Anno II n. 1 - Speciale Febbraio 2012 - Villa del Carmine · e gelo, con un’intensità tale da...

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Anno II n. 1 - Speciale Febbraio 2012 pag. 3 Torneo di briscola pag. 4 È arrivato Carnevale in Villa pag. 8 100 anni per due pag. 10 Neve a Scoppito

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Anno II n. 1 - Speciale Febbraio 2012

pag. 3 Torneo di briscola

pag. 4 È arrivato Carnevale in Villa

pag. 8 100 anni per due

pag. 10 Neve a Scoppito

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Torneo di Briscola“quissu conta come ju ‘ddu de coppe quannu commanna ‘bbastoni”

Filosofia di vita, ma anche momento di gioia e sana competizione che ha coinvoltogli ospiti della Villa. Un torneo di briscola. Il gioco delle carte risveglia antichi mo-menti di gioventù, quando si giocava nelle cantine, quando gli amici si sceglievanoanche sul tavolo da gioco. Un gioco che non andava oltre il bicchiere di vino in palioe che serviva a rinsaldare amicizie e mantenere rapporti con gli altri. Anche a Villa delCarmine i nonni hanno giocato con lo stesso spirito. Il torneo è stata l’occasione perfar scattare una sana competizione. Inoltre, l’attività intellettiva che occorre per por-tare a termine una partita, per studiare le mosse degli avversari, la memoria che ne-cessita per ricordare le carte, sono un’ottima palestra per tenere la mente allenata deinostri ospiti. Il vincitore del torneo è stato ANTONIO CIPRIANI. A lui, la lode e glionori della direzione!

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Anche a Villa Del Carminearriva il CARNEVALE!!!Maschere e allegria a Scoppito come a Venezia

Il Carnevale di Venezia è si-curamente uno dei più cono-sciuti e apprezzati Carnevalidel mondo. Se ne narrano ori-gini dal lontano 1094,quando, in un documentostorico, si parlò per la primavolta di divertimenti pubblicinei giorni che precedevano laQuaresima. Ma il documentoche proclama ufficialmente il Carnevale una Festa Pubblica, è del 1296. Da allora, lafama di questo allegro periodo è cresciuta sempre di più, fino a diventare interna-zionale. Un tempo, il Carnevale consentiva ai veneziani di lasciare da parte le occu-pazioni di tutti i giorni per dedicarsi totalmente ai divertimenti. In quei momenti venivamesso da parte ogni freno inibitore e, celata la propria identità dietro una maschera,ogni veneziano poteva sognare di realizzare i propri sogni più nascosti. Venezia di-ventò l’alta scuola europea del piacere e del gioco, della maschera e dell’irrespon-sabilità. Il segno tangibile di questo exploit sono le maschere della tradizioneveneziana. Nulla è lasciata al caso, ogni abito, ogni accessorio, è realizzato con lamassima attenzione. La realizzazione della “Larva” e della “Moretta” (che erano lemascherine che coprivano il viso rispettivamente degli uomini e delle donne) era dicompetenza di artigiani che appartenevano alla frangia dei pittori. Questi artigiani,chiamati “maschereri”,erano aiutati dai “targheri” che imprimevano sopra lo stuccovolti dipinti, a volte di ridicola fisionomia, con dovizia di particolari. Durante il Carne-vale, i Veneziani si concedevano trasgressioni di ogni tipo e la Bauta e la Morettaerano utilizzate per mantenere l’anonimato e consentire qualsiasi gioco proibito, siada parte di uomini che da parte di donne.

“Qui la moglie e là il maritoOgnuno va dove gli par

Ognuno corre a qualche invito,chi a giocar, chi a ballar!”

Ho vissuto 5 anni a Venezia, ne ho assorbito l’atmosfera, ammirato lo splendore econdiviso le abitudini. Di questa mia esperienza ho voluto portarne un po’ anche aVilla del Carmine. Ho voluto condividere con i nonni la mia passione per le maschered’epoca scoperta in quel periodo. Quale migliore occasione del carnevale 2012? Ab-biamo organizzato una festa di carnevale, abbiamo coinvolto i nostri ospiti, ma so-prattutto abbiamo vissuto tutti una bella esperienza.

Marzia

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È arrivato Carnevale in Villa...Canti, balli, filastrocche e tanta allegria

La festa di Carnevale è stato un momento di gran divertimento. Dietro i frizzi, ilazzi e gli schiamazzi, siamo ritornati tutti bambini, con lo stesso desiderio di gio-care e divertirci. E la rima delle filastrocche ha aiutato i nonni in questa corsa in-dietro nel tempo.Vanda Magagnoli, Alberta Scarsella, Agata Mastropietro, Giovina Cerellahanno recitato:

“Sentite un po’, cari parenti,siamo giunti a Carnevalee a goder qualche cosinanon c’è poi tanto nulla di male.Alla fine non pretendiamociò che voi non ci potete dare...Di teatro non ci intendiamonoi ballar non sappiamo...Ma come è bello teatro e canto...Desideriamo un sorriso...e un applauso soltanto!

... con coriandoli e stelline...La carrellata di filastrocche raccontate dai nonni continua con la verve di AdalgisaDi Felice, Clara Nurzia, Giuseppina Lauri, Flora Ranchi e Vera Camarca con:

“E’ arrivato Carnevale con coriandoli,stelline e graziose mascherine.Van cantando per la via, in allegra compagnia,Arlecchino e Pulcinella,Balanzone con Brighellae Rosaura e Colombina.Con le maschere la gentese la spassa assai beata,è stagione spensierata,va passata allegramente!”

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Arrivano le maschere!Eliseo Mantenuto, Antonio Cipriani, Andrea Molinari,

Lidia Natellis, ci hanno allietato con:

Arrivano le maschere !

“C'era una volta il signor Arlecchinoche a tutti quanti faceva l'inchino e,

se nessuno gli offriva il caffè,lui si girava e faceva pè- pè

ma cos’è ma cosa non èma cos’è ma cosa non è

E pulcinella, che è un grande imbroglionesi divertiva a fare il burlone,

scherzava sempre faceva arrabbiarechi non voleva per niente giocare.

ma cos’è ma cosa non èma cos’è ma cosa non è

Ecco con noi il dottor Balanzone,da tutti quanti pretende attenzionee se qualcuno non vuole ascoltareresti con noi e si metta a cantare.

ma cos’è ma cosa non èma cos’è ma cosa non è

Ma la più bella e anche carinafra tutti quanti è Colombina,

si veste bene ed eleganteusa un profumo troppo piccante.

ma cos’è ma cosa non èma cos’è ma cosa non è

È CARNEVALE TRALLALERO TRALLALA’!!!!”

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La Mazurca della NonnaQuando senti l'orchestrina, tra una danzaamericana, che strimpella una mazurca dal-l'aria paesana, pensi allora alla "quadriglia"d'un bel tempo che passò, quando usava la"pariglia" attaccata al "landò" quando nonc'erano i tanghi e i fox-trot!

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Ah... la mazurca che ballava lamia nonna con le trecce a penzolonie con i mutandoni sotto la suagonna.Quando mio nonno, per baciare lasua mano non usava la scaletta,ma la bicicletta fino al primopiano...

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Tanti Auguri a Caterina Raparelli

Caterina RaparelliCaterina Raparelli è una allegra nonnina ospitedi Villa del Carmine. Nata il 3 marzo 1912, èqui con noi dal mese di settembre 2009. Hafesteggiato il suo centesimo compleanno inVilla insieme ai suoi tanti affettuosi parenti.Perché di parenti, Caterina, ne ha veramentetanti. Basti pensare che ha avuto sette figli eche tra questi, i nipoti e i pronipoti, sono quasiuna trentina. Lei, inoltre, è la prima di cinquefigli. A sentirla raccontare la storia della sua in-tensa vita ci si rende conto che abbiamo a chefare con una donna che ha lavorato tanto, hastretto la cinghia quando era necessario e hacercato di inculcare una rigida educazione aifigli, consapevole che solo con ferree regolepoteva sperare di tenerli tutti a bada. A Civita-tomassa, paese d’origine e di vita, Caterinaera conosciuta per essere una gran bella ra-gazza, con un padre emigrato in America peresigenze di lavoro, che non tornò più, e unozio che pian piano prese il suo posto al fiancodella madre. In paese erano diversi i ragazzi che la corteggiavano, ma solo uno riu-scì a spuntarla, e la portò sull’altare: un manovale, Nello Madama, che l’ha amata pertutta la vita e con il quale ha concepito e allevato i suoi 7 figli. Frugando nel cassettodella memoria, intasato dalle tante canzoncine e filastrocche che Caterina ricordaalla perfezione, spuntano fuori aneddoti che lasciano intendere quanto sia stata dif-ficile, ma anche festosa, la sua gioventù. Le piace ricordare che amava fare il suo “ri-tratto” sulla neve quando andava a “cogliere l’acqua alla fonte”. La fonte del paeseera posizionata in fondo alla collina, e la fatica che facevano le ragazze per raggiun-gerla e fare il loro dovere, era veramente tanta. Quando la neve imbiancava Scoppitoe le sue frazioni, Caterina e le sue amiche, in attesa che il filo d’acqua della fontanariempisse la sua conca di rame, si lasciava cadere con la schiena sulla neve a brac-cia spalancate. Questa era la trasgressione che si concedeva Caterina, un gioco in-nocuo che rischiava, però, di procurarle seri problemi di salute. Per questo sua madrenon voleva che lo facesse: chi avrebbe preso l’acqua alla fonte se lei si fosse am-malata? Ma la sua storia ci racconta che la tempra di Caterina è forte, basta osser-varla adesso, mentre lavora con l’uncinetto uno dei suoi innumerevoli centrinidestinati ad arricchire le abitazioni di nipoti e figli. Ebbene, i suoi primi cento anni, nonpoteva che festeggiarli così, serenamente circondata dall’affetto di tutti, a Villa delCarmine.

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Tanti Auguri a Giorgio Morico

Giorgio è nato il 7 febbraio del 1912. Originario di Castel Del Monte, inizia a la-vorare a soli 14 anni lontano dalla sua fami-glia. Dapprima in Basilicata, poi in Abruzzoper arrivare fino a Livorno dove presta servi-zio militare nel Corpo dei Bersaglieri. Sisposa nel 1936 con Teresa Trulli. Dopo dueanni si trasferisce con la famiglia in Etiopiadove approfitta delle concessioni terrierefatte dopo la guerra d’Africa. Nel 1941, in se-guito all’invasione inglese dell’Etiopia, Gior-gio viene deportato in un campo di prigioniain Tanzania. Le donne restano in Etiopia, e quindi la moglie di Giorgio, Teresa, restain un campo di prigionia del posto e lì, nel 1942, dà alla luce il suo secondo figlio.I due coniugi restano separati fino al 1947 quando la famiglia viene fatta rimpa-triare e anche lui finisce la triste esperienza della prigionia. Ma in Italia Giorgio Mo-rico trova povertà e disperazione. Per questo decide di partire di nuovo, e va inBelgio dove lavora in miniera fino al 1967. Nel frattempo, nel 1948, nasce la terzafiglia e nel 1951 muore sua moglie. Giorgio Morico rimane vedovo e solo dopo 14anni decide di risposarsi con Iole Scardone. Al suo rientro in Italia, nel 1967, Gior-gio Morico trova lavoro nel campo delle assicurazioni, ma la sua grande passionesono le attività legate al corpo dei Bersaglieri. Fino al 5 aprile del 2009 ha abitatoin Via Sallustio a L’Aquila, e proprio lì lo ha sorpreso il terribile sisma che ha colpitola città. Da quel giorno è vissuto qui, a Villa del Carmine, ed è proprio qui che hafesteggiato il suo 100° compleanno insieme ai 3 figli, 7 nipoti e 13 pronipoti che lohanno raggiunto per l’occasione.

l a d e l C a r m i n e

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Febbraio 2012: nevicataa L’Aquila come nel 1956Domenico Santavicca ci racconta la nevicata del 1956

Febbraio 2012 ci ha portato una nevicata straordinaria, superiore ad ogni previ-sione. La coltre bianca e soffice che ha ricoperto tutto ciò che circonda la Villa, ha ri-portato i nostri ospiti indietro nel tempo. I ricordi tornano al 1956, quando, nel mesedi febbraio, un’ondata eccezionale di freddo investì tutta l’Italia, coprendola di nevee gelo, con un’intensità tale da essere definita la “nevicata del secolo”. Domenico Santavicca, nostro allegro e simpatico nonno di 89 anni, e ospite di Villadel Carmine da 3 anni, ci racconta la sua personale esperienza in quell’occasione.

“Il 2 febbraio mi sono svegliato nella mia camera di villa del Carmine e, guardandodalla finestra, ho visto il panorama completamente cambiato: era tutto coperto dallaneve! Tanta, tanta neve. E continuava a scendere giù abbondante! Al caldo della miastanza la mia mente è tornata indietro nel tempo. Anche la mattina dell’8 febbraio1956, ci svegliammo completamente avvolti da neve altissima. Fuori casa nostra cen’era almeno un metro. Fummo colti di sorpresa, e ci spaventammo dinanzi a quellospettacolo. Mia moglie quella mattina doveva raccogliere il pane da portare al fornoper la cottura, e lo doveva fare passando di casa in casa, per le vie del paese. Insiemeai vicini di casa, dopo il primo momento di smarrimento, ci vestimmo con indumentimolto pesanti, e, armati di pale, iniziammo a togliere la neve. Riuscivamo solo acreare uno stretto corridoio in mezzo alla neve, ma, anche se con difficoltà, almenosi poteva camminare per le strade del paese. Spalammo neve tutto il giorno. La sera,mentre tornavo a casa stanchissimo, incontrai un uomo molto anziano che era moltoimpaurito: temeva che il tetto di casa sua potesse crollare sotto il peso della neve.Decisi di tranquillizzarlo e salii su una scala poggiata sul muro. Con tanta difficoltà co-minciai a far cadere la neve, ma la stanchezza e il freddo si facevano sentire, quindi

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decisi di scendere per riposare un po’. Il vecchio proprietario della casa volle offrirmiun bicchiere di vino, e nonostante il mio cortese rifiuto, prese a insistere con talmentetanta determinazione che cedetti per non fargli dispiacere. Ma si sa, il vino è un ot-timo compagno, ma non va bevuto a stomaco vuoto. Tornai a spalare la neve sultetto, ma dopo pochi minuti iniziai a sentirmi male. Avevo le vertigini e preoccupantibrividi di freddo. Di lì a poco passò sotto quel tetto anche mia moglie, che tornavacompletamente fradicia dalla sua giornata di lavoro. Si accorse subito che qualcosanon andava e mi fece scendere immediatamente dal tetto per portarmi in casa. Mifece infilare nel letto e mi coprì fin sulla fronte. Mi preparò una tazza di vino caldo (ot-timo rimedio per contrastare i sintomi influenzali) e mi addormentai. Quando mi sve-glia tornai immediatamente in strada a terminare il lavoro incompiuto. Ma mentre erosul tetto mi venne una brillante idea. Mi procurai delle scatole di sale e le rovesciaisul tetto. In questo modo la neve si sciolse più velocemente e cadde giù. Fu un pe-riodo difficile, di grande lavoro per tutti noi e vi posso assicurare che la nevicata del’56 non aveva nulla a che vedere con questa del 2012. Oggi è molto più semplice su-perare i disagi che comporta un’abbondantissima nevicata. Allora si poteva speraresolo nella buona volontà e nella fatica degli uomini e delle donne del paese. Adessoci sono i mezzi che spalano la neve, le macchine attrezzate con le gomme termicheo le catene. Insomma… che vi lamentate a fare? Noi sì, che dovevamo lamentarci! Einvece ci rimboccavamo le maniche e lavoravamo!”

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Mi è impossibile dirvi la mia età:cambia tutti i giorni

Alphonse Allais

Via S. MariaScoppito - L’AquilaTel. 0862.717065

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Il Cantastorie di Villa del CarmineRivista mensile a distribuzione gratuitaAut. Trib. AQ n. 7/2012 Reg. Stampa

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Con la collaborazione diLuana Masciovecchio

Con la partecipazione dello StaffAlessandra Pace, Palma Di Curzio, Maddalena Amicuzzi, Esterina Santucci,

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