcune operedel maestro toscano. Parliamo diToti Dal Monte, nome d’arte diAntonietta Meneghel, sopranoleggero e attrice italiana nata aMogliano Veneto il 27 giugno1893 e morta a Pieve di Soligo il26 gennaio 1975. Allieva delConservatorio di Venezia, studiòpianoforte e poi canto con laMarchisio (allieva di Rossini). Esordì al teatro della Scala diMilano nel 1916 interpretando ilpersonaggio di Biancofiore nellaFrancesca da Rimini di Zandonai.

Da principio incerta fra il ruolo disoprano lirico e quella di sopranoleggero optò decisamente per ilsecondo dopo il trionfale successodel Rigoletto a Torino nel 1918.Memorabile, quattro anni dopo, ilsuccesso alla Scala di Milano conla stessa opera a fianco di Galeffie Lauri-Volpi, sotto la direzione diArturo Toscanini che seguì nellatournèe in Germania effettuatanel 1919, riconfermata per diecistagioni consecutive al celebreteatro milanese. Cantò contem-poraneamente nei maggiori teatrid’Europa e d’America, dal Colondi Buenos Aires (1923) al CoventGarden di Londra (1925) eall’Opera di Berlino, dal Casinò diMontecarlo all’Opera di Parigi e alMetropolitan di New York.

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NELL’ANNIVERSARIO PUCCINIANO

RICORDO DI

IL SOPRANO TREVIGIANO TRA I PIÙ GRANDI DI TUTTI I TEMPI

stessa epoca. «La prima sezionefa riferimento ad avvenimentibellici e riguardantiprincipalmente il territorio daNervesa fino a Segusino, lungoil Piave e fino alle falde delMonte Grappa – si legge nel sitointernet www.villapontello.it –.Troviamo allestimentitridimensionali legati allaBattaglia del Solstizio ed anche

un’esposizione di oggettisticariguardante la vita del soldato edelle popolazioni profughe».Insomma sono davvero tantii motivi per visitare il nuovoMuseo di Crocetta del Montello eper farlo basta telefonare allo0423 303117, per prenotare oavere informazioni sulle modalitàdi fruizione.

INGRID FELTRIN

Toti Dal Monte

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RIO Ha lasciato una biografia «Una

voce nel mondo» pubblicata aMilano nel 1962.Toti Dal Monte fu un sopranoleggendario e amatissimo dallefolle di tutti i teatri del mondo.Era chiamato l’usignolo italianoper la purezza della sua voce: tim-bro dolcissimo, cristallino, estre manaturalezza nei passaggi acrobati-ci più insidiosi, dotata di una di -zione perfetta. Trentaquattro anni di travolgentecarriera artistica – dal 1916 al1950 – poi l’apertura di unascuola di canto nella sua villa diBar bisanello. Un fenomeno irripe -tibile in quell’epoca, quando tuttii cantanti facevano le gare perarri vare primi. Anche oggi, ascol -tando la sue registrazioni (sto -riche), si rimane sempre affasci-nati dal suo timbro dolcissimo,verginale e cristallino. I punti diforza della sua splendida voceera no una grande estensione,con sovracuti sempre limpidissimie sicuri, una straordinaria tecnicavocale che le permetteva di ese -guire i passaggi acrobatici più in-sidiosi (abbellimenti, fioriture, tril-li, scale veloci semitonali, suonipicchiettati e fiati…) con spen-sierata naturalezza, ma soprattut-to ammaliava il suo timbro di unafreschezza, ingenuità e dolcezzasenza uguali. Le sue eroine, fan-ciulle limpide, fragili e indifese,suscitavano palpiti d’emozione e,se ferite dal «fato spietato» o daqualche animo malvagio, com-mozione irrefrenabile. Questa èstata la sua grandissima arte.Curiosa osservazione del grandis-simo maestro Arturo Toscanini, alcelebre soprano Toti Dal Montedurante la prove del Rigoletto al-la Scala di Milano: «Signorina, siricordi sempre che le arie bisognacantarle non darsele».

LUCIANO PIZZINATO

Eccelse nel Barbiere di Siviglia,Lucia di Lammemoor, La figlia delReggimento, Linda di Cha mou -nix, Don Pasquale, Mignon.Negli ultimi anni della sua strepi-tosa carriera interpretò più voltele opere Traviata e Madama But -terfly, riscuotendo sempre enor -me successo.Abbandonate le scene liriche sidiede alla prosa recitando nel1948 nella compagnia di CescoBaseggio, riscuotendo ancoratanti successi. Fu anche attrice dici nema e consulente nel 1956nel Conservatorio e teatri del -l’Unio ne So vietica. Nel 1928 ave-va spo sato a Melbourne il celebrete nore Renzo De Muro Lomanto.

VOCE SPLENDIDADI GRANDE ESTENSIONECON SOVRACUTILIMPIDI E SICURI

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Il giorno in cui fu spedita la primae-mail, nell’estate del 1971, qual-cuno chiese al suo inventore,l’ame ricano Ray Tomlinson, a checosa servisse quella bizzarra inizia-tiva elettronica, dal momento chela posta funzionava benissimo damillenni anche prima dell’intro-duzione del francobollo. Sembrache neppure Tomlinson – chequel giorno era riuscito a spedirela sola parola qwertyuiop, ossia lelettere della prima riga dellatastiera del computer – sa pessecosa farne della nuova invenzionee si limitasse a dire che «in fondomi sembrava una buo na idea». In realtà era un’ottima idea e

come tutte le buone invenzionidestinata a cambiare il mondodella comunicazione, mettendolentamente in soffitta una serie distrumenti e di mezzi da sempreusati ma divenuti improvvisamen -te obsoleti se non addirittura inu -tili. È questo un fenomeno socialeche sta ormai emergendo da an-ni, un fenomeno silenzioso e tal-volta poco avvertito, che si mani-festa con il veloce sviluppo delletecnologie; di fronte a una nuovainvenzione quasi sempre si verifi-ca il declino di un’altra, magarivecchia di secoli, che cede il pro-prio posto per entrare in un an-golo della soffitta, o meglio in

quel mercato della nostalgia cheè il mondo della eBay.Una delle prime vittime dell’e-mail è stato il telegramma, già datempo passato in secondo ordinea causa del telefono. Lo scorsoanno la più antica compagniatelegrafica americana, la WesternUnion – una società che aveva ac -compagnato la conquista delWest e il progresso americano –annunziò la cessazione del ser vi -zio dopo oltre cento cinquant’an-ni di storica gestione; da allora siè limitata ai trasferimenti di de -naro. In Italia il servizio te legraficovive soprattutto in due specialioccasioni: gli auguri agli sposi,tradizione che ancora tarda aspegnersi, e l’ufficialità, il testocelebrativo così caro ai nostripolitici. Ma non mancherà la cir-costanza, dicono i fautori del pro-gresso tecnologico, nella qualedovremmo presto illustrare ancheai nostri ragazzi di scuola nontanto le ragioni dell’Ob bedisco diGaribaldi, quanto spiegare in cosaconsistesse il te legramma (e l’al-fabeto Morse) con il quale l’Eroedei due mondi accettava l’ar mi -sti zio dell’Austria.Tuttavia, al telegramma sopravivràlo «stile telegrafico», comuni-cazioni ridotte al massimo, parolebrevi e convenzionali già oggiusa te con i cellulari; insommavivrà lo spirito del telegramma,che era fatto soprattutto di bre-vità e di celerità, due miti insosti-

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UN MONDO

LA TECNOLOGIADISTRUGGE OGNI GIORNOSTRUMENTI CHE IN PASSATOERANO RITENUTIINDISPENSABILI

che scompare

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tuibili della nostra civiltà moderna. Una seconda vittima dell’e-mail èla carta carbone, rimpiazzata dal-la fotocopiatrice e prima ancoradalle macchine da scrivere a testi-na ruotante e dalla carta chimica.Nata duecento anni fa in In ghil -terra, la carta carbone ha rappre-sentato il mezzo più economicoper moltiplicare un testo; è statasenza dubbio il primo mass mediaperché consentì lo sviluppo dellacomunicazione, lavorando per laguerra e la pace, per scopi nobilie sordidi. Gli Italiani del «venten-nio» la associarono alle verità uffi-ciali, in quanto moltiplicatricedelle carte veline inviate dal re -gime ai giornali dell’epoca. Oggi

è addirittura difficile trovarla incartoleria: la commercializzazioneè ridotta a qualche paese eu-ropeo, ancora in ritardo rispettoalle moderne tecnologie. Da noicontinua ad essere usata da sarti ericamatrici, e forse in questa nic-chia la carta carbone potrà ritro -vare una ragione per non spariredel tutto.Un’altra vittima dell’e-mail, maanche della tecnologia in gene -rale, è la Polaroid, la macchina fo-tografica che scattava e sviluppa-va all’istante. Ideata nel 1948dall’americano Edwin Land fuadottata anche da grandi fo-tografi (da Andy Warhol a HemutNewton) che le diedero rispetta-

22 INSIEMECON FIDUCIA

bilità artistica e professionale.Entro il 2009 le scorte della Po la -roid saranno esaurite e non è pre-vista altra produzione; an ch’es saha dovuto cedere il passo alla fo-tografia digitale, senza pellicole,«scatta e guarda».Ma molte altre sono le vittime diuna tecnologia che si rinnova co -stantemente e brucia le proprieinnovazioni in maniera così veloceche quasi non ce ne accorgiamo,presi come siamo dalle novità edai comodi servizi che esse of-frono. E forse neanche navigandonel gran mare della eBay, tra levecchie cose di una volta, pren -dia mo coscienza del nostro tem-po perduto.

La Zoppas Industries Conegliano,la squadra di pallavolo femminiledella città del Cima, è riuscita acoronare il suo sogno: approdarein A1. Un risultato che le «pan-tere» si sono sudate lavorandocon grande determinazione. «Il segreto del successo è avermesso insieme un gruppo di atle -te e uno staff tecnico che credes -sero in questo obiettivo, a comin-ciare dall’allenatore Mario Marti -nez» spiega il presidente dellasocietà sportiva Giovanni Luc -chetta.Decisiva per l’aggiudicazione delcampionato e la promozione in

SPORT: IL VOLLEY IN SERIE A

le pantereDELLA SPES RUGGISCONO IN A1

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Il campionato riprenderà ad otto-bre, e le «pantere» di Coneglianodovranno affrontare le 14 squa -dre più brave d’Italia. Luc chet ta,da buon manager, guarda già alfuturo. «L’obiettivo minimo è lasalvezza – dice – quello massimoè arrivare tra le prime otto squa -dre, cosa che ci consentirebbe dientrare nei play off. Il campiona-to 2008-2009 sarà un anno diconsolidamento che ci consentiràdi progettare la futura crescita».Un passo dopo l’altro, misurandole forze, per arrivare alla vetta.A far grande una squadra sonoanche gli sponsor che la sosten-

gono. E le ragazze della Spes pos-sono contare su tanti sostenitorigenerosi e appassionati. Oltre algruppo Zoppas, gli sponsor dima glia sono Qui C’è, Set-In, Ca -ne vel Spumanti, Antiga, CentroCom pur e una galassia di 157spon sor più piccoli del TeamNord est. «Siamo soddisfatti dellari sposta dell’imprenditoria locale –con clude il presidente – Chi inve -ste su di noi, del resto, ha moltavisibilità. Il prossimo anno moltepartite saranno trasmesse in tele-visione».

FRANCESCA NICASTRO

A1 è stata l’ultima partita dellastagione, quella che, il 13 aprilescorso, ha visto le ragazze dellaSpes Volley fronteggiare la mar -chigiana Castelfidardo e vincere1-3. Segnando 69 punti in classi-fica, la squadra cone glianese si èlasciata alle spalle Milano e Ca -stellana Grotte, facendo l’ago -gna to salto nella massima serie.Una «missione possibile» che lasocietà perseguiva dal giornosuccessivo alla promozione in A2,avvenuta nel 2005. Lucchetta elenca gli ingredienti dique sto sogno realizzato: «In que -sti anni abbiamo progressiva-mente ringiovanito la squadra,lasciando andare via le atlete piùmature e puntando sulle giovanicon maggiori prospettive – affer-ma – Abbiamo avuto la fortunadi chiudere l’accordo per duebrave atlete, la serba JovanaBrakocevic e la brasiliana LucianaDo Camo». Ma le due campionesse stranierenon devono trarre in inganno. Le«pantere» sono quasi tutte «no -stra ne». «A parte le due stra nie -re, tutte le altre ragazze sono del-la zona, risiedono tutte nel raggiodi 40 chilometri – precisa il presi-dente della Spes – La capitana, adesempio, Valentina Serena, è diMarcon. Apparte nendo a questoterritorio sono motivate a impe -gnar si per fare bella figura difron te a genitori, parenti e amici.E l’arma vincente di una squadraè proprio la motivazione. Oltre -tutto, vincere un cam pionato conatlete semi-sco nosciute come lenostre accresce la soddisfazione».«Altra componente del successo– aggiunge Lucchetta – è stato ilnostro pubblico. Sembrava di es-sere ‘in casa‘ anche quando gio-cavamo fuori. Il tifo era moltoorganizzato, corretto e leale marumoroso. A seguire la squadranelle trasferte erano sempre al-meno 150-200 persone».

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24 INSIEMECON FIDUCIA

anzianianzianiR A C C O N T A N O

I N O S T R I

IL VIZIO

Ben si sa che, da che mondo è mondo, è forte e diffusala tentazione di affogare i pensieri ed i dispiaceri nelvino e chi non ha pensieri, a volte, se li inventa pur dibere. È un vizio antico che proprio non ha intenzionedi morire a breve. Un tempo si beveva in osteria e nelle frasche, i puntiprivilegiati per fare il pieno, ma andavanosplendidamente bene anche le cantine, le fresche eumide caneve private, purchè fossero quelle degli altri.Allora non erano più taccagni o spilorci d’oggi, anzi,portafoglio permettendo, la generosità era un valorediffuso e vissuto da quasi tutti. Il problema era unaltro: il vino, un’irrefrenabile golosità per tutti, donnecomprese, in casa era sempre poco, misurato perquanto bene fosse andata la stagione agricola.La vendemmia era cronicamente scarsa, tanto cheil prodotto di un’annata non riusciva mai a toccarequello dell’annata successiva.Le motivazioni di questa perenne carenza erano le piùdiversificate. Le grandinate estive erano assai frequenti

nonostante le preghiere, i pellegrinaggi e le rogazioni.Le malattie della vite erano difficili da combattere,imperava il negròn, la pronòspera, il ragno rosso, edaltre. La scarsa igiene dei recipienti usati per vinificare,delle botti in particolare, faceva andar a male il vino alprimo temporale primaverile, al vin al féa la olta o‘l ‘ndéa in aséo. Non mancavano poi le bevute fuoriprogramma e fraudolente, per di più in compagniad’altri forèsti.Si sopperiva con l’acqua, e per imbrogliare un pocola sete, in particolare d’estate nei campi si beveva il vinpithol. Si aggiungeva cioè un goccio d’aceto per dareun senso d’asprignolo e rendere meno ripugnante lafresca acqua del pozzo.Ad agosto c’era la prima vendemmia, quella forse piùattesa e desiderata anche se sempre di modestaquantità. Era quella del bacò, un’uva bonorìva chedava un vinello rosato, senza profumi, acidulo, con unagradazione alcoolica modestissima. Un vino povero perconto suo che peggiorava ulteriormente perché, pur diaverne una buona quantità, al mosto aggiungevanotutta l’acqua che serviva per risciacquare le inpréste:brenta, ormèla, sécio, lora, torcio e così via.L’abbondante acqua aggiunta e l’assenza d’alcoolfacevano sì che, durante l’inverno, questo vino, dettovin da paletò, contenuto in piccole botti tenute sottole tettoie, in parte gelasse. Per poter riempire il boccale

del bere

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25INSIEMECON FIDUCIA

l’incaricato, spesso, doveva aprire il foro dello spinello,bloccato dal ghiaccio, con un ferro da calze.È evidente che a questa prolungata, involontariaastinenza trovava seguito un recupero a ritmi forzatinon appena, dopo la vendemmia, cessava la carestia.Aveva il suo buon da fare il paron de casa a tenerchiusa a chiave la cantina per evitare abusi o inviti fuoriluogo. Alla sera, in famiglia, più d’uno era alticcio oaddirittura ubriaco, a volte anche qualche donna, eil capo famiglia non capiva dove fossero andati a bereo come avessero fatto ad aprire il portone della cantinaper poi saziarsi così a volontà. Si sa però che il bisogno aguzza l’ingegno, era quindiuna sfida per gli adulti trovare il modo per entrare incantina di frodo e mettere le mani sullo spinello.Due erano le mosse più frequenti adottate dagliassetati. Se la cantina era sotto il fienile, mentre glialtri facevano la pennicchella, schiodavano una tavoladel solaio e si calavano giù con una scala o una corda,senza badare alle difficoltà successive per risalire. Se,invece, venivano casualmente in possesso della chiave,provvedevano a farne furtivamente un calco su unafetta di polenta e con questo chiedere all’amico fabbrodi riprodurre un duplicato.È evidente che l’eccesso, ieri come oggi, creavaproblemi alla salute (oggi ne crea anche altri e gravi,ad esempio per chi guida) e così, anche gli ubriaconi,ricorrevano alle cure mediche, andavano dal dotor decondota che li conosceva tutti, uno per uno.Su questo tema sono stati raccontati episodi davveroallegri che confermano il fatto che i nostri vecchi,nonostante qualcuno avesse il cervello annebbiatodall’alcool, possedevano una dose di arguzia, oggiimpensabile.Tra i tanti aneddoti tramandati, merita di esserericordato il dialogo che ebbe col suo medico un talGiovanni, Nani per gli amici, un bevitore davveroincallito, scapolo, ormai settantenne, uno che spesso

la sera andava, per così dire, a spinarole nei fossi dopoaver misurato più volte la strada da destra a sinistra eviceversa, ritornando a casa dall’osteria, incapace areggersi per la bala.Giovanni va dal medico perché non si sente bene, partedi buon mattino programmando anche le varie tappenelle diverse osterie lungo la strada.Il medico, che ben lo conosce, lo fa spogliare, lo fadistendere sul lettino bianco e lo visita per bene ecapisce subito che non servono medicine ma una curadavvero drastica. Non si preoccupa di toccarela suscettibilità del vecchio Nani, che ha già l’alitopuzzolente da vino, e avvia, serio, il suo tentativo diterapia.– Giovanni, beve?– Sì, dotor, sì, qualcosa sì, ma proprio il minimonecesario.– Quante volte al dì beve, Giovanni?– Beh, dotor! …Do volte al dì: durante i past e fora deipast.– Giovanni, mi tocca darle una bruta novità: lei hail fegato molto ingrossato. Mi dispiace ma mi toccatorghe ’l vino!– Beh… dotor, no…no ’l se disturbe, schèrselo!…Ma seproprio l’à da ciòrmelo… al me lo cioe bon!– No, no Giovanni, non mi ha capito! Non deve vederloil vino se vuole star meglio!– E va ben dotor, sararò i oci co cioarò su ’l quarto!

MARIO MENEGHETTI

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Forse è proprio vero che nelprofondo di ogni luogo teatrale sinasconde un fantasma, unfantasma che emerge dal buio delpassato per assumere di volta involta gli aspetti di una realtàtroppo presto dimenticata.I ricordi di un teatro sono, ineffetti, come il «suo doppio»,realtà e finzione, presente epassato che si sovrappongonoogni volta che il picconedemolitore va a sbattere sugliantichi tavolati sprigionando, conle polveri e le sensa zioni, millesvolazzanti frammenti di vitapassata.A questo impietoso rituale non siè sottratto il novecentescoPoli teama Zancanaro, teatro diSa cile: la rimessa a nuovo diquesta struttura è statal’occasione che ha portato allariscoperta di alcune vicendeconsumatesi sul suo palcoscenico,brevi momenti di vita che hannoattraversato una comunità diprovincia dove quasi semprela piccola storia locale subiscei contraccolpi di quella nazionale.A scandire il tempo della memorianon sono state però le grandicompagnie del teatro nazionale eveneto (Duse, Salvini, Benvenuti,Zago, Benini, Baseggio, Giachettie altri) quanto piuttosto due

apparentemente insignificanticircostanze: il debutto di VeraVer gani e di Pier Paolo Pasolini,eventi destinate ad assumere, neltempo, i valori della grandetestimonianza. Il teatro era appena costruito daun anno che qui vi debuttava(1912) la fiorente diciassettennebellezza di Vera Vergani, destinataa diventare una grande star delteatro e del cinema italiano.L’attrice era giunta a Sacileil po meriggio dell’8 ottobre alseguito della notissima «ComicaCom pagnia Veneta di FerruccioBe nini», per interpretare unaparte nella commedia del GallinaZen te re fada. Vera debuttava conil più noto cognome della madre,Podrecca, sorella dei famosiVittorio (marionettista) e Guido(deputato e giornalista), figureassai note a Sacile e in tutta Ita lia.La sua interpretazione, le gata aun ruolo ancora comprimario(quello di Emma, moglie di Gigi),«lascia negli appassionati unagraditissima impressione», scriveil cronista locale. Natu ralmentele simpatie del pubblico sonotutte per i più famosi coniugiBenini e per l’ottimo Mazzettinella parte di Gigi, «obbligato adassistere alla nuova condizione deisuoi suoceri vivendo fra le

strettoie di un limitato stipendio».Vera, a quanto pare, si meritòla menzione d’obbligo delcronista e il caloroso applauso delpubblico più per la sua avvenenzache per la sua bravura; ma quelloche lo stesso cronista non potevasapere è che tra gli spettatoric’erano la madre e i parentidi Vera, pronti a dare il via agliapplausi all’entrata in scenadell’attrice e alle sue pochebattute d’effetto.Vent’anni più tardi (1932) propriosullo stesso palcoscenico fece26 INSIEME

CON FIDUCIA

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Il teatroALLO ZANCANARO DI SACILE

IL GIOVANILE DEBUTTOTEATRALE DI VERA VERGANIE PIER PAOLO PASOLINI

di gioventù

Vera Vergani.

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il suo debutto teatrale ungiovanissimo Pier Paolo Pasolini.La circostanza non poteva essereper lui più significativa e pregna diauspici, dal momento che, primadi diventare regista, Pasolini sitroverà, dopo il suo trasferimentoa Roma, a dover fare l’attore e losceneggiatore cinematografico.Qui a Sacile la ribalta teatralelo vide nella insolita veste diattore-cantante in una operettamessa in scena dagli alunni delleScuole elementari. Come è noto,la famiglia Pasolini, per ragionilegate alla carriera militare delpadre, fu costretta a non pocheperegrinazioni da una cittàall’altra: agli inizi degli anni trentasi era stabilita a Sacile doveil piccolo Pier Paolo frequentòla terza e la quinta elementare,partecipando anche a quelleattività del doposcuola che oggichiamiamo integrative.Una di queste consisteva nellarappresentazione di un’operettache richiedeva mesi di lavoropreparatorio, con l’apporto dielementi della banda cittadina edella locale scuola di musica.Nella serata di sabato 16 aprile1932 (con la replica del sabatosuccessivo) ecco il debutto diPasolini con Puccettino e l’Or co,operetta in tre atti di Ver bana eCorona, nella quale il futuroscrittore ebbe una delle parti dirilievo, quella recitata e cantatadel ciambellano.

Uno stesso palcoscenico, dunque,seppure con un intervallo divent’anni, per due personaggi chelasceranno un segno nella storiadella cultura e del costumeitaliano. Cosa è rimasto in loro diquella esperienza giovanile?Di entrambi – in proposito –sappiamo poco: Vera Vergani,due anni dopo il suo debuttosacilese, si guadagnerà i ruoli diprima attrice presentandosidefinitivamente al pubblico con ilsuo vero nome; diverrà una divadel cinema muto e una grandeinterprete del teatro pirandelliano(Sei personaggi in cerca d’autore)e dannunziano (La figlia di Iorio),prima di abbandonarefelicemente le scene, appenatrentacinquenne, per dedicarsialla vita familiare. Su Pasolini, chepure ha lasciato molti scritti sullasua infanzia, in particolare quellasacilese, non abbiamo trovatoriscontri riferibili a quella lontanarecita sacilese. A detta deicompagni di scuola, i suoiinteressi allora erano tutti perl’avventuroso mondo deipersonaggi di Emilio Salgàri, unmon do nel quale si riflettevala figura rassicurante e protettivadel padre militare. I ricordi più caridel Pasolini adulto e scrittorerisulteranno essere altri, e la re citateatrale non rientrerà tra quel li

che avranno un seguito nelle suepagine biografiche.Un vero peccato, perchésicuramente lo scrittore nonavrebbe mancato di fare unparallelo, seppure semplice, traquella uscita teatrale e il suolavoro di regista.Forse anche per questo esistonoi fantasmi del teatro: risvegliati dalsonno nel loro cantuccio trale quinte, riescono a far riviverestorie che neppure la memoriapiù viva era riuscita a fermare.

(N.R.)

27INSIEMECON FIDUCIA

Pier Paolo Pasolini.

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La ragguardevole tela raffigurante la Madonna introno col Bambino e i santi Giacomo e Cristoforo,ora addossata alla parete destra della parrocchiale diBrugnera, in origine costituiva la pala dell’altar mag-giore della vecchia chiesa di San Giacomo, oggi alcimitero, che è stata la prima parrocchiale fino al1840 quando venne trasferita nella più centralechiesa di San Nicolò.L’opera è stata dipinta da Marcello Fogolino(1483/88-1558?) tra il 1521 e il 1525, un quinquen-nio in cui il pittore – nato probabilmente a Vicenzada una famiglia di origine friulana – era particolar-mente attivo nel Pordenonese dove portò a terminela decorazione del vecchio coro della parrocchiale diRorai Grande, ora cappella laterale, iniziata dalPordenone fin dal 1516, e dipinse una grande an-cona per il duomo di Pordenone. Commissionata con tutta probabilità dall’influentefamiglia dei conti di Porcia e Brugnera che avevaespresso vari sacerdoti rettori nella prima metà delCinquecento (tra tutti basti ricordare il protonotarioapostolico, nonché commendatario di San Leonardodi Padova, il conte Ludovico), la tela è interessanteperché consente di fare nuova luce sull’attività gio-vanile del grande pittore, noto soprattutto per ladecorazione del Castello del Buonconsiglio a Trentoin collaborazione con i ferraresi Dossi e GerolamoRomanino.Il soggiorno a Trento era dovuto a una vera e propriafuga dal Friuli in seguito a un atto violento commes-so con il fratello Matteo, pure lui pittore, e che eracostato la vita ad un barbiere friulano; per non ca -dere nelle mani della giustizia della Repubblica diVenezia, Marcello con il fratello dovette rifugiarsi nelprincipato trentino dove, dopo un iniziale periodo didifficoltà per mancanza di lavoro, riuscì a entrarenelle grazie del principe vescovo cardinale BernardoCles. Questi, a partire dal 1531, gli affidò l’incarico di

decorare ad affresco alcune stanze del «magnopalazzo» del castello stesso, con episodi di vita diGiulio Cesare, oltre ad altre dimore vescovili situatenei dintorni di Trento, come castel Selva pressoLevico, il palazzo di Cavalese, Castel Cles e CastelToblino.La frenetica attività di pittore, continuata sotto ilnuovo vescovo Cristoforo Madruzzo, non impedì alFogolino di fare alcune trasferte nelle terre friulaneanche grazie a una serie di «salvacondotti» conces-sigli dalla Serenissima in cambio di attività spionisticaconcernente, ad esempio, l’invio alla magistraturaveneziana del Consiglio dei Dieci di disegni relativi afortificazioni che si sarebbero dovuto costruire aiconfini con il patriarcato d’Aquileia. In occasione di

UN SOGGIORNODEL PITTORE VENETOA BRUGNERANEL CINQUECENTO

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MarcelloL’ARTISTA

Fogolino

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queste incursioni, la critica recente ritiene di dovergliassegnare anche la raffigurazione di alcune scene delVecchio e Nuovo Testamento, dipinte su quattro tav-ole attualmente custodite nel palazzo Lantieri diGorizia, lavori che chi scrive ha da tempo identificatocome quelle che in origine costituivano il pergolodell’organo del duomo di Serravalle dipinte daFrancesco da Milano nel 1528 e andate disperse allafine dell’Ottocento.Le affinità riscontrabili nelle opere di questi maestrisono giustificate dal contatto reciproco avuto nei pri-mi anni Venti del Cinquecento, dal momento che il

da Milano, proprio in quegli anni, era impegnato alavorare per gli stessi conti di Porcia nel Friuli occi-dentale; in particolare nella chiesa di San Nicolò ave-va eseguito quel singolare affresco, tuttora conserva-to nell’ultima cappella di sinistra, intitolato Ognis -santi, che nei volti delle decine di santi raffigurati cipresenta il consueto campionario di fisionomieriscontrabili ad esmpio negli affreschi della sala dellaScuola dei battuti a Conegliano, ma soprattutto nellapala di San Silvestro a Costa di Vittorio Veneto, oracustodita nel museo diocesano.

GIORGIO MIES

RIPROPOSTE LA VITAE LE OPEREDI QUESTO ERUDITONATIVO DI CORDIGNANO

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RTE Daniele

Francesconi

per inciso – sono oggi intitolatiil teatro e la biblioteca civicacordignanesi. Il Francesconi fu uomo dallaformidabile erudizione, autore diopere di vario genere, cheandavano dal poemetto inottave, alle rime d’occasione,al saggio di antiquaria, allarelazione scientifica. La suacarriera di studioso fu di tuttorispetto: docente universitariodi diritto comparato, tra il 1805 eil 1835, con qualche interruzionedovuta alle tormentate vicendestoriche di quegli anni, fubibliotecario alla Bibliotecauniversitaria di Padova e diquell’ateneo fu anche per

Singolare figura di erudito,dottore in legge e sacerdote,Daniele Francesconi era nato nel1761 a Villa Belvedere, frazionedi Cordignano. La sua famigliaamministrava a Cordignano leproprietà dei Mocenigo di SanStae, nobili veneziani che, conAlvise IV, diedero in quel tempoalla Serenissima il suo terzultimoDoge. Era lo zio dei più notiErmenegildo (1795-1862),importante ingegnere al serviziodell’Impero asburgico eprogettista di grandi opere viariee idrauliche, e Daniele (1810-1875), pure ingegnere e patriotaal tempo dei moti del 1848.A Ermenegildo – lo ricordiamo

AUTORE DEL SETTECENTO VENETO

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un breve periodo magnificoRettore.Su di lui, sui suoi meriti culturalie sulla totalità dei suoi scritti,dopo la sua morte, avvenuta nel1835, calò ben presto la nottedell’oblio e oggi non nesapremmo nulla se il lavoro diricerca di Giampaolo Zagonel,non nuovo a operazioni culturalidi questo tipo, non ce ne avesserestituito tutta intera la figura(Daniele Francesconi, Vita, operescelte, epistolario, VittorioVeneto, Dario De Bastianieditore, 2008). Un contributo,il suo, che viene a riparare un

torto, fatto di silenzio, chepurtroppo accomunaFrancesconi a tanti altri dottivelocemente dimenticati. Eppurele ragioni per ricordarlo ci sono.Colpiscono di lui alcuni trattidistintivi: in primo luogola vastità degli interessi culturali,che spaziano con egualefamiliarità dalle Lettere alleScienze, come era consuetudinein tanti uomini dotti del XVIIIsecolo; secondariamente ilcarattere molto dispersivo delsuo lavoro di intellettuale, prontoa rispondere con le sue opere asollecitazioni occasionali, maincapace di dare ordine agliinterventi, di predisporli secondoun progetto culturale preciso; interzo luogo, ed è il dato piùsignificativo, documentato dalle65 lettere scelte dall’epistolario,la viva presenza del Nostro nelpanorama culturale italiano,veneto-lombardo in particolare.Una presenza non decisiva, siachiaro, ma nemmeno marginale,se è vero che la relazioneepistolare con Canova, adesempio, evidenzia un rapportoconfidenziale, «alla pari», edoffre di riflesso elementi utili allaconoscenza del grande artista.Ma al di là degli effettivi meriticulturali di Francesconi, forsemodesti, vale la penasottolineare l’esemplarità dellasua esperienza di vita, chetestimonia efficacementela condizione degli uomini dicultura del suo tempo, impegnatia difendere uno status socio-culturale compromesso daglieventi, in primis dalla Rivoluzionefrancese e dalle sue ricaduteeuropee, che trasformaronoradicalmentre e irreversibilmentela società. Va detto, a onor delvero, che, al pari di quasi tutti gliuomini della sua generazione,Francesconi non fu in grado dipercepire il senso di quelletrasformazioni e si dimostrò

sostanzialmente sordo alle nuoveidee (nazione, libertà,uguaglianza,…). Ad evitare possibilisopravvalutazioni possonobastare alcune sue operepoetiche, generosamenterecuperate: quegli scritti,destinati alla ristretta cerchia deilettori eruditi, riescono oggiobiettivamente indigesti e forselo erano anche allora. Il punto èche quella erudizione, fatta diinfiniti richiami agli scrittoriantichi, con i quali avevamassima confidenza, eral’alimento principe diFrancesconi, uomo buono eamante della buona compagnia,ed era al tempo stesso il suolimite.Resta un merito di GiampaoloZagonel averci fatto conoscerequesto nostro antenato, chetestimoniò a modo suo l’amoreper il sapere, sufficiente di per séa dare spessore e significato auna vita.

SILVANO PICCOLI

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RTE DIFESE LO STATUS

SOCIO-CULTURALE

COMPROMESSO

DAGLI EVENTI

RIVOLUZIONARI

«»

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Le costituzioni

Se da tutti è riconosciuto che laRepubblica Italiana è figlia dellaResistenza, in cui si sono fuse ecementate le diverse culture eopinioni politiche (cattolica, laico-liberal-repubblicana e socialista)nell’intento di sconfiggere latiran nia nazi-fascista, è altrettan-to evidente che tale evento stori-co si lega alla storia del Risor -gimento e agli ideali di Mazzini eGaribaldi, recepiti e portati avantinella lotta di Liberazione dallebrigate partigiane di Giustizia eLi bertà e dal Partito d’Azione; iqua li contribuirono poi, insiemeagli altri rappresentanti eletti dalpo polo, a definire e redigere i variarticoli della Costituzione del1948, ispirandosi in parte alla effi-cace ed avanzata Costituzionedel la Repubblica Romana di Maz -zi ni, Saffi e Armellini, del luglio1849.

Festeggiando i sessant’anni dellanostra Costituzione, siamo co -scien ti dunque che questo an-niversario non è di poco conto, inquanto richiama alla memoria illungo e tormentato secolo diaspi razioni, di fatiche e di lotte,per arrivare a portare davanti aipadri costituenti un impegno in-differibile che lo stato aveva l’ob-bligo di prendere con i suoi citta-dini, per garantirli nella loro quo-tidiana impresa con una serie dileggi sicure, condivise e democra-tiche. Il che è avvenuto, appunto,con la firma del documento inquestione, da parte del presi-dente dell’Assemblea Costi -tuente, Umberto Terracini e delcapo dello stato, Enrico De Ni -cola, il 1° gennaio 1948. È meno risaputo che il regime fa -scista non aveva soppresso loStatuto albertino, pur avendolo

svuotato delle pur deboli guaren -tigie e concessioni democraticheche conteneva. Così, dopo la ca -du ta del fascismo, il 25 lu glio1943, seguita dalla sconfitta de-finitiva dell’esercito germanico(aprile-maggio 1945) ed il Re -ferendum a suffragio universale(con l’inclusione del voto alledon ne) e la successiva procla-mazione della Repubblica Ita -liana, il 2 giugno 1946, si im-poneva la redazione di una cartacosti tuzionale.Essa doveva ga rantire le libertàcomunali e sta tali e permettereun percorso legislativo in gradodi regolare i rapporti politico-so-ciali, fra lo stato ed i cittadini, pri-ma che si insediasse il nuovoParlamento. Eletti i padri costi -tuen ti, con un voto popolaresem pre nel ’46, essi si misero allavoro e la Costituzione fu licen-

UN PARALLELISMO TRA LE DUE CARTE COSTITUZIONALI

ITALIANA (1948) E ROMANA (1849)

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ECHI E RIMANDIA UN SECOLO DI DISTANZANELLA RICORRENZADEI SESSANT’ANNI DELLANOSTRA COSTITUZIONE

tuzioni europee più avanzate, an-che posteriori, riesce ad egua glia -re la novità di tale documento.È noto che la Repubblica Romana(la cui vita effimera è di circadue cento giorni), schiacciata daforze soverchianti: borbonico-pa-paline (al sud), austriache (alnord); ma soprattutto dal corpodi spedizione francese (sbarcato aCivitavecchia nell’aprile del ’49),perde palmo a palmo i territoridello Stato Pontificio. La sua dife-sa è legata alle determinazione egenialità di Garibaldi, all’eroismodi Mameli che contrastano con-tingenti addestrati e bene armati,fin sul Gianicolo; soprattutto allastrenua difesa del territorio daparte dei volontari garibaldini:uomini liberi sostenuti da quegli

ideali di giustizia e libertà chenell’Ottocento travalicano spessoi limiti del territorio nazionale,per cui troviamo, appunto fra igaribaldini, non solo uomini ditutti i ceti, anche di diverse na zio -nalità. Ma, accanto alla difesa disperata,si staglia la serenità dell’As -semblea Costituente, eletta dalpopolo, che lavora alla redazionedella Carta Costituzionale. Essanon si scioglierà nemmeno conl’entrata in Roma delle primepattuglie francesi. Anzi il «Mo ni -tore Romano» diretto da Fran -cesco Dall’Ongaro: professore eletterato dell’università di Napoli,di origini trevigiane (era nato aMansuè), pubblicherà il testo in-tegrale, il 3 luglio 1849, mentre,in seduta straordinaria, si dichia -ra va:«La Repubblica Ro mana ces-sa una difesa divenuta impossi-bile, ma resta al suo posto». Diquesta epopea garibaldina ci res-ta, dunque, il prezioso testo dellaCostituzione Romana che orapos siamo confrontare con quellodella Costituzione Italiana.Se noi concediamo un momento32 INSIEME

CON FIDUCIA

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ziata, con voto unanime, il 22dicembre 1947.Questo è il percorso storico-politico della nostra Magna Char -ta; ma nel contempo ci sorgeun’esi genza più articolata: quelladi fissare gli antecedenti storici ditale atto fondamentale e neces-sario. Come già accennato le ra -di ci vanno ricercate lontano neltem po, appunto nell’epopeamaz ziniano-garibaldina della Re -pubblica Romana, dal dicembre1848 al luglio 1849. Sette mesi,una manciata di giorni, in gradoperaltro di esprimere una potenteidealità, bagnata dal sangue ditanti giovani, ma che ci lascial’ere dità di un’opera impareggia-bile di moderna democrazia. Acon fronto, nessuna delle costi-

La difesa di Roma (1849).

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di attenzione ai «Principi fonda-mentali» delle due redazioni, ciac corgiamo subito che la tele -graficità del primo esprimecertezza di pensiero e forza divolontà; soprattutto che la conci-sione della lectio romana non vamai a detrimento della compren-sione. Il primo articolo recita così:«La sovranità è per diritto eternonel popolo. Il popolo dello statoromano è costituito in Re pub -blica democratica». Segue il se -con do: «Il regime democraticoha per regola l’eguaglianza, la li -bertà, la fraternità. Non riconoscetitoli di nobiltà, né privilegi dinascita o casta». Il terzo esprimeancora un principio elementare diconvivenza: «La Re pub blica, colleleggi e istituzioni promuove ilmiglioramento delle condizionimorali e materiali di tutti i cittadi-ni». Infine il quarto articolo con-tiene una verità uma na che ci èstata lasciata in eredità dalla vitae dalla predicazione di Cristo, an-che se tuttora la realtà è calpes-tata in varie parti del mondo: «LaRepubblica riguarda tutti i popolicome fratelli, rispetta ogni

nazionalità, propugna l’italiana».Puntando il nostro obiettivo an-che soltanto su questi inizi ci con-fermiamo sul fatto che le dueversioni risentono di una vicinan-za ideale che non è soltanto sto -ri ca, ma pure umana e politica. Inpoche parole nel testo romanoviene detto che la sovranità spet-ta al popolo, il quale deve agirein libertà rispettando le regoledella fraternità e dell’eguaglian-za; che lo stato deve pensare al

miglioramento delle condizionimorali e materiali dei cittadini einfine che tutti i popoli sono fra -telli. Gli stessi concetti sono espressidagli articoli 1, 2, 3, 11 dellaCostituzione Italiana, se pure intermini più dilatati. Si cominciacon: «L’Italia è una Repubblicademocratica fondata sul lavoro.La sovranità appartiene al popo-lo, che la esercita nelle forme enei limiti della Costituzione». Ilse condo articolo dichiara: «LaRepubblica riconosce e garantiscei diritti inviolabili dell’uomo, siacome singolo sia nelle formazionisociali ove si svolge la sua per-sonalità, e richiede l’adempimen-to dei valori inderogabili di soli-

darietà politica, economica e so-ciale». Il terzo è assai lungo main sintesi esprime la necessità dimigliorare le condizioni morali,sociali, economiche e materialidei soggetti. Infine il quarto arti-colo della Costituzione Romana èripreso dall’11° di quella Italiana,il quale ribadisce la necessità del-la fratellanza universale, con ilnetto rifiuto della guerra: «L’Ita liaripudia la guerra come strumentodi offesa alle libertà degli altri

Patrioti romani nel 1849.

Il presidente Enrico De Nicola firma la Costituzione Italiana.

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INSIEMECON FIDUCIA34

La NostraA PIEVE DI SOLIGO ACCORDO CON

di alto livello: si tratta dell’Istitutodi ricovero e cura a caratterescientifico (I.R.C.C.S.) «EugenioMedea», presente in molteregioni italiane, istituto che sioccupa della ricerca eriabilitazione dell’età evolutiva eche viene considerato come unvero e proprio «osservatorionazionale» nel campo delledisabilità infantili. All’attività dellavasca terapeutica per i pazientidel Presidio di riabilitazionee dell’I.R.C.C.S. si sono unite direcente alcune attività dicarattere ludico-sportivo-

È stato siglato recentemente unaccordo programmatico trala Banca della Marca e «La NostraFamiglia» di Pieve di Soligo.L’iniziativa nasce nell’ambito dellastruttura denominata ProgettoFamiglia, tramite la qualela nostra banca propone da anniun quadro organico di interventiper quei progetti che riguardanoil territorio e i bisogni dellepersone, in particolare dellafamiglia. Come è noto l’Associazione diPieve di Soligo comprende nelsuo interno una sezione di ricerca

popoli e come mezzo di ri so -luzione delle controversie inter-nazionali; consente, in condizionidi parità con gli altri Stati alle li -mi tazioni di sovranità necessariead un ordinamento che assicurila pace e la giustizia fra le Na -zioni; promuove e favorisce le or-ganizzazioni internazionali rivoltea tale scopo». Su tali direttive congiunte, se pu -re a volte soltanto spostate dallosvolgimento del discorso legislati-vo, mai però in contrasto fra loro,si dipanano gli articoli dei Titoliche riguardano: i Diritti ed iDoveri dei cittadini, le Fun zionidell’Assemblea e infine la parte

che regola i Rapporti Po litici. Intutto, si tratta di cinquantaquat-tro articoli per la Costi tuzionedella Repubblica Italiana e di ses-santanove per la Co sti tuzioneRomana. Il fatto che sia mo tor-nati su questo discorso a ses-sant’anni dalla rinascita dell’Italia,non può farci dimenticare i mo-menti cruciali della sua na scitacome Popolo e come Nazione inuno Stato rinnovato negli ideali enella realtà della vita, nei mo-menti indimenticabili della glo-riosa Repubblica Maz ziniano-Garibaldina. In chiusura di questo pur incom-pleto ed inglorioso intervento,

voglio ricordare il prof. TeodolfoTessari che, dal 1945 al ’48 e an-ni seguenti, è stato per noi gio-vani, appena usciti da un conflit-to micidiale e dai miasmi diun’edu cazione falsata, un mae-stro di democrazia, d’umanità evita, al liceo «Leonardo da Vinci»di Treviso. Il suo alto profilo dimaestro, la sua altrettanto gene -ro sa presenza umana e politica,hanno lasciato una traccia incisi-va nei nostri cuori. Alla Sua altaMemoria voglio dedicare questobreve escursus storico, che mi au-guro la Redazione conservi.

LUIGI PIANCA

MU

TUA

LITÀ

Famigliariabilitativo svoltesi nella annessapiscina e realizzate incollaborazione con l’Associazionesportiva dilettantistica«Viribus Unitis» con la qualel’Associazione «La NostraFa miglia» ha stipulato unaccordo convenzionale. In questomodo l’Associazione finalizzail suo impe gno all’educazionesanitaria promuovendo corsi dinuoto sia alle puerpere che aglialunni della scuole, mentrela «Viribus Unitis» curaprincipalmente gli aspetti inerentila promozione didattica del

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�nuoto ivi compresala pre parazione degli istruttori.L’accordo sottoscritto dalla nostrabanca riguarda appunto questoparticolare settore conil posizionamento nell’atrio dellapiscina e nell’area di pertinenzadel Presidio di riabilitazione didue postazioni informative

dotate di personal computer e diuno schermo touchscreen –forniti della nostra Banca –contenenti informazioniriguardati le attività istituzionali enon, nuovi progetti e propostedei due enti firmatari, link utili a«La Nostra Famiglia» e alla«Viribus Unitis».La postazione, dotata dicollegamenti internet, permetteràdi visitare i siti degli enti firmatarie conterrà tutto il materiale chetali enti riterranno opportunoinserire. Dal canto suo «La NostraFamiglia» si preoccuperà delcollegamento alla rete Adsl, dellaprogrammazione della videatainiziale, dei filtri necessari e limitidi accesso alla rete internet e,

infine, degli automatisminecessari per avviare e spegnere icomputer a orari prestabiliti.Inoltre, in virtù di una serie disponsorizzazioni, la Banca potràinserire il proprio logo nelletessere badge che verrannoconsegnate al l’uten za, e chela stessa Banca forniràall’Associazione in formatoelettronico ad alta definizione.L’accordo, giusto connubio traeconomia e sociale, ha destatovivo interesse tra la popolazione egrande soddisfazione tra gli entifirmatari. Due grandi realtàterritoriali hanno così decisodi incrociare le loro strade perper seguire un obiettivo comune:tutelare la dignità e migliorarela qualità della vita delle personecon disabilità, e delle lorofamiglie.

(M.C.)

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