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Anno VIII, Numero 3 Settembre 2000

CAV Notiziario 1

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IN QUESTO NUMERO

3 Deep Sky visuale (2a parte) Giuliano Pinazzi

11 Sindrome gnomonicaDaniela Negrini

12 Metodo della parallassestatistica o secolare Angelo Gelodi

14 La Cometa Linear 1999 S4Paolo Espen

15 Inquinamento luminoso: unaguerraRoberto Biondani

16 Il Mercatino del CAV

17 Appuntamenti del Circolo

CAV Notiziario 2

Periodico del C.A.V. Circolo Astrofili Veronesi

Coordinatore di RedazionePaolo Alessandrini

Hanno collaborato allarealizzazione di questonumero:Giuliano PinazziDaniela NegriniAngelo GelodiPaolo Espen

In copertina: Macchie solari fotografate da RobertoBiondani con rifrattore Meade 178 epellicola Kodak 160 TP. Tempo d’esposizione 1/60

Circolo Astrofili VeronesiDelegazione dell'Unione Astrofili Italiani per Verona e provincia

Casella Postale 2016 - 37100 VERONA Sede: Piazza Vittoria, 10 - Parona (Verona)Web: www.rcvr.org/assoc/astro/main.htm - E-mail: [email protected]

Recapiti telefonici: 045/8349974 (Presidente), 045/8730442 (Segretario)Il C.A.V. è una libera associazione culturale ad indirizzo scientifico senza fini di lucro che opera dal

1977, con l'intento di riunire gli appassionati di astronomia della provincia di Verona. L'attività che svolge si sviluppa in tre ambiti: divulgazione a mezzo di conferenze e seminari, tenuti sia

in sede sia presso enti pubblici e scuole; osservazione pratica del cielo attraverso uscite pratiche sulcampo; ricerca astronomica a livello amatoriale. Attualmente il Consiglio Direttivo del C.A.V. èformato dai seguenti soci: Giuseppe Coghi (Presidente), Lorenzo Pirola Grassi (Vicepresidente),

Angelo Gelodi (Segretario), Flavio Castellani, Paolo Espen, Costante Pomari (Consiglieri).

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Deep Sky visuale(seconda parte)

Giuliano Pinazzi

Prosegue in questo numero l'interessante viaggio attraverso l'osservazione visuale del cieloprofondo proposto da Giuliano Pinazzi. La prima parte era stata pubblicata sul numero diMaggio.

Tecniche ed accorgimentiOperativamente per ottenere il massimo dalnostro "sensore" naturale è necessarioadattarlo al buio.Una volta scelto il nostro sito osservativo, checome abbiamo visto deve avere se non altro ilrequisito di trovarsi lontano da qualsiasi fonteluminosa diretta o indiretta, in una serata tersae senza Luna, dobbiamo avere la pazienza didare il tempo all'occhio di abituarsiall'oscurità, ovvero dobbiamo consentirgli diguadagnare il massimo di sensibilità visivaper disporsi nelle migliori condizionioperative nei confronti della debole luceproveniente dagli oggetti celesti. C'è anche dadire che astraendo dalla presenza di fonti diinquinamento luminoso, la notte non ècompletamente buia, il cielo tra stella e stellanon è completamente nero. Ci accorgeremoche la volta celeste mostra comunque unadebolissima lattescenza: la cosiddettaluminosità di fondo cielo, dovuta alladiffusione da parte dell'atmosfera della luceproveniente dalle stelle e da fenomeni fisici diluminescenza atmosferica, essa si aggiraattorno alle magnitudini 18 - 19 per primoquadrato. Non c'è bisogno di dire che essaviene incrementata dalle altre fonti luminose.In qualsiasi caso quindi non si brancola nelbuio, con occhi adattati alla debole luminositàambientale riusciamo di solito a distingueresufficientemente le persone e gli oggetti che cistanno intorno.Quindi incominciamo subito ad abituarci afare i conti con il buio, nonostante il disagioche questa situazione ci può creare, cercandodi diminuire o allontanare ogni fonte luminosadiretta ed indiretta che ci portiamo dietro. Sedobbiamo montare il nostro strumento sul

campo evitiamo di usare ad esempio gliabbaglianti della nostra auto o lampadepotenti. Mentre ci sistemiamo, con l'usomoderato della luce, non solo iniziamo adabituare il nostro occhio all'oscurità, masoprattutto evitiamo di infastidire le personeche in molti casi ci accompagnano. È, se nonaltro, anche una questione di "stile", se"sprechiamo" tanta luce non lamentiamoci poidell'inquinamento luminoso pubblico!Teoricamente Il tempo che dovremmoconcedere all'occhio per un perfettoadattamento è di circa una mezz'ora, la pupillasi dilata al massimo e la retina viene ricopertaper bene dal fotopigmento (un liquidofisiologico chiamato Porpora Retinica) che ciconsente di vedere. In realtà bastano circa 10minuti, tempo in cui viene eseguito l'80% dellavoro di adattamento. Ovviamente un occhioben adattato che fosse esposto o colpito dauna intensa fonte luminosa perderebbe dicolpo tutta la sensibilità che ha guadagnato, edovrebbe rifare da capo tutto il lavoro diadattamento per tutto il tempo che è statospeso allo scopo.Se si devono consultare atlanti stellari,cataloghi, cartine, serve naturalmente una lucepiù intensa di quella offerta dall'ambiente. Pernon pregiudicare l'adattamento dell'occhio albuio è di regola l'uso di torce che produconoluce rossa e non troppo intensa, con la quale siillumina ciò che si deve consultare e consentecomunque di eseguire qualsiasi operazioneche necessiti di una discreta illuminazione. Siusano solitamente normali pilette mascherateda un doppio strato di plastica rossatrasparente, che però non assicurano una lucerossa puramente monocromatica. Sarebbemeglio usare dispositivi che hanno come fonte

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di luce un LED rosso, che forniscono una luceregolabile in intensità e sicuramentemonocromatica. Alcune ditte americane diprodotti astronomici prevedono già la venditadi torce di questo tipo, alcune delle qualiproducono una luce intermittente a "flash".Con questi accorgimenti si diminuisce di granlunga il rischio di "ferire" l'occhio e dipregiudicarne l'adattamento; comunque ildanno è limitato, per il fatto che la luce è pocointensa ed inoltre il colore rosso cade in unsettore dello spettro visibile in cui l'occhio èpoco sensibile, poiché la sua massimasensibilità come si sa cade nella regionegiallo-verde dell'iride. L'inconvenienteprincipale di queste fonti monocromaticherosse è dato dal fatto che non vengonopercepite nettamente le sfumature di colore; lavisione è "piatta" ed un po' disagiata.Durante l'osservazione pratica dell'oggetto cheabbiamo centrato nel nostro oculare ciaccorgeremo che l'impegno a cui è sottopostol'occhio per percepirne il maggior numero diinformazioni non è indifferente. Come giàaccennato se l'oggetto è particolarmentedebole o distante il lavoro che dobbiamoeseguire è di tipo mentale, oltre all'occhiodobbiamo usare il nostro cervello. Lo scopo èquello di creare un'immagine esauriente, esignificativa, per quanto possibile, che puòrimanere semplicemente come un'immaginementale, un ricordo, o meglio, può esseredescritta o disegnata. La ricerca dei particolaripiù difficili o delle sfumature luminose piùdeboli ed evanescenti degli oggetti celestirichiede pazienza e costanzanell'osservazione, essi emergono piano piano,anche e soprattutto grazie al nostro cervelloche elabora e ricompone tutte le informazioni"istantanee" fornitegli dal nostro occhio, iltempo di acquisizione della nostra retinasembra essere infatti attorno al decimo disecondo. Alla fine l'immagine per gli oggettipiù deboli, è più di tipo mentale che reale. Piùagevole, ovviamente, l'osservazione deglioggetti più luminosi che sono anche i più noti.Alternare l'osservazione di un oggetto facile edi uno difficile è senz'altro una tecnicaefficace per rendere la nostra attività menopesante ed unire momenti di vera ricerca espirito esplorativo con momenti più rilassantidi gratificazione e contemplazione.

Con la tecnica della visione distolta siaumenta la capacità del nostro occhio acogliere le più deboli sfumature luminose.Consiste in sostanza nell'osservare il nostrooggetto quasi con la coda dell'occhio, ossianon guardando direttamente. In questo modosi coinvolgono nella visione i bastoncelli,mentre invece nell'osservazione direttavengono impegnati i coni che risiedono inmaggioranza in una piccola regione dellaretina chiamata fovea. Questi ultimi hanno lacapacità di percepire i colori ed i dettagli,mentre i bastoncelli sono più sensibili allaluce e forniscono stimoli luminosi in bianco enero. Usando il metodo della visione distoltasi ha un guadagno in termini di luminositàpari a circa 3-4 volte rispetto alla visionediretta e quindi un guadagno di magnitudinedi circa 1-1,5 o forse più.Per accrescere ulteriormente la capacitàrecettiva dei bastoncelli di solito si usa anchemuovere l'occhio attorno all'oggetto, ovverodistogliendo la pupilla dall'osservazionediretta in misura diversa o appunto guardandotutto attorno allo stesso mantenendo peròl'attenzione al centro; con il cambiamentodelle condizioni luminose a cui di volta involta vengono esposti i nostri recettori siovvia ad un certo apparente effetto di"staurazione" o di perdita d'immagine cui vasoggetta la retina e aumenta la capacità dirilevare differenze luminose a volte moltoeffimere. In più è come se venissero forniti alnostro cervello i tasselli di un ideale mosaicoche poi verrà ricomposto per fornireun'immagine intelligibile e di un certodettaglio. A volte si arriva anche a muovereanche il tubo stesso del telescopio, soprattuttonel caso di oggetti particolarmente vasti edestesi come alcune nebulose ad emissionegalattiche, quali ad esempio la nebulosa NGC1499 California nella costellazione del Perseo.Essa non è visibile se si usano telescopi cheforniscono comunque un campo piuttostocontenuto: una scala d'immagine piuttostogrande "disperde" la luce dell'evanescentenebulosa, inoltre se la debole ed uniformeluminosità della nebulosa occupa l'interocampo dell'oculare, per quanto gliingrandimenti siano contenuti, non potremmomai sapere se nel campo visivo è presentesolo il fondo cielo o è occupato appunto dalla

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nebulosa. In ogni caso l'azione dinamica dellospostamento del telescopio nel campo celesteche stiamo osservando aumenta la capacitàdei nostri recettori fisiologici di rilevareeventuali deboli sfumature e chiaroscuri.In definitiva la tecnica della visione distolta sirivela comunque utile sia per oggetti deboliche luminosi. Per questi ultimi ad esempio ciaccorgeremo che la parte più evidentecostituisce di solito solo una piccolapercentuale dell'intero complesso.

Il fattore strumentaleDopo le tecniche di tipo comportamentaleillustriamo ora alcune note di tipo strumentalee gli accessori che di uso comune.La strumentazione utilizzabile perl'osservazione visuale è la più varia,ovviamente, e va dall'occhio nudo altelescopio di grosse dimensioni.Ad occhio nudo si contempla l'intero cielo equindi in definitiva la nostra Via Lattea nellasua ricchezza e complessità. Si apprezzerannoindubbiamente le regioni occupate dalle nubioscure, la sfumatura della stessa nello spazio,il colore delle stelle vicine ecc.Usando il telescopio v'è da dire naturalmenteche quanto più grande è il diametrodell'obbiettivo tanto maggiore è il guadagnoin potenza, profondità, numero di oggettiagevolmente osservabili. Si devono preferirestrumenti dal rapporto focale basso cioèstrumenti tendenzialmente luminosi, anche sein questo argomento vi sono pareri discordi.Uno strumento di rapporto focale che nonsuperi il valore, diciamo, di f/7 si considera"luminoso". Si sa che questa caratteristica èmolto importante in fotografia, essendo ilfattore che determina la durata della massimaposa di saturazione. Tale variabile è rilevanteanche visualmente; uno strumento luminosoha la prerogativa di far convergere unaquantità di luce diffusa maggiore rispetto adun telescopio più chiuso di pari diametro:l'area di cielo abbracciata dal campo visivo diun telescopio luminoso è maggiore cosicchéviene "convogliata" più luce e quindil'immagine generale risulta gradevolmente piùluminosa. Non si confonda però questacaratteristica con la capacità luminosa di unobbiettivo, che determina la magnitudinelimite raggiungibile. Essa è valutata per

sorgenti luminose puntiformi: due telescopida 20 cm di diametro l'uno con rapportofocale di f/5, l'altro con rapporto di f/10riusciranno a raggiungere la medesimamagnitudine limite. Se dunque usiamostrumenti tendenzialmente "aperti", comesolitamente vengono costruiti i telescopi inconfigurazione newton, avremo una resamigliore sugli oggetti diffusi anche secostituiti dall'associazione di più sorgentipuntiformi, come gli ammassi stellari aperti eglobulari. Per contro gli strumenti conrapporto focale più chiuso come i riflettoriSchmidt-Cassegrain forniranno immagini piùcontrastate, e se le ottiche sono ben allineate,più definite. Tutto sommato, in materia diosservazione deep-sky, è da preferire laluminosità rispetto alla definizione.Per quanto riguarda l'uso degli oculari equindi degli ingrandimenti, di solito si tende arimanere su valori contenuti. Ma anche suquesto punto si scopre una dicotomia difondo. Prima di tutto si non si tende adingrandire molto, perché molti oggetti,soprattutto nebulose, sono estesi, a volte didimensioni maggiori della Luna, e con bassiingrandimenti otteniamo campi relativamenteampi. Dal punto di vista ottico, con l'uso dioculari di lunga focale, e quindi coningrandimenti bassi, si abbraccia gran partedell'area (se non tutta), occupata dal tuboportaoculare, ciò significa che la maggiorparte se non la totalità del fascio di luce checonverge verso il fuoco del telescopio vieneintercettato dalla lente di campo del nostrooculare. Ci si può rendere contopersonalmente di questo particolareosservando come sono costruiti i vari ocularia seconda della focale: lunghi e con lenti piùgrandi quelli di focale maggiore, più tozzi masoprattutto con lenti più piccole quelli a focalecorta. Se la lente anteriore del nostro ocularecomprende la maggior parte dell'apertura utileofferta dal barilotto portaoculare vuol dire chela maggior parte della luce raccolta daltelescopio viene concentrata sul nostroocchio, il ragionamento è lo stesso dellapotenza luminosa di un obbiettivo di untelescopio: la capacità luminosa èdirettamente proporzionale al quadratodell'apertura dello strumento.Quindi per osservare gli oggetti deboli e

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diffusi, come tipicamente si presentano quelligalattici ed extragalattici è preferibile usareingrandimenti contenuti poiché questosignifica anche una maggiore luminosità.Possiamo avere esperienza di questo fattodurante l'osservazione pratica: usando bassiingrandimenti vedremo che il campo cheosserviamo si presenta più luminoso di quelloottenibile con ingrandimenti medio-alti, ilfondo cielo sarà più chiaro, ma sarà anche piùfacile scorgere le parti più esterne e deboli dinebulose o galassie.Spesso si afferma che usando ingrandimentipiù elevati si guadagna anche in magnitudinevisibile. Secondo il nostro parere è soloun'impressione. Ripetiamo: la magnitudinemassima raggiungibile da uno strumento èdeterminata dal diametro dello specchio odella lente principale. Quello che noi notiamousando oculari di piccola focale è unoscuramento del fondo cielo per la ragioneopposta a quanto detto sopra: la lente dicampo di un oculare di focale medio piccolanon abbraccia tutta l'area occupata dalbarilotto del portaoculare o focheggiatoredello strumento, ne consegue che solo unapercentuale dell'intero fascio di luce checonverge al fuoco viene intercettato dallostesso oculare, e quindi l'immagine sarà piùscura, più buia per quanto riguarda la lucediffusa. Se il fondo cielo viene scurito conquesto metodo, gli oggetti puntiformiemergeranno più facilmente, e quindi le stellepiù deboli che sono soffocate dalla luminositàgenerale nel caso di bassi ingrandimenti (oltreche soffrire di una non idonea risoluzione datadalla scala d'immagine troppo piccola), ora sirenderanno più facilmente visibili. Ma non èvero che con i bassi ingrandimenti non siraggiunge la magnitudine limite: anzi, inteoria sarebbero in grado di rendere ancor piùvisibili stelle al limite della magnitudine. Ciòche cambia è quindi il contrasto cheovviamente aumenta in parallelo con la scalad'immagine. Gli ingrandimenti più alti sonoquindi da usare quando si vuole studiare più"a fondo" i particolari e le strutture più finidegli oggetti celesti, ad esempio le particentrali di un ammasso globulare, le stelle piùdeboli di un ammasso aperto o le stellinecentrali e le deboli variazioni di luce dellestrutture più nascoste di alcune nebulose

planetarie ecc. Una regoletta per conoscerel'ingrandimento ottimale, per lo meno quellodi riferimento è il "criterio della pupilla di 5mm"; si ottiene applicando le seguentiformule (equivalenti):Iott = D / 5 con D, diametro dello strumento,espresso in mmIott. = 2 x D con D espresso in cm.In ogni caso risulta di poca utilità usare gliingrandimenti più spinti in dotazione: gliingrandimenti massimi più redditiziraggiungono il valore di 100-150 X.Dall'altro lato il minimo ingrandimentousufruibile è quello che fornisce un valore dipupilla d'uscita coincidente con il diametrodella pupilla del nostro occhio, ovveroquell'ingrandimento che fornisce una pupillad'uscita di 7mm, che calcoliamo con laformula già vista. Per un riflettore da 20 cm efocale da 1 metro sono circa 28 ingrandimenticioè, compatibilmente con l'offerta di ocularidisponibili sul mercato, dovremmo usare unoculare con focale di 35mm. A questoproposito le configurazioni SchmidtCassegrain a lunga focale generalmente nonconsentono di raggiungere l'ingrandimento amassima pupilla d'uscita poiché sul mercatogli oculari con focale idonea non sonodisponibili. C'è da dire che non è comunquenecessario raggiungere per forza tale minimoingrandimento strumentale, quindi in questocaso si useranno gli oculari più lunghi a nostradisposizione, e nel caso di un eventualeacquisto si cercheranno le focali massimedisponibili, tipicamente oculari da 40 mm nonconsiderando alcuni prodotti otticamentemolto sofisticati e costosissimi che d'altraparte sono dotati di un barilotto di diametronon compatibile con quello montatocomunemente sugli strumenti amatoriali dimedia grandezza.Rimanendo in tema di oculari a volte si parladi eccezionali rese di alcuni oculari di unamarca rispetto ad un'altra o meglio di unacostruzione ottica rispetto ad un'altra.Generalmente è vero, ma spesso si tende adesagerare. Possiamo dire (ma è opinionenostra) che l'aumento di prezzo o di acclamateprestazioni non segue di solito di pari gradoquello che poi è effettivamente riscontrabilesul lato pratico. Ecco: proprio in questo

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ambito nessuna opinione si può ritenere menosoggettiva e personale, anche se certamente sipuò dire che gli oculari più economici(solitamente gli oculari di tipo Huygens,marchiati H o HM) sono senz'altro da evitare,mentre quelli più costosi come gli Ultra WideAngle (UWA) o Nägler possono fornireimmagini del tutto paragonabili ai più diffusiPlössl o a volte addirittura ai semplici edeconomici Kellner, non considerandoovviamente l'estensione del campoabbracciato.Per ridurre gli ingrandimenti, sempre nel casodi strumenti di lunga focale, una soluzionepotrebbe essere rappresentata dall'uso didispositivi ottici addizionali, come i riduttoridi focale. Anche se tutto sommato è attuabile,non riteniamo sia vantaggioso interporre altrelenti addizionali sul cammino ottico. Unriduttore di focale è pur sempre un dispositivoa lenti che assorbe la luce (le lenti nonlasciano passare il 100% della luce incidente),e, come sappiamo, in questo campo lavoriamogià a livelli critici; inoltre se non si tratta di unprodotto di qualità l'immagine può risultaremeno contrastata e meno definita. Comunqueun difetto tipico quasi ineliminabile è unaforte caduta di luce ai bordi, la cosiddettavignettatura che è sintomo del fatto chestiamo usando in definitiva un artificio, unqualche cosa che rappresenta pur sempre uncompromesso per raggiungere lo scopo, e nonuna soluzione. Se proprio vogliamo è sempremeglio risolvere il problema alla base: inquesto caso dobbiamo usare strumenti a piùcorta focale, quindi se non vogliamo ripiegaresu configurazioni di tipo Newton, possiamopensare a quegli strumenti di tipo SchmidtCassegrain più corti disponibili sul mercatocome quelli che presentano rapporto focalepari a f/6.3. Come si vede ritorniamo unavolta ancora a concetti già ampiamenteillustrati con un'ulteriore prova della lorovalidità.

Un importante salto di qualitàUn recente ausilio all'attività visuale nelcampo del profondo cielo è rappresentatodall'entrata in uso dei filtri interferenziali o«nebulari». Con essi il modo di "fareastronomia" più genuino ha subito un'ulterioreavanzata ed incoraggiamento ed i vantaggi

che ha tratto dalla tecnologia ottica sononotevoli. Si può considerare che il progressodella tecnologia, che ha permesso importantimiglioramenti qualitativi in materiaastrofotografica e incredibili nuove possibilitàin campo informatico ed elettronico conl'avvento del CCD, non ha voluto limitarsisolo a queste frontiere dell'astronomiaamatoriale ma ha potuto offrire un contributoanche a quella più elementare o consideratatale.Da tempo, in campo visuale, vengono usatifiltri colorati da apporre in genere suglioculari dalla parte del barilotto. Con essi sipossono evidenziare meglio alcuni particolariplanetari sfruttando il contrasto offerto tramitela selezione o l'esclusione di alcune bandedello spettro luminoso. Ciò è determinatounicamente dalla colorazione assunta dai varivetri, la cui tonalità è uniformata secondo lenormative e la classificazione formulate dallaKodak. L'utilizzo è limitato però ai pianeti,nessun vantaggio è loro attribuitonell'osservazione degli oggetti deep-sky.Da più di una decina di anni sono adisposizione degli appassionati anche alcunifiltri che sfruttano i fenomeno fisicodell'interferenza delle onde luminose. Unfiltro interferenziale è costituito da lamelle divetro su cui vengono deposte sottilissimepellicole di una resina speciale di materialedielettrico e montate a sandwich. Le ondeelettromagnetiche dello spettro visibile cheattraversano il complesso di lamelle vengonoselezionate in base alla loro lunghezza d'onda,e ciò avviene se le lamelle hanno uno spessoreconfrontabile con la lunghezza d'onda che sivuole eliminare o selezionare.Viene in questo modo totalmente tagliata laluce diffusa di tutta una serie di lunghezzed'onda che "inquina" il cielo o comunquedisturba dal punto di vista astronomico,permettendo solo alla luce appartenente unapiccola finestra dello spettro di passare quasiindisturbata attraverso il filtro; si scelgonoovviamente quelle lunghezze d'onda che sonotipiche degli oggetti celesti, soprattuttonebulose ad emissione ed ancoracomodamente percepibili dall'occhio umano.La selezione luminosa è quindi molto piùdrastica rispetto a quella prodotta dai filtricolorati, inoltre la luce emergente dai filtri

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interferenziali subisce solo in mima partel'assorbimento e l'affievolimento che è inveceuna caratteristica non di poco peso tra i filtricolorati: a seconda del modello e della casaproduttrice la luce della banda trasmessa cheemerge da questi filtri può variare dall'85 adun buon 95 % della luce incidente.Le sigle più comuni che identificano questifiltri non sono standard, poiché ogni prodottodi ogni casa ha una risposta differente da ognialtro, evidentemente dovuto alle diversemodalità con cui vengono costruiti. I primi adessere prodotti sono stati i filtri LPR(acronimo di light pollution reducer), dellaCelestron. A ruota sono entrate sul mercatoanche le altre case tra cui la Lumicon cheproduce ottimi filtri a banda passante largacome quello denominato, guarda caso, "deepsky", ma i più interessanti sono quelli a bandapiù stretta come i filtri "UHC" (ultra highcontrast), "Oxygene III" (il filtro selezionasolo la lunghezza d'onda emessa dell'ossigenoionizzato 2 volte), "H beta" ecc.Originariamente questi filtri sono statiprogettati e prodotti per permetterel'osservazione degli oggetti del profondo cieloanche dalla città e quindi sotto condizioni diforte inquinamento luminoso. In effetti questoscopo viene raggiunto in pieno: ilcampionario di oggetti deboli visibili anche insiti poco idonei subisce un notevoleincremento. Quello che invece ha sorpreso èl'eccezionale efficienza tradotta in unprofondo incremento del contrasto generaleproprio sotto condizioni ideali, ovvero sottocieli limpidi e cristallini. Si potrebbe direparadossalmente che essi funzionano meglioin quelle situazioni e condizioni nelle qualioriginariamente si riteneva che essi nonavevessero ragione d'essere. Gli oggetti celestiestesi emergono decisamente dalla luminositàdiffusa del fondo cielo mostrandosi in tutta laloro estensione, si rendono distinguibilistrutture e parti debolissime altrimenti appenapercepibili o per nulla visibili e che a voltecostituiscono una vera e propria sfida ancheper la stessa astrofotografia.Nonostante il notevole salto di qualità dellecondizioni osservative non bisogna peròcadere nell'errore di considerare tali filtricome un corredo obbligatorio ed ineliminabileper l'osservabilità degli oggetti estesi ad

emissione, casomai è un accessoriocomplementare: l'esame dell'oggetto va fatto,quando possibile, sia senza che con il filtro.Alcune delle nebulose più luminose adesempio, si mostrano con il loro aspetto piùnaturale e "gradevole" proprio senza filtro,come la nebulosa M42 in Orione, o, separliamo di nebulose planetarie, la M27Dumbell nebula in Vulpecula. In ogni caso siale nebulose più luminose sia quelle piùdifficili appaiono, con l'aiuto di questi filtri, intutta la loro interezza e complessità: i dettaglipiù sfumati, le strutture più deboli, esterne enascoste, emergono dal fondo cielo con unafacilità impressionante e l'immagine deglioggetti più famosi è tranquillamenteconfrontabile con le migliori fotografie.Una caratteristica, o se vogliamo un'altra"scoperta" che riguarda questi filtri è che essinon sono adatti per l'osservazione di oggetti dinatura stellare, ovvero le stelle singole odoppie, le stelle variabili, ma anche, piùpropriamente gli ammassi stellari, e legalassie. Queste ultime vengono letteralmenteeliminate soprattutto dai filtri a banda stretta(UHC e Oxygene III ad esempio) assieme alfondo cielo ed all'inquinamento luminoso;qualche risultato si ottiene solo con i filtri abanda larga come il deep-sky, ma tuttosommato irrilevante visualmente, semmai ilmiglioramento è più significativo in campoastrofotografico.

I vari tipi di oggetti deep skyMa come si classificano e come si osservano ivari tipi di oggetti celesti che possono essereosservati direttamente dal nostro occhio?Pur essendo convinti che tutto quello cheabbiamo detto sul metodo e sulle tecniche diosservazione diretta è valido in generale, cirendiamo conto che vi sono naturalmenteanche alcune particolarità proprie di ogni tipodi oggetto.Valutiamo ora ogni singolo caso rilevando lepeculiarità e gli accorgimenti osservativi.Gli ammassi stellari, a loro volta suddivisi inaperti e globulari, sono forse tra gli oggetti dinostro interesse i più facili da osservare,perché costituiti proprio da componentiluminose puntiformi. Sono anche gli unicioggetti celesti profondi di cui è possibile

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effettuare discrete osservazioni anche da cieliinquinati. Per quanto abbiamo detto inprecedenza probabilmente rendono moltomeglio "dal vivo" rispetto alle immaginifotografiche o CCD. Negli ammassi globularipiù luminosi ad esempio possono esserefacilmente distinte le stelline centrali piùaddensate assieme a quelle più deboli dellaperiferia. L'uso dei filtri interferenzialideteriora esteticamente la resa delleosservazioni, guasta il colore delle stelle contonalità innaturali, riduce la magnitudinelimite e quindi il numero di stelle componenti,e vanno quindi usati solo in casi speciali comein condizioni di forte inquinamento luminosoo se, nel caso di alcuni ammassi aperti,l'interesse sia rivolto a far emergere lanebulosità che li avvolge.Le nebulose, possono essere ad emissione, ariflessione ed oscure. Tra le nebulose ademissione vengono distinte anche le nebuloseplanetarie ed i resti di supernova. Per questioggetti ogni stratagemma e trucchetto cheabbiamo descritto o che impariamo conl'esperienza è utile per rivelarle. Sono, alcontrario degli ammassi stellari, gli oggettideep-sky forse più difficili da distinguere siaper la loro bassa luminanza sia per la loroestensione. L'occhio non riesce a percepire ladifferenza tra le nebulose che emettonodirettamente da quelle che diffondono oriflettono indirettamente la luce delle stelle, senon per il fatto che le prime sono forse piùluminose. Nei casi più eclatanti, come nellanebulosa Laguna M 8 o in quella di Orione M42 è distinguibile una colorazione verdeprodotta dall'ossigeno ionizzato. È certamenteconsigliabile l'uso dei filtri interferenziali, cheaumentano, come abbiamo detto, la visibilitàdei particolari ma anche il numero di nebulosegalattiche raggiungibili. Il guadagno ènaturalmente maggiore per quelle ademissione; per le nebulose a diffusionel'effetto dei filtri si traduce solamente nellariduzione del fondo cielo, e quindi in ungenerale aumento del contrasto, comunquesempre molto gradito. Da esperienze eseguitecon i filtri prodotti dalla Lumicon,nell'osservazione delle nebulose ad emissionecomprese quelle planetarie, il filtro UHCfornisce in generale immagini più gradevoli e

luminose. Per quanto riguarda le nebuloseplanetarie il filtro Oxygene III è comunquequello più indicato per quanto l'immagine èpiù forzata. Ha infatti la facoltà di selezionarepiù precisamente una delle bande spettralitipiche di questi oggetti. Si dimostra moltoutile soprattutto per quelle nebulose moltopiccole e dall'apparenza stellare. L'O IIIapplicato all'oculare ha la capacità diaffievolire notevolmente la luce delle stelle dicampo lasciando praticamente inalterataquella prodotta dalla nebulosa, rendendolaimmediatamente riconoscibile. Per quantoriguarda l'immagine della nebulosa planetariain sé bisogna dire che in qualche caso èpreferibile quella visibile senza l'aiuto diquesto filtro: i particolari più luminosipossono emergere a tal punto da sopraffare lavisibilità delle stelle centrali e dicaratteristiche più deboli. Un esempio tipicodi questo effetto è offerto dalla nebulosa NGC2392 "Eskimo" nella costellazione deiGemelli.La visibilità delle nebulose oscure proprio perla loro vastità ed essendo profondamentelegate con il gioco di chiaroscuri visibili nellaVia Lattea hanno la loro resa migliore ai bassiingrandimenti, si apprezzano meglio usando ibinocoli piuttosto che telescopi, al limiteproprio l'occhio nudo può risultare lo"stumento" migliore.Le galassie che anche per quanto riguarda lapratica osservativa possiamo distingueresecondo la classificazione di Hubble:ellittiche, a spirale, a spirale barrata edirregolari. Essendo oggetti a voltelontanissimi la luce ci giunge notevolmenteaffievolita. Dobbiamo applicare gli stessiaccorgimenti generali e più precisamentevanno bene i metodi detti per il caso dellenebulose con la sola eccezione dell'utilizzodei filtri interferenziali, generalmente inutili econtroproducenti. Solo per alcune galassie piùestese, e quindi più vicine, questi possonoaiutare a selezionare le zone ad emissione deibracci a spirale, ma l'osservazione rimanecomunque molto difficoltosa. Per le galassie ilmiglior modo per accrescerne visibilitàrimane solo la classica ricerca di siti con cieliperfetti e l'aumento del diametro e dellaluminosità dello strumento, due requisiti che

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non sempre è possibile ottenere.Possiamo inoltre tranquillamentecomprendere nell'attività di profondo cielo,data la metodologia di base che vi si applica,anche l'osservazione delle stelle singole, dellestelle doppie e di quelle variabili. Inoltrel'osservazione di oggetti "esotici" quali ilontanissimi quasar, o persino curiosità comel'esplorazione delle zone in cui il catalogoRNGC (Revised new general catalogue)riporta "nonexistent object": si può averequalche sorpresa, non si sa mai!Infine, anche se non si può parlare di oggettidi profondo cielo vero e proprio, possiamocitare anche le comete, gli asteroidi e lemeteore. Sono evidentemente oggetti dinatura planetaria e che richiedono anchecriteri e metodi di acquisizione e di studiospecifici, ma la base di partenza come tipo diosservazione, soprattutto nel caso dellecomete, sono simili a quelle applicate nelcampo deep sky e possiamo considerarli

oggetti attinenti anche alla nostra materia. Lecomete per le strutture che produconopossono essere assimilate alle nebulose, gliasteroidi agli oggetti stellari più deboli. Perquesti ultimi la stima della magnitudine edella posizione sempre differente di ora in oratra le stelle fisse può costituire motivo diinteresse.In definitiva possiamo dire che l'attività dibase di un astrofilo, quella osservativasoprattutto nel campo del profondo cielo, oltread essere il fondamento e la palestra di ogniattività astronomica amatoriale, può rimaneredi per sé un modo importante e stimolante peresprimere la propria passione per il cielo.Sviluppando un certo metodo e soprattuttorendendosi conto che l'osservazione direttadegli oggetti dell'universo non si esaurisce aipiù famosi o luminosi, si può svolgereun'attività importante e produttiva senzaricorrere ai metodi più "evoluti" e costosiquali l'astrofotografia o le tecniche di ripresaCCD.

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Sindrome gnomonicaDaniela Negrini

Responsabile del settore Gnomonica del C.A.V. Censimento quadranti solari della provincia

Il “settore Quadranti Solari” del CircoloAstrofili Veronesi ha da poco portato atermine in primo lavoro di ricerca degliorologi solari e delle linee meridiane presentinel territorio di Verona e provincia.Questa prima raccolta, censita su unprogramma informatico distribuitodall’Unione Astrofili Italiani (U.A.I.) èdestinata a rientrare in un programma piùvasto, ossia quello del censimento nazionaledei quadranti solari. Verrà pubblicato uncatalogo a cura della U.A.I., che sarà il primoma non certamente l’ultimo, in quanto sempresuscettibile di variazioni ed aggiornamenti,dato il sempre più crescente interesse intornoa questo tipo di orologi, soprattutto visti comegradevoli oggetti decorativi delle pareti diville, abitazioni e palazzi di uso pubblico.Durante questo primo lavoro di ricerca si èavuto modo di conoscere diverse persone chesi dedicano, in modo più o meno preciso, allacostruzione dei quadranti solari. Taluniimpiegano programmi informatici per i lorocalcoli; altri, e questi sono sempre più rari, piùtenaci ed aggrappati alla tradizione, sono stativisti all’opera, arrampicati sulle impalcature,sudare sotto i cocenti raggi del Sole, mentrecon filo a piombo, livelle, corde e goniometriportavano a termine le “loro creature”.Attualmente verrà consegnato all’U.A.I. unpatrimonio censito di circa 380 meridianeesistenti nel territorio della provinciaveronese, ma si stima che il numero di quellerealmente esistenti possa arrivare anche a 500.Tale archivio pensiamo possa costituire,anche e soprattutto per la nostra associazione,una documentazione importante e di prestigio;essa è custodita su supporto informatico nelcalcolatore presente in sede del Circolo, ed èconsultabile da chiunque.

In quest’ottica tutti i soci del C.A.V. sonoinvitati a segnalare e, se vogliono, anche acompilare l’apposita scheda di quegli orologiincontrati durante i loro percorsi. I futuri datiandranno ad aggiungersi all’archivio e adaggiornare un nuovo catalogo.Non c’è dubbio che, sebbene sia un hobby,tale lavoro è stato duro, stressante, a voltepericoloso, specie quando si è entrati inqualche corte e se ne è usciti rincorsi daqualche cane poco simpatico.Bisogna usare poi molta psicologia con iproprietari delle abitazioni per convincerli chesi sta facendo un lavoro serio ed utile senzasecondi fini. Poi trovi quello che, una voltarotto il ghiaccio, inizia a raccontarti la storiadella sua vita, perché inevitabilmente queisegni tracciati sul muro, si legano a ricordilontani, a persone che li hanno realizzati.In compenso la ricerca dei quadranti solaridiventa alla fine non un semplice approccioscientifico, ma ti coinvolge in un mondo disentimenti, ti allarga la disponibilitàall’ascolto del cuore dell’uomo.Forse questo è il misterioso fascino dellemeridiane, orologi così silenziosi da darci lapossibilità di ascoltarci un po’ di più e chediventano il palcoscenico ideale perraccontare un po’ di noi stessi.Per chi fosse interessato portiamo aconoscenza di una riunione degli argomentidegli gnomonisti U.A.I. che si terràprossimamente, nei giorni 6, 7 e 8 Ottobre aSan Benedetto del Tronto (AP), per una tregiorni di convegno sull’argomento.Buon lavoro a tutti._____________________________________Per chi volesse in sede C.A.V. sono disponibili leschede standard per la raccolta dei dati deiquadranti solari da censire, assieme alleistruzioni; l’autrice è disponibile per chiarimenti edettagli sull’argomento.

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DETERMINAZIONE DELLE DISTANZE CELESTI: METODO DELLAPARALLASSE STATISTICA O SECOLARE (rielaborazione ed adattamento)

Angelo GelodiConsente la stima della distanza media di un vasto gruppo di stelle che si possa presumere abbiano all’incirca la stessa distanza dalla Terra, qualora i relativi moti reali non possano essere considerati coerenti ( cioè omogenei) tra loro (altrimenti si potrebbeapplicare il metodo della parallasse di gruppo, visto nel numero precedente del Notiziario).I moti reali delle stelle in questione si possono quindi considerare come distribuiti in maniera statistica o casuale ( Fig. 1 ).Anche la Terra si muove, col Sole, in una direzione (apice solare)e ad una velocità ben note: V sol = 20 Km/sec.Tale moto Sole-Terra provoca un apparente spostamento delle stelle in esame (moto e velocità trasversale Vt - Fig. 2 ) identico e contrario allo spostamento della Terra che vedrebbe un ipotetico osservatore posto sulle stelle stesse .Questa apparente velocità trasversale di spostamento è tipica per ciascuna stella del gruppo perchédipende dal valore dell'angolo α (vedi Fig. 2 ) , e si somma (vettorialmente) col moto reale diciascuna stella (Velocità risultante in Fig.2 ) .

Tuttavia, dalla Terra, non si potrà in pratica misurare tale velocità risultante, ma solo la suacomponente perpendicolare alla linea congiungente la Terra e la stella, tramite osservazioni protratteper anni o secoli (da ciò il nome del metodo). Per ciascuna stella, pertanto, questa velocità risultante misurabile Vtm:• sarà vista da Terra sotto un angolo µ (velocità angolare apparente nell'unità di tempo);• differirà dalla velocità trasversale Vt solo per la direzione e l'entità della velocità reale (o

velocità propria) della stella.Tali velocità reali sono peraltro distribuite - per assunto - in maniera caotica (vedi Fig. 1) , epertanto la velocità trasversale misurabile Vtm differirà talora in più, talora in meno, dalla velocitàtrasversale Vt. Se il numero di stelle in esame è - come da premessa - sufficientemente elevato, sipuò ragionevolmente ritenere che la media dei valori misurati di Vtm sia sensibilmente uguale alla media dei valori di Vt .

CAV Notiziario 12

moti reali

Fig. 1

Apice

Vsol

20 Km /sec

Velocità reale

Velocitàrisultanteα

Fig. 2

Velocitàtrasversale

Vt

µVelocità

trasversalemisurabileVt

m

CongiungenteTerra - stella

Velocità trasversale

VtD

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Dalla Fig. 2, detta D la distanza (ignota) tra Sole e la stella si ha: (1) 2 π D : Vtm = 360° : µ e (2) Vt = Vsol sen α

Assimilando, per quanto detto, il valore medio di Vt al valore medio di Vtm , si può sostituire ilvalore di Vtm nella (1) con quello di Vt ricavato dalla (2) :

La (1) perciò diventa: (3) 2 π D : Vsol sen α = 360° : µ:

da cui:

Il primo gruppo di termini (360 * Vsol: 2π) è costituito da costanti, indipendenti dalla stella inesame, ma invece gli angoli α e µ e quindi lo stesso gruppo ( sen α : µ ) sono diversi per ognistella .

Fig. 3

Notiamo ancora che l'angolo µ è dato dalla variazione nel tempo dell'angolo α.Si misurano allora, per quante stelle è possibile, l'angolo α e la sua variazione annuale o secolare,riducendo quest'ultima all'unità di tempo (frazioni di grado al secondo = velocità angolare µ ) e si riportano in un diagramma per ogni stella il valore di sen α e della variazione µ ricavandone ivalori medi del gruppo (Fig. 4)

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D = 360 Vsol

2 πsen α µ

α2

Apicee

µ2

µ1

α3

α1

µ3

sen α1

Fig. 4

µ1

µmedio

senαmedio

µ

sen α

(5)

Dalla (4) si ricava allora: la distanza media del gruppo di stelle :

Dmedia

= 360 V

sol

2 πsen α

medio

µmedio

(4)

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La Cometa Linear 1999 S4Paolo Espen

Come forse sapete, a fine luglio è passatavicino alla Terra una cometa, rendendosi benvisibile (sulla carta) alla nostra latitudine. Sitrattava della Linear 1999 S4 che, come tuttele comete appena scoperte, lasciava dei dubbisu quanto sarebbe stata visibile: le comete chesi avvicinano al Sole per la prima voltapossono infatti avere comportamentiimprevedibili. Dai calcoli eseguiti quando lacometa era ancora lontana (marzo), avrebbedovuto raggiungere magnitudine massima di3.8 perché, anche se piccola, sarebbe passatamolto vicina alla Terra. Il primo che, perquanto ne so, l’ha osservata, è stato GiulianoPinazzi a Bocca di Selva (il 2 giugno) versol’alba (04:00) durante un’uscita del Circolo.Si presentava come un debole batuffolo dimagnitudine stimata 10-11.Dalle prime foto di prova che ho scattato aiprimi di luglio (già si vedeva la coda), avevoscorto un colore azzurrino. Questo coloreidentifica una struttura del nucleo composta ingran parte da gas che, a causa del ventosolare, si ionizza come il gas contenutoall’interno di un tubo di una lampada neon.Purtroppo ciò lasciava anche presagire che,essendo la prima volta che si avvicinava alSole, si sarebbe potuta distruggere. Infatti lecomete più esterne al Sistema Solare sonospesso composte da elementi leggeri e moltovolatili. Intanto la previsione dellamagnitudine che avrebbe potuto raggiungereal suo massimo diventava sempre più alta(cioè meno visibile) avvicinandosi a 5.6.Verso fine luglio la cometa transitava sotto lacostellazione dell'Orsa Maggiore, e si calcolòche sarebbe sfrecciata nel cielo abbastanzabassa (fino a 12 gradi dall’orizzonte!). Aquesto ulteriore impedimento all’osservazionesi aggiunse la Luna (ultimo quarto il 24luglio) e le condizioni meteorologiche. Cometroppo spesso capita, mentre la cometa sitrovava più vicina alla Terra, vi fu unasettimana di brutto tempo, con quattro miei

tentativi disperati (e folli, data la coperturanuvolosa) di cercare di fotografare questacometina. Il sito che, secondo me, era il più indicato evicino, era Sant’Anna d’Alfaedo (monteLoffa). Qui, infatti, si presentava un Nordsgombro e il luogo d’estate era meno umidodi Bocca di Selva. Iniziavo a stazionare il C8con tutti i vari accessori per la fotograficacompreso un ETX 90 in parallelo per seguireil nucleo della cometa. Infatti le comete cosìveloci, spostandosi troppo velocementerispetto alle stelle di campo, richiedono uninseguimento diretto sul nucleo. Solo chipratica l’astrofotografia sa quanto è frustranteessere sul luogo pronti (con tutte le effemeridiper calcolare la direzione di spostamento dellacometa) e aspettare invano che le nuvole siaprano… Intanto i giorni passavano e la cometa sispostava sempre più verso l’orizzonte. Alquinto tentativo trovai le nuvole più“clementi” (anche se era presente una certafoschia che diventata sempre più spessa versol’orizzonte). Trovata la cometa, vidi che ilnucleo era “allungato”, segno che si erasgretolato dalle pressioni interne causate dalgas che fuoriusciva. Purtroppo si eraindebolita in modo considerevole e non erapossibile seguire il nucleo con l’ETX. Decisiallora di fotografarla guidando su una stella.Il risultato fu una foto “da dimenticare":

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Inquinamento luminoso: una guerraRoberto Biondani

Responsabile gruppo inquinamento luminoso del C.A.V.Come dovreste sapere, un gruppo del C.A.V. si stabattendo per ridurre l’inquinamento luminoso chesempre più impedisce l’osservazione della voltaceleste.Il C.A.V. si impegna a far rispettare la L.R.sull'inqinamento luminoso e, se strettamentenecessario, promuovere azioni di ESPOSTODENUNCIA nei confronti di Comuni non adempientialla L.R. Come delegazione U.A.I per Verona eprovincia, come soggetto facente parte del

Coodinamento Regionale per la Lotta all'inquinamentoluminoso e come socio di Cielo Buio, il C.A.V. intendeseriamente affrontare il problema, incurante delleomissioni e abusi d'atti d'ufficio di alcuneamministrazioni (unici soggetti perseguibili) daeventuale Esposto presso la Procura della Repubblica.In particolare stiamo mettendo a conoscenza i Comunidel veronese (una cinquantina) che vi è una LeggeRegionale 22/07 del 1997 che regolarizza ladispersione di luce verso l’alto.

Per informazione riporto i punti salienti della legge in questione:

Art.4 Sono di competenza dei Comuni:La predisposizione, l'approvazione e l'aggiornamento del piano comunale dell'illuminazione pubblica,a integrazione delpiano regolatore generale.Art. 5 dell'allegato C: Adottare sistemi automatici di controllo e riduzione del flusso luminoso, fino al 50% del totale, dopo le ore ventidue,eadottare lo spegnimento programmato integrale degli impianti ogniqualvolta ciò sia possibile, tenuto conto delleesigenze di sicurezza.Si ricorda che in base alla Delibera Regionale del 22 Giugno 1998 n°2301 all'articolo 4 della stessa recita testualmente:é fatto obbligo ai suddetti comuni il rispetto delle norme previste dall'art.9 della L.R. n°22 / 07 e l'adeguamento allestesse;L'art 9 prevede una zona di particolare interesse attorno ad osservatori e si osservativi di 10 km come il sito diPozzamorta e Bocca di Selva entrambi nel Comune di Boscochiesanuova, e vieta qualsiasi fonte luminosa di qualsiasimodalità fissa o rotante diretta verso il cielo.

… mentre il saggio indica la Luna, lo stolto guarda il dito...

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Il mercatino del CAVDa questo numero del CAV Notiziario prende il via "Il Mercatino del CAV", una rubrica dedicata alloscambio, tra i soci del Circolo, di strumentazione astronomica, materiale fotografico, riviste, libri, software,e qualsiasi altro oggetto inerente alla pratica astronomica. I soci interessati a partecipare con inserzioni alMercatino sono pregati di recapitare gli annunci al coordinatore Paolo Alessandrini attraverso la postaelettronica ([email protected]) o personalmente in sede al venerdì sera, oppure affiggendo l'annuncio allabacheca del Circolo in sede e indicando "Notiziario". Tutti gli annunci pervenuti verranno pubblicati sulsuccessivo numero del "CAV Notiziario". Un annuncio può anche essere pubblicato su più numeri, previaesplicita richiesta al coordinatore.Ecco gli annunci che ci sono pervenuti.

• Cavalletto artigianale per binocolo astronomico, barra particolare a "T" con contrappesoper visione agevole dello zenith. Prezzo richesto £ 100.000. Contattare Giuliano Pinazzi tel. 0348-6602014 e-mail: [email protected].

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• Supporto per foto in parallelo MEADE 10'. Prezzo richiesto: £ 50.000. Contattare Sergio Moltomoli tel. 045-574345 e-mail: [email protected].

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APPUNTAMENTI DEL CIRCOLOProgramma delle serate interne

Ottobre - Dicembre 20006 ottobre Costellazioni ed oggetti autunnali

Relatore: Sergio Moltomoli13 ottobre Serata libera (introduzione all'Assemblea di gennaio 2001)20 ottobre Il deficit di massa nell'Universo e la materia oscura

Relatore: Angelo Gelodi27 ottobre Uscita pratica3 novembre La Radioastronomia: aspetti fondamentali

Relatore: Paolo Espen10 novembre La Radioastronomia amatoriale è possibile?

Relatore: Paolo Espen17 novembre Serata libera24 novembre Uscita pratica dedicata al puntamento di oggetti con l'ausilio di

cartine e/o coordinategiovedì 30 novembre

Emissioni radio dal CosmoRelatore: Prof. Sergio Ortolani (Professore Ordinario pressoil Dipartimento di Astronomia dell'Università di Padova)Sala Conferenze della Cariverona in Via Rosa.

1 dicembre Serata libera (preparazione dell'Assemblea di gennaio 2001 epresentazione della bozza di regolamento per le candidature)

8 dicembre Chiuso per festività15 dicembre CENA SOCIALE. Prenotazioni in sede dal 1° dicembre. Locale da

definirsi.22 dicembre La stella di Betlemme

Relatore: Gaetano Carlini29 dicembre Chiuso per festività

Nei venerdì di uscite osservative, la sede resterà ugualmente aperta.Gli incontri si tengono presso la sede del Circolo con apertura alle ore 21:15 e ingresso libero.Nelle serate di uscita il punto di ritrovo è presso la sede del CAV alle 20:20, con partenza alle20:40. Il sito osservativo utilizzato dipende dalle condizioni meteorologiche.Gli asterischi indicati in corrispondenza alle serate di conferenza indicano il livello di difficoltà nelmodo seguente:

Contenuto della conferenza descrittivo; non richiede una preparazione di base.

Difficoltà media; alcuni argomenti possono richiedere una certa preparazione, ma ilcarattere generale della conferenza può essere accessibile alla gran parte delpubblico.

Conferenza con argomenti che per tipo e/o approfondimento presentano una certadifficoltà.

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Corso di Astronomia:"Cittadini dell'Universo"

Il Comune e la Pro Loco di Bovolone e il Circolo Astrofili Veronesi "Antonio Cagnoli"organizzano un Corso di Astronomia intitolato "Cittadini dell'Universo", che si terrà pressol'Auditorium della Biblioteca Civica di Bovolone - Via Vescovado, 1 - con il seguente programma:

3/10/2000 Il Sistema SolareAll'inizio degli anni '60 sui pianeti sembrava fosse stato detto tutto quello che c'era dadire, compatibilmente con gli strumenti dell'epoca. Sono invece bastati poco meno diquarant'anni perché le sonde spaziali rivoluzionassero le nostre conoscenze in questosettore dell'Astronomia, rivelandoci il Sistema Solare per quello che realmente è: uninsieme di mondi affascinanti e complessi, sui quali abbiamo ancora molto da capire e daimparare.

10/10/2000 Via Lattea, città di stelleCome gli esseri viventi, anche le stelle hanno una loro vita: nascono, crescono e muoiono.Grazie anche allo studio del Sole, gli astronomi ci stanno regalando la comprensione diqueste gigantesche e lontanissime fornaci, sorgenti di luce (e forse di vita) nel buioinfinito del cosmo.

17/10/2000 I mattoni dell'UniversoGalassie: strutture composte da miliardi e miliardi di stelle che evolvono intrecciandosi,deformandosi e a volte scontrandosi tra di loro, come se volessero raccontarci una storia.Quella di un Universo in continua evoluzione che lentamente inizia a svelarci i suoisegreti più antichi e profondi, riguardanti la sua remota origine e il suo lontano futuro.

24/10/2000 Astronomia "in pratica"Come orientarsi nella volta celeste; quali strumenti utilizzare per ammirare e fotografarela Luna, i pianeti e le stelle; come e da dove osservare lo spettacolo eterno del cielostellato. Un breve ABC per avvicinarsi ad un hobby tanto bello quanto affascinante.

31/10/2000 La Terra dall'altoVisto dai satelliti, con i suoi fantasmagorici intrecci di nubi, oceani e continenti, il nostropianeta è di una bellezza tale da togliere il fiato a chiunque. E sempre da lassù appaionoevidenti le tracce lasciate dall'uomo nei pochi millenni della sua storia: sia quelle positiveche (molto spesso, purtroppo) quelle negative.

Uscita pratica: alla fine di una delle serate, se le condizioni meteo lo consentiranno, si terràun'osservazione del cielo con gli strumenti messi a disposizione dai soci delCircolo.

Tutte le conferenze avranno inizio alle ore 20.45.

Per informazioni ed iscrizioni: Biblioteca Civica di Bovolone (tel. 045 699 5265).

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