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L’ASSOCIAZIONE CULTURALE LA TERRA EDITRICE DEL MENSILE la vianova , L’ASSOCIAZIONE ITALIANA INSEGNANTI DI GEOGRAFIA SEZIONE MOLISE, IL CAI DI CAMPOBASSO E L’ITALIA MARATHON CLUB DI ROMA HANNO PER QUATTRO GIORNI FATTO LEZIONE SUL TERRITORIO. TUTTI, A PARTIRE DAI RAGAZZI, HANNO DIMOSTRATO DI SAPERSI AVVICINARE AL TERRITORIO E, SOPPORTANDO LA FATICA, LO HANNO ESPLORATO PARLANDO CON LA GENTE E GLI AMMINISTRATORI LOCALI. UNA INIZIATIVA INTELLIGENTE E CAPACE DI AVVIARE UN DIALOGO CHE NON DOVRÀ INTERROMPERSI NEL TEMPO. UNA INIZIATIVA CHE HA RIUNITO GIOVANI E MENO GIOVANI, ARTIGIANI E PROFESSIONISTI, DOCENTI E ALLIEVI PER UNO SCOPO NOBILE: RIALLACCIARE UN DIALOGO CON IL TERRITORIO E CON LA GENTE DEL MOLISE CENTRALE. di CLAUDIO DI CERBO ANNO III N. 8 Agosto 1996 - Sped. Abb. Post. comma 27 art. 2 L.549/95 Roma Estero: Taxe percue - Rome - Italy L. 3.000 Tipolitografia - Lavori offset Stampa editoriale e commerciale Pieghevoli, opuscoli, riviste e giornali - Fotocomposizione computerizzata Macintosh Rilievo a secco - Termorilievo Partecipazioni Lungotevere Prati, 16 - Roma Tel./Fax 06/6879867 Tipolitografia - Lavori offset Stampa editoriale e commerciale Pieghevoli, opuscoli, riviste e giornali - Fotocomposizione computerizzata Macintosh Rilievo a secco - Termorilievo Partecipazioni Lungotevere Prati, 16 - Roma Tel./Fax 06/6879867 MENSILE MOLISANO DI INFORMAZIONE FONDATO DAL GRUPPO “INSIEME PER DURONIA” CAMMINARE È CULTURA segue a pag. 2 a pag. 4 a pag. 3 IL TEMPO LIBERO NEI NOSTRI PAESI lettera di GIACINTA MANZO UN SOGNO lettera di VINCENZO D’ALESSANDRO TORELLA DEL SANNIO (pag.6) MOSTRA DELLA CIVILTÀ CONTADINA di ANGELO SARDELLA CASTROPIGNANO DICE NO ALLE AUTO? di PIERGIORGIO AQUISTAPACE NOTIZIE AMMINISTRATIVE CASTROPIGNANO (pag.7) COMINCIAMO DALLA LEGGE REALE di DINO INCOLLINGO MA IL NUOVO DOV’È? di EMILIANA VERGALITO FOSSALTO (pag.8) SALCITO NON DEVE MORIRE di ANTONIO RULLI LO SPORT A SALCITO a cura della S.S. SALCITO CALCIO SALCITO (pag.9) SOMMARIO • PAZZI! pag. 2 di Piergiorgio Aquistapace • CAMMINARE È CULTURA pag. 3 di Claudio Di Cerbo • IL PROFESSORE, I SINDACI E... pag. 4 di Giovanni Germano • L’ECONOMIA, LA LINGUA E LA CIVILTÀ DEL POPOLO SANNITA (1° PARTE) pag. 10 di Giacchino Berardi pag. 11 • AGOSTO A DURONIA pag. 12 di Addo • L’ANGOLO DELLE CURIOSITÀ pag. 12 di Giuseppe Pasqualotto • IL CALCIO CHE FU pag. 13 di Florindo Morsella • “MASSERA C’EMMA MAGNIEÀ” pag. 13 di Silvana Adducchio • LA SCOMPARSA DI ANTONIO CEDERNA pag. 14 di Claudio Di Cerbo CAMMINA, MOLISE! ULTIMA DURONIA E DINTORNI STORIA E ARCHEOLOGIA LETTEREALLAREDAZIONE PER NON DMENTICARE A SCUOLA CAMMINANDO IL PROFESSORE, I SINDACI E... di GIOVANNI GERMANO I marciatori del “cammina, Molise!” sul tratturo Lucera-Castel di Sangro, sotto Duronia, appena partiti I PAZZI DEL “CAMMINA, MOLISE!” di PIERGIORGIO AQUISTAPACE “Cammina, Molise” ha riu- nito i pazzi che camminano o corrono a piedi per 40-50 km al giorno, i pazzi fissati con la “robba antica”, i “merciu- ni” da conservare e restaura- re, le pietre e le case vecchie, e i pazzi fissati con l’ ambiente naturale.

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L’ASSOCIAZIONE CULTURALE LA TERRA EDITRICE DEL MENSILE la vianova , L’ASSOCIAZIONEITALIANA INSEGNANTI DI GEOGRAFIA SEZIONE MOLISE, IL CAI DI CAMPOBASSO E L’ITALIA

MARATHON CLUB DI ROMA HANNO PER QUATTRO GIORNI FATTO LEZIONE SUL TERRITORIO.TUTTI, A PARTIRE DAI RAGAZZI, HANNO DIMOSTRATO DI SAPERSI AVVICINARE AL TERRITORIO E,

SOPPORTANDO LA FATICA, LO HANNO ESPLORATO PARLANDO CON LA GENTE E GLIAMMINISTRATORI LOCALI. UNA INIZIATIVA INTELLIGENTE E CAPACE DI AVVIARE UN DIALOGO CHE

NON DOVRÀ INTERROMPERSI NEL TEMPO. UNA INIZIATIVA CHE HA RIUNITO GIOVANI E MENOGIOVANI, ARTIGIANI E PROFESSIONISTI, DOCENTI E ALLIEVI PER UNO SCOPO NOBILE:

RIALLACCIARE UN DIALOGO CON IL TERRITORIO E CON LA GENTE DEL MOLISE CENTRALE.di CLAUDIO DI CERBO

ANNO III N. 8 Agosto 1996 - Sped. Abb. Post. comma 27 art. 2 L.549/95 Roma Estero: Taxe percue - Rome - Italy L. 3.000

Tipolitografia - Lavori offsetStampa editoriale e commerciale

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Lungotevere Prati, 16 - RomaTel./Fax 06/6879867MENSILE MOLISANO DI INFORMAZIONE FONDATO DAL GRUPPO “INSIEME PER DURONIA”

C A M M I N A R E

È C U L T U R A

segue a pag. 2

a pag. 4

a pag. 3

IL TEMPO LIBERO NEINOSTRI PAESI

lettera di GIACINTA MANZO

UN SOGNOlettera di VINCENZO D’ALESSANDRO

TORELLA DEL SANNIO(pag.6)

MOSTRA DELLA CIVILTÀCONTADINA

di ANGELO SARDELLA

CASTROPIGNANO DICE NOALLE AUTO?

di PIERGIORGIO AQUISTAPACE

NOTIZIE AMMINISTRATIVE

CASTROPIGNANO(pag.7)

COMINCIAMO DALLALEGGE REALE

di DINO INCOLLINGO

MA IL NUOVO DOV’È?di EMILIANA VERGALITO

FOSSALTO(pag.8)

SALCITO NON DEVE MORIREdi ANTONIO RULLI

LO SPORT A SALCITOa cura della S.S. SALCITO CALCIO

SALCITO(pag.9)

SOMMARIO

• PAZZI! pag. 2di Piergiorgio Aquistapace

• CAMMINARE È CULTURA pag. 3di Claudio Di Cerbo

• IL PROFESSORE, I SINDACI E... pag. 4di Giovanni Germano

• L’ECONOMIA, LA LINGUAE LA CIVILTÀ DEL POPOLOSANNITA (1° PARTE) pag. 10di Giacchino Berardi

pag. 11

• AGOSTO A DURONIA pag. 12di Addo

• L’ANGOLO DELLE CURIOSITÀ pag. 12di Giuseppe Pasqualotto

• IL CALCIO CHE FU pag. 13di Florindo Morsella

• “MASSERA C’EMMA MAGNIEÀ” pag. 13di Silvana Adducchio

• LA SCOMPARSADI ANTONIO CEDERNA pag. 14di Claudio Di Cerbo

CAMMINA, MOLISE!

ULTIMA

DURONIA E DINTORNI

STORIA E ARCHEOLOGIA

LETTERE ALLAREDAZIONE

PER NON DMENTICARE

A SCUOLA CAMMINANDOIL PROFESSORE, I SINDACI E...

di GIOVANNI GERMANO

I marciatori del “cammina, Molise!” sul tratturo Lucera-Castel di Sangro, sotto Duronia, appena partiti

I PAZZI DEL“CAMMINA, MOLISE!”

di PIERGIORGIO AQUISTAPACE

“Cammina, Molise” ha riu-nito i pazzi che camminano ocorrono a piedi per 40-50 kmal giorno, i pazzi fissati conla “robba antica”, i “merciu-ni” da conservare e restaura-re, le pietre e le case vecchie,e i pazzi f issat i con l ’ambiente naturale.

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CAMMINA, MOLISE!

ANNO III N° 8 PAGINA

2AGO 96

PA Z Z I !di PIERGIORGIO ACQUISTAPACE

I PAZZI CHE HANNOMARCIATO PER IL

“CAMMINA, MOLISE!”(foto accanto)

A pensarci bene queste forme di pazzia non sono peggiori di molte altre a cui non si fa più caso: correre in moto, muoversi sempre in auto (ho visto gitanti domenicali che anchenei più bei posti di montagna non sanno allontanarsi di un metro fuori dall’ auto; ho visto auto percorrere interi viali e tornare indietro, per ore e ore, senza scopo); la televisione; lamusica tutto il giorno nelle orecchie; le vacanze nelle località gremite di gente con code estenuanti in autostrada; stare svegli in piena notte per una partita di calcio; ecc.

Non sono dunque pazzie ma diversi modi di pensare, diverse mentalità. La più diffusa è certo quella che ci spinge a essere sempre più veloci, più in alto, più forti, ad averesempre di più. E’ il motto olimpico, che è alla base anche del modello di società in cui viviamo, fortemente competitiva, al punto di giustificare anche la guerra. Non metto in dub-bio i benèfici effetti di questo modello sulla nostra vita; ma, diciamolo pure, ha portato anche disoccupazione, inquinamento, perdita per sempre di territorio, modifica degli equi-libri ambientali e addirittura del clima; e poi aumento dei mali incurabili, malesseri sociali e forme di imbarbarimento. E’ un modello di cui conosciamo bene pregi e difetti.

Conosciamo poco invece, e quindi sottovalutiamo, l’ altro modo di pensare: andare più piano (a piedi!), guardare più in profondità ed essere più sensibili verso il prossimo everso la natura; guardare alle cose che a prima vista sembrano inutili. E non ci accorgiamo che forse questa seconda mentalità può convivere con la prima.

A mio parere, è l’ unica via di uscita dalle tante crisi in cui viviamo. Se parliamo di soldi e lavoro, la nostra pazzia di marciatori è un’alternativa ad un concetto di sviluppoormai superato, anche se molti ci credono ancora e gli hanno cambiato nome: lo chiamano “sviluppo compatibile ed equilibrato”. Tutti sanno che la moderna tecnologia consen-te, oggi, in tutti i settori, di fare le stesse cose di ieri (dal grano, alla lavatrice, ai buchi nel muro) ma in un tempo dieci-cento-mille volte minore, oppure di fare un lavoro dieci-cento-mille volte maggiore nello stesso tempo. Dunque, moltissimi lavoratori devono fare altro, ma che cosa? Più auto? Più case? Più grano? Più maiali? Più scamorse? Masiamo già pieni di ogni sorta di oggetti, e alla fine di RIFIUTI (con i loro costi di smaltimento). Quanto al cibo, ci concediamo il vergognoso lusso di distruggerne le “eccedenze”e poi vendiamo le mucche pazze ai paesi affamati!

Dunque: 1) l’ agroindustria o l’ industria in genere avrà sempre meno manodopera; 2) produrre di più non serve perché il mercato è quasi saturo. E allora, escludendo l’ ideafraudolenta di costruire macchine o oggetti che si rompono sempre più spesso, o l’ idea assassina di scatenare una guerra ogni tanto per poter ricostruire, a parte l’ industria delrecupero e riciclo e la produzione di merci non inquinanti, il grosso rilancio dell’ occupazione può avvenire solo vendendo un altro tipo di “merce”: il turismo ambientale, levacanze in tranquillità, le passeggiate a piedi, o in bicicletta, la cultura, l’ arte, la storia da conoscere non solo sui libri di scuola ma anche grazie all’ immenso patrimonio direperti che il Molise possiede (come tutta l’ Italia); le meraviglie della natura e del paesaggio. Questa è “merce” continuamente rinnovabile, a condizione di non distruggerne lamateria prima e di saper accogliere i visitatori: quante volte possiamo visitare Monte Vairano o S. Maria della Strada? Purtruppo non vedremo più le gole di Chiauci, distrutteper fare una diga. Quanti turisti arrivano al Parco Nazionale d’ Abruzzo, versante abruzzese? Un milione all’ anno! E sul versante molisano delle Mainarde? Pochissimiperché, a sei anni dall’ allargamento del Parco, è ancora quasi impossibile pernottare ed è difficile arrivarci senza auto, dato che Regione e comuni non si sono mossi.

Al di là delle belle parole e delle buone intenzioni, una buona programmazione economica e politica fondata sul valore ambiente è ancora di là da venire; prevale ancora l’atteggiamento di chi dice “siete bravi ma purtroppo... ci vuole anche lo sviluppo, ovviamente quello compatibile”. E’ così che le gole di Chiauci sono scomparse; che MonteVairano, dopo vari scempi di cosiddetta “valorizzazione”, dopo il Centro Biomedico dell’ Università Cattolica, sembra avrà anche la Casa dello Studente, mentre del rimboschi-mento previsto dal progetto del Centro Biomedico non si parla nemmeno. E’ così che si pensa al raddoppio della Bifernina, alla fantomatica autostrada molisana e, di nuovo, alprogetto di superstrada Atina-Isernia, che sarebbe la morte delle Mainarde e del Parco (ma siamo la regione con la maggior lunghezza complessiva di rete stradale in rapporto alnumero degli abitanti e al numero dei veicoli circolanti). E’ così che si trascurano le potenzialità offerte dal turismo dei pazzi come noi, che ha bisogno di opere e servizi molto piùsemplici e diffusi sul territorio, non di “grandi lavori”.

C’ è un dato che circola da tempo: un posto di lavoro nelle grandi opere pubbliche o nella grande industria costa dai 500 ai 900 milioni all’ anno: dieci volte di più di un postodi lavoro nel recupero e restauro dei centri storici, molto più ancora di un posto di lavoro nel risanamento ambientale (rimboschimenti, ecc.). Ebbene, un crescente numero di ita-liani e stranieri vuole visitare i centri storici di tutti i piccoli comuni, vuole imparare la storia dei Sanniti, vuole godersi il nostro paesaggio, vuole riposarsi mentre cammina per itratturi, o rifornirsi o pernottare, vuole accamparsi durante il tragitto in bicicletta o a cavallo, vuole mangiare prodotti naturali non inquinati, e tante altre cose che nessuna auto-strada può dargli. Se nei nostri paesi sapremo attrezzarci per offrire queste cose avremo un futuro, altrimenti continueremo ad avere strade sempre più larghe, veloci e pericolose,per emigrare meglio e per ricostruirle ogni volta che franano. E il Molise non cammina.

“...IL TURISMO DEI PAZZI COME NOI HA BISOGNO DI OPERE E SERVIZI MOLTOSEMPLICI DIFFUSI SUL TERRITORIO E NON DI “GRANDI LAVORI”...”

In piedi.Adriana Saltarelli (la Pantera), Antonietta D’Amico,Domenico Lucarelli (l’In-temibile), Erika D’Amico,Pietro Berardo (il Poeta), Luciano Caimmi, Milva

Berardo, Domenico Adducchio (il Cinghiale),Michele Cianciullo, Giancarlo D’Amico (il

Mendicante), Rocco Pettine (il Vagone), OdorinoManzo (la Lepre), Antonietta Milone (la Littorina),

Silvio Adducchio (il Tir), Maria Manzo, Anna Rossi,Maria Manzo Ciamarra , Francesca Colavecchia,Matteo Romagnoli (il bronzo di Riace), Deborah

Salmonè, Anna Acciaro.Accosciati.

Simone Meogrossi, Alessio Berardo (Cavallo pazzo),Felice Di Risio, Gianluca Manzo, Valerio Galbusera,

Alessandro Morsella, Federico Ricciuto (ilBuongustaio), Elio Germano, Armando Berardo (il

Casinaro), Armando Cialdini (lo Scouter), EnzoChiocchio, Sandra Pavoncello, Marco Angelini,

Massimo D’Amico, Andrea Papini, Alfredo Ciamarra(il Braccio), Daniela Guido, Gianpiero Riva, Christian

Ciamarra, Silvana Adducchio (la Gazzella),Domenico Germano (il Satellite), Franca Manzo,Rocco Cirino (il Saggio), Giovanni Germano (la

Mente), Michele Mastrantonio, Ginetta Calascione.Non in foto.

Piergiorgio Acquistapace, Marco Berardo, TeresaCanasa, Elio Chiocchio (il Raccattapalle), MariaDiaz, Pietro Giacinti, Dante Manzo, Ugo Santilli.

Nota: tra parentesi ed in corsivo i soprannomi“affibbiati” dal “poeta” Pietro Berardo ad alcuni

marciatori.

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CAMMINA, MOLISE!

ANNO III N° 8 PAGINA

3AGO 96

È Agosto e lungo le strade del Molise centrale si è potutoosservare una nutrita schiera di appassionati “marciatori”, ungruppo consistente, non frequente per le nostre zone dove taletipo di attività non è sviluppata, con alla testa l’amico GiovanniGermano e i lettori de “la vianova”.

È il “Cammina, Molise!” una manifestazione di camminato-ri in prevalenza non locali, che, toccando i centri storici dellazona centrale del Molise, da Duronia a Carpinone, daCastelpetroso a Campobasso e Castropignano e tanti altri picco-li centri fuori dai circuiti preferenziali del turismo nostrano, havoluto far conoscere il territorio e suscitare stimoli per interven-ti di valorizzazione.

In quattro giornate di faticose ma piacevoli marce, il“Cammina, Molise!” ha unito al diletto di percorrere itinerariinsoliti la riscoperta di alcune testimonianze minori ed una seriedi incontri e dibattiti inerenti la utilizzazione delle risorse natu-rali e dei beni culturali in generale.

È questo un modo, probabilmente il migliore, per potercapire costumi e mentalità perchè ci permette di entrare in con-tatto con le genti del posto, di scoprire o di riscoprire testimo-nianze di vita passata, di frequentare posti sconosciuti e diconoscere reperti spesso in stato di abbandono.

Leggevo su uno dei tanti depliants che, utilizzando quintalidi carta patinata, raggiungono ogni recapito, una frase che mi hacolpito: che per un buon camminatore “occorrono... buoniocchi”, che cioè bisogna essere dei buoni osservatori per essereinteressati all’ambiente che si attraversa, alle caratteristichenaturali, agli elementi architettonici, ai tanti e piccoli segni chel’uomo ha discretamente lasciato.

Anche in un opuscoletto di una Associazione ambientalista sipuò leggere che per camminare bisogna osservare, osservare perconoscere, conoscere per amare, amare per tutelare; insomma ilcamminare deve essere inteso anche come un avvenimento cultu-rale perchè utilizzando sentieri, piste, stradine, attraversando zonedal paesaggio spettacolare, luoghi dalla natura integra o ancorapoco compromessa, ambienti di notevoli valori naturali e storici siarricchisce il proprio bagaglio culturale; ugualmente per tale atti-vità diventa un mezzo per rilanciare il turismo in zone poco cono-sciute e ricche di significati rimarcandone la funzione ai fini dellosviluppo economico di zone cosiddette “marginali”.

Questo metodo in effetti fu applicato dai viaggiatori culturalidi qualche secolo addietro, soprattutto stranieri; Lord Hamilton, ilmarchese De Salis Marschlins, l’inglese Kraven, nonchè lo stessonapoletano Francesco di Borbone, nei loro resoconti o diari diviaggio con cura osservavano, annotavano, ricostruivano i colle-gamenti con il passato e quindi traevano conclusioni e riflessionianche sui modi e mezzi per migliorare lo sviluppo socio-econo-mico delle popolazioni.

Soffermiamoci un poco sulle funzioni e sulla validità delcamminare che non viene spesso evidenziata: ribadendo che ilcamminare deve essere inteso anche come un fatto culturale alpari del godimento estetico che si trova nel percorrere sentieri,l’attività ricreativa svolta in compagnia numerosa quindi per-mette la possibilità di una socializzazione schietta e genuina o“girando” da soli di avere momenti di riflessione in completorelax e in entrambi i casi la funzione sociale del camminare conle pedule.

Ci si forma anche una coscienza ecologica perchè si imparaa conoscere ed apprezzare gli elementi naturali, soprattutto per igiovani, a riscoprire i collegamenti e le interazioni e le trasfor-mazioni dell’ambiente camminando in un laboratorio all’apertocui i fenomeni vengono presentati senza imposizioni come suilibri scolastici....

La Regione Molise sembra che sia sulla buona strada,almeno a livello programmatico, includendo nei P.O.P. (i pro-grammi operativi plurifondo che dovrebbero pianificare lo svi-luppo sino alle soglie del 2000) la valorizzazione della sentieri-stica, per la sua possibile fruizione nell’ambito di uno svilupposocio-economico della regione.

Senza dubbio è stato importante per tale indirizzo la spintadella associazioni che hanno intensificato e pubblicizzato il cam-minare e di gruppi di appassionati, quali quelli de la vianova, a cuiva riconosciuto il merito di aver organizzato e svolto una delleprime manifestazioni di marcia “integrata” nel territorio molisano.

Un territorio che ben si presta a questa pratica e che presen-ta tutti gli elementi necessari: è poco abitato con appena 75ab\Kmq.; è quindi una delle regioni con più bassa densità, chedispone di ampi spazi territoriali poco antropizzati, che presentauna grande varietà di ambienti in pochi chilometri, con zonepaesaggistiche notevoli e punti panoramici che permettono di

CAMMINARE E’ CULTURAdi CLAUDIO DI CERBO

(Presidente di Italia Nostra, sez. Molise)

“...”IL CAMMINA , MOLISE!” HA RISCOPERTOLE TRADIZIONI POPOLARI, HA FATTO VISITARELUOGHI DI CULTURA E RELIGIOSI, HA DATO LA

POSSIBILITÀ DI VISITARE CENTRI STORICI EPERCORRERE IL TRATTURO...”

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abbracciare con sguardo contemporaneamente i due mari.Con tali prerogative non siamo preparati a incentivare la pratica del

“camminare”, e non lo saremo ancora se ci si adopera per accoglierequesto tipo di turismo fatto di escursionismo così valido ed adatto perle nostre zone e che può richiamare chi, come gli stranieri, che datempo lo praticano. Leggo su un articolo, nella pagina locale di un quo-tidiano, che risulta che “fra chi ha deciso di rilassarsi fra la frescuradelle montagne” vi sono solo 260 presenze di stranieri nel mese di giu-gno per la provincia -quella di Isernia- che con un’attenta promozionepotrebbe incrementare le presenze come nel confinante Abruzzo.

Tale dato vuole dire che la maggioranza dei turisti o villeggiantiè dovuta dal rientro dei locali; e se chi viene sono i tassisti diBagnoli del Trigno e Pietrabbondante, gli artigiani capracottesi diRoma, i commercianti di Sant’Elena e Frosolone, non è possibilenemmeno risolvere i problemi occupazionali, richiamando gente chenon ha alcuna intenzione di lasciare un posto di lavoro sicuro soprat-tutto nell’attuale periodo di ristrettezze.

Allora bisogna fare attenzione a conservare il patrimonio ambien-tale e le risorse naturali. Non potremo fare un turismo sia agrituristi-co, sia rurale, o naturalistico, perchè senza accorgercene e senzaattenzione da parte dei politici stiamo ormai distruggendo, nellaregione, non solo i grandi ambienti ma anche i piccoli segni dell’atti-vità umana, le poco conosciute testimonianze e non sappiamo offrirealtro che risorse già note, per poca conoscenza o scarsa sensibilitàverso le altre risorse.

Se prendiamo un depliant per scopi turistici della nostra regionevediamo che gli unici itinerari trattati sono i soliti posti di confluen-za; mentre possiamo offrire altro, diversificando le richieste, con larealizzazione di attrezzature per l’ospitalità e la ricreazione, con iti-nerari insoliti, affascinanti ed alla portata di diverse esigenze e inte-ressi, alla riscoperta degli antichi tracciati abbandonati dopo che persecoli gli abitanti li avevano utilizzati per i loro scambi, per la pasto-rizia, attrezzandoli con una serie di manufatti: fontanili, chiesette,cappelle, edicole, ricoveri, ecc.

La proposta de la vianova, con questo “Cammina, Molise 1996”,ha riscoperto le tradizioni popolari, ha fatto conoscere ai marciatori,con mostre allestite per lo scopo, gli oggetti delle civiltà contadina ele tradizioni popolari, ha fatto visitare luoghi di cultura e religiosi, hadato la possibilità di visitare centri storici e percorrere il tratturo; econ convegni, relazioni e tavole rotonde ha cercato di sensibilizzaresoprattutto amministratori ed enti, ma anche i singoli cittadini, avalorizzare un patrimonio, per conservarlo, tutelarlo ma anche perutilizzarlo come mezzo di sviluppo economico.

TERRITORIO INTERESSATO DALLA MARCIA

ANDAMENTO DEMOGRAFICO DEI COMUNIATTRAVERSATI

Duronia

Civitanova del Sannio

Chiauci

Sessano

Carpinone

Castelpetroso

S.M. del Molise

Macchiagodena

S. Elena Sannita

Busso

Campobasso

Campodipietra

S. Giovanni in Galdo

Montagano

Matrice

Ripalimosani

Castropignano

Torella Del Sannio

Fossalto

Pietracupa

ANNOCOMUNE POPOLAZIONE

“....L’emarginazione economica della regione si accentuò negli anni com-presi tra le due guerre e, quando, con la ricostruzione postbellica del paesee la riapertura delle frontiere, si riaprirono ai contadini molisani i mercatidel lavoro, nazionale, europeo e transoceanico, tutti in forte ripresa per lafase di sviluppo industriale che in quegli anni si avviava in tutto il mondooccidentale, essi scelsero di nuovo di partire, e questa volta per sempre: e ful’esodo.

I mille presepi della montagna e della collina interna molisana si spo-polarono; il degrado ambientale dovuto all’abbandono si aggiunse a quelloprocurato da secoli di sovraffollamento; lo stesso tessuto antropologico-culturale fu lacerato. L’assistenzialismo dei decenni successivi, in assenzadella creazione di una reale struttura produttiva locale, finì per cancellarnedefinitivamente le tracce. L’antico Contado del Molise, dalla già alquantoprecaria identità, non esisteva praticamente più.

La nuova realtà amministrativa regionale aspetta, ancora oggi, a oltrevent’anni, dalla sua costituzione, di divenire compiuta realtà produttiva,sociale e culturale....” (1)(1) Gino Massullo da “Novecento Molisano”, edito da ABAM - 1995

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25183109

1707

11621308

322

Note:1: Unità d’Italia; 2: Inizio XX sec.; 3: Ultimo censimento

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CAMMINA, MOLISE!

ANNO III N° 8 PAGINA

4AGO 96

Il Professore.Ore 7,45. Puntuale. Puntualissimo il prof.

Lucarelli all’appuntamento.Alle 8,30, al concentramento sul campo

sportivo di Duronia ci siamo tutti, o meglio,quasi tutti: mancano i “Romani”. Preoccupati,stiamo aspettando il pullman, che da Roma,per quello che sappiamo , è partito in orario.

“Sempre i soliti, questi Romani - sbottaLucarelli - io mi sono alzato alle quattro que-sta mattina, per venire da Vasto fin qui!”

Sono già le nove, ma dei Romani neppu-re l’ombra.

“Non mi era mai capitata una cosa delgenere. Un po' di rispetto per chi viene inorario agli appuntamenti” continua Lucarelli,ormai in preda ad un’ira incontenibile. Poirivolto agli altri professori della suaAssociazione, intima: “Torniamocene a casa!non possiamo rimanere in balìa di ‘questiorganizzatori’ per quattro giorni.”

La reazione giustificata del Professorecrea scompiglio all’interno del gruppo orga-nizzatore. Tanti mesi di duro lavoro potreb-bero andare in fumo nello spazio di pochissi-mi minuti!

Alle 10,00 in punto arrivano i Romani.Finalmente. Mille scuse. Ma Lucarelli, infu-riato vieppiù, prende di petto tutti. Lo scon-certo aumenta.

Alle dieci e trenta, con due ore e mezzadi ritardo, però si parte. Gli applausi un po'smorzati, non convinti, dei pochi amici rima-sti, le note smesse della banda, l’ironia faciledi qualche spettatore occasionale fanno dacornice un po' malinconica a quella chedoveva essere invece una “festosa Partenza”.

Sul Tratturo, in discesa (meno male!)verso Civitanova, Lucarelli ancora ‘rumoreg-gia’, ma a Faito, dopo appena due chilometri,c’è la prima sosta di ristoro, organizzata dagliamici della borgata. Scorre vino e ilProfessore ride. Ride? Allora aveva ragioneRocco (n.d.r.: il prof. Rocco Cirino è ilPresidente dell’Associazione ItalianaInsegnanti di Geografia, sez. Molise, che hacollaborato alla realizzazione del ‘CamminaMolise’): “Vedrai, Giovanni, - continuava adirmi prima della partenza - si calmerà. Lui èfatto così. In questi giorni avrai modo di cono-scerlo. E’ una persona eccezionale”.

Domenico Lucarelli, settanta anni suonati,“ru pruf ’ssore”, come veniva chiamato inogni paese attraversato (lo conoscevano dap-pertutto!), si è rivelato, già dopo i primi chilo-metri, il compagno ideale di questa lunga mar-cia. Instancabile camminatore. I più giovani lo‘sfottevano’ quando rimaneva indietro o quan-do (ma questo non lo raccontate in giro!),spossato dalla calura delle prime ore pomeri-diane, saliva sul pullman per riposare:“Pruf ’ssò, e mò!”. Tanto prezioso e dottonelle sue lezioni di conoscenza “globale” delterritorio, quanto ardito e divertito nell’incas-sare gli scherzi camerateschi dell’allegra bri-gata dei marciatori. “Guagliù, mò m’eta p’r-dunà p’ chella matina, ma m’eva ‘ncazzatebrùtt.” Si ti perdoniamo, Professore, e ti dicia-mo grazie per aver scelto di trascorrere quattrogiorni insieme a noi.

I Romani e gli altri.E i Romani? Bè, si erano alzati prestissi-

mo anche loro quella mattina del sette ago-sto. Molti problemi durante il viaggio, mainfine presenti alla partenza, pronti per l’av-ventura. A Roma avevano avuto modo disapere della marcia, leggendo i nostri mani-festi a Villa Panphili, dove loro vanno abi-tualmente ad allenarsi per le gare podistiche.Si son lasciati tentare dalla curiosità edhanno deciso di venire a conoscere il Molisein questa maniera così insolita.

“E’ stata una lezione di vita - è arrivata adire Antonietta - Non potete immaginarequanto voi ed il Molise siete riusciti a darci inquesti quattro giorni!”.

Nell’asprezza della fatica (40 km. al gior-no erano davvero tanti, anche per i podisti

IL PROFESSORE, I SINDACI E...

...NOI ALTRIdi GIOVANNI GERMANO

il gruppo di marciatori al Santuario di Castelpetroso

“... NELL’ASPREZZA DELLA FATICA E NEL DESIDERIO INAPPAGABILEDI VEDERE E CONOSCERE, ABBIAMO TROVATO LO SPIRITO GIUSTO,

GIOVIALE E PACATO, PER STARE BENE INSIEME, TUTTI...”romani) e nel desiderio inappagabile di vede-re e conoscere, abbiamo trovato lo spiritogiusto, gioviale e pacato, per stare beneinsieme , tutti.

I Romani con i Bergamaschi e con iMilanesi, molti i Molisani residenti e non, etanti, tantissimi giovani. Alessandro, dician-nove anni, studente universitario di Roma,“Un’esperienza unica, forse irripetibile!” con-tinuava a ripetere al padre il giorno dell’arri-vo. Il figlio col padre, lo studente con il pro-fessore, l’operaio con l’imprenditore, l’arti-giano ed il professionista, l’animalista, il cac-ciatore: varia umanità, varia socialità, varieculture. Tutti insieme, il sudore alla fronte,per scoprire o riscoprire le terre molisane.

La fatica fisica del camminare, intesacome proposta del “fare” attivo, contrappo-sto alla staticità passiva dell’attesa; la faticaculturale del conoscere, contrapposta allarequie insipiente della “chiacchiera”; lariscoperta della “piazza”, intesa come puntod’incontro e di confronto, contrapposta aglisteccati dell’”orticello”, coltivato con la cul-tura dell’assistenzialismo. Questi sono stati imessaggi che gli organizzatori del“Cammina, Molise!” hanno voluto lanciarein funzione di un risveglio fecondo della pro-pria terra e che i partecipanti alla marcia,specie i più giovani, hanno dimostrato diassimilare, con le verifiche quotidiane sul“campo” dei percorsi e delle tappe.

I sindaci.Sulle lettere, spedite per posta e via fax ai

sindaci dei paesi attraversati, erano messe benin evidenza le motivazioni naturalistiche, maanche sociali e culturali, di questa lunga cam-minata. Traspariva chiaro l’intento di coinvol-gere attivamente gli amministratori. Ad essiveniva offerta la possibilità (non credo ce nesiano tante altre di occasioni del genere nelMolise) di far conoscere meglio, ovviamentenei limiti logistici della manifestazione stessa,i loro paesi e le loro problematiche. Avevamoper questo previsto degli incontri con i mar-ciatori negli stessi centri attraversati, maanche, a conclusione di ogni tappa, dei dibat-titi più allargati alle varie realtà locali.

La risposta di alcuni nostri lungimirantipolitici qual’è stata?

“Guagliù, s’ scete m’nute p’ sòld, nu n’nt’nèmm na lira!”. Bè, questa litania ce la

siamo sentita ripetere più volte e devo direanche con un certo fastidio. No, egregiSignori, noi non siamo venuti “per soldi”,non ci reputiamo mendicanti (col dovutorispetto per i mendicanti), nè intendiamoattaccarci ad alcun carro, nella flebile speran-za di ottenere qualche “favore”. Credevamodi essere stati chiari, ...o forse lo siamo statifin troppo? Ma quali messaggi siete capaci direcepire, voi, cari sindaci? Vi abbiamo porta-ta tanta gente nei vostri paesi, e voi l’aveteignorata. L’ospitalità è sacra, dovreste saper-lo, i nostri padri ce l’hanno insegnato, ma voinemmeno quella siete riusciti a rispettare.

“Ma chia suò s’ quàtt p’ll’grine!”.Risposte dialettali, si, ma certamente signifi-cative. Bè, sicuramente non siamo “pellegri-ni” che portano voti a qualcuno e questodalle nostre parti (e non solo) crea barriereinsormontabili. I nostri sindaci conosconobene la politica del “do ut des”, hanno fiutatobene e per questo non hanno visto l’”affare”nella nostra manifestazione.

Fermiamoci qui, sarebbe troppo incre-scioso proseguire. D’altronde queste consi-derazioni potrebbero rivelarsi altamenteoffensive nei confronti di quei sindaci cheinvece hanno dimostrato alta sensibilitàverso questa “fatica”, enorme, perchè pro-mossa da volontari, carichi d’amore verso lapropria terra, che oltretutto i “soldi” perfinanziare questo tipo di iniziative li vedonouscire solo dalle proprie tasche e dalletasche di quegli sponsor illuminati, pubblicie privati, capaci di cogliere messaggi nuovi efruttuosi per l’interesse comune.

L’architetto Lerza, sindaco di Forlì delSannio, lo scorso anno è riuscito a dare ungrosso esempio ai suoi colleghi, organizzan-do nel suo paese, nell’ambito della marciaRoma-Duronia, il seguitissimo incontro sultema dei Tratturi ed accogliendo, in segno dirispetto, i marciatori nelle aule municipali.Disponibilità e “senso di ospitalità", que-st’anno, sono stati dimostrati innanzitutto dalsindaco di Macchiagodena, Maria TeresaPerrella, che è riuscita ad ingraziarsi le sim-patie di tutti, con l’accoglienza calorosa pre-parata in collaborazione con le cassintegratelocali, e dal sindaco di Montagano, AntonioTrivisonno, che è venuto personalmente aprelevarci sugli impervi sentieri alle pendici

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del paese, per poi accompagnarci in unadotta visita cittadina. A Chiauci, per via degliimprevisti della mattinata, siamo arrivati conquasi due ore di ritardo, ma abbiamo comun-que trovato giovani pazienti ad aspettarci peroffrirci qualcosa da bere. A Fossalto abbia-mo addirittura ballato in piazza, con il sinda-co in abito blu, perchè in contemporaneaaveva una festa di matrimonio. A Torella e aPietracupa, dopo il ristoro, gli amministratorici hanno guidato all’interno del centro stori-co (a Pietracupa, interessantissima è stata lalezione tenuta da Don Orlando all’internodella cripta della chiesa parrocchiale). AMatrice il sindaco siamo andati a stanarlodirettamente nel municipio, mentre a S.Giovanni in Galdo è venuto a trovarci alTempietto italico. Il sindaco di Campobasso,Augusto Massa, nell’aula consiliare del suocomune ha presenziato l’incontro-dibattito,previsto in programma, sul tema“Campobasso, dalla città giardino alla cittàattuale”, i cui relatori sono stati l’urbanistaManfredi Selvaggi ed il prof. Rocco Cirino, ea Castropignano il sindaco, dopo la relazionedell’arch. Di Cerbo di “Italia Nostra”, hadiscusso animatamente del problema dei cen-tri storici con i cittadini e con gli ammini-stratori di alcuni paesi vicini. All’incontro diCastelpetroso, tenutosi in un albergo locale,in cui si è discusso della sentieristica nellaprovincia di Isernia, relatore l’arch. DiCerbo, presente il sindaco di Civitanova,anche in rappresentanza del consiglio provin-ciale, è venuto a farci visita il Presidentedella Regione, Marcello Veneziale, a testi-monianza dell’interesse dei nuovi ammini-stratori regionali verso queste iniziative “cosistrettamente legate al territorio molisano”.

I cittadini di Duronia.Qualche lacrima è sfuggita a più di qual-

cuno, la sera, a Duronia, sul campo sportivo,quando è arrivato per i marciatori il momen-to di salutarsi. Era finita per davvero!Stanchi, lo sguardo rivolto all’indietro,dispiace lasciarsi.

Gli ultimi chilometri, poi, in una crescen-te, fastosa ed affettuosa accoglienza, che halasciato il segno in ognuno di noi.

Hanno iniziato gli amici della borgataValloni: ogni gruppo di case una festa. PoiCasale: la tappa del raccoglimento prima del-l’ingresso a Duronia. Casale-Duronia, trechilometri appena: gli ultimi. L’ansia di arri-vare. Le prime case di Duronia, così lontaneancora, così in alto. Il gruppo si compattagioioso, intonando cori improvvisati, sgolan-dosi nella ripetizione ritmata di slogan dive-nuti “mitici” da Macchiagodena in poi, sven-tolando fazzoletti e cappelli: davanti a tutti,lui, Lucarelli.

Ci avviciniamo. Le note della banda cit-tadina incominciano a confondersi col fra-stuono dei marciatori. Siamo, alla fine, alleporte di Duronia. Le note della banda sovra-stano ed azzittiscono in maniera solenne levoci ormai rauche. I bambini ci vengonoincontro a frotte, centinaia di persone festan-ti fanno da cornice al nostro ingresso inpaese. La fatica fatta ci fa apprezzare enor-memente questa calorosa accoglienza, checontinuerà poi la sera, fino a tardi, in unafesta coinvolgente fatta di suoni, di balli edegustazioni tipiche locali.

Tante energie si sono unite in questa“fatica”. Il frutto che ne è venuto fuori noicercheremo di farvelo assaporare su questepagine.

A voi che ci leggete, per ultimo, un invitoa ricordare che la vianova è nata e continuaad esistere perchè voi la usiate: esponete ivostri problemi e fate proposte; attraverso ilgiornale avrete così la possibilità di cono-scervi, di confrontarvi e quindi di “fare”.“Fare”! unico modo per contribuire ad indi-care altre possibili strade su cui “far cammi-nare” il nuovo sviluppo del Molise.

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COMUNICATO DELL’EDITORE

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE INSIEME AD ALCUNI ORGANIZZATORI DEL“CAMMINA,MOLISE!” ALL’INCONTRO DI CASTELPETROSO

L’ARRIVO A CHIAUCI

IL GUADO DEL FIUME TRIGNO

LA PARTENZA

CAMMINA, MOLISE!

ANNO III N° 8 PAGINA

5AGO 96

POCHE FOTO PER RICORDARE LE PRIME DUE TAPPE

SULLA MONTAGNA: DA CASTELPETROSO VERSO MACCHIAGODENA

L’OSPITALITÀ DI MACCHIAGODENA

incontro con il sindaco

ristoro entro il municipio

due giovani fisarmonicisti con una marciatrice

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L’Associazione Culturale LA TERRA, editrice del mensile la vianova,ritiene che il successo raccolto a livello regionaledalla manifestazione del “Cammina, Molise!”vincolerà ancora di più i suoi Soci ad incentivarel’impegno per ogni attività, compresa quella di nonpoco conto del giornale, che sia di stimolo alsuperamento dei vecchi e consolidati schematismiche prevedono il perpetuarsi del potere attraversole logiche clientelari e l’assuefazione delle mentiall’immobilismo sociale e culturale. Il fatto chetanti Enti amministrativi hanno voluto patrocinaree spesso contribuire alla riuscita di questainiziativa, così singolare e non allineata su “corsiepreferenziali”, denota finalmente la volontà politicadi premiare gli sforzi genuini che vengono dalvolontariato, anche quando (come nel caso diquesta manifestazione) questi sono rivolti versofinalità di interesse naturalistico, sociale eculturale.Pertanto, a fronte delle tante energie spese inquesta “avventura” in modo disinteressato e contanti sacrifici,RINGRAZIAi Soci dell’A.C. LA TERRA che hanno costituito ilComitato Organizzatore del “Cammina, Molise!”:a) per l’organizzazione generale:Alfredo CIAMARRA, Domenico GERMANO eGiovanni GERMANOb) per l’organizzazione locale:Michele MANZO e Florindo MORSELLAed inoltre- per la collaborazione all’organizzazionegenerale:l’A.I.I.G. (Associazione degli Insegnanti Italiani diGeografia), sezione Molise;il C.A.I. (Club Alpino Italiano), sezione diCampobasso;l’Italia Marathon Club, organizzatrice dellamaratona di Roma.- per la collaborazione all’organizzazione locale:a) Comune di Chiauci: il Sindaco, l’arch. Carlo DiPilla ed i giovani del paese;b) Comune di Macchiagodena: il Sindaco, lecassintegrate del paese ed i giovani fisarmonicisti;c) Comune di Matrice: il Sindaco ed il prof. RoccoCirino;d) Comune di S. Giovanni in Galdo: il Sindaco;e) Comune di Montagano: il Sindaco e la locale sezione del C.A.I.;f) Comune di Castropignano: il Sindaco, il prof.Pasquale Sardella, il prof. Angelo Sardella e gli

organizzatori della Mostra della Civiltà Contadina;g) Comune di Torella del Sannio: il Sindaco ed ilsig. Nicola Mancino;h) Comune di Fossalto: il Sindaco e l’AssociazioneCulturale “Punto e Accapo”;i) Comune di Pietracupa: il Sindaco e DonOrlando Di Tella;l) Comune di Duronia: gli amici delle borgate diFaito (Domenico Berardo, Lina Ciarniello, etc.),S. Maria (Adducchio Maria, Di Salvo Carmela,etc), Casale (Odorino Manzo, Elisa D’Amico, etc.),Valloni, Macchia Berardi (Pietro Berardo, etc.) eMustaccio (Iuliano Agostino, Santilli Domenico,etc.), Federico D’Amico e la sua Banda ed inoltregli amici di Duronia centro che hanno lavorato perl’”accoglienza” (Costantino Adducchio, TobiaAdducchio, Cinzia Berardo, Manuela Bianchessi,Alberto Chiocchio, Filomena Ciarniello, BinoD’Amico, Lina Manzo, Giuseppe Manzo,Pasqualino Manzo, Carmela Morsella, GiovannaMorsella, Pietrino Morsella);-per gli incontri-dibattito:Castelpetroso: Il Presidente della Regione Molise,Marcello Veneziale, il consigliere provincialeSergio Palazzo, sindaco del Comune di Civitanovadel Sannio, e l’arch. Claudio Di Cerbo di ItaliaNostra;Campobasso: Il Sindaco del Comune diCampobasso, il Direttore de la vianova, dr. FilippoPoleggi,l’urbanista Francesco Manfredi Selvaggi, ilconsigliere regionale Pasquale Di Lena ed il prof.Rocco Cirino;Castropignano: il prof. Piergiorgio Acquistapace,l’arch. Claudio Di Cerbo ed il Sindaco diCastropignano. - per il contributo:Enti pubblici: Provincia di Isernia, Provincia diCampobasso, Comunità Montana “Centro Pentria”di Isernia, Comunità Montana “Molise Centrale”di Campobasso, Comune di Campobasso, Comunedi Macchiagodena e Comune di Montagano.Sponsor: Gaudianello s.p.a., Ristoranti F.lli DeMaria (La Tana dell’Orso di Frosolone-Il Giardinodi Roma), Latte San Giorgio di Campobasso, TrottaBus Service di Roma (autista Elio Chiocchio),Tipolitografia Gemmagraf di Manzo Fiore, Bancadi Credito Cooperativo di Bagnoli e della Valle delTrigno, Olga Menasci Abbigliamento, CooperativaEur 90 s.r.l. di servizi (autista Armando Berardo),Hotel Fonte dell’Astore di Castelpetroso, HotelPalma di Castropignano

Il Presidente: Michelino Manzo

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TORELLA DEL SANNIO

ANNO III N° 8 PAGINA

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Cerimonia di consegna della medaglia d’oro aCiamarra Antonio da parte del Re V. Emanuele III

UN SOGNO

Io sottoscritto, D’AlessandroVincenzo, Vice brigadiere nel Ruolod’onore dei Carabinieri in Pensione,Cavaliere Ufficiale al Merito dellaRepubblica Italiana, nato a Torella delSannio e residente a Campobasso in ViaSant’Antonio Abate n°232, esprimoquanto segue:

faccio un appello al Signor Sindaco ea tutto il Consiglio Comunale di Torelladel Sannio per la realizzazione nel paesedell’opera di un unico monumento cheraccolga i nominativi dei Caduti di tuttele guerre. Sarebbe bene intitolare ancheuna strada del Comune alla medagliad’oro al v.m. Antonio Ciamarra.

Se ciò si potesse realizzare, ne sareionorato in prima persona, avendo servi-to con vero spirito patriottico la Patriaper ben trentasei anni come militaredell’Arma dei Carabinieri.

Nella speranza che venga realizzatoquesto mio sogno, esprimo sin d’oraparole di apprezzamento nel mentre rin-grazio di cuore anticipatamente ilSindaco e tutto il Consiglio Comunale diTorella del Sannio.

Affettuosamente,Vincenzo D’ALESSANDRO cav.uff.

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LA PROF.SSA GIOVANNA CIRELLI, INSEGNANTE NELLA SCUOLA MEDIA DI TORELLA DEL SANNIO CI INVIA UNA LETTERA SCRITTA DA UNAALUNNA DI DURONIA CHE A TORELLA FREQUENTA LA TERZA MEDIA “PER FAR RIFLETTERE - COME RILEVA LA PROFESSORESSA - GLI

AMMINISTRATORI DEI NOSTRI COMUNI (LA SITUAZIONE DI DURONIA NON È DIVERSA DA QUELLA DI MOLTI ALTRI PAESI) SULLANECESSITÀ DI CREARE POSTI DI LAVORO, PER EVITARE LO SPOPOLAMENTO TOTALE, E DI REALIZZARE STRUTTURE IN CUI I CITTADINI,

SOPRATTUTTO GIOVANI ED ANZIANI, POSSANO TRASCORRERE IL TEMPO LIBERO IN MANIERA COSTRUTTIVA E GRATIFICANTE. UNDIFFUSO SENTIMENTALISMO VEDE NEI NOSTRI CENTRI SOLO DEI LUOGHI AMENI IN CUI TRASCORRERE LE VACANZE E NON DELLE

REALTÀ CON PROBLEMI MAI RISOLTI CHE INDUCONO I GIOVANI A FUGGIRE.”

IL TEMPO LIBERO NEI NOSTRI PAESI

Cara Gianna,l’argomento di cui voglio parlarti appa-

rentemente può sembrare banale, ma se ci sipensa, è anch’esso molto importante: “iltempo libero nel mio paese” .

Il mio paese, essendo piccolo, non offretanti svaghi, nè posti dove potersi divertire estare insieme. I vecchietti, le vecchiette, gliadulti i ragazzi e i bambini, durante il lorotempo libero, fanno tutti qualcosa di diversoe sembrano nettamente divisi tra di loro.

Noi ragazzi, però, siamo quelli che siannoiano di più, perchè non c’è mai nienteda fare. E infatti, io non esco mai, perchènon c’è nessuno (tranne due amiche) con cuiposso stare, quindi sto a casa, guardo la TV,leggo, aiuto la mamma e questo per me ètragico, io che ho sempre voglia di uscire, didivertirmi e stare con gli amici. Ci incontria-mo il sabato e la domenica e poi non sappia-mo cosa fare; così i ragazzi vanno a giocarea calcio (l’unico loro svago) e noi ragazzenon facciamo quasi nulla; spesso facciamodelle lunghe passeggiate, parliamo, qualchevolta pettegoliamo (ma solo sugli altri ragaz-zi) e qualche altra volta anche noi ci dilettia-mo nel calcio. Quando piove non usciamoquasi mai, ma, se lo facciamo, o ci riuniamoa casa di qualcuno di noi o andiamo alla salagiochi a fare una partita a biliardino. I ragaz-zi più grandi di noi, che hanno circa ventianni, spesso la sera escono e vanno in altriposti, dove possono veramente divertirsi.Alcune volte, quando ci riuniamo e nonabbiamo niente da fare, facciamo dei discor-si che a dire la verità, a me fanno un pòpaura, del tipo “Come sarà il nostro paesefra vent’anni, quando non sarà rimasto quasinessuno?”. Tutti noi, infatti, abbiamo decisodi andare via. E quando si avvicina a noiqualche vecchietto, guardandoci, comincia aparlare della sua gioventù, quando, anche sec’era la fame, c’era l’allegria, la voglia difare di divertirsi, ora, invece, tutto è cambia-to e loro sono i primi a soffrirne.

Gli anziani, che non hanno nessuno, pas-sano il loro tempo sonnecchiando al sole, suibalconi. Molti si riuniscono nel bar, dovegiocano a carte, cioè fanno la classica “pas-satella” e parlano.

Nel momento in cui non sanno di checosa parlare, fanno dei discorsi senza signifi-cato, senza senso, e, se li ascolti, non puoifare a meno di ridere. Parlano di patate,quando si seminano, qual’è il giorno miglio-re per piantare le cipolle, gli agli, cioè coseche a loro non interessano minimamente,perchè, ormai, non sono più agricoltori.Altre volte, invece fanno discorsi, che asentirli, vengono i brividi. La morte. Loronon ne hanno nessuna paura, anzi l’aspetta-no quasi con impazienza, perchè, secondoloro, con la morte arriva la fine della soffe-renza che li affligge sin dalla nascita.

Nelle giornate soleggiate, invece, si riuni-scono per fare delle belle passeggiate o perchiacchierare, seduti sulle panchine del parcoa parlare di politica, economia e delle tantedisgrazie italiane. Spesso dai loro discorsi sisentono uscire delle brutte parole, riferite,caso mai, a politici non del loro partito, per-chè la maggior parte di loro è rimasta fedelealla democrazia cristiana (pensano che esistasolo quel partito). I vecchietti più sveglimolto spesso giocano a bocce, e molti lofanno per stare un pò in compagnia. Le loromogli, se sono ancora vive, trascorrono leloro giornate in casa a rassettare o a curare illoro piccolo orticello, con ogni sorta di pian-ta. Ancora oggi, alcune vecchiette lavano labiancheria alla fonte, non perchè non possonopermettersi di acquistare la lavatrice, ma per-chè così trascorrono un pò di tempo insieme.

Quando, poi, si incontrano per strada,iniziano a pettegolare e lamentarsi dei propriguai a più non posso e parlano per ore e oresenza mai stancarsi. Parlano di questo e diquello e di tutti gli affari degli altri, mentresui propri sono sempre cauti. Lo fannoanche la domenica in Chiesa. Tutti i giorni,

poi, si recano verso le ore 14.00 al cimiteroa far visita ai parenti defunti (è diventatoquasi un rito, quasi una tradizione). Moltehanno ancora le galline, i conigli e altri ani-mali. La domenica pomeriggio, giorno con-sacrato al Signore, in cui non si deve farenulla, o vano in chiesa, o sonnecchiano eguardano la TV.

Gli adulti, altra fascia di persone, passa-no il loro tempo, insieme, al bar dove gioca-no a biliardo e a carte. Da quando, però, si ècostituita la banda la maggior parte di loropassa il tempo a suonare e qualche volta siriunisco a suonare insieme. La domenica,invece, si riuniscono in piazza e criticano ocommentano gli articoli di giornali o altrifatti accaduti. I bambini, invece, che inpaese sono davvero pochi, non hanno moltisvaghi e passano il loro tempo con le loromamme al parco o in un piccolo spazioverde attrezzato con alcune giostrine.Insomma, non credo che si possa fare qual-cosa per risvegliare il paese, ma comunquenon biasimo i giovani che lo lasciano, quinon c’ è davvero futuro. Il paese sembraspento, si fanno sempre le stesse cose, sivede sempre la stessa gente e tutto questo èmonotono, senza senso, spero che tutto que-sto un giorno possa cambiare, ma non credo,non credo proprio, perchè secondo meDuronia si sta addormentando sempre di piùe ci sarà un giorno in cui non si sveglieràpiù, un giorno in cui non si potrà fare piùniente per risvegliarla e riportarla a queglianni in cui tutto era diverso e aveva unsenso. Tutti lo dicono, Duronia sta morendo,di una morte lenta e dolorosa.

Cara Gianna, mi dispiace se ti ho annoia-ta con questi miei discorsi, spero proprio dino e ti prego di volermi scusare.

Ti saluto e scrivimi presto. Ciao.

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NOTIZIE AMMINISTRATIVE

CASTROPIGNANO

ANNO III N° 8 PAGINA

7AGO 96

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MOSTRA DELLA CIVILTÀ CONTADINAdi ANGELO SARDELLA

CASTROPIGNANO DICE NO ALLE AUTO?di PIERGIORGIO AQUISTAPACE

E’ stata allestita quest’estate a Castropignano una Mostra Permanente della CiviltàContadina, su iniziativa di alcuni appassionati del luogo, giovani e meno giovani interessati aconservare un patrimonio che ha contraddistinto per tanti secoli una componente della nostrafisionomia culturale. Mi riferisco a cassapanche, antichi comò, a culle....e tant’altro ricordia-mo che è scomparso in silenzio sotto i nostri occhi distratti e che talvolta all’improvvisoricordiamo o ritroviamo in una vecchia soffitta, in cantina, in una vecchia casa abbandonata.

La Mostra espone attrezzi, strumenti, oggetti, elementi di arredo, utensili, che accompa-gnavano i nostri padri sui campi, o che erano parte integrante della domesticità: l’aratro diferro forgiato degli artigiani del luogo e destinato ad essere tirato dai buoi, la zappa, il biden-te, la bisaccia, i barili, la bigonce, il torchio di legno, le scarpe con le “centrelle”, canestri divimini e di legno, lanterne, ciotole, “re screjale”, “re crevjelle”, la “preta pe’ trescà”, la“pegnjata”, la”tina”, “re maniere”, la “beffette” e via dicendo...

Gli anziani osservano, ricordano, sorridono, non di rado con l’amaro in bocca: hannosotto gli occhi i segni, le tracce di un passato che ha significato sofferenza, povertà, sacrifici,rinunzie, ma anche intensità di vita, fervore coraggio e dignità. Da tutto questo è nato ilmondo di oggi, che le nuove generazioni credono essere sempre stato come oggi lo godono,ignorando, purtroppo, quanto esso sia costato a chi lo ha offerto in omaggio al presente.

Perciò non è difficile vedere giovani che sorridono in maniera diversa dagli anziani, sfi-lando nei locali della mostra, tentati da innocente desiderio di scherno.

Eppure è la “Cultura Materiale”, che andando oltre il parlato o lo scritto e offrendo inve-ce oggetti visibili, autentici, originali, consente una percezione più forte ed una riflessionemeglio fondata per integrarsi utilmente con conoscenze teoriche.

In quest’ottica è possibile andare gradualmente scoprendo quella identità cultural-comunita-ria, che ci ha contraddistinti con contorni precisi in passato e che si è andata invece sbiadendo esmarrendo sino ai nostri giorni, generando disorientamento tra le nuove generazioni e non solo.

Merito particolare, per la realizzazione della mostra va riconosciuto a Pietro Sardella, unagricoltore del luogo, che ha conservato con amore quasi tutto quanto ora è in esposizione;anche gli ambienti della mostra sono stati messi a disposizione da lui, che comunque è statocoadiuvato nell’allestimento da diversi giovani ed efficaci collaboratori.

Si è colta peraltro l’occasione per invitare tutti i compaesani ad arricchire la mostra, aggiun-gendo altri materiali (molto spesso abbandonati, dimenticati, destinati a disperdersi) dei qualirimanere proprietari in ogni caso e senza condizioni per una prossima o lontana restituzione. Unaprima incoraggiante risposta è già pervenuta e si può ragionevolmente fidare che si ripeterà.

L’esperienza vissuta, comunque, vuole anche essere una proposta da estendere ai paesilimitrofi: le spese da affrontare sono modeste, i locali potrebbero essere offerti da privati chehanno case semiabbandonate nel centro storico, l’allestimento richiede poco tempo ed ener-gie, se supportato dall’entusiasmo e dalla collaborazione intergenerazionale che nasce spon-tanea in occasioni come questa.

Si riuscirebbe così a proporre per la prossima estate, ma anche prima, una catena di“Musei della arti e tradizioni popolari” del Molise interno, che potrebbe acquistare inbreve una risonanza anche rilevante.

Si potrebbe obiettare, a primo acchito, che sarebbero l’una la copia dell’altro. Non è così!Basti pensare ai dialetti dei nostri paesi, tutti somiglianti, ma nessuno uguale all’altro, anziognuno con le sue peculiarità, con le sue piccole o gradi differenze, che rendono megliocomprensibile il nostro e l’atrui.

Nascerebbe così un’occasione straordinaria per attrarre studiosi, appassionati, turisti,curiosi, ricordando che “da cosa nasce cosa”...

Altrove si sono regolati in questo modo per valorizzare quanto i loro luoghi offrivano;noi siamo in grado di fare altrettanto, portando alla ribalta questa nostra risorsa consistente evariegata, ma soprattutto preziosa!

Niente più parcheggio nella piazzettadel Convento di Castropignano, quellacon la chiesetta e la scuola media lungo lavia Umberto I°, transito obbligato per chipercorre la SS 618 tra il Biferno e Torellae Roccaspromonte. Dopo tormentati lavo-ri di pavimentazione in pietra, rifatti duevolte, il Consiglio comunale sembra fermonella sua decisione (mentre scriviamo nonc’ è ancora una delibera): ha messo inposizione strategica tre vasi da fiori perimpedire ai veicoli l’ accesso alla piazza.

Un buon princìpio quello di allontana-re le auto dalle zone di un certo valorearchitettonico o artistico e con edifici daammirare. E’ ormai una tendenza euro-pea quella di ridurre l’ uso dell’ auto pri-vata e di privilegiare i mezzi pubblici e leisole pedonali; i Verdi approvano quindiquesto approccio della amministrazionecomunale ai due problemi del traffico edella valorizzazione dei beni storici e siaspettano che provvedimenti simili sianopresi per tutti gli altri luoghi del paesemeritevoli di salvaguardia dai guasti pro-vocati dai veicoli a motore. E dunque nell’intera area dei centri storici diCastropignano e della frazioneRoccaspromonte; alla “Croce la porta”; alCastello; a S.Lucia e, perché no, anchenella piazza della Chiesa madre. A mag-gior ragione ora che è terminata la piazza-parcheggio da 800 milioni dietro la stessachiesa madre, con tanto di vista su Torelladel Sannio, grande illuminazione (ma solonelle grandi occasioni), scalette che scen-dono sul nulla e sfoggio di colonne e muritondeggianti di nudo cemento per chiguarda dalla scuola elementare.

Sarebbe bello dunque non avere biso-gno dell’ auto. Ma c’è qualche grossoproblema. Non è colpa dei Verdi se per ilmomento non c’è alternativa all’ automo-

bile; Castropignano non è Roma. E inquella piazzetta c’ è la scuola media; apoca distanza c’ è la farmacia, ci sonoaltri negozi. Altri parcheggi non ce nesono. Inoltre, sebbene sia avvertita datempo la necessità di una variante ester-na al paese, ancora per molto tempo unagrossa mole di traffico anche pesantepasserà per via Umberto I° di fianco alConvento, in un tratto largo sì e no 4metri e senza marciapiedi, con grossiproblemi di sicurezza: la piazzetta delConvento costituiva un provvidenzialesfogo per i frequenti sensi unici alternatiche avvengono nelle ore di punta, mentregià si sono avuti danneggiamenti di autoin sosta da parte dei TIR in transito, pro-prio nel tratto dove la sosta è consentitada entrambi i lati.

A queste obiezioni è stato risposto chela scuola media sarà spostata, che è inprogetto un semaforo per il senso unicoalternato, che la variante si farà, i par-cheggi pure, e in parte già ci sono, e checomunque le macchine sporcano con leperdite d’olio. Non conosco le rispostesulla farmacia e i negozi.

Ma se questi erano i progetti dell’amministrazione, forse era il caso diinvertire l’ ordine dei lavori: prima fac-ciamo la variante e i parcheggi (più acces-sibili e meno costosi di quello da 800milioni); poi spostiamo la scuola media(in una sede decente, non nel carcere da8-10 miliardi tanto per legittimarne lacostruzione, che tra l’ altro è in frana);solo allora potrebbe essere tolto il par-cheggio dalla piazza del Convento. E se ilproblema sono le macchie d’ olio, alloraanche nella piazza da 800 milioni, pavi-mentata in cotto, deve essere vietato ilparcheggio, come pure negli altri luoghisopra citati.

Compie un anno la raccolta differenziata di alcuni tipi di rifiuti a Castropignano. Decisamente insufficiente si è rivelato il numero di cassonetti speciali acquistati

dal comune: appena cinque per il vetro (colore azzurro), tre per la plastica (gialli), due perla carta (bianchi), più un’area di circa 15 metri quadrati per i rifiuti ingombranti.

Non c’è stato alcun tipo di sensibilizzazione. Ma i risultati sono comunqueapprezzabili: si è risparmiato il trasporto e lo spazio in discarica di almeno 30 metri cubidi carta, consegnati alla Croce Rossa di Campobasso, 30 metri cubi di vetro e 20 di plasti-ca. Si calcola inoltre che circa 12 tonnellate di materiali ingombranti (ferro, elettrodome-stici, vecchie caldaie, materassi, etc.) siano stati prelevati da piccoli imprenditori del recu-pero, che passano sempre più spesso. E’ già qualcosa, ma si può fare molto di più, con unmaggiore impegno sia del Comune sia dei cittadini. Soprattutto c’è da chiedersi: perchèbuttare i soldi nelle discariche?

Il Consigliere Piergiorgio Acquistapace ha costituito il gruppo autonomo deiVerdi all’interno del Consiglio Comunale di Castropignano. Non se l’è sentita di condivi-dere la responsabilità dell’intero consiglio, nel quale non si distinguono più maggioranza eminoranza, sulle scelte in materia di opere pubbliche, sulla gestione del servizio di raccol-ta dei RSU e su un metodo generale poco trasparente.

1970: Un fabbricante di setacci (foto Lefra da “Invito al Molise” di Nicoletta Pietravalle)

Page 8: ANNO III N. 8 Agosto 1996 - Sped. Abb. Post. comma 27 art ... .pdf · di Giacchino Berardi pag. 11 • AGOSTO A DURONIA pag. 12 ... Franca Manzo, Rocco Cirino (il Saggio), Giovanni

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LETTERA ANONIMAA commento e risposta dell’articolo apparso sul men-sile la vianova del maggio ‘96, si acclude l’unitainformativa.Firmato: i cittadini di Buon Senso.

L’ASSESSORATO AI TRASPORTI DEL 2000DEL COMUNE DI FOSSALTO.

INFORMA CHEPer far fronte a chi voglia allargare i propri oriz-

zonti senza usare quell’arma a doppio taglio quale l’au-to privata, da domani verrà istituito un “Bus Navetta”che collegherà ogni bivio dove scendono i nostri com-paesani “Fuori - Regione” con il centro cittadino.

Inoltre, come da richiesta, verrà istituito un servi-zio per le contrade che collegherà i residenti ad ognicittà europea. (Si intenda comunque in via di defini-zione il collegamento con i paesani extraeuropei).

Il ”Bus” passerà in ogni contrada a tutte le ore(del giorno e della notte), toglierà tutti dall’isolamen-to e creerà tanti posti di lavoro.

Per quanto riguarda la visibilità geografica siconsiglia di ampliare il punto di riferimento cartogra-fico sulle guide che ogni cittadino si vedrà recapitarepresso il proprio abituale domicilio (che come dicevaTotò: “......noi sappiamo dov’è! “ ) Cittadini di buon senso, scusate l’ironia!I compaesani “Fuori - Regione” hanno pregato laRedazione di porgere sentiti ringraziamenti al letto-re, denominato “Cittadini di Buon Senso”, per il suodisinteressato ed autorevole intervento per la solu-zione definitiva, e così efficace, del problema dei tra-sporti pubblici a Fossalto.N.B.: la suddetta lettera è stata pubblicata “unatantum”. Questo giornale non intende dare spazio alettere anonime, dietro le quali si cela la vigliacche-ria e la volontà di non costruire, ma di distruggere.

La Redazione

Una serata come le altre per tre ragazziche da Montorio nei Frentani stavano rag-giungendo, a bordo di una vecchia FIAT127, per una festa di compleanno, Larino.

Nulla poteva far presagire quello chesarebbe accaduto a pochi chilometri dal cen-tro frentano: chi guidava non era in possesso dipatente di guida e alla vista di una volante deicarabinieri, che spuntava da un viottolo, avreb-be repentinamente invertito il senso di marcia.

Quindi il dramma: l’inseguimento, i colpiesplosi dai carabinieri, la morte della ragazza,Luigina Colantonio, 16 anni.

La notizia immediatamente diffusa, pro-vocò in un primo momento, non poteva esserediversamente, sconforto in chiunque. Poi l’in-credulità dovette lasciare il posto alla reazione.

I dubbi ed i lati oscuri della vicenda nonerano pochi.

Uno su tutti: c’era la necessità di farefuoco? e, soprattutto, l’applicazione della LeggeReale del 75 - cosa affrontata a più riprese in unrecente passato e mai risolta - al giorno d’oggiha ancora un senso? Un interrogativo posto dilì a qualche giorno dalla mozione promossa inConsiglio Regionale del Molise dal gruppo diRifondazione Comunista ( votata a maggio-ranza), da una interrogazione parlamentare delsenatore di P.R.C. Giovanni Russo Spena, dal-l’interrogazione dei parlamentari molisanidell’Ulivo Federico Orlando e Giovanni DiStasi e da un Comitato per la rivisitazione dellaLegge Reale, al quale hanno aderito un centi-naio di persone, con nomi di spicco, da ognilocalità della penisola.

Mentre ora l’attenzione si sposta sul ser-rato confronto tra la perizia ufficiale e la con-troperizia effettuata sui luoghi dello sconcer-tante episodio -peraltro resa nota quest’ulti-ma dal Comitato, in una conferenza stampatenuta qualche tempo fa a Campobasso - ladiscussione sulla Legge Reale, per la quale èprevista anche una opportuna Fondazione,continua, senza perdere d’intensità.

Spunti intertessanti sono emersi daldibattito proposto recentemente a Fossaltodall’Associazione Giovanile “ PUNTO EACCAPO “, titolato “ Una Società Miglioresi Realizza anche con la Rivisitazione di LeggiDiscutibili ed Inadeguate, COMINCIAMODALLA LEGGE REALE “, al quale hannopreso parte l’Assessore Regionale alla CulturaItalo DI SABATO, i Consiglieri RegionaliMichele GIAMBARBA ( P.R.C. ) e RobertoRUTA ( P.P.I.) oltre a numerosi cittadini, constragrande maggioranza di giovani.

Un discorso serrato sulla legge, si diceva maanche uno sguardo allargato alle problematicheche girano intorno al problema e che spesso nonvengono evidenziate come meriterebbero.

Giovanni MASCIOLI di “Punto eAccapo “, nell’intervento introduttivo , adesempio, ha sottolineato la carenza di unrapporto umano e sereno tra il cittadino e leForze dell’Ordine. “ Il cittadino - ha afferma-

COMINCIAMO DALLALEGGE REALEdi DINO INCOLLINGO

A FOSSALTO PROMOSSODALL’ASSOCIAZIONE GIOVANILE

“PUNTO E ACCAPO”, SI È SVOLTO UNINTERESSANTE INCONTRO DIBATTITO

SULLA LEGGE REALE E LEPROBLEMATICHE CHE ESSA CREA

NELLA SOCIETÀ CIVILEto Mascioli - non dovrebbe avere timore deiCarabinieri, come purtroppo succede, ma daessi sentirsi protetto “. Poi ha spostato l’assedel discorso su quella che è effettivamenteuna realtà vissuta, da qualche parte anchecolpevolmente, in quasi tutte le localitàregionali, direttamente dipendente da varieaffermazioni scaturite subito dopo la tragediadi Montorio nei Frentani.

Gli occhi puntati spesso su giovani che “vengono criminalizzati, perchè diversi e ladiversità starebbe poi nell’indossare i Jeansstrappati, nel portare l’orecchino, i capellilunghi o il codino. Nel 2000 questi luoghicomuni non sono più sopportabili, sono atteg-giamenti che vanno necessariamente superatiper poter tentare di realizzare valori impor-tanti quali la solidarietà, il bene comune, laqualità della vita, etc...”.

Quindi Mascioli ha concluso affermandoche per raggiungere ciò è necessario l’appor-to di tutti, anche quello delle Forzedell’Ordine.

Ragionamenti essenziali, di fatto, andandoa considerare quanti danni fa il perbenismoostentato a tutti i livelli da non pochi “ essen-ziali “ componenti della realtà regionale, cheproduce etichette slavate ed emarginazione.E’ certo infatti che se da tante mascherinecadesse un pò di cerone..... qualcosa sicura-mente cambierebbe.

Ma purtroppo spesso a cercare la radice ditante cosette non proprio corrette si rischia difare la parte dei tentatori nella chiesa.

Torniamo al dibattito, nel quale nonsono mancate, con qualche sorpresa, idee

enunciate a favore della Legge Reale. AdEsempio quelle di Felice Ferri, rappresentantedel Comune di Fossalto che ha sostenuto lanecessità di tenere in vigore la Legge Realepoichè l’Italia attraverserebbe ancora momentidi emergenza causati dalla delinquenza orga-nizzata. Un intervento abbastanza discussodagli altri intervenuti, quello di Ferri.

A parte il fatto che l’opportunità o menodi una legge và discussa alle radici non soloquando si arriva alla tragedia, Michele GIAM-BABA, capogruppo di RifondazioneComunista al Consiglio Regionale del Moliseha voluto ricordare a chi non lo avesse ancoracapito che non si stava discutendo di chissàquale realtà ad alto rischio delinquenzialebensì di località in cui “ quando si parla didelinquenza non si può parlare di emergenza “.

Chiaro sull’argomento anche RobertoRUTA, Consigliere Regionale del PartitoPopolare Italiano: “La Legge Reale è stataapprovata dal Parlamento Italiano in unmomento di emergenza Nazionale ed è infattiuna legge straordinaria che all’articolo n. 3consente l’uso delle armi da parte degli organidi Polizia, non solo per legittima difesa, maanche in caso di sospetto di fuga, come è acca-duto, con esiti tragici alla giovane molisanaLuigina Colantonio.

Una normativa che in tempi di allarmesociale -ha continuato Ruta- è mal tollerata,comunque, dal consesso civile, diventa insop-portabile, ingiusta sino a provocare la legitti-ma, civile, ribellione sociale in tempi di pacee di normalità.

Ad ogni modo personalmente ritengo chela difesa dell’integrità fisica della vita umananon possa mai essere sacrificata, neanche innome della pubblica sicurezza: a nessuno èdato recidere il Dono più grande datoci: perfar vincere il primato della vita è necessaria lamobilitazione sociale ed istituzionale “.

Chiaramente critico anche Italo DISABATO, Assessore Regionale alla Culturaintimo amico di Luca Rossi, giovane colpito amorte da un proiettile esploso dalle Forzedell’Ordine a Milano, mentre aspettava l’au-tobus. “ Una cosa è la convivenza civile, ilrispetto reciproco, la protezione della popola-zione, un’altra è la legge che mette a repenta-glio la vita di un qualsiasi cittadino.

Ciò soprattutto quando cade qualsiasi giu-stificazione.

Non siamo infatti in guerra, nè esistedalle nostre parti quella tentazione delinquen-ziale che possa giustificare la applicazionedi una legge che presume una reale minaccia.

Credo inoltre che la vita di una persona,valga molto di più dell’applicazione di unalegge che non trova più ragioni per essereapplicata “ ha affermato Di Sabato.

In pratica il dibattito di Fossalto, che , tragli altri ha visto anche gli interventi del magi-strato Giovanni Fiorilli, di Pasquale Andolfi (P.R.C. ) e di Piergiorgio Acquistapace(Verdi), ha permesso quantomeno di fare ilpunto non soltanto sull’applicazione o meno diuna legge ma su quello che è oggi lo stato dinumerose persone spesso dimenticate in nomedi ben altre “ necessità “.

Cosa accadrà giuridicamente per quelloche per tanti è diventato semplicemente il “Caso Colantonio “ è difficile dirlo.

Certamente tutte le riflessioni e i timoriespressi dai comuni cittadini questa volta noncadranno nel dimenticatoio.

MA IL NUOVO DOV’È?di EMILIANA VERGALITO

STENTA A TROVARE ATTUAZIONE,ATTRAVERSO IL DIRITTO DI

INFORMAZIONE, IL RAPPORTO DITRASPARENZA CHE LE LEGGI N.142/90 E N. 241/90 HANNO INTESO

REALIZZARE NELLA PUBBLICAAMMINISTRAZIONE.

Al Comune di Fossalto la MinoranzaConsiliare trova serie difficoltà a venire aconoscenza degli atti indispensabili arealizzare il diritto di informazione, cono-scenza sempre essenziale per l’eserciziodella propria funzione, di stimolo di con-trollo o di collaborazione.

Il Consigliere Giovanni MASCIOLI indata 09.01.1996 chiedeva ( con richiestaprotocollata al n. 95, anno 1996 ) una copiadi alcuni atti inerenti la Costruzione di unastrada di circonvalazione esterna al centroabitato di Fossalto progetto n. C.0057 exAGIMEZ, ( costo 7.000.000.000 circa ).

Solo dopo oltre quattro mesi e ripetutisolleciti verbali, precisamente il13.05.1996, riesce ad avere quanto richie-sto. In data 13.02.1996 lo stessoConsigliere chiede copia della relazionetecnica inerente la variante al progettoper la sistemazione di una frana in c.daCampofreddo. (n.2 fotocopie). Tali copievengono consegnate dopo oltre cinquemesi e precisamente il 25.07.1996.

Forse non hanno avuto tempo!!!!!!“ E’ UNA VECCHIA ABITUDINE “Infatti qualche anno fa, lo stesso

Sindaco attualmente in carica ad una sem-plice richiesta di una locale sezione di par-tito risponde in modo altrettando semplicedopo ben sedici mesi ( si sedici mesi ) esor-dendo “ Rispondo scusandomi per il ritar-do dovuto ad impegni inerenti la mia cari-ca”. Da ricordare anche che mai è statadata risposta a richieste specifiche e circo-stanziate avanzate da semplici cittadini,alcune datate addirittura 1992; ma come sidice? “Campa cavallo...”

Anche nei casi evidenziati non avràavuto tempo!!! PAZIENZA Le vecchiecattive abitudini sono cos radicate chesono dure a morire.

E pensare che nella maggioranza sonorappresentate forze politiche quali ilP.D.S. e il P.R.C., si pensava chel’ingresso di questi partiti in amministra-zione portasse una ondata di aria nuova.Leggittimano, invece, atteggiamenti arro-ganti ed autoritari che poco c’entrano conil nuovo.

A Chiacchiere realizzano il nuovo, neifatti fanno grossi passi indietro ancherispetto al passato.

Abbiamo comunque tante buone ragio-ni per ritenere fortunatamenteche il casodi Fossalto sia unico e che P. D. S. e P.R. C. altrove rappresentano realmentel’affermazione di principi e valori sani,elementi basilari per realizzare quel nuovodi cui tanto si parla.

LA VEDI CHIARA O SCURA?NON DARCELA A BERE

MA SCRIVI A: la vianova pagina di Fossalto

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L’Assessore Regionale alla Cultura Italo Di Sabato

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Le guide turistiche dicono che lo sport a Salcito si svolgono o a Trivento o sul campo spor-tivo. Ma c’è anche il campo da tennis, che all’occorrenza si trasforma in campo da pallavolo,calcetto e pallacanestro.

Comunque è pur vero che c’è il campo sportivo, situato in località ‘Selvotta’, dotato di spo-gliatoi, illuminazione e di tutti gli altri confort. Si intende che stiamo parlando di un campo dicalcio, il quale d’estate ospita tornei collegati ai festeggiamenti dei santi patroni, o in memoriadi illustri compaesani scomparsi, mentre d’inverno ospita il campionato regionale di categoria.

Cari lettori, da ben sette anni, pur tra mille difficoltà, esiste la Società Sportiva SalcitoCalcio, che attualmente sta per essere iscritta al campionato di prima categoria locale. Lo scor-so anno si è onorevolmente classificata al sesto posto, pagando forse un po’ di inesperienza;infatti negli anni passati ha partecipato alle categorie minori.

Tale società sportiva nacque all’indomani della costruzione del nuovo impianto sportivo e perevitare che esso divenisse la classica cattedrale nel deserto e che venisse utilizzato da altri comu-ni, magari solo per i tornei estivi, ma soprattutto per evitare che i giovani del luogo si rifugiasseronei bar, dediti al gioco delle carte, all’alcol ed ai videogiochi, come sola alternativa.

All’inizio fu solo la passione e l’impegno degli ideatori, che permise la nascita e la riuscitadi tale iniziativa; poi con la collaborazione degli appassionati sportivi, degli sponsor locali enon, del contributo, sia pur minimo, dato dall’amministrazione comunale e dalla ComunitàMontana, la squadra c’è , regge la società e si fa onore. E’ con una certa punta d’orgoglio ilsentir dire dagli amici, che risiedono fuori paese, che il Lunedì non vedono l’ora di comprare ilgiornale per leggere il risultato, classifica e turno successivo.

Ma, come si dice, tutto costa! Più si va avanti e maggiori sono le difficoltà di gestione perla compagine societaria (come ad esempio il problema del manto erboso dell’impianto). Inogni modo sono in corso febbrili consultazioni tra i responsabili della società e amministratorilocali, per arrivare ad una soluzione rapida, efficace e meno onerosa possibile, per far si che ilcalcio non finisca nella polvere della Selvotta salcitana e ricacci i giovani, come sola alternati-va, nei bar ad oziare e bere.

SALCITO

ANNO III N° 8 PAGINA

9AGO 96

SALCITO NON DEVE MORIREdi ANTONIO RULLO

APPROFITTIAMO DELLE PAGINE DE la vianovaPER RIPRENDERE A DIALOGARE E A “FARE”

Non facciamo morire il nostro amato paese!Questo è l’imperativo che viene fuori dal ultimo soggiorno estivo.Ho trovato un’atmosfera di rassegnazione e sfiducia. Ho sentito frasi del tipo “Ogni anziano che

muore è una casa che chiude”, oppure “Sarò l’ultimo a fare questo lavoro”,; frasi che fanno male,molto male.

Ragazzi, amici, compaesani e non, bisogna reagire. Rimbocchiamoci le maniche, tutti, residenti e non.Agli amministratori chiediamo di fare il possibile per il bene del Comune: prima fra tutte le ini-

ziative quella della metanizzazione; fatto che agevolerebbe anche il ripopolamento del paese,soprattutto nel periodo invernale, facilitando il ritorno dei residenti a Roma nel fine settimana, per-chè il problema del riscaldamento abitativo in questa maniera sarebbe risolto.

Ai giovani che sono rientrati in paese ed hanno intenzione di restarci chiediamo di continuare acoadiuvare l’attività di famiglia, artigiana e non. A coloro che già vi risiedono chiediamo di poten-ziare quelle attività che già svolgono abitualmente.

Per quanto riguarda il tempo libero, la cultura e lo sport, dobbiamo aiutare prima di ogni cosa laSocietà Sportiva Calcio, che da sette anni partecipa con onore, pur tra mille difficoltà, ai campionatiregionali di categoria.

Per gli anziani, e non solo per loro, costituiamo un centro sociale, dotato di sala incontri, giochi,lettura, video e ballo: a tal proposito, chiedo agli amministratori lumi certi sulla “Casa del popolo” esulla sua effettiva utilizzazione sociale.

Questi sono solo alcuni suggerimenti per evitare che Salcito diventi solo un luogo di riposo eterno.Diamoci da fare tutti!

SALCITO È situata su una ridente collina a 678 mt. s.l.m.Dal centro abitato si scende quasi a picco giù, lungo una strada asfaltata di pochi chilo-

metri, verso il fiume Trigno, lungo il quale si snoda la fondovalle omonima, che permette inmezzora di stare a Isernia o a Vasto.

Se giri lo sguardo intorno, si apre davanti a te un paesaggio incantevole: puoi osservaretanti paesi, come Torella del Sannio, Molise, Duronia, Bagnoli del Trigno, Pietrabbondante,Poggio Sannita, Belmonte del Sannio, Schiavi d’Abruzzo e, infine, Capracotta, che a 1400 mt.sembra confinare con il cielo!

Dalle alte montagne alle colline, alla vallata del Trigno è un lembo di “paesaggio svizze-ro” nella piccola regione molisana.

Salcito è comodamente collegata con l’Autostrada del Sole (dallo svincolo di Salcito dista70 km. di superstrada) e con l’Autostrada Adriatica (Vasto è a soli 50 km. tutti di superstrada).

Il nome del paese deriva da “Saliceti”, per via delle numerose sorgenti presenti sul territo-rio. In tempi passati ha avuto nomi simili all’attuale. Nel periodo longobardo era chiamata“Salectu”, ai tempi dei normanni e degli svevi “Salicitum”, in epoca angioina “Salectum”,nel secolo XV “Castrum Saliciti” ed, infine, nei secoli successivi “Salceto”.

Se entri in Salcito venendo da Campobasso, trovi subito, a destra, una croce in pietra del1691 e, a sinistra, il Parco della Rimembranza, con il monumento ai caduti, edificato oltretrenta anni fa.

Continuando a scendere, ti trovi in mezzo ad un ampio ed alberato viale sul quale, tra l’al-tro, si affacciano la scuola materna ed elementare, la sede provvisoria del Municipio ed unristorante-bar. Il viale sfocia nella piazza Michele Pietravalle, sulla quale spicca il munumen-to ad uno dei tanti figli illustri di Salcito. Il Pietravalle fu un insigne igienista ed uno stimatoparlamentare, fu Vice Presidente della Camera prima dell’avvento del fascismo e fu assassina-to a Napoli nel 1923.

Dalla piazza, girando lo sguardo intorno, rimani colpito dalla facciata della Chiesa di S.Maria delle Grazie.

Lasciando la piazza ed andando verso la porta alta del paese, incamminandosi per la gra-dinata di via S. Basilio, si arriva a “I Finestroni” e facendo altri venti gradini ti trovi dinanzila Chiesa di S. Basilio Magno, mentre al lato destro si può ammirare uno stupendo panorama.

Siamo cosi giunti al termine di questo breve viaggio lungo la storia e le strade di Salcito.

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ANNO III N° 8 PAGINA

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Come abbiamo detto anche in altre occasioni, le fonti piùattendibili della storia dei Sanniti sono le opere degli scrittoriclassici Greci e Latini, tra cui eccellono Livio, Polibio, Plinio eStrabone, i quali, però, solo marginalmente hanno parlato delSannio nel trattare delle vicende di Roma e delle sue guerre.

Conseguentemente le apparizioni dei Sanniti nella letteratu-ra antica sono soltanto sporadiche e per “l’importanza che inostri avi rivestirono nell’epoca in cui vissero, come componen-ti di una nazione libera, sorprende che essi abbiano destato tantopoco interesse, da non meritare una trattazione autonoma ecompleta” (Salmon).

Desta meraviglia perciò che, pur essendo limitate le fonticui attingere notizie circa questo popolo, del quale non ci è per-venuta alcuna opera, le interpretazioni di quel poco che gli sto-rici ci raccontano delle loro vicende, sono spesso contrastanti.

Teodoro Salmon è l’unico storico che in tempi recenti abbiaaffrontato organicamente lo studio della storia dei nostri Avi. Lasua Opera “Il Sannio ed i Sanniti”, edita nel 1967 e tradotta inItaliano nel 1977, è ritenuta la migliore e più completa pubbli-cazione moderna sul Sannio Antico. La Monografia consiste,infatti, in una dettagliata configurazione del Sannio, di notiziecircostanziate relative al popolo, alle usanze, alla vita quotidia-na, all’economia, al governo, all’esercito ed alle armi che que-sto aveva in uso, alla lingua, alla religione, alla civiltà dei nostriAvi, oltre alle guerre che essi combatterono contro i popoli vici-ni e la Repubblica Romana.

Dobbiamo essere molto grati allo storico inglese, che è statodi una pazienza certosina nel lavoro di ricerca di notizie di ognigenere su questo antico popolo. Riteniamo, però che talune dellesue valutazioni circa il grado di civiltà dei Sanniti raggiunto e laattendibilità della localizzazione di taluni loro insediamenti, sianopiuttosto avventati. Infatti egli ha creduto necessario, per comple-tezza, di attingere notizie oltre che dai citati storici, con maggioredovizia dai NUOVI ANNALISTI Romani dell’epoca Augustea,cronisti prezzolati dei quali egli stesso dichiara “di non poteregarantire l’obiettività”, perché schierati a difesa degli interessi delSenato di Roma, di Silla e dei suoi seguaci e delle famiglie piùpotenti dell’Urbe che li foraggiavano. Infatti a pag.7 della suaopera egli scrive :“gli annalisti anteriori a Livio erano fin troppoinclini a dare credito a quelle descrizioni di cui, anche secondoCicerone e Plutarco, traboccavano di esagerazioni e distorsioni,quando non addirittura di sfacciate menzogne”. A pag. 8 ha avutomodo di scrivere altresì che “Livio, pur tramandandoci dati stori-camente certi, al tempo stesso ci ha ripetuti sfrenati voli di fanta-sia, perché gli storici romani non seppero resistere alla tentazionedi magnificare le imprese della loro nazione, al solo fine didiscreditare quella dei loro nemici”.

È indubbio che gli annalisti si sbizzarrirono troppo spessonella descrizione delle condizioni di estrema indigenza in cui iSanniti furono costretti a vivere sulle montagne del Matese e suquelle vicine, facendo ricorso alla inventiva ed alla fantasia, condeplorevole esagerazione, per diffamarli nella maniera piùassurda e metterli nella luce più deteriore, solo perché li ritene-vano colpevoli di aver più volte umiliato la grande Roma. Inproposito ci riferiamo all’episodio delle Forche Caudine ed allaGuerra Sociale.

Destano di conseguenza meraviglia le asserzioni del Salmon,che pur ritenendo con Plinio, Cicerone e Plutarco da lui citati alriguardo, che gli “Annalisti traboccassero di sfacciate menzogne”e che al contrario Livio “ci abbia tramandato dati storicamentecerti, anche se con qualche volo di fantasia, abbia dato maggiorcredito, riportandole nella sua opera, alle molte menzogne rac-contate dagli Annalisti, piuttosto che agli avvenimenti certi tra-mandati dallo storico ufficiale della repubblica Romana”.

Eppure egli aveva precisato che “è fin troppo probabile chegli Annalisti, quando parlavano dei Sanniti, non fossero conse-guentemente attendibili e sfortunatamente molto di ciò che essiscrissero è echeggiato nelle pagine di Livio”.

Il Salmon ha più volte accusato entrambi , sia Livio che gliAnnalisti, di averci raccontato della miseria che regnava nelSannio i cui abitanti “mancavano del necessario per vivere”,mentre in altre circostanze, al contrario, avrebbero parlato“delle loro grandi ricchezze in oro e argento” quando notoria-mente la loro terra era priva di ricchezze del sottosuolo. Si trat-tava ovviamente di bottino militare delle città conquistate. Altrevolte critica Livio di aver scritto che “le città Sannitiche colmedi bottino, erano in verità molto poche e che le ricchezze pro-dotte all’interno del Sannio erano decisamente molto basse, per-ché le montagne erano povere di minerali”.

vitù”; che “ la scarsità di testimonianze della loro civiltà fudovuta anche dal fatto che si praticassero unicamente nelSannio l’agricoltura e l’allevamento del bestiame”.

Invero nel periodo dell’impero ed anche prima, l’agricolturain Roma era affidata agli schiavi, perché erano considerate atti-vità “ignobili”; che “i Sabelli Bruzi, secondo Giustino, furonosemper ad iniuriam vicinorum prompti”; che furono “del tuttoprivi di manifestazioni culturali, che non ebbero scrittori, inquanto non si hanno prove che ve ne sia stato alcuno”; anchealtrove confermava che i Sanniti “non raggiunsero un buongrado di civiltà, perché praticavano l’agricoltura, attività che siriscontrava solo presso le popolazioni selvagge e primitive; chenel IV sec. a.C. la percentuale dei Sanniti in grado di leggere escrivere era molto bassa e limitata solo ai scrivani ed ai sacerdo-ti”; che “ i Sanniti non ebbero denaro sufficiente ad acquistaregioielli ed orecchini per le loro donne, le quali non poteronoconcedersi neanche il piccolo lusso delle forcine”; che “ più diuna volta mandarono a morte prigionieri indifesi e che in tempipiù antichi alcuni Sabelli giunsero al punto di mutilare i cadave-ri dei nemici”; che “ era opinione generalizzata che gli esercitidei sanniti erano privi di cavalleria”; che “coniarono le loroprime monete solo in occasione della Guerra Sociale (91-87a.C.) e cioè poco prima che venissero incorporati nellaRepubblica Romana e che per gli scambi e gli acquisti fecerouso del baratto o di monete di altri stati”.

Premesso che il popolo Sannita non fu assai dissimile daglialtri popoli del meridione d’Italia e che quindi anch’esso ebbele sue notevoli manchevolezze (talora anche di una certa gra-vità), deve ritenersi che molti addebiti siano palesemente gratui-ti; come ad esempio eclatante è quello della mancanza di caval-leria da parte dell’esercito Sannita, quanto si sa da Strabone(geografia) che il Sannio era in grado di costituire ogni anno unesercito di 80.000 fanti e di 8.000 cavalieri, e lo stesso Livioracconta che dopo la battaglia di Aquilonia i nobili superstiti ela cavalleria sannita trovarono rifugio in Bovianum.

Noi ci prefiggiamo tuttavia di esaminare tali addebiti e difornire i necessari chiarimenti su quelli più infamanti, per dimo-strarne la infondatezza o quanto meno che ci furono esagerazio-ne da parte sia degli Annalisti che del Salmon, nel formularle,arrivando a mutare il volto e le caratteristiche di un popolo.

Altro esempio eclatante è quello relativo alla presenza dellaschiavitù nel Sannio, che in effetti non vi fu mai praticata. Visono anzi testimonianze che lasciano intendere il contrario.Libertà nel Sannio era sinonimo di democrazia ed assenza ditirannia, in uno stato in cui tutti avevano “pari diritti con possi-bilità di esprimere, quando necessario, il proprio dissenso versochi aveva le redini del potere.

Scriveva in proposito il Niebur (Storia Romana vol. I, pag.150) che :”...i sanniti non facevano mica uno stato unico; eranouna confederazione di Stati separati ed indipendenti e conseguen-temente gelosi l’uno dell’altro. Essi avrebbero conquistato tuttal’Italia se avessero formato uno Stato unico, ma invece mettevanoin cima a tutto il godimento della più ampia libertà possibile”.

Il Sannio era una confederazione composta di varie tribùindipendenti.

Il Ciarlanti nel primo libro della sua opera, a pag. 36, scrisse :“Avanti che i Sanniti fossero soggiogati dai Romani, non ebberomai Re, ne conobbero superiori forastieri ed essi medesimi si reg-gevano da se e loro stessi erano Re, Duci, Autorità e Maestà”.

La schiavitù non poteva mai regnare tra i Sanniti, per il lorocarattere insofferente alle ingiustizie, alle prepotenze ed allesoverchierie. Essa invece era molto estesa a Roma ove, come silegge, sembra che almeno centomila schiavi fossero stati sfrut-tati per la costruzione delle colossali opere, le quali altrimenti ,forse, non sarebbero mai sorte in quella maestosità.

È possibile che la diffusione della notizia della presenzadella schiavitù nel Sannio, si debba dal fatto che i suoi giovanierano amanti dei combattimenti gladiatorii (a Roma riservatosolo agli schiavi), nei quali si esercitavano per addestrarsi alcombattimento, anche perché i gladiatori Sanniti venivanoreclutati a pagamento allo scopo di allietare i banchetti e darespettacolo negli anfiteatri o per rendere omaggio ai defunti, inoccasione sia di funerali che di nozze, sia nella Campania chenella Magna Grecia. Ciò fa ritenere che i combattimenti gladia-torii dei Sanniti fossero del tutto incruenti. Invece i Romani usa-vano gli schiavi nei cimenti gladiatorii, che erano ben diversi,perché in essi lo spargimento di sangue, la violenza e la bruta-lità, non dovevano mai mancare per appagare gli istinti deilegionari e del popolo Romano.

Noi riteniamo che il Salmon sia stato eccessivamente severonei confronti di Livio, attribuendogli colpe che gli si potrebberoaddebitare solo in minima parte, perché, venuto da poco daPadova, sua patria, non conoscendo ancora l’ambiente corrottodi Roma, gli può essere capitato di osannare alla magnificenzadi Roma e delle sue legioni. In genere però egli ci ha raccontatole gesta dei Romani e dei Sanniti con una più che sufficienteimparzialità, pur se per ovvi motivi, con qualche preferenza peri primi a svantaggio dei secondi.

Noi siamo convinti, invece, che se c’è qualcuno da criticarequesti sia piuttosto il Salmon, che dopo aver predicato bene harazzolato male, poiché è andato volentieri e chiaramente di pro-posito, alla ricerca negli scritti degli Annalisti, pur ritenendoliinaffidabili, delle notizie più infamanti sul conto dei Sanniti, e cele abbia propinate spesso come vere e sacrosante, con malcelatocompiacimento “per dovere di completezza d’informazione”come egli stesso scrive, soffermandosi a criticare solo poche noti-zie chiaramente infondate, raccontandocene, invece, molte altre,più inattendibili delle prime, anch’esse traboccanti di menzogne.

Nella sua opera, qua e là, il Salmon ha infatti scritto: che ilSannio “ ebbe un’economia di sola sussistenza, in quanto cia-scun pagus doveva fare sostanzialmente affidamento sulle pro-prie risorse per provvedere alle proprie esigenze. Non può certosorprendere, dunque, che questi montanari, dalla vita tantoaustera, abbiano potuto essere rappresentati sostanzialmentecome un popolo avido delle più ricche terre dei vicini”; cheanche “al tempo della loro maggiore fortuna si trovarono inserie ristrettezze e dovettero provvedere in buona parte alle pro-prie necessità alimentari, dedicandosi abitualmente e sistemati-camente alla rapina dei vicini piuttosto che al commercio conessi”; che “è probabile che anche ai tempi della loro grandezza,neppure i nobili fossero più che contadini benestanti, proprietariterrieri e partecipavano direttamente alle attività agricole edall’allevamento del bestiame”; che “ i Sanniti erano un popolodi contadini e di pastori, ma le grandi proprietà terriere apparte-nevano ad una ristretta cerchia di dinastie familiari che possede-vano ricchezze, potere ed autorità e per secoli dominarono lanazione e ne controllavano la vita politica. Tale società deveaver avuto caratteristiche servili e feudali. Le classi inferioridovevano dipendere economicamente dagli aristocratici”; che“la loro povertà si desume dal fatto che i Romani scoprironoche spesso li potevano combattere con maggiore successo,devastando i campi e distruggendo i villaggi, che non assalendole città”; che “il Sannita medio poteva non essere schiavo, ma ècerto che la sua vita era alle dipendenze del signore locale, e ciònon escludeva che tra i loro ceti inferiori non vi fosse la schia-

LA VITA, L’ECONOMIA, LA LINGUA, E LA CIVILTÀ DEI SANNITI. (1^PARTE)di GIOACCHINO BERARDI

Il tratturo della “Zittola” nei pressi di Civitanova e Duronia

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LETTERE ALLA REDAZIONE

ANNO III N° 8 PAGINA

11AGO 96

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o contattate: Giuliana Ciarniello tel. 0874/769147Antonietta D’Amico tel. 0874/769186

PROFETI FUORI LA FESTA DELLA BORGATA DI S. MARIA DI DURONIAIl paese è gradevole, ben tenuto, con

alcuni monumenti, e la nostra chiesavecchia di notevole valore storico: èraccolto su di una sommità, a 918 metrid’altitudine, coronato dalla Civita edalla bellissima pineta.

Eppure Duronia non deve la sua famaalle bellezze paesaggistiche e storicoartistiche, la deve al giornale “la viano-va” ed alla banda. E la deve ai “messag-geri” di questa bellissima creazione.

Purtroppo, critiche, polemiche e per-sino esposti contro giovani sposi cheavevano la passione per Duronia e desi-derosi di costruirsi una propria casa.

Dove è finita Duronia che ricordo?Dove sono finiti i valori di rispetto e diumanità cristiana di cui i nostri nonnierano fieri? Bisogna farla finita, essereuniti ed impedire operazioni di stru-mentalizzazione per portare acqua alproprio mulino. Occorre cioè che tuttociò non avvenga in silenzio e nell’ano-nimato ( come è successo fino ad oggi),stando bene attenti però che contempo-raneamente venga a cessare il modoattuale, spesso “selvaggio”, o senzaregole, di affrontare il problema divivere “bene” nel nostro piccolo paese.

Dopo la marcia “AR JAMMECEN-NE A R’ PAJESE A PPEDE P’ LAVIANOVA” dell’anno scorso, e“CAMMINA, MOLISE” di qualchegiorno fa, vi chiedo, cari lettori, diriflettere sul significato che queste“MARCE” ci hanno voluto dare. Intutti i paesi percorsi, c’è stata acco-glienza verso i marciatori; e aDuronia? Poco.

Circa un mese fa, si è svolto, a San

Salvo, il raduno delle bande. Siccomesono residente a San Salvo, mi sonocommosso quando in piazza, le migliaiadi persone alla manifestazione hannoapplaudito la Banda di Duronia. Conorgoglio vi dico, che in tutti i paesi e cittàdove suona, la banda del nostro paeseviene apprezzata. E a Duronia? Poco.

Era sorto, circa tre anni fa, il Circolo2001, e si stava cercando, insieme alpresidente ed ai soci, di fare qualcosa dicostruttivo, non solo a livello locale, maanche provinciale e regionale. Qui nonè stato possibile.

Da circa un anno con grande soddi-sfazione sono il presidente del CircoloBocciodromo “IL COMUNALE” Cittàdi San Salvo. Il 3 Agosto di quest’anno,sono stato rieletto fino al 31 Luglio1998. Ho organizzato già alcune gare acarattere regionale e con grande gioiatre bocciofili di San Salvo parteciperan-no, a Settembre, ai Campionati Italianiin svolgimento a Reggio Emilia. In col-laborazione con il Sindaco di SanSalvo, Arnaldo MARIOTTI, con l’as-sessore allo sport Hussein JABER, econ il presidente provinciale GiuseppeTARABBORRELLI, ho prenotato conil Comitato Nazionale di Roma, unagara a carattere Nazionale, ed una para-ta di 15 Campioni, i più forti d’Italia,che verranno scelti dal CommissarioTecnico della Nazionale Italiana.

A San Salvo ci sono riuscito, aDuronia “NO”.

NON SIAMO PROFETI INPATRIA.

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È PERVENUTA IN REDAZIONE LA COPIA DELLA LETTERA APERTA (CHE QUI PUBBLICHIAMOINTEGRALMENTE), SCRITTA DAL DIACONO ANTONIO ADDUCCHIO (COORDINATORE DEL

COMITATO FESTE PER S.MARIA) E SPEDITA A “TUTTE LE FAMIGLIE DELLA CONTRADADI S. MARIA”, ALL’INDOMANI DELLA FESTA DELLA “MADONNELLA”. NOI NON INTENDIAMO

ENTRARE NEL MERITO DELLA LETTERA, LASCIAMO AI LETTORI DEDURRE LECONSIDERAZIONI. VORREMMO ANCHE CHE SI APRISSE SU QUESTE PAGINE UN CIVILE

DIBATTITO SUL SUO CONTENUTO (A TORELLA È SUCCESSO LO SCORSO AGOSTO INOCCASIONE DEL CONCERTO DEL “GENROSSO”).

Duronia, lì 24.08.1996A tutte le famiglie della contrada di Santa Maria.

Carissimi, assieme al rendiconto della festa vi faccio avere questa mia circolare, innanzi tutto per esprime-re i miei ringraziamenti per la buona riuscita della festa della Madonna Nostra. Questo grazie atutti voi, ma in modo particolare a tutti coloro che si sono impegnati con grande coraggio edisponibilità per prestare aiuto non solo in denaro ma anche con la collaborazione e la respon-sabilità. Mi riferisco al Comitato che sempre ogni anno dà le sue forze perchè la festa possasvolgersi regolarmente.

Mi sembra giusto a questo punto dare un nome a questo gruppo che ogni anno lavora pertutti noi ed è questo: “Gruppo Sociale Regina della Pace “.

Però tra tutte queste belle cose c’è anche qualche nota stonata e cioè molti hanno criticato inmodo corretto il concerto di Roberto Bignoli e Mario Migliarese e soprattutto mi dispiace che ilComitato si sia fatto influenzare in modo negativo da tali critiche; chi ha fatto queste critiche ègente senza cuore e senza fede, io mi meraviglio molto di come oggi noi cristiani professiamo lanostra fede se non accettiamo persone e canzoni che parlano di Gesù e di Maria e soprattuttocome da queste si può avere il coraggio di affrontare i problemi della vita. Mi dispiace ancoraribadire come queste cose, ma coloro che hanno messo in discussione il concerto non sono degni difare nessuna offerta per la nostra chiesa anzi neanche di calpestare questo suolo benedetto dove laMadonna stende la sua protezione.

Faccio un nuovo appello al Comitato: non lasciamoci influenzare da tutto ciò e andiamoavanti con forza e coraggio che Gesù e Maria ci guideranno.

Il prossimo anno lavoreremo in prospettiva di alcuni lavori alla chiesa. Prima di tutto instal-lare una nuova illuminazione fissa per tutto il viale ed in prospettiva organizzarci per rimuove-re l’intonaco delle pareti esterne per mettere alla luce le pietre.

Ricordo che per l’illuminazione esterna ogni palo completo costa £. 90.000, quindi chi vuoledonarlo potrà beneficiare di una targa ricordo (sarebbe bello scriverci il nome dei nostri defun-ti, in modo che quella luce evidenzia la loro presenza viva in mezzo a noi).

Ancora un grazie particolare alla famiglia di Morsella Vincenzo che ha donato le crocinuove ed invochiamo su di essa la benedizione di Gesù e di Maria.N. B.: sono disponibili i calendari del 1997.

Un saluto cordialeDon Antonio Adducchio (Diacono)

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DURONIA E DINTORNI

ANNO III N° 8 PAGINA

12AGO 96

AGOSTO A DURONIAdi ADDO

Riprendo la penna con fatica e un po’imbarazzato. Avendo quasi dimenticato ilconsueto appuntamento mensile con iDuroniesi in quest’angolo de la vianova.Inoltre mi ritrovo spiazzato ora che il nostrogiornale comincia a circolare, largamente,nel Molise.

Comprendo che dovrei cercare altrestrade, modificare la mia voce e renderlaaccessibile anche a Torella, Molise,Campobasso e Termoli.

Ci sarebbe una strada percorribile, aper-ta a tutti, anche se piena di curve, di ostaco-li ed imprevisti. Sarebbe la strada dellapolitica. Ma io ho sempre rifiutato questopercorso. Preferisco passeggiare tra il verdedei boschi o arrampicarmi sulle cime deimonti o, tutt’al più, cantare: “Quel mazzolindi fiori che vien dalla montagna...”,lasciando ad altri il compito di districarsitra gli anfratti politico-amministrativi che,spesso, vedono gli uni contro gli altri,armati, pronti alla lotta all’ultimo sangue.

Per me basterà crogiolarmi un po’ al sold’Agosto, che vede tutti i paesi del Moliseriempirsi di villeggianti, per lo più, molisa-ni rientrati dalle città e dall’estero. Qui aDuronia oltre la solita valanga dei Romani,non sono mancati rientri dall’America edall’Europa.

Particolarmente notato il figlio dellamedaglia d’oro Manzo Guerrino, il profes-sore universitario residente a Parigi e origi-nario del Casale, ed una notevole lista dinomi che vanno dalla bella Rita d’cap’d’-pippa a Clementucce d’ la M’ntagnola, daM’liuccie d’ Ghias’je alla affettuosaF’nuccia. E ne dovrei nominare tanti altri daNapoli, dalla “Padania”, senza trascurare gliamici delle bocce come “Ostrega” Benito,come Enrico, bocciatore di rango diplomatoin Canada. Troppo lunga sarebbe la lista dinomi. Sono costretto perciò a fermarmi.

Quest’anno le iniziative folcloristiche sisono moltiplicate ovunque nel Molise. Citosolo quelle più vicine a noi:Pietrabbondante con gli spettacoli classici,Bagnoli del Trigno con il “Palio di SantaCaterina”, Chiauci, con la “Notte d’Amore”sfilata di abiti da Sposa e non certo ultimaDuronia con l’organizzata marcia sull’itine-rario Duronia, Castelpetroso, Campobasso,Castropignano, Duronia

Non tocca a me fare il cronista in detta-glio, ma non posso esimermi da un rapidoexcursus: come poter ignorare la cavalcatagiunta in piazza Monumento con cavalleg-geri provenienti, credo, da Valloni? e ilforte richiamo delle nostre attrezzaturesportive per calcio, calcetto, tennis e campidi bocce? Particolare menzione per gli alle-namenti, ad alto livello, di una squadra di

calcio napoletana, giunta in pullman trevolte la settimana per tre settimane. Né pos-sono essere ignorate le esibizioni del nostrocomplesso bandistico guidato dal bravoFederico. Non sono mancate iniziativeanche da parte delle borgate, vedi festa diSanta Maria, vedi serata di casale.

Duronia, come tutto il Molise, ha datoad agosto l’impronta della piacevole, variaparentesi distensiva.

Merita, però, particolare citazione la bril-lante iniziativa di tipo artistico che ha visto,nella sala del comune, l’esposizione di operedi notevole valore. Complimenti a Manuelaper la sua già nota ed apprezzata arte suvetro. Vera sorpresa è stata però, per me,Manzo Peppino. Ignoravo la sua passioneper i colori e il pennello. La mostra di pitturadi Peppino ha riscosso particolare successocon le visioni di angoli, strade e piazze diDuronia riportate artisticamente su tela.

Agosto tutto positivo per Duronia.Nessun rilievo in senso negativo? Non sareisincero se non indicassi qualche lato rima-sto; purtroppo, in ombra. Ho avuto occasio-ne di fare una passeggiata nella pineta diMontagano, non certo più bella di quella diDuronia. Quanta differenza di tenuta però:viottoli, selciati fra gli alberi, panchine,sedili, tavoli. Vero richiamo turistico, acces-sibile e confortevole per tutti. Quanti visita-tori invece, ha accolto la nostra pineta adAgosto?

Altro itinerario che nessun molisanodovrebbe ignorare è quello che salendo daGuardiareggia, s’inoltra tra i boschi, discen-de tra il verde fino al lago al confine tra i ter-ritori di Caserta e Benevento. Dal lago risa-lendo per una strada non completamente bentenuta, si giunge al posto, forse, più bellodella zona: Campitello Matese. La largapiana verde sembra rispecchiare le cime cir-costanti, raggiungibili anche in seggiovia.

Più bello è invece raggiungere la quotadi 1800 metri arrampicandosi in comitiva,come è toccato al sottoscritto, per discende-re poi tra i sassi delle piste da sci.Splendida esperienza di una giornata dimezzo Agosto!

Altro notevole itinerario Molisano è ilpercorso sulla montagna di Frosolone, dalla“Tana dell’Orso” e, passando per S. Egidio,raggiungere le attrezzature ricettive ( bar,ristorante, campo di bocce) sul versante diCivitanova.

Il mio excursus è finito. Non mi restache invitare, quanti se la sentono, a rag-giungere quei posti, fissare, come ho fattoio, un’amaca tra due abeti, sdraiarvici sopradondolandosi, assaporando in pienoAgosto, un refrigerio da favola.

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Dopo molti anni diassenza, finalmente questaestate si è rivista a Duroniala bellissima AcherontiaAtroposl, grossa farfalladella famiglia Sphingidae.Da notare il suggestivoteschio sul dorso.

Vicino a chiss d’ R’cciut, ben piantate in mezzo al tratturo, ci sono tre grosse palledi pietra arenaria, tre sfere perfettamente levigate, come nella foto.Chi le ha portate? A cosa servivono? E’ opera di qualche bizzarro artista oprovengono da un altro pianeta? Quale mistero nascondono?

Chi, prima di unapasseggiata p’la vianova,in compagnia di amici,non ha avvertito gli altrialmeno una volta chesarebbero arrivati finoalla cruecella, zonaRicciuto, e poi tornatiindietro?Dalla piccola croce,piantata chissà quantianni fa, oggi resta benpoco; ma le tre assicelleche ancora resistono alleintemperie, stannodiventando un suggestivosimbolo carico di ricordi.

Gli organizzatori della Festa del Rione S.Rocco, che si è tenuta a Duronia nel mese diAgosto, nel ringraziare tutti coloro che con lapropria presenza e generosità hanno fatto si chetali festeggiamenti riuscissero, rendono noto cheproprio grazie alle loro offerte è stato possibileottenere un avanzo di cassa di £ 240.000 che èstato devoluto, sperando di aver interpretato lavolontà di tutti, in parti uguali tra la missione diPadre Antonio Germano e l’Associazione con-tro le Leucemie. Inutile ricordare che tali feste,svolgendosi anche in altri rioni , hanno comeunico fine quello di offrire sia ai residenti, mag-giormente a quanti tornano in paese per trascor-rere un periodo di vacanza, una occasione lietaper stare insieme. Sperando di esserci riusciti,diamo appuntamento a tutti al prossimo anno.

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PER NON DIMENTICARE

ANNO III N° 8 PAGINA

13AGO 96

IL CALCIO CHE FU“OLIO, PERTOLIO BENZINA E MINERALE PER VINCERE

DURONIA CI VUOL LA NAZIONALEdi FLORINDO MORSELLA

R’ UJEÀ D’ LA P’GNIETA

R’ SÀ LAQUECCHIEARA

foto: Don Franco ManzoSquadra del Duronia Campionato 1964/65

in piedi: Berardo Domenico, Petracca Guido, Tartaglia Savino, Morsella Mario, Di Placido Mario, Morsella Luigiaccosciati: Morsella Pasqualino, D’Amico Pasqualino, Germano Mario, Cavaliere Bruno, Morsella Mario.

Nella prima puntata di questa rubrì-ca, l'intervista a Vitaliano Saltarelli ciha fatto ripercorrere il difficile e avven-turoso avvio del calcio a Duronia daiprimissimi tentativi fino alla partecipa-zione della squadra ai primi campionati.La prima iscrizione risale al campiona-to di II^ categoria dell'anno 1955/56.Abbiamo già accennato alle difficoltàeconomiche che dovettero essere supe-rate in qualche modo per rendere possi-bile la partecipazione della squadra;infatti solo grazie al contributo di molticittadini duroniesi si potè raggranellarela somma necessaria per l'iscrizione.

Questo evento suscitò un notevolefermento tra la popolazione che accorsesempre numerosa ad assistere alle parti-te che la squadra giocava sul campo dicasa e spesso con notevoli sforzi diorganizzazione e con mezzi avventurosisi spostava per raggiungere gli altripaesi dove la squadra si recava a gioca-re in trasferta. Nel suddetto campionatosebbene Duronia fosse una cenerentolaottenne un ottimo piazzamento.

Nel campionato successivo 1956/57vi fu la fusione tra la squadra diDuronia e quella di Bagnoli del Trigno,che insieme diedero vita alla "Duro-Bagnolese". Era un'ottima squadracomposta da molti elementi di valore,che dopo un anno di lavoro, trovaronol'amalgama giusto che permise di vin-cere poi il campionato 1957/58,conqui-stando così la promozione alla I^ cate-goria.

Successivamente Duronia partecipò,nel 1958/59, al campionato di I^ cate-goria, ma senza la collaborazione dellasquadra di Bagnoli, poichè nel frattem-po, per ragioni non bene accertate, viera stato lo scioglimento. Per Duronianon era affatto semplice formare unasquadra tutta propria che fosse in gradodi affrontare un impegno ben più arduodei precedenti, pertanto si rese indi-spensabile affiancare ai pur bravi e gio-vani Savino Tartaglia, Laina, Asciole,Federico D'amico, Luigi Morsella edaltri, calciatori scelti ed ingaggiati dasquadre di Campobasso.

Entrarono in squadra, infatti, i fratel-li De Lucrezia, Palladino, Carfagna,Cascione e Lucio Niro. Quest'ultimodurante un incontro di calcio disputato-si, sotto un violento temporale, a Ricciacontro la squadra locale, perse più voltei sensi e, purtroppo, durante la nottepost-partita morì.Questo episodio provocò una profonda

tristezza tra gli abitanti di Duronia.Fino al 1962/63 la squadra disputò il

campionato di I^ categoria con piazza-menti sempre più che onorevoli.

Dal campionato 1963/64 lasciò la I^categoria per iscriversi alla II^, non acausa di una retrocessione, ma a causadell'iscrizione troppo onerosa per le esi-gue risorse della società.

Le solite ed inevitabili difficoltàeconomiche non hanno mai scoraggiatonè i nostri giocatori nè gli appassionatiinteressati alla nostra squadra, infatti, lastoria continua come vedremo dal pros-simo numero. Riconfermiamo l'invito acomunicarci qualsiasi precisazione otestimonianza relativa all'argomento.

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R’MMAGLIATIÈLL’Ingredienti:1 pancia di agnellino o capretto da latte,1 budella d’agnellino o capretto da latte,1 scamorza (circa 200 g.),1 etto di prosciutto crudo,1 pugno di formaggio grattato (preferi-bilmente del parmigiano),1 ciuffo di prezzemolo,pepe, sale, olio, (q.b.)1 spicchio d’aglio.

Esecuzione.Per prima cosa accertatevi di poter

disporre di interiora freschissime e ditaglio molto tenero, è una condizioneindispensabile per la buona riuscita diquesto antichissimo e succulento piatto.La pancia e le budella dovranno esserelavate molto bene, con cura e a fondo,quindi poste a scolare l’acqua in eccesso.

Fatte queste operazioni preliminariprendete la pancia, allargatela, salatela,e ponete all’interno di essa il ripienocomposto da: scamorza a dadini, pro-sciutto crudo grossolanamente tagliato,formaggio grattato, prezzemolo tritatoed un pizzico di pepe.

Arrotolatela fino ad ottenere un sala-me intorno a cui passerete le budellavarie volte, fino ad arrotolarlo e strin-gerlo al fine di ottenere un grosso sal-sicciotto chiuso all’estremità.

In un tegame preferibilmente di terracotta, mettete a scaldare un poco d’olioed uno spicchio d’aglio, quindi ponetecir’ magliatiell’ a rosolare adagio adagiocon il suo sugo di cottura. Quando ilsuo colore sarà dorato e la salsa rappre-sa, dopo circa 45 minuti, questo stranoarrosto sarà cotto.

Servitelo a fette; sia caldo che freddo,è comunque ottimo e particolare: scom-metto che nessuno dei commensali saràin grado d’indovinare che carne è, e miraccomando... non svelatene il segreto.

MASSÉRAC’EMMA MAGNIEA’

di SILVANA ADDUCCHIO

SCHETE VÌSHT R’V’CCHIARIÉLL CH’ SU

CAPACE A SCRÌVE!GUAGLIÙ, SCR’VET’CE

PURE VÙ!!

1925: Nonna di Manzo Giuseppa diCappiello con figli e nipoti

LE NOSTRE FAMIGLIE

Matalena, t’ v’lesse propria n’quentrà,fùss tante quentiente, t’ v’lesse parlà;ch’ poshte bièll a la villa d’ l’ migràntt’ n’ v’lesse dì chi sà quànt.Da quànd t’ tenghe a p’nzà,t’ vuoglie n’ faccia n’ faccia guardà:tu p’ me sci na shtella,tu sci la chiù bella.Tu sci na rosa,tu p’ me sci na sposa,tu p’ me sci l’amore,j’ t’ tenghe dentr’a r’ core.J’ pènz semp’a tè,penza pure tu a mè;j’ sule n’n ce pòz shtà,a quacche via m’ vaglie a jettà.Ogne cosa ch’j facce,t’ tenghe sempe n’facce;s’j vede ca ride tu,r’demme tutt’e du.Matalena, chia ta fatte a quesci bella,nu t’nèmm n’ sule cervella,n’n ce shtà niènt da fa,nu cemma sule sp’sà.Che bella feshta,la chiù grossa che ce reshta,e tu, Matalena, Matalena,m’ sci messa la catena.Giuseppe Manzo, classe 1912,originario “d’chiss d’Jhieàcc”di Duronia, vive attualmente a Roma

ADD’VINA CH’É?

LA SOLUZIONE IL PROSSIMO MESE

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la vianovaANCORA NON ARRIVA IN EDICOLAPER AVERLA DEVI ABBONARTI

Cederna è stato uno dei capostipiti dellacoscienza ecologica in Italia, una di quelle“Cassandre” che riuscì a percepire, anzi a pre-vedere con limpida precisione quali sarebberostati i mali dell’Italia.

Il “Bel Paese” allora era oggetto di quellapolitica della scalta dell’economia immediata,in parte dettata da esigenze di rinascita econo-mica ma che negli anni successivi si dimostròinfruttuosa senza una programmazione chetenesse conto della conservazione o correttautilizzazione del patrimonio naturale, storico eambientale.

Già nei primi anni degli anni ‘50 Cederna ini-ziò la sua appassionata ed appassionante opera enegli anni successivi fu fonte di informazione peri soci di “Italia Nostra” della mia generazione chepotevano leggere i suoi articoli sul bollettino del-l’associazione; le sue denuncie e riflessioni costi-tuivano un esempio di difensore del patrimonioculturale della nazione; per oltre 40 anni haoccupato un posto di grande rilievo nello scena-rio della vita civile e della cultura italiana.

Giornalista per caso, di formazione archeo-logo, laureato all’università di Pavia, ha avutola capacità di creare, soprattutto nei giovani enei difensori dell’ambiente e delle testimonian-ze storico-culturali, una coscienza ecologica euna formazione culturale allora fuori moda.

L’associazione, di cui lui era stato per lungotempo presidente della stazione romana di ItaliaNostra, nonché consigliere nazionale e poi ulti-

ambiente dovesse essere risolta.La sua decisa azione in difesa dei valori e

delle risorse culturali ed il suo impegno per evi-tare tentativi di inconscia o voluta manomissio-ne in un periodo in cui erano iniziate le opere dispeculazione o di assalto selvaggio alle ricchez-ze ambientali gli fece precorrere i tempi dello“sviluppo sostenibile” e quindi della utilizzazio-ne razionale delle risorse.

Vanno ricordate, in una visione integrata, lesue battaglie per i centri storici, per il patrimo-nio artistico, la proposizione dei parchi laziali,le battaglie contro gli strumenti urbanistici chenon tenevano conto delle realtà e delle risorseterritoriali, e contro qualsiasi sconcio che veni-va prospettato in nome delle presunte necessità.

Riusciva spesso a coinvolgere altre note evalide figure del panorama culturale giornali-stico per un risultato più incisivo, cosa che giàriusciva ad ottenere solamente con i suoi titoli;collaboratore di testate quali “il Mondo”,l’”Espresso”, il “Corriere della Sera”,“Repubblica” e, per gli affezionati del bolletti-no di Italia Nostra, si ricordano facilmentealcuni titoli dei suoi articoli, dai primi, quali“La città eternit”, “Mirabilia urbis”, “I gang-sters dell’Appia”, “I vandali in casa”, ai piùrecenti, anche se non ultimi, di dissenso controle speculazioni e gli sventramenti, per la sortedestinata al centro storico di Napoli (1989),nonchè “L’Aga Khan del cemento”, in difesadella integrità delle coste sarde (1990).

mamente socio onorario, nacque in quegli anni‘50 in cui Cederna iniziò la sua missione su alcu-ne testate giornalistiche di rilievo della capitale.

Il suo interesse e la sua grande validità glipermisero di far sentire la sua voce in tuttaItalia: a Roma ad esempio dove nel lontanoanno 1951 con “i vandali in casa” si battè perevitare lo sventramento di zone del centro anticoo come a Napoli alla fine degli anni ‘80 per ladifesa del centro storico, preoccupato per l’at-tuazione di un progetto che prevedeva interventimassicci di sicura distruzione, così come aFirenze, Venezia o Bologna; i deleteri effetti chele opere su cui poneva le sue critiche, erano sem-pre documentate, con chiara previsione delleconseguenze negative che avrebbero apportatesull’ambiente o sul patrimonio culturale.

I suoi interventi furono indirizzati ad evitareche si commettessero azioni di distruzione e didegrado con la chiara consapevolezza che lamancanza di indirizzi politici o di interesse daparte della classe politica per la questione

LA SCOMPARSA DIANTONIO CEDERNA

Uno strenuo ed ostinato difensore dell’ambiente

AVREBBE COMPIUTO 75 ANNI A OTTOBREdi CLAUDIO DI CERBO

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Foto: G. Pasqualotto

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