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DIREZIONE, REDAZIONE AMMINISTRAZIONE: Via di San Pancrazio, 8 00152 Roma Tel. 06 5899344 Fax 06 5818096 www.grandeoriente.it www.goiradio.it E-MAIL: [email protected] l’analisi Sventato tentativo di discriminare i Massoni in Sicilia in primo piano Gran Loggia di Rimini: Pedagogia delle Libertà cronaca Giorno del Ricordo, la solidarietà del Grande Oriente d’Italia Servizio Biblioteca Sulla scia dei Magi Manifestazioni LIVORNO / La Massoneria nella storia della città SIENA / Convegno del Collegio toscano TARANTO / In ricordo di Hanna Arendt PERUGIA / Una mostra e un francobollo della Massoneria VELLETRI / Convegno della Loggia “Costantino Nigra” su “I culti dell’antichità” attività Grande Oriente d’Italia Notizie dalla Comunione rassegna stampa storia e cultura attualità 15 17 2 4 6 7 9 Anno VIII - Numero 3-4 15-28 febbraio 2007 sommario 1 8 3 5 - 1 9 07 GIOSUÈ CARDUCCI POETA PREMIO NOBEL MASSONE

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DIREZIONE, REDAZIONEAMMINISTRAZIONE:

Via di San Pancrazio, 800152 Roma

Tel. 06 5899344Fax 06 5818096

www.grandeoriente.itwww.goiradio.it

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l’analisiSventato tentativo didiscriminare i Massoni in Sicilia

in primo pianoGran Loggia di Rimini:Pedagogia delle Libertàcronaca Giorno del Ricordo, la solidarietà delGrande Oriente d’Italia

Servizio BibliotecaSulla scia dei Magi

Manifestazioni LIVORNO / La Massoneria nella storiadella cittàSIENA / Convegno del Collegio toscanoTARANTO / In ricordo di Hanna ArendtPERUGIA / Una mostra e un francobollodella Massoneria

VELLETRI / Convegno della Loggia“Costantino Nigra” su “I cultidell’antichità”

attività Grande Oriente d’ItaliaNotizie dalla Comunione

rassegna stampa storia e culturaattualità

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Anno VIII - Numero 3-415-28 febbraio 2007

sommario

1835-1907GIOSUÈCARDUCCIP O E T APREMIO NOBEL MASSONE

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Costruire richiede intelligenza, impegno,fatica e, soprattutto, un progetto.In circa 8 anni, lavorando sodo, abbiamoconquistato credibilità nella società e neimass media, abbassato l’età media degliiscritti, aumentato in progressionegeometrica il numero di questi ultimi,promovendo il loro livello culturale e conesso l’orgoglio di essere Liberi Muratori. L’animo umano è però vulnerabile e volu-bile e, per sua difesa, fa calare l’oblio suiperiodi “neri” della dolorosa persecuzio-ne e sulle cause che l’avevano generata.Incoscientemente si reputa che i tempibui non torneranno e ci si dimentica che,

se costruire è difficile e richiede anni edimpegno, basta un attimo per far crolla-re l’edificio.Ancora oggi i giornali attribuiscono, siapure a livello episodico e senza genera-lizzazione, l’appartenenza alla Masso-neria, e per essa alla nostra Istituzione,di personaggi inquisiti (leggi scandaliParmalat, Ospedali romani, concorsiuniversitari e, ancor peggio, nel sud leinfondate accuse di collusioni con la ma-lavita organizzata), imponendoci di rea-

gire immediatamente, anche insede giudiziaria.Ancora oggi alti esponenti delclero rilanciano l’infondataequazione tra Mafia e Masso-neria.Ciononostante assistiamo alnostro interno a forme di lassi-smo, di scarsa attenzione a ciòche accade nel mondoprofano, come nel casodell’ordine del giorno pre-sentato all’Assemblea Re-gionale Siciliana per esclu-dere i Massoni dai ruoli diri-

19 gennaio 2007

OORRDDIINNEE DDEELL GGIIOORRNNOO

OOggggeettttoo:: Dichiarazione in ordine alla appartenenza o meno ad enti, comitati, circo-li, associazioni, ivi comprese quelle massoniche, da parte dei direttori generali, sa-nitàri ed amministrativi nelle aziende sanitarie, ospedaliere e dei policlinici univer-sitari della Sicilia.PPRREEMMEESSSSOO che l’art. 97 della Costituzione prevede che “i pubblici uffici sono or-ganizzati secondo disposizione di legge, in modo che siano assicurati il buon an-damento e l’imparzialità dell’amministrazione”;CChhee, ancora, in virtù dell’art. 98 della Costituzione “i pubblici impiegati sono a ser-vizio esclusivo della Nazione”;CChhee il Consiglio di Stato, con sentenza 5811/2003, ha confermato il giudizio di pri-

Simona Vicari

27 gennaio 2007

18 giugno 2006

Roma, 27 gennaio 2007

Assemblea Regionale Siciliana

Emendamentoalla Finanziaria presentato il 19 gennaio 2007

ASSEMBLEA REGIONE SICILIA / Sventato tentativo di discriminare i massoni

Nessun dorma…

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genziali nelle aziende sanitarie, ospedaliere e nei policlinici, attraversol’imposizione di una dichiarazione di non appartenenza alla Massoneria.Al riguardo dobbiamo esprimere un plauso al fratello Giuseppe Lo Sar-do per averci reso edotti di quanto si stava consumando ai nostri dan-ni e che, peraltro, veniva pubblicizzato in loco dalla stampa.Abbiamo così potuto impiegare, alla luce del sole, tutti gli strumenti le-gali, informando e mettendo a disposizione copia della sentenza delConsiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia – Sezione Giurisdi-zionale - n. 537 del 20 agosto 2002 e la nota sentenza della Corte Eu-ropea dei Diritti dell’Uomo del 2 agosto 2001 (Grande Oriente d’Ita-lia/Repubblica Italiana per l’art. 5 della legge n. 34/96 della RegioneMarche), che hanno ritenuto illegittima e incostituzionale l’imposizionedi una siffatta dichiarazione. La Corte di Strasburgo ha affermato, inparticolare, che la norma regionale incriminata violava anche l’art. 11della Convenzione Europea di salvaguardia dei diritti dell’Uomo.L’ordine del giorno è stato ritirato.Il che comprova che la discriminazione e la ghettizzazione riescono,quando i vertici anche periferici del Grande Oriente d’Italia scelgono levie catacombali e del silenzio e rifiutano la visibilità e il dialogo con lasocietà e le Istituzioni.

mo grado del TAR della Toscana in relazione al licenziamento di due am-ministratori pubblici per omessa o infedele dichiarazione in rapporto allaloro appartenenza alla massoneria, nella considerazione che il diritto al-la riservatezza quale valore assoluto, che pur trova diretta tutela nellaCarta Costituzionale, recede a favore del principio del buon andamentodell’amministrazione previsto dall’art. 97, che è speculare al principio ditrasparenza sugli apparati amministrativi;CChhee l’Assemblea Regionale Siciliana nelle passate legislature, attraversoripetuti atti parlamentari, ha evidenziato la problematica, in ordine al-l’appartenenza, a logge massoniche di. rappresentanti politici e istituzio-nali, dei dirigenti regionali e degli ammininistratori di enti, organismi edistituti dipendenti o sottoposti al controllo della Regione;CChhee tale dichiarazione si renda ancora più opportuna per dirigenti, comequelli della sanità, che esercitano un forte potere decisionale, i cui atti ri-schiano di essere adottati non sempre secondo il criterio dell’efficienza;TTUUTTTTOO ciò premesso e ritenuto, nelle more che l’Assemblea disciplini conlegge l’intera materia che riguarda l’applicazione degli esclusivi principicostituzionali di imparzialità e buon andamento dell’amministrazione cuidebbono ispirarsi nelle loro decisioni tutti i dirigenti della pubblica am-ministrazione;

SSII IIMMPPEEGGNNAAL‘Assessore Regionale alla Sanità a richiedere ai direttori generali. sanitari ed

amministratividelle aziendesanitarie unalibera dichiara-zione in ordi-ne alla loroappartenenzao meno ad en-ti, circoli, co-mitati ed asso-ciazioni, ivic o m p r e s equelle masso-niche.OOnn.. GGiioovvaannnnii

AArrddiizzzzoonnee

LLaa pprreevviissiioonnee ppeerr ccuuii ii ffuunnzziioonnaarrii cchhee iinntteennddoonnoo

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eennttii llooccaallii ee aallttrroo))

La Corte europea dei diritti dell’Uomo ha posto fi-ne “alle discriminazioni contro i liberi muratori” pre-miando “la fiducia che la Massoneria aveva ripostonella Magistratura”. Lo ha detto a Pesaro GustavoRaff il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia diPalazzo Giustiniani, commentando la sentenza concui la Corte ha accolto il ricorso del Goi contro lalegge 34 delle Marche che obbliga chi concorre acariche pubbliche a dichiarare di non appartenerealla Massoneria.“Con questa legge regionale - ha detto Raffi in unaconferenza stampa di cui è stata diffusa una sinte-si - si è perpetrata una discriminazione tra cittadi-ni e si sono coartati e affievoliti i diritti dei liberimuratori che, per conservare la loro identità e il di-ritto di accesso a ruoli di responsabilità, sono sta-ti costretti a dimettersi dalla Massoneria, per nonrendere dichiarazioni mendaci”. II Goi si attende orache “tutte le Regioni e gli enti pubblici adottino ognimisura necessaria per rimuovere la violazione cen-surata dalla Corte europea: in primo luogo le Re-gioni Toscana, Friuli e Venezia Giulia”. In caso con-trario il Grande Oriente presenterà nuovi ricorsi.La sentenza della Corte europea ha condannatolo Stato italiano per aver violato “in pregiudiziodei massoni, la libertà di associazione”. Un pro-nunciamento che secondo Raffi interrompe “il lun-go sonno della ragione e la stagione di crimina-lizzazione e discriminazione nei confronti dei li-beri muratori dei Goi” ed è “coerente con quellaassunta dalla magistratura italiana che ha archi-viato il procedimento avviato dal pubblico mini-stero Cordova per affermare condotte criminalianche da parte delle istituzioni massoniche uffi-ciali e regolari”. (ANSA).

MASSONERIA: RAFFI, DA CORTE EUROPEA STOP A DISCRIMINAZIONI

4 agosto 2001

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PPEEDDAAGGOOGGIIAA DDEELLLLEE LLIIBBEERRTTÀÀ è il tema scel-to per la Gran Loggia 2007, che si riunirà alPalacongressi di Rimini dal 13 al 15 aprile.Oltre ai lavori rituali, il tradizionale ap-puntamento di primavera del GrandeOriente d’Italia presenterà, come sempre,un ricco palinsesto di mostre, tavole ro-tonde e incontri aperti al pubblico, veri epropri momenti di apertura e confrontocon la società.Per favorire la diffusione e la conoscenzadei principi e dei valori della Massoneria,anche quest’anno il Gran Maestro Gusta-vo Raffi terrà due allocuzioni: una pub-blica, venerdì 13 aprile, e una domenicamattina, riservata a tutti i membri delGrande Oriente d’Italia. Alle ore 17,45 divenerdì, i lavori rituali saranno sospesi ele porte del Tempio si apriranno per ac-cogliere i fratelli apprendisti e compagni,le famiglie, gli amici e i rappresentantidelle Istituzioni. Dopo un intermezzo mu-sicale del musicista di fama internaziona-le Bruno Battisti D’Amario, il Gran Mae-stro farà il suo intervento. Dedicata ai so-li fratelli, invece, l’allocuzione di domeni-ca: il momento più solenne della tornatadi Gran Loggia nel quale saranno presen-ti le delegazioni delle Gran Logge estere.In questa occasione potranno partecipareanche fratelli apprendisti e compagni chedovranno indossare le loro insegne e pre-sentare la propria tessera d’appartenenzaai questori situati all’ingresso del Tempio.Per quanto riguarda il programma cultu-rale, accessibile anche ai non-massoni,l’inizio dei lavori è previsto venerdì 13(ore 9,30) con l’inaugurazione di tre mo-

stre: “I Tarocchi. Storia, Arte e Ma-gia”, dell’Associazione Le Tarot; “IMille di Garibaldi nell’album diAlessandro Pavia”, del Servizio Bi-blioteca del Grande Oriente d’Italiain collaborazione con l’editoreGangemi; “Cimeli Garibaldini”, cu-rata dal Grande Archivista VittorioGnocchini.Successivamente, si svolgerà la pri-ma delle tre tavole rotonde sul tema “Li-bertà Civili”; le altre (sabato pomeriggioalle 17,30 e domenica mattina alle 10,30)affronteranno gli argomenti “Libertà Futu-re” ed “Educazione alle Libertà”. Sonoprevisti interventi di personalità di primopiano del mondo della cultura e del-l’informazione: due nomi per tutti, lo sto-rico Alberto Melloni e il filosofo GiulioGiorello, noti al grande pubblico dalle co-lonne del Corriere della Sera.Le attività si articoleranno per tre giornicon presentazioni di libri d’interesse mas-sonico, organizzati dal Servizio Bibliote-ca che anche quest’anno esporrà nellaSala “Paolo Ungari”, trasferita da Roma aRimini, una interessante collezione di li-bri, riviste e di documenti, alcuni inediti;saranno sempre visitabili gli stand della“Fiera del Libro”, di opere d’arte e di og-gettistica massonica, dislocati negli ampispazi del Palacongressi, senza dimentica-re le consuete iniziative dell’AssociazioneItaliana di Filatelia Massonica con l’annul-lo speciale realizzato con le Poste Italia-ne e una ricca esposizione di materiale fi-latelico da tutto il mondo. Ci saranno,poi, la proiezione di filmati, tra cui il plu-

ripremiato cortometraggio “Ignotus” delfratello Max Bartoli, e, per i “navigatoridella rete”, la postazione del nostro nuo-vo sito internet, che sarà inaugurato pro-prio in Gran Loggia e trasmetterà, minutoper minuto, tutte le attività al Palacon-gressi aperte al pubblico.Il grande evento musicale di quest’anno,dopo i concerti di Noa e di Salvatore Ac-cardo delle ultime due edizioni, sarà l’esi-bizione, la sera di sabato 14 aprile, dellacantante Antonella Ruggiero, una delle vo-ci più versatili del panorama italiano, che,con il suo “Stralunato recital-live”, pro-porrà brani conosciuti del suo vasto re-pertorio e di celebri artisti internazionali.

RIMINI / Al Palacongressi la tradizionale assemblea annuale del Grande Oriente d’Italia

Pedagogia delle LibertàUna mostra sui Tarocchi e le esposizioni in onore del Gran Maestro Giuseppe GaribaldiLe tavole rotonde con i massimiesponenti della cultura e dell’informazioneIl concerto della cantante Antonella Ruggiero

Antonella Ruggiero

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I TarocchiStoria, Arte e Magia

I più considerano i Tarocchi come stru-menti divinatori, ma non conoscono laloro origine che risale all’età umanisti-ca italiana, né il motivo della loro crea-zione: un gioco di carte simboliche at-to a rimandare alla mente, secondo ilnoto concetto ludendo intellego (gio-cando imparo), i profondi significatidella Scala Philosophorum, in grado diaprire all’uomo la comprensione delDivino.Nel periodo Illuminista, grandi intellet-tuali massoni riplasmarono queste car-te creando il Tarocco Esoterico, simbo-li iniziatici a cui non era estranea quel-la visione ermetica e neoplatonica cheaveva già in gran parte modificato l’iconografia dei Tarocchi in epoca cinquecentesca.Il motivo ispiratore dell’esposizione alla Gran Loggia 2007 risiede proprio in questo: nel-le profonde relazioni intercorrenti fra la Dottrina e la storia della Massoneria, e la Dot-trina e la storia del Tarocco che sono molteplici e che si estendono ad ogni livello. Una mostra corposissima che presenterà al grande pubblico l’analogia fondamentaledel cammino iniziatico che le due tradizioni delineano conducendo allo stesso fine: larigenerazione dell’uomo nello Spirito.

I Milledi Garibaldi nell’album diAlessandroPavia

L’Album dei Mille fu realizzato dalfotografo ottocentesco AlessandroPavia con l’intenzione di raccoglie-re in un unico volume tutti i ritrattidei partecipanti alla spedizione gui-data dal generale Giuseppe Garibal-di. Nell’arco di circa sette anni il fo-tografo cercò di raccogliere, lungola penisola da poco riunificata, leimmagini dei protagonisti dell’im-presa che si era voluta celebrare inquesto modo particolare compren-dendo, da subito, il significato chequesto evento avrebbe assunto al-l’interno della nostra storia nazio-nale. La casa editrice Gangemi hacurato, per conto dell’Istituto per laStoria del Risorgimento Italiano,un’edizione critica di questo album,che ripropone integralmente l’operaconservata presso lo stesso Istituto.La sua riproduzione, arricchita dididascalie esplicative, sarà espostaal Palacongressi, dal 13 al 15 aprile,in settantadue pannelli che rico-struiscono le fisionomie dei veriprotagonisti dei Mille di Garibaldi. Iritratti in rassegna diventano unasorta di unico, singolare “Ritratto digruppo”.

Nella Sala Paolo Ungari

S ullo sfondo delle immagini, che riproducono Palazzo Giustiniani, con al-cuni ambienti particolarmente densi di storia, come l’Ufficio del GranMaestro, il Tempio Massonico e la Sala del Consiglio dell’Ordine, il Ser-

vizio Biblioteca ha inserito due documenti eccezionali recentemente acquisiti,relativi alla perdita della nostra sede. Il ritrovamento particolarmente rilevanteè stato realizzato dallo stesso Bibliotecario, Bernardino Fioravanti, e riguardal’acquisizione forzata di Palazzo Giustiniani da parte del Ministero della Pubbli-ca Istruzione. I documenti sono costituiti dal Decreto del 20 gennaio 1926 del Mi-nistro della Pubblica Istruzione, Pietro Fedele, e la successiva lettera del Mini-stero stesso, indirizzata a Domizio Torrigiani e ad Ettore Ferrari, in qualità, ri-spettivamente, di presidente ed ex-presidente dell’URBS. Come è noto, questatransazione fu condotta con particolare accanimento dallo Stato, che valutò Pa-lazzo Giustiniani, nel 1926, un milione e cinquantacinquemila lire, lo stesso prez-zo di acquisto del 1911, nonostante la pesante svalutazione subita dalla monetanazionale nei quindici anni precedenti, anche a causa della prima guerra mon-diale, e facendo valere un diritto di prelazione a favore del Ministero non piùesistente. Tra gli altri inediti che saranno esposti: alcuni appunti per il verbaledella costituzione di triangoli massonici a Durazzo in Albania del 1914 e la let-tera di Ernesto Nathan indirizzata ai fratelli della Turchia Europea per una ri-

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“Una tragedia nazionale chefa parte della nostra sto-ria e che tutti noi dobbia-

mo ricordare senza ipocrisie - ora chetutti sanno, anche quelli che volevano l’o-blio - con serenità di giudizio, ma, so-prattutto, con profondo rispetto per lemigliaia di connazionali, vittime di un’a-troce pulizia etnica, fomentata da unaideologia nazional-comunista, oggi sep-pellita dalla storia”.

Lo ha detto il Gran Maestro Gustavo Raf-fi in occasione del Giorno del Ricordo ce-lebrata il 10 febbraio, data del Trattato dipace di Parigi che nel 1947 sancì la perdi-ta dei territori dell’Istria e di Pola.“Proprio il rispetto dovuto a queste vitti-me – ha aggiunto - ci impone un ruoloattivo che va oltre il dovere di perpetua-re la memoria di questa umana tragedia:dobbiamo infatti adoperarci affinché sul-le barbarie fondate su cupi nazionalismi,

sugli odi etnici e religiosi prevalgano leragioni del dialogo, della pacifica convi-venza e del rispetto dei diritti umani”.“Solo il pluralismo culturale, etnico e re-ligioso – ha concluso il Gran Maestro -,per l’affermazione del quale la Massone-ria del Grande Oriente d’Italia conduce dasempre una infaticabile battaglia, può es-sere garanzia contro le conseguenze de-vastanti del fanatismo, dell’intolleranza edell’integralismo”.

GIORNO DEL RICORDO / La solidarietà del Grande Oriente d’Italia

“Contro le pulizie etniche prevalgano le ragioni del pluralismoculturale, religioso, etnico”Il Gran Maestro Raffi esprime il cordoglio dei massoni italiani allevittime delle foibe

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cronacacronacaComunicazione del Ministero dellaPubblica Istruzione a Ettore Ferrari perrientrare in possesso di Palazzo

presa dell’attività massonica inquell’area in occasione della vi-sita del Gran Maestro AggiuntoEttore Ferrari. Un altro settore rilevante dell’e-sposizione riguarderà prestiti dacollezioni private; possiamo anti-cipare la storia di un documentoritrovato a Newcastle (Gran Bre-tagna), in una custodia di piom-bo murato in un’antica soffitta. Èil diploma massonico della Log-gia “Trionfo Ligure” (del 1858) al-l’obbedienza del Grande Orientedi Francia, qualche anno primadell’adesione della Loggia alGrande Oriente d’Italia. Nella cu-stodia era conservato anche ilcertificato di laurea in IngegneriaNavale del cittadino britannicoJoseph Ridley Rewcastle, che at-testa la vita della Loggia, autenti-ca porta sui mari. Tra gli altri te-

sori esposti una richiesta mano-scritta per la ricostituzione di unaLoggia a Tours all’obbedienzadella Gran Loggia Inglese di Fran-cia (del 1766), nonché documen-tazione della loggia parigina "Ita-lia", della Gran Loggia di Francia,che fu centro di raccolta di esuliitaliani durante il fascismo. Il ma-teriale fa parte del fondo archivi-stico donato recentemente alGrande Oriente d'Italia dallo sto-rico francese Joel Gregogna.Nell’attività di recupero dellefonti saranno esposte le anastati-che di antiche riviste massonicheintrovabili, quali “LUX” (1923-1925), la “Fenice”, il “BollettinoMassonico” (1908-1910), e alcuneannate della “Rassegna massoni-ca”(1918-1925). Nella Sala “Paolo Ungari” si po-trà inoltre consultare l’interaraccolta con la descrizione ar-chivistica effettuata dal ServizioBiblioteca.

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G rande affluenza di pubblico il 15dicembre scorso a Villa ‘Il Va-scello’ per la presentazione del

libro di Antonio Panaino I Magi evangeli-ci. Storia e simbologia tra Oriente e Occi-dente (Longo, 2004) che presenta una cir-costanziata indagine sul significato stori-co-religioso, ideologico e simbolico deiMagi. Oltre all’autore, sono intervenuti l’ac-cademico dei Lincei Gherardo Gnoli, insi-gne iranista, ordinario di Storia religiosadell’Iran e dell’Asia Centrale all’Università“La Sapienza”di Roma, nonché presidentedell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Orien-te; Pietro Mander, titolare di Assiriologiapresso l’Università di Napoli “l’Orientale”;Gustavo Raffi, Gran Maestro del GrandeOriente d’Italia.Tanta curiosità, ha detto in apertura Ber-nardino Fioravanti, responsabile del Servi-zio Biblioteca che ha organizzato l’incon-tro, è certamente da attribuire al fascinoche, per duemila anni, l’episodio evange-lico della visita dei Magi a Gesù Bambinoha avuto nell’immaginario popolare e nel-la fantasia degli artisti che lo hanno ripro-dotto in varie fogge, segno delle diverseinterpretazioni che biblisti, teologi, astro-nomi, storici e studiosi delle religioni anti-che, gli hanno dato nel tempo. Senza di-menticare poi il consenso mediatico all’o-pera di Panaino, che conferma il generaleinteresse verso un tema sul quale non c’èmai stata sufficiente chiarezza.Com’è noto, l’episodio dell’arrivo dei ReMagi alla grotta di Betlemme, è registratonel Vangelo di Matteo. Il passo è tantodenso quanto laconico, limitando la suaesposizione a un’asciutta linea narrativa,fonte, in tutte le epoche, di molti interro-gativi.Gnoli è intervenuto per primo, commen-tando il percorso seguito da Panaino nelsuo libro. Sacerdoti iranici, forse già pre-senti ai tempi di Zarathustra (Zoroastro),i Magi erano esperti del culto e della di-vinazione. Non si può con certezza stabi-lire da dove derivi il termine “mago”, maesso si diffuse fuori dall’Iran, nel mondogreco, ove assunse più valenze, tra cuiquella di stregone, ma anche di imposto-re e ciarlatano. Tuttavia, nel Vangelo diMatteo i Magi hanno una connotazione de-

cisamente positiva, anzi, ri-leva lo studioso, sono pre-sentati come superiori ai sa-cerdoti del Tempio di Geru-salemme, i quali non eranostati in grado di comprende-re l’evento che si stava veri-ficando, con la nascita delRedentore. Molteplici sono leragioni che hanno dato luo-go a questa polisemia.Da un lato, i Giudei che vivevano sotto ildominio romano non godevano della stes-sa favorevole condizione di quelli che sta-vano sotto il regno dei Parthi, e da qui l’o-pinione positiva di Matteo. Non si devetrascurare poi, che anche nella religionezoroastriana era annunciata la venuta diun Salvatore, anch’egli nato da vergine,che avrebbe concluso i tempi, determi-nando la vittoria del Bene, a dimostrazio-ne che il tema era ben noto nell’Asia An-teriore e Media.D’altra parte, non tutto il corpo testamen-tario è però omogeneo a riguardo: nel Li-bro di Daniele, i Magi o maghi erano gliesperti di sogni del re babilonese Nabu-codonosor, incapaci di spiega-re il terribile sogno del re. Inquesto passo i Magi sono con-fusi con gli indovini e divinato-ri Caldei, secondo una linea in-terpretativa che attraversa lapiù gran parte degli autori gre-ci e latini, secondo i quali stre-goni, maghi, divinatori o impo-stori venuti dall’Asia erano tut-ti considerati “magi” e “Caldei”.Dunque Matteo si stacca deci-samente da questo contesto,tanto che i suoi Magi sono gliunici che vedono la Stella e neintendono, senza esitazione, ilsignificato, mettendosi pronta-mente in viaggio. Essi, ed essisoli, costituiscono – ha prose-guito Gherardo Gnoli – il se-gno del prestigio di una Sa-pienza antica che, onorando ilBambino nella stalla, ne rico-nosce la funzione di continuitàed innovazione nel quadrocomplessivo del progresso spi-

rituale e morale dell’umanità, attuabilenella tolleranza delle forme religiose di-verse.Tanto Gnoli che Panaino, intervenuto suc-cessivamente, si sono soffermati sul feno-meno astronomico della “Stella”. Entram-bi hanno constatato come nessuna inter-pretazione astronomica abbia fornito spie-gazioni convincenti.Pietro Mander ha invece ricordato come ilpaziente, in un rituale assiro-babilonesecontro la magia nera, si “trasformasse instella” attraverso pratiche purificatorie, ca-pace quindi di vegliare nel buio della not-te bloccando i malefici che streghe e stre-goni mettono in atto attraverso i sogni.

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ROMA / Presentato al ‘Vascello’ un saggio diAntonio Panaino

Sulla scia dei “Magi”

Re Magi (dalla Persia) con i loro abiti tradizionali: brache, mantello e berretto frigio.

(Mosaico. Ravenna, Basilica di Sant’Apollinare in Classe, ca 600)

La sala ‘Paolo Ungari’

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Le stelle hanno rappresentato le divinità:il volgere regolare e predicibile della vol-ta stellata, rispetto all’approssimativo av-vicendamento delle stagioni climatiche, hafornito l’immagine per quello che sarà perPlatone e Aristotele il mondo divino dellanecessità e dell’assoluto rispetto al mon-do del contingente e del divenire. Quan-do, nel V secolo a. C., i Babilonesi svilup-parono l’astronomia matematica, alla re-golarità del moto del cielo stellato si co-niugò la perfezione logica del calcolo: nac-que una nuova astrologia babilonese chesi diffuse in tutto quel mondo che primaera stato unificato dai Persiani, e poi daMacedoni e Romani. Così mutata, l’astro-logia babilonese venne recepita, con ap-porti originali, sia in Egitto che in Grecia.

È in questo ambiente culturale che la Stel-la di Betlemme trova il suo contesto.Al termine degli interventi, il bibliotecariodel Grande Oriente, Dino Fioravanti, haespresso il suo rammarico per l’indisponi-bilità del libro: infatti questo è esaurito,

mentre ne sarebbe necessaria unariedizione. D’altra parte, AntonioPanaino ha affermato che la nuovaedizione si rende opportuna a se-guito dell'ampliamento delle sueindagini. Il dato sorprendente, haaggiunto, è il confronto con il con-fessionalismo, che, dimentico del-l’inequivocabile messaggio deglistessi Padri della Chiesa, ha atti-vato una dinamica che ha propo-sto un semplicistico sillogismo: seil Vangelo è verità, allora la Stelladeve essere riconosciuta in unqualche evento astronomico fino-ra sfuggito alle indagini. Parados-salmente è sfuggita la constatazio-ne che, in questo modo, la Fede fi-niva per trovarsi subordinata aduna prova scientifica. Panaino,fronteggiando queste tendenze, siè guadagnato gli elogi dell’Osser-vatore Romano, che ha apprezza-to il suo costante richiamo all’in-segnamento dei Padri della Chiesasul valore simbolico della Stella diBetlemme. Come aveva detto Gno-

li, se solo i Magi vedono la Stella, è per-ché essi hanno avuto una visione che di-scende dalla Sapienza iniziatica, la cui con-notazione quindi, è esclusivamente spiri-tuale.A chiusura dei lavori, il Gran Maestro Gu-stavo Raffi ha conferito a Gherardo Gnolil’onorificenza “Galileo Galilei”, che è la piùalta onorificenza massonica destinata anon-massoni, per il ruolo da lui svolto nelmondo della cultura, in cui egli ha semprepropugnato una concezione profondamenteumanistica, unita al rigore scientifico. IlGran Maestro ha sottolineato come la lai-cità non sia rifiuto del contesto religioso,ma, anzi, costituisca un vivere la confes-sione religiosa con intelligenza e deside-rio d’indagine. Solo questa dimensione puòfungere da punto di unione contro la stru-mentalizzazione delle religioni per fini po-litici e, riferendosi agli inquietanti eventipolitici degli ultimi mesi, ha richiamato l’e-poca dei Re Magi, quando Giudei, Iranici,Pagani, vivevano insieme in un clima digrande tolleranza e reciproco rispetto.“Contro il fanatismo integralista, facile stru-mento di abiette manovre politiche – hadetto in conclusione il Gran Maestro –dobbiamo ricordarci che gli uomini si tro-vano sotto la volta stellata, dove possonosolo constatare quanto poco essi sappia-no: il Tempio, infatti, non sarà mai com-pletato...!”.

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Il Gran Maestro con Antonio Panaino. ANTONIO PANAINO è Preside della Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università di

Bologna a Ravenna e professore ordinario di Filologia, Storia e Religioni dell’Iran. I suoi interessiscientifici si concentrano sulla storia linguistica e religiosa del mondo iranico e tardo antico, con

particolare attenzione per i fenomeni di interazione culturale tra Oriente e Occidente, soprattutto nelcampo della mantica astrale e dell’astronomia e astrologia antiche.

Autore di diverse monografie e di circa 200 lavori tra articoli, recensioni e studi minori redatti nelleprincipali lingue europee e orientali. E’ direttore della sezione Emilia-Romagna dell’Istituto Italiano per

l’Africa e l’Oriente e direttore scientifico della rivista del Grande Oriente d’Italia “Hiram”.

Gherardo Gnoli

Il conferimento dell’onorificenza “Galileo Galilei”

Pietro Mander

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LIVORNO. “La P2 sta al Grande Oriente d’I-talia, come le Br stanno al Pci. Noi e il Pcisiamo state le loro prime vittime”. Il Gran Maestro del Grande Oriente d’ItaliaGustavo Raffi non nasconde la voglia quasiirresistibile di arrivare a sgombrare una vol-ta di più il campo da dubbi e ambiguità:“Quello è stato un momento vergognoso -continua Raffi - durante il quale si è sporca-to il nome dei massoni, attentando alle isti-tuzioni, operando nell’affarismo peggiore”.

L’auditorium della Camera di Commerciosi lancia in un applauso quasi liberatorio,prodotto dalle mani di almeno 250 pre-senti. E’ il momento forse più simbolicodella presentazione di “La Massoneria aLivorno - Dal Settecento alla Repubblica”(ed. Il Mulino, 570 pagg, 38 euro), il vo-lume che ricostruisce vita e ruolo dei co-siddetti “liberi muratori” nella nostra città.Il nuovo corso. E’ un momento significa-tivo perchè questo libro è un’ulteriore

prova del nuovo binario intrapreso dallelogge del Grande Oriente, su cui viaggiasoprattutto sotto la guida di Raffi: “Sequesto filone può entrare nella discussio-ne storiografica ed intellettuale e può far-lo sfrondato dei gravami, dei pregiudizi edelle prevenzioni - spiega Fulvio Conti,curatore del libro e docente di Storiacontemporanea a Firenze - è frutto anchedi un fattore interno al Goi, che ha resodisponibili gli archivi e in generale ha de-

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C’era un tempo non lontano in cui Livorno, la Stalingrado piùStalingrado d’Italia, in grado di far apparire come un’ammini-strazione moderata la stessa proverbiale Sesto San Giovanni,inalberava, anziché falce e martello, squadra e compasso, sim-bolo universale della Massoneria. Non che l’istituzione facessedirettamente politica con tanto di liste elettorali, rispettosa infondo degli Antichi doveri, la “carta costituzionale” della Mas-soneria moderna che interdisce, durante le riunioni nei templi,le discussioni di politica e di religione. Piuttosto, le logge la-broniche erano diventate, durante l’era prefascista, una sorta dicrogiuolo ampiamente trasversale di amministratori e parlamentaridel Belpaese. E così troviamo, accanto all’anarchico Jacopo Sga-rallino, il deputato crispino Dario Cassutto, il sindaco liberaleRosolino Orlando e un altro primo cittadino di opposta fazione,Francesco Ardisson, a capo (siamo nel 1901) della prima giuntarossa.Tanta presenza nasce da una storia lontana. Il grembiule, nellaportuale e cosmopolita Livorno, era approdato precocemente,assieme a militari e commercianti inglesi, che avevano presto(forse già nel 1729 data la costituzione della prima Loggia) “ini-ziato” le belle teste di lingua italiana su e giù per la Toscana. Trai primi, il leader della locale comunità ebraica, Josef Attias, so-dale di Montesquieu e Ludovico Antonio Muratori, e il medicoAntonio Cocchi, imbevuto di spiriti illuministi, autore di un trat-tato Contro il matrimonio che poté godere di vasta fama, sedu-ti al fianco dell’ambasciatore britannico Horace Mann e al poe-

ta Tommaso Crudeli. A ripercorrere in lungo e in largo le ampietracce della Massoneria a Livorno (il Mulino, pagg. 570, euro 38)un nutrito gruppo di studiosi, capitanati da quel Fulvio Conti chesi conferma come il più autorevole storico della Libera Murato-ria italiana. Conti fissa, nell’introduzione, alcuni “caratteri” del-la Massoneria labronica (il precoce radicamento, il cosmopoli-tismo, il rapporto con l’associazionismo, le minoranze religio-se) e la peculiarità che la rende un unicum nella Penisola: la suasostanziale e ininterrotta continuità (nonostante le persecuzionipost-napoleoniche) che la intreccia con le associazioni segretepatriottiche e la salda con la sinistra postunitaria.Quanto ai vari contributi, disposti cronologicamente, FilippoSani si occupa degli esordi settecenteschi, Fabio Bertini dellasaldatura tra giacobinismo e Risorgimento. Alessandro Volpidel periodo postunitario, Donatella Cherubini, Liana Elda Fu-naro e Angelo Gaudio squadernano il periodo d’oro, tra Crispie Giolitti, indagando anche il rapporto tra i liberi muratori, ilcattolicesimo e le minoranze religiose, mentre Marco Di Gio-vanni si preoccupa di scandagliare le vicende massoniche traGrande Guerra e ricostruzione repubblicana e le modalità concui, dopo le persecuzioni fasciste e nonostante il regime di po-lizia, la presenza dei liberi muratori continuò a farsi sentire,sopita e sotterranea, magari attraverso le sopravvissute strut-ture associative, come la Società volontaria di soccorso e laSocietà per la cremazione.

Max Bruschi

LABRONICI IN GREMBIULEQuando a Livorno c’erano più fratelli che compagniUna raccolta di saggi curata da Fulvio Conti sulla Massoneria nella città toscana

LIVORNO / Si parla dell’ultimo libro di Fulvio Conti. La cronaca del Tirreno

La Massoneria nella storia della cittàBianchi: testimonianze indelebili. Cosimi: un rapporto importante Tanta gente alla presentazione alla Camera di Commercio. Presto un altro volume sul Gran Maestro Alessandro Tedeschi

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ciso per questa sua apertura alla società”.Concetto ribadito da Gustavo Raffi: “Con-ti, per certi versi, può diventare una spe-cie di De Felice della Massoneria - riflet-te -. In passato ci sono stati studi nonobiettivi, o di persone esterne o di qual-cuno all’interno e i primi avversari a unosguardo storico sulla Massoneria sonostati gli stessi massoni, spesso “custodidel museo di Madame Tusseaud”.I massoni a Livorno. Massimo Bianchi, piùvolte vicesindaco e Gran Maestro aggiun-to del Goi, è stato il tessitore della telache ha portato a questa ricerca storica eha prodotto il volume. Ha voluto con in-sistenza che il libro - pensato due anni fa- uscisse per il 400enario della città: “Per-chè per almeno tre quarti di questo per-corso - aggiunge Bianchi - sono statepresenti forze riconducibili ai valori checontinuiamo a testimoniare”.

Lo chiama “un atto d’affetto verso Livor-no”, affidando il compito a otto profes-sori universitari. Grande calore ha ricevu-to l’intervento del sindaco, AlessandroCosimi: “In una città che molti hanno de-

finito libera e multiculturale - ha detto -non poteva non esserci una presenza deimassoni, che gli ideali di libertà e demo-crazia hanno sempre perseguito”. Nonpoteva che svilupparsi anche qui, insom-ma, nella città che Raffi definisce “tolle-rante, ribelle e indomita”, un movimentoche portava avanti le ideologie di ugua-glianza e forte fede nella scienza. Per dir-ne una: a cavallo tra Ottocento e Nove-cento in città divenne fenomeno di massala cremazione, c’erano addirittura duesocietà in competizione. Oppure la miria-de di nomi celebri della nostra storia:Sgarallino, Guerrazzi, Attias, Lemmi.

Scrive nella presentazione del volume Co-simi: “Il valore culturale di questa orga-nizzazione ci induce a una seria e ponde-rata riflessione sull’importanza del rappor-to che si è creato fra città e Massoneria”.Fulvio Conti prende subito la palla di vo-lo: “Proprio perchè questo è un tasselloimportante della storia di Livorno, po-trebbe essere il momento per mettere in-sieme un progetto complessivo sulla sto-ria contemporanea della città”.Bianchi ha già annunciato l’uscita di unaltro libro che si inserisce nello stessosolco. Racconterà la storia di AlessandroTedeschi, livornese, medico, Gran Mae-stro dal 1931 al 1940, che riuscì a non farinterrompere - negli anni dell’esilio e del-la clandestinità - il cammino della Masso-neria, sempre avversa al fascismo e inprima linea per il ripristino della demo-crazia, ricorda il Gran Maestro Raffi nellaprefazione. E precisa: “A lui il GrandeOriente d’Italia deve anche qualcosa dipiù del libro”. (Il Tirreno, 3 febbraio 2007)

Diego Pretini

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Due inquadrature del tavolo della presidenza

Il salone affollato della Camera di Commercio

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“P er il bene dell’umanità: fedireligiose e pensieri laici aconfronto per la costruzione

di un mondo più umano” è il tema indivi-duato dal Collegio Circoscrizionale deiMaestri Venerabili della Toscana per af-frontare, da diverse prospettive ideali, letre terribili domande di ogni tempo: chisiamo, da dove veniamo, dove andiamo.Tre domande di fronte alle quali si sonoconfrontati, alla presenza di un foltissimoe attento pubblico, raccoltosi nella splen-dida cornice dell’aula magna dell’Univer-sità degli studi di Siena, il professor EnzoBalocchi, intellettuale cattolico, già depu-tato al parlamento nazionale e già mem-bro del Consiglio di Amministrazione Rai;il professor Antonio Baldassarre, costitu-zionalista, presidente emerito della CorteCostituzionale e già presidente della Rai;Alessandro Meluzzi, psichiatra e psicote-rapeuta; il Gran Maestro del Grande Orien-te d’Italia Gustavo Raffi. Ha coordinato gliinterventi Vinicio Serino, antropologo econdirettore della rivista Hiram che, inapertura dei lavori, ha commemorato levittime della Shoah, ricordando il sacrifi-cio estremo del massone Placido Martini,trucidato alla fosse ardeatine insieme a un

gruppo di inermi e innocenti fratelli.Nel suo saluto ai partecipanti il Rettoredell’Università di Siena, Silvano Focardi,ha sottolineato il grande ruolo di promo-zione culturale storicamente svolto dallaLibera Muratoria, forza fondamentale nel-la costruzione della società italiana, e cu-stode gelosa dei più alti valori civili.È quindi seguito l’intervento di ArturoPacinotti, presidente del Collegio Circo-scrizionale della Toscana, che ha illu-strato il senso della “sfida” proposta almondo moderno da Benedetto XVI conla sua lectio magistralis tenuta all’Uni-versità di Ratisbona. Una sfida alla qua-le, ovviamente senza abdicare alle pro-prie radici, la Massoneria italiana non in-tende affatto sottrarsi. Con questi pre-supposti la tavola rotonda non potevache risultare straordinariamente stimo-lante per il pubblico che ne ha seguito idiversi passaggi con grande interesse.Chi è il cristiano oggi? Su questa doman-da, di fronte alla quale la risposta sem-brerebbe facile e scontata, Enzo Balocchisi è espresso in modo assolutamente pro-blematico, sottolineando in particolare chel’adesione al messaggio del Cristo non co-stituisce un semplice fatto di “fede”, per

SIENA / All’Università convegno del Collegio toscano

Costruireun mondo miglioreIdee a confronto

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Massoneria, fedi religiosee pensieri laici a confrontoSIENA - Un confronto tra uomini di fe-de, aperti al dialogo e non arroccatisulle proprie posizioni dottrinali, e lai-ci che professano il metodo del dubbiosenza cadere nella nichilistica incredu-lità: questi i temi che saranno al centrodella Tavola Rotonda “Per il bene del-l’Umanità, fedi religiose e pensieri lai-ci a confronto per la costruzione di unmondo più umano.” organizzata dalGrande Oriente d’Italia di Palazzo Giu-stiniani e dal Collegio circoscrizionaledei Maestri Venerabili della Toscana, inprogramma per oggi a Siena, nell’aulamagna dell’Università.L’iniziativa si inserisce nel filone cultu-rale che il Grande Oriente d’Italia stada tempo perseguendo, volto a collo-care sempre di più la Massoneria ita-liana, come luogo di incontro, polo diattrazione degli “spiriti” più liberi ecritici, animati da un vera e propria an-sia di conoscenza. Una Massoneria vi-va e feconda che propone i suoi valo-ri di pace e di tolleranza alla societàcivile di cui è parte attiva nel processodi crescita e di modernizzazione. I la-vori, inaugurati dal rettore dell’ateneoSilvano Focardi, saranno coordinati daVinicio Serino dell’Università degli Stu-di di Siena, e saranno aperti alle ore 17dai saluti del presidente del CollegioCircoscrizionale dei Maestri Venerabilidella Toscana, Arturo Pacinotti. Segui-ranno gli interventi di Enzo Balocchidella Università di Siena, di AntonioBaldassarre, presidente emerito dellaCorte Costituzionale e di AlessandroMeluzzi della stessa Università di Sie-na. Concluderà i lavori il Gran Maestrodel Grande Oriente d’Italia di PalazzoGiustiniani, avvocato Gustavo Raffi.

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Da destra: il Gran Maestro Raffi, il Rettore Focardi, il Presidente Pacinotti

27 gennaio 2007

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S econdo appuntamento culturaledella Loggia “Giuseppe Mazzini”(1277) di Taranto lo scorso 15 di-

cembre.Per il centenario della nascita della filo-sofa ebrea tedesca Hannah Arendt, laLoggia tarantina ha organizzato, al ParkHotel Mar Grande, una conferenza pub-blica dal titolo “Libertà, autenticità e po-litica in Hannah Arendt”. Relatrice della serata è stata Margarete

Durst, ordinario di filosofia dell’educa-zione all’Università di Roma Tor Verga-ta. Dopo la presentazione dell’incontro daparte del fratello Francesco Guida, la fi-losofa ha illustrato il senso profondo del-l’idea di libertà in Hannah Arendt, nelsenso di una dimensione costantementesoggetta a evoluzione, caratteristica nonignota ai massoni.La filosofa Arendt, legata per molti anni

così dire una tantum, ma impone, a ragio-ne dell’impegno a “fare agli altri tutto ilbene che si vorrebbe gli altri facessero anoi”, un continuo confronto con il “mon-do”. Una ricerca ferma e costante, accom-pagnata da una inarrestabile capacità didialogo che esclude ogni perniciosa formadi arroccamento e di dissennata chiusura.Anche il massone, ha dichiarato il GranMaestro Gustavo Raffi, a ciò espressamentesollecitato, è un uomo del dialogo perchécurioso ricercatore, indagatore privo diqualunque verità confezionata, che fa delsuo confronto con l’altro – come pure del-la propria introspezione interiore – unaprecisa ed inderogabile regola di vita. Que-sta propensione, ha precisato il Gran Mae-stro, si accompagna al rispetto puntualedella alterità, al rifiuto di esprimere qua-lunque volontà egemonica, alla infaticabi-le ricerca e, se possibile, alla individua-zione, di valori condivisi. Aggiungendoquindi che, se negare certe posizioni as-solutiste e apodittiche talora manifestatedalla Chiesa Romana, significa essere re-lativisti, allora la Massoneria può, a buontitolo, definirsi relativista.Sul tema del dialogo, e in specie del dia-logo tra culture diverse, si è confrontatoanche Antonio Baldassarre, sottolineandola sua condizione di laico come tale aper-to al confronto con i diversi modelli dicomportamento, individuali e collettivi che,in un contesto sempre più globale, carat-terizzano il tempo presente. Eppure, haprecisato Baldassarre, questa disponibilitàal confronto non deve affatto significareabdicazione di quei valori, in larga misuraespressi dalla civiltà occidentale, che tute-lano i diritti e soprattutto la dignità del-l’uomo: anzi, deve rappresentare proprio

una tappa fondamentale per la loro conti-nua affermazione di fronte a quanti, in no-me delle multiculturalità, lavorano inveceal loro ridimensionamento per confinarli alsolo contesto della civiltà occidentale.Infatti, ha aggiunto Alessandro Meluzzi, iltema della dignità dell’uomo rappresentail punto più alto – oltre che, appunto, ir-rinunciabile – di ogni civiltà, in nome delquale la Libera Muratoria, in perfetta sim-biosi col messaggio evangelico dell’amo-re universale, ha tenacemente combattu-to la propria battaglia per il migliora-mento dell’individuo e dell’umana fami-glia. “Pace in terra agli uomini di buonavolontà”, ha dichiarato Meluzzi – di cuiè noto l’impegno per il recupero della di-gnità calpestata dal dramma della drogae della malattia mentale – rammentandoa sé stesso e agli altri che l’espressione“buona volontà” rimanda alla parola gre-ca eudokia e non designa tanto la “buo-na volontà” degli uomini, quanto piutto-sto il “buon volere” di Dio verso gli uo-

mini che, da questo punto di vista, nonconosce limiti.L’incontro si è concluso con uno scambiodi idee sulla riflessione posta da Benedet-to XVI in chiusura al suo discorso di Rati-sbona: “L’occidente, da molto tempo, è mi-nacciato da (…) avversione contro gli in-terrogativi fondamentali della sua ragione,e così potrebbe subire solo un grande dan-no. Il coraggio di aprirsi all’ampiezza del-la ragione, non il rifiuto della sua gran-dezza – è questo il programma con cuiuna teologia impegnata nella riflessionesulla fede biblica, entra nella disputa deltempo presente. Non agire secondo ra-gione, non agire con il logos, è contrarioalla natura di Dio (...) È a questo grandelogos, a questa vastità della ragione, cheinvitiamo nel dialogo delle culture i nostriinterlocutori”.La Massoneria è tra questi interlocutori?Nessuna esauriente risposta a questo que-sito è stata data: il problema è aperto, ildialogo solo agli inizi.

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L’aula magna dell’Università di Siena

TARANTO / Nuovo incontro della Loggia tarantina “Giuseppe Mazzini”

In ricordo di Hannah Arendt

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al filosofo Heidegger, ebbe un momentodi particolare notorietà nel 1961 con unfamoso saggio, “La banalità del male”,riguardante il criminale nazista Eich-mann, catturato dai servizi segreti israe-liani in Sudamerica, processato e giusti-ziato in Israele per crimini contro l’uma-nità.

La professoressa Durst, ha condotto stu-di sulle differenze di genere, su GuidoCalogero e sulla filosofa tedesca. Nonostante la particolarità dell’argomen-to, sconosciuto al grande pubblico, si èregistrato, con soddisfazione, un sensibi-le incremento di presenze qualificate del-la città, in particolare degli ambienti cul-

turali, per lo più scolastici. Presente an-che un sacerdote.Non sono mancati i riconoscimenti di tut-ti gli intervenuti, a partire dalla relatrice,per la validità dell’iniziativa e per l’im-postazione di apertura della Massoneriatarantina che, su questo impulso, intendecontinuare.

La filosofa Margarete Durst Panoramica del pubblico

PERUGIA / Due iniziative filateliche dei fratelli umbri

Una mostra e un francobollodella MassoneriaIn Umbria la filatelia massonica sembra avere appassionati. Due iniziative di successo, una del Collegio circoscrizionale eun’altra di una Loggia perugina, aprono il mondo “profano” alla Massoneria. E non solo ai collezionisti.

A PERUGIA ESEMPLARI FILATELICIDA TUTTO IL MONDO EMESSO UN ANNULLO ALLA MEMORIADI FRANCESCO GUARDABASSINella cornice medievale della Rocca Paolina, gentilmente con-cessa dal Comune di Perugia, il CollegioCircoscrizionale dei Maestri Venerabilidell’Umbria ha organizzato, in collabo-razione con l’Associazione Italiana di Fi-latelia Massonica del Grande Oriented’Italia e l'associazione filatelica “Peru-sia Collector”, una “Mostra Filatelicadella Libera Muratoria”. L’esposizione si

IL PRIMO FRANCOBOLLO A CORSO LEGALE PER UN LOGGIA MASSONICAITALIANALa Loggia “Fede e Lavoro” (459) di Perugia ha un proprio

francobollo. Emesso dalle Poste degliStati Uniti d’America è il primo a cor-so legale per una Loggia massonicaitaliana. L’iniziativa non avrebbe tuttaquesta importanza se non fosse chefinora, a distanza di quasi un secolo emezzo dall’Unità d’Italia, il Governoitaliano non ha mai autorizzato l’e-

L’Associazione Italiana di FilateliaMassonica ha aperto le iscrizioni per il 2007.

Per ricevere il modulo e il listino delledisponibilità è possibile contattare ilsegretario dell’associazione, Massimo

Morgantini: via Marco Tabarrini 15, 00179Roma - tel. 347 8734453 / 06 84563435 e-mail: [email protected]

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è tenuta dal 19 al 21 gennaioe ha interessato una impor-tante collezione internaziona-le di francobolli, annulli po-stali e cartoline a tematicamassonica, sulla simbologia epersonaggi storici appartenu-ti alla Massoneria, tra i qualiGiuseppe Garibaldi.Inaugurata dal presidente cir-coscrizionale Fulvio Bussani,alla presenza del vicesindaco Nilo Arcudi e di altre autorità,la mostra ha registrato una notevole affluenza. Oltre 600persone hanno visitato nei tre giorni il Centro Espositivo del-la Rocca Paolina mostrando grande curiosità. Tra loro nu-merosi collezionisti, ma soprattutto cittadini che, richiamatidalla tematica, si sono interessati alla storia e alle finalità delGrande Oriente d’Italia.Significativo, a proposito, l’annullo postale emesso, nel corsodella manifestazione, in onore di Francesco Guardabassi, mas-sone liberale dell’Ottocento, nonché patriota e figura esem-plare di umanità e solidarietà sociale che ancora viene ricor-data come “il babbo dei perugini”. Una Loggia, costituita nel1881, dieci anni dopo la sua morte, ne porta tuttora il nome.

missione di francobolli a soggetto così squisitamente mas-sonico. Il soggetto è il sigillo della Loggia perugina, fon-data nel lontano 1861, riprodotto all’interno di un quadra-to di colore verde. Il francobollo è stato incollato e messo in circolazione in unacartolina che riproduce, nell’altra facciata, uno dei più anti-chi diplomi di conferimento del grado di Maestro a un mem-bro della Loggia “Fede e Lavoro”, ritrovato intatto dopo levarie persecuzioni e la distruzione di documenti che il Gran-de Oriente d’Italia ha subito nel tempo. L’emissione della cartolina è stata possibile grazie all’inte-ressamento del fratello Gabriele Laurenzi, rappresentantedella Delegazione umbra dell’Associazione Italiana di Filate-lia Massonica del Grande Oriente d’Italia, che si è occupatodell’annullo, e dei fratelli Mario Rossetti e Antonio Guaitiniche si sono interessati del progetto grafico della cartolina.Tutti appartengono alla “Fede e Lavoro”.Le cartoline, stampate in duecento copie, complete di fran-cobollo e annullo, sono state spedite dagli Stati Uniti e por-tano l’obliterazione del 17 gennaio 2007 dell’ufficio postaledella cittadina di Sharon, nelle vicinanze di Boston (Massa-chusetts).

I due lati della cartolina filatelica con il francobollo della Loggia “Fede e Lavoro”.

Le “Feriae Latinae”, la più importante fe-sta latina celebrata in onore di Giove La-ziale, è stato il tema del convegno pub-blico organizzato la sera del 26 gennaiodalla loggia “Costantino Nigra” (706) diCastelforte presso il casale dell’Associa-zione Colle Ionci a Velletri.I luoghi sacri dell’antico Latium (corri-spondente più o meno agli odierni Ca-stelli Romani), buen ritiro di Saturno eDiana Nemorense, sono stati al centrodella conferenza tenuta da Giancarlo Ri-naldi, docente alla Università di Napoli“L’Orientale” e maestro venerabile uscen-te della “Nigra”.L’intervento, applauditissimo e corredato

da diapositive, si è incentrato sul culto diMitra e sul Mitreo di Marino: una vera epropria visita virtuale all’antico tempio.Sono stati posti in luce i profili iniziatico-esoterici del culto di Mitra, non senzaaver prima menzionato, con una sinteticacarrellata, i culti misteriosofici dell’anti-chità. Il segreto iniziatico, i simboli delMistero mitraico, la gradualità del per-corso di crescita articolato in 7 gradi (dacorvo a padre) conferiti attraverso suc-cessive iniziazioni, la morte e resurrezio-ne, costituiscono solo alcuni degli aspet-ti tratteggiati nella relazione. Al termine, vi sono stati i ringraziamentidi rito ai molti fratelli presenti in rappre-

sentanza di officine laziali, alle signore ead altri ospiti. Sono intervenuti il presi-dente del Collegio dei maestri venerabilidel Lazio Bruno Battisti D’Amario, il gransegretario aggiunto per le RelazioniEsterne Gianfranco De Santis, il consiglie-re dell’Ordine Giancarlo Ronci.Il nuovo maestro venerabile della “Co-stantino Nigra”, Angelo Tazza, soddisfat-to per la riuscita dell’incontro, ha ringra-ziato il fratello Rinaldi per la conferenza,impegnandosi a replicare il prossimo an-no il rito antichissimo e - riesumato perl’occasione - delle “Feriae Latinae”. E’ se-guita un’agape bianca nei locali dellastessa associazione.

VELLETRI / Convegno della Loggia “Costantino Nigra” di Castelforte

I culti dell’antichità

Busta filatelica con annullo dedicati a Francesco Guardabassi

L’inaugurazione della mostra. Al centro il vicesindaco di Perugia.

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notizie dalla comunione notizie dalla comunione

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attività

Grande O

riente d’Italia

FAVARA - II 9 dicembre sono state alzate le colonne del-

la nuova Loggia “Atena” (1289) di Favara, nell’agrigentino. Il tem-pio, opera del fratello, architetto, Carmelo Antinoro, con la colla-borazione di tutti i fratelli fondatori, ha ospitato moltissimi fratel-li di officine siciliane e calabresi. Grande apprezzamento è statoespresso dai presenti per il rito di insediamento, condotto dalpresidente del Collegio circoscrizionale della Sicilia Nicola Gittoche ha installato il fratello Onofrio Costanza, garante d’amiciziadel Grande Oriente d’Italia, alla carica di Maestro Venerabile.Erano presenti i gran maestri aggiunti Giuseppe Anania e Massi-mo Bianchi che hanno portato il saluto del Gran Maestro Gusta-vo Raffi, il Grande Oratore Aggiunto Bent Parodi, il Gran Teso-riere Aggiunto Francesco Cristiani, i grandi ufficiali Salvo Pulvi-renti e Vincenzo Lentini, i grandi rappresentanti Felice Gerbino,Giuseppe Lo Sardo, Calogero Zarbo e Salvatore Ardizzone.Ha partecipato, a lavori sospesi, anche una rappresentanza digiovani dell’Ordine paramassonico internazionale “DeMolay”guidata da Vito Zerilli, state master per la giurisdizione italiana.

LIVORNO - Il 13 febbraio il garante d’amicizia Pierluigi

Winkler, condirettore di “Erasmo Notizie” ha tenuto una confe-renza su “Liberazione e Libertà” presso la Loggia livornese “Giu-stizia e Libertà (636) guidata dal Maestro Venerabile Emilio No-vi. Hanno preso posto all’Oriente il Gran Maestro Aggiunto Mas-simo Bianchi, il presidente delle logge di Livorno Marino Boni-fazio e l’ex Venerabile dell’officina Claudio Cavallini. Sono in-tervenuti numerosi fratelli.

PALMI – Oltre 150 fratelli hanno affollato lo scorso 18 gen-

naio il tempio palmese in occasione del “passaggio di magliet-to” dal fratello Francesco Terranova al fratello Vincenzo La Val-va della Loggia Pitagora XXIX Agosto (1168). Nella stessa tornata il Gran Maestro Onorario Franco Rasi, fratel-lo molto legato all'officina, è stato nominato membro onorario.Hanno preso parte ai lavori fratelli degli orienti di Reggio Cala-bria, Acri, Amantea, Alto Ionio Reggino, Lamezia Terme, Palmi,Gioia Tauro, Crotone e Cosenza, che hanno voluto regalare unapagina unica di amicizia e fratellanza, esaltando la tradizione eil rituale passaggio del maglietto con il dovuto rispetto e l’or-goglio di sentirsi parte di una grande famiglia.L’emozione del rito si è trasformata in commozione nell’interven-to del fratello Rasi che, sostenuto dal calore dei presenti, ha ri-servato parole sincere sulla serietà dell’impegno massonico dellaCalabria e, in particolare, della Loggia “Pitagora XXIX Agosto”.Suggestivo anche l’impatto cromatico della serata : un tripudiodi colori - dal bianco dell’apprendista, al verde del compagno,al rosso del maestro - simbolo visivo e vivente di una reale ‘pri-mavera massonica’, ulteriormente impreziosita dalla presenza,insieme a decine di Maestri Venerabili, dell’ispettore circoscri-zionale Bruno Surace, del vicepresidente circoscrizionale Fortu-nato Violi, dei garanti di amicizia Enrico Bertonotti, Filippo Ba-gnato, Antonio Luvarà, Bruno Mazzocca, Giuseppe Caparello,del consigliere dell’Ordine Giuseppe Lombardo e del grande uf-ficiale Paolo Cristiani. Tutti, nessuno escluso, portatori di “paro-le ordinate” e simbolicamente legate da un nodo d’amore versola Loggia palmese, frutto di anni impegnati al bene e alla gloriadell’Ordine.

SAN VITO ALTAGLIAMENTO - La Loggia

“Paolo Sarpi” (925) di San Vito al Tagliamento non poteva ce-lebrare meglio il suo trentennale. Dopo parecchi anni di disa-gi dovuti alla mancanza di un tempio proprio, temperato dal-la fraternità dei fratelli americani della “Aviano Lodge” (643)che per alcuni anni li hanno ospitati, la “Sarpi” è ritornata acasa. Il 9 dicembre è stato il Gran Maestro Gustavo Raffi a ono-rare con la sua presenza l’inaugurazione ufficiale dela nuovasede.Arredato dai fratelli, con il loro impegno personale, il tempio hasentito risuonare una tavola redatta da quattro fratelli Compagni,Roberto, Franco, Attilio e Sandro, che hanno cercato di indicarecon coraggio le prospettive per il futuro della Comunione.Il Gran Maestro ha apprezzato la forza d’animo e l’originalità dellavoro. Ha quindi riaffermato la necessità di portare nel terzoMillennio una Massoneria che sappia dialogare con il mondod’oggi, liberata da visioni superate. “Gli uomini liberi debbonoporre con forza il principio della Tolleranza - ha detto il GranMaestro -, con l’autorevolezza che deriva loro da esser stati i so-li, in tempi non lontani, a propugnarlo e difenderlo”.Alla cerimonia erano presenti numerosi Maestri Venerabili oltreal vicepresidente del Collegio circoscrizionale del Friuli VeneziaGiulia, Renzo Sagues, e al fratello Marco Calzavara, in rappre-sentanza del Collegio veneto.Alla fine della tornata, il Maestro Venerabile Gianpaolo Brusa-din, dopo alcune brevi parole e visibilmente commosso, hadonato al Gran Maestro la medaglia commemorativa dell’e-vento.Il Gran Maestro, ricevuto al suo arrivo dal fratello Nino Orlandi,è stato intervistato all’aeroporto di Ronchi dall’emittente di Udi-ne “Telefriuli”; nel pomeriggio, questa volta accompagnato dalfratello Brusadin, ha invece rilasciato un’intervista a Tele Porde-none. I due servizi, trasmessi il giorno dopo, hanno riscosso in-teresse e approvazione.Un’agape bianca, in serata, ha evidenziato lo spirito di fratellan-za e registrato il compiacimento, anche personale del Gran Mae-stro.

Il ricevimento del Gran Maestro Raffi nel nuovo tempio di San Vito al Tagliamento.

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VENEZIA – Ripresa in grande dei lavori, dopo la pausa na-

talizia, della Loggia “438 l’Union” (937) di Venezia che lo scorso 18gennaio ha ospitato i Gran Maestri Onorari Luigi Sessa e AldoChiarle, quest’ultimo assiduo frequentatore dell’officina veneziananegli ultimi mesi. Presente il presidente del Collegio circoscriziona-le del Veneto Paolo De Faveri insieme a rappresentanze delle log-ge “Pietro d’Abano” di Abano Terme e “Sebezia” di Napoli.Il Gran Maestro Luigi Sessa ha tenuto per l’occasione una tavo-la d’istruzione (supportata da materiale multimediale) dal titolo“Dal pavimento a quadretti, alla Tavola da Maestro, al quadrodi Loggia”; l’iniziativa rientra nel programma di formazione av-viato dalla Loggia nel 2006 e che ha visto, tra gli altri, gli inter-venti del Gran Tesoriere Antonio Catanese e del fratello VittorioVanni di Firenze.In chiusura dei lavori il Gran Maestro Aldo Chiarle, che ha par-tecipato in rappresentanza del Gran Maestro Gustavo Raffi, haconsegnato al fratello Paolo Perini, primo sorvegliante dell’offi-cina, l’onorificenza “Giordano Bruno” conferitagli dal Gran Mae-stro per meriti umanitari. Si tratta della seconda onorificenza“Giordano Bruno” assegnata ad un membro della Loggia “438l’Union” dopo quella ricevuta dal Maestro Venerabile uscenteIgor Cognolato in occasione della tradizionale tornata “Fraterni-tas sine Limitibus” del novembre scorso a Trieste, organizzatadal Grande Oriente d’Italia con le Grandi Logge d’Austria e diSlovenia.

VOGHERA - Il 26 novembre, nel castello di Sali Gau-

denzio a soli 6 chilometri da Voghera, si è svolta la cerimoniadi innalzamento delle colonne della Loggia vogherese “AgostinoDepretis” (1279). È la 53esima della circoscrizione lombarda e laprima della Comunione Italiana intitolata al grande statista delRisorgimento e dell’Italia unita del quale, nel 2007, ricorre l’an-niversario di 120 anni dalla morte.Alla cerimonia, condotta dal presidente del Collegio lombardoPaolo Gastaldi e allietata da una colonna di musica dal vivo,hanno partecipato 127 fratelli provenienti dalle logge della Lom-bardia, dell’Emilia Romagna, del Piemonte e dalla Loggia “Il Do-vere” di Lugano della Gran Loggia Svizzera “Alpina”.Erano presenti i Gran Maestri Onorari Franco Rasi e Morris

Ghezzi, il Gran Tesoriere Antonio Catanese, il Grande UfficialeAlessandro Fisco, il Presidente del Collegio dei Grandi Archi-tetti Revisori Alberto Jannuzzelli, i Garanti d’Amicizia ShahrokhFarhanghi e Sergio Giuli, i Consiglieri dell’Ordine Claudio Bon-vecchio e Bruno Sirigu, il vicepresidente del Collegio AndreaDel Re e i Maestri Venerabili Carlo De Rysky, Ferdinando Co-sentino, Graziano Lissandrin, Pino Straneo, Cesare De Lorenzi,Alessandro Carnevale Bonino e Luigi Casoni. Al termine dellacerimonia sono seguiti un breve concerto e una festosa agapebianca.

Perché il nome Agostino Depretis

AAGGOOSSTTIINNOO DDEEPPRREETTIISS (1813-1887) è stato uno dei protagoni-sti della costruzio-ne della nostraunità nazionale,avviandola sullavia della moder-nizzazione. Segua-ce di Mazzini e de-putato del Regnodi Sardegna nel1848, fece partedell’opposizioneant i cavour iana .Avvicinatosi gra-dualmemte algrande statistapiemontese, fu Go-vernatore di Bre-scia durante la Se-conda Guerra d’In-dipendenza e Prodittatore in Sicilia durante la conquista ga-ribaldina del Regno borbonico. Capo della Sinistra Storica,annunciò un vasto programma di riforme nell’autunno 1875con il memorabile “discorso di Stradella”, tenuto in occa-sione di un banchetto elettorale. I punti salienti erano: 1)l’amplamento del diritto di voto; 2) l’’istruzione elementarelaica, gratuita e obbligatoria (attuata in seguito dal ministromassone Michele Coppino); 3) l’abolizione della “tassa delmacinato”che colpiva soprattutto i ceti più poveri.Divenuto Presidente del Consiglio con la “rivoluzione parla-mentare” del marzo 1876, governò quasi ininterrottamenteper un decennio ricorrendo al “trasformismo”.Membro della Loggia “Dante Alighieri” di Torino, passò poialla “Universo” di Firenze quando la capitale del Regno d’I-talia fu provvisoriamente trasferita nel capoluogo fiorentino.La sua notoria appartenenza alla Libera Muratona fu spessooggetto della satira politica, allora mordace ma civile e di-vertente. Raffigurato sempre con una enorme barba bianca,grandi occhiali, enormi pantofole calzate a causa della got-ta che lo faceva soffrire, i disegnatori gli ponevano imman-cabilmente un’aureola triangolare dietro il cranio pelato e lorivestivano di qualche strana fascia o grembiule.

notizie dalla comunionenotizie dalla comunione

I fratelli Aldo Chiarle, Paolo Perini, Luigi Sessa

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rassegna stampa 1 febbraio 2007

Lui, vicesindaco socialista “sotto tresindaci comunisti” (Nannipieri, Benve-nuti e Lamberti), il Palazzo lo cono-sce: “Ma dal Palazzo, tutti i livornesilo sanno, sono uscito così come sonoentrato: in motorino e nient’altro. Fi-guriamoci se non avevo gli occhi ad-dosso: massone e socialista, con dele-ga all’urbanistica, negli anni del ciclo-ne di Mani Pulite”.

NNuullllaa?? IInn ttuuttttaa ffrraanncchheezzzzaa:: nnoonn mmiisseemmbbrraa ppoossssiibbiillee.. BBaassttii ddiirree cchhee iill vvoo--ssttrroo bbeell lliibbrroo ssuullllaa ssttoorriiaa ddeellllaa MMaassssoo--nneerriiaa iinnddiiccaa iill rruuoolloo--cchhiiaavvee cchhee,, ffrraa ffii--nnee OOttttoocceennttoo ee iinniizziioo NNoovveecceennttoo,, eebb--bbeerroo llee llooggggee nneellllaa ccoossttrruuzziioonnee ddeellllaaccllaassssee ddiirriiggeennttee ddeellllaa cciittttàà..“Non sono paragonabili la classe diri-gente che costruisce l’Italia dopo il Ri-sorgimento e quella che rimette inpiedi il Paese dopo la seconda guerramondiale: la partita non si gioca piùné con gli stessi giocatori né con lestesse maglie né soprattutto con lestesse regole e nello stesso stadio. En-trano sulla scena i grandi partiti dimassa: e i due principali, la Dc e il Pci,dichiarano l’incompatibilità con laMassoneria”.SSttaa ddii ffaattttoo cchhee mmiiccaa eerraavvaattee lloonnttaannooddaallllaa ssttaannzzaa ddeeii bboottttoonnii:: ppeezzzzii ddeellllaaccllaassssee ddiirriiggeennttee ssii ssoonnoo rriiccoonnoosscciiuuttiinneellllaa MMaassssoonneerriiaa..“Ci sono state figure come quelle diTevené o Campi...”.DDeennttrroo llee iissttiittuuzziioonnii cc’’èè ssttaattoo aanncchheelleeii,, ee iinn rruuoolloo ddii pprriimmoo ppiiaannoo..“Sì, ma non eravamo lì a rappresenta-re la massoneria bensì il partito che ciaveva indicati. Poi qualcuno era mas-sone e qualcuno no, ma questa eraun’altra cosa”.LLaa ssaanniittàà èè sseemmpprree ssttaattaa uunnaa rrooccccaaffoorr--ttee ddeellllaa mmaassssoonneerriiaa lliivvoorrnneessee......“Balle, è una leggenda metropolitana.

Non pensate di venirmi a raccon-tare come si è sedimentato l’ap-parato dell’Usl. E’ una storia checonosco: ma la regia non dovetevenirla a cercare nel tempio mas-sonico bensì nelle stanze dellesegreterie dei partiti”.IInn qquueessttii aannnnii llaa cciittttàà hhaa vviissssuuttooll’’eeuuffoorriiaa ddeell mmaattttoonnee ee iill bboooommddeellllaa rreennddiittaa iimmmmoobbiilliiaarree:: ii mmaass--ssoonnii cc’’eennttrraannoo qquuaallccoossaa??“Nelle logge non ci si occupa dipoltrone, business e aree edifica-bili ma di valori: di diritti civili,di libertà della ricerca scientifica.Lo dico sapendo quel che dico:da testimone di quel che è acca-duto in 40 anni. Ho fatto partedella sinistra livornese, non sonoun bambino nato ieri: ma la mia

militanza politica la lascio fuoriquando varco la soglia del tempio”.PPeerrcchhéé aalllloorraa,, ddaall ddii ffuuoorrii,, iinnvveecceecchhee ccoommee iill lluuooggoo iinn ccuuii ccii ssii iinntteerr--rrooggaa ssuullllaa ttrraasscceennddeennzzaa ddeellll’’aanniimmoouummaannoo vvii ssii iiddeennttiiffiiccaa ccoommee uunnaalloobbbbyy ddii ppootteerree??“Siamo in un Paese che ha avuto loStato Pontificio, che ha vissutovent’anni di totalitarismo fascista eha avuto il più forte partito comuni-sta dell’Occidente. Di fronte a tuttiquesti “ismi”, compresi quelli dellaparte più integral*ista della Chiesa,noi massoni siamo un ostacolo e unnemico: siamo sempre stati dallaparte degli aggrediti, mica degli ag-gressori. Crede che sia un caso se aLivorno, nel Settecento, proprio daquesto filone di pensiero nasce lastampa della “Encyclopedie” e dellibro del Beccaria?”.FFiinn qquuii llee aaccccuussee.. DDaavvvveerroo nnoonn aavvee--ttee nnuullllaa ddaa rriimmpprroovveerraarrvvii??“Soprattutto una cosa: l’esser rannic-chiati nel dopoguerra, rinchiusi su sé

MASSONERIA / Parla Bianchi

“Macché poltrone e aree edificabili lenostre logge si occupano di valori” La P2? Le prime vittime siamo stati noi. E a Livorno sono stati uncorpo estraneo: non li ho mai visti nel nostro tempio

LLIIVVOORRNNOO –– QQuuaannttoo ccoonnttaa llaa MMaassssoonneerriiaa nneellllaa mmaapp--ppaa ddeell ppootteerree ddeellllaa cciittttàà ddoovvee rreeggnnaa llaa ““cchhiieessaa”” rrooss--ssaa?? ““NNuullllaa””,, ggiiuurraa MMaassssiimmoo BBiiaanncchhii,, 6633 ccaannddeelliinnee ddaassppeeggnneerree aa lluugglliioo,, 3333eessiimmoo ggrraaddoo ddaall ’’9900 ee nnuummeerroodduuee nnaazziioonnaallee ddeell GGrraannddee OOrriieennttee.. NNoonn ddeevv’’eesssseerreeaarrcciiccoonntteennttoo ddii vveeddeerr ppaarrttiirree ccoossìì ll’’iinntteerrvviissttaa nneell DD--ddaayy ddeeii mmaassssoonnii aa LLiivvoorrnnoo.. EE’’ cchhiiaarroo cchhee aavvrreebbbbeepprreeffeerriittoo pprreennddeerree ll’’aabbbbrriivviioo ddaall vvoolluummee ssuullllaa MMaass--ssoonneerriiaa llaabbrroonniiccaa cchhee ooggggii (1° febbraio) vviieennee pprree--sseennttaattoo;; ddaallllaa ccoolllleezziioonnee ddii cciimmeellii ggaarriibbaallddiinnii ddeellllaaffaammiigglliiaa SSggaarraalllliinnoo ((““uunnaa ddeellllee ppiiùù iimmppoorrttaannttii aallmmoonnddoo””));; ddaallllee ffiigguurree dd’’uunnaa ssttoorriiaa llooccaallee ttrrooppppoo ppoo--ccoo ccoonnoosscciiuuttaa ((““llaa ffaammaa ddii GGiiuusseeppppee AAttttiiaass nneell SSeett--tteecceennttoo hhaa ffaattttoo iill ggiirroo ddeell MMeeddiitteerrrraanneeoo””)).. MMaa ffaabbuuoonn vviissoo aa ccaattttiivvoo ggiiooccoo ee aacccceettttaa iill mmaattcchh..

[ [La pagina intera del Tirreno del 1° febbraio 2007

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stessi. E’ stato un grande errore, l’ha det-to con nettezza il Gran Maestro: abbiamocombattuto per la libertà (alle Fosse Ar-deatine sono morti 16 dei nostri) ma quan-do la libertà è arrivata siamo spariti. Lascelta forte del vertice attuale è questa: ri-portare la massoneria in mezzo alle piaz-ze e alla gente. Alla manifestazione da-vanti al Comune dopo l’attentato alle Tor-ri gemelle c’erano anche i nostri labari”.MMaa lloo ssccoogglliioo ddeellllaa sseeggrreetteezzzzaa rreessttaa:: ee llooddiiccoo aa lleeii cchhee ll’’aappppaarrtteenneennzzaa aall GGrraannddeeOOrriieennttee ll’’hhaa ddiicchhiiaarraattaa ppuubbbblliiccaammeenntteeqquuaannddoo sseemmbbrraavvaa uunn ttaabbùù..“Per ciascun massone valgono gli stessidiritti e gli stessi doveri di qualunque al-tro cittadino: né mezzo di più né mezzodi meno. Così come valgono le leggi. Pre-scrivono che gli elettori conoscano a qua-li associazioni appartengono gli eletti?Credo vada rispettata. Però non chiudia-mo gli occhi: ci sono stati momenti in cuila sola appartenenza alla massoneria eradi per sé motivo di discriminazione”.LLiivvoorrnnoo èè uunnaa ddeellllaa rreeaallttàà ddoovvee,, iinn pprroo--ppoorrzziioonnee aall nnuummeerroo ddeeggllii aabbiittaannttii,, ppiiùù rrii--lleevvaannttee èè llaa pprreesseennzzaa ddii llooggggee.. MMaa ffrraa lleecciittttàà ddii mmeeddiiee ddiimmeennssiioonnii èè ssttaattaa aanncchheeuunnaa ddoovvee ssii ssoonnoo ccoonnttaattii ppiiùù aappppaarrtteenneenn--ttii aallllaa lliissttaa PP22......“Quanti erano? Una quindicina, mi pare”.TTrreennttaa.. AA PPiissaa 1122,, aa SSiieennaa oottttoo......“Le prime vittime della P2 siamo stati noi:duecent’anni di storia del Grande Orientesviliti da questo grave episodio. Il GranMaestro ha pronunciato parole chiare enette di condanna irreversibile della P2”.EE aa LLiivvoorrnnoo......“Ho conosciuto i nomi degli appartenentialla P2, me lo ricordo come fosse ora, il30 giugno ’81. Nessuno di loro, ma pro-prio nessuno, era mai stato qui al tempioné aveva mai frequentato le logge livor-nesi. Sfido chiunque a provare il contra-rio: lo dico come testimone diretto, sonoqui dal 26 giugno ’67. Erano un corpoestraneo”.VVooii ddiittee:: nnoonn aabbbbiiaammoo iill ccooppyyrriigghhtt ddeellllaappaarroollaa ““mmaassssoonneerriiaa”” ee ppaagghhiiaammoo lloo ssccoott--ttoo ddeellll’’eessiisstteennzzaa ddii llooggggee ssppuurriiee..“Non è un termine brevettato e già lacommissione Anselmi censì alcune decinedi gruppi che si autodefinivano Loggiamassonica. Ma è come per le grandi reli-gioni e le sette: la nostra autorevolezza èdata dalla storia e dal riconoscimento in-ternazionale”.AA LLiivvoorrnnoo eessiissttoonnoo llooggggee ssppuurriiee??“Che io sappia, no”.

LLeeii,, mmaassssoonnee ee ssoocciiaalliissttaa oorrggoogglliioossaammeenn--ttee aauuttoonnoommiissttaa,, hhaa sseemmpprree ddeettttoo cchhee qquuiill’’uunniiccoo rriittoo ““aannttiiccoo aacccceettttaattoo”” èè ll’’aappppaarrttee--nneennzzaa aallllaa nnoommeennkkllaattuurraa rroossssaa..“Nel Sette-Ottocento Livorno era unacittà pluralista cosmopolita, aperta alrapporto con il mondo e con una granpresenza di teatri e circoli culturali. Il fa-scismo mette la città sotto una cappa diconformismo e economia assistita...”.

MMaa iill rreeggiimmee ddeell VVeenntteennnniioo èè ccrroollllaattoo ddaauunn ppeezzzzoo..“Però questo conformismo non è sparito:essere minoranza qui a Livorno è una po-sizione poco appetita. E comunque mi la-sci dire una cosa...”.CCoossaa??“Macché livornesi brava gente: smettia-mola con quest’idea fasulla che disegnaun fascismo “alla livornese” in versione

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IL LIBRO ““LLAA MMAASSSSOONNEERRIIAA AA LLIIVVOORRNNOO.. DDAALL SSEETTTTEECCEENNTTOO AALLLLAARREEPPUUBBBBLLIICCAA””, curato per il Mulino dallo storico Fulvio Con-ti, racchiude quasi 300 anni di storia massonica fortementeintrecciata allo sviluppo civile e democratico di Livorno, alsuo spirito cosmopolita e alla sua vivacità culturale. La co-

stituzione della prima Loggia labronica risale al 1730 e da al-lora la storia della Libera Muratoria si è intrecciata con quella

della città fino a diventarne uno degli elementi distintivi. Non a caso ilvolume è stato pubblicato con il patrocinio del Comune e della Provincia di Li-vorno e il sostegno finanziario di importanti istituti locali.La sua presentazione è avvenuta il pomeriggio del 11°° ffeebbbbrraaiioo nella sala consilia-re della Camera di Commercio alla presenza del Gran Maestro Gustavo Raffi, delcuratore e degli altri sette autori (Filippo Sani, Fabio Bertini, Alessandro Volpi,Donatella Cherubini, Liana Elda Funaro, Angelo Gaudio e Marco Di Giovanni).

Dopo il saluto del presidente dellaCamera di Commercio Roberto Nar-do, sono intervenuti il sindaco di Li-vorno Alessadro Cosimi, che ha fir-mato la presentazione del libro, glistorici Ivan Tognerini, dell’Universitàdi Siena, e lo stesso Fulvio Conti cheè docente di Storia Contemporaneaall’Università di Firenze e autore,sempre con il Mulino, del libro “Sto-

ria della Massoneria italiana. Dal Risorgimento al Fascismo”, del quale è uscita nel2006 una nuova edizione. Era presente il Gran Maestro Gustavo Raffi. (red)

La presentazione del libro “La massoneria a Livorno. Dal Settecento alla Repubblica” avvenuta a Livorno il 1° febbraio. In primo piano il curatore dell’opera Fulvio Conti.

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da operetta con Ciano grande boss muni-fico. No, qui il regime arrivò con la vio-lenza: la cacciata del sindaco socialistaMondolfi è stata una delle pagine più ne-re della storia della nostra città. Anche lasede della massoneria livornese in viaBorra venne devastata”.NNoonn ffaacccciiaammooccii pprreennddeerree ddaall gguussttoo ddeellllaassttoorriiaa:: ppaarrlliiaammoo ddii ooggggii..“Ma proprio dal gusto della storia biso-gna farsi prendere: lo capisce che sta nel-la memoria la molla per far fare alla cittàun salto in avanti. E non basta caricaretutto sulle spalle d’un sindaco come se daun singolo dipendesse tutto il bene o tut-to il male: è il sistema-città che deve ri-mettersi in modo e prendere gusto di ri-trovare lo smalto. Faccio qualche no-me...”.MMaassssoonnii ddaa aaddddiittaarree ccoommee eesseemmppiioo??“No, tutti fuori dalle nostre logge. Perdirne uno: Menè Modigliani era un bigdel riformismo europeo e all’Internazio-nale socialista discuteva con Lenin”.PPeerr ddiirrnnee uunn aallttrroo??“Ciampi. Di gran lunga il livornese più il-lustre della storia recente. Ignoratoquand’era già un nome a livello mondia-le, l’abbiamo scoperto solo quand’è statopremier. Poi è scattata l’operazione bea-tificazione”.PPooii??“La Chiesa ha dato alla città figure digrande respiro come monsignor Ablondie monsignor Guano. Ablondi è sicura-

mente il personaggio più amato dai livor-nesi, me compreso”.FFuu aaccccuussaattoo ddaallllaa ddeessttrraa cclleerriiccaallee ddii eesssseerrttrrooppppoo vviicciinnoo aaii mmaassssoonnii..“Negli anni ’60, nel periodo del disgelopost-conciliare fra Chiesa e massoneria, aSavona si tenne un faccia a faccia fra unadelegazione del Grande Oriente e unarappresentanza ecclesiale: ne faceva par-te un don Ablondi, giovane prete sanre-mese. Mica era massone ma bastò per farpartire il fuoco incrociato degli attacchidella destra ecclesiale, che contava mol-to. Ma dal mondo delle religioni sonoemerse molte figure di grandissimo livel-lo”.CChhii??“Penso al pastore Ribet, penso ai rabbiniToaff, Laras, Polacco e Kahn”.QQuuaannttaa aaccqquuaa èè ppaassssaattaa ssoottttoo ii ppoonnttii:: llaaPPuubbbblliiccaa aassssiisstteennzzaa ee llaa SSoocciieettàà ppeerr llaaccrreemmaazziioonnee nnaassccoonnoo iinn aannttaaggoonniissmmoo aall--llaa CChhiieessaa,, oorraa llaa SSvvss lliivvoorrnneessee èè iinn pprrii--mmaa ffiillaa aall ffuunneerraallee ddii ppaappaa WWoojjttyyllaa ee aall--llee cceelleebbrraazziioonnii ppeerr llaa MMaaddoonnnnaa ddii MMoonn--tteenneerroo......“... e la Società per la cremazione ha unprete nel proprio consiglio”.DDuunnqquuee??“Era ovvio che, di fronte allo strapoteredel Papa, la classe dirigente post-unitariadell’Ottocento facesse del laicismo lapropria bandiera. Bisogna distinguere:era una spinta anti-clericale, non anti-re-ligiosa. Un massone ha pochi divieti: maè vietato dichiararsi ateo”.MMii ddiiccaa ppeerrcchhéé,, iinnvveeccee ddii ssttaarree iinn ccuurrvvaa ooiinn ppaarrrroocccchhiiaa,, uunn ggiioovvaannee ddoovvrreebbbbee vveennii--rree aall tteemmppiioo mmaassssoonniiccoo?? PPeerr ffaarree ccaarrrriieerraaoo cchhee??“Ricordo la battuta di un navigato ammi-nistratore che mi raccontava cosa succe-deva alle iscrizioni nel suo partito: quan-do c’è il concorso dei vigili o le assun-zioni all’Usl, ecco comparire all’improvvi-so 20 facce nuove ma spariscono appenaviene pubblicata la graduatoria definitiva.Invece...”.IInnvveeccee ccoossaa??“Stiamo crescendo. Forse perché lo scon-gelamento degli iceberg degli ideolog-ismi libera energie nuove, forse perché ipartiti tradizionali non riescono più a vei-colare prospettive. Il bisogno di valori èil motore delle nuove domande e noi sia-mo lì per provare a dare una risposta,una possibilità, un orizzonte”.

Mario Zucchelli

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In città 160 aderentiE ora apre la settimaLoggia

Sono 680 le logge del Grande Orien-te presenti in Italia, 18mila gli affilia-ti (ma non sono ammesse le donne).A Livorno se ne contano sei (con 160iscritti): a partire dalla “Dovere-Maz-zini”, che ha il “numero” istitutivopiù basso (54) di tutta la Toscana eha più di 120 anni. Caso rarissimo, lesedi sono due: la “Dovere Mazzini”alla Fratellanza Artigiana di piazzaDomenicani mentre la “Scienza e la-voro”, la “G. Bovio”, la “Giustizia elibertà”, la “Adriano Lemmi” e la“Evolution” fanno capo al tempio divia Ricasoli 70. I nomi sono sul sitoweb del Grande Oriente: ma è salta-to quello della Loggia Marradi che faparte dell’Oriente di Rosignano eperò è ospitata a Livorno alla Fratel-lanza Artigiana.Il Grande Oriente livornese ha in

cantiere la nascita della settima Log-gia: sarà intitolata a Alessandro Te-deschi, medico labronico, ebreo, cheebbe la responsabilità nazionale diguidare dall’esilio di Parigi la masso-neria di Palazzo Giustiniani durantegli anni del fascismo. “Stiamo rag-giungendo il massimo storico delleadesioni dalla Liberazione a oggi”,afferma il Gran Maestro aggiuntoMassimo Bianchi: l’età media si è ab-bassata a 51 anni.(...)

L’interno del tempio massonico di via Ricasoli

LL’’IIDDEENNTTIIKKIITTII

Il Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi

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Essere massone aiuta a fare carriera? Ilprofessor Gianfranco Morrone, già Mae-stro Venerabile della Loggia “Risorgimen-to-VIII Agosto” e ora presidente del Col-legio circoscrizionale dei Maestri Venera-bili dell’Emilia-Romagna, giura di no.“Sono in questa istituzione da 30 anni enon mi risulta che l’iniziazione alla Mas-soneria sia mai stata usata come elemen-to qualificante in un giudizio. Non ho maiavuto informazioni su un ipotetico colle-gamento tra la Massoneria e il lavoro,poi, se c’è stato un caso singolo, non puòcerto essere visto come un fatto istituzio-nale”. E il professor Morrone aggiunge:“La Massoneria, come tutte le altre asso-ciazioni, è composta da uomini e tra que-sti ci può esserci chi si non si uniforma aiprecetti morali ed etici che ne sono il fon-damento. Le mele marce ci sono dapper-tutto e la vicenda P2 insegna, anche sec’è da dire che fu proprio l’istituzione acacciare Licio Gelli non appena si reseconto di quello che stava facendo”.IInn ppaassssaattoo llaa LLooggggiiaa ““ZZaammbboonnii--DDee RRoollaann--ddiiss”” èè ssttaattaa aaccccuussaattaa ddii eesseerrcciittaarree uunnaa nnoo--tteevvoollee iinnfflluueennzzaa ssoocciioo--ppoolliittiiccaa ssuu BBoolloo--ggnnaa””..“Ma le inchieste fatte per accertare even-tuali strani collegamenti non hanno por-tato a nulla. Direi che in questo caso la ri-sposta l’ha data la storia, anche se rima-ne il pregiudizio”.SSeeccoonnddoo lleeii èè uunn ccaassoo cchhee llaa mmaaggggiioorrppaarrttee ddeeggllii aaffffiilliiaattii ssiiaa ccoossttiittuuiittaa ddaa mmeeddii--ccii ee pprrooffeessssoorrii??“Sono di più, ma non prevalenti. In que-sti ultimi 7/8 anni c’è stato un incrementoesponenziale di affiliati (siamo diventaticirca un migliaio in Emilia-Romagna divi-si in 35 logge) e sono rappresentate tut-te le professioni a dimostrazione che ilconfronto con la società civile e la tra-sparenza, volute dal Gran Maestro Gusta-vo Raffi, hanno dato i loro frutti avvici-nando tanta gente ai nostri ideali e prin-cipi. E sono numerosi i giovani che si so-no trovati in sintonia con noi chiedendodi essere iniziati. Una persona che ricor-do con affetto, per esempio, era un ta-

baccaio che ora ci ha lasciati.Non aveva studiato, ma avevauna carica umana e una capa-cità di trasmettere sensazionied emozioni che non c’è pro-fessore universitario che tenga”.CP

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SANITÀ: MINACCE A COLLEGA; MASSONERIA E TELEFONATE A POLITICISpunta anche un’appartenenza allaMassoneria di Lucia Scorolli, nel-l’inchiesta sulle minacce ricevutedal collega Emilio Campos, l’oculi-sta docente universitario a capo diuna unità operativa del PoliclinicoSant’Orsola-Malpighi. E ci sono an-che telefonate con un ufficio dellapresidenza del Consiglio dei Mini-stri che vengono considerate dal-l’inchiesta del Pm Enrico Cieri e delProcuratore Enrico Di Nicola.L’inchiesta sulle minacce di vario tipo (telefonate, proiettili recapitati a casa sua edi suoi parenti, irruzioni minacciose in studio) a Campos ha portato all’emissionedi provvedimenti del Gip nei confronti dei due suoi colleghi, Lucia Scorolli, finoall’altro giorno primario facente funzione dell’altra unità operativa oculistica, e ilmarito, il prof. Renato Alberto Meduri. Per loro il Gip ha deciso l’obbligo di di-mora a Bologna e il divieto di accesso al policlinico e all’Università. Le minaccesarebbero legate ad un concorso cui partecipava Scorolli. Ad eseguire in concre-to le minacce sarebbero stati Remo Grassetti, karateka marchigiano (che ha con-fessato) e l’autotrasportatore torinese Roberto Talarico. Entrambi sono agli arre-sti domiciliari.

LL’’aappppaarrtteenneennzzaa ddii LLuucciiaa SSccoorroollllii aallllaa LLooggggiiaa ffeemmmmiinniillee HHiirraamm è emersa nel corsodell’inchiesta (tra l’altro sarebbero stati sequestrati anche oggetti tipici della mas-soneria) e ora gli inquirenti stanno guardando se questo abbia un significato nelcontesto dell’inchiesta e se ci siano altri protagonisti della vicenda legati a logge.Quello che pare certo è che Grassetti, broker marchigiano, dirigente locale di An,vecchio amico di Lucia Scorolli, ha ammesso di aver contattato uomini politici peraiutare l’amica nel concorso per professore associato di Oftalmologia. Telefonateche, però, non avrebbero ottenuto risultati. (...) BS

17 febbraio 2007

LLaa llooggggiiaa cciittaattaa nneell tteessttoo èè cchhiiaarraammeennttee eessttrraanneeaa aall GGrraannddee OOrriieennttee dd’’IIttaalliiaa

Morrone: “Essere massone non aiutaa fare carriera”

Il presidente del Collegio dell'Emilia Romagna, Gianfranco Morrone, in occasione dell'incontro

con la Comunità ebraica di Bologna dello scorso 21 gennaio

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Nella notte tra il 15 e il 16 febbraio 1907 sispegneva a Bologna Giosuè Carducci.Circa due mesi dopo che gli era stato as-segnato il Nobel per la letteratura. E conil prestigioso riconoscimento, il primo auno scrittore italiano, paradossalmenteiniziò l’oblio, lento ma inesorabile, dellasua stagione. Una volta, a scuola, le poesie di Carduc-ci si imparavano a memoria, oggi sui libridi testo se ne trovano fuggevoli tracce. Cisi riferisce a lui per lo stile solenne dicerte liriche come “Il comune rustico” oper la metrica che riecheggia il poetarelatino come in “Nevicata”. Peril critico Cesare Segre, Car-ducci ha scritto in tutto diecibelle poesie, non di più. E so-no quelle come “San Martino”o “Davanti a San Guido” nellequali nostalgia e vena liricaprorompono con forza dai pa-ludamenti stilistici. Altri criticisono stati con lui più genero-si, soprattutto negli ultimi an-ni, e c’è anche chi ha messo inluce suggestive analogie tracerte immagini della poesiacarducciana e alcuni versi deiMottetti di Montale. Bologna e la Lucchesia, dovenacque a Valdicastello nel1835, hanno programmato mo-stre e convegni durante il 2007per ricordarne la vita e le ope-re. Ma a nessuno è venuto inmente di proporre letture nelsegno dell’attualità, come si fadi solito quando si celebrano icentenari. Giosuè Carducci re-sta uno splendido interpretedell’800 post-risorgimentaleche ha saputo rappresentaregli ideali di patria e di libertà,un Vate della Nuova Italia, se-condo la definizione di Croce,che ha declinato la poesia infunzione civile. Il suo fascino

sta proprio nella sua inattualità, come so-stiene Emilio Pasquini, italianista all’Uni-versità di Bologna. Alla fine del secolo lui stesso, vecchio eacciaccato, si rendeva conto che il mon-do cambiava, che la storia si accingeva avoltare pagina, che nuove sensibilità sirendevano protagoniste. “La poesia nonvuol più saperne di me, ed io non voglioaffaticarmi a correrle dietro” scriveva nel1897. Giovanni Pascoli, suo allievo, avevagià pubblicato “Myricae” e stavano peruscire le prime poesie dell’ “Alcyone” diGabriele D’Annunzio: il XXI secolo si af-

facciava con linguaggi e tematiche nuovi. “Cara amica - scrive Carducci nel 1898 aDafne Gargioli, una delle donne alle qua-li fu legato da un profondo affetto - gra-zie dei conforti, degli eccitamenti e deiprofferimenti. Ma ho pensato di dire ad-dio alla poesia io, prima che ella mi lasci,e voglio che la stagione del mio fiorir sichiuda col regno di Umberto e Margheri-ta. Che versi potrei io più trovare se nondi dolore e di sconforto? Fu il tempo no-stro. Fuit illum”.Umberto e Margherita riscaldarono ilcuore stanco del poeta nel crepuscolo del

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pa16 febbraio 2007rassegna stampa

storia e cultura

Il centenario della morte

Anche la scuola dimentica CarducciVinse il Nobel nel 1906, pochi mesi prima della morte. Ma la sua poesia è legata all’Ottocento e non s’impara più a memoria

GGIIOOSSUUÈÈ CCAARRDDUUCCCCII

Fu iniziato massone nel 1862 nel-la Loggia “Galvani” di Bologna.Nel 1866 fondò, con altri, la Log-gia “Felsinea” pure a Bologna edi questa antica officina si con-servano ancora le tavole firmateda Giosuè Carducci, segretariodi Loggia e Cavaliere Rosa Cro-ce. Sciolta la “Felsinea”, rimasein sonno sino a che, riorganizza-to l’Ordine da Adriano Lemmi, fuaffiliato il 20 aprile 1886 allaLoggia “Propaganda Massonica”di Roma. Il 29 dicembre 1905 in-viò a Lemmi il seguente tele-gramma che può dirsi la sua ul-tima manifestazione massonica:“Colpirò con il mio maglietto,finché le mie forze dureranno,preti, moderati e transigenti.Vorrei avere la tua energia e ioauguro che essa duri”.

Dal libro di Vittorio Gnocchini, “L’Italia dei Liberi Muratori.Piccole biografie di massoni famosi”,Mimesis-Erasmo

AANNNNIIVVEERRSSAARRIIII

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secolo. Anche se le cannonate di Bava Beccaris, ordinate dal recontro gli insorti di Milano, gli aprirono squarci di disillusione.Monarchico Carducci era stato sino al 1862. Dopo Aspromonte,Garibaldi fermato sulla via di Roma, e le speranze deluse dei pa-trioti, Carducci divenne un fervente repubblicano e un appas-sionato massone. Aveva 27 anni e aveva già dato prova del suocarattere focoso, ostinato e malinconico. E delle sue qualità dierudito e letterato. A 21 anni aveva insegnato retorica nel gin-nasio di San Miniato a Pisa e a 25 il ministro Terenzio Mamianilo aveva destinato alla cattedra di eloquenza (che più tardi sichiamò di letteratura) all’università di Bologna. Fu successiva-mente sospeso dall’insegnamento per le critiche feroci che lan-ciò contro il governo, colpevole a suo dire d’aver rinunciato al-la conquista di Roma. Sono gli anni, quelli, del Carducci giaco-bino e anticlericale che si aggrappa al popolo come al vero mo-tore della storia e che rifiuta sdegnosamente (è il 1878) l’ordinecivile dei Savoia. Da sette anni era morto Mazzini, da due eraandata al potere la Sinistra e cominciavano ad attecchire le ideedel socialismo. Si sfaldava la corrente repubblicana risorgimen-tale e Carducci s’era riavvicinato alla monarchia, convinto chesolo i Savoia potessero tenere unita l’Italia (“Senza di loro - di-cevano anche i massoni - crolla lo Stato e torna il primato po-litico del Papa”). L’insegnamento, oltre la poesia, fu la sua grande passione. Vi sigettò anima e corpo e quasi alla fine della carriera di docente, il20 marzo 1899, pronunciò al Senato un memorabile discorso de-nunciando le condizioni di abbandono in cui si trovava l’Ateneobolognese: aule insufficienti, laboratori privi di attrezzature, spe-rimentazioni consentite soltanto a uno sparuto numero di allievi.“Eppure dalle scuole, dai gabinetti, da istituti così scarsi, cosìsprovvisti, così inservibili escono opere di scienza e di dottrinache onorano l’Italia” disse con enfasi Carducci, e la sua perora-zione sbloccò i finanziamenti necessari all’Università di Bologna. Il Nobel gli fu assegnato il 10 dicembre 1906 ma il poeta, grave-mente malato, non poteva più muoversi. E in poltrona lo trovò

il ministro svedese De Bildt che venne a Bologna per conse-gnarglielo. Unici testimoni i 14 mila libri della sua biblioteca. Do-po nove giorni arrivò anche l’assegno: 191 mila lire italiane di al-lora, una benedizione per i gravi problemi economici di Car-ducci al quale il governo italiano aveva assegnato una indennitàdi 12 mila lire l’anno.

Renzo Raffaelli

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IILL RRAAPPPPOORRTTOO TTRRAA CCAARRDDUUCCCCII EE LLAAMMAASSSSOONNEERRIIAA è stato propostodalla Loggia bolognese “GiosuèCarducci” con il Convegno distudi “Carducci Massone” –organizzato in collaborazione

con il Collegio Circoscrizionaledell’Emilia Romagna – realizzato a

Bologna il 17 febbraio presso la SalaSenatoriale di Palazzo Ratta.

Dopo il saluto del presidente del Collegio dell’Emilia Ro-magna, Gianfranco Morrone e l’introduzione di Alberto Ma-ria Bargossi, Maestro Venerabile della Loggia organizzatri-ce, sono seguiti gli interventi di Emilio Pasquini, dell’Uni-versità di Bologna (“Carducci laico”); di Umberto Carpi,dell’Università di Pisa (“Carducci e la Rivoluzione france-se”), dello storico Aldo Mola (“La Massoneria per Carduc-ci”), di Marco Veglia, dell’Università di Bologna, (“La vitamassonica di Giosuè Carducci dal 1866 al 1868”), di Rober-to Balzani, sempre dell’Università di Bologna, (“CarducciCrispino”) e di Angelo Scavone, presidente della SocietàDante Alighieri di Bologna (“Carducci e la Dante Alighieri”).Il Gran Maestro Gustavo Raffi ha chiuso i lavori.Nel corso del convegno sono stati consegnati i premi aivincitori di due concorsi banditi dalla Loggia “Giosuè Car-ducci”. red

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storia e cultura

Bologna, 13 febbraio 2007

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È andato a cercare nelle bancarelle i ci-meli del suo antenato Ettore Ferrari (1845-1929), lo scultore romano autore del mo-numento di Mazzini all’Aventino (1902-1911) e di Giordano Bruno (1887) a Cam-po de’ Fiori. Ora studi, schizzi, disegni,foto, una parte della collezione messa in-sieme da Ettore Passalalpi Ferrari, sonoesposti fino al 5 marzo al Vittoriano, nel-la mostra “Ettore Ferrari. Un artista traMazzini e Garibaldi”, curata dallo stessocollezionista e da Marco Pizzo del MuseoCentrale del Risorgimento. L’istituto con-serva e ha digitalizzato il fondo Ferrari,comprato nel ‘74 dallo “stracciarolo” cheaveva sgomberato lo studio dell’artista.Altri documenti sono sparsi tra privati,

l’Archivio Centraledello Stato, la Gal-leria Nazionaled’Arte Moderna el’Archivio Storicodel Grande Orien-te d’Italia.Come il padrescultore che avevapartecipato alla di-fesa della Repub-blica Romana, Et-

tore Ferrari fu un artista e un uomo poli-tico. Impegnato a difendere i principi maz-ziniani e massonici, tradusse nel marmogli ideali del Risorgimento. Dopo la cadu-ta del potere temporale partecipò attiva-

mente alla vita pubblica. Repubblicano, fuconsigliere comunale a Roma, deputato alParlamento, contro Crispi e vicino a Feli-ce Cavallotti. Anticlericale, nel ‘900 diventòGran Maestro della Massoneria. Un centi-naio le opere in mostra, tra cui spiccanole fotografie, rare anche dal punto di vi-sta tecnico. Come quelle all’albumina dalastra di vetro del monumento di Garibal-di a Rovigo e dell’inaugurazione del con-testatissimo monumento a Giordano Bru-no. Innumerevoli le opere di Ferrari in Ita-lia e all’estero. Tra ‘800 e ‘900, infatti, lastatuaria pubblica ha avuto negli artistiitaliani i migliori interpreti dei sentimentinazionali.

Laura Gigliotti

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storia e cultura8 febbraio 2007

Il Risorgimento scolpito da Ferrari

Ettore Ferrari

Alla proto-massoneria di tipo “operati-vo” si sovrappose nella Napoli del Set-tecento un istituto, introdotto da mercantifrancesi di religione calvinista, che adottòil sistema “speculativo” dei Moderns in-glesi. Di conseguenza iniziò, dalla metàdel secolo in poi, un aspro conflitto trale varie potenze massoniche estere peril predominio sulla “fratellanza” meri-dionale. Austria, Francia, Germania, In-ghilterra e Paesi Bassi si affrontarono,senza esclusione di colpi, al fine di otte-nere concreti e positivi risultati sull’eco-nomia e sulla politica delle Due Sicilie.Un gruppo di coraggiosi “fratelli” riuscìa sottrarsi ad ogni tentativo egemonicocostituendo una Gran Loggia Nazionale,orgogliosamente aristocratica, legittimi-sta e spirituale. L’ostilità delle gerarchieecclesiastiche e le persecuzioni delle au-torità poliziesche crearono, quale natu-rale reazione, in numerosi membri dellevarie Obbedienze massoniche del Regnodi Napoli e Sicilia un sentimento profon-

damente anticuriale eant igovernat ivo.Molti “fratelli” dafedeli realisti sitrasformarono inconvinti segua-ci delle ideerivoluziona-rie d’oltral-pe, congravissi-me ri-percussio-ni di carattere per-sonale e socio-culturale. Loscontro fu inevitabile e terribile. L’ultimaimmagine di un secolo pieno di aspira-zioni e di illusioni sarà quella dei mas-soni meridionali che si fronteggeranno gliuni contro gli altri in armi. Il tetro suonodella mannaia si sostituirà a quello gioio-so delle campane. Le “tenebre” soffo-cheranno la “luce” e il “chaos” domineràsull’“Ordo”.

La Massoneria nelle due SicilieLLIIBBRRIIII

RRUUGGGGIIEERROO DDII CCAASSTTIIGGLLIIOONNEE è nato aNapoli nel 1940. Pubblicista, ha inse-gnato alla Luiss e all’Università di Stu-di di Cassino (Frosinone). Ha scritto

I segreti della magia (in collaborazio-ne con Alberto Cesare Ambesi), A te-la ordita Dio mandò il filo, CorpusMassonicum (alla seconda edizione),Alle sorgenti della Massoneria, Il mae-stro di Cagliostro: Luigi d’Aquino, Do-menico Cirillo e la Massoneria di fine‘700 a Napoli e Una villa massonicanella Napoli del ‘700. Già direttore re-sponsabile del periodico di cultura earte varia L’Incontro delle genti, ha col-laborato con molte riviste specializza-te come Arcana e Hiram. Ha parteci-pato a numerosi convegni internazio-nali. Alcuni suoi contributi sulla Re-pubblica Napoletana del ‘99 sono sta-ti letti a Nizza e a Parigi presso alcu-ni centri letterari. E presidente del-l’Associazione Culturale “VIRBI0”.

IIll SSEERRVVIIZZIIOO BBIIBBLLIIOOTTEECCAA ddeell GGrraannddee OOrriieennttee dd’’IIttaalliiaa pprreesseennttaa iill vvoolluummee iill 99 mmaarrzzoo ((oorree 1199,,0000)) pprreessssoo llaasseeddee rroommaannaa ddeellll’’eeddiittoorree GGaannggeemmii ((PPiiaazzzzaa SSaann PPaann--ttaalleeoo,, 44)).. LL’’iinnttrroodduuzziioonnee èè aa ccuurraa ddii BBeerrnnaarrddiinnoo FFiioo--rraavvaannttii,, BBiibblliiootteeccaarriioo ddeell GGrraannddee OOrriieennttee dd’’IIttaalliiaa..

IInntteerrvveennggoonnoo:: GGiiuusseeppppee GGaallaassssoo,, pprreessiiddeennttee ddeellllaaSSoocciieettàà NNaappoolleettaannaa ddii SSttoorriiaa PPaattrriiaa;; CCaarrlloo RRiiccoottttii,,ssttoorriiccoo ddeellll’’UUnniivveerrssiittàà LLuuiissss ““GGuuiiddoo CCaarrllii”” ddii RRoommaa;;GGuussttaavvoo RRaaffffii,, GGrraann MMaaeessttrroo ddeell GGrraannddee OOrriieennttee dd’’II--ttaalliiaa.. PPrreesseennttee ll’’aauuttoorree..

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G iovanni Conti, padre della Co-stituzione, affiliato alla Masso-neria? L’ipotesi è stata ripresa e

affrontata dal nipote Giovanni Conti jr nelcorso del convegno tenutosi nel Palazzodella Signoria di Jesi il 25 gennaio scorsosu “Giovanni Conti. Un marchigiano allaCostituente”. Avanzata in una recentepubblicazione di Vittorio Gnocchini sullaMassoneria italiana presentata dal pro-fessor Fulvio Conti, l’ipotesi secondo cuiGiovanni Conti fu affiliato Maestro nellaLoggia “Tenna” di Fermo, non aveva fino-ra trovato riscontro nelle carte. Il libro diGnocchini ammette che “non si conoscedove e quando [Giovanni Conti] fu inizia-to Massone”, ma il fatto che il repubbli-cano marchigiano sia entrato a far partedel libro L’Italia dei Liberi Muratori, sem-bra rendere verosimile l’esistenza agli at-ti della Loggia di Fermo, della sua do-manda di affiliazione. Fatto che ha indot-to dunque il nipote Giovanni Conti jr aconsiderare che il nonno abbia “condivi-so l’ideale massonico e vi abbia pureaderito, per poi distaccarsene, preferen-do dedicarsi al solo Partito”. Durante ilconvegno jesino ha inoltre ricordato ilcontesto in cui tale affiliazione potrebbeessere avvenuta. Ovvero “coevamente oimmediatamente dopo la sua partecipa-zione alla lega anticlericale (siamo neisuoi venti anni, quando già possiede latessera del Pri di Fermo)”. L’affiliazione rappresenterebbe “semplice-mente una tappa giovanile del suo percor-so personale e politico, non già un puntodi arrivo [...] - ha detto Conti jr -. Ciò nonintacca minimamente la mia riconoscenza

verso il Grande Oriente d’Italia e i suoiesponenti marchigiani, per avere ricordatoGiovanni Conti e generosamente sostenu-to il riordino del Fondo Conti presso l’Ar-chivio di Stato. La libertà – diceva Catta-neo – è pianta di molte radici, e gli amicidella Massoneria anconetana condividonocon i repubblicani i valori di libertà chehanno reso la nazione unita e indipenden-te e le hanno dato la democrazia”, hachiosato su questo aspetto Conti jr.In questa prospettiva, nell’intervento delnipote di Conti e in quello dello storicoRoberto Balzani, è stato possibile rintrac-ciare analogie di sentire e di pensiero trail politico di Montegranaro che fece partedella Commissione dei 75 dalle cui mentinacque la Costituzione italiana e l’altromarchigiano, massone dichiarato, le cuicarte personali sono in dote all’Archivio diStato di Ancona: Oddo Marinelli. Il conve-gno jesino si svolgeva infatti, oltre checon l’occasione dei 60 anni della Costitu-zione nel ricordo dei Repubblicani euro-pei del Consiglio delle Marche, anche conquella della donazione all’Archivio di Sta-to di Ancona della corrispondenza perso-nale, l’archivio e la biblioteca di GiovanniConti. Come già era successo appunto perMarinelli. I tratti che più sembrano acco-munarli sono il “libero pensiero”, svinco-lato da steccati partitici e la vita perl’“ideale” (non a caso si intitolava così ilconvegno su Oddo Marinelli). Quel “pen-siero mazziniano autonomo”, nelle paroledi Conti jr per raccontare suo nonno ri-belle e “anarchico” che permise a Giovan-ni Conti di essere uomo delle istituzioni,ma fautore di una democrazia dal basso e

mazzinianamente contrarioall’eccesso di leggi; pacifi-sta, ma volontario in primalinea contro l’Austria; anti-clericale, ma che votò a fa-vore dei preti poveri. Di en-trambi, Conti e Marinelli,spicca senz’altro la volontàdi unire, di trovare il luogodi incontro più che di di-chiarare l’ideale partitico-ideologico a scapito di altri.Come ha sottolineato l’in-tervento dello storico epresidente dell’associazio-ne mazziniana Roberto

Balzani nello stesso convegno, Conti re-stò sempre coerente cercando di affer-mare la Repubblica prima di definire ilcarattere. Atteggiamento che lo portò suposizioni vicine a quelle della Dc, in con-trasto con la parte più orientata a sinistranel partito (Pacciardi, Belloni) che spin-geva perché la Repubblica nascesse subi-to con una declinazione precisa. Stessoatteggiamento che vide l’antifascista Od-do Marinelli tra gli artefici della libera-zione di alcuni gerarchi fascisti, come èstato ricordato nel convegno di Ancona alui dedicato a giugno. Il suo intento erainfatti quello di tenere unito il popoloitaliano, spaccato dal regime. La stessa“autonomia” di pensiero che caratterizzaConti, echeggia nelle scelte di Marinelli ilquale organizza la Federazione giovanilenazionale repubblicana che si caratteriz-za per una forte identità autonoma ri-spetto al partito, più orientata verso ilpensiero mazziniano e l’internazionaliz-zazione.Senza arrivare alle posizioni “anti” di Ma-rinelli, gli interventi di Balzani e di Contijr su Giovanni Conti ne sottolineano dun-que l’anarchia ideologica e quella stessalibertà da schematismi altrettanto ideolo-gici. Tanto che Conti uscirà dal partito nelmomento in cui ci sarà da scegliere ilprotettorato sulla Somalia, da lui consi-derato come una forma di inopportunocolonialismo.

Claudia Gentili

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JESI / Convegno su Giovanni Conti e i 60 anni della Costituzione

Un altro massone nella Costituente

Prima seduta dell’Assemblea Costituente, il 25 giugno 1946. La Commissione dei 75 fu nominata il 19 luglio 1946 e presiedutadall’onorevole Meuccio Ruini, massone del Grande Oriente d’Italia

sicuramente nell’epoca pre-fascista. Ricoprì la carica di Consigliere dell’Ordine.

Giovanni Conti

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rassegna stampa edizione Genova 21 novembre

Occidente chiama oriente

Il mondo contemporaneo è a un bivio,il più cruciale di tutta la sua storia. Duestrade opposte ci si presentano allosguardo e non ce n’è una terza; gli or-fici, che amavano questa immagine,hanno fatto riferimento ad una ‘via de-gli iniziati’ e a una ‘via dei volgari’, co-sì come gli indù ci parlano ancor oggid’una ‘strada del sole’ e d’una ‘stradadei padri’, identificate cosmologicamen-te nel solstizio d’inverno e in quellod’estate (espansione e contrazione del-la luce).La posta in palio è la conoscenza, inte-sa come strumento di salvezza e di li-berazione. E l’eterna sfida del Logos,radicata nel mistero, e questa sfida èpiù valida che mai. Ma oggi il pericoloè ben più grave. Non si tratta soltantodi compiere una scelta decisiva tra ilconoscere ed il perpetuarsi dell’igno-ranza: è in gioco la nostra stessa so-pravvivenza.Chiunque può condividere questa anali-si perché in qualsiasi momento l’uma-nità potrebbe scomparire nell’apocalis-se nucleare. Non sono solo le superpo-tenze a disporre di armamenti distrutti-vi su scala planetaria, anche uno state-rello può consentirsi l’atomica. E comenon pensare alla qualità della vita, sna-turata, non più a misura d’uomo, che ilfrenetico sviluppo tecnologico ha impo-sto a tutta la società occidentalizzata?Le campagne ecologiche, per quantosuperficiali, la dicono lunga sul perico-lo che stiamo correndo. Pensate: il marMediterraneo si sta trasformando in unbacino mortuario! Tra pochi anni il pe-sce sulle nostre tavole sarà semplice-mente un ricordo del tempo che fu.Scompare la fauna marina, ma anchequella terrestre sembra avviata all’e-stinzione.Tali sono i doni della cosiddetta civiltàoccidentale! Siamo ancora in tempo? Sipuò scongiurare il peggio? Sì, a condi-zione di invertire la rotta. Occorre com-piere un salto di qualità che, malgradoi segni negativi ed il pessimismo diffu-so della letteratura spiritualistica degliultimi decenni, è ancora possibile. E loè perché, assieme a tanti indubbi gua-sti, il mondo si è arricchito di una mag-gior coscienza unitaria.La storia non guarda solo alle motiva-

zioni economiche e politiche, alle ra-gioni commerciali. Sono i risultati checontano e non si può negare che le di-stanze sono state abbattute, che l’eradel particolarismo è tramontata persempre. Il dialogo, seppure non semprepacifico, è in atto in tutto il mondo, chemarcia, al di là del suo volere, in dire-zione di aggregazioni unitarie semprepiù ampie: gli stati si consociano inblocchi, gli organismi rappresentativimultinazionali si moltiplilcano, la cultu-ra è più ecumenica e sa riscoprire lesue motivazioni originarie.Anche per reazione al ‘mostro tecnolo-gico’ si diffonde l’esigenza d’un recupe-ro del pensiero tradizionale; si riscopreil passato remoto per riviverlo con sen-sibilità modernissima.E cercando la propria identità, l’uomocontemporaneo, giunto al bivio, puòimboccare la strada della vita e nonquella della morte. Gli anni venturi sa-ranno decisivi; alla vigilia del terzo mil-lennio ci si giocherà tutto con la sceltadecisiva: diverremo superuomini se sa-premo spiritualizzare lo sviluppo tec-nologico, delle larve se persisteremonella logica del profitto, del materiali-smo fine a se stesso.Vogliamo dire una parola di speranza:giunta sull’orlo dell’abisso, l’umanitàsaprà arrestare la caduta. Ma, a quelpunto, non sarà più lo stesso mondo;invertendo la polarità, torneremo alprincipio, cioè ad una nuova età dell’o-ro, ad un nuovo ciclo cosmico cheporrà fine al kali-yuga, il periodo dimassima solidificazione e materialità.La scelta della vita presuppone, come sidiceva, una generalizzata coscienzaspirituale che sappia realmente asservi-re la macchina all’uomo, e non vicever-sa come finora è accaduto.E’ un radicale cambiamento di mentalitàche si impone. E a compiere il primopasso dovrà essere l’Occidente, che è il

maggior responsabile dell’attuale statodi degrado dell’uomo.Abbiamo irrimediabilmente perduto lanostra tradizione autoctona e, perciò,abbiamo bisogno di aiuto. Chi può dar-celo? Solo l’Oriente tradizionale, quelche resta d’una cultura che ha saputorifiutare le sataniche lusinghe prove-nienti dalle società industrializzate.L’Occidente deve ricomporre in unità ilsuo rapporto con l’Oriente, recuperare,cioè, le sue origini.Due sono i mezzi disponibili: la via eso-terica, fondata sulla percezione di unaunità trascendente di tutte le religioni(il sanatana dharma degli Indù, la hagiasophìa o religio perennis del Mediterra-neo tradizionale) e la via exoterica chesi identifica nelle grandi religioni rivela-te.Tra queste è la seconda ad apparire,realisticamente, come la più rapidamen-te praticabile, essendo la realizzazioneiniziatica conquista di pochi, per defini-zione.Dunque è su un recupero di religiositàche occorre puntare, una religiositàche non sia più vuoto formalismo sen-timentale ma coscienza dottrinaria vis-suta come primo passo verso una sin-tesi superiore capace di restituire atutti il senso della trascendenza: ilCattolicesimo deve realmente farsiecumenico, dialogare con le culturealtre su posizioni di pari dignità, allaricerca di ciò che unisce e non di ciòche divide.Cosi anche il mondo islamico deve ri-nunciare ad ogni manifestazione di in-tolleranza, purtroppo ancor oggi nefa-stamente presente nel suo stesso seno. Malgrado apparenti e circoscritte battu-te d’arresto (si pensi all’integralismosciita in Iran) la situazione, in tal senso,si è notevolmente evoluta negli ultimi100 anni.Un secolo addietro cristiani e musulma-ni si davano reciprocamente degli ‘infe-deli’. Poi, su entrambi i fronti, la ricer-ca scientifica e la saggistica hanno por-tato una migliore conoscenza dei ri-spettivi àmbiti. Un cattolico, anche se dipoche letture, sa che il musulmano nonpuò onestamente essere definito come‘barbaro’, che la religiosità dell’arabo èdel tutto rispettabile. E così il cristianocolto, che ha studiato le fonti della ri-velazione islamica, riconosce la supe-riore statura teologica di taluni approc-ci al divino dell’Islam (assenza di santi

Bent Parodi

O COMEORIENTE

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da venerare, negazione assoluta diqualsiasi forma di antropomorfismo,priorità dell’astrazione contemplativa).Ed anche il musulmano avvezzo allaconoscenza non può negare al cristia-nesimo la sua dignità religiosa, intrav-vedendo in essa la stessa presenza su-blime che è nel suo cuore.Chi ha avuto modo di accostarsi allaletteratura del sufismo sa bene cheessa parla lo stesso linguaggio delmisticismo cristiano e del neoplatoni-smo.Il sapiente islamico - e ce ne vorrebbe-ro tanti - intuisce l’unità trascendentedi tutte le forme religiose assai megliodell’intellettuale europeo, sul quale pe-sa l’eredità del positivismo e del razio-nalismo cartesiano col suo irriducibiledualismo.Analogo discorso potrebbe farsi conl’altra grande fonte di spiritualità: l’in-duismo. Ed è proprio dall’India - è ap-pena il caso di ricordarlo di sfuggita - ilpiù significativo esempio di universali-smo e di fratellanza di questo secolo.Gandhi, con la sua non-violenza, pensa-tori come Aurobindo, Radhakrishnan,Ananda Kentish Coomaraswamy e tantialtri, hanno dato una memorabile lezio-ne all’Occidente indicando la via da se-guire.Il rapporto è stato proficuo, nonostan-te eccessi e facili mode orientalistichediffusesi rapidamente nelle società in-dustrializzate. Al di là di evidenti sto-nature anche l’occidentale medio hasentore della spiritualità indù, delle suecaratteristiche realmente ecumeniche.Così, quasi come per un oscuro dise-gno della Provvidenza (chiamatelo pu-re Karma, se vi piace), l’Occidente cheaveva impietosamente invaso l’Orientecon la seduzione delle sue capacitàtecnologiche, pullula ormai di presen-ze orientali non sempre qualificate mail cui contributo di apertura è comun-que innegabile nel segno d’una mag-giore comprensione dell’Altro.Molte orgogliose certezze propriedell’Occidente industriale non hannoresistito al dialogo: europei e ameri-cani sanno ormai bene di non essere idepositari di una verità, di non esse-re necessariamente superiori agli al-tri, dai quali, si riconosce, può venirepiù di un insegnamento valido e ri-spettabile.Questa disponibilità, che è nelle cose,

va incoraggiata con una maggiore sen-sibilizzazione. Il bisogno di capire lafede secondo cui gli altri vivono è unanecessità determinata dall’intensificarsidei contatti tra i popoli.La comprensione presuppone, però,l’abbattimento di secolari pregiudizi;non c’è più spazio per l’intolleranzadogmatica, da qualsiasi parte essa ven-ga.“Non è possibile - affermava AnandaCoomaraswamy - instaurare relazioniumane con gli altri popoli finché il cri-stiano è convinto della sua superioritào della sua maggiore saggezza e finchécerca soltanto di trarli al suo modo dipensare. Il cristiano moderno, che cre-de il mondo sua parrocchia, si trova difronte alla dura necessità di farsi eglistesso cittadino del mondo. Egli è invi-tato a partecipare a un symposium e aun convivium, non come presidente giàc’è un Altro che vi presiede, invisibile -ma come ospite fra molti altri. Ormai astudiare le religioni diverse dalla pro-pria sono tenuti tutti, non soltanto imissionari di professione” (Sapienzaorientale e culture occidentali).Ma anche la scienza contemporanea,che ha smesso i panni del vecchio atei-smo, ha rivoluzionato il modo di pen-sare: le grandi scoperte cosmologiche,la prova del big-bang, le acquisizionidella fìsica, spingono in direzione d’u-na religiosità cosmica. Sicché dallaconfessione particolare, tuttora esi-stente, ci si è avviati alla religiositàplanetaria con l’incontro tra le varieculture tradizionali. Ed oggi la scienzaoffre alla fede l’ultimo, decisivo, saltodi qualità, occorre semplicemente ac-quistarne coscienza.Conoscenza e religione non sono incontrapposizione; divise artatamenteper secoli possono riconciliarsi per af-frontare la prova della grande sintesi.Ma tutto ciò, come dicevo all’inizio,prefigura un nuovo mondo che abbiagià compiuto la sua scelta optando perun recupero di spiritualità, nel segnodella tolleranza che è l’unico, vero,strumento di comprensione umana.Qui non si tratta di far metafisica; an-che a livello exoterico ci si può salva-re. La liberazione, l’ ‘identità suprema’sarà una conquista graduata nel tempoad un numero crescente di iniziati delterzo millennio.E, finalmente, ci si renderà conto, con

William Blake che “non esiste una reli-gione naturale [...] che come tutti gliuomini sono uguali (sebbene infinita-mente vari), così tutte le religioni han-no una sola identica origine, come tut-te le cose fra loro simili”. Molti sentie-ri per un’unica vetta, l’importante ècredere, capire che tutte le forme na-scondono simbolicamente la medesimarealtà trascedente, ogni manifestazionedalla più rozza alla più evoluta alludee rinvia miticamente al Sé eterno (“IIRegno dei cieli è dentro di voi”, affer-ma Gesù nel Vangelo e il pagano Ploti-no gli fa eco: pànta éiso, (tutto è nel-l’intimo). E a un Sant’Agostino, impre-gnato di neoplatonismo, che afferma lapresenza della verità all’interno di cia-scun uomo, il sufi El Hallaj replicheràmessianicamente: “Io sono la verità”. “Molti sono i sentieri - ci ricorda Coo-maraswamy - che conducono alla vet-ta dell’unico e identico monte; le diffe-renze tra questi sentieri sono tanto piùvisibili quanto in basso ci si trova, maesse svaniscono arrivando sulla vetta.Ognuno deve imboccare il sentiero cheparte dal punto in cui egli si trova: chicontinua a girare attorno al monte incerca di altri sentieri non sale la vetta.Non avviciniamoci mai ad un altro fe-dele per chiedergli di diventare ‘uno dinoi’: avviciniamoci invece a lui con ilrispetto dovuto a uno che è già ‘deisuoi’, che è già di Colui che è e dallacui invariabile bellezza ogni esserecontingente dipende” (op. cit., pp. 74).Non abbiamo mai immaginato che co-sa significhi vivere altre fedi. Come nonvi può essere reale conoscenza linguafinché non si partecipa con la mente al-le attività cui quella lingua si riferisce,così non vi può essere conoscenza rea-le di una ‘vita’ se non la si è in qualchemisura vissuta. È ancora Coomara-swamy a sottolineare un esempio si-gnificativo: “II più grande santo india-no moderno ha praticato effettivamen-te le discipline cristiane e islamiche, hacioè adorato Cristo e Allah, e ha sco-perto che tutto confluisce in un unicopunto finale e ha potuto parlare concognizione di causa della equivalentevalidità di tutte queste ‘vie’, per ognu-na di esse provando lo stesso rispetto,seppure ha preferito per sé l’unica conla quale per nascita, temperamento ededucazione si sentiva più in sintonia”(op. cit., Ibidem).

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P erché mai “greci, turchi, cinesi,copti, ottentotti ammirano tutti untipo differente di bellezza femmi-

nile?”. Così si interrogava Stephen Deda-lus nel Ritratto dell’ artista da giovane. Maalla domanda dell’eroe di James Joyce unarisposta era stata data da un britannico“gentiluomo di campagna”. Qualcuno di-ceva che la testa di Charles Darwin (1809-1882) ospitava “un bernoccolo della reli-gione così sviluppato che sarebbe statosufficiente per dieci preti”. Come nota nelsuo recente saggio Darwin, pubblicato dal-la Codice Edizioni di Torino (pagine 280,33), Niles Eldredge, fondatore insieme aStephen J. Gould della celebre teoria de-gli equilibri punteggiati, Darwin fu il pen-satore “che più di ogni altro contribuì al-la laicizzazione del mondo occidentale.Aveva ragione a prevedere grida di indi-gnazione, e non si stupirebbe se venisse asapere che in molti ambienti ebraico-cri-stiani lo sdegno non accenna a diminuire”.Era nato il 12 febbraio 1809, lo stesso gior-no del presidente americano Abraham Lin-coln. Nota Eldredge: “Entrambi detestava-no lo schiavismo, entrambi fecero trema-re il mondo”. Nel caso di Darwin la prima“schiavitù” da abbattere era il dogma diuna natura sempre uguale a se stessa. Con-tro i suoi stessi “pregiudizi”, aveva matu-rato l’idea “che le specie si modificano gra-dualmente” e, come ricorda nella sua Au-tobiografia, il 28 settembre 1838 nello stu-diare “per diletto” l’opera di RobertMalthus (1766-1834) Saggio sul principiodi popolazione, aveva intuito come “nellalotta per l’esistenza le variazioni vantag-giose tendessero a essere conservate, equelle sfavorevoli a essere distrutte”. Co-me riconosceva il grandissimo fisico au-striaco Ludwig Boltzmann (1844-1906) più

o meno negli stessi anni delle meditazio-ni di Stephen Dedalus, Darwin aveva tro-vato la spiegazione della “ricchezza di for-me” del vivente nonché della “strutturaappropriata degli organi del corpo uma-no”, aprendo quindi la via alla compren-sione della “nascita dei concetti di bellez-za e verità”. Ma per Dedalus così facendosi esce dal “labirinto” solo per entrare “inuna nuova sfarzosa sala di conferenze”dove un professore “ti spiega che tu am-miravi i grandi fianchi della Venere perchésentivi che ti avrebbe generato una proleben piantata e ammiravi i suoi grandi se-ni perché sentivi che avrebbe dato un lat-

te eccellente ai tuoi bambini”. Figlio(anche se ribelle) della Chiesa cat-tolica, il personaggio di Joyce - nondiversamente da alcuni accademicidi oggi - preferisce ai “fatti” darwi-niani qualche “soldo di saggezza”attinto da filosofi come Platone, Ari-stotele o san Tommaso.Joyce in persona, però, era più sfu-mato. In Ulisse Leopold Bloom - uo-

mo senza religione perché ne ha attraver-sate troppe - aggirandosi per ospedali, ta-verne e bordelli, alla vista di molti esseri“umani” che gli richiamano alla mente “l’a-nello mancante nella catena della creazio-ne”, si chiede se la partita non sia stata in-vece vinta dal “geniale e recentemente de-funto Mr Darwin”! Dedico le citazioni cheprecedono all’amico Claudio Magris, nonfoss’altro perché amiamo entrambi Trieste,la città prediletta da Joyce (dopo la “vec-chia e sporca Dublino”). Per di più, comeha mostrato sul “Corriere della Sera” loscorso 25 gennaio, Magris ha individuatoil vero problema che sottendeva la “ripu-gnanza” di Stephen e di altri come lui. Ri-corda giustamente Eldredge che John Her-schel, prestigioso rampollo di una grandefamiglia di astronomi nonché rinnovatoredella filosofia della scienza di lingua in-glese, aveva sottolineato che la miglior ga-ranzia per una teoria scientifica si avevaquando le sue conferme “emergono daquelle parti donde meno si aspetterebbe-ro, magari fra quei casi che dapprima le sireputavano ostili”. Via via la concezionedarwiniana aveva tramutato lacune e obie-zioni in evidenze a proprio favore, e nonpochi scienziati avevano cominciato a pen-sarla proprio come il Bloom di Ulisse! Ep-pure, proprio Herschel doveva guardarecon un misto di sospetto e disgusto all’o-pera di Darwin. Non gli perdonava di aversostituito la teologia “naturale” con la se-lezione “naturale”. Darwin si era rivelatonon solo un ricercatore sul campo assaibrillante, ma, come diceva Robert Fitz-Roy(il capitano che lo aveva accettato con-trovoglia sulla sua nave “Beagle” e che nonnascondeva la sua “comprensione” per loschiavismo), un “maledetto filosofo” cheaveva osato dubitare di una Provvidenzadivina che contempla la sofferenza di “mi-lioni di animali per un tempo praticamen-te illimitato”. Altro che Disegno Intelligen-te! A Charles il Dio delle tradizioni reli-giose appariva come uno schiavista su sca-la cosmica - e per di più le fattezze di que-sto “tiranno vendicativo” venivano model-late in forme diverse e bizzarre dalle va-rie culture, proprio come capiterà con labellezza femminile nella riflessione di De-

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attualità5 febbraio 2007

IIll ccoommpplleeaannnnoo ddii CChhaarrlleess DDaarrwwiinnI “Darwin Day” si celebrano ognianno in varie città intorno alladata di nascita dello scienziato

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Charles Darwin

DISCUSSIONI / Giulio Giorello interviene sulla teoria dell’ evoluzione

Santo DarwinNegare il creazionismo non esclude l’idea di Dio

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dalus. Con una certa irriverenza, però, po-tremmo glossare che, almeno per noi, “la-sciar le donne” è molto più spiacevole cheliberarci dai dogmi di questa o quella re-ligione. Ma potrebbe essere una conclu-sione troppo drastica. Un filosofo attentoalle conquiste della biologia contempora-nea come Daniel Dennett sta proprio oracercando di comprendere in chiave evolu-tiva come emerga il sentimento religiosoe perché, a contatto con “l’ambiente”, es-so tenda a differenziarsi. E quando Magrisinsiste che ci ripugna considerare la Shoahsullo stesso piano dell’ estinzione di unaqualsiasi popolazione, o addirittura di unaspecie, coglie il nesso tra il problema delmale e l’origine del sentimento morale percui ci appaiono imperdonabili quei nostri“simili” che si fanno tiranni e massacrato-ri di altri esseri umani. Sono d’accordo con

chi, come Magris o George Coyne (astro-fisico e gesuita), dichiara che tutto ciò re-lega il cosiddetto Disegno Intelligente trai ferrivecchi intellettuali: si tratta, infatti,di un pensiero già “debole” all’ epoca diDarwin e che si è rivelato incapace di evol-

vere. Dobbiamo comunque capire le preoc-cupazioni di tutti gli Stephen Dedalus, an-che se non ci convince la loro filosofica“via di uscita”. Davvero una spiegazionenaturalistica, ovvero tecnico-scientifica,della diversità culturale umana (per esem-pio, una versione evoluzionistica della ge-nealogia delle religioni, come proponeDennett) comporta necessariamente l’ab-bassamento di fede e morale a puri espe-dienti per la sopravvivenza? Non ne sonotroppo convinto. Come riconoscevano i mi-gliori darwiniani, l’essere umano sembracapace non solo di evoluzione biologica,ma anche di evoluzione culturale; ed è inquesta duplicità che si innesta lo sviluppodella libertà. La critica “darwiniana” - a co-minciare dalla lotta di Charles contro qual-siasi forma di schiavismo - colpisce senzapietà quell’insieme di incrostazioni intel-lettuali e ritualistiche che le varie buro-crazie dello spirito hanno costruito intor-no al problema del dolore e del male. Maquesto non significa spegnere la fede, cheresta esperienza del dubbio nella speran-za della grazia, pur senza certezza di sal-vezza. E pure questa è una manifestazio-ne di libertà - e lo è per tutti, anche perle figure “gibbose e deformi” che turba-vano il senso estetico di Stephen e di Leo-pold.

Giulio Giorello

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GIULIO GIORELLOMilanese, insegna Filosofia della Scienzaall’Università Statale di Milano e collabora con ilCorriere della Sera. E’ studioso di problemi deimutamenti concettuali nella scienza e dei suoiriflessi nella vita associata. Ha indagatonell’ambito filosofico che va da Karl RaimundPopper a Imre Lakatos, da René Thorm a PaulFeyerabend e si è occupato anche di storia dellematematiche.

U n giorno qualcuno spalanca laloro porta di casa, li strappadalle braccia delle madri e prima

di mettergli tra le braccia un fucile, glispara un po’ di droga in corpo. Poi li spe-disce in guerra. Nel mondo sono più di250 mila i bambini-soldato. E la piaga noncolpisce solo l’Africa; anzi, negli ultimitempi è l’Asia il continente più colpito, inparticolare Afghanistan, Filippine, Indone-sia, Nepal e Birmania. Per non parlare del-la Colombia, dove i bambini soldato sa-rebbero 10 mila.Di questo sta discutendo (5-6 febbraio2007), a Parigi, la conferenza internaziona-le “Liberiamo i bambini dalla guerra” volu-ta dall’Unicef, dal Fondo delle Nazioni Uni-te per l’Infanzia e dal governo francese. Trai 300 delegati di 60 paesi, molti sono arri-vati dagli Stati direttamente interessati:

Sierra Leone, Repubblica Democratica delCongo, ma anche Haiti, Colombia e SriLanka. Tutti con l’obiettivo di sottoscriverela carta dei “Principi di Parigi”, documentoprivo di validità giuridica, ma che offre so-luzioni pratiche per evitare l’arruolamentoe favorire il reinserimento dei bambini.

“È ora di proteggere questi piccoli - haesordito il ministro degli Esteri franceseDouste-Blazy aprendo i lavori - e di met-tere fine a questo crimine contro l’umanità:un bambino soldato è un bambino persoper la pace”.

Giulia Viola

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attualità6 febbraio 2007

Convegno a Parigi per combattere la piaga mondiale

Guerra ai bambini soldato

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“Non possumus” ha scolpito ieri (6 feb-braio) l’Avvenire, in prima pagina. E perforza di cose, e potenza dell’evocazione,si ritorna molto indietro nel tempo; ci silascia alle spalle il referendum sul divor-zio, il Concilio, la lunga stagione demo-cristiana, il Concordato fra Mussolini e laSanta Sede. Per arrivare a Pio IX, l’ultimodei Papa-Re, che tuttavia pronunciò, anziscrisse quella frase (nel 1860, a Napoleo-ne III che gli aveva proposto di cedere laRomagna a Vittorio Emanuele II di Savoia)proprio quando il potere temporale eramesso più seriamente a repentaglio.Divenne poi, quel “non possumus”, unaformula fra il diplomatico e il dottrinario,comunque tale da indicare un diniego mi-te, ma fin troppo definitivo nella sua riso-lutezza. Pio IX la utilizzò per respingeretrattative e anche garanzie offertegli dal-lo Stato unitario. Ma forse se ne com-prende meglio il valore d’uso, per così di-re, sapendo che a pronunciarla per la pri-ma volta furono i 49 martiri di Abitene (at-tuale Tunisia), uccisi durante il regno diDiocleziano perché avevano celebrato lamessa e si erano giustificati davanti al pro-console dicendo, appunto: “Sine domini-co non possumus”, senza riunirci in as-semblea la domenica per celebrare l’Eu-caristia non possiamo vivere. Ed ecco: “E’un’esperienza, quella dei martiri di Abite-ne - ha detto Benedetto XVI nel maggiodel 2005 al Congresso Eucaristico di Bari

- sulla quale dobbiamo riflettere anche noi,cristiani del ventunesimo secolo”.Ora, tra Diocleziano, i bersaglieri di PortaPia e l’Italia dei Pacs sembra arduo stabi-lire analogie storiche, più o meno strin-genti, o anche solo allestire giochi di spec-chi. Ma certo, e con le dovute forzatureimposte dall’attualità mediatica, in tutti etre i casi si tratta di una Chiesa che si sen-te minacciata. Anche per questo, forse, vi-bra e anzi risuona con inaudita energia ilpur “leale” non possumus sventolato ierisulla prima pagina dell’Avvenire. Anche perquesto pare di cogliere, in quell’espres-sione resa ancora più solenne e ultimativadal latino, l’eco di una annosa vicenda chesi ripiega su se stessa.La Chiesa come una minoranza, ormai,senza riferimenti sicuri nel potere, e per-ciò tanto più agguerrita quanto più co-sciente di lottare per la sua stessa so-pravvivenza. Ecco dunque, rispetto a unalegge che con la forza del rito introducenuove e più ampie forme di convivenza,“l’indicazione franca e disarmata di unospartiacque - così termina il fondo del quo-tidiano della Cei - che inevitabilmente pe-serà sul futuro della politica italiana”.Neanche a farlo apposta, il plausibile au-tore di queste parole è un giornalista, ildirettore Dino Boffo, che reca in dote al-la causa del Papa e dei vescovi un retro-terra ecclesiastico, ma anche geografico,politico, culturale e in qualche modo per-

fino antropologico in cui l’intransigenzadei cattolici può vantare una solida e il-lustre tradizione. Perché Boffo viene dalVeneto profondo, là dove tra la fine del-l’Ottocento e il principio del secolo scor-so meglio si espresse una Chiesa rigoro-samente avversa allo Stato unitario e pro-prio per questo in grado di organizzarsisecondo logiche che oggi tranquillamen-te si direbbero “movimentiste”. Il Venetodell’Opera dei Congressi, della rivista LaRiscossa, del giornalista Sacchetti, del con-te Paganuzzi, dei tre sacerdoti e fratelliJacopo, Andrea e Gottardo Scotton. Tuttagente che ebbe problemi anche seri conil Regno dei Savoia, sovrani peraltro sco-municati. Personaggi che non si facevanotroppi problemi ad attaccare l’ordine co-stituito, come testimoniò una pubblica-zione per così dire d’area, Il Cittadino, chealla morte di Vittorio Emanuele II mise inpagina il seguente titolo: “Il re è morto. IlPapa sta bene”.In realtà, per molti aspetti, il Papa stavamolto meglio prima della presa di Roma.Così come, per mezzo secolo, ebbero cer-tamente vita più facile i romani pontefici ele gerarchie ecclesiastiche ai tempi dellaDemocrazia cristiana. Dopo essersi inven-tati una intera classe dirigente, condizio-narono liste elettorali, influirono profon-damente sulla legislazione, spinsero senzatroppi scrupoli verso questo o quell’equi-librio politico, pure sul piano locale, a lun-

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attualità7 febbraio 2007

LA STORIA / L’articolo dell’Avvenire si lascia alle spalle il referendum sul divorzio, ilConcilio, il Concordato

Sullo stendardo del Papa-Renasce la nuova intransigenzaLa reazione della Chiesa senza più riferimenti sicuri nel Palazzo

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go riservandosi l’ultima parola sull’elencodei ministri e sui candidati al Quirinale. Esi-steva in sostanza - come documentato so-prattutto da storici cattolici - un vero e pro-prio “partito romano”. Nei primi anni set-tanta, con qualche avventatezza strategi-ca, pretesero che lo scudo crociato, a quelpunto piuttosto tiepido se non riluttante,andasse allo scontro referendario sul di-vorzio, quindi sull’aborto. E fu l’inizio del-la fine: della Dc. Ma, come si capisce og-gi, non era affatto la fine della Chiesa.Era l’alba, semmai, di una nuova presen-za nella società, di un nuovo mandato con-tro la “scristianizzazione”, il “nichilismotecnocratico”, “la dittatura del relativismo”,la pretesa che i diritti fondamentali ven-gono da Dio e precedono qualsiasi leggedello Stato. Una intransigenza per certiversi simile a quella praticata dai cattolicipost-unitari, quindi molto gridata, “visibi-le”, interventista. Un arroccamento che ie-ri ha visto il cardinale di Torino evocare ildemonio (anche) a proposito dei Pacs,

quando cent’anni orsono lo si sarebbe ri-chiamato a proposito della massoneria.Un’idea di cristianesimo che nella lotta ri-schia di oscurare il messaggio di salvezzae si concentra su tutto il resto. Esibizionefotografica di fetini, astensione elettoralesui referendum, battaglia sui crocifissi, in-flessibilità sull’eutanasia, radici cristianenelle costituzioni e sugli stendardi. Un cli-

ma che rischia di riportare d’attualità undelizioso libro di Vittorio Gorresio, “Ri-sorgimento scomunicato” (Parenti, 1957),mentre il Tevere si è fatto ancora più lar-go di quanto già apparve a Giovanni Spa-dolini dieci anni dopo.Perché la storia non si ripete mai. Ma cer-to fa pensare l’ipotesi di Regis Debray se-condo cui sempre l’umanità “sale”, senzasaper bene verso dove, una scala in cuiogni nuovo pianerottolo raggiunto congrande fatica evoca irresistibilmente nongià quello che ha appena lasciato, ma ilpenultimo”. E in questa specie di perenneascesi condominiale, ancora una volta siarriva, o si ritorna alle stesse atmosfere,incerti di fronte alle stesse parole, dub-biosi davanti al vecchio e nuovo “non pos-sumus”. E tra laici, cristiani, cattolici, maanche tra laicisti, cristianisti e cattolicantila confusione non è mai stata così eviden-te: e bastasse la storia a scioglierla, quan-do servirebbe un po’ di buona volontà.

Filippo Ceccarelli

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FILIPPO CECCARELLIGiornalista parlamentare e commentatore politicoscrive su la Repubblica, dopo aver collaborato a

lungo con Panorama e con La Stampa.

Il lavorìo su un possibile disegno di leg-ge del governo in materia di unioni di fat-to sembra dunque arrivato ad una svol-ta. Le anticipazioni di stampa - soprat-tutto quella assai particolareggiata forni-ta sabato scorso da “Repubblica” - ten-derebbero a confermare che ormai ci sia-mo. In realtà, però, a quanto è dato dicapire, non ci siamo affatto. L’impiantodella bozza normativa fatta circolare in-duce infatti a ritenere che ciò che era sta-to solennemente escluso, la creazione diun modello simil-familiare, è in realtàquello che si va alacremente predispo-nendo. Era possibile domandarsi quali soluzionipotessero essere adottate per dare attua-zione a quel capitolo del programma del-l’Unione (qui senza l’Udeur) che prevedeil “riconoscimento giuridico di diritti, pre-rogative e facoltà delle persone che fan-no parte delle unioni di fatto”. Formulaquesta che - secondo logica - individuacome oggetto del riconoscimento che sivuole introdurre i diritti dei singoli e non

la convivenza in quanto tale. Ne derivache qualsiasi modello di registrazione, cer-tificazione o attestazione della conviven-za, ad esempio di tipo anagrafico, allaquale venisse collegata l’attribuzione didiritti e di doveri dei soggetti che ne fan-no parte, sarebbe del tutto gratuita, e fi-nirebbe per riconoscere legalmente unarealtà di tipo para-familiare, determinan-dola anzi come un nuovo status. Ebbene, tutto ciò che qui si paventa, lotroviamo nella bozza messa abilmente incircolazione per saggiare l’opinione pub-blica. È infatti l’articolo 1 a dare subito illà in senso para-matrimoniale al testo. Inprimo luogo, introduce il “rito” della di-chiarazione di convivenza e della conse-guente “annotazione” nell’anagrafe co-munale e fa discendere da questo pas-saggio l’attribuzione di diritti e di doveriai conviventi. Si delinea, insomma, un pro-cesso nel quale l’anagrafe diventa lo stru-mento non di un puro e semplice accer-tamento, ma dell’attribuzione di uno sta-tus giuridicamente rilevante. Inoltre lo

stesso articolo va a specificare - cosa as-solutamente non dovuta - a quale titolola convivenza si instaura, ossia delimi-tando le convivenze oggetto della nor-mativa a quelle tra “due persone mag-giorenni” legate da “vincoli affettivi”. Leunioni di fatto con finalità assistenziali osolidaristiche non sono neanche conside-rate. E, stando ad altre anticipazioni distampa, sarebbero addirittura escluseesplicitamente quelle tra fratelli e sorelleo tra parenti in linea retta. Se a qualcuno queste sembrano questio-ni di lana caprina, si ricreda. Un conto èriconoscere alcuni diritti a persone chehanno dato liberamente origine a una si-tuazione di fatto che rimane tale, e tutt’al-tro è dare a tale condizione una rilevan-za giuridica che ne fa, appunto, la fontedi diritti e doveri assai simili a quelli pre-visti per la famiglia fondata sul matrimo-nio.Sulla base di una costruzione giuridica,si riconoscerebbe così tutta una serie didiritti - in materia di successione, di pen-

Circa la bozza sulle Unioni di fatto

Il perché del nostro leale “non possumus”

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Adesso che c’è una proposta del governo,è iniziata la fine della “guerra dei Pacs”.Le opinioni ecclesiastiche che sono parsebrutali interferenze diventeranno ciò chesono: dei “no”. Il fai-da-te giuridico chepuntava a “ritoccare il codice civile” si ras-segnerà all’idea che anche i ritocchi si fan-no per legge. E la Costituzione immagina-ria dove la famiglia è fondamento delloStato, cederà il passo a quella reale, nel-la quale lo Stato “riconosce i diritti dellafamiglia fondata sul matrimonio”, senzaesclusivismi. Infine i tanti che per vezzo oignoranza confondono l’Avvenire e il Va-ticano, la Cei e la Segreteria di Stato, i car-dinali e il catechismo, facendo di tutto ciòun indistinto “la Chiesa”, dovranno torna-re a riflettere in positivo e non per rea-zione all’intransigenza. Eppure dopo latempesta e il compromesso che è ora piùvicino, rimarrà un problema, tutto internoalla Chiesa e alle sue molte sensibilità. Do-po i non possumus urlati dai giornali e inon expedit tibi sussurrati agli amici, re-sterà da chiarire il non possumus non...della Chiesa, il da farsi. Cioè il da farsi neiconfronti di una generazione carica di far-delli che dovrebbero commuovere i pa-stori. Perché i giovani e le giovani di og-gi convinti di amarsi non sempre sognanodi veder coperti di privilegi civilistici i lo-ro “desideri”, ma certo chiedono di nonessere visti come meri “individui” a pre-scindere dal cosa e dal quanto di amoreche li lega. La giovane generazione di cin-quant’anni fa che non si riconosceva nelsacramento, cercava questo status nel ma-trimonio civile. E un vescovo di allora,monsignor Fiordelli, finì alla sbarra per

aver chiamato “pubblici concubini”, per ciòstesso scomunicati, due ragazzi di Pratosposati innanzi al sindaco. Oggi c’è unagenerazione nella quale molti si sono co-struiti un “matrimonio a tappe”: nel qualela convivenza appare e scompare, nel qua-le anche la sanzione “contestuale” d’unaunione può costituire una soglia, e nellaquale può darsi arrivi poi un matrimonioun po’ meno appicicaticcio di quelli stipu-lati negli ultimi tempi in chiesa e in comu-ne, e che, secondo Chiara Saraceno, du-rano in media quattro (diconsi quattro!)anni. Questo matrimonio a tappe non sfi-da la legge, che in un quadro di diritti “in-dividuali” ne prende atto e se ne infischia.Non sfida la morale che con una semplicecondanna si libera di questo gregge indo-cile e immenso. Sfida la pastorale in sen-so alto, la pastorale come sequela di Ge-

sù pastore. Perché o a questi amori laChiesa sa parlare dell’amore indefettibiledi Dio come chi sa che anche il tesoro del-l’amore viaggia in vasi di creta, o è la stes-sa Chiesa che dovrà deporre ogni illusio-ne sulla funzione pedagogica della leggee interrogarsi senza timidezze. Senza ti-midezze anche dottrinali. Perché perfinoal Vaticano II il magistero cattolico ha oscil-lato nella definizione dei fini del matrimo-nio: e accanto al tradizionale “fine” dellalecita procreazione e del legittimo uso del-la sessualità, ha introdotto in posizione se-conda l’amore fra i coniugi, quasi per ri-marcare che il legame indissolubile da es-so generato non dipendeva dal naturaleevolvere dei sentimenti. Però proprio laforza dell’amore così come si dà, nella suainsostituibile funzione di gratuità che fe-conda ogni società (e ogni Chiesa) a pre-scindere dall’esito della sua desiderata pe-rennità, è oggi il banco di prova per laChiesa, più che per il legislatore. Bene-detto XVI l’ha capito e nella sua prima en-ciclica ha descritto un dinamismo - quellodell’eros che diventa agape - come unprincipio sui cui sviluppi di sapienza pa-storale la Chiesa sembra muta. Altri han-no colto la sfida inventando una specie dineorigorismo del sacramento, che accettaalmeno alcune tappe (talora il matrimoniocivile nella logica dell’episcopato italianopare questo) come un valore, a prescin-dere dal fatto che poi esso sfoci nel ma-trimonio come sacramento. Altri si lascia-no interpellare più a fondo e si chiedonose non sia proprio a partire dall’amore co-me tale che si può trovare una compren-sione non paternalista di tutti i legami (an-

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attualità9 febbraio, 2007

ALBERTO MELLONIE’ professore ordinario di Storia Contemporanea

presso l’Università di Modena-Reggio Emilia.Dirige la Biblioteca G.A.T.T. presso la Fondazioneper le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna.

Autore di vari saggi sul rapporto fra Chiesa epolitica, presiede il Comitato nazionale per il

bilancio delle scienze religiose del Novecento ed inoltre collabora con la Rai

e con Il Corriere della Sera.

Per la Chiesa un banco di prova

sione di reversibilità, di obbligo di pre-stazione di alimenti, di dovere di reci-proca assistenza e solidarietà - che nona caso l’ordinamento italiano prevede so-lo e soltanto in relazione allo status fa-miliare e al valore di assoluta preminen-za a questo riconosciuto dalla Costitu-zione e dalle leggi. E il risultato sarebbequello di porre in modo forzoso e inevi-tabilmente sconvolgente su un piano ana-logo la programmatica stabilità della fa-miglia definita nell’articolo 29 della no-stra Carta fondamentale e la condizioneliberamente altra delle scelte di mera con-

vivenza. Un’operazione spericolata da unpunto di vista giuridico e ancora di piùper significato e impatto sociale.È questo il cuore del problema. Creare,sia pure in forma involuta e indiretta, unmodello alternativo e spurio di famigliasignifica indebolire e mortificare l’istitu-to coniugale e familiare “nella sua unicitàirripetibile” (Benedetto XVI, domenicascorsa): l’esperienza, realizzata in una se-rie di Paesi, questo sgradevole nesso di-mostra in modo incontrovertibile. E si-gnifica agire in oggettivo e azzardatocontrasto con il favor riconosciuto alla

famiglia fondata sul matrimonio dalla Co-stituzione repubblicana e da una tradi-zione culturale e giuridica bimillenaria.Per questi motivi, se il testo che in que-ste ore circola come indiscrezione fossesostanzialmente confermato, noi per lealtàdobbiamo fin d’ora dire il nostro “nonpossumus”. Che non è in alcun modo ungesto di arroganza, piuttosto è la consa-pevolezza di ciò che dobbiamo - per ser-vizio di amore - al nostro Paese. L’indi-cazione franca e disarmata di uno spar-tiacque che inevitabilmente peserà sul fu-turo della politica italiana.

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È ormai evidente che le gerarchie ecclesia-stiche hanno deciso di collocare i loro in-terventi e le loro iniziative in una dimen-sione che va ben al di là del legittimo eser-cizio della libertà d’espressione e dell’al-trettanto legittimo esercizio del loro magi-stero. Giudicano i nostri tempi con unadrammaticità che fa loro concludere che so-lo una presenza diretta, non tanto nella so-

cietà, ma nella sfera propriamente politica,può rendere possibile il raggiungimento deiloro obiettivi. E così espongono anche i lo-ro comportamenti ad un giudizio analogoa quello che dev’essere pronunciato sull’a-zione di qualsiasi soggetto politico. Bene-detto XVI ha affermato in modo perentorioche “nessuna legge può sovvertire la nor-ma del Creatore senza rendere precario il

futuro della società con leggi in netto con-trasto con il diritto naturale”. Ed ha aggiuntoche non si possono ignorare “norme inde-rogabili e cogenti che non dipendono dal-la volontà del legislatore o dal consensodegli Stati, ma precedono la legge umanae per questo non ammettono deroghe daparte di nessuno”. Di rincalzo, il Presiden-te della Commissione Episcopale Italiana, il

che quelli omosessuali) ai quali il catechi-smo cattolico non sa dare oggi una legit-timazione piena e nella cui espressione nonsi può leggere solo disordine rispetto ad

un modello astratto. Quando la guerra deiPacs finirà - e col voto di ieri ha iniziato afinire - chissà se la Chiesa italiana sapràchiedersi come ascoltare ciò che essa por-

ta già dentro attraverso le persone con-crete, le vite concrete, le sfide concrete:domande, attese, e alla fin fine speranze.

Alberto Melloni

Questa gloriosa testata é sempre stataaperta alle opinioni dei compagni sociali-sti. Me lo ha insegnato Pietro Nenni, di-rettore del nostro Avanti! nel 1945, e melo hanno insegnato molti anni dopo il di-rettore responsabile Antonio Ghirelli e ildirettore politico Bettino Craxi.E proprio sull’Avanti! io ho pubblicato. nelperiodo in cui Bettino Craxi come presi-dente del Consiglio dei ministri firmava ilnuovo Concordato con la Chiesa cattolica,due violenti articoli contro il Concordatoe ambedue gli articoli sono stati pubblica-ti con grande evidenza, a tutta pagina. Ela libertà dell’Avanti! è sempre stata ac-cordata dall’attuale direttore responsabileFabio Ranucci, degno successore di cotantinomi. Ero bambino, forse sei, sette anni,quando a Savona sono stato sconvolto daun suicidio di un mio amico di pochi annimaggiore di me che, annientato daglischerzi e dalle derisioni dei suoi compa-gni perché era un “diverso”, come si di-ceva allora, si è tolto la vita.Sono molto vecchio e mi ricordo quando,durante il fascismo, questi “diversi” veni-vano inviati al confino e bollati d’infamia;e mi ricordo anche quando durante il fa-scismo nazista della Repubblica di Salò ve-

nivano su carri piombati assieme agli ebreidestinati ai forni crematori. Una grandeignominia verso chi aveva l’unico torto divolere una diversa sessualità alla qualeaveva diritto essendo stato così creato dal-lo stesso Dio che aveva creato i “norma-li”. Ora è iniziata una indegna campagnacontro i Pacs, che ora si chiamano Dico eRatzinger è partito lancia in resta, dimen-ticando di essere il rappresentante dellareligione dell’amore.La legge sui Pacs (o sui Dico) non mi è maipiaciuta perché è solo un maldestro tenta-tivo di Prodi per salvare capra e cavoli.Mentre sarebbe facile la soluzione: modifi-care, con una piccola aggiunta, l’art. 29 del-

la Costituzione che dice al primo comma:“La Repubblica riconosce i diritti della fa-miglia naturale fondata sul matrimonio, nelmodo seguente: la Repubblica riconosce idiritti della famiglia naturale fondata sul ma-trimonio, qualsiasi sia il sesso dei due con-traenti”. Se Dio è uno - come dice la reli-gione dell’amore - anche tutte le sue crea-ture sono figli suoi, con gli stessi diritti egli stessi doveri. Tutto il resto è razzismodella peggiore qualità. E da vecchio socia-lista, da vecchio massone, ma soprattuttoda uomo libero, che ha lottato contro il na-zifascismo, non ci sto.

Aldo Chiarle

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ALDO CHIARLE Giornalista, è stato per 18 anni direttore di LiguriaOggi. Autore di inchieste di risonanzainternazionale ha scritto articoli e servizi da StatiUniti, Marocco, ex Jugoslavia, Argentina, exCecoslovacchia, Giappone, Turchia, Norvegia,Olanda e Canada. Nel 1959 gli è stato concesso il Premio dellaCultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.Analogo riconoscimento gli è stato assegnato nel1973 e nel 1982. È autore di 75 libri e di 182pubblicazioni di carattere storico e filosofico. Èopinionista dell’Avanti di Roma dal 1945. Massone dallo stesso anno nella MassoneriaClandestina, confluì nel 1946 nella MassoneriaUnificata d’Italia e poi nel Grande Oriente d’Italianel quale ha ricoperto numerosissime cariche. Dal 2004 è Gran Maestro Onorario.

rassegna stampaattualità

14 febbraio 2007

L’OPINIONE / Tra Pacs e Dico (pasticciati)

La libertà innanzitutto

rassegna stampa

attualità14 febbraio 2007

LE IDEE

Se la Chiesa sfida la Costituzione

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rassegna stampaattualità

16 febbraio 2007

cardinale Camillo Ruini, da almeno dieci an-ni protagonista indiscusso del corso politi-co della Chiesa, ha annunciato una nota uf-ficiale con la quale verrà indicato il modoin cui i cattolici, e i parlamentari in primoluogo, dovranno comportarsi di fronte aldisegno di legge sui “diritti e doveri dellepersone stabilmente conviventi”, i cosid-detti “Dico”. Così, in un colpo solo, vieneaperto un conflitto con il Governo, affer-mata la sovranità limitata del Parlamento,azzerata la Costituzione.Le parole sono chiare. Se nessuna leggepuò sovvertire la norma indicata dal Crea-tore per la famiglia, la legittima approva-zione del disegno di legge sui Dico divie-ne un atto “sovversivo” del Governo. Se iparlamentari cattolici devono votare se-condo le indicazioni della Chiesa, vienecancellata la norma costituzionale che pre-vede la loro libertà da ogni “vincolo dimandato” e l’autonomia e la sovranità delParlamento devono cedere di fronte adistruzioni provenienti da autorità esterne.Se non sono ammesse leggi che non cor-rispondono al diritto naturale, la tavola deivalori non è più quella che si ritrova nel-la Costituzione, ma quella indicata da unalegge naturale i cui contenuti sono defini-ti esclusivamente dalla Chiesa.Il crescendo dei toni e delle iniziative, nel-l’ultimo periodo soprattutto, rendevanoprevedibile questa conclusione, peraltroannunciata dal “Non possumus” procla-mato qualche giorno fa. Viene così clamo-rosamente confermata l’analisi che aveva

colto nella linea della Chiesa l’intento direalizzare molto di più di un provvisorioallineamento della politica su una partico-lare posizione definita dalle gerarchie ec-clesiastiche, di cui i parlamentari cattolicidivenivano il braccio secolare. L’obiettivoera ed è assai più ambizioso: una vera “re-visione costituzionale”, volta a sostituireil patto tra i cittadini fondato sulla Costi-tuzione repubblicana con un vincolo deri-vante dalla gerarchia di valori fissata unavolta per tutte dalla Chiesa attraverso unasua versione autoritaria del diritto natura-le (non dimentichiamo, infatti, che il dirit-to naturale conosce anche molte altre ver-sioni, comprese quelle che non prevedo-no proprio la famiglia tra le istituzioni di-

scendenti da tale diritto). Viene così tra-volto anche l’articolo 7 della Costituzioneche, disciplinando i rapporti tra lo Stato ela Chiesa, stabilisce che questi due enti so-no, “ciascuno nel proprio ordine”, “indi-pendenti e sovrani”. Nel momento in cuila Chiesa proclama che vi sono “norme in-derogabili e cogenti” che non possono es-sere affidate alla volontà del legislatore,nega in queste materie l’autonomia e l’in-dipendenza dello Stato e sostituisce la pro-pria sovranità a quella delle istituzioni pub-bliche. Il patto costituzionale tra Chiesa eStato viene infranto, quasi denunciato uni-lateralmente.Questo è il quadro istituzionale e politicodisegnato con assoluta nettezza dai moltiinterventi vaticani. Un quadro di rotture edi conflitti, davvero sovversivo delle re-gole costituzionali, con una delegittima-zione a tutto campo delle iniziative di Go-verno e Parlamento che trasgrediscano ciòche la Chiesa, unilateralmente, stabiliscecome “inderogabile e cogente”. Saprannole istituzioni dello Stato rendersi conto diquel che sta accadendo? Non devono ri-trovare solo l’orgoglio della propria fun-zione, ma il senso profondo della loro mis-sione, la stessa loro ragion d’essere, chene fa il luogo di tutti i cittadini, credenti enon credenti, comunque liberi e degni d’es-sere rispettati in ogni loro convinzione, ein ogni caso fedeli, come devono essere,alla Costituzione e ai suoi valori.

Stefano Rodotà

Esistono forze - si crede - capaci di tra-sformare il mondo. Ognuna tende a raffor-zare se stessa e indebolire le altre. Il cri-stianesimo è una di esse; e la Chiesa cat-tolica è la forma attuale più imponente delcristianesimo. La lotta della Chiesa controaborto, divorzio, fecondazione artificialee, ora, contro le misure del governo suiDico si sviluppa appunto all’interno diquello scontro di forze.La Chiesa sta dicendo che quelle misureindeboliscono la “famiglia naturale” volu-ta da Dio. Si tratta allora di rafforzare la“famiglia naturale” e quindi di indebolireogni convivenza “innaturale”.La Chiesa distingue l’individuo umano dalmodo in cui egli pensa. Ma per la Chiesa idiversi contenuti della fede cristiana - uno

dei quali è appunto la “famiglia naturale” -sono rafforzati da un’abbondante presenzadi cristiani, così come il fuoco è rafforzatoda un’abbondante presenza di legna. Si trat-ta quindi di rendere più abbondante la pre-senza dei cristiani e sempre più esigua quel-la dei non cristiani. Un compito arduo (alquale tuttavia essa non può rinunciare) inun tempo in cui, la Chiesa sa bene, i cri-stiani sono sempre di meno.Poiché la Chiesa distingue l’individuo dalmodo in cui egli pensa, la volontà di ri-durre i non cristiani non si esprime più co-me volontà di annientarli come individui,ma come volontà di annientare i loro er-rori. Si odia e si combatte il peccato, nonil peccatore. Va detto però che come l’e-sistenza del cristiano rafforza, per la Chie-

sa, la fede cristiana, così l’esistenza delpeccatore - cioè di quell’individuo che èil peccatore - rafforza il peccato. Non ri-conoscerlo è incoerenza o malafede. Per-tanto, per rafforzare la fede e i cristiani,si dovranno sì annientare i peccati, ma sidovranno anche indebolire i peccatori, lacui esistenza rafforza l’esistenza del pec-cato come coloro che mettono acqua sul-la legna spengono il fuoco e fanno fumo.Difficile, però, stabilire il limite oltre ilquale, indebolendo il peccato, si mandaall’altro mondo anche il peccatore. I rap-porti tra Chiesa e democrazie moderne so-no difficili, perché altra strada, per inde-bolire il peccatore di cui la Chiesa inten-de per altro rispettare la vita, la Chiesanon ha se non quella di rendergli la vita

STEFANO RODOTÀGià Presidente dell’Ufficio del Garante per laprotezione dei dati personali, è professore diDiritto civile presso l’Università di Roma “La

Sapienza”. Ha studiato l’irruzione della tecnologianella vita democratica, sottolineando la

complessità del rapporto tra sfera privata e sferapubblica: in particolare per quanto riguarda la

bioetica, la privacy, l’accesso all’informazione e laresponsabilità della scienza.

La Fede, le Leggi e i Peccatori

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“L’Organizzazione mondiale della sanità,certi settori della massoneria, le associa-zioni gay soprattutto americane, le multi-nazionali farmaceutiche, le potenti orga-nizzazioni ecologiste internazionali cheodiano il cristianesimo per nostalgia di pa-ganesimo, i circoli liberal-radicali del “po-liticamente corretto””. A spiegare quali so-no le lobbies anti-famiglia (“capaci di in-cidere sui processi legislativi”) denuncia-te sabato da Benedetto XVI è lo scrittorecattolico Vittorio Messori, autore di best-seller religiosi mondiali come “Varcare lasoglia della speranza” (scritto con KarolWojtyla), “Rapporto sulla fede” (scrittocon Joseph Ratzniger) o “Ipotesi su Gesù”e l’unico ad aver pubblicato libri insiemeagli ultimi due papi.CChhii llaavvoorraa ppeerr ccoonnttrraassttaarree llaa ffaammiigglliiaa ee,, iinnggeenneerree,, llaa pprroossppeettttiivvaa eettiiccaa ccaattttoolliiccaa??“E’ evidente l’esistenza delle lobbies di cuiparla il Pontefice. L’azione di questi in-fluenti gruppi di pressione non è direttasolo contro la coppia nella prospettiva difede, ma contro l’intero complesso etico emorale della Chiesa. L’Oms, in tema di con-

traccezione, aborto, diagnosi prenatale perla soppressione degli handicappati; certeimportanti sigle dell’ambientalismo chevorrebbero liberarsi dal Vangelo per no-stalgie pagane; alcuni settori della masso-neria, che, soprattutto nei paesi latini e suinflusso francese e spagnolo, sono ostilialla morale cattolica. Ma le lobbies allequali si riferisce il Papa sono anche altre”.QQuuaallii??“Le grandi organizzazioni di omosessuali,molte di matrice anglosassone. I gay, co-me ogni minoranza, sono spesso litigiosinelle loro comunità, ma specialmente ne-gli Stati Uniti superano i loro contrasti nel-l’avversione praticamente unanime per l’e-tica “papista”. C’è poi la colossale indu-stria farmaceutica, il business più redditi-zio dell’economia globale, che ottiene gua-dagni formidabili dalla produzione di pil-lole anticoncezionali, preservativi e altrifarmaci e strumenti che contrastano neifatti le indicazioni ecclesiali”.OOppeerraannoo aanncchhee lloobbbbiieess ppoolliittiicchhee ccoonnttrroo llaaffaammiigglliiaa?? “Soprattutto non pochi, influenti settori

del Partito Socialista Europeo, quel grup-po all’Europarlamento che non ha accet-tato il cattolico Rocco Buttiglione da com-missario solo perchè non ha nascosto diessere credente e che non ha voluto men-zionare le radici cristiane nel testo dellaCostituzione. Il premier spagnolo Zapate-ro è un capofila quasi caricaturale dell’“eticamente corretto” imperante a Bruxel-les, un radicalismo di massa che vede nel-la Chiesa la propria nemica giurata. Pro-fetiche le parole del filosofo Augusto delNoce. I partiti di vecchia ispirazione marxi-sta si sono trasformati in aggregazioni “li-beral” nella quali la prospettiva morale èquella che fu della minoranza radicale diPannella e che è ora l’ispiratrice della vul-gata egemone. E la secolarizzazione di-venta diffidenza, spesso odio verso il cri-stianesimo, desiderio di chiudere una pa-rentesi evangelica durata venti secoli. Dun-que, troppo a lungo. Certa intellighenziasi rammarica del “mito semita“ del Naza-reno, del “cruciato martire che crucia gliuomini “(come diceva Carducci) che hamandato in letargo un Olimpo che si vor-

difficile: impedendogli di diffondere il pro-prio modo di pensare e realizzare istitu-zioni in cui esso si rifletta (si pensi allascuola pubblica in quanto “laica”, e agliinterventi medici condannati dalla dottri-na cattolica); e impedendogli di avere pe-so politico e di disporre di finanziamentiche rendano possibile tutto questo. Se laChiesa non lo facesse sarebbe incoeren-te. Si tratta, appunto, di indebolire il piùpossibile il peccato e il peccatore. Che aloro volta non intendono farsi togliere dimezzo e reagiscono. La democrazia mo-derna è anch’essa contenuto di una fede,che però rende possibili, senza renderleobbligatorie, leggi che in determinati am-biti, rispettando la Costituzione, consen-tono a ciascuno di vivere come vuole. LaChiesa, invece, sollecita leggi che, in que-gli ambiti, impongano a tutti di vivere se-condo i dettami della fede cristiana. È unafola che la Chiesa non debba ingerirsi nel-

la vita dello Stato, ed è democratico l’at-teggiamento di parlamentari che votanoin un certo modo perché vogliono obbe-dire alla Chiesa, e che se hanno la mag-gioranza fanno diventare legge dello Sta-to le loro convinzioni. Rimane però la dif-ferenza, la maggiore democraticità dellafede democratica, rispetto alla fede cri-stiana. (Lo si dice spesso, ma è un di-scorso che ha forza solo dopo che si siariconosciuta la legittimità di leggi voluteda una maggioranza cattolica). La demo-crazia non chiude infatti la porta a leggiche, non contrarie alla Costituzione, incerti campi lascino ognuno libero di vive-re come vuole: non chiude loro la porta,senza tuttavia imporle, perché non la chiu-de nemmeno a leggi che, come quelle cat-toliche, impongono invece anche ai noncredenti, in quei campi, di vivere come es-sa crede sia giusto vivere.

Emanuele Severino

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EMANUELE SEVERINOGià professore di Filosofia teoretica all’Università

di Venezia, insegna Ontologia fondamentalepresso l’Università Vita-Salute San Raffaele di

Milano. Nelle sue ricerche ha offertoun’interpretazione della filosofia occidentale chesottolinea lo scacco del pensiero metafisico da

Platone a Nietzsche e Heidegger. Per superare leaporie nichilistiche della tradizione metafisica

evidenti anche nel discorso moderno dellatecnica, ha promosso un ritorno a una filosofiadell’Essere che escluda rigorosamente il non-

essere e il divenire. E’ accademico dei Lincei. Daalcuni decenni collabora con il Corriere della Sera.

Il Papa e la Grande lobby

Vittorio Messori: “Dai gay al Pse, all’Oms, ecco i nemici della Chiesa

rassegna stampa

attualità19 febbraio 2007

Page 35: Anno VIII - Numero 3-4 1835-1907 · 2012. 12. 24. · gia”, dell’Associazione Le Tarot; “I Mille di Garibaldi nell’album di Alessandro Pavia”, del Servizio Bi-blioteca del

rebbe risuscitare, con i suoi Dei che nonpotevano biasimare alcuno, essendo i pri-mi a seguire voglie, istinti, piaceri”.LLaa CChhiieessaa ssoottttoo aattttaaccccoo??“Sì, come sempre, del resto. E, in una pro-spettiva provvidenziale, per fortuna, vistoche il Vangelo, se è davvero tale, divide.Ma una Chiesa messa in difficoltà non so-lo dall’esterno, anche da dentro. Talvoltasi ha l’impressione che il Papa sia un ca-po quasi senza truppe. Dopo il Concilio, icatto-progressisti contestavano in piazzale istituzioni ecclesiastiche, soprattutto suitemi sociali che allora prevalevano. Oggi,è in atto una sorta di scisma sommerso deicredenti che, senza manifestarlo pubblica-mente, non obbediscono in privato allenorme morali della Chiesa. Se interpella-ti si dicono “cattolici”, vanno pure a mes-sa ma non seguono affatto le direttive sul-l’etica sessuale e familiare: dall’uso dei me-

todi contraccettivi all’accettazione del di-vorzio, della convivenza, dell’omosessua-lità, persino dell’aborto. Per giunta, eccogli intellettuali credenti che firmano mani-festi dai toni drammatici, dove BenedettoXVI sembra un Pio IX che vuole scavareun fossato fra Chiesa e società. Dall’altraparte della barricata politica chi fa predi-che edificanti e si candida a difese ad ol-tranza e magari a crociate parla da pulpi-ti che lasciano almeno perplessi”.CCiiooèè??“E’ ben noto che i leader della Cdl che sischierano contro i Dico sono tutti, ma pro-prio tutti, in una posizione familiare cheper la Chiesa è irregolare. Tra quanti si di-chiarano difensori della famiglia, l’unico “aposto“, il solo che potrebbe ricevere sen-za problemi i sacramenti, essendo provvi-sto di una sola moglie che non ha mai ab-bandonato, è Clemente Mastella. Cioè, iro-

nicamente, un esponente di quell’Unioneche ha regolarizzato le coppie di fatto chegli “irregolari“ del Polo annunciano di vo-lere contrastare ad oltranza. Dio solo, na-turalmente “scruta i cuori e le reni” ed Eglisolo, dunque, può giudicare. Ma, a visteumane, anche i politici che si schierano adifesa della famiglia partecipano della in-coerenza tra dottrina e prassi che con-trassegna oggi tanto cattolicesimo”.

Giacomo Galeazzi

numero 3-4 / 2007 35

rassegn

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pa

VITTORIOMESSORIE’ un giornalista escrittore italiano.Le sue opere sonoquasi tutteincentrate suquestioni religioseo comunquecaratterizzate dauno sguardocattolico sulmondo di oggi.

IL SONDAGGIO / Indagine della Swg: la leggepiace all’80 per cento degli italiani. Masull’allargamento ai gay il consenso scende

Sì ai Dico dal 67% dei cattoliciPer la maggioranza non è giusto che laChiesa cerchi di condizionare lo Stato

ROMA - I Dico vengono promossi dalla gran parte degli italia-ni e anche tra i cattolici è diffusa la convinzione che la famigliatradizionale non sia affatto sotto attacco. Sono i risultati delsondaggio realizzato dal 10 al 13 febbraio dalla Swg, su un cam-pione stratificato per quote di 1000 soggetti (su 4550 soggetti)secondo il metodo CATI e online CAWI. La regolamentazione èpromossa dall’80% dei cittadini, contro un 20% di contrari. Indettaglio il 52% è favorevole all’estensione dei Dico “per tuttele coppie”, mentre il 28% lo è ma solo per le coppie “etero-sessuali”. Il dato più sorprendente è che anche il 67% dei cat-tolici è favorevole, contro un 33% di contrari. Per il 60% delcampione il governo ha quindi “fatto bene a portare avanti laproposta” nonostante l’avversione del Vaticano, il 36% è con-vinto invece che abbia “fatto male” a insistere e il 4% non ri-sponde. Quando alle ingerenze delle Cei, il 60% degli elettoriritiene che non sia “giusto” che la Chiesa cerchi di “condizio-nare le leggi dello Stato”, contro un 35% che la pensa all’op-posto. “La tensione veicolata dalle gerarchie ecclesiastiche - sin-tetizza Maurizio Pessato della Swg - appare più di natura po-litica che legata a una forte corrente di opinione”.

“Lo Stato deveessere laico”Le parole del Gran Maestro Raffi espresse il 24 febbraio aFirenze vanno in internet, su Alice News by Virgilio. L’oc-casione è stata la presentazione di “Mitra e compasso”, illibro del giornalista Stefano Bisi che si occupa dei rappor-ti tra Massoneria e Chiesa, da Clemente XII a Benedetto XVI.

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attualità15 febbraio 2007

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Periodico informativo culturale Anno VIII • Numero 3-4 • 15-28 febbraio 2007

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