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Anno XIV n. 3 Dicembre 2017

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Anno XIV n. 3 Dicembre 2017

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ASSOCIAZIONE SENIORESDEL COMUNE DI TORINO

Via Garibaldi 25 - 1° piano - 10122 TorinoTelefono: 011 - 01131954-52-51

Fax: 011 - 01131840associazione.seniores@comune.torino.itwww.comune.torino.it/lavoratorianziani

Cod.Fisc. 80099240014

Orario di ufficioMartedi, Mercoledi, Giovedi: dalle 9,30 alle 12,00

PRESIDENTE: Vittorio FERRANDO

VICE PRESIDENTE: Antonio NACCA

SEGRETARIO: Angela PEISINO

SEGRETARIO ONORARIO: Giovanni AJMAR

TESORIERE ECONOMO: Anna Maria ROCCIA

CONSIGLIERI: Mirella BORELLOEnzo BRAIDAFrancesco DANTEAldo LANTERIMarisa MODICAAntonina NERILuisella NIGRAMaristella PECCHIOPieralberto ROLANDORenza VARVELLO

REVISORIDEI CONTI: Loredana IGUERA

Domenico PIZZALAAlfonso SANUA

IN…FORMA!

Direttore Responsabile:Vittorio FERRANDO

Comitato di redazione:Antonio NACCA

Pieralberto ROLANDO

Hanno collaborato a questo numero

Anna BraghieriFranca Rosso

Rosalba Fenoglio

Autorizzazione del Tribunale di Torino 1921 del 17 febbraio 1968

Stampato presso Arti Grafiche S. Rocco, Grugliasco (TO)Novembre 2017

Sommario

Editoriale Pag. 1Tesseramento 2Il Natale a Torino nel «secol breve» 3Le Borgate collinari (II) 6La città del segnale orario (II) 15Notizie 20Viaggi, Gite III di copertina

In copertina: Friederich Bernhard Werner - Veduta della Chiesa della B. Vergine di Consolazione con il suo Palazzo, in Torino - Incisione in rame acquerellata, 1731.

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Edi to r ia l e

I l nostro paese sta attraversando un periodo non certo facile, anche se

l’economia sta dando segni di ripresa, e svariate sono le categorie di quanti

necessitano di aiuto: bambini piccoli e grandi denutriti o portatori di handicap,

persone affette da gravi e onerose patologie, coloro che hanno perso il lavoro,

solo per citarne alcuni.

Negli ultimi anni si sono mossi in tanti per promuovere raccolte di fondi dando

luogo ad un vero e proprio “business” che in alcuni casi ha generato sospetti sulla

trasparenza e seri interrogativi per l’ingente dispersione di denaro derivante dalle

spese postali e da quanto inserito nelle buste (biglietti di auguri, medagliette o

altro). Occorre poi stigmatizzare il vezzo di taluni organismi di insistere capar-

biamente in continue nuove richieste dopo una prima offerta.

Ognuno di noi, anche in base alle proprie disponibilità finanziarie, non rima-

ne insensibile ai molteplici appelli e pronto invece ad offrire il suo contributo aven-

do garanzie sulla serietà dell’iniziativa.

A tal fine abbiamo aderito, dopo la positiva esperienza del dicembre 2015, al

Progetto Protezione Famiglia promosso dal S. C. ONCOLOGIA MEDICA dell’ASL

TO2 (Presidio Ospedale San Gio vanni Bosco) a favore delle famiglie più biso-

gnose di malati oncologici. Con l’auspicio che tale decisione possa essere favo-

revolmente accolta confidiamo nella vostra generosità con l’acquisto, ad offerta

libera (di almeno cinque Euro) di una o più confezioni di prodotti dolciari che ver-

ranno presentati durante il periodo dei tesseramenti per l’anno 2018.

Vittorio Ferrando

Uno sguardoai meno fortunati

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L a nos t ra s to r ia

TTESSERAMENTOESSERAMENTO 20182018Si informa che il versamento della quota associativa per il 2018 potràessere effettuato a partire da martedì 14 novembre 2017.Con il rinnovo o la nuova iscrizione sarà offerto – sino a fine gennaio –un panettone di alta pasticceria ed una penna biro.Le quote, nonostante il lievitare dei costi, sono rimaste invariate rispettoall’anno precedente:

Socio Ordinario € 15,00Socio Sostenitore € 20,00Socio Benemerito € 25,00Simpatizzante € 20,00

Il versamento potrà essere effettuato:

• di persona presso la sede dell’Associazione (Via Garibaldi, 25 - 1° piano) nei giorni e con gli orari sotto indicati:

da martedì a venerdì dalle 9.30 alle 12.00

e dal 21 novembre al 12 dicembre anche il martedì pomeriggio

dalle 16.15 alle 18.15

• oppure tramite il conto corrente postale n. 24352106 intestato a Associazione Seniores del Comune di Torino, specificando il motivo del versamento.

• o altresì con bonifico bancario utilizzando il seguente IBANIT07N0200801152000000458160

La quota di iscrizione o di rinnovo all’ANLA(Associazione Nazionale Lavora tori Anziani)

comprensivo dell’abbonamento al mensile “Esperienza” è di € 18,00 per i soci ed in € 10,00 per i familiari conviventi nonché,

per il triennio 2018-2020 in € 48,00 per i soci ed in € 24,00 per i familiari conviventi.

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L a nos t ra s to r ia

Dedicare la giornata di Natale allafamiglia e ai bambini, al ricordo e

al sostegno dei meno abbienti, alloscambio dei doni è una consuetudinenon priva di risvolti storici. Nel corso delNovecento, il cosiddetto «secol breve»,fiorirono a Torino alcune iniziative bene-fiche che meritano di essere ricordate.Nel corso del ventennio mussoliniano leproposte che trovarono attuazione nelcapoluogo subalpino furono tuttaviaintrise di propaganda politica, come sievince dalle ridondanti parole di unquotidiano a quel tempo di larga diffu-sione: «Alla vigilia di Natale, secondouna gentile tradizione di cui il popolonostro apprezza il profondo significato,le Gerarchie del Governo e del Partitosono scese in mezzo alle mamme ed aifanciulli per porgere loro i doni delNatale fascista. Diecimila sono stati ipacchi confezionati dall’Ente Comunaledi Assistenza e distribuiti attraverso econ la collaborazione dei Gruppi riona-li, ma, oltre a questi pacchi, i Gruppi ele altre organizzazioni del Partito, iDopolavoro e alcuni organizzatori sin-dacali hanno provveduto ad assegnaree a distribuire altri doni che furono,complessivamente, 45mila» («Gazzettadel Popolo», 25 dicembre 1937).

Le iniziative, sospese nel periodo belli-co, ripresero nel dicembre 1945 con«Torino Natale»: primo evento festoso deldopoguerra promosso dal Comune diTorino (che vi partecipò con un milione dilire) in collaborazione con l’amministra -zione americana. In quell’occasione ven-nero distribuiti pacchi dono a bambini eanziani, grazie anche al contributo dimoltissimi cittadini.

La tradizione proseguì in grande stilecon l’avvento del «miracolo economico».La mattina del 23 dicembre 1954 le cro-nache cittadine annunciarono sia ladistribuzione dei pacchi dono a 40.000bambini torinesi figli dei lavoratori di oltre300 aziende «nel vasto salone d’ingressodel Teatro Nuovo al Valentino sfolgorantedi luci», sia la consegna dei regali ai figlidei dipendenti comunali, e quella deipac chi offerti dall’Ente Comunale diAssistenza ai bimbi e ai poveri ricoveratinei vari istituti cittadini. Quattro anni piùtardi i pacchi dono confezionati dal -l’Unione Industriale per le aziende asso-ciate furono 55.000; 9.000 quelli donatidal Comune ai figli dei dipendenti; 450quelli destinati agli assistiti dell’Opera PiaCucina Malati Poveri.

Col passare degli anni la manifestazio-ne «Natale bimbi», sempre organizzata

Il Natale a Torino nel «secol breve»

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al Valentino, assunse caratteri fiabeschi:nel 1957 architetti e arredatori contribui-rono «a rendere particolarmente acco-gliente il grande salone, con festose alle-gorie natalizie e grandi abeti, adorni diglobi colorati». Un piccolo schermo instal-lato sul palcoscenico permise ai piccolifesteggiati di seguire allegri cartonianimati. Topolino, Pa perino e BabboNatale in carne e ossa, con la classi cabar ba bian ca,fu ro no pro-tago nisti di una«ma nife sta zio -ne, che nel suogenere, [fu] lapiù im portan ted’I talia».

Negli standcam peggia ro -no i marchi distoriche a zien -de pie mon tesi:Ven chi-Unica,Fiat, Ceat, Lancia, Savigliano, Wes -tinghouse; altre ditte, quali la Sip, laMichelin, la Viberti, la Nebiolo e la Stipelfesteggiarono i piccoli ospiti presso le pro-prie sedi o nelle sale cinematografiche cit-tadine.

Nei locali del Circolo della Stampaven nero invece assegnati i premi di«Torino Natale» che l’AssociazioneCommercianti, in collaborazione con ilProvveditorato agli Studi, stanziò per gli

studenti torinesi autori dei migliori compi-ti in classe su temi attinenti il commercio.

Nel quadro delle manifestazioni dibeneficenza per il Natale, il CentroEvangelico di assistenza «Church WorldService» distribuì 1200 pacchi viveri, con-tenenti farina, riso, fagioli, pasta, latte inpolvere, farina di granoturco, formaggioe burro. I canti di Natale risuonaronoanche tra le mura delle carceri Nuove,

«eseguiti convoce velatadalla com -mozione daquelle de te -nute che l’a m -nistia non [a -veva] resti -tuito alla li -ber tà.

Poi, in unangolo del“braccio”, fuscoperto il

pre sepio allestito da una carcerata conl’aiuto dell’infaticabile madre superiora,suor Giuseppina», che, se in quei giornisi era «prodigata per rendere meno dif-ficile il rientro nella società delle donnescarcerate, non [aveva] trascurato lepovere infelici rimaste in prigione».

Non poteva mancare il «premiobontà»: 23.000 lire destinate a personeche, come recitava il regolamento, aveva-no «compiuto atti di bontà e abnegazio-

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ne, dando esempio di squisite doti morali,pur dibattendosi fra gravi difficoltà diordine economico».

Nel 1960 la città si apprestò a festeg-giare il centenario dell’Unità d’Italia, chesarebbe caduto il 17 marzo dell’annoseguente: quel Na -tale, vigilia delgrande evento ce -lebrativo, fu dav -vero speciale, an -che per le me -ravigliose sce no -grafie lumi no seallestite nelle viedel cen tro urba -no. Ter mi nata lagrande mani fe -stazione di Italia61, il pa lazzo diTorino Espo si zio -ni, am pliato perl’oc ca sione, di -ven ne se de digran di ap pun ta -menti pri ma veriliquali i saloni del -l’au to mobile edel la tec nica e adi cem bre ospitò la tra dizionale festa del -l’Unione In dustriale.

Pro prio negli an ni Ses sant a «Na tale bim bi»toccò il culmine: oltre centomila pacchidistribuiti, un luna park gratuito allestitoall’interno di Torino Esposizioni, trenini, tiri

al bersaglio, fantasmagorici giochi di luciriflesse nelle rotonde con i pesci rossi. Iregali variarono a seconda dell’età deibambini e seguirono il passo dei tempi:dalle bambole alle lavatrici automatiche,dai pupazzi al meccano, dagli orologi da

polso alle mac-chine fotografi-che e, sul finiredel decennio,razzi, astronavie tute spaziali,che offerti almondo fantasti-co dell’infanziae della primaadolescenza te -stimoniarono ilprogresso scien -tifico e tecnolo-gico culminatocon la conquistadella luna.

Iniziative cer-tamente socializ-zanti, che furonoreplicate nell’ulti-mo scorcio delNovecento con

grandi aspettative da parte dei negozianti edei bambini: in anni anche non facili, domi-nati però dal consumismo, che cancellò ilvero, profondo significato del Natale, uno deipiù importanti cardini della nostra cultura.

Fulvio Peirone

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Poche curve a bordo del nostro carroe arriviamo a Santa Margherita,

borgatella in vista della città posta all’in-crocio di quattro importanti strade colli-nari, la Strada di Valsalice, quella di ValSan Martino, quella di Pecetto e quelladell’Eremo, poche case circondate dapra ti e coltivi e ville sparse circondate dagrandi parchi. Le colline intorno sonoancora coperte dai vigneti, anche se nonmassicciamente come nel Seicento, eproprio dai vigneti emergono le ville,come la Villa Momigliano e la VignaAlisio, edificio con cappella fatto costrui-re nel 1584 dal duca Carlo Emanuele I,affiancate da alcune altre disposte dipreferenza lungo la tortuosa strada diret-ta verso la città.

Sino alla fine del ’700 qui c’era unpiccolo edificio sacro annesso alla VillaAsinari dedicato a Santa Margherita”,una “…cappella avente una piccolapiramide nel colmo del coperto versolevante..” che nel 1826, è stata trasfor-mata in chiesa parrocchiale su proget-to dell’architetto Desiderio Ravera.

Ma Santa Margherita ha soprattuttola prerogativa di essere la classicameta della villeggiatura elegante a duepassi dalla città, come riferisce l’AbateBaruffi nelle sue ‘Passeggiate nei

dintorni di Torino’, facendo riferimentoanche ad un giovane e scapestratoVittorio Alfieri:

“Il quartiere di Santa Margheritaè incontestabilmente uno dei luo-ghi migliori per villeggiarvi, atte-sa l’aria purissima, per i graziosiprospetti e per la vicinanza dellaCapitale. Il giovanetto Vittorio Alfieri salivasino a Santa Margherita, allora pic-cola cappelletta, e ne scendevaquasi a briglia sciolta col pericolo dirompersi il collo, sicché, come egliscrive, non vi era più chi volesseaffittargli cavalli….”

Una prerogativa che rimarrà valida perparecchio tempo…

Proseguendo il nostro viaggio, men-tre si sta alzando un venticello leggeroche rende l’aria limpida e permette divedere la città, la pianura e le Alpi intutta la loro bellezza, arriviamo in pia-nura, costeggiamo il Po e poi risaliamoleggermente verso la collina lungo laVal San Martino, incrociando unpugno di piccole case sorto da pochianni, raccolto attorno ad un ponte inmattoni lungo il Rio San Martino.

R ico rd i

Le Borgate collinari (II)

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Siamo al Ponte Trombetta, borgata chedeve il proprio nome ad una famiglia chenelle vicinanze del ponte possiedeun’elegante ‘vigna’ con giardino, unluogo che ha un aspetto molto particolare,più simile ad un angolo di Venezia che aduna borgata torinese, immerso in unangolo di collina particolarmente piace-vole, almeno secondo quanto riferisce l’A -bate Giuseppe Francesco Ba ruf fi nel suono to testo inti -to lato ‘Pas seg -gia te dei din -tor ni di To ri no’,dato al le stam -pe nel 1854,fermo presso ilponte sul Rivodi San Martino,all’epoca ancorachiamato ‘Il Pontedel Rivo’ :

“Quest’angolo presso il ponte, a piédel colle, fatto più ombroso e frescodai grandi alberi che ci velanoTorino e restringono affatto l’oriz -zonte, il rumoreggiare delle ca -scatelle del rivo, e la grande noninterrotta orchestra dei musici aereiche prediligono questa valle, cifissano ivi im me diatamente perpoco e ci fanno credere lontanissi-mi dalla città”.

La villa che scorgete là dal pontecolla facciata sormontata da unbusto, già proprietà del Ducad’Aosta, è la Villa Trombetta; le caseche le stanno di fronte nel piano sonnote col nome di CascinePiossasco…”.

Con la costruzione della cinta daziaria,nel 1853, il cui muro in pietra e mat toni

cinge la bor -gata a valle,qualche tem -po fa è sortala Barriera diVal San Mar -tino, in corri-spondenzadell’omonimastrada, lo ca -lizzabile al cen -tro del lo slar -go che in fu tu -ro ver rà chia -

mato Piazza Hermada. L’atmosfera del Ponte Trombetta è

calma e raccolta, nulla lascia presagireil ruolo che sosterrà a partire dal 1911,con la costruzione lungo la via Luisadel Carretto del grande stabilimentocinematografico dell’Itala Film, l’im por -tante casa di produzione che in queglianni farà, assieme a molte altre, la for-tuna di Torino come capitale italianadel cinema.

Veduta della borgata Ponte Trombetta, con il ponte in mattoni sul Rio San Martino ..

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L a nos t ra s to r ia

Mentre il silenzio viene improvvisamenteturbato dal fragore di un tuono che si fasentire in lontananza, presagio di un immi-nente temporale, ci dirigiamo velocemente,spronando i cavalli, verso la nostra prossi-ma tappa, lungo la Strada Provinciale diChieri, la borgata di Reaglie.

La strada che divide in due questopiccolo nucleo di semplici case collegan-dolo a valle alla Madonna del Pilone e amonte a Chieri, è stata realizzata tra il1821 e il 1823 su progetto dell’inge-gner Carlo Mosca in sostituzione di una

più antica sin dal Medioevo percorsadai mercanti di Chieri diretti alla Piazzadelle Erbe di Torino, ed in particolaresotto la Volta Rossa, per vendere i lorotessuti.

Il borgo, isolato e circondato da campicoltivati e boschi, è raccolto in parte attor-no alla chiesa dedicata alla Beata VergineAssunta, inizialmente ret ta dall’Ordine deiCavalieri Ge ro solimitani, giunti da questeparti nel 1474 e divenuti in seguito pro-prietari dell’intera valle, e in parte attornoad una stradina secondaria.

Una veduta della borgata di Reaglie lungo la Strada di Chieri negli anni ’50 del ‘900. Sullo sfondo, la Basilica di Superga

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Tra poco tempo, all’inizio del ‘900,verrà circondato da graziose ville per lavilleggiatura dei torinesi e verrà frequen-tato assiduamente dagli avventori dellaTrattoria dell’Orso, un edificio a duepiani con la facciata ricoperta da unagrossa vite e grossi vasi di agrumi all’en-trata, luogo di merende e di lauti pranzia breve distanza dalla città, in unambiente semplice e genuino.

E diventerà anche sede, nel 1917, diuna rinomata ‘Scuola di Avicoltura’ do -tata di un pollaio modello per la produ-zione di uova e di carne da distribuirenegli ospedali della città.

Una scuola di cui si parlerà anche moltianni dopo, in un articolo apparso sullecolonne de ‘La Stampa’ il 21 marzo1938:

“... Questa scuola ha il compito di pre-parare maestranze adatte perl’allevamento del pollame e special-mente orientate verso la zona collinare. Infatti la settantina di iscritti che contanel primo corso di quest’anno , in granparte massaie rurali, provengono dallaVal san Martino, da Reaglie, daValsalice e dalla Regione Santa Mar -gherita…… Nel pollaio, tra le candide Livornesistarnazzanti perché seccate dall’arrivodi estranei, fra superbi esemplari digalli, a presentare le diverse razze, aspiegarne le caratteristiche, a parlar di

covate e di mangime, gli allievi trovanola collaboratrice della direttrice delcorso, la bella signorina Paola, le cuichiome dorate spiccano ancor mag-giormente fra il bianco dei pennuti…”.

Adesso, però, visto che il vento si staalzando ed il cielo sta diventando minac-cioso, ci conviene accelerare il passo, diri-gendoci, non senza difficoltà, versoMongreno, nella valle parallela a quelladi Reaglie.

Minuscolo nucleo abitato circondatosolo da vigneti, campi e boschi, questoborgo si è sviluppato attorno ad una pri-mitiva cappella campestre, dedicata aSanta Maria, risalente al 1479.

Di certo si sa soltanto che la valle diMongreno, o di ‘Mongrano’ come si chia-mava all’epoca, dopo aver assunto, neltempo, i toponimi di ‘Mongrellus’ e di‘Monsgrenus’ grazie alle sue caratteristi-che naturali che ne facevano il luogo idea-le per la coltivazione del frumento, è statauna delle prime ad essere scelta comeluogo di villeggiatura dalle famiglie bene-stanti della città, che nel ‘600 qui costrui-vano le proprie ‘vigne di delizia’, elegan-ti ville dotate di rustici e circondate daestesi vigneti sui versanti collinari piùsoleggiati.

Una consuetudine che si sarebbe con-solidata nel corso del secolo seguente,epoca in cui la vite sarebbe risultata la col-tura agricola più redditizia in assoluto e la

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disponibilità di manodopera a bassocosto avrebbe reso redditizia e conve-niente la gestione del vigneto.

All’epoca il territorio di Mongreno erasotto il controllo del Comune di Chieri,insieme a Pino Torinese, otterrà l’autono -mia amministrativa il 12 gennaio 1694per merito di un Decreto Regio del ducaVittorio Amedeo II, che lo assegnerà alConte Benso, un intraprendente quantodisinvolto per -sonaggio chein seguito ver ràrovinosamen-te travolto dauno scandalofinanziario dicui si parleràa lungo nei sa -lotti-bene del -la città.

In seguitotutta la valle diMongreno ver -rà annessa alterritorio di Torino.

Mentre stiamo velocemente percor-rendo la Strada di Mongreno costruitadurante il periodo dell’OccupazioneNapoleonica (1799-1815), attraver-sando un paesaggio fatto di vigneti ecampi coltivati, possiamo vedere dalnostro carro le varie ‘vigne’ della valle,più di 80, tra cui quella di proprietàdel Dottor Teresio Rizzetti, abitante di

Mongreno, distintosi per la coltivazio-ne delle viti americane, utili per evitarei danni provocati dalla Fillossera, in -setto che, importato dal l’A merica Set -tentrionale, proprio negli anni in cuistiamo percorrendo questa valle staprovocando la distruzione dei vitignieuropei, prima che si scoprire che ilproblema di risolve innestandoli su vitiamericane.

Ne parla nel1884 Luigi Ar -cozzi Ma sino,in un ar ticolointitolato ‘L’a -gri col tura allaEspo si zio neNazionale inTorino’::

“ … Non vo -glia mo avere il

torto di non ri cor -dare le vi ti ame -ricane che il Dott

Giu seppe Tere sio Riz zetti, benemerito cit-tadino, coltiva nella sua fattoria diMon greno Torinese fra le più ac -creditate specie. Sono 30.000 pian-tine in 3 ettari, esteso piantonaio,dove trovi le varietà Aesti valis, Ri pa -ria, Labrusca, Califor nica, Can di -cans, Rotundifolia, Cinerea, Cor -difolia, Rupestris, Arizo nica, Linco -cumini, Monticola e Rubra.”

Una veduta della strada diretta a Superga, con un carrotrainato da un mulo in primo piano, alla fine dell’800.

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Mentre dall’alto della collina la piccolachiesa di San Grato, intitolata nel 1630al Santo di Aosta dopo essere stata perquasi due secoli dedicata a Santa Maria,veglia sulla borgata, a noi non resta chedirigerci verso la nostra meta finale, per-correndo strade e sentieri che si arrampi-cano su per la Val Grande e la ValPiccola di Mongreno, in vista della pia-nura, mentre le prime gocce di pioggiaincominciano a cadere, libe-rando nell’aria il profumodell’erba dei prati, dellaterra e delle piante del boscoche ricopre i versanti rivolti asettentrione.

Non è per nulla facile,ma curva dopo curva, una

strada sterrata dopo l’al -tra, sotto una pioggiainsistente arriviamo fi -nal mente a Superga, latappa conclusiva delnostro viaggio.

Giunti i cima al colle,visto il clima inclemente, ciconviene scendere dal car -ro, mettere al riparo i cavallied en trare nella grandebasilica che dall’alto domi-na la città intera.

Una grande opportunità, visto chemolto tempo fa, prima del 1706, incima a questo volle non esisteva cheun piccolo e semplice sacello dedica-to a Santa Maria ‘sub pergolam’,così chiamato per la presenza di unpergolato di vite che ne ricopriva iltetto in coppi, un edificio che sicura-mente non ci avrebbe offerto suffi-ciente riparo…

Cartolina raffigurante la stazione della ‘Dentera’ di Superga

Il trenino della ‘Dentera’ di Superga mentre risale

la collina in vista della Basilica a fine ‘800, in un giorno di festa.

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L a nos t ra s to r ia

Nel 1706, in occasione della liberazionedella città dall’assedio delle truppe francesidel Re Luigi XIV, il duca Vittorio Amedeo II,osservando la battaglia giù nel piano conl’alleato cugino Principe Eu ge nio diSoisson, aveva fatto un voto allaMadonna, che recitava così:

“Ah dammi, o Gran Madre di Dio, ch’iodisperda colaggiù quell’oste nemico, e intestimonianza della grazia, io ti farò sor-gere un magnifico Tempio…”.

Vinta la battaglia, i lavori per la costru-zione del tempio iniziarono poi molti annidopo, il 20 luglio 1717, con la posa dellaprima pietra, e furono lunghi e faticosi:

basti pensare che la collina venne abbas-sata di ben 40 metri con l’uso esclusivo dipale, vanghe, picconi e carrette di legno,e che venne spianata in un solo anno perconsentire la prosecuzione dei lavori.

La Basilica venne quindi completata nel1726, inaugurata con una Messa Solenneil 1° novembre del 1731e consacrata il 12ottobre 1749 da parte del CardinaleCarlo Vittorio Amedeo delle Lanze.

E da quel momento diventò luogo dipellegrinaggio, ma anche di scampagna-te da parte dei torinesi, che raggiungeva-no la cima del colle dapprima percorren-do una vecchia mulattiera in pessimostato, quindi da una carrozzabile, costruitanel 1756 e da allora ancora utilizzata.

La Basilica di Superga in una foto del fotografo Brogi di inizio ‘900.

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L a nos t ra s to r ia

Mentre, protetti dalla grande cupoladella basilica opera dell’architetto Filip poJuvarra, incontriamo i pellegrini ed ituristi che hanno pernottato, ai piedidella collina, a Sassi, all’Albergo delMuletto’ per poi percorrere la carrozza-bile, ci affacciamo dal porticato anti-stante il tempio e vediamo, tra le nebbie,i tetti della vicina borgata di Superga,piccolo nucleo abitato che nel corsodell’Ottocento si raccoglierà attorno allapiazzetta dell’Ufficio Postale, ma non siingrandirà più di tanto.

E dalla parte opposta la stazione dimonte della ‘funicolare a tensione telodi-namica‘ di Tommaso Agudio, entrata infunzione il 26 aprile 1884 in occasionedell’inaugurazione dell’Esposi zione Ge ne rale Italiana organizzata quel -l’anno in città, seconda solo a quella delVesuvio, che sarà sostituita, nel 1935,dalla Cre magliera o ‘Dentera‘.

Certo che se questa fitta nebbia si alzassee le nuvole incombenti cariche di pioggia siallontanassero, sareb-be un sogno…

Anche se questopaesaggio nebbioso,visto da quassù, haqualcosa di magico,come viene riportatonella guida ‘Soperga

e la sua ferrovia funicolare’, datata1885:

“…quando una nebbia fitta è distesasulla pianura e mollemente va a lam-bire i fianchi ai monti e si insinua nellevalli, allora sembra d’avere innanziallo sguardo un gran golfo, comequelli del mare scandinavo frastaglia-to da fiordi e dominato da dirupi…”.

Ma, aspettate… laggiù si intravedonole cime delle Alpi, le nuvole si stannodiradando, la pioggia e la nebbia stannotimidamente cedendo il posto ad unlimpido sole primaverile!

Adesso si vede Torino laggiù nelpiano, con i suoi fiumi, i suoi campi col-tivati, le sue operose fabbriche con leciminiere fumanti.

Ritornano alla men te le parole diEdmondo De Amicis, che nel suo libro‘Torino 1880’ non risparmia compli-menti per questo luogo così caro aitorinesi:

Cartolina raffigurante la borgata di Superga

con la Piazzetta della Posta,

negli anni ’30 del ‘900

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L a nos t ra s to r ia

“Lo spettacolo che si gode da Superga....è anche più grande e più bello dellasua fama. Dalla sommità della cupola, con un sologiro dello sguardo, in tre secondi, si ab -braccia tutto l’immenso cerchio del l’Ap -pennino genovese, dai gioghi di Dego edi Millesimo all’imboccatura della Valle diSusa, al Gran San Ber nar do, al Sem -pione, al Mon rosa, alle ultime montagneche fuggono verso levante di là dal LagoMaggiore; sotto, tutti i colli di Torino, po -po lati di ville e di giardini, più in là i beipoggi del Mon fer rato, coronati di castel-la, le colline ubertose della sinistra delTanaro, una sterminata successione ditappeti verdi, una campagna sconfinata,che si perde nelle pianure sterminatedella Lombar dia, argentata dalle millecurve del Po, seminata di centinaia di vil-laggi e di casali, rigata da strade innu-

merevoli, coperta d’una vegetazione lus-sureggiante di boschi, di vigneti e dimessi…“.

Dopo il nostro lungo viaggio a bordodel carro trainato dai cavalli, non ci restache ammirare Torino dall’alto, perdendosinel disegno delle sue strade rettilinee, dellesue campagne ordinate, dei suoi fiumi ser-peggianti, delle sue colline verdeggianti.

Lasciandoci affascinare, vista l’ora, daldolce tramonto infuocato che Guido Goz -zano descriverà nel 1911 in un passaggiodella sua poesia dedicata alla città:

“… Come una stampa antica bavareseVedo al tramonto il cielo subalpino... .Da Palazzo Madama al ValentinoAr dono l’Alpi tra le nubi accese... .È questa l’ora antica torinese,è questa l’ora vera di Torino ... “

Guido Giorza

Finisce qui il nostro avventuroso viag-gio nelle borgate della Torino di fine‘800 a bordo del carro trainato daidue robusti cavalli, che adessoavranno il loro meritato riposo eduna doppia razione di biada per poiriprendere il loro lavoro.In attesa, magari, di un altro viaggioalla scoperta di luoghi meno cono-sciuti ma non per questo meno inte-ressanti della nostra amata città… …sino alla prossima avventura!

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Il 6 ottobre del 1924 veniva effettuatain Italia la pri ma tra s mis sio ne ra dio -

fonica del l’U.R.I., di ven ta ta poi EIAR edinfine RAI, con il famoso annun cio ef -fettuato dal lo studio di Ro ma da MariaLuisa Bon compagni con cui si co mu ni -cava l’ nizio di una programmazione re -golare, an che sedi durata li mi -ta ta, che con -tem pla va con -certi di mu sicao pe ri sti ca, pre -vi sio ni del tem -po e in for ma -zioni fi nan zia rie.

Suc ces si va -mente en tra ro -no in fun zio nealtre sta zio nira diofo ni che aMilano (1925), Na po li (1926) e Torino(1929).

Nella pro gram mazio ne era anchecom preso, almeno una volta al giorno,un annuncio dell’ora esatta, letta dall’an-nunciatrice su un cronometro di marina,e contrassegnato da un colpo di gong.Ma era ormai prossimo un radicale cam-biamento a livello mondiale nel rendereac cessibile su vasta scala l’informazionedi ora esatta dovuto sia alle possibilità

offerte dagli orologi operanti negli os -servatori astronomici e negli istitutimetrologici, sia dal l’e sten sione del le retidi trasmissioni radiofoniche e telefonichea livello nazionale e internazionale.

Il primo esempio di questo cam bia mentonel nostro pae se può ben essere quello del -

l’Osser va torioAstrono mico diBrera – Milano,fon dato nel 1764,che di sponeva dipen doli molto ac -curati e di stru-menti di osserva-zione astronomi-ca con cui questiorologi venivanocontrollati, che co -stituì nel 1935 uncentro di crono-

metria per la verifica e la taratura di cro-nometri meccanici. Da documenti divulga-tivi di questo Osservatorio si è ricavatal’informazione che dal 1940 fin ver so il1942, il suo laboratorio cronometrico in -viò mediante un collegamento via cavo eponti radio dei segnali di sincronismo allasede milanese della società telefonica SIPe dei segnali orari alla EIAR.

Sulla rete internet è reperibile un filmatodell’Istituto Luce del 15 novembre 1940 che

S to r ia de l la m i su ra de l t empoEdi to r ia l e

Maria Luisa Boncompagni - il primo segnale orario

La città del segnale orario (II)

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L a nos t ra s to r ia

descrive la sequenza delle operazionieffettuate presso l’Osservatorio per la for-nitura di questo servizio, che erano leseguenti: 1) un operatore fissava il can-nocchiale puntato sull’apertura di unacupoletta girevole per l’osservazione delcielo, 2) trasmetteva dei segnali su un tastoelettrico, 3) controllava le letture degliorologi di riferimento sugli ap parecchi dimisurazione, 4) una donna raccoglievadati di misura su una striscia di carta chepoi trascriveva su un quaderno, 5) opera-tori con cuffie erano in postazione pressole macchine operatrici, 6) l’orologio diriferimento dava l’ora esatta, 7) unasigno rina leggeva infine l’annuncio dell’o-rario ad un microfono. Da questa descri-zione sommaria, possiamo comprenderequanto fosse laboriosa questa operazio-ne! Questo osservatorio forniva alla cittàdi Milano anche un segnale del mezzo-

giorno tramite una sirena installata sulpalazzo della Rinascente in piazza Duomoche permetteva ai passanti di sincronizzarei propri orologi. Purtroppo nel 1942 unbom bardamento colpì l’os ser va torio diBrera impedendo la pro secuzione dell’inviodei suoi segnali orari di riferimento allaEIAR e alla SIP.

A questo punto, possiamo ritornare aquanto detto all’inizio e raccontarecome e perché Torino diventò la città delsegnali orario.

Fu a metà degli anni 30 del secoloscorso che su iniziativa di scienziati ope-ranti presso il Politecnico di Torino e delprofessore Giancarlo Val lauri, che del -l’Istituto Elettrotecnico IEN fu poi il fonda-tore, il governo dell’epoca decise chesarebbe stato utile di sporre di un centrodi ricerche che potesse favorire lo svilup-po tecnologico del paese che era certa-

mente poco competitivonel campo dello sviluppotecnologico delle sue indu-strie per acquisire unaindipendenza dai paesiconcorrenti. L’Istituto Elet -tro tecnico Nazionale (IEN)Galileo Ferraris fu inaugu-rato il 29 settembre 1935dopo una cerimonia alTeatro Regio.

Osservatorio di Brera

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L a nos t ra s to r ia

Durante la seconda guerra mondialefu danneggiato da bombardamenti ma leattività didattiche e di ricerca e le misura-zioni sulle apparecchiature in du striali nonfurono mai sospese. Per quanto riguardale misure di tempo al centro del nostrointeresse, il primo laboratorio fu allestitonel 1937 con la messa in funzione delprimo campione di frequenza costituitoda un oscillatore a quarzo che poi co -mandava un orologio elettromeccanico.L’errore di questo orologio veniva misura-to ogni giorno rispetto a segnali campio-ne di altri laboratori ricevuti via radioregistrandone gli scarti. Fu nel 1945 chel’IEN iniziò l’invio continuo dei segnaliorari generati dall’orologio campionedell’Istituto all’EIAR, poi RAI. La precisio-ne di questi segnali, generati ogni mezzominuto da una cop pia di orologielettromeccanici co struiti dalla Fiat –Grandi Motori, era del l’ordine di qualche

centesimo di secondo. I segnali venivanoinviati alle sede EIAR di Roma tramitelinee telefoniche dedicate che introduce-vano un ritardo di 25 millesimi di secon-do sui segnali, che veniva compensatoanticipando i segnali in partenza daTorino. È curioso pertanto leggere in unoscritto del responsabile del servizio, prof.Mario Boella, apparso sulla rivistaRadiocor riere del 1948, quanto segue:“Molte volte al giorno, in un medesimoistante, decine di migliaia di personeguardano il proprio orologio quandogiunge loro all’orecchio il suono con uncerto intimo compiacimento se lo scarto èsolo di qualche secondo, o con un sensodi contrarietà o diffidenza quando essotroppo delude l’aspettativa, dubitandoforse più dell’esattezza del segnale orarioche della bontà del proprio orologio…”.

Il tema del primo segnale orario eramolto diverso da quello che abbiamo sentito

Laboratorio segnali orari del INRIM

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L a nos t ra s to r ia

fino al 31 dicembre 2016, infatti era piùbreve e soprattutto l’ultima nota trasmes-sa era più lunga delle precedenti per atti-rare l’attenzione dell’utente che desidera-va sincronizzare il proprio orologio. Nelmarzo del 1951, il tema fu cambiato: lenote trasmesse diventarono sei, facendoprecedere l’ultima nota da una pausa diun secondo. Anche la precisione deisegnali fu migliorata e portata al di sottodel mil le simo di se condo.

Gli an ni ses - santa porta -ro no radicalicambiamentinella mi su radel tem po per -ché furono re -si di spo ni bilidegli oro lo gicam pio ne (a -to mici) mol topiù ac cu ra ti deipre cedenti al quarzo.

Essi consentirono di migliorare di treordini di grandezza la precisione con cuisi mi sura va il tem po. Furono an che rinno-vati gli orologi digitali dei segnali inviatialla RAI aggiungendo ai segnali prece-denti una informazione in codice peroffrire agli utenti anche la possibilità disincronizzare automaticamente degli oro-logi su tutto il territorio nazionale con unaprecisione del millesimo di secondo e conl’informazione completa di data ed ora.

Dal punto di vista di un ascoltatore si sen-tiva un trillo della durata di un secondocirca al secondo 52 che precedeva lavecchia sequenza di sei segnali acustici.

Negli anni ottanta del secolo scorsogli Stati Uniti d’America implementaro-no gradualmente un sistema di satellitiper la navigazione che copre tutta laterra denominato GPS (Global Positio -ning System).

Questi sono dotati di oro lo gi atomici abor do il cui er -ro re, con tinua -mente mi suratoe cor retto dater ra, con sen tedi lo ca lizzareun pun to conun errore del -l’ordine di po -chi metri e disincronizzareorologi digi ta li

con errori del mi lio ne si mo di se condo. Lo svi lup po della scien za e della

tecno logia a livello globale, che ci haportato tra l’altro ad un alto livello diautomatizzazione di tutti i processi indu-striali ed economici, ha cambiatoradicalmente an che la misura del tempochiudendo un ciclo storico durato qual-che secolo, tuttavia l’uomo troverà certa-mente altri temi da investigare, sperabil-mente sempre per il progresso dellaciviltà.

Orologi dei segnali RAI dell’INRIM

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L a nos t ra s to r ia

Questa breve storia dei segnali del-l’ora esatta, che avete avuto la pazienzadi leggere, non si è conclusa in modopositivo se la esaminiamo con lo sguar-do rivolto al ruolo svolto per un periodocosì lungo dall’istituto metrologico ita-liano, che appartiene alla storia dellanostra città. Potremmo infatti sentire unpo’ di nostalgia per quei segnali acusticiche ci rassicuravano, in un certo senso,che tutto nel Paese stesse funzionandoregolarmente. Vorrei comunque rassicu -rare i lettori che l’in formazione del l’oraesatta italiana continua ad essereaccessibile per tutti quelli che, per varimotivi, si sono abituati all’utilizzo di un

personal computer o anche solo di untelefono cellulare.

L’ora esatta del campione nazionaledi tempo è infatti sempre disponibiledigitando su un motore di ricerca (googleo altri) il nome dell’istituto INRIM e poile parole ora esatta. Sullo schermo delpersonal computer o del telefono cellu-lare comparirà una pagina, di cui siriporta un esempio nel seguito, con leinformazioni relative all’ora esatta inquel momento, consentendo così la sin-cronizzazione dei nostri orologi, siamanuali che elettronici, con un erroreinferiore al secondo.

Franco Cordara

Tempo legale italianoTempo legale italianoOra estiva: Lunedì 03 aprile 2017 15:46:24UTC: Lunedì 03 aprile 2017 13:46:24MJD: 57846.57389Errore di sincronizzazione: 0.43 (secondi) *

Per sincronizzare via Internet l’orologio del vostro calcolatore alla scala di tempoUTC(IT) potete utilizzate i server NTP dell’INRIM.L’orologio visualizzato in questa pagina è sincronizzato alla scala di tempo naziona-le UTC(IT) generata da orologi atomici.Lo scarto di tempo tra l’orologio e la scala di tempo UTC(IT) si aggiorna ogni 10 secondi.Le informazioni temporali contenute in questa pagina possono essere utilizzate per ilcontrollo della sincronizzazione di un generico orologio con incertezza dell’ordine diun secondo.

* Ora estiva TMEC + 1 h (UTC + 2h).

TMEC Tempo Medio Europa CentraleUTC Tempo Universale Coordinato.MJD (Modified Julian Date) data giuliana modificata: numerazione decimale dei giorni a partire

dalle ore 00 Tempo Universale del 17 novembre 1858.

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Not iz ie

CHIUSURA CHIUSURA NATALIZIA NATALIZIA

Si informa che la Segreteria resterà chiusa

dal 23 Dicembre 2017al 8 Gennaio 2018

AVVISO IMPORTANTEAVVISO IMPORTANTEAbbiamo appreso da un funzionario ospite dell’Assemblea

del Consiglio dei Seniores che l’Enel ha sospeso a maggio 2017 l’utilizzo del telefono per offrire nuove proposte commerciali. Pertanto occorre diffidare di quanti si presentano

telefonicamente quali incaricati della Società.

Auguri!Il Consiglio Direttivo porge le più vive felicitazioni a:

Olivetti Giuliana e Motrassino Angeloche il 15 settembre 2017 hanno festeggiato 60 anni di matrimonio.

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T empo l ibe ro

Viaggi e Gite

Metà Aprile

Lione – 3 giorni - 2 notti, in TGV.

Sabato 5 Maggio

Bobbio e Castello di Rivalta Trebbia (PC).

Sabato 19 maggio

Assemblea annuale a Canelli – presso l’Agriturismo “C’era una volta”.

Prima quindicina di Giugno

Scozia (Edimburgo e dintorni) –6 giorni – 5 notti, in aereo.

Terza settimana di Settembre

Barcellona – 4 giorni - 3 notti, in aereo, condizioni politiche e sociali permettendo.

13 - 15 Ottobre

Trentino Alto Adige – Viaggio delle mele in Trentino Alto Adige in pullman.

NOTA BENE: i programmi con le quote e le date di inizio prenotazioni saranno disponibili inSegreteria e sul sito dell’Associazione almeno quattro mesi prima di ogni viaggio o gita.

Lione

Castello di Rivalta Trebbia

Edimburgo

Pomaria

Barcellona

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