ANNO LIV NUMERO 3 - pfse-auxilium.org

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ANNO LIV NUMERO 3 • SETTEMBRE/DICEMBRE 2016Poste Italiane Spa

Sped. in abb. postale d.l. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, C/RM/04/2014

PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL'EDUCAZIONE AUXILIUM

RIVISTADISCIENZEDELL’EDUCAZIONE

298 PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE AUXILIUM

DOSSIERMUTAMENTI. SFIDE E SPAZI PER L’EDUCAZIONE

Introduzione al DossierMartha Séïde - Cettina Cacciato 302-307

Oltre il disordine mondiale: per una politica pan-umanaPasquale Ferrara 308-321

Da un mosaico di adesioni alla fede verso un nuovo paradigma per la catechesiCettina Cacciato 322-332

I media siamo noi. Umanità ed educazione di fronte alle sfide della contemporaneitàMassimiliano Padula 333-342

SISTEMA PREVENTIVO OGGI

Presentazione di un ciclo di esperienze formative come “buone pratiche”Piera Ruffinatto 344-345

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299RIVISTA DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE • ANNO LIV NUMERO 3 SETTEMBRE/DICEMBRE 2016

Centro Salesiano de formação: proposta de formação continuada para religiosos e leigos no BrasilAdair Aparecida Sberga - Ivanette Duncan De Miranda Ana Paula Costa E Silva 346-360

ALTRI STUDIPer una vita religiosa “oltre l’adattamento”. Il coraggio di rinascerePina Del Core 362-372

La catéchèse insérée dans la mission évangélisatrice de l’Église. Quelles implications?Albertine Ilunga Nkulu 372-382

ORIENTAMENTI BIBLIOGRAFICI

Recensioni e Segnalazioni 384-411

Libri ricevuti 412-414

INDICE DELL’ANNATA 2016 416-424

Norme per i collaboratori della Rivista 426-427

DOSSIERMUTAMENTI.

SFIDE E SPAZI PER L’EDUCAZIONE

1. Iniziando

«Le nostre strutture economiche e lenostre impalcature denunciano ognigiorno di più il loro carattere anacroni-stico, la loro potenza, l’assurdità dellaloro conversazione. Disorientato in questo campo, sen-z’altro appoggio, l’uomo del XX secolosi sente perduto, nel duplice sensodella parola, in un mondo, che si fa aisuoi occhi, sempre più opprimente einsieme sempre più insignificante».2

Emmanuel Mounier anticipava di un se-colo l’identikit di un uomo contempora-neo così schiacciato dal dominio del-l’economia e del consumo, da perderecategorie essenziali della sua esistenzacome l’attenzione e la concentrazione.In tutti gli ambiti del vivere sociale,l’uomo dell’adesso perde per strada lasolidità delle sue tradizioni e delle suecertezze, per confluire in quell’archetipoumano che ha nell’uomo blasé3 il suoprincipale modello. Indifferente verso lavarietà qualitativa delle cose, abitante diuna metropoli indistinta, disincantato eannoiato, saturo di conoscenza, il blasévaga per la città per difendersi, in uncerto senso, da essa. Egli innesca, dun-

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LAque, un processo di autoprotezione dal-l’eccessiva quantità e contraddittorietàdi stimoli provando a non farsi coinvol-gere emotivamente da questi. È unasorta di cinico rassegnato artefice e vit-tima incosciente degli spazi che lo ac-colgono. Questo disorientamento è an-cora più evidente negli spazi del con-temporaneo. L’uomo dell’adesso vagaindistintamente tra l’offline e l’online,consuma porzioni di esistenza in unatecno-medialità che se, da un lato, riflettela complessità sociale, dall’altro omo-genizza e semplifica comportamenti,pratiche, ruoli, pensieri. Questa duplicitàsi riflette in ogni ambito del vivere sociale,comprende, cioè, processi e variabiliumane, indipendentemente dalla lorostruttura di significato. Non ne sonoesclusi, ad esempio, i processi educativi,sempre più intaccati da una profondadiscontinuità tra funzionamento delleistituzioni formative e relative produzionisocio-culturali, che si traduce soventein derive e conseguenze sfavorevoli. Traqueste, il dilagante deficit emergenzialedell’educazione (che investe giovani eadulti) o la crisi del lavoro sempre piùprofonda e condizionante.Scrive Durkheim: «In effetti ogni società,

I MEDIA SIAMO NOI. UMANITÀ ED EDUCAZIONE DI FRONTE ALLE SFIDE DELLA CONTEMPORANEITÀMASSIMILIANO PADULA1

considerata ad un momento determinatodel suo sviluppo, ha un sistema d’edu-cazione che si impone agli individui conuna forza generalmente irresistibile. Èvano credere che noi possiamo allevarei nostri figli come vogliamo».4

Se fino all’avvento della tecno-medialità,le contrapposizioni generazionali face-vano riferimento alle differenze anagra-fiche o alle diversità culturali, con l’esplo-sione della cultura digitale, si assiste adun inesorabile processo di polverizza-zione delle differenze che invece di col-mare il gap, lo espande su altri piani diazione, comprensione e soluzione. Siverifica, in altre parole, una sorta di me-tropolizzazione del vivere sociale, doveall’ingrandimento dei territori dell’espe-rienza, corrisponde, in alcuni casi, unimpoverimento delle relazioni. Lo spazionel quale l’uomo contemporaneo si ri-trova, suo malgrado, a consumare vita,assume, quindi, sempre più i connotatidi un luogo anomico, dai confini incerti,a volte sfumati e invisibili, caratterizzatoda flussi ininterrotti di vario tipo, dallagestione di relazioni interpersonali e me-diate (sovente non significative). Si viene a creare così quella che Bau-man definisce un’«umanità in movi-mento»5 contraddistinta da transiti ri-petuti di uomini e culture. Ne sono di-mostrazioni manifeste le correnti mi-gratorie con tutto il loro strascico di do-lore, distruzione e morte ma anche contutte le opportunità di accoglienza, in-tegrazione, ricchezza culturale. E nesono esempio i movimenti di umanitàche prendono forma nell’infinità digitalee in tutti i suoi prodotti culturali. Questo processo (fisico o mediato) incidein modo consistente nella riconfigura-zione dei ruoli (genitori/figli; insegnanti/al-lievi), nell’assenza di percezioni definite

(incapacità di riconoscimento dell’auto-rità), nella conversione (dal latino con-vertere) dei propri desideri in simulacrieffimeri e inautentici. In altre parole, ladigitalizzazione culturale, mero progettoumano, rischia, se non compresa e ad-operata adeguatamente, di disumaniz-zare l’umanità stessa. Questo rischio èancora più incombente se il legame tramedia e uomo, ormai naturalizzato6 e in-visibile, non è accompagnato da un’azio-ne educativa pianificata ed incisiva. Il legame tra processi educativi e culturacomunicativa, dunque, è da analizzarenell’ottica di una re-visione e di una ri-mediazione di senso che comprenda,anzitutto, un riposizionamento delle pra-tiche e dei formati dell’educazione me-diale, ormai desuete e inefficaci in uncontemporaneo sociale dove il caos,l’ibridazione, la turbolenza, sembranooramai rappresentare le grandezze co-stitutive dominanti.

2. Umanità mediale

I riferimenti preliminari al trinomiouomo/educazione/media, rimandanocertamente ad una rilettura delle nostreesistenze alla luce della cultura digitale.È questa, una riflessione articolata chenecessita anzitutto dell’abbattimento dialcune barriere concettuali che intrap-polano la nostra idea di media destrut-turandola di un senso originario e origi-nale. Questi muri della (in)comprensioneviaggiano attraverso due macro-para-digmi (e relative teorie dei media) chehanno caratterizzato la storia del pensierocomunicativo fino a poco tempo fa. Inprimo luogo il cosiddetto paradigmatecnocentrico che vede in MarshallMcLuhan7 il principale ispiratore. Si trattadi concepire i media come strumenti

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che determinano esistenze in termini diazioni e scelte. La tecnologia, secondoil determinismo mcluhaniano, si innervanell’individuo plasmandolo sino a porloin una posizione secondaria. È il medium che ispira i nostri compor-tamenti protesizzandosi nel nostro corpoe innervandosi nella nostra psiche. Scri-

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vono recentemente Semeraro-Gili: «Imedia, soprattutto in seguito alla rivolu-zione digitale, non solo hanno saturatomolti spazi sociali in cui le personevivono quotidianamente e supportanouna molteplicità di attività umane, dallavoro al tempo libero, ma sono ormaidiventati veri e propri “prolungamenti”

Il contributo intende riflettere sul lega-me tra uomo, media e processi edu-cativi. Dopo una breve disamina so-cio-culturale della contemporaneità,si andranno a definire i paradigmi prin-cipali che hanno contraddistinto il pen-siero mediale. Dal tecnocentrismo al-l’ecologia dei media, si presenterà lateoria sociale dell’umanità mediale esi sottolineeranno le idee di media co-me proiezioni dell’umano e di plusu-manizzazione. Infine si presenterà laproposta della meducazione, intesacome quel processo di educazione(integrale e trasversale) dell’umanitàmediale.

Parole chiave: contemporaneità, tec-nocentrismo, ecologia dei media, uma-nità mediale, meducazione

This article reflects on the links betweenman, media and educational processes.After a brief discussion on the socio-cultural aspects of contemporary so-ciety, the author defines the principalparadigms that characterize the mediareflection. From technocentrism to the

media ecology it presents the socialtheory of mediated humanity, under-lining the ideas of media as a projectionof man and over humanization. Finally,the author presents the proposal ofmedia education seen as that educa-tional process (both integral and trans-versal) form mediated humanity.

Key words: contemporary society,technocentrism, media ecology, me-diated humanity, media education

Esta aportación se propone reflexionarsobre la relación entre el ser humano,los medios de comunicación y los pro-cesos educativos. Después de un breveanálisis sociocultural de la contempo-raneidad pasa a definir los paradigmasprincipales que han caracterizado elpensamiento medial. Del tecnocen-trismo a la ecología de los media, sepresenta la teoría social de la humani-dad medial y se subrayan las ideas delos media como proyecciones del hu-mano y de la plushumanización. Final-mente se afronta la propuesta de lamededucación, entendida como aquelproceso de educación (integral y trans-versal) de la humanidad medial.

Palabras clave: Contemporaneidad,tecnocentrismo, ecología de los media,humanidad medial, meducación.

delle nostre stesse persone. I nostri me-dia “personali” ci seguono ovunque e ciconsentono di essere connessi in modotale che «l’individuo è in ogni momentoqui e altrove, solo e collegato agli altri.Le tecnologie comunicative sono dunque“incorporate” nella nostra vita quotidianae, in certo modo, la “incorporano”, percui non sono più semplicemente cosedi cui possiamo servirci per risponderea particolari bisogni, ma sono ormaifunzioni attive che influenzano il nostromodo di pensare, di sentire, di agire, dientrare in relazione con gli altri».8

Secondo questo approccio, dunque,«l’evoluzione tecnologica della comuni-cazione sarebbe la causa principale ditutte le trasformazioni sociali e culturali;secondo questa idea, l’uomo subirebbei media, limitandosi a servirsene comemere estensioni psico-sensoriali e, per-tanto, ne sarebbe così “determinato”».9

L’idea che il mezzo comunicativo sia unsoggetto attivo dotato di intenzionalitàsi è volgarizzata al punto tale che i mediasono spesso considerati agenti negativi,strumenti diseducativi e, dunque, da“maneggiare con cura”,10 guardare consospetto e regolamentare. Alla concettualizzazione deterministicasi è affiancata, negli ultimi due decenni(in parallelo alla diffusione del worldwide web e dei dispositivi digitali), unarincorsa teorica ad “ambientalizzare” ilmedium, a concepirlo, cioè, come unvero e proprio luogo dell’esistenza ren-dendo di fatto anacronistica la distinzionetra mondo reale e mondo virtuale. Scrive Giaccardi: «I media non sono più- se lo sono mai stati - semplici “stru-menti” che usiamo all’occorrenza per ri-porli quando non ci servono, come fa-remmo con un martello o una forbice. Imedia sono, piuttosto, un “ambiente”, e

un ambiente sempre “attivo”».11

L’uomo vive, quindi, nei media, tracciae segue percorsi, fa esperienze diversi-ficate. In un certo senso si adatta a que-sto ambiente, agli spazi che lo ospitanofacendosi condizionare dalle sue carat-teristiche. «Ma, nel momento in cui l’uo-mo […] tratta se stesso come ambienteda adattare a se stesso, allora l’identitàumana diventa problematica, a menoche non s’individui qualcosa d’indispo-nibile nei confronti della manipolazione,qualcosa che permetta di mantenere ladifferenza fra ciò che è tecnicamenteprodotto e ciò che è naturalmente dive-nuto senza intervento umano».12

È questa, infatti, la conseguenza princi-pale della cosiddetta ecologia dei media13

(lo studio dei media in quanto ambienti),quella, cioè, di slegare ancora una volta(come è successo per il paradigma tec-nocratico) l’uomo dai media, di concepirequesti ultimi «come elemento a sé stante,indipendente rispetto al soggetto-uomo:infatti la metafora ambientale - pur pro-ponendo una rappresentazione concet-tuale molto raffinata, suggestiva e pro-duttiva […] implica ancora una dicotomia,una separazione. Da una parte l’uomo, dall’altra l’ambientetecnologico che contiene le sue azioni,le sue relazioni, la sua creatività, offrendole condizioni di possibilità (comunicative,sociali, culturali) per la realizzazione deisuoi progetti».14 Lungi dallo sconfessare(o dal porsi come alternativa) questi dueapprocci, rimane imprescindibile il ten-tativo di integrare entrambe le prospettiveche qualificano il medium come soggettodotato di intenzionalità, come agentebenefico o patogeno, come spazio realein cui consumare porzioni di esistenza edi esperienza adombrando l’unico titolaredi ogni risultante mediale: che è stato e

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sempre sarà l’uomo. L’umanità rimanequella variabile interveniente capace di“fare la differenza”, di (ri)pensare i media,di teorizzare, cioè, un processo socialeche chiameremo “umanità mediale”. I presupposti di questa (ri)mediazionetrovano terreno fertile in alcune prero-gative umane e decisive in questo le-game. Anzitutto la creatività che, conla cultura digitale, si riafferma prepo-tentemente. L’uomo è creativo e crea-tore, contraddistinto (almeno inizial-mente) da una creatività perfetta perchécreato a immagine e somiglianza diDio: «In questo senso la creatività uma-na è ciò che prolunga l’azione divina,è il luogo nel quale uomo collabora at-tivamente con Dio».15

In seconda istanza, la libertà, altro pre-supposto divino come spiega meravi-gliosamente Giovanni Paolo II nell’enci-clica Veritatis Splendor: «Lo splendoredella verità rifulge in tutte le opere delCreatore e, in modo particolare, nell’uo-mo creato a immagine e somiglianza diDio (cf Gn 1,26): la verità illumina l’intel-ligenza e informa la libertà dell’uomo,che in tal modo viene guidato a cono-scere e ad amare il Signore. Per questoil salmista prega: “Risplenda su di noi,Signore, la luce del tuo volto” (Sal 4,7)».16

La libertà richiama concetti archetipicidella contemporaneità mediale comepersonalizzazione e individualizzazione.Il medium (l’esplosione del digitale hafavorito questa presa di coscienza) altronon è che un intervento dell’uomo, chesceglie (liberamente e con creatività) di“adoperarlo” (dal latino ad e opera) comeproprio riflesso e progetto per qualsiasiistanza e bisogno. È l’individuo che di-spone con libertà della sua esistenzaavvalendosi del supporto. Creatività e libertà divengono quindi assi

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portanti per l’elaborazione dell’umanitàmediale. Questo approccio si fonda sullacertezza che, da un certo punto in poidella storia, l’individuo coesiste e convivecon i media. Non può esimersi dall’esseremediale indipendentemente dalle com-petenze, dal possesso e utilizzo del sup-porto. Essere mediali significa vivereporzioni di esistenza con e nei media.Significa abitare un social network maanche costruire opinioni e orientarescelte leggendo un giornale o guardandola televisione. L’uomo mediale non è unindividuo (ri)costruito dalle tecnologie,ma un uomo che prende consapevolezzadella propria identità così profondamenteconnaturata nei media. E questa pros-simità si traduce nell’idea di “media pro-iettivi”: i media possono essere intesicome assolute proiezioni (dal latinoprōiectus, progetto) dell’umano, cometraslati della qualità etica dell’individuo,come rifrazioni delle sue gioie e dellesue tristezze, come riverberi dei suoi vizie delle sue ambiguità. È l’umanità stessa, quindi, a proiettarese stessa nei media. Attenzione però aconfondere i media con uno specchio,una cornice limitante, un filtro distorto.Non è questa la chiave per interpretarel’umanità mediale. La sua comprensionepiù autentica risiede in un’espressionetanto semplice quanto radicale: i mediasiamo noi.17 È l’uomo a dare un senso alcontenuto, a farsi messaggio, a crearee ricrearsi attraverso un medium. L’umanità mediale rimane, quindi, uma-nità: ovvero un insieme di donne e di uo-mini che si relazionano, imparano, cre-scono e sbagliano. Se nella vita materiale(offline) le opportunità di intesa reciproca,di buon senso e buona educazione sonofavorite dalla relazione interpersonale,nell’online sovente si annullano difronte

all’infinitezza e al caos. L’illimitata di-sponibilità del web produce spesso unatteggiamento di radicalizzazione dellapropria esistenza e di estremizzazionedei propri comportamenti. Creatività elibertà a volte perdono per strada la pro-pria struttura originaria di perfezione. Equesto ha conseguenze sull’uomo esulle sue proiezioni concretizzate nellatecnologia. Una delle conseguenze èdefinita plusmanizzazione: «Nello spazioonline l’individuo tende, quindi, a plusu-manizzarsi, ossia a radicalizzare la propriaumanità trascurando i filtri tipici di unasocialità tradizionale, evitando confrontie angolazioni di senso “altre”, consoli-dando a forza di contenuti a supporto(like, link, retweet) le proprie posizioni,limitando così feconde opportunità dellegame umano come la conciliazione,l’accordo, il compromesso».18

Questa radicalizzazione dell’esistenzafa sì che l’individuo spinga sempre piùverso il «proprio mondo di riferimento,modellando la propria “socialsfera” allapropria visione culturale. L’ambiente incui ci si troverà gradualmente a navigare,come un guanto, aderirà in modo semprepiù armonico con la propria verità, sem-pre più confermata».19

Plusumanizzarsi significa eccedere diumanità, ossia alterare i filtri tipici delquotidiano arrivando persino ad annul-larli. Esempi ad hoc sono alcuni atteg-giamenti presenti sul web come l’odioonline (hate speech) o alcune pratichediscutibili, patologiche o illegali come ilsexting, il grooming, il revenge porn, ilbullismo e lo stalking. Giovanni Ziccardiprova a classificarle attraverso un unicocomune denominatore: la paura del di-verso. Lo studioso cita alcuni argomentipiù aderenti a comportamenti di odio: «ilnegazionismo, l’odio politico, l’apologia

di regimi, la discriminazione etnica o ba-sata sulle abitudini sessuali, l’odio reli-gioso e razziale, l’attacco al diverso inogni sua accezione».20

Si è detto che l’uomo mediale rimane unuomo con le potenzialità e i rischi checaratterizzano la sua esistenza. Tuttavial’umanità mediale si riduce a mera utopiase è vissuta in modo inoperoso, se èdata per scontata, se non è accompa-gnata da una riflessione strutturata. Co-me ogni costruzione sociale, infatti, èsubordinata a forme di devianza più omeno gravi. Per lo più, l’illimitatezza delweb favorisce numerose pratiche di-scutibili e, come si è scritto, in alcunicasi delittuose. Per questo motivo, con-siderando inefficiente e in parte inefficaceuna regolamentazione sistematica del-l’universo mediale, è fondamentale adot-tare un adeguato approccio pedagogicoper la promozione di un’umanità medialeconsapevole e buona. È necessario unintenso intervento educativo affinchél’umanità mediale sappia adoperare lepotenzialità comunicative/rappresenta-tive dei media digitali.

3. (Stra)Volgere la media education: la proposta della meducazione

Indicheremo questa azione pedagogicache investe l’individuo in quanto uomomediale con il neologismo meducazione.Con questa parola si vuole indicare ilprocesso di media education dell’uma-nità mediale ossia quell’insieme di pra-tiche e formati che investono l’uomo in-tegralmente non limitandolo alla suapresenza nel web ma abbracciandolonella sua totalità esistenziale. Anche inquesto caso il passaggio di paradigmaè suggestivo: non si tratta più di educarcial mezzo tecnologico; i primi educandi

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sono proprio i media in quanto nostreproiezioni. I media siamo noi. Se l’uomoè meducato (al bello, al vero, al giusto)anche i media lo saranno. Per dare so-stegno a questa prospettiva educativaè però necessario specificare alcunepeculiarità che ne hanno tracciato l’iden-tità. Anzitutto è essenziale definire l’ideadi media education, eccessivamente si-stematizzata nel corso di questo ultimomezzo secolo. Secondo Len Master-mann21 la media education fungeva davero e proprio «vaccino da iniettare perneutralizzare l’azione dei media». Idearipresa da Rivoltella secondo cui, se imedia agiscono «come aghi infilati sottola cute degli spettatori, attraverso i qualipuò essere iniettata loro qualunque ideo-

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logia, credenza o comportamento diconsumo, occorre che l’educazione siain grado di vanificarne gli effetti».22

Secondo Jenkins23 una delle finalità dellamedia education è, altresì, quella di sup-portare le generazioni più giovani a porsiin modo critico e riflessivo circa le sceltedi natura etica che fanno quando diven-tano soggetti partecipanti e comunicatoriall’interno di ambienti, prima tra tutti larete.Queste due visioni rimandano inevita-bilmente alla duplicità tecnocentrismo/ecologia di cui si è già scritto in prece-denza. Filippo Ceretti ha tracciato le ca-ratteristiche del territorio teorico-praticodefinito dall’intersezione tra educazionee comunicazione, al fine di scoprirne le

TABELLA 1. CARATTERISTICHE DELL’INTERSEZIONE EDUCAZIONE/COMUNICAZIONE

LA STORIA DELLA COMUNICAZIONE Educati DAI media

I media sono concepiti come cause determinanti delle azioni educative; essi, infatti,hanno “generato” non solo lo sviluppo di differenti modalità cognitive e culturali, maanche di differenti forme e pratiche educative.

LE TECNOLOGIE EDUCATIVE Educare CON i media

I media, in parallelo alla loro affermazione a livello planetario, sono considerati un validostrumento educativo, a disposizione di insegnanti e studenti.

LA MEDIA EDUCATION Educare AI media

I media diventano un oggetto degno di studio e di attenzione educativa, con articolatipercorsi di alfabetizzazione, analisi testuali, attraversamenti critici, indagini esplorative.

L’EDUCAZIONE MEDIALE Educare NEI media

I media sonoconsiderati come ambienti di vita e di relazione, luoghi dove diventa im-portante saper “abitare” e saper coltivare pratiche educative ad hoc.

PER UNA PEDAGOGIA DELL’UMANITÀ MEDIALE Educare I media

I media siamo noi quindi allora sarà importante capire quale sia il modo migliore pereducare i media. Questo approccio educativo è definito meducazione.

diverse declinazioni. Lo ha fatto attra-verso un percorso in cinque tappe, untracciato concettuale che dà conto siadi una serie di fenomeni storici, sia disvariati modelli interpretativi, riassuntonella seguente tabella:24

I primi tre passaggi fanno evidentementeriferimento alla concezione di media co-me strumenti, il quarto alla concezionedi media come ambienti. È nella quintaproposta che risiede la svolta paradig-matica che intende ridare il giusto pesoall’intenzionalità dell’uomo e riconducei media ad una necessaria (e forse per-duta) focalizzazione antropologica. Essi «si ri-presentano nel loro significatooriginario di proiezioni dell’umano, dielementi dipendenti dal desiderio e dalbisogno dell’uomo».25

Scrive Ceretti: «Il passaggio dalla tec-nologia mediale all’umanità mediale (cheproietta la tecnologia come propria se-conda natura) ci offre un panorama tuttoda esplorare. I soggetti non sono più“fuori” o “dentro” i media, ma “sono” imedia stessi: uomini e donne riprendonola realtà, raffigurano stati emotivi, rac-contano storie, producono messaggi, liscambiano tra loro, immaginano e con-dividono simboli, nel gioco eterno dellarappresentazione e della relazione. Lohanno sempre fatto. Ma la modalità co-municativa propria dei mass media avevain qualche modo “oscurato” questa re-altà, espropriando l’uomo, per così dire,di una delle sue proprietà costitutive; imedia digitali e in particolare le ultimefasi della loro evoluzione (Web sociale,dispositivi mobili, video sharing) hanno“risvegliato” questa struttura originaria,offrendo l’occasione per un processo diriappropriazione».26

Il trinomio uomo/educazione/media vienecosì a ristabilirsi nella giusta proporzione.

L’uomo è certamente mediale ma ne-cessita di una (ri)educazione a tempi,spazi, codici della contemporaneità me-diale. Questo processo di (ri)mediazioneincide profondamente su uno scenariosociale profondamente destrutturato e,in alcuni casi, distrutto. In un tempo nelquale scelte, desideri, sono creati e fruitidai media, è quanto mai imprescindibilemeducarsi, per gestire il proprio esseresociale, relazionarsi, capire ed essereprotagonista nel e del mondo.

4. Concludendo

Che cosa hanno in comune un atto dibullismo e un attacco terroristico? O an-cora la teoria del gender o una vicendadi eutanasia e Papa Francesco che inau-gura il Giubileo della Misericordia apren-do la Porta Santa della Cattedrale diBangui in Centrafrica? Probabilmentenulla nelle loro particolarità. Eppure tuttiquesti episodi sono, dalla quasi totalitàdell’umanità, percepiti, raccontati e re-plicati attraverso una mediazione. Sonofruiti in modo molteplice e crossmediale,sono rielaborati e riproposti da mediamainstream e da media personali. Sonooggetto di tesi e antitesi, di posizioni fa-vorevoli o di contrapposizione violente.In un certo senso sono tasselli di un mo-saico proteiforme che fa dell’incertezzala sua caratteristica principale.Scrive Morin: «L’incertezza è insepa-rabile dal vivere. Ogni nascita è incertae comincia una vita della quale nonsarà data alcuna certezza, salvo quelladella sua morte, ma di cui sono peraltroincerte la data e la causa. […] Il carat-tere ormai ignoto dell’avventura umanadeve incitarci a preparare le menti adattendersi l’inatteso per affrontarlo. Ènecessario che tutti coloro che hanno

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il compito di insegnare si muovonoverso gli avamposti dell’incertezza delnostro tempo».27

Non è una novità che l’incertezza28 siaconsiderata una grandezza costitutivadell’epoca attuale. Essa si acuisce quan-do è accompagnata da una incapacitàdi contenimento della stessa, da azioniesistenziali che ne limitino l’inafferrabilità,da un’assenza di orientamento e di-scernimento, da un livellamento verso ilbasso del senso critico e della coscienza.Nella contemporaneità (ri)mediata que-ste derive sono ancora più probabili.Sovente l’uomo mediale tende a ab-bondonarsi al medium, a disimpegnarsi,ad esprimersi in modo sfumato, invisi-bile. Oppure a disfarsi del buono che locontraddistingue originariamente perauto-narrarsi o auto-rappresentarsi inmodo distorto e riprovevole. Nella sua relazione, tenuta al Sinodo deiVescovi caldei presso Ankawa, nel Kur-distan iracheno, il 23 settembre 2016, ilPatriarca Caldeo cosi descriveva la si-tuazione della sua Chiesa: «La situazionepastorale, amministrativa e finanziariadella Chiesa caldea è piena di “ombre”,e tra esse c’è l’auto-ripiegamento suipropri interessi, che indica come la crisimotivazionale e spirituale è stata au-mentata al massimo, con la diffusionedella cultura digitale».29

Una lettura superficiale potrebbe riman-dare ad una visione tecnocentrica deimedia eppure nel richiamo del religiososi cela quella condizione strutturantedel contemporaneo che potremmo de-finire con l’espressione crisi dell’umano.L’uomo sembra svanire di fronte a ciòche lui stesso ha creato e in cui quoti-dianamente si proietta. Non solo i mediasono protagonisti di questa umanità in-cosciente ma tutti i fenomeni sociali che

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contribuiscono a tessere socialità, a co-struire relazioni, a condividere contenutie azioni come l’economia, la famiglia, illavoro. Ogni configurazione sociale nonpuò quindi prescindere da un investi-mento educativo. La proposta della me-ducazione è un primo passo per ricen-tralizzare l’umano in uno scenario inner-vante e condizionante come quello me-diale. L’auspicio è che questa spintaeducativa fagociti benevolmente la mol-titudine delle forme sociali contribuendoalla concretizzazione di quella che Morindefinisce un’“antropo-etica”, ossia unapropensione responsabile e solidaledell’uomo verso la Verità, la giustizia, ladignità delle persone e il bene comune.Soltanto così, alle mutazioni radicalidel contesto sociale e culturale, corri-sponderà il progetto di una societàcivile che ha a cuore, rispetta e pro-muove, a tutti i livelli, la creatività, la li-bertà e i diritti delle persone.

NOTE1 Docente incaricato di Sociologia in prospettivateologico-pastorale presso l’Istituto Pastorale Re-demptor Hominis della Pontificia Università Late-ranense e Docente invitato di Sociologia dell’or-ganizzazione e del tempo libero presso la PontificiaFacoltà di Scienze dell’Educazione «Auxilium» diRoma. È Presidente Nazionale dell’AIART, l’As-sociazione che dal 1954 tutela, educa e forma gliutenti dei media. I suoi interessi di studio e diricerca sono afferenti alla Sociologia dei processiculturali e comunicativi. 2 MOUNIER Emmanuel, La Paura del secolo ven-tesimo, Firenze, Libreria Editrice Fiorentina1951, 25.3 Cf SIMMEL Georg, Le metropoli e la vita dello spi-rito, a cura di Paolo JEDLOWSKI, Roma, Armando1996.

4 DURKHEIM Émile, La sociologia e l’educazione, inACQUAVIVA Sabino, Introduzione al volume di Dur-kheim, Roma, Newton Compton 1971, 34.5 BAUMAN Zygmunt, Modus vivendi. Inferno eutopia del mondo liquido, Roma-Bari, Laterza2007, 29.6 Cf EUGENI Ruggero, La condizione post mediale.Media, linguaggi e narrazioni, Brescia, La Scuola2015.7 Cf MCLUHAN Marshall, Gli strumenti del comuni-care, Milano, Il Saggiatore 2008.8 SEMERARO Marcello - GILI Guido, L’ecologia dellacomunicazione e dei media nell’Enciclica «Laudatosi’», in Problemi dell’informazione 8(2016)2, 255.9 CERETTI Filippo - PADULA Massimiliano, Umanitàmediale. Teoria sociale e prospettive educative,Pisa, Ets 2016, 8.10 Cf D’ALESSIO Maria - LAGHI Fiorenzo, Maneggiarecon cura. I bambini e la pubblicità, Roma, MagiEdizioni 2006.11 GIACCARDI Chiara, Tecnica e fede: comunicareai tempi del web 2.0, in La Parabola 1(2015)34,33.12 VIOLA Francesco, Umano e post-umano: la que-stione dell’identità, in RUSSO Francesco, Natura,cultura, libertà, Roma, Armando 2011, 93.13 Cf POSTMAN Neil, Ecologia dei media. L’inse-gnamento come attività conservatrice, Roma, Ar-mando 1999.14 CERETTI - PADULA, Umanità mediale 58.15 FORNARI Fabrizio, La costruzione narrativa dellasoggettività tra sociologia e storicismo, in Socio-logia. Rivista Quadrimestrale di Scienze Storichee sociali 1(2011) 91.16 GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica circa alcunequestioni fondamentali dell’insegnamento moraledella Chiesa: Veritatis Splendor, introduzione (6agosto 1993), in http://w2.vatican.va/content/john-paul- i i / i t /encycl icals/documents/hf_ jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor.html (24-10-2016).17 Quest’espressione è stata utilizzata nel 10°Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione I mediasiamo noi. L’inizio dell’era biomediatica (2012), cfin http://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=117770 (24-10-2016).18 CERETTI - PADULA, Umanità mediale 32.19 CONTU Roberto - MARCACCI Flavia, Social-po-

larizzazioni ai tempi di Facebook, in La Voce7(2015) 6. 20 ZICCARDI Giovanni, L’odio online. Violenza verbalee ossessioni in rete, Milano, Raffaello Cortina2016, 12.21 Cf MASTERMANN Len, A scuola di media. Educa-zione, media e democrazia nell’Europa degli anni‘90, Brescia, La Scuola 1997.22 RIVOLTELLA Pier Cesare, Internet e l’educazione.Analisi dei modelli pedagogici e linee per losviluppo di una riflessione, in Pedagogia e vita(2002)3, 104-105.23 Cf JENKINS Henry, Cultura convergente, Milano,Apogeo 2007. 24 I contenuti della tabella fanno riferimento aduna rielaborazione tratta da CERETTI - PADULA,Umanità mediale 38-39.25 Ivi 63.26 Ivi 64.27 MORIN Edgar, Insegnare a vivere. Manifesto percambiare l’educazione, Milano, Raffaello Cortina2014, 31. 28 Cf BAUMAN Zygmunt, La società dell’incertezza,Bologna, Il Mulino 1999.29 Sako al Sinodo caldeo: la cultura digitale aggravala nostra crisi spirituale, in Lastampa.it, inhttp://www.lastampa.it/2016/09/23/vaticaninsi-der/ita/nel-mondo/sako-al-sinodo-caldeo-la-cul-tura-digitale-aggrava-la-nostra-crisi-spirituale-RMSOwOljUbZ5QLaj0XsOkM/pagina.html (24-09-2016).

342 PONTIFICIA FACOLTÀ DI SCIENZE DELL’EDUCAZIONE AUXILIUM

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