ANNO XI - N. 3 - SETTEMBRE 2009 ca NOVARA - Stampa ... 2009... · Abstract di tesi del corso di...

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NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VERBANIA Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di Redazione: Consiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione: Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276 - e-mail: [email protected] - progetto grafico: Italgrafica NOVARA - Stampa: Italgrafica NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque ANNO XI - N. 3 - SETTEMBRE 2009 Editoriale 2 Infermieri, riforma universitaria e MED 45 3 Dialogare...con i servizi infermieristici 8 Resoconto di due anni di attività presso gli ambulatori infermieristici territoriali dell’ASL VCO 11 Abstract di tesi del corso di laurea in infermieristica 13 Attività di deplasmazione del sangue svolta dall’infermiere nell’ambito del servizio di medicina trasfusionale 15 Notizie... dal Sole 24 ore Sanità 17 Abbiamo letto per voi... 18 Buona lettura... 19 Il Collegio informa 20 Segreteria 23

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NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VERBANIA

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eANNO XI - N. 3 - SETTEMBRE 2009

Editoriale 2

Infermieri, riforma universitaria e MED 45 3

Dialogare...con i servizi infermieristici 8

Resoconto di due anni di attività presso gli ambulatori infermieristici territoriali dell’ASL VCO 11

Abstract di tesi del corso di laurea in infermieristica 13

Attività di deplasmazione del sangue svolta dall’infermiere nell’ambito del servizio di medicina trasfusionale 15

Notizie... dal Sole 24 ore Sanità 17

Abbiamo letto per voi... 18

Buona lettura... 19

Il Collegio informa 20

Segreteria 23

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Quando l’attenzione non è mai troppa …Dicono gli esperti metereologi che sarà un autunno caldo, sono convinta che lo sarà anche per le importanti tematiche, ancora aperte, che riguardano la professione infermieristica.In particolare mi riferisco ad argomenti come a) il riconoscimento, anche formale, dell’Ordine degli Infermieri così come defi nito dalla legge n. 43/2006 in modo da determinare un ammodernamento degli ordini professionali a vantaggio dei cittadini e dei professionisti;b) la regolamentazione della libera professione infermieristica intramuraria, già prevista ma successivamente cassata dalla Conferenza Stato Regioni;c) la valorizzazione della fi gura dell’infermiere sul territorio e, in particolare, al suo inserimento nella rete delle farmacie per un arricchimento dell’offerta sanitaria infermieristica in favore della cittadinanza (legge n. 69/2009); è interessante vedere come, da un lato ci offrono la mano e, dall’altro, ci tolgono l’autonomia della formazione infermieristica (n.d.r.) d) l’ipotesi di revisione dei settori scientifi ci disciplinari dove è prevista la riduzione/soppressione del MED 45, argomento “bollente” e sul quale in assemblea nazionale, il Comitato Centrale ed i presidenti di Collegio, si sono espressi all’unanimità contro l’orientamento del Consiglio Universitario Nazionale di sopprimere o accorpare a Settori Scientifi co-disciplinari medici, l’unico settore dell’area infermieristica; se l’ipotesi proposta dal CUN dovesse concretizzarsi, gli infermieri perderebbero l’autonomia dei loro saperi, l’intellettualità della professione, oltre a quello che abbiamo costruito in questi ultimi 15 anni;e) infi ne, si continuerà a presidiare i lavori parlamentari del Decreto 78/2009 convertito in legge 102/2009 ... (che equiparava le Crocerossine - ovvero OSSS - agli Infermieri) dove, l’articolo 24 comma 68, letteralmente dispone: “Il personale in possesso del diploma di infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana, equivalente all’attestato di qualifi ca di operatore socio-sanitario specializzato, esclusivamente nell’ambito dei servizi resi, nell’assolvimento dei compiti propri, per le Forze armate e la Croce Rossa Italiana, è abilitato a prestare servizio di emergenza e assistenza sanitaria con le funzioni e le attività proprie della professione infermieristica”. La presidente Silvestro ha provveduto a richiedere la modifi ca dell’articolo e, da informazioni assunte, risulterebbe che nell’iter parlamentare volto alla conversione in legge di detto decreto tale articolo sia stato stralciato.Capiremo presto l’esito di queste vicende che potrebbero non escludere la necessità di mettere in atto iniziative comuni ai 370mila infermieri italiani per garantire alla collettività che il Sistema Sanitario Italiano possa contare, anche in futuro, su professionisti di qualità e, agli infermieri che venga loro riconosciuta la professionalità che esprimono. L’autunno sarà caldo! La Presidente Antonella Arreni

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INFERMIERI, RIFORMA UNIVERSITARIA E MED 45

Antonella Arreni - Presidente Collegio IPASVI Novara e VCO

Considerevoli sono stati i successi raggiunti, attraverso un percorso dalle tappe non sempre facili, ma ricco di opportunità e occasioni di sviluppo e crescita professionale tanto che ad oggi, in Italia, i professori ed i ricercatori appartenenti al Settore Scientifi co Disciplinare (SSD) infermieristico, sono 34 tra cui 1 professore ordinario, 16 professori associati e 17 ricercatori. I dati riportati sembrano cosa di poco conto se paragonati alle presenze di altri professionisti dell’ambito disciplinare medico ad esempio, ma se pensiamo che i primi concorsi universitari per infermieri hanno avuto inizio alla fi ne degli anni Novanta, questo ci appare un risultato non trascurabile per una professione così “giovane” dal punto di vista accademico.Ma andiamo con ordine, cos’è il MED/45 di cui tanto si parla negli ultimi mesi?Il MED/45 non è altro che il Settore Scientifi co Disciplinare (SSD) che fa capo ad una disciplina di insegnamento in ambito universitario, nel nostro caso l’infermieristica, attraverso classifi cazioni che descrivono le conoscenze, le competenze e gli ambiti di ricerca. Il SSD MED 45 è riconosciuto dal 1994.Attualmente le diverse conoscenze e competenze sono raggruppate in aree e quella della scienze mediche comprende 50 SSD tra cui troviamo il MED/45, “Scienze Infermieristiche generali, cliniche e pediatriche” quindi il MED/45 è il SSD della nostra professione.

Le tappe del percorso formativo infermieristico in Italia dagli anni Novanta ad oggi

Legge 19 novembre 1990, n. 341, sulla riforma degli ordinamenti didattici universitari, istituisce, tra l’ altro, il “diploma universitario di primo livello in Scienze Infermieristiche”, con la fi nalità di fornire agli studenti adeguata conoscenza di metodi e contenuti culturali e scientifi ci orientata al conseguimento del livello formativo richiesto da specifi che aree professionali.

Dlgs 502 del 1992 e successive modifi cazioni sancisce - dopo un breve periodo di transizione (“doppio binario”) - il defi nitivo passaggio alla formazione universitaria. Il Dlgs 502/92 prevede, di conseguenza, come requisito obbligatorio per l’ammissione il possesso del diploma di scuola secondaria superiore di secondo grado. Tra il 1994 e il 1998 le Regioni stipulano i protocolli d’intesa con le Università, che diventano così l’unico canale di accesso alla professione infermieristica.DM del 24 luglio 1996 disegna il nuovo ordinamento didattico universitario e rivede ancora una volta la denominazione del titolo, che diventa “diploma universitario per infermiere”. Un ulteriore intervento legislativo, il DM 509/99, ridefi nisce gli assetti del sistema universitario nel quale ormai si colloca a pieno titolo la formazione infermieristica. Ed è proprio dagli anni Novanta che si vedono i primi importanti cambiamenti supportati anche nelle normative che regolamentano l’esercizio professionale attraverso il profi lo dell’Infermiere (DM 739/94) e dell’infermiere pediatrico (DM70/97), oltre alla legge sull’abrogazione del mansionario (L.42/99), la legge 251/2000 sulla dirigenza infermieristica. Un primo concreto passo verso l’attivazione della laurea specialistica arriva con il decreto Murst del 2 aprile 2001, che defi nisce le competenze dei laureati specialisti, che devono possedere “una formazione professionale avanzata per intervenire con elevate competenze nei processi assistenziali, gestionali, formativi e di ricerca in risposta ai problemi prioritari di salute della popolazione e ai problemi di qualità dei servizi”. L’accesso alla Laurea Specialistica è consentito anche a coloro che sono in possesso del titolo abilitante all’esercizio professionale rilasciato in base al vecchio ordinamento, nonché della maturità quinquennale (legge 1/2002).  Nel dicembre 2003, dopo l’approvazione da parte della Conferenza Stato-Regioni dell’Accordo tra il ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome sulla determinazione del fabbisogno delle professioni sanitarie, anche il Miur si pronuncia positivamente sull’attivazione delle Lauree specialistiche e ratifi ca la decisione. Il Consiglio universitario nazionale (Cun) costituisce quindi uno schema di ordinamento didattico per le singole classi specialistiche al fi ne di assicurare la formazione di fi gure professionali uniformi sul territorio nazionale.Successivamente con decreto del 9 luglio 2004 il Miur fi ssa le modalità e i contenuti delle prove di ammissione alla laurea specialistica delle professioni sanitarie e con i decreti del 27 luglio 2004 e del 1° ottobre 2004 defi nisce i posti per le relative immatricolazioni. Il contestuale Dm 270/04 riforma gli ordinamenti didattici universitari senza intervenire sui percorsi formativi delle classi che attengono alle professioni sanitarie ma ne modifi ca solo la denominazione da corso di laurea specialistica in “corso di laurea magistrale”.

La professione infermieristica, a partire dagli anni Novanta, ha visto l’evolversi dei propri percorsi acca-demici e professionali attraverso un profondo cambiamento, che è andato di pari passo con l’evoluzione legislativa che attualmente regolamenta l’esercizio professionale infermieristico.

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Il Settore Scientifi co Disciplinare MED/45, defi nisce gli aspetti dell’attività scientifi ca e didattico-formativa, nonché dell’attività assistenziale a essa congrua, nel campo dell’infermieristica generale, pediatrica e neonatale; sono ambiti di competenza del settore la metodologia della ricerca in campo infermieristico, la teoria dell’assistenza infermieristica, l’infermieristica clinica, preventiva e di comunità, l’infermieristica dell’area critica e dell’emergenza oltre alla metodologia e organizzazione delle professioni. Come si diventa professore o ricercatore MED/45? Attraverso la partecipazione ad un concorso e relativa vincita, si diventa docente universitario a tutto tondo, riconosciuti esperti in un settore specifi co (nel nostro caso quello del MED/45) in cui si eserciterà l’attività di docenza e di ricerca. Infermieri esperti del settore disciplinare per praticare l’insegnamento ai colleghi o futuri colleghi attraverso la formazione di base o post base (Master di 1° o 2° livello- Dottorato di ricerca)Qual è la proposta del Consiglio universitario nazionale (CUN) relativamente alla revisione dei settori scientifi ci disciplinari?Negli ultimi mesi si è molto parlato del Decreto Legislativo 180 “Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca”, riguardo la riforma del sistema universitario del nostro Paese.Condivisibile in quanto doverosa è la proposta di una razionalizzazione dei SSD attraverso una riduzione dei Corsi di Laurea con bassissimo numero di discenti e improbabili sbocchi professionali ma, la proposta di andare ad accorpare o peggio abolire il MED/45, come proposto nel documento dal Consiglio Universitario Nazionale, risulta limitante, inadeguata ed inammissibile per una professione come quella infermieristica che negli ultimi anni ha visto crescere e consolidare il proprio corpus di conoscenze.Cosa accadrebbe se venisse accolta la proposta del CUN?Il MED 45 Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche, è l’unico settore che rappresenta la disciplina infermieristica in ambito accademico. La proposta del CUN vede la chiusura dei settori con meno di 40-50 professori (ricordo che i professori MED 45 attualmente sono 34).La sua scomparsa o l’accorpamento del SSD MED/45, così come proposto dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN), andrebbe ad interrompere il processo evolutivo e di identifi cazione sociale della professione infermieristica, il riconoscimento della specifi ca autonomia e responsabilità conquistata negli anni ed inoltre, la formazione degli infermieri senza gli infermieri professori, andrebbe ad impoverire l’intero corpo professionale riportandoci indietro nel tempo alla funzione di mero esecutore di compiti, da altri defi niti.

Documento di lavoro del Consiglio Universitario Nazionale sulla revisione dei settori scientifi co disciplinari (8 aprile 2009)Elemento fondante del rapporto tra ogni comunità accademica e il Paese cui essa appartiene è la codifi ca del sapere. Questa non può essere considerata perenne, ma deriva da una periodica revisione che, nel momento in cui ridefi nisce gli ambiti di competenza delle discipline, produce un’importante operazione culturale le cui ricadute sono immediate, ma anche di medio e lungo periodo. Tale esigenza si scontra con una realtà talvolta tesa a cristallizzare il continuo divenire della scienza e della conoscenza e rischia di sacrifi care, anche se in modo temporaneo e contingente, realtà culturali importanti e di assoluto rilievo. Una revisione della classifi cazione è, in ogni caso, un’operazione necessaria all’interno di un processo di mediazione tra il pragmatismo delle regole di una organizzazione universitaria, le istanze culturali del mondo accademico e quelle più generali del Paese.Fin dal suo insediamento il C.U.N. ha posto all’ordine del giorno la revisione dei Settori Scientifi co Disciplinari (S.S.D.) ed ha presentato, nel giugno 2008, un proprio modello di possibile riassetto di questi al Convegno sull’Università, promosso dallo stesso Consiglio.Il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca ha chiesto formalmente al C.U.N., con nota del 5 settembre 2008,di elaborare una proposta di riduzione dei Settori Scientifi co Disciplinari, riconoscendo allo stesso Consiglio, con tale richiesta, il valore di organismo di rappresentanza elettiva della comunità universitaria e la specifi ca competenza tecnica dei suoi componenti ad operare in questo delicato settore.La precedente revisione e riduzione dei settori scientifi co-disciplinari venne elaborata dal Consiglio Universitario Nazionale tra il 1999 e il 2000, a seguito dell’applicazione della nuova normativa ordinamentale, avviata dai Decreti d’area e poi messa in atto dal DM 509/1999, e dalla revisione delle norme concorsuali conseguente all’applicazione della legge 210/1998 e ha costituito la premessa per la successiva revisione degli ordinamenti, derivante dal DM 270/2004 (e relativi Decreti applicativi), e le disposizioni in materia di reclutamento e progressione di carriera.Il Consiglio Universitario Nazionale nel 2007, su richiesta dell’allora Ministro, elaborò un elenco di aggregazioni di Settori Scientifi co Disciplinari (così detti Macrosettori) al solo scopo di consentire la ridiscussione della normativa per il reclutamento dei Ricercatori Universitari. Nel proprio “Parere generale” n. 3 del 7 giugno 2007 il C.U.N. affermò che tale aggregazione fosse del tutto straordinaria ed elaborata, in via sperimentale, limitatamente alle esigenze della specifi ca normativa (che peraltro non ebbe seguito), rilevando che tale intervento non dovesse confi gurarsi quale riordino dell’impianto scientifi co-disciplinare.Quella fase, convulsa e di fatto priva di effetti, ebbe comunque il merito di aprire una discussione sulla classifi cazione del sapere, sul suo ruolo nella classifi cazione della scienza e sulle modalità con cui affrontarne una revisione condivisa nell’ambito del Consiglio Universitario Nazionale, fra lo stesso e la comunità scientifi ca

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ed anche all’interno delle varie aree che la compongono.Alla luce della legislazione vigente si possono identifi care quattro momenti principali per i quali una defi nizione dei Settori Scientifi co Disciplinari risulta pressoché indispensabile:• attribuzione di CFU negli ordinamenti didattici, come ridefi niti dal DM 270/2004 e dai successivi decreti sulle classi, che nella defi nizione degli ambiti disciplinari fanno riferimento esplicito ai Settori Scientifi co Disciplinari;• valutazione dei requisiti necessari di docenza, anch’essi per alcuni aspetti riferiti direttamente ai Settori Scientifi co Disciplinari;• formulazione dei bandi di concorso e composizione delle commissioni di valutazione comparativa per professori ordinari, professori associati e ricercatori universitari;• valutazione della ricerca scientifi ca;All’interno della comunità accademica si è ormai diffuso e consolidato un consenso sul fatto che il principale riferimento nella defi nizione dei Settori Scientifi co Disciplinari non debba più essere, come è stato talvolta in passato, l’attribuzione dei compiti didattici, ma che sia invece centrale l’individuazione di criteri di omogeneità scientifi ca (a livello sia degli oggetti della ricerca che delle metodologie impiegate nella ricerca stessa). Infatti la sempre maggiore centralità della valutazione - e la richiesta che questa avvenga per confronto tra realtà omogenee- impone una più chiara e netta individuazione delle specifi cità scientifi che dei singoli. Al contempo l’attribuzione dei compiti didattici può avvenire in forma largamente intersettoriale, quando si tratti di corsi di base e/o istituzionali, mentre rimane legata in modo stretto a specifi ci momenti di ricerca nel caso di corsi avanzati. Appare opportuno, quindi, creare un modello più fl essibile, consono ai tempi, paragonabile per logica, numerosità e qualità all’organizzazione dei sistemi universitari internazionali di valutazione della ricerca, in particolare europei, che possono costituire, pur avendo fi nalità differenti, un valido termine per un confronto internazionale.Ciò premesso il Consiglio Universitario Nazionale intende dare una risposta a queste esigenze della Comunità accademica proponendo il modello di seguito riportato.L’idea del modello, già delineato nel succitato convegno del giugno 2008, consiste nell’identifi care ogni docente mediante una serie (gerarchica) di parole-chiave con una parte fi ssa e una variabile.La parte fi ssa dovrebbe essere costituita da 5 parole-chiave (Macro-aree, Aree, Ambiti Scientifi co Disciplinari, Settori Scientifi ci Disciplinari, Descrittori Scientifi co Disciplinari), assegnate dal MIUR e modifi cabili soltanto dal C.U.N., mentre quella variabile (fi no a tre parole, Indicatori di Attività Scientifi ca) sarebbe defi nita dal docente sulla base della propria specifi ca competenza scientifi ca. L’introduzione di elementi di trasversalità ed interdisciplinarietà, proposta attraverso una minor rigidità del sistema classifi catorio, ha per obiettivo quello di offrire l’opportunità di aggregazione di discipline- suffi cientemente omogenee per tematiche e metodi al fi ne di consentire una più puntuale caratterizzazione delle specifi cità all’interno di settori talvolta troppo ampi.Tale modello intende, inoltre, produrre positive ricadute sia nel contesto didattico che in quello della valutazione dei risultati scientifi ci, mediante l’individuazione di livelli intermedi, ma anche di articolazioni disciplinari più dettagliate di quelle attuali.Infi ne, le parole chiave dovranno essere in italiano ed in inglese al fi ne di dare anche in questo un impulso al processo di internazionalizzazione.Le parole chiave dovrebbero riferirsi rispettivamente a: 1) MACRO-AREECorrispondono a grandi aggregazioni con linguaggi basilari di valutazione scientifi ca e di gestione didattica condivisi. Possono aggregare i Settori Scientifi co Disciplinari anche in maniera trasversale rispetto alle Aree di cui al punto successivo ed essere di modello per le aggregazioni dipartimentali negli atenei, come anche per incentivare le collaborazioni interdisciplinari.2) Aree.Corrispondono le attuali aree C.U.N., previste dalla vigente legislazione.3) Ambiti scientifi co disciplinari.Costituiscono un nuovo livello intermedio tra le Aree e gli S.S.D. e rappresentano una rielaborazione della pregressa esperienza dei macrosettori. Possono comprendere più S.S.D, ma anche fondarsi su uno solo in caso di Settori di grande numerosità di docenti. Gli Ambiti scientifi co disciplinari costituiscono un modello di aggregazione che potrebbe essere rilevante per la classifi cazione di insegnamenti e per taluni aspetti di valutazione scientifi ca. In futuro l’appartenenza a questo livello potrà costituire elemento distintivo in quanto offre una risposta alle domande di maggiore ampiezza del bacino della valutazione4) Settori scientifi ci disciplinari (S.S.D.)Si ottengono dalla riduzione, per accorpamento o riarticolazione, di quelli odierni. Ogni Settore sarà formato da un numero congruo di docenti – professori ordinari, professori associati e ricercatori universitari – anche tenendo conto delle eventuali normative future, in ragione delle rispettive specifi cità di ricerca e didattica. Prevedranno, come oggi, una declaratoria che ne identifi ca i contenuti scientifi co disciplinari e, ove opportuno assistenziali, derivante dalla revisione ed aggiornamento di quelle attuali. La loro denominazione può essere differente da quella odierna e le relative declaratorie saranno congrue, quando derivanti dall’accorpamento di più Settori, alle caratteristiche di quelli accorpati. Il C.U.N. ritiene che ad oggi occorra far riferimento a questo livello per la formulazione dei bandi di concorso per il reclutamento, l’inquadramento dei docenti e l’attribuzione

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Per i Ricercatori: • Autore/Co-Autore di almeno 5-10 lavori originali pubblicati su riviste ISI (o comunque su riviste con referee)• Primo nome in almeno 1-2 di questi lavori• Tali lavori devono essere pubblicati negli ultimi 5 anniPer i professori Associati:• Autore/Co-Autore di almeno 10-30 lavori originali pubblicati su riviste ISI (o comunque su riviste con referee)• Primo nome in almeno la metà di questi lavori• Tali lavori devono essere pubblicati negli ultimi 8 anniPer i Professori Ordinari:• Autore/Co-Autore di almeno 20-50 lavori originali pubblicati su riviste ISI (o comunque su riviste con referee)• Primo nome in almeno la metà di questi lavori• Tali lavori devono essere pubblicati negli ultimi 10 anniPer tutti i livelli concorsuali:la qualità dei lavori presentati deve essere valutata mediante indicatori bibliometrici internazionalmente riconosciuti riferiti al settore di concorso.In linea di massima l’IF complessivo dei valori presentati dovrà essere almeno superiore alla mediana del settore (e/o degli ambiti culturali ad esso correlato e del profi lo concorsuale) moltiplicata per il numero di lavori presentati.Ove non sia possibile identifi care il settore di riferimento su cui defi nire l’IF mediano o la produzione scientifi ca, il candidato faccia riferimento a più settori con differente IF, la commissione di concorso valuterà il singolo caso, ed ove necessario la comparazione con gli altri candidati, pur sempre con i suddetti indicatori bibliometrici di qualità.

Consultazioni:1. “Lo sviluppo del settore scientifi co disciplinare delle scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche” Relazione Paolo C. Motta, Brescia

2009 2. www.ipasvi.it3. www.cnai.info

DOCUMENTO CUN GENNAIO 2008INDICATORI DI ATTIVITÀ SCIENTIFICA E DI RICERCA

dei compiti didattici. Analogamente il riferimento culturale a tale livello costituisce elemento obbligatorio per la partecipazione alle procedure valutative, in quanto garanzia di congruità tra esigenze didattiche e della ricerca proprie degli Atenei e conoscenze specifi che dei concorrenti.Il Consiglio Universitario Nazionale ritiene che tra gli appartenenti ai nuovi S.S.D. debbano essere individuati i membri delle commissioni giudicatrici nelle procedure di valutazione nei nuovi meccanismi abilitativi o concorsuali per il reclutamento e la progressione di carriera.5) Descrittori scientifi co-disciplinariLa riduzione degli S.S.D. può comportare la perdita di alcune specifi cità essenziali per l’attività didattica e scientifi ca e per la identifi cazione del profi lo dello studioso necessario allo sviluppo di una determinata attività formativa e scientifi ca. Come già rilevato, le declaratorie degli S.S.D. dovranno ricomprendere, quando derivanti dall’accorpamento di più Settori, le caratteristiche di quelli accorpati; ciò potrebbe confi gurarsi insuffi ciente ad identifi care tutte le specifi cità necessarie, specie per i profi li di chiamata in ruolo ed anche per la valutazione dei candidati al reclutamento ed alla progressione di carriera. I S.S.D., di cui al punto precedente, potranno quindi essere associati ad uno o più Descrittori scientifi co-disciplinari che non saranno necessari nell’eventualità di S.S.D. rimasti immutati. I descrittori potranno essere invece uno o più, in caso di Settori derivanti da accorpamenti o riarticolazioni dei precedenti.I Descrittori potranno, in funzione della normativa di reclutamento e progressione di carriera, rendere necessaria l’identifi cazione di una parte dei valutatori con specifi che competenze identifi cate dal Descrittore stesso. Questo potrebbe essere utile nell’abilitazione nazionale, ma dovrebbe essere indispensabile nella procedura di chiamata presso gli Atenei e i Dipartimenti al fi ne di garantire le esigenze didattiche, scientifi che e culturali richieste.Le parole-chiave successive e variabili (fi no ad un massimo di tre) dovrebbero riferirsi a:Ulteriori Indicatori di interesse scientifi co.Le parole-chiave relative agli Indicatori di interesse scientifi co deriverebbero da una lista predisposta dal C.U.N. in base agli ambiti di interesse scientifi co già presenti nelle declaratorie degli S.S.D., integrate da parole chiave reperibili in liste internazionali. Le parole chiave prescelte dovranno essere coerenti con il curriculum scientifi co del docente che le propone e confermate dal C.U.N. con una verifi ca incrociata fra le parole stesse ed elementi curriculari indicati dal docente, il quale potrebbe richiedere modifi che periodiche, attuabili a scadenze fi sse.Tali parole chiave possono essere utilizzate nella gestione dei progetti di ricerca nazionali e internazionali e per i relativi referaggi. In conclusione, la fl essibilità di questo sistema ne consentirebbe un utilizzo anche per il reclutamento dei Ricercatori in quanto le stesse parole chiave potrebbero, per i colleghi pre-ruolo, essere legate al tipo di dottorato conseguito e/o all’attività scientifi ca svolta. L’intera lista permetterebbe una migliore gestione anche di ulteriori momenti accademici rilevanti che richiedano una caratterizzazione dei docenti condivisa fra comunità e docente stesso, quali i passaggi di settore scientifi co disciplinare o di Area.Il sistema consentirebbe l’incrocio fra gli odierni Aree e S.S.D., rendendo evidenti gli ambiti scientifi ci condivisi attraverso la messa in comune di una o più parole chiave.La revisione da parte del C.U.N. di tutto il sistema dovrebbe avvenire a scadenze fi sse e periodiche (ad esempio ogni due-tre anni, tra maggio e luglio) al fi ne di consentire eventuali modifi che di afferenza ai Settori prima dell’inizio dell’anno accademico successivo.

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C O N V E G N O

Il nuovo codice deontologico dell’infermiere:

guida per una pratica clinica competente ed etica

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COLLEGIO IPASVI DI NOVARA E VERBANIA

08.45 09.00 Registrazione Partecipanti

09.00 09.30 Introduzione alla giornata e defi nizione degli obiettivi A. Arreni, Presidente Collegio IPASVI Novara-VCO

09.30 11.30 Analisi del percorso storico dei Codici Deontologici per gli infermieri in Italia e confronto con le esperienze di altri Paesi: evoluzione della rifl essione etica del dibattito sui valori della professione infermieristica Dott.ssa A. Masucci

11.30 13.00 Considerazioni sul nuovo Codice Deontologico, implicazioni etiche nella pratica infermieristica Dott.ssa A. Masucci

13.00 14.00 Pausa Pranzo

14.00 16.30 Lettura e declinazione del Codice Deontologico nell’operatività quotidiana: presentazione di casi ed elaborazione in plenaria Dott.ssa A. Masucci

16.30 17.00 Test di apprendimento

Obiettivi formativi Favorire la diffusione del nuovo Codice Deontologico promuovendo comportamenti etico-deontologici nell’operatività quotidiana Interpretare ed analizzare, anche ai fi ni giuridici, i principali articoli del nuovo Codice Deontologico rapportandoli a situazioni assistenziali ricorrenti

Posti disponibili n. 40 per ogni edizione (fi no ad esaurimento posti) Partecipazione gratuita per gli iscritti al Collegio IPASVI di Novara-VCO

Per iscrizioni contattare la segreteria del Collegio (sede di Novara) 0321.30237

Date degli eventi: Sabato 19 settembre 2009 Verbania P.zza Aldo Moro n.5 presso la sede del Collegio IPASVI Sabato 24 ottobre 2009 Invorio Viale Europa n 21 presso Hotel Sciarane Sabato 3 ottobre 2009 Verbania P.zza Aldo Moro n.5 presso la sede del Collegio IPASVI Sabato 7 novembre 2009 Novara Corso Cavallotti n 38/A presso Hotel Europa

EVENTO FORMATIVOLA DOCUMENTAZIONE INFERMIERISTICA

31 ottobre 2009 presso l’Hotel Europa Novara (Corso Cavallotti)28 novembre 2009 presso la sede di Verbania (Piazza A. Moro)

Programma in fase di accreditamento ECMIscrizione gratuita per gli iscritti Collegio IPASVI Novara-VCO: telefonare allo 0321/30237 in orario di apertura al pubblico.

Iscrizione euro 50.00 per iscritti altri Collegi IPASVI - Posti disponibili 50 per edizione Per INFO programma: visita il Sito www.ipasvinovara.it

Le iscrizioni terminano una settimana prima dell’inizio di ogni evento

ULTERIORI EVENTI FORMATIVI

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L’intervista di questo numero è rivolta al Responsa-bile del Servizio Infermieristico Signor Davide Ponti, dell’Ospedale Regionale di Lugano.BREVE PRESENTAZIONE:Provenendo dall’ambiente bancario (scuola di commercio),il Signor Davide Ponti ha iniziato con l’in-traprendere la professione di assistente geriatrico in al-cune case per anziani ticinesi (formazione di 2 anni che ora non esiste più). E’ giunto all’ORL come Assistente geriatrico fi no a quando, nel 1990, ha completato la formazione di infermiere in cure generali . Nello stesso anno ha iniziato a lavorare in un reparto di chirurgia generale all’Ospedale regionale di Lugano. Nel ‘92 ha svolto la formazione di gestione di I livello e per 5 anni ha gestito il suddetto reparto di chirurgia. Nel 1997 ha assunto il ruolo di caposettore infermieristico per il settore di medicina ORL (5 reparti) e contemporanea-mente ha svolto la formazione di II livello di gestione di servizio. Dal 2003 ha assunto la funzione di respon-sabile del servizio infermieristico, sempre all’ORL. Ha terminato proprio nel 2009 il Master in Human Capital Management, presso la scuola universitaria professio-nale delle Svizzera Italiana (SUPSI). BREVE PRESENTAZIONE DELL’OSPEDALE REGIONALE DI LUGANOL’Ospedale Regionale di Lugano è un ospedale pub-blico polispecialistico situato nella regione meridionale della Svizzera italiana. All’interno dell’Ospedale Re-gionale di Lugano esiste un orientamento di specializ-zazione diverso e complementare: il Civico, maggior-mente attrezzato per rispondere effi cacemente alle patologie più gravi ed urgenti, e l’Italiano, orientato verso una chirurgia e una medicina di corta degenza e ambulatoriale. L’ospedale ha il compito di assicurare al distretto di Lugano (bacino d’utenza di circa 100.000 abitanti) l’assistenza ospedaliera di base e una serie di servizi specialistici di dimensione regionale e cantona-le. I servizi sanitari offerti sono complementari a quelli prestati dagli altri istituti che compongono l’ospedale multisito EOC, garantendo così uno dei tratti distintivi dell’Ente Ospedaliero Cantonale: un approccio multi-disciplinare e una presa a carico del paziente globale. L’Ospedale Regionale di Lugano è quindi, come tutte le altre strutture sanitarie che compongono l’ospedale multisito EOC, un punto di accesso non solo al singolo istituto, bensì all’intera struttura ospedaliera dell’EOC e alle specializzazioni offerte. La forza dell’ospedale multisito EOC risiede nell’approccio che coinvolge le diverse professionalità (medici, infermieri, tecnici, tera-pisti, ecc.) e le diverse discipline nella cura del paziente. La presa a carico di ciascun paziente risulta in questo

modo completa, grazie alle conoscenze di professio-nisti attivi in tutte le aree di specializzazione e alla ca-pacità di interscambio di tali conoscenze (all’interno di uno stesso istituto e tra gli istituti). L’ospedale multisito EOC inoltre promuove la realizzazione di strutture di-partimentali interospedaliere a benefi cio del paziente che riceve tutte le cure necessarie con elevata compe-tenza.A LIVELLO NAZIONALE COME È ORGANIZZATO IL GRUPPO INFERMIERISTICONon esiste una federazione nazionale, supportata da apposita normativa,che raggruppa i collegi provinciali e regionali. In Svizzera ci sono associazioni infermieri-stiche cantonali che si uniscono in un’unica associazio-ne Nazionale .Il coordinamento Nazionale è composto da rappresentanti infermieri provenienti dai tre gruppi linguistici presenti in tutta la Nazione. COME SI ARTICOLA IL SERVIZIO INFERMIERISTICO ALL’EOCL’EOC ha una Direzione Generale dove l’area infermie-ristica è rappresentata da una Responsabile infermieri-stica generale. Il responsabile Infermieristico dell’Ospe-dale di Lugano, signor Davide Ponti dipende funzional-mente dalla stessa responsabile, ma gerarchicamente dipende dalla direzione amministrativa locale (che non è una fi gura sanitaria). L’organo che governa l’ospe-dale è il Consiglio di Direzione dove il presidente è il Direttore Amministrativo locale e gli altri componen-ti sono: il Direttore Sanitario, i Capi dei Dipartimenti Medici- chirurgici- dei servizi, la responsabile delle Ge-stione ORL e il responsabile RU e il Responsabile In-fermieristico dell’Ospedale. Tutte queste fi gure hanno una Dipendenza funzionale con la Direzione Generale.A Lugano i Dipartimenti sono in formazione, non ci sono dei veri Dipartimenti strutturati organizzativa-mente, ma solo funzionalmente. A livello infermieri-stico, il Servizio Infermieristico è strutturato in settori che nell’Ospedale di Lugano sono cinque. La struttura del Settore non è sempre corrispondente a quella del Dipartimento medico – chirurgico – servizi. A capo di ogni settore vi è un Responsabile infermieristico che ha seguito una formazione specifi ca di tipo manage-riale che in Svizzera è divisa in due anni di formazione ( 1° e 2° livello). Ogni responsabile di settore gestisce quattro o cinque coordinatori di reparto e il personale da loro coordinato per un totale di 100-120 persone. La fi gura del capo settore c’è da vent’anni. E’ un mo-dello che funziona perché il capo settore permette ai coordinatori di lavorare in equipe e di portare avanti le problematiche infermieristiche e di singola gestione in gruppo. Il gruppo permette di raggiungere dei buoni

Dott. Gabriele Fasolini - Vice Presidente Collegio IPASVI Novara e VCO

DIALOGARE...CON I SERVIZI INFERMIERISTICIPresentazione del servizio infermieristico dell’Ospedale Regionale di Lugano - Civico e Italiano

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risultati di tipo infermieristico. I coordinatori si trovano tutti i mesi e sotto la direzione del Capo Settore svilup-pano e risolvono le tematiche e le problematiche infer-mieristiche. Questo tipo di organizzazione permette di ottenere un gruppo infermieristico unito che ha unifor-mato le procedure in tutti i Reparti. I Responsabili in-fermieristici di settore sono convocati settimanalmente dal Responsabile del Servizio Infermieristico per svilup-pare tematiche comuni. Secondo il signor Davide Ponti la formazione e condivisione tra pari è la migliore. A livello centrale e locale come sono defi niti la visione, la missione e i valori del Servizio Infermieristico? VISIONE:Il paziente nell’ospedale multisito EOC riceve cure in-fermieristiche focalizzate sulla relazione empatica tra il paziente e l’infermiera. Questa relazione dovrebbe garantire una migliore conoscenza del paziente e, di conseguenza, un incremento della sicurezza nelle cure. La cura del paziente sarà assicurata, dall’ammissione alla dimissione, dall’infermiera di riferimento assegna-ta. Le cure erogate deriveranno da obiettivi stabiliti con il paziente e rifl etteranno la capacità dell’infer-miera di decidere in modo autonomo e responsabile.Le infermiere dell’EOC sono partner professionali nei team interdisciplinari e partecipano al cambiamento organizzativo e allo sviluppo dell’expertise delle cure.L’organizzazione infermieristica sostiene un’infrastrut-tura che favorisce l’autonomia e l’assunzione della responsabilità individuale, la continuità delle cure, va-lorizzando la collaborazione e la comunicazione inter-disciplinare.MISSIONECi impegniamo a porre il paziente al centro delle cure.Garantiamo il diritto di ogni paziente a cure infermie-ristiche conformi allo stato della scienza, nel rispetto dei suoi bisogni, dei suoi valori etici,della dignità per-sonale, del principio all’informazione ed al consenso . Assicuriamo, su suo benestare, il coinvolgimento delle persone per lui signifi cative. Sosteniamo l’approccio multidisciplinare nelle decisioni etiche ed organizzative e lo sviluppo dell’Ospedale multi sito. Vogliamo porci all’avanguardia nel campo delle cure infermieristiche, delle nuove tecniche e della modalità di organizza-zione e gestione . ricerchiamo e vogliamo utilizzare strumenti e metodologie validi e affi dabili, alfi ne di misurare la qualità e l’effi cacia delle nostre prestazioni e dei carichi di lavoro ad essi correlati. Sviluppiamo e favoriamo le competenze professionali e diffondiamo le migliori pratiche infermieristiche . Adottiamo pro-cedure e standard di cure uniformi ed innovativi, in-tegrando la prevenzione, l’educazione al paziente e la ricerca. Promuoviamo la formazione professionale di base continua e specialistica. Ci impegniamo ad as-sicurare condizioni di lavoro attrattive sotto il profi lo della qualità e dell’opportunità di crescita personale e professionale. Promuoviamo il ruolo, l’immagine e la professionalità infermieristica. VALORI• Promuovere le cure basate sulla relazione • Favorire un approccio olistico e multidisciplinare• Garantire il rispetto reciproco• Valorizzare l’esperienza infermieristica • Rispettare l’autodeterminazione del paziente

• Favorire una comunicazione trasparente• Promuovere un clima di fi ducia• Garantire l’attenzione alle emozioni del paziente e del personale curanteE’ prevista la fi gura infermieristica di collegamen-to tra la struttura per pazienti acuti e quella per pazienti sub acuti o cronici?La situazione è abbastanza variegata, es. l’Ospedale di Bellinzona ha in rete due strutture pubbliche che si occupano di convalescenza e riabilitazione. A Lugano non ci sono delle strutture in rete e quindi collaboria-mo con le cliniche private che si occupano di convale-scenza. Inoltre ci sono le cure domiciliari, ad esempio a Mendrisio ci sono le così dette infermiere di legame che in parte lavorano in Ospedale pubblico per raccogliere i dati per permettere una buona continuità assistenziale alla dimissione del paziente. A livello territoriale il pa-ziente viene preso in carico se il medico di reparto lo ritiene necessario e se c’è la copertura assicurativa. Gli infermieri di territorio dipendono funzionalmente dal medico di medicina generale.I modelli assistenziali del personale infermieristi-co e la macro organizzazione dello stesso come sono differenziati? L’attività infermieristica in tutti i reparti è in funzione alle esigenze dei pazienti ricoverati. Ad esempio un re-parto con degenza media breve avrà una organizzazio-ne completamente diversa rispetto ad un reparto con degenza media lunga. Le ore settimanali da contratto sono quaranta e ogni coordinatore gestisce il turno in base alle esigenze del reparto di appartenenza. Il per-sonale infermieristico circa vent’anni orsono è passato da un modello funzionale a un modello per piccole equipe, cioè un piccolo gruppo di tre- quattro persone con a capo un’infermiera che si occupano in toto di un numero di pazienti. La piccola equipe permette al paziente di avere un riferimento preciso infermieristi-co e non un numero imprecisato di professionisti da ascoltare e da individuare. In questo momento siamo nel mezzo di un nuovo cambiamento cioè stiamo pas-sando alle cure basate sulla relazione. Questo nuovo modello è stato chiesto a grande voce dai pazienti durante i questionari di gradimento principalmente in occasione dei regolari sondaggi Picker. Il concetto delle cure basate sulla relazione – Primary Nursing ( secondo Marie Manthey) determina dei cambiamenti così rias-sumibili:• l’assegnazione del paziente ad un infermiere di riferimento dal momento dell’entrata sino alla di-missione.• L’aumento delle responsabilità e delle compe-tenze dell’infermiere.• Una maggiore continuità lavorativa con revisio-ne dei turni di lavoro.• Migliorare la continuità delle cure, signifi ca mi-gliorare anche la comunicazione fra i diversi pro-fessionisti: tra infermieri ed infermieri, tra infer-mieri e lo staff medico e tra infermieri e tutti i professionisti della salute che intervengono nella cura del paziente.Ovviamente è stata introdotta una nuova documenta-zione infermieristica uguale per tutti i reparti dove l’in-fermiera di riferimento “ per quel paziente” struttura un piano di cura che devono seguire tutti i colleghi in

• Favorire una comunicazione trasparente• Promuovere un clima di fi ducia• Garantire l’attenzione alle emozioni del paziente e del personale curanteE’ prevista la fi gura infermieristica di collegamen-to tra la struttura per pazienti acuti e quella per pazienti sub acuti o cronici?La situazione è abbastanza variegata, es. l’Ospedaledi Bellinzona ha in rete due strutture pubbliche che sioccupano di convalescenza e riabilitazione. A Luganonon ci sono delle strutture in rete e quindi collaboria-mo con le cliniche private che si occupano di convale-scenza. Inoltre ci sono le cure domiciliari, ad esempio aMendrisio ci sono le così dette infermiere di legame chein parte lavorano in Ospedale pubblico per raccogliere idati per permettere una buona continuità assistenzialealla dimissione del paziente. A livello territoriale il pa-ziente viene preso in carico se il medico di reparto lo ritiene necessario e se c’è la copertura assicurativa. Gliinfermieri di territorio dipendono funzionalmente dalmedico di medicina generale.I modelli assistenziali del personale infermieristi-co e la macro organizzazione dello stesso come sono differenziati? L’attività infermieristica in tutti i reparti è in funzione alle esigenze dei pazienti ricoverati. Ad esempio un re-parto con degenza media breve avrà una organizzazio-ne completamente diversa rispetto ad un reparto con degenza media lunga. Le ore settimanali da contratto sono quaranta e ogni coordinatore gestisce il turno inbase alle esigenze del reparto di appartenenza. Il per-sonale infermieristico circa vent’anni orsono è passatoda un modello funzionale a un modello per piccoleequipe, cioè un piccolo gruppo di tre- quattro persone con a capo un’infermiera che si occupano in toto diun numero di pazienti. La piccola equipe permette alpaziente di avere un riferimento preciso infermieristi-co e non un numero imprecisato di professionisti da ascoltare e da individuare. In questo momento siamo nel mezzo di un nuovo cambiamento cioè stiamo pas-sando alle cure basate sulla relazione. Questo nuovomodello è stato chiesto a grande voce dai pazientidurante i questionari di gradimento principalmente inoccasione dei regolari sondaggi Picker. Il concetto delle cure basate sulla relazione – Primary Nursing ( secondoMarie Manthey) determina dei cambiamenti così rias-sumibili:• l’assegnazione del paziente ad un infermiere di riferimento dal momento dell’entrata sino alla di-missione.• L’aumento delle responsabilità e delle compe-tenze dell’infermiere.• Una maggiore continuità lavorativa con revisio-ne dei turni di lavoro.• Migliorare la continuità delle cure, signifi ca mi-gliorare anche la comunicazione fra i diversi pro-fessionisti: tra infermieri ed infermieri, tra infer-mieri e lo staff medico e tra infermieri e tutti iprofessionisti della salute che intervengono nella cura del paziente.Ovviamente è stata introdotta una nuova documenta-zione infermieristica uguale per tutti i reparti dove l’in-fermiera di riferimento “ per quel paziente” strutturaun piano di cura che devono seguire tutti i colleghi in

A livello centrale e locale come sono defi niti la visione, la missione e i valori del ServizioInfermieristico? VISIONE:Il paziente nell’ospedale multisito EOC riceve cure in-fermieristiche focalizzate sulla relazione empatica tra il paziente e l’infermiera. Questa relazione dovrebbegarantire una migliore conoscenza del paziente e, diconseguenza, un incremento della sicurezza nelle cure. La cura del paziente sarà assicurata, dall’ammissionealla dimissione, dall’infermiera di riferimento assegna-ta. Le cure erogate deriveranno da obiettivi stabiliticon il paziente e rifl etteranno la capacità dell’infer-miera di decidere in modo autonomo e responsabile.Le infermiere dell’EOC sono partner professionali neiteam interdisciplinari e partecipano al cambiamento organizzativo e allo sviluppo dell’expertise delle cure.L’organizzazione infermieristica sostiene un’infrastrut-tura che favorisce l’autonomia e l’assunzione dellaresponsabilità individuale, la continuità delle cure, va-lorizzando la collaborazione e la comunicazione inter-disciplinare.MISSIONECi impegniamo a porre il paziente al centro delle cure.Garantiamo il diritto di ogni paziente a cure infermie-ristiche conformi allo stato della scienza, nel rispettodei suoi bisogni, dei suoi valori etici,della dignità per-sonale, del principio all’informazione ed al consenso . Assicuriamo, su suo benestare, il coinvolgimento dellepersone per lui signifi cative. Sosteniamo l’approcciomultidisciplinare nelle decisioni etiche ed organizzativee lo sviluppo dell’Ospedale multi sito. Vogliamo porciall’avanguardia nel campo delle cure infermieristiche,delle nuove tecniche e della modalità di organizza-zione e gestione . ricerchiamo e vogliamo utilizzarestrumenti e metodologie validi e affi dabili, alfi ne dimisurare la qualità e l’effi cacia delle nostre prestazionie dei carichi di lavoro ad essi correlati. Sviluppiamo efavoriamo le competenze professionali e diffondiamole migliori pratiche infermieristiche . Adottiamo pro-cedure e standard di cure uniformi ed innovativi, in-tegrando la prevenzione, l’educazione al paziente e la ricerca. Promuoviamo la formazione professionale dibase continua e specialistica. Ci impegniamo ad as-sicurare condizioni di lavoro attrattive sotto il profi lodella qualità e dell’opportunità di crescita personale eprofessionale. Promuoviamo il ruolo, l’immagine e laprofessionalità infermieristica. VALORI• Promuovere le cure basate sulla relazione• Favorire un approccio olistico e multidisciplinare• Garantire il rispetto reciproco• Valorizzare l’esperienza infermieristica• Rispettare l’autodeterminazione del paziente

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sua assenza. Il capo sala organizza i turni in base alle esigenze assistenziali cercando di rispettare il bioritmo delle persone, infatti i turni non vengono mai mischiati come in Italia (es 6-14+ 22-6) ma viene data una ca-denza regolare ( es turno giorno e solo quello o turno di notte e solo quello) dove un infermiere al massimo lavora 5-6 giorni. Per far fronte alle esigenze ammini-strative di ogni reparto è stata inserita l’assistente am-ministrativa di reparto, con l’obiettivo di svolgere tutte le attività burocratiche . In questo modo l’infermiere si può occupare solo della attività assistenziale. Oltre alla amministrativa di reparto è stata inserita una fi gura Infermieristica specialista clinica che si occupa di ricer-ca, di formazione, di accompagnamento ai progetti e sono il braccio destro del coordinatore di reparto. Sono infermieri del reparto individuati da apposita selezione che si occupano per il 70% di attività normale assisten-ziale e per il 30% delle attività prima citate. L’essere legati alla attività assistenziale porta gli infermieri spe-cialisti a legare meglio la teoria con la pratica.Nel modello concettuale da noi seguito ( Primary Nur-sing secondo Marie Manthey) la relazione è l’asse portante dell’attività infermieristica, la relazione viene usata come cura. Ovviamente in questo nuovo clima assistenziale il capo sala da gestore diventa leader .Nella pianifi cazione assistenziale l’infermiere utilizza una scheda per l’anamnesi e una scheda per il dia-gramma di cura. Tutta la documentazione è centrata sul paziente. I modelli concettuali di riferimento sono la Henderson e la tassonomia II del prodotto fi nale della NANDA miscelate in base alle esigenze degli in-fermieri Svizzeri. Per l’individuazione dei problemi e le azioni per risolverli viene utilizzata una scheda di de-corso Focus. Per individuare i problemi è stata creata una scheda base con l’elenco focus e macrofocus ; punti trattati:

• ruolo sociale e relazioni• cura del corpo• stato di salute• circolazione• coscienza, percezione e dolore• respirazione• valori e convinzioni• mobilizzazione• esperienze ed adattamento• alimentazione e idratazione• eliminazione• sessualità e riproduzione• sonno e riposo

La documentazione infermieristica completa e l’utiliz-zo il primary nursing permettono di abbattere i tempi morti di passaggio consegna, potendo riversare lo stes-so per l’assistenza al paziente. La scheda focus permet-te di evidenziare, durante il decorso, i problemi aperti e chiusi/risolti del paziente. L’unico inconveniente at-tuale è che la documentazione infermieristica non è informatizzata e per raggiungere l’obiettivo della infor-matizzazione ci vorrà ancora un po’ di tempo. Quando ci sarà l’informatizzazione si introdurrà uno strumento per il rilevamento del carico di lavoro per analizzare il fabbisogno infermieristico denominato LEP (Leistung erfassung) di derivazione della Svizzera Tedesca. Il LEP è uno strumento che elaborando una serie di dati as-sistenziali è in grado di fare una previsione del carico

assistenziale e quindi del fabbisogno infermieristico.Con la primary nursing il capo sala /coordinatore diven-ta un gestore di competenze ; e coordinatore che affi da i casi all’infermiere e in caso di assenza viene sostituito da un suo delegato. Il coordinatore durante l’anno non si occupa solo di organizzazione, ma per una piccola parte si occupa di assistenza , permettendogli di non perdere il contatto con la realtà assistenziale.La primary nursing e le cure basate sulla relazio-ne implicano un utilizzo maggiore di risorse infer-mieristiche?Pensando al modello funzionale e al modello per pic-cole equipe, c’è stato un leggero aumento di perso-nale, ma maggiormente per l’aumento dei bisogni del paziente. Poi passando alla primary nursing l’esigenza di personale non è aumentata perché l’attività buro-cratica è stata assegnata all’amministrativa di reparto. Un valore aggiunto è la responsabilizzazione maggio-re dell’infermiere con un miglioramento del risultato. Un Infermiere di primary nursing è il riferimento rela-zionale per il paziente, ma non obbligatoriamente as-siste tutti i pazienti a lui assegnati. Ad un infermiere possono essere assegnati al massimo 6-7 pazienti. Un esempio pratico: A Lugano un’Unità Operativa di 22 posti letto di medicina al mattino sono in servizio tre infermieri. La formazione del personale infermieristico e dei coordinatori è stata fondamentale ed è tuttora ancora in itinere. Nell’Ospedale di Lugano, il modello funzionale, viene utilizzato solo in casi di urgenza or-ganizzativa.L’organizzazione offre effettive possibilità di car-riera per tutti?La situazione è variegata nel cantone ticinese. In ogni caso a livello infermieristico vi sono due percorsi for-mativi professionalizzanti. Un percorso ha l’obiettivo di formare l’infermiere specialista e l’altro l’infermie-re esperto in organizzazione. La specialista clinica non c’era ed è stata un’idea ben accettata dal personale infermieristico. Il personale può partecipare ai così detti master e vedersi riconosciuto il ruolo solo se in-viati dalla azienda. Alla fi ne del percorso, l’infermiere ha un riconoscimento salariale. I master con il ricono-scimento salariale durano due anni e sono quelli per poter lavorare in area critica e pronto soccorso. Ci sono altri percorsi formativi che il personale può frequentare senza il benestare dell’Azienda. A livello manageriale e di carriera oltre i corsi formativi professionalizzanti ci sono i passaggi di carriera di tipo organizzativo: • capo reparto • capo settore • responsabile servizio infermieristicoQuali sono, secondo lei, gli aspetti più urgenti da migliorare nell’Ospedale in cui Lavora? Come in tutti gli ospedali, migliorerei ancor più la col-laborazione tra le diverse fi gure presenti in ospedale es. Infermieri – medici ; Infermieri –Amministratori ecc.Secondo me la buona relazione è fondamentale per far funzionare bene un Ospedale.Quali sono secondo lei gli aspetti che non cam-bierebbe nell’Ospedale in cui lavora?Il progetto infermieristico della primary nursing e delle cure basate sulla relazione.E’ l’unico percorso da seguire per ottenere un’assisten-za infermieristica centrata sul paziente.

sua assenza. Il capo sala organizza i turni in base alleesigenze assistenziali cercando di rispettare il bioritmodelle persone, infatti i turni non vengono mai mischiati come in Italia (es 6-14+ 22-6) ma viene data una ca-denza regolare ( es turno giorno e solo quello o turno di notte e solo quello) dove un infermiere al massimo lavora 5-6 giorni. Per far fronte alle esigenze ammini-strative di ogni reparto è stata inserita l’assistente am-ministrativa di reparto, con l’obiettivo di svolgere tuttele attività burocratiche . In questo modo l’infermieresi può occupare solo della attività assistenziale. Oltrealla amministrativa di reparto è stata inserita una fi gura Infermieristica specialista clinica che si occupa di ricer-ca, di formazione, di accompagnamento ai progetti esono il braccio destro del coordinatore di reparto. Sonoinfermieri del reparto individuati da apposita selezioneche si occupano per il 70% di attività normale assisten-ziale e per il 30% delle attività prima citate. L’essere legati alla attività assistenziale porta gli infermieri spe-cialisti a legare meglio la teoria con la pratica.Nel modello concettuale da noi seguito ( Primary Nur-sing secondo Marie Manthey) la relazione è l’asseportante dell’attività infermieristica, la relazione viene usata come cura. Ovviamente in questo nuovo climaassistenziale il capo sala da gestore diventa leader .Nella pianifi cazione assistenziale l’infermiere utilizzauna scheda per l’anamnesi e una scheda per il dia-gramma di cura. Tutta la documentazione è centrata sul paziente. I modelli concettuali di riferimento sonola Henderson e la tassonomia II del prodotto fi naledella NANDA miscelate in base alle esigenze degli in-fermieri Svizzeri. Per l’individuazione dei problemi e le azioni per risolverli viene utilizzata una scheda di de-corso Focus. Per individuare i problemi è stata creata una scheda base con l’elenco focus e macrofocus ; punti trattati:

• ruolo sociale e relazioni• cura del corpo• stato di salute• circolazione• coscienza, percezione e dolore• respirazione• valori e convinzioni• mobilizzazione• esperienze ed adattamento• alimentazione e idratazione• eliminazione• sessualità e riproduzione• sonno e riposo

La documentazione infermieristica completa e l’utiliz-zo il primary nursing permettono di abbattere i tempimorti di passaggio consegna, potendo riversare lo stes-so per l’assistenza al paziente. La scheda focus permet-te di evidenziare, durante il decorso, i problemi aperti e chiusi/risolti del paziente. L’unico inconveniente at-tuale è che la documentazione infermieristica non è informatizzata e per raggiungere l’obiettivo della infor-matizzazione ci vorrà ancora un po’ di tempo. Quando ci sarà l’informatizzazione si introdurrà uno strumentoper il rilevamento del carico di lavoro per analizzare il fabbisogno infermieristico denominato LEP (Leistungerfassung) di derivazione della Svizzera Tedesca. Il LEPè uno strumento che elaborando una serie di dati as-sistenziali è in grado di fare una previsione del carico

assistenziale e quindi del fabbisogno infermieristico.Con la primary nursing il capo sala /coordinatore diven-ta un gestore di competenze ; e coordinatore che affi da i casi all’infermiere e in caso di assenza viene sostituitoda un suo delegato. Il coordinatore durante l’anno nonsi occupa solo di organizzazione, ma per una piccolaparte si occupa di assistenza , permettendogli di nonperdere il contatto con la realtà assistenziale.La primary nursing e le cure basate sulla relazio-ne implicano un utilizzo maggiore di risorse infer-mieristiche?Pensando al modello funzionale e al modello per pic-cole equipe, c’è stato un leggero aumento di perso-nale, ma maggiormente per l’aumento dei bisogni del paziente. Poi passando alla primary nursing l’esigenzadi personale non è aumentata perché l’attività buro-cratica è stata assegnata all’amministrativa di reparto. Un valore aggiunto è la responsabilizzazione maggio-re dell’infermiere con un miglioramento del risultato.Un Infermiere di primary nursing è il riferimento rela-zionale per il paziente, ma non obbligatoriamente as-siste tutti i pazienti a lui assegnati. Ad un infermiere possono essere assegnati al massimo 6-7 pazienti. Un esempio pratico: A Lugano un’Unità Operativa di 22posti letto di medicina al mattino sono in servizio tre infermieri. La formazione del personale infermieristicoe dei coordinatori è stata fondamentale ed è tuttoraancora in itinere. Nell’Ospedale di Lugano, il modellofunzionale, viene utilizzato solo in casi di urgenza or-ganizzativa.L’organizzazione offre effettive possibilità di car-riera per tutti?La situazione è variegata nel cantone ticinese. In ognicaso a livello infermieristico vi sono due percorsi for-mativi professionalizzanti. Un percorso ha l’obiettivodi formare l’infermiere specialista e l’altro l’infermie-re esperto in organizzazione. La specialista clinica nonc’era ed è stata un’idea ben accettata dal personale infermieristico. Il personale può partecipare ai cosìdetti master e vedersi riconosciuto il ruolo solo se in-viati dalla azienda. Alla fi ne del percorso, l’infermiere ha un riconoscimento salariale. I master con il ricono-scimento salariale durano due anni e sono quelli per poter lavorare in area critica e pronto soccorso. Ci sono altri percorsi formativi che il personale può frequentare senza il benestare dell’Azienda. A livello managerialee di carriera oltre i corsi formativi professionalizzanti cisono i passaggi di carriera di tipo organizzativo: • capo reparto • capo settore • responsabile servizio infermieristicoQuali sono, secondo lei, gli aspetti più urgenti damigliorare nell’Ospedale in cui Lavora? Come in tutti gli ospedali, migliorerei ancor più la col-laborazione tra le diverse fi gure presenti in ospedale es. Infermieri – medici ; Infermieri –Amministratori ecc.Secondo me la buona relazione è fondamentale per farfunzionare bene un Ospedale.Quali sono secondo lei gli aspetti che non cam-bierebbe nell’Ospedale in cui lavora?Il progetto infermieristico della primary nursing e dellecure basate sulla relazione.E’ l’unico percorso da seguire per ottenere un’assisten-za infermieristica centrata sul paziente.

RESOCONTO DI DUE ANNI DI ATTIVITA’ PRESSO GLI AMBULATORI INFERMIERISTICI TERRITORIALI DELL’ASL VCO

Fontana Lia - Infermiere coordinatore ASL VC Campano Cristina - Infermiere ASL VCOFrascarolo Mariangela - Infermiere ASL VCO

Nel numero 1-2008 di questa rivista era stato pre-sentato il progetto di attivazione di un ambulatorio infermieristico territoriale presso l’ASL VCO. La fase sperimentale è terminata, gli ambulatori sono stati defi nitivamente attivati e con il presente articolo ci sembrava interessante relazionare sui primi due anni di apertura. Presso ogni distretto dell’ASL VCO è sta-to aperto un Ambulatorio Infermieristico Territoriale ove operano infermiere che in autonomia svolgono le seguenti prestazioni:• medicazioni lesioni cutanee• sostituzione catetere vescicale• gestione CVC• somministrazione terapia iniettiva • (intramuscolare e sottocutanea)• educazione sanitaria e all’autocura• educazione al care giver (fase sperimentale)L’utenza che si rivolge al servizio è per lo più un’utenza anziana. Ad oggi l’attività principale riguarda la cura delle lesioni cutanee. Negli anni 2007/2008 gli utenti presi in carico per questa problematica sono stati 93 dei quali 62 sono stati dimessi. Nell’anno 2008 vi è

stato un incremento dell’attività con 105 utenti presi in carico dei quali 81 dimessi.Le lesioni trattate sono di varia origine. La percentuale più alta è rappresen-tata da lesioni da insuffi cienza venosa.Gli utenti che accedono agli Ambulatori Infermieristici Territoriali, sono per lo più inviati dai Medici di Medicina Genera-le (MMG ) con i quali abbiamo personalmente preso contatto per informarli del nuovo servizio offerto; ri-

teniamo fondamentale un buon rapporto con loro al fi ne di operare insieme al raggiungimento degli obiet-tivi clinico assistenziali dei nostri utenti. Alcuni cittadi-

ni afferiscono all’ambulatorio spontaneamente, dopo aver letto gli opuscoli informativi che abbiamo distri-buito nelle farmacie del territorio. In questo caso pro-grammiamo il percorso di cura solo dopo aver ricevuto la richiesta di prestazione dal MMG. Al primo accesso dell’utente presso l’ambulatorio pianifi chiamo con lui il percorso di cura. La valutazione iniziale dell’utente ri-guarda innanzitutto l’osservazione dell’individuo nella sua globalità ( stile di vita, condizioni socio-ambientali, malattie di base ecc.) per poi passare alla valutazione della prestazione richiesta. I dati soggettivi e oggettivi raccolti e integrati ci permettono di pianifi care l’inter-vento infermieristico.Gli strumenti informativi che utilizziamo nel percorso di cura, sono:• la cartella ambulatoriale che comprende la rac-

colta dati, la diagnosi infermieristica e la piani-fi cazione delle prestazioni infermieristiche.

• Il consenso informato alla prestazione e, in caso di lesione cutanea, il consenso ad effettuare la fo-tografi a della lesione (utile quest’ultima a docu-mentare l’andamento del processo di guarigione)

• le schede di valutazione ove stabiliamo e tem-pifi chiamo gli obiettivi da raggiungere

• le schede di esecuzione della prestazione infer-mieristica in cui specifi chiamo i tempi, il tipo di attività eseguita, i prodotti utilizzati e il nome dell’infermiere che ha effettuato l’intervento.

• gli opuscoli informativi da consegnare all’utente o al care giver quale rafforzamento delle informazioni ricevute ( inerenti il catete-rismo vescicale, l’esecuzione della terapia in-tramuscolare e sottocutanea, la prevenzione delle lesioni cutanee, ecc…)

• medicazioni lesioni cutanee• sostituzione catetere vescicale• gestione CVC• somministrazione terapia iniettiva• (intramuscolare e sottocutanea)• educazione sanitaria e all’autocura• educazione al care giver (fase sperimentale)

• la cartella ambulatoriale che comprende la rac-colta dati, la diagnosi infermieristica e la piani-fi cazione delle prestazioni infermieristiche.

• Il consenso informato alla prestazione e, in caso di lesione cutanea, il consenso ad effettuare la fo-tografi a della lesione (utile quest’ultima a docu-mentare l’andamento del processo di guarigione)

• le schede di valutazione ove stabiliamo e tem-pifi chiamo gli obiettivi da raggiungere

• le schede di esecuzione della prestazione infer-mieristica in cui specifi chiamo i tempi, il tipo di attività eseguita, i prodotti utilizzati e il nomedell’infermiere che ha effettuato l’intervento.

• gli opuscoli informativi da consegnare all’utente o al care giver quale rafforzamento delle informazioni ricevute ( inerenti il catete-rismo vescicale, l’esecuzione della terapia in-tramuscolare e sottocutanea, la prevenzionedelle lesioni cutanee, ecc…) 11

pressioneferita chirurgicatraum in insuff venosainsuff venosadermatologicatraumainsuff arteriosadiabeteneoplasiaustioneradioterapialesione peristomalemiste

utenti presi in caricoutenti dimessi

utenti presi in caricoutenti dimessi

anno 2008

anno 2007

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In caso di lesione cutanea, lo strumento operativo che utilizziamo al fi ne di agire con modalità uni-formi e basate sulle evidenze scientifi che è il pro-tocollo aziendale sulla cura delle lesioni cutanee, prodotto da un gruppo di lavoro multidisciplinare costituitosi all’interno dell’ASL VCO.Utilizzando le scale di valutazione previste dal pro-tocollo, individuiamo lo stadio ed il colore della lesione cutanea e defi niamo gli obiettivi da rag-giungere. Gli obiettivi di cura cambiano e si mo-dulano in riferimento all’andamento del processo di guarigione, quindi il piano assistenziale prevede momenti di verifi ca in itinere.La visione olistica del paziente, permette di creare con lui un rapporto di fi ducia e di conoscenza che facilita sicuramen-te un miglior decorso del processo di riparazione cutanea. Per esempio, durante il trattamento di una lesione necrotica e infetta, la medicazione avanzata può non dare risultati immediati perché il percorso del debridment può non essere breve, ma se si crea un rapporto di fi ducia col paziente e se lo stesso è messo a conoscenza della situazione con adeguate spiegazioni, sicuramente il percorso sarà facilitato.Questo tipo di approccio facilita anche la com-pliance dell’utente nel caso sia necessario effet-tuare un bendaggio elastocompressivo.Le evi-denze scientifi che dimostrano che nelle lesioni vascolari venose, il bendaggio risulta più effi cace della medicazione topica nel 70% dei casi; esso riduce l’edema, ripristina un buon trofi smo della cute e quindi favorisce il processo di guarigione della lesione cutanea. Spesso però il bendaggio, soprattutto inizialmente, può essere fastidioso per l’utente e diffi cile da accettare, in questo caso il rapporto di fi ducia che si instaura tra infermiere e utente diviene fondamentale. Un utente correttamente informato e educato sulla motivazione del trattamento accetta meglio lo stesso e, nel caso specifi co del bendaggio, rie-

sce a tollerarlo imparando anche a riconoscerne gli eventuali eventi avversi.Siamo soddisfatte del rapporto di fi ducia creatosi fra pazienti ed ope-ratori e anche dell’andamento dell’attività negli Ambulatori Infermieristici Territoriali. La presenza di operatori fi ssi favorisce la presa in carico del pa-ziente, obiettivo primario nell’assistenza di utenti con patologie croniche.

ConclusioniSiamo convinte che l’attività dell’Ambulatori Infer-mieristici.Territoriali non debba limitarsi ad attività strettamente tecniche, ma debba sempre più pro-iettarsi verso ambiti educativo-relazionali, di infor-mazione, di consulenza, per portare coloro che accedono al servizio all’autogestione della salute nei suoi aspetti preventivi e comportamentali. La persona attraverso l’aiuto e il sostegno dell’infer-miere, può sperimentare il poter farsi carico dei propri problemi di salute ed imparare a gestirli in maniera appropriata. A questo proposito, il Profi lo Professionale dell’in-fermiere (DM 739/94) dichiara: “L’assistenza infer-mieristica preventiva, curativa, palliativa e riabili-tativa è di natura tecnica, relazionale e educativa.

pressionetermoabrasionecisti coccigeatrauma insuff venosadermatologicada traumada ischemiadiabeteneoplasiaustioneda pregressa irradiazioneferita chirurgicaisuff venosa

Tipo di lesioni anno 2008

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Candidata: Attili SimonaRelatore: Inf. Coordinatore Giroldini Luciano

ABSTRACT TESI DI LAUREA CDL INFERMIERISTICA A.A. 2007-2008

I PROBLEMI ASSISTENZIALI NELLA PERSONA AFFETTA DA MALATTIA DI ALZHEIMER OSPITATA NEI NUCLEI RESIDENZIALI INDAGINE IN STRUTTURE V.C.O.DESCRIZIONE DEL PREOBLEMA Durante le esperienze di tirocinio svolte nelle Unità operative nel corso dei tre anni di studio ho po-tuto osservare che nel paziente con patologia di Alzheimer si vengono a creare delle carenze multi-sistemiche che arrivano a compromettere tutte le attività della vita quotidiana, rendendo la persona completamente dipendente poiché tale malattia porta a danni fi sici e psichici che comprometto-no lo svolgimento delle attività di vita quotidiana (AVQ). Tutte queste problematiche possono porta-re ad una diffi coltà nel defi nire le priorità assisten-ziali portando così ad una diffi cile erogazione di assistenza specifi ca e mirata.I bisogni assistenziali legati a questa forma di de-menza sono molteplici e vari, ma ve ne sono alcu-ni che sono più frequenti di altri.

OBIETTIVO e DISEGNO DI RICERCALo studio si prefi gge di rilevare quali sono i bisogni assistenziali più frequenti e i relativi interventi di competenza infermieristica riscontrati nei pazienti istituzionalizzati nei nuclei Alzheimer del VCO, al fi ne di rendere evidenti le specifi cità assistenziali dei pazienti affetti da tale patologia e gli interventi segnalati nei P.A.I. degli ospiti dei nuclei residen-ziali. Il disegno di ricerca individuato per lo studio è quello descrittivo/osservazionale di I livello.

POPOLAZIONE DI RIFERIMENTOLa popolazione oggetto di studio è rappresenta-ta da tutti i pazienti affetti da patologia di Alzhei-mer istituzionalizzati presso i Nuclei Alzheimer del V.C.O., per un totale di 27 pazienti.

METODO E STRUMENTO PER LA RILEVAZIONE DEI DATIPer questo studio è stato utilizzato il metodo della consultazione di fonti: sono stati visionati i P.A.I. (Piani Assistenziali Individualizzati) degli ospiti compilati nel mese di settembre 2008. E’ quindi stata utilizzata per l’organizzazione dei dati una tabella costruita con le indicazioni ricavate dalla revisione bibliografi ca in materia, allo scopo di rilevare la frequenza dei problemi e dei relativi interventi effettuati dagli infermieri per soddisfare i bisogni stessi. Al fi ne dell’interpretazione della ta-

bella di raccolta dati è stato creato uno strumento guida di interpretazione.La prima parte dello stru-mento raccoglie dati generali riguardanti il pazien-te, quali età, sesso, anno di diagnosi malattia, da quanto è istituzionalizzato e le patologie correlate. Nella seconda parte della tabella vengono segnalati i problemi suddivisi secondo uno schema ricavato dalla revisione bibliografi ca, e i relativi interventi di competenza infermieristica:• Problemi alle funzioni esecutive: si intendono le alterazioni delle abilità allo svolgere tutte le attività di base. Possono essere utilizzate scale di valutazione, come ADL, iADL, FIM.• Problemi cognitivi: si intendono i disturbi legati allo stato mentale del paziente). Possono esser utilizzate scale di valutazione, come la MMSE (Mini Mental State Examination), la SPSMQ (ort Portable Mental Status Questionare).• Rischio di caduta: valutato mediante scale, come l’Indice di Conley, Tinetti o Morse.• Alterazione delle abitudini alimentari/idriche.La valutazione può avvenire mediante l’utilizzo di scale come la Mini Nutritional Assessment, o la Nutricion Score.• Alterazioni del sonno: si intendono variazioni della durata, del ritmo e della qualità del sonno stesso.• Alterazioni abitudini intestinali ed urinarie.• Alterazioni dell’integrità cutanea:Valutata mediante scale, come Norton e Braden.• Presenza di dolore: valutata mediante apposite scale (visive, numeriche o verbali).• Disturbi dell’umore: disturbi legati allo stato emotivo del paziente.• Disturbi del comportamento.• Problemi nella sfera dei rapporti interpersonali: la capacità del paziente a relazionarsi con gli altri, la partecipazione ad eventuali attività ricreative.• Altre problematiche: altri problemi del paziente che non vengono racchiusi nei gruppi sopraccitati.

RISULTATILa raccolta dati ha reso evidente la frequenza di alcune problematiche e gli interventi che vengono applicati dal personale di assistenza.Tutti i pazienti risultano avere problematiche a livello cognitivo e nelle funzioni esecutive, il 93%

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ha disturbi del comportamento, il 78% degli ospiti hanno problemi di alterazioni delle abitudini intestinali/urinarie, il 44% presenta disturbi dell’umore. Il 15% ha alterazioni dell’integrità cutanea legate a iperattività e agitazione, non ad immobilità poiché tutti gli ospiti deambulano. Un paziente su quattro ha diffi coltà a rapportarsi con gli altri e non partecipa alle attività di gruppo.Come sottolineato anche dalla letteratura specifi ca in materia, si delinea che il paziente con patologia di Alzheimer viene colpito sia psicologicamente che fi sicamente dalla malattia, e si vengono così a creare delle carenze multisistemiche che arrivano a compromettere tutte le attività della vita quotidiana, rendendo la persona completamente dipendente in tutto quello che deve fare. I defi cit ai quali porta questa malattia portano gradatamente alla dipendenza assoluta. I problemi più importanti, a livello esecutivo, si sono riscontrati nelle attività di vita quotidiana, dove il paziente ha bisogno di continua assistenza,

aiuto e sorveglianza sia per quanto riguarda il vestirsi, sia per il lavarsi che per le funzioni di eliminazione. A livello cognitivo viene segnalato per tutti i pazienti un grave deterioramento della memoria, disorientamento spazio-temporale e confusione.Tra gli interventi mirati quelli che sono stati segnalati come applicati più frequentemente sono: “supervisione” durante le attività della vita quotidiana (AVQ) e i vari spostamenti nel nucleo; “creazione di ambienti protetti e sicuri”, privi di pericoli, senza “limitare” il paziente ma “difendendolo” lasciandogli la libertà di spaziare; applicazioni di ”laboratori di lavoro-svago” come il “laboratorio del gusto” o il “laboratorio espressivo”.I dati ricavati dallo studio potrebbero anche essere tradotti in linee guida per gli operatori che si occupano dei pazienti affetti da Malattia di Alzheimer, creando così degli strumenti utili al fi ne di mirare l’assistenza a tali persone.

FONTI BIBLIOGRAFICHE:• BRUNNER Suddharth, “Nursing Medico-

Chirurgico“, Milano C.E. Ambrosiana, seconda edizione 2005

• CAYTON Harry e altri in collaborazione con ALZHEIMER EUROPE, “Manuale per prendersi cura del malato di Alzheimer”, realizzazione dell’edizione italiana: Federazione Alzheimer Italia, Milano 1999

• DE MASI Giuseppe, PLASTINO Vito, VITALE Raffaella, “Progettare la qualità nelle residenze per anziani”, Milano C.E Franco Angeli, 2001

• GABELLI Carlo, GOLLIN Donata e l’équipe del Centro regionale per lo Studio e la Cura dell’invecchiamento cerebrale, “Stare vicino a un malato di Alzheimer, dubbi domande possibili risposte”, Padova C.E. Il Poligrafo, 2006

• MOYRA Jones, “Gentlecare, un modello positivo di assistenza per l’Alzheimer” Roma C.E. Carocci-Faber, 2005

• QUAIA Luciana, “Alzheimer e Riabilitazione cognitiva” , Roma C.E. Carocci-Faber, 2006

• TRABUCCHI Marco,“La persona affetta da demenza in ospedale”, Roma C.E. Carocci-Faber, 2007

• DOCUMENTO: “Profi lo Professionale dell’Infermiere”, Decreto 14 Settembre 1994 n° 739

• DOCUMENTO: “Codice Deontologico”, 12 Maggio 1999

• DOCUMENTO: “Carta dei Diritti del Malato di Alzheimer”,1999

• DOCUMENTO: “Carta dei diritti del paziente con demenza nell’emergenza clinica”,2007

• Rivista Alzheimer Italia n° 15, 3° trimestre 1998, articolo “Come comunicare con il malato di Alzheimer” da pag.3 a pag.10.

• Rivista Alzheimer Italia n° 17, 3° trimestre 1999, articolo “L’anno della Carta dei Diritti

del Malato di Alzheimer” pag.1• Rivista Alzheimer Italia n° 24, 1° trimestre

2003, articolo “La terapia occupazionale nelle sindromi demenziali” pag.4 e articolo “Le attività di vita quotidiana” pag.4-5

• Rivista Alzheimer Italia n° 28, 1° trimestre 2005, articolo “Progetto Carer” da pag. 7 a pag.10

• Rivista Alzheimer Italia n° 29, 3° semestre 2005, articolo “Qualità di vita e soggettività nei malati con demenza” pag. 10-11

• Rivista Alzheimer Italia n° 33, 3° trimestre 2007, articolo “Metodo Gentlecare” pag.12-13

• Rivista : “I quaderni del caregiver” dell’Associazione A.I.M.A di Milano

SITI INTERNET:• www.alzheimer-aima.it (ultimo accesso il 28/08/2008)• www.alzheimer.it (ultimo accesso il 18/08/2008)• www.alzheimerpiemonte.it (ultimo accesso il 03/08/2008)• www.regione.piemonte.it (ultimo accesso il 01/08/2008)• www.normativasanitaria.it (ultimo accesso il 05/09/2008)• www.ministerodellasalute.it (ultimo accesso il 08/08/2008)• www.psicogeriatria.it (ultimo accesso il 02/09/2008)• www.psicopolis.com (ultimo accesso il 25/07/2008)• www.formaentis.it (ultimo accesso il 21/07/2008)• www.iss.it ( ultimo accesso il 07/09/2008)• www.riabilitazionepsichiatrica.it (ultimo accesso il 28/07/2008)

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ATTIVITÀ DI DEPLASMAZIONEDEL SANGUE SVOLTA DALL’INFERMIERE NELL’AMBITO DEL SERVIZIO DI MEDICINA TRASFUSIONALE: UN PARERE SECONDO NORMATIVA

Arreni Antonella - Presidente Collegio IPASVI Novara e VCO, Master in “Metodologia e analisi della responsabilità professionale nell’area

La richiesta di parere riguarda l’attività svolta dall’in-fermiere nell’ambito del Servizio Trasfusionale, in par-ticolare il coinvolgimento nella fase di deplasmazione del sangue, in particolare, se tale attività è ammessa sotto il profi lo delle competenze e connesse respon-sabilità.La normativa consultata considera la disciplina delle attività trasfusionali di lavorazione del sangue e dei suoi componenti, oltre alle norme che defi niscono le specifi che aree di competenza del personale operan-te presso il servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale.Prendendo in esame il DPCM del 1 settembre 2000 “Atto di indirizzo e coordinamento in materia di re-quisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi mini-mi per l’esercizio delle attività sanitarie relative alla medicina trasfusionale”, si legge nell’Allegato A cosa si intende per “produzione di emoderivati” infatti il documento recita: “a) attività di produzione: sono volte a garantire la costante disponibilità di sangue, emocomponenti ed emoderivati. Esse comprendono la selezione ed i controlli periodici del donatore, la raccolta, la lavorazione e la validazione degli emo-componenti, la conservazione ed il trasporto, la pro-duzione di plasma da destinare alla lavorazione de-gli emoderivati … “Confrontando tale passaggio con l’ulteriore Tabella A, sempre allegata al DPCM sopra citato, (“Esempi di defi nizione delle competenze del personale”), si evidenzia che il Personale Tecnico di Laboratorio “ha le responsabilità della qualifi ca e relative competenze professionali con particolare riferimento alle seguenti attività: supporto alle attività di raccolta, validazio-ne e qualifi cazione biologica del sangue raccolto, produzione di emocomponenti, assegnazione e distribuzione,laboratorio di immunoematoogia, altre attività di laboratorio se previste ...“Diversamente, nella stessa Tabella, si legge che il per-sonale infermieristico, ha la responsabilità della qua-lifi ca e delle relative competenze professionali. Nello specifi co “svolge le funzioni infermieristiche inerenti la raccolta di sangue e di emocomponenti, l’afere-si terapeutica, le vaccinazioni necessarie ai donatori e politrasfusi (es. epatite B), l’attività assistenziale in day-hospital, se previsto”.“Nell’ambito del day hospital si rende inoltre garante dell’igiene ambientale, dell’attivazione e gestione del-le procedure di ammissione e dimissione degli utenti,

della verifi ca periodica della qualità dell’assistenza e del grado di soddisfazione dei bisogni dell’utenza...“Sempre il Decreto 1 settembre 2000 al punto “Ge-stione delle risorse umane e relativa documentazio-ne”, individua la responsabilità del Direttore di Strut-tura che defi nisce il fabbisogno di personale, non solo numerico ma anche per qualifi ca.Dall’Atto si riporta testualmente: “ La Direzione Aziendale, su proposta del Responsabile della strut-tura trasfusionale, defi nisce il fabbisogno di persona-le: in termini numerici … per ciascuna professione, per posizione funzionale, per qualifi ca, in rapporto ai volumi ed alle tipologie delle attività, ...”“Deve essere predisposta una documentazione che defi nisce le funzioni, i compiti e le responsabilità di tutte le fi gure professionali presenti nel servizio. Omissis ...Devono essere defi nite le competenze ne-cessarie delle diverse attività e devono esistere proce-dure per la verifi ca della persistenza di tali attività”.Per completezza di analisi si cita la normativa più re-cente ovvero il Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 191 “Attuazione della direttiva 2002/98/CE che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la rac-

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colta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi compo-nenti” dove all’art. 8 (Personale) consente di eviden-ziare una chiara specifi cità delle attività da attribuirsi al Tecnico di Laboratorio, in particolare “ Il personale che interviene nella raccolta, nel controllo, nella la-vorazione, nella conservazione, ...possiede le qua-lifi cazioni previste dalla normativa vigente per svolgere tali funzioni ...”Una successiva revisione apportata con il Decreto Legislativo 20 dicembre 2007, n. 261 non ha intro-dotto sostanziali modifi che rispetto alle indicazioni di cui sopra.L’articolo riferito al “Personale” (ora art. 7) risulta pressoché identico a quanto riportato nel precedente Decreto.Se poi si comparano i relativi profi li professionali (in-dividuati secondo i decreti con le parole: “qualifi che previste dalla normativa vigente”) possiamo leggere nel DM 26 settembre 1994, n. 745 “Regolamento concernente l’individuazione della fi gura e del rela-tivo profi lo professionale del tecnico di laboratorio biomedico” che, “il tecnico sanitario di laboratorio biomedico, ...svolge l’attività di analisi e di ricerca re-lative ad analisi biomediche e biotecnologiche ed in particolare di biochimica, di microbiologia e virologia, ..., di ematologia, di citologia e di istopatologia.” ...b) è responsabile,...del corretto adempimento delle procedure analitiche e del proprio operato, nell’ambi-to delle proprie funzioni in applicazione dei protocol-li di lavoro defi niti dai dirigenti responsabili.Il DM 739/94 “Regolamento concernente l’individua-zione della fi gura e del relativo profi lo professionale dell’infermiere” assegna allo stesso la competenza, in quanto responsabile dell’assistenza generale infer-mieristica, di assistere “...i malati ed i disabili di tutte le età” ed inoltre “garantire la corretta esecuzione delle prescrizioni diagnostico terapeutiche” prescritte dal medico esclusivamente per la persona assistita e non in altre situazioni.

E’ evidente che attraverso i due profi li, il legislatore ha voluto defi nire le specifi che aree di competenza e per il tecnico di laboratorio l’ambito di intervento è tra gli altri, il settore dell’ematologia.Anche la Legge 42/99, in una prospettiva sanitaria a salvaguardia della multidisciplinarietà e della multi-professionalità, sottolinea, all’articolo 1, che gli inter-venti devono essere realizzati “ … nel rispetto reciproco delle specifi che competen-ze professionali”. Altresì, il Codice Deontologico (2009) dell’infermiere, può aiutarci a chiarire la situazione tenendo conto di quanto indicato all’art. 49,: “ L’infermiere, nell’in-teresse primario degli assistiti, compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verifi carsi nella struttura in cui opera. Rifi uta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale”. Certamente, la “riservatezza” o meno, della com-petenza dell’attività delineata, dipende anche dall’evoluzione della scienza e della tecnica nel settore, non potendosi escludere che, in un futuro più o meno prossimo, l’introduzione di apparecchia-ture per la deplasmazione ad elevato automatismo possa stravolgere l’appena individuato confi ne man-sionistico, come per altro già accaduto in altri set-tori dell’attività sanitaria (es. vedasi gli effetti pratici dell’introduzione del defi brillatore semiautomatico).Alla luce di quanto sopra espresso, si ritiene non ap-propriato e non sostenuto dalla normativa vigente, l’attribuzione all’infermiere dell’attività di “depla-smazione di sangue” che risulta di esclusiva compe-tenza del Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico.Pertanto, pur indirizzandosi la moderna dottrina ver-so un approccio ispirato alla fl essibilità, l’adibizione della procedura di deplasmazione all’infermiere, non si ritiene possa essere fatta tout court ma caso mai, in via eccezionale e previa adeguata, specifi ca e do-cumentata formazione della stessa.

CONSULTAZIONI:1. D.M. 14 settembre 1994, n. 739 “Regolamento concernente l’individuazione della fi gura e del

relativo profi lo professionale dell’infermiere”2. D.M. 26 settembre 1994, n. 745 “Regolamento concernente l’individuazione della fi gura e del

relativo profi lo professionale del tecnico di laboratorio biomedico”3. Legge 26 febbraio 1999, n. 42 “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”4. Il Codice Deontologico dell’infermiere 20095. DPCM del 1 settembre 2000 “Atto di indirizzo e coordinamento in materia di requisiti strut-

turali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie relative alla medicina trasfusionale”

6. Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 191 “Attuazione della direttiva 2002/98/CE che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti”

7. Legge 21 ottobre 2005, n. 219 “Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione nazionale degli emoderivati”

8. Decreto Legislativo 20 dicembre 2007, n. 261 “Revisione del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, recante attuazione della direttiva 2002/98/CE che stabilisce norme di qualità e di sicu-rezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti”

9. Benci L., Riv. Diritto Professioni Sanitarie, 2002; 5 (1):23-3610. Benci L., “Le Professioni sanitarie (non mediche)”, 1° Ed. 2002, McGraw-Hill, Milano

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NOTIZIE...DAL SOLE 24 ORE SANITA’

Cavagna Roberto - Infermiere, Assistente Sociale e Consigliere del Collegio

La cosiddetta “assistenza in casa” dovrebbe so-stenere il mantenimento al proprio domicilio dei pa zienti che hanno perduto in parte o completa-mente le con dizioni di autosuffi cienza. Evitando così il ricovero in strut ture residenziali e fornendo diversi in terventi di supporto, come ad esempio: l’igiene persona le; l’igiene dell’abitazio-ne; la pre parazione dei pasti; l’ac compagnamento nel disbrigo delle piccole pratiche quotidia ne; lo stimolo per la socializzazione. Questi sono gli obiettivi del Servizio di Assisten-za Domici liare Infermieristica (ADI), che permette alle persone “ammalate”, quando le condizioni cliniche, familiari e abitative lo consen tono, di es-sere curate il più a lungo possibile nel proprio am-biente di vita quotidiana.Questa serie di interventi possono coinvolgere non solo dipen denti di enti pubblici dell’ambi to sanitario, ma anche operatori appartenenti al co-siddetto “terzo settore” in base alla specifi ca re-golamentazione regionale. In Piemonte un’espe-rienza signifi cativa ar riva da Torino e si chiama “La città si cura”, progetto realizza to da organizzazio-ne del terzo settore e patrocinato dalla Regione e dallo stesso Comune. Questa iniziativa coinvolge circa 10000 persone seguite al proprio domicilio con un percorso so-cio-sanitario individualizzato. Oltre ai 370 professionisti impegnati nell’assi-stenza infermieristica e nel lavoro sociale, i grandi numeri riguardano i 400 operatori socio-sanitari, i 4000 assistenti familiari e i 2000 volontari impe-gnati in questo progetto. Personale quasi esclusi-vamente proveniente dal privato sociale, eccezio-ne fatta per poco più di un centinaio di professio-nisti dipendenti delle ASL torinesi e del Comune. In Liguria il Fondo per la non autosuffi cienza am-monta a 30 milioni di euro ed è fi nalizzato all’ero-gazione di contributi per circa 8000 nuclei fami-liari bisognosi. Nell’anno 2006 sono stati erogati 16 milioni, mentre la restante parte nei successivi due anni. Il vicepresidente della Regione afferma che «questa iniziativa si è resa necessaria te-nendo conto dell’elevato numero di anziani ultra-sessantacinquenni presenti in Liguria, pari a 422458 e corrispondenti al 26,5% del totale della popolazione». Inoltre afferma che «l’obiettivo è quello di arrivare a un incre-mento progressivo dell’assistenza sanitaria,

sociosanitaria e sociale sino al raggiungimen-to nel 2009 di almeno il 7% di assistenza do-miciliare per la popolazione oltre i sessanta-cinque anni, contro il 4% del 2006». In Valle d’Aosta il servizio è totalmente gestito dall’Azienda USL e gli infermieri che lavorano al domicilio sul territorio sono 132. Prestano la loro opera professionale presso le strutture di micro-comunità (l’assistenza infer-mieristica alla popolazione anziana) e una parte di loro eroga assistenza infermieristica domiciliare ad utenti con necessità molto eterogenee: malati oncologici, pazienti post-operatori, anziani, etc. Inoltre ogni distretto socio-sanitario ha attivato un ambulatorio infermieristico ad accesso libero in cui gli infermieri erogano prestazioni di varia natura. Tra i “fi ori all’occhiello” della sanità valdostana c’è l’ADI, il servizio che fornisce alcuni tipi di cure palliative a domicilio che altrimenti potrebbero es-sere fornite solamente dall’ospedale. Queste sono alcune tra le principali sperimenta-zioni che dovrebbero contribuire all’evoluzione dell’assistenza domiciliare, ma non si traducono in un incremento dell’occupazione nel settore in-fermieristico.Le proposte che stanno emergendo si indirizza-no verso l’istituzione della fi gura del cosiddetto “infermiere di famiglia”, che potrà esegui re vari compiti fi ltrando le richieste per il pronto soccorso e per il medico di famiglia creando occupazione e gratifi cazioni nuove nel settore infermieristico.

ARRIVA L’INFERMIERE A DOMICILIO?L’OBIETTIVO FINALE È IL PROFESSIONISTA DI FAMIGLIA

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Cavagna Roberto - Infermiere, Assistente Sociale e Consigliere del Collegio

ABBIAMO LETTO PER VOI...

L’ANZIANO E L’ISTAT COME CAMBIANO POPOLAZIONE E SALUTE Tratto dalla rivista “Assistenza Anziani”

Attraverso l’analisi dei cosiddetti “Annuari statistici” pubblicati dall’Istituto di Statistica Nazionale (ISTAT) è stato possibile compiere uno studio approfondito in merito alla dinamica ed alla struttura della popo-lazione italiana mettendone in evidenza sia le diverse problematiche correlate, sia i servizi sanitari esistenti. Questo è stato possibile grazie al confronto dei dati pubblicati nei quattro anni precedenti al 2009 riguar-danti due dei ventisei capitoli che compongono l’an-nuario, ovvero “Popolazione” e “Salute e sanità”. Le parti maggiormente signifi cative della ricerca ri-guardano: la suddivisione della popolazione residen-te in base all’età anagrafi ca con la constatazione di un aumento dell’aspettativa di vita media; l’evidenza di come la cosiddetta “Assistenza Domiciliare Inte-grata (ADI) ricopre un ruolo fondamentale per il mantenimento/miglioramento della qualità della vita per l’anziano non istituzionalizzato; i dati relativi agli istituti di cura per persone anziane; le informazioni in merito allo stato di salute, alle malattie croniche ed all’utilizzo di farmaci nella popolazione anziana in tutto il territorio nazionale.

PRONTO SOCCORSO. CODICE D’ARGENTO, UN PERCORSO PREFERENZIALE Tratto dalla rivista “Assistenza Anziani”

Il progetto integrato denominato “Codice d’Argento”, dedicato all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria agli anziani fragili, prenderà il via nei prossimi mesi in Vene-to, Toscana, Lazio e Sicilia e, se la sperimentazione avrà esito positivo, nel 2010-2011 potrebbe essere esteso in tutto il territorio nazionale. La sperimentazione prevede l’invio di un’apposita “card” a tutti gli anziani ed alle persone con problemi di disabilità, di malattie croniche e in condizioni di fragilità residenti nella quatto regioni pilota. In tal modo queste persone eviteranno le attuali “lunge code” al pronto soccorso venendo seguite da un “angelo custode” che dovrà occuparsi anche di organizzare l’eventuale ricovero, il post-ricovero, l’assi-stenza domiciliare e la riabilitazione. Il progetto verrà coordinato da un apposito comitato scientifi co insedia-to presso il Ministero della Salute e da un centro orga-nizzatore che farà capo all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, con il compito di assistere, collaborare e interfacciarsi con le unità operative delle quattro Re-gioni che partecipano alla sperimentazione. Il progetto avrà durata triennale, ma già dopo il primo anno sarà possibile capire se e come potrà essere esteso alle altre regioni italiane. Il fi nanziamento, per il primo anno, è calcolato in 500.000 euro con un risparmio stimato per il Servizio Sanitario Nazionale di circa il 20% rispetto alla attuale spesa.

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BUONA LETTURA...Se anche Voi avete letto un libroche vi è piaciuto in modo particolare e volete rendere partecipi altri colleghi, scriveteci, scriveteci e scriveteci…

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IL CORAGGIO DI ESSERE SE STESSI

GIORGIO CEREDICasa Editrice: Lampi di StampaPagine 190Anno 2006Euro 12,00

compie la nostra trasformazione.Il “viaggio dell’eroe” lo possiamo vedere come una metafora del percorso compiuto da tutti quegli es-seri che, accogliendo una chiamata, affrontano l’in-certezza del cambiamento per seguire ciò che sono chiamati a fare. Eroi sono, allora, tutti coloro che, nonostante i pregiudizi degli altri, hanno il coraggio di seguire la propria vocazione e di fare della vita il proprio viaggio. Chi vuole dare alla luce se stes-so, deve intraprendere il proprio viaggio dell’eroe e affrontare il “grande drago”. Tutte le volte che ci rassegniamo all’insoddisfazione, che sopportiamo condizioni frustranti o contrarie ai nostri principi, i “draghi” hanno vinto la partita. E allora come riusci-re a sconfi ggere i “draghi”? Cercando di conoscere profondamente se stessi, superando la paura di non essere come gli altri ci vogliono e provando a fare sbocciare i nostri fi ori, a dare ascolto alla nostra mu-sica più profonda. Se riusciamo a fare questo passo, l’esistenza ha prodotto i suoi frutti; che non sempre coincidono con le nostre aspettative, ma questa è la vita. Su molte cose non possiamo farci niente, sono fuori dal nostro controllo, dipendono da altri.Ma su altre cose, importanti e di grande valore, pos-siamo, se lo vogliamo, dire la nostra. Ogni uomo, se vuole, può conquistare la propria serenità , ogni uomo se vuole, può cambiare e diventare il prota-gonista del proprio sogno e fare tutto ciò che è in suo potere per raggiungere i propri obiettivi.

nizzazione complessa, decentrata e sempre pre-sente in ogni momento della nostra vita, dove sono impiegati un numero considerevole di per-sone e dirigenti. Questi ultimi però raramente si preoccupano, come avviene spesso nel settore privato, del fatto che solamente valorizzando le cosiddette “risorse umane” è possibile affrontare e vincere le sfi de imposte dal presente e che si presente-ranno nel futuro. Gli autori, adottando proprio quest’ultima pro-spettiva, esaminano il modello di managment e governance che emerge dalla riforma della pub-blica amministrazione, mettendo in relazione gli elementi soggettivi (cultura, benessere e motiva-zioni dei lavoratori) con l’effi cienza e l’effi cacia della stessa, interpretata come capacità di rispo-sta ai bisogni delle persone e della società. Infatti il volume pone particolare attenzione allo sviluppo della qualità nei servizi, alla comunica-zione tra servizi e persona/utente, al ruolo dei dirigenti, all’empowerment ed alle procedure di valutazione del personale.

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Prestazioni infermieristiche libero professionali:

Gli iscritti che esercitano la libera professione o sono intenzionati ad intrapren-derla devono (qualora non avessero già provveduto), comunicarlo al Collegio attraverso un apposito modulo scaricabile dal sito oppure richiedibile in se-greteria. Inoltre, è possibile richiedere l’inserimento del proprio nominativo nel registro dei liberi professionisti a tutela e garanzia dell’utente che intende ricevere prestazioni infermieristiche.Per ulteriori informazioni richiedete un incontro nelle sedi di Novara e/o Verba-nia con un rappresentante del gruppo “libera professione”.

MODULO FAC-SIMILE DA COMPILARE PER CHI ESERCITA LA LIBERA PROFESSIONE

Al Collegio IPASVI di Novara - Verbania

Il sottoscritto

Nome Cognome

data di nascita luogo di nascita

comune di residenza via n.

CAP tel. cittadinanza

In qualità di

Infermiere Professionale Assistente Sanitario Vigilatrice d’Infanzia

Iscritto all’albo IPASVI di NOVARA-VERBANIA numero di tessera

n. partita iva (allego fotocopia),

a conoscenza delle normative che regolamentano l’attività libero professionale, comunica la propria vo-lontà di intraprendere l’esercizio di tale attività, a partire dal mese di

in forma singola

in studio associato (indicare nome e sede)

in cooperativa sociale (indicare nome e sede)

altre forme (specifi care)

Ai sensi dell’art. 76 DPR 28/12/2000 n. 445, consapevole delle responsabilità e delle pene stabilite dalla legge per mendaci dichiarazioni o false attestazioni, dichiaro che le informazioni fornite sono veritiere.Informativa sulla privacyAi sensi dell’art. 13 del D.Lgs 196/2003 “Codice in materia di protezione dei dati personali” e successive modifi che ed integrazioni, i dati e le informazioni richiesti verranno trattati esclusivamente per le fi nalità istituzionali e nel rispetto degli obblighi di riservatezza e di sicurezza.Il trattamento dei dati personali verrà effettuato con l’ausilio di mezzi manuali ed informatici. Il conferimento dei dati è facoltativo, ma l’eventuale rifi uto renderebbe impossibile il perfezionamento degli adempimenti che la interessano e l’esercizio dei connessi diritti e obblighi. I suoi dati non saranno diffusi. Fermo restando il divieto di cui all’art. 26 comma 5 del D.Lgs 196/2003, i Suoi dati personali potranno essere comunicati ad altri soggetti, solo per lo svolgimento delle funzioni inerenti alla gestione della Sua posizione, allo svolgi-mento delle funzioni istituzionali dell’Ente, nei limiti stabiliti da leggi o regolamenti. in ogni momento la S.V. potrà accedere a tali dati chiedendone la modifi ca, l’aggiornamento.Titolare del trattamento è il Presidente del Collegio IPASVI di Novara – Verbania.

Data Firma per esteso

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SERVIZIO DI BIBLIOTECA:

Ricordiamo a tutti gli iscritti che il Collegio, presso la sede di Novara in via Biandrate 20/b, mette a disposizione un servizio di biblioteca

presso il quale si possono richiedere libri e consultare riviste scientifi che.

Sul sito http://www.ipasvinovara.it/, nella sezione “biblioteca”, potrete trovare: il regolamento; l’elenco completo dei testi;

le riviste presenti in Collegio.

QUESITI DEGLI ISCRITTI E POSTA ELETTRONICASempre più spesso giungono al Collegio diversi quesiti di carattere professionale attraverso la posta elettronica.Nel riconoscere gli aspetti positivi di questa modalità, non si possono trascurare quelli di tipo amministrativo, giuridico, formale e legale, infatti il Collegio, Ente di Diritto Pubblico ausiliario dello Stato, è tenuto ad osservare le regole della Pubblica Amministrazione, ed attenersi quindi a quanto previsto dalle normative.Diversi sono i problemi che si presentano:non sempre si capisce chi è l’interlocutore che usufruisce del servizionon sempre vi è un recapito telefonico, necessario per avere maggiori informazioni nei confronti del quesito posto non sempre vi è un indirizzo dove recapitare la risposta, in quanto a volte non è possibile rispondere in modo telegrafi co, così come viene posto il quesitoPertanto si invitano gli iscritti, qualora intendessero usufruire di tale servizio di utilizzare una delle due seguenti modalità:1) Utilizzare il link “contatti” all’interno del sito del Collegio.2) Inviare una mail all’indirizzo del Collegio specifi cando: cognome, nome e numero di recapito telefonico.Diversamente non verrà garantita risposta.

COMUNICAZIONI DAL COLLEGIOSi informano tutti gli iscritti che è attivo

il sito del Collegio IPASVI di Novara e Verbania

www.ipasvinovara.itAll’interno del sito è possibile ad esempio scaricare la modulistica reperibile in segreteria, inviare direttamente dei quesiti al Collegio tramite il link “contatti”, consultare le diverse sezioni tematiche ricche di informazioni inerenti la formazione, la libera professione ed i crediti formativi ecm, oppure semplicemente consultare l’elenco dei testi reperibili presso la biblioteca del Collegio.

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FACOLTA’ DI MEDICINA, CHIRURGIA E SCIENZE DELLA SALUTE

aa.aa.2009/2010 -2010/2011

Master I livello di durata biennale

“MEDICINA D’URGENZA E AREA CRITICA PER INFERMIERI”

Direttore: Gian Carlo Avanzi

La domanda di ammissione deve essere presentata all’Università degli Studi del Piemonte Orientale Segreteria Studenti della Facoltà di Medicina, Chirurgia e Scienze della Salute, via Perrone 18, 28100 Novara dal 01 settembre al 23 ottobre 2009. Deve essere stilata su modelli disponibili presso la sezione modulistica ma-ster del sito dell’ateneo http://www.unipmn.it presso la sezione Informazioni per

LAUREATI MASTER

MODULISTICA MASTER con allegata quietanza di versamento

della quota di partecipazione alla selezione di euro 40.

Per informazioni:CPSE Fabio Capuzzi e CPSE Moreno Pavani : 0321-3733596

E-mail : [email protected] Sacchitelli Filomena : 0321-660627

E-mail : fi [email protected] STUDENTI

Indirizzo: via Perrone 18, 28100 NovaraTel. 0321-375.272Fax 0321-375.275

E-mail : [email protected]

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La rivista “Dialogare” pubblica liberamente articoli, previa approvazione del Comitato di Redazio-ne. L’articolo è sotto la responsabilità dell’Autore o degli Autori, che devono dichiarare: cognome, nome, qualifi ca professionale, eventuale ente di appartenenza e recapiti postali e telefonici. Il contenuto non rifl ette necessariamente le opinioni del Comitato di Redazione e del Consiglio Di-rettivo. Quando il contenuto esprime oppure può coinvolgere la responsabilità di un Ente, oppure quando gli Autori parlano a suo nome, dovrà necessariamente essere fornita anche l’autorizza-zione dei rispettivi responsabili. Le citazioni devono essere strettamente pertinenti e riferirsi a tutti gli Autori citati nel testo. I lavori possono pervenire attraverso l’indirizzo di posta elettronica, oppure in forma cartacea allegando fi le in formato elettronico. I materiali inviati non verranno restituiti, salvo espliciti accordi. Il Comitato di Redazione è interpellabile per qualsiasi chiarimento al numero telefonico del Collegio.

Il Comitato di Redazione

SEGRETERIASede di NovaraIndirizzo: Via Biandrate, 20b Orari di segreteria: lunedì e mercoledì dalle ore 15:00 alle ore 17:00, venerdì e sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:00 Recapiti: tel. 0321.30237 fax 0321.393276 e-mail: ipasvinovco@infi nito.it ; [email protected] Sede di VerbaniaIndirizzo: Piazza Aldo Moro, 5 Orari di segreteria: martedì dalle ore 15:00 alle ore 17:00 Recapiti: tel. 366.1544544 e-mail: ipasvinovco@infi nito.it ; [email protected] CAMBIO RESIDENZAÈ indispensabile comunicare tempestivamente ogni cambio di residenza con una delle seguenti modalità:– attraverso comunicazione scritta direttamente alla segreteria del Collegio– per posta, fax o e-mail.Coloro i quali cambiano provincia hanno facoltà di chiedere al Collegio della nuova residenza il trasferimento dell’iscrizione.

SMARRIMENTO TESSERAIn caso di smarrimento o furto della tessera di iscrizione al Collegio è necessario:– sporgere denuncia di smarrimento/furto alle autorità competenti (Questura, Carabinieri)– presentare al Collegio copia della denuncia e due foto tessera per avere il duplicato.

CERTIFICATI DI ISCRIZIONEI certifi cati di iscrizione hanno validità di sei mesi (legge 15 maggio 1997 n. 127) e possono essere richiesti in segreteria con le seguenti modalità:– direttamente ed in tempo reale presso la segreteria– telefonicamente, fax o e-mail, indicando le generalità del richiedente. Nel caso in cui non sia l’interessato a ritirarlo, la persona incaricata deve essere munita di delega e fotocopia del documento di identità del richiedete il certifi cato.A richiesta il certifi cato può essere spedito per posta. Si ricorda che il certifi cato di iscrizione è un documento può essere autocertifi cato.

LIBERA PROFESSIONEChi esercita o intende intraprendere l’attività libero professionale deve darne comunicazione al Collegio.Si ricorda che l’attività libero professionale implica l’iscrizione alla Cassa di Previdenza ENPAPI.

COLLOQUIÈ possibile avere un incontro con la Presidente o un membro del Consiglio Direttivo previo appuntamento te-lefonico.

POLIZZA R.C. PROFESSIONALEÈ possibile sottoscrivere Polizza R.C. professionale:WILLIS/CARIGE Federazione Nazionale IPASVI, per il contratto e la relativa modulistica contattare la segreteria del Collegio.

COMITATO DI REDAZIONEArreni Antonella, Cavagna Roberto, Fasolini Gabriele, Giroldini Luciano, Portaluppi Viviana, Zavaglio Andreina.

LA SEGRETERIA INFORMA A cura della segreteria Amministrativa

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IL CODICE DEONTOLOGICO

2009ARTICOLO 3:

La responsabilità dell’infermiere consiste nell’assistere,

nel curare e nel prendersi cura

della persona nel rispetto della vita,

della salute, della libertà

e della dignità dell’individuo.