Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95%...

20
TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE E enti Inserto pubblicitario gratuito Anno 4 N ° 13 Lunedì 23 Maggio 2011 SANITà D’ECCELLENZA I dati del Rapporto Osser- vasalute 2010 (presentato di recente) evidenziano che gli italiani sono complessi- vamente in buona salute, ma confermano altresì il progres- sivo aumento delle differenze tra macroaree geografiche, tra singole regioni e tra uomini e donne. Analizzando, in particolare, i risultati relativi alla spesa sanitaria pubblica in rappor- to al Pil, si osserva che è au- mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut- tavia significative differenze, in quanto si va da un minimo del 4,9% in Lombardia a un massimo del 10,76% in Cala- bria. Tra i numerosi dati pre- sentati, volendo selezionare nello specifico le peculiarità delle regioni del Centro-Nord, emerge che l’Emilia-Romagna è l’area più multietnica in Ita- lia, quella con più obesi insie- me alla Campania, ma anche una delle più longeve. Buone prestazioni per le donazioni: nel 2009 l’Emilia-Romagna è stata l’unica in Italia a trapian- tare più pazienti residenti ex- tra regione (52,1%) rispetto ai locali (47,9%), e la regione con la migliore sopravvivenza per organo e paziente a un anno dal trapianto. Il sistema sanitario della Re- gione Toscana conferma di godere ottima salute: lo dimo- strano i principali macroindi- catori quali la mortalità com- plessiva (110,44 per 10.000 abitanti contro i 113,91 na- zionali), la speranza di vita (in particolare per i maschi 79,3 anni contro 78,7 nazionali) e la mortalità infantile (2,9 casi per mille nati vivi contro i 3,4 nazionali). Sul fronte dell’or- ganizzazione dell’assistenza ospedaliera, presenta nel 2007 il tasso standardizzato di di- missioni ospedaliere comples- sive più basso d’Italia, pari a 153,8 per mille contro una media italiana di 193. L’Umbria è la Regione che presenta la migliore copertura vaccinale antinfluenzale per chi ha oltre 65 anni: infatti, nella stagione 2009-2010 si è vaccinato il 77,5% delle perso- ne in questa fascia d’età contro una quota media in Italia del 65,6%. I cittadini umbri sono piuttosto soddisfatti dell’assi- stenza ospedaliera: nel bien- nio2007-2009, per quanto riguarda l’assistenza medica ricevuta durante il ricovero, solo il 4,8% degli intervistati si è dichiarato poco o per niente soddisfatto, contro un valore medio nazionale di insoddi- sfazione pari al 7,9%. Le Marche si sono dimostrate la regione con le donne più longeve. La popolazione è in crescita: nascono 8,2 persone su 1.000 abitanti per anno, contro una media nazionale del 6. La Regione, tuttavia, ha il più elevato tasso di ospeda- lizzazione di uomini per ma- lattie ischemiche del cuore. I più longevi in Emilia Romagna I dati delle regioni italiane nel rapporto Osservasalute S an Marino, piccola encla- ve italiana, consapevole delle proprie esclusive pecu- liarità, intende distinguersi anche in ambito sanitario, come avviene da oltre 55 an- ni a questa parte, per l’alta qualità offerta dall’Istituto Sicurezza Sociale (ISS) all’in- terno della Repubblica, e aprirsi, sempre di più, verso l’esterno, ponendo il Titano all’interno della più grande rete sanitaria internaziona- le. “È per noi un motivo di vanto essere stati fra i primi, nel 1955, ad avere istituito un Servizio sanitario nazionale che garantisse non solo la sa- nità pubblica per tutti i nostri cittadini, ma anche la loro libertà dal bisogno”, afferma Claudio Podeschi, Segretario di Stato per la Sanità. Il 22 dicembre 1955, con una leg- ge dello Stato, venne istituito il sistema obbligatorio di Si- curezza Sociale, che gradual- mente avrebbe contemplato non solo l’erogazione di pre- stazioni sanitarie, ma anche di quelle economiche tempo- ranee e vitalizie e altre forme assistenziali a tutti i cittadini sammarinesi e ai residenti. “Da allora la nostra politica sanitaria - prosegue Podeschi - ha perseguito sempre due linee fondamentali: l’aggior- namento costante della legi- slazione ed il potenziamento e la ricerca della qualità dei servizi erogati, considerando questo il vero banco di pro- va dell’efficienza dell’orga- nizzazione sanitaria, intesa come investimento nella pre- venzione e miglioramento dell’assistenza, al fine di tu- telare la salute del cittadino”. È da queste basi che nasce il Piano Sanitario e Socio-sani- tario Nazionale per il trien- nio 2011-13: “Considerata la forte integrazione esistente fra l’ambito sanitario e quello sociale nell’attuale assetto dei servizi offerti ai nostri citta- dini, abbiamo ritenuto op- portuno sviluppare un unico Piano che includa entrambe le componenti in modo in- tegrato. In continuità con i principi del precedente Pia- no - aggiunge il segretario di Stato - intendiamo foca- lizzare l’attenzione sul fatto che i fenomeni collegati alla salute hanno assunto sempre più una dimensione globale e che, nello stesso tempo, si richiede per la loro soluzione un’azione capillare a livello locale. Inevitabilmente an- che San Marino dovrà pren- dere in considerazione que- sto aspetto per non rimanere isolato. Infatti, per la propria condizione di piccolo Stato indipendente, la nostra Re- pubblica ha la necessità, non solo di confrontarsi con le politiche di salute sviluppate a livello mondiale, ma anche di interagire con i sistemi sanitari e sociali di altri Pa- esi, specie con l’Italia e con le regioni limitrofe, crean- do un sistema strutturato di ‘reti’, interne e con l’esterno, di concerto con l’Oms di cui facciamo parte, indispensa- bili per dare risposte efficaci ai bisogni di salute e garan- tire il benessere ai nostri cit- tadini”. San Marino, per la propria snellezza burocrati- ca, che può consentire, quin- di, una maggiore agilità di azione pur nel rispetto delle norme internazionali, si col- loca a pieno titolo in una rete sanitaria che richiede sem- pre più flessibilità. “Quando tutto ruota attorno ad una sola testa, è più facile e velo- ce prendere delle decisioni: nel piccolo possono crescere grandi modelli organizzativi. Grazie a questa flessibilità ci poniamo anche come validi interlocutori per sviluppare interessanti programmi di ricerca e sperimentazione. È così, ad esempio, per quanto riguarda il campo delle tera- pie avanzate, nel rispetto del- le regole del nostro Comitato di Bioetica e Etico. La nostra Università può diventare una meta per ricercatori al fine di sviluppare progetti inno- vativi in sinergia con l’Ospe- dale di Stato, con le struttu- re private accreditate e con Centri di eccellenza a livello internazionale.” Inoltre, in ambito assistenziale, anche grazie agli interscambi già in essere con alcune importanti strutture italiane, si è ulte- riormente elevato il livello della qualità offerta. “Siamo all’avanguardia in molti set- tori grazie alle competenze dei nostri professionisti sam- marinesi e alle collaborazio- ni con medici di fama inter- nazionale. Questa efficace rete di scambi ci consente di essere, a nostra volta, al ser- vizio di altre realtà sanitarie italiane, in un reciproco in- teresse finalizzato alla salute del cittadino”. ■■ ISTITUTO SICUREZZA SOCIALE / Il nuovo piano nazionale per il triennio 2011-2013 La politica sanitaria a San Marino Si muove su due linee fondamentali: l’aggiornamento costante della legislazione e il potenziamento e la ricerca della qualità dei servizi erogati Claudio Podeschi, Segretario di Stato alla Sanità Istituto per la Sicurezza Sociale Ospedale di Stato della Repubblica di S. Marino Il 22 dicembre 1955, con una legge dello Stato, venne istituito il sistema obbligatorio di Sicurezza Sociale, che gradualmente avrebbe contemplato non solo l’erogazione di prestazioni sanitarie, ma anche di quelle economiche temporanee e vitalizie e altre forme assistenziali a tutti i cittadini sammarinesi e ai residenti

Transcript of Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95%...

Page 1: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

E entiInserto pubblicitario gratuito

Anno 4 N° 13 Lunedì 23 Maggio 2011

SANITà d’eccelleNzA

I dati del Rapporto Osser-vasalute 2010 (presentato

di recente) evidenziano che gli italiani sono complessi-vamente in buona salute, ma confermano altresì il progres-sivo aumento delle differenze tra macroaree geografiche, tra singole regioni e tra uomini e donne. Analizzando, in particolare, i risultati relativi alla spesa sanitaria pubblica in rappor-to al Pil, si osserva che è au-mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative differenze, in quanto si va da un minimo del 4,9% in Lombardia a un

massimo del 10,76% in Cala-bria. Tra i numerosi dati pre-sentati, volendo selezionare nello specifico le peculiarità delle regioni del Centro-Nord, emerge che l’Emilia-Romagna è l’area più multietnica in Ita-lia, quella con più obesi insie-me alla Campania, ma anche una delle più longeve. Buone prestazioni per le donazioni: nel 2009 l’Emilia-Romagna è stata l’unica in Italia a trapian-tare più pazienti residenti ex-tra regione (52,1%) rispetto ai locali (47,9%), e la regione con la migliore sopravvivenza per organo e paziente a un anno dal trapianto.Il sistema sanitario della Re-

gione Toscana conferma di godere ottima salute: lo dimo-strano i principali macroindi-catori quali la mortalità com-plessiva (110,44 per 10.000 abitanti contro i 113,91 na-zionali), la speranza di vita (in particolare per i maschi 79,3 anni contro 78,7 nazionali) e la mortalità infantile (2,9 casi per mille nati vivi contro i 3,4 nazionali). Sul fronte dell’or-ganizzazione dell’assistenza ospedaliera, presenta nel 2007 il tasso standardizzato di di-missioni ospedaliere comples-sive più basso d’Italia, pari a 153,8 per mille contro una media italiana di 193.L’Umbria è la Regione che

presenta la migliore copertura vaccinale antinfluenzale per chi ha oltre 65 anni: infatti, nella stagione 2009-2010 si è vaccinato il 77,5% delle perso-ne in questa fascia d’età contro una quota media in Italia del 65,6%. I cittadini umbri sono piuttosto soddisfatti dell’assi-stenza ospedaliera: nel bien-nio2007-2009, per quanto riguarda l’assistenza medica ricevuta durante il ricovero, solo il 4,8% degli intervistati si è dichiarato poco o per niente soddisfatto, contro un valore medio nazionale di insoddi-sfazione pari al 7,9%.Le Marche si sono dimostrate la regione con le donne più longeve. La popolazione è in crescita: nascono 8,2 persone su 1.000 abitanti per anno, contro una media nazionale del 6. La Regione, tuttavia, ha il più elevato tasso di ospeda-lizzazione di uomini per ma-lattie ischemiche del cuore.

I più longevi in emilia RomagnaI dati delle regioni italiane nel rapporto Osservasalute

San Marino, piccola encla-ve italiana, consapevole

delle proprie esclusive pecu-liarità, intende distinguersi anche in ambito sanitario, come avviene da oltre 55 an-ni a questa parte, per l’alta qualità offerta dall’Istituto Sicurezza Sociale (ISS) all’in-terno della Repubblica, e aprirsi, sempre di più, verso l’esterno, ponendo il Titano all’interno della più grande rete sanitaria internaziona-le. “È per noi un motivo di vanto essere stati fra i primi, nel 1955, ad avere istituito un Servizio sanitario nazionale che garantisse non solo la sa-nità pubblica per tutti i nostri cittadini, ma anche la loro libertà dal bisogno”, afferma Claudio Podeschi, Segretario di Stato per la Sanità. Il 22 dicembre 1955, con una leg-ge dello Stato, venne istituito il sistema obbligatorio di Si-curezza Sociale, che gradual-mente avrebbe contemplato non solo l’erogazione di pre-stazioni sanitarie, ma anche

di quelle economiche tempo-ranee e vitalizie e altre forme assistenziali a tutti i cittadini sammarinesi e ai residenti. “Da allora la nostra politica sanitaria - prosegue Podeschi - ha perseguito sempre due linee fondamentali: l’aggior-namento costante della legi-slazione ed il potenziamento e la ricerca della qualità dei servizi erogati, considerando

questo il vero banco di pro-va dell’efficienza dell’orga-nizzazione sanitaria, intesa come investimento nella pre-venzione e miglioramento dell’assistenza, al fine di tu-telare la salute del cittadino”. È da queste basi che nasce il Piano Sanitario e Socio-sani-tario Nazionale per il trien-nio 2011-13: “Considerata la forte integrazione esistente fra l’ambito sanitario e quello sociale nell’attuale assetto dei servizi offerti ai nostri citta-dini, abbiamo ritenuto op-portuno sviluppare un unico Piano che includa entrambe le componenti in modo in-tegrato. In continuità con i principi del precedente Pia-no - aggiunge il segretario di Stato - intendiamo foca-lizzare l’attenzione sul fatto che i fenomeni collegati alla salute hanno assunto sempre più una dimensione globale e che, nello stesso tempo, si richiede per la loro soluzione un’azione capillare a livello locale. Inevitabilmente an-

che San Marino dovrà pren-dere in considerazione que-sto aspetto per non rimanere isolato. Infatti, per la propria condizione di piccolo Stato indipendente, la nostra Re-pubblica ha la necessità, non solo di confrontarsi con le politiche di salute sviluppate a livello mondiale, ma anche di interagire con i sistemi sanitari e sociali di altri Pa-esi, specie con l’Italia e con le regioni limitrofe, crean-do un sistema strutturato di ‘reti’, interne e con l’esterno, di concerto con l’Oms di cui facciamo parte, indispensa-bili per dare risposte efficaci ai bisogni di salute e garan-tire il benessere ai nostri cit-tadini”. San Marino, per la propria snellezza burocrati-ca, che può consentire, quin-di, una maggiore agilità di azione pur nel rispetto delle norme internazionali, si col-loca a pieno titolo in una rete sanitaria che richiede sem-pre più flessibilità. “Quando tutto ruota attorno ad una

sola testa, è più facile e velo-ce prendere delle decisioni: nel piccolo possono crescere grandi modelli organizzativi. Grazie a questa flessibilità ci poniamo anche come validi interlocutori per sviluppare interessanti programmi di ricerca e sperimentazione. È così, ad esempio, per quanto riguarda il campo delle tera-pie avanzate, nel rispetto del-le regole del nostro Comitato di Bioetica e Etico. La nostra Università può diventare una meta per ricercatori al fine di sviluppare progetti inno-vativi in sinergia con l’Ospe-dale di Stato, con le struttu-re private accreditate e con

Centri di eccellenza a livello internazionale.” Inoltre, in ambito assistenziale, anche grazie agli interscambi già in essere con alcune importanti strutture italiane, si è ulte-riormente elevato il livello della qualità offerta. “Siamo all’avanguardia in molti set-tori grazie alle competenze dei nostri professionisti sam-marinesi e alle collaborazio-ni con medici di fama inter-nazionale. Questa efficace rete di scambi ci consente di essere, a nostra volta, al ser-vizio di altre realtà sanitarie italiane, in un reciproco in-teresse finalizzato alla salute del cittadino”.

■■■ ISTITUTO SICUREZZA SOCIALE / Il nuovo piano nazionale per il triennio 2011-2013

la politica sanitaria a San MarinoSi muove su due linee fondamentali: l’aggiornamento costante della legislazione e il potenziamento e la ricerca della qualità dei servizi erogati

Claudio Podeschi, Segretario di Stato alla Sanità

Istituto per la Sicurezza Sociale Ospedale di Stato della Repubblica di S. Marino

Il 22 dicembre 1955, con una legge dello Stato, venne istituito il sistema obbligatorio di Sicurezza

Sociale, che gradualmente avrebbe contemplato non solo l’erogazione

di prestazioni sanitarie, ma anche di quelle economiche

temporanee e vitalizie e altre forme assistenziali a tuttii cittadini sammarinesi

e ai residenti

Page 2: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 20112 Sanità d’eccellenza

Il trasferimento dell’Ospe-dale Sant’Anna di Ferrara

da corso Giovecca a Cona non è solo un trasloco, ma molto di più: servizi aggiuntivi per i cittadini, strutture più mo-derne e innovative, maggior numero di stanze e di bagni, integrazione dei blocchi ope-ratori e dei pronto soccorsi e, soprattutto, una straordinaria attenzione ai percorsi clinici dei pazienti. A riassumere i principali cambiamenti è il dottor Gabriele Rinaldi, di-rettore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara: “Il nuovo nosocomio si disegna sulle più recenti ac-quisizioni in termini di archi-tettura ospedaliera. Ci si con-centra sui percorsi migliori per i pazienti, in funzione dei loro bisogni clinici. Non sia-mo più nel centro storico, ma i vantaggi sono tanti, a partire appunto dalla facilitazione dei percorsi clinici quotidiani, or-mai non più modificabili nello spazio di corso Giovecca. Co-na si caratterizza poi per una forte innovazione, un maggio-re comfort alberghiero e un aumento dei servizi disponi-bili, in ambito sia tecnologico che di modalità di rapporto tra la struttura ospedaliera e i cittadini”. Qualche esempio concreto? Dai sei-sette letti con bagni in comune delle stanze di de-genza di medicina, urologia e ortopedia nel vecchio ospe-dale, si passa ai due letti con bagno singolo a Cona. Da un pronto soccorso generale, con il ginecologico, l’ortopedico, il

pediatrico e l’oculistico decen-trati nelle loro strutture, si ap-proda a un unico pronto soc-corso in grado di accogliere la domanda e orientarla per non far girare a vuoto i pazienti. I tre blocchi operatori separati vengono unificati in una sola piastra operatoria (tranne gli interventi di day surgery), per un’attività chirurgica molto più controllata e compattata. Anche i reparti di degenza so-no raggruppati per utilizzare al meglio tutte le risorse letti. Anche endoscopia avrà una sua area con sale di attesa e di pre-dimissione, finora gestite quasi nei corridoi.“In corso Giovecca - dice Ri-naldi - rimarranno i servizi di primo livello, cioè tutte le attività ambulatoriali. Per il resto non si tratterà di un semplice trasloco a Cona, ma di uno spostamento per l’in-novazione, perché si voglio-no fare cose nuove e diverse, in particolare per i pazienti

acuti che non riuscivamo più a sostenere. Saranno 190mila metri quadrati di superficie e 600mila metri cubi, il doppio dei 90mila metri quadrati e 300mila metri cubi di corso Giovecca. Andando in una struttura molto più grande, staremo attenti all’impatto sul personale e sul vissuto”.Il direttore generale promette che “il trasferimento si com-pirà entro il 2011, in modo graduale sulla base delle aree rese progressivamente dispo-nibili, rispettando il mandato avuto da presidenza della Re-gione e assessorato”. Nell’or-ganizzazione ospedaliera sarà rilevante il ruolo dell’Univer-sità, impegnata a costruire una moderna struttura di supporto nella zona antistan-te all’ospedale. “La nostra è un’Azienda Ospedaliera-Universitaria - spiega Rinaldi - e con il magnifico rettore e il preside di Medicina siamo d’accordo di portare a Cona tutto il triennio clinico, per-ché là c’è la parte assistenziale che va accompagnata dalle at-tività di didattica e di ricerca e che riguarderà pure le lauree infermieristiche e delle aree sanitarie. Sui modelli innova-tivi ci aspettiamo un appoggio anche da Ingegneria, Archi-tettura, Fisica e Chimica. È una sfida molto importante non solo per la sanità ferrare-se, ma per tutta la città”.

■■■ NUOVO NOSOCOMIO / L’Ospedale Sant’Anna si trasferisce a Cona

Uno spostamento per l’innovazioneNasce una realtà all’avanguardia in fatto di servizi sanitari

Per la città di Ferrara e per tutto il suo territorio, il 2011 è l’anno dell’apertura del Nuovo Ospedale Sant’Anna. L’ormai

vecchio nosocomio di corso Giovecca è pronto a lasciare il posto a una struttura che è considerata all’avanguardia non solo a livello locale, ma anche in relazione alla regione.Si tratta di un cambiamento epocale per l’intero universo sani-tario ferrarese, che vivrà una metamorfosi radicale, sulla quale i tecnici dell’Azienda Usl e dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara stanno arrivando alle ultime conclusioni.Sono sostanzialmente due le domande che i cittadini si stanno ponendo: cosa rimarrà dell’attuale Sant’Anna in corso Giovecca e quali nuovi servizi troveranno spazio nel suo cosiddetto “anello”? Cosa, invece, verrà spostato e creato ex novo nella struttura di Cona (la frazione che ospita il nuovo ospedale)?Nei due articoli di questa pagina, le risposte e le spiegazioni dei direttori generali: il dottor Gabriele Rinaldi per il Sant’Anna e il dottor Paolo Saltari per l’Usl.

Un cambiamento radicale per Ferrara

Gabriele Rinaldi, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara

L’ingresso dell’Ospedale Sant’Anna in corso Giovecca a FerraraUn’immagine del nuovo Ospedale Sant’Anna a Cona

L’apertura del nuovo ospe-dale a Cona comporterà

una trasformazione degli spazi e delle attività del nosocomio in corso Giovecca, che sotto alcuni aspetti potremmo de-finire anche come una “Città della Salute”, ovvero un unico grande luogo in cui verranno concentrati tutti i servizi sani-tari e socio-sanitari territoriali di Ferrara. Ad anticiparlo è il dottor Paolo Saltari, diretto-re generale dell’Azienda Usl: “Abbiamo scelto di adottare un modello di assistenza primaria che definiamo Città della Salu-te sia per le dimensioni spazia-li complessive che per la com-pletezza delle funzioni accolte, ispirandoci alle esperienze di Casa della Salute già realizzate in provincia di Ferrara. Crea-re strutture sanitarie e socio-sanitarie per le cure primarie, alle quali i cittadini possano rivolgersi nell’arco dell’intera giornata, è già un obiettivo di tutta l’Emilia Romagna. Nelle Case della Salute l’assistenza primaria erogata dal Nucleo di Cure Primarie (Ncp) è integra-ta con le attività consultoriali e di specialistica ambulatoriale. Sono punti di riferimento certi dove poter trovare sempre una risposta ai diversi problemi di salute”. Questo modello or-ganizzativo regionale porterà due vantaggi ai cittadini: il potenziamento del momento dell’accoglienza, per guidarli verso il servizio che soddi-sfi al meglio le loro esigenze (evitando così le difficoltà di ambienti dispersivi come gli ospedali), e la rimodulazione dell’attività di specialistica am-bulatoriale, per offrire un’alter-nativa al ricovero ospedaliero, garantendo un livello elevato di professionalità e assistenza.Nel caso specifico della na-scente “Città della Salute” di Ferrara, i benefici immediati per la popolazione saranno ancor di più. Li illustra Saltari: “Concentrare in un unico luo-go funzioni attualmente sparse in tutto l’ambito cittadino, non

può che migliorare l’accesso ai servizi, soprattutto per le categorie di soggetti deboli, grazie a percorsi di assistenza integrati. Stiamo valutando la messa in campo di risorse per azioni innovative ad hoc e formazione di personale qua-lificato. Inoltre, la Città della Salute concretizza la razio-nalizzazione dell’offerta, resa possibile dalla convivenza di servizi di entrambe le Aziende sanitarie ferraresi all’interno della stessa struttura”.“Ciò permette - continua il direttore dell’Usl - un’integra-zione di percorsi, prestazioni e funzioni sanitarie, cui è in-

dispensabile aggiungere l’in-tegrazione del personale che può appartenere a entrambe le Aziende, a garanzia di un’ulte-riore continuità di attenzione ai cittadini. Ed è importante prevedere modalità di inte-grazione, anche multiprofes-sionale, con l’individuazione di nuovi progetti, linee guida e servizi caratterizzati da re-sponsabilità diverse, ma da obiettivi e interventi sempre condivisi”.La “Città della Salute” di corso Giovecca ospiterà tutti gli uffi-ci amministrativi e ambulato-riali dell’Azienda sanitaria lo-cale, oggi dislocati in varie sedi cittadine, come per esempio i servizi di salute mentale, tos-sicodipendenze, dialisi, pun-to prelievi, medici di medicina generale, nonché alcuni servizi del Comune di Ferrara, nell’ot-tica di una risposta ottimale ai bisogni socio-sanitari delle persone. Un’integrazione a 360 gradi, perché “all’interno del cosiddetto anello - chio-sa Saltari - verranno accolte funzioni formative didattiche realizzate per le due Aziende dall’Università di Ferrara, con la quale la collaborazione pro-seguirà per iniziative collegate all’attività di ricerca”.

La vecchia struttura si rinnovaNella sede di corso Giovecca verranno concentrate in un unico luogo funzioni attualmente sparse in tutta la città

Paolo Saltari, direttore generale dell’Azienda Usl di Ferrara

“Abbiamo scelto di adottare un modello di assistenza primaria

che definiamo Città della Salute sia per le dimensioni

spaziali complessive che per la completezza delle

funzioni accolte, ispirandoci alle esperienze di Casa

della Salute già realizzate in provincia di Ferrara”

Stampatori:ll Sole 24 Ore S.p.A. - Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano;Il Sole 24 Ore S.p.A. - Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq);Società Editrice Arena S.p.A. - Via Torricelli,14 - 37060 Caselle di Sommacampagna - (VR);Stampa Quotidiana S.r.l - Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone - Medicina - (BO);Centro Stampa Editoriale S.r.l. - Via Del Lavoro, 18 - 36040 Grisignano di Zocco - (VI);Centro Stampa Quotidiani S.p.A. - Via dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco - (BS);

Lunedì 23 Maggio 2011Ins. Pub. gratuito

TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE

Proprietario ed editoreIl Sole 24 Ore S.p.A.Via Carlo Pisacane - 20016 Pero (MI)

E enti

Page 3: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 2011 Sanità d’eccellenza 3

Lo studio, la consulenza, la ricerca: è essenziale ma

completa la struttura della Fon-dazione Valsè Pantellini di Fi-renze, che dedica i propri sforzi allo studio delle malattie dege-nerative attraverso soluzioni che hanno per “protagonisti” l’ascorbato di potassio (sale derivato dall’acido ascorbico) e il ribosio. Tutto inizia con gli studi del biochimico Gianfran-cesco Valsè Pantellini, che negli anni 50 intuisce l’importanza di questo sale derivato dalla vitamina C.Secondo i suoi studi e quelli dei ricercatori della Fondazio-ne, l’ascorbato di potassio con ribosio sembrerebbe protegge la cellula contro lo stress ossi-dativo e limitare il meccanismo di proliferazione incontrollata, che avviene tipicamente coi tumori. L’ascorbato di potassio può “proteggere” la cellula dal ri-schio di degenerazione, aven-do in questo caso funzione preventiva.Le ricerche compiute in vitro dimostrano che l’uso insieme di ascorbato di potassio e di ribosio inibiscono la prolifera-zione di cellule tumorali pri-marie e metastatiche, mentre non modificano le cellule sane. Il tema è molto delicato: la

Fondazione, la cui sede è in Spagna, e che ha per presiden-te il figlio del dottor Pantellini, Eliseo, è impegnata a studiare processi che potrebbero inter-ferire in modo positivo con l’andamento delle malattie de-generative, cancro in primis. “La nostra attività - spiega il responsabile scientifico Guido Paoli - abbina la ricerca alla consulenza. Nostro compito è quello di comprovare gli studi attraverso analisi sul campo. Per fare ciò collaboriamo con università, istituti di ricerca, li-beri professionisti e ricercatori indipendenti. Importante, in particolare, è la collaborazio-ne con la Sezione di Fisica del Dipartimento, Sanità Pubblica dell’Università di Parma. È im-portante che ciò che teorizzia-mo venga comprovato da strut-ture accreditate, in modo che la conoscenza possa progredire sulla base di dati certi e da tutti considerati tali”.La Fondazione vive grazie al contributo degli associati, che a fronte di un’iscrizione del valo-re di 150 euro hanno diritto per un anno al servizio di consu-lenza medica gratuita (secondo quanto stabilito dalla normati-va, infatti, la Fondazione non può prendere visione di dati cli-nici di persone non associate).

Grazie alle quote associative la Fondazione è in grado di atti-vare i progetti: “Ultimo in or-dine di tempo quello in essere con l’Università di Parma, con la quale stiamo ripetendo la fa-se pre-clinica della ricerca. Al progetto è impegnato un borsi-sta biologo”. Nonostante la dimensione del-la Fondazione sia esigua, ad essa si rivolgono centinaia di persone (molte delle quali affet-te da patologie degenerative):

la comunicazione dell’esisten-za di una realtà che studia da un’altra prospettiva le malattie degenerative e la loro causa av-viene attraverso il passaparola, le ricerche sul web e i forum di discussione on line.È importante sottolineare che la Fondazione, attraverso la consulenza e il sito, non pro-mette miracoli: offre le cono-scenze acquisite, le “ipotesi di lavoro” (supportate da fatti, da-ti e ricerche scientifiche). “La nostra visione del problema - precisa il responsabile scienti-fico - è diversa rispetto a quella di altri centri di ricerca. Ciò che è importante è che il progetto di studio non sia in competi-zione con altre metodologie di cura. L’oggetto del nostro stu-dio, l’ascorbato di potassio con

ribosio, è una risorsa, perché limita l’effetto collaterale delle cure delle malattie degenera-tive. Riteniamo, inoltre, che il metodo da noi studiato vada ad agire sui meccanismi fisiologi-ci che modificano la cellula in senso tumorale. Queste sono le ipotesi di lavoro che proponia-mo, certi che la scienza possa progredire con il contributo e la collaborazione di tutti”.L’impegno della Fondazione Valsè Pantellini è forte anche nei confronti della divulga-zione, che viene demandata a soggetti terzi, in modo che la validità sia certa. “Possediamo molti dati sperimentali - prose-gue il dottor Paoli -. Purtroppo molti di questi sono in attesa di essere pubblicati dalle riviste scientifiche”.

La ricerca abbinata alla consulenzaLa Fondazione Valsè Pantellini di Firenze è impegnata a studiare le cause di alcune malattie degenerative, concentrandosi su ascorbato di potassio e ribosio

Il fondatore Gianfrancesco Valsè Pantellini

I dottori Andrea Bolognesi e Guido Paoli

Secondo gli studi del dottor Pantellini e dei ricercatori

della Fondazione, l’ascorbato di potassio con ribosio

sembrerebbe proteggere la cellula contro lo stress

ossidativo e limitare il meccanismo di proliferazione

incontrollata, che avviene tipicamente coi tumori

Page 4: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 20114 Sanità d’eccellenza

“Dolore” è un termine generico, e viene trattato dal punto di vista medico dai

tanti specialisti in tutti i centri di cura. Altro è invece il dolore cronico, ossia quel dolore che affligge un soggetto che abbia avuto un danno, o una neuropatia, la cui risultante sia un dolore persistente che non smette più.Il sollievo a questo genere di sofferenze, che affliggono un numero impressionante di per-

sone, unitamente alla sensibilizzazione nei confronti di questo tema, e al supporto alla ricerca scientifica, è uno degli scopi che si prefigge la Fondazione Isal. Spiega il presi-dente William Raffaeli: “Non molto si sa an-cora del dolore cronico, che si sviluppa in al-cuni soggetti e in altri no. L’unica condizione sempre presente è quella delle cronicità. Que-sta disciplina è una materia della Sanità e co-me tale deve essere trattata, perché porta con sé importanti conseguenze: da studi da noi effettuati risulta per esempio che il 30% delle persone affette da dolore cronico soffre anche di depressione persistente. Un altro studio di antropologia ha poi evidenziato che chi soffre di dolore cronico non sa dare un significato compiuto al proprio star male. Il risultato? Le persone si sentono sole e non capite”. Un 17,6% di questi soggetti perde il lavoro. Que-sto genera un ulteriore disagio economico, specie se si ricorda che questa patologia col-pisce fasce di persone giovani. Si pensi che il dolore costa all’economia nazionale 3 milioni di ore lavorative e oltre 3 milioni di euro in farmaci e prestazioni“Ciò per cui la Fondazione Isal si batte è fare in modo che il dolore cronico non venga con-siderato solo un sintomo di un’altra malat-tia. Il dolore è una patologia che colpisce 12 milioni di persone – prosegue Raffaeli – Noi desideriamo ridare significato allo studio del loro dolore”.Quali sono i soggetti che sono più effetti da dolore cronico? Quelli che soffrono di dolori del rachide (esiti di interventi), di dolore da esiti di interventi chirurgici, giovani con mie-lolesioni; soggetti con dolori di origine ner-vosa centrale. A essere affette sono le donne più degli uomini.

La Fondazione Isal è at-tiva su più fronti: uno di questi è la sensibilizza-zione sul territorio, che avviene attraverso le tante sedi (40) presso le quali operano medici e volon-tari. Altro fronte “caldo” è quello della ricerca, che vede la Fondazione col-laborare, anche attraver-so propri borsisti, con le università di Bologna, Parma, Philadelphia, San Francisco. La formazione è sempre stata, sin dalla nascita della Fondazione – era il 1993 – uno degli obiettivi di Raffaeli e dei suoi collaboratori: sino ad oggi sono stati forma-ti 450 medici, diventati i direttori dei centri di te-rapia del dolore sparsi sul territorio.Il nostro Paese ha adot-tato, in tema di dolore cronico, un approccio innovativo. Spiega il pre-sidente: “L’Italia ha scelto di normare questa patolo-gia. Ha stabilito per legge il diritto a non soffrire, grazie alla legge 38 del 15 marzo 2010. Ciò che attiene il dolore cronico e la sua cura non viene lasciato al caso. La legge prevede centri specialistici regionali. E la nostra Fondazione supporta questo processo con la conoscenza, e dà voce alle persone con dolore”.Evento importante, in questo 2010, sarà la giornata celebrativa del dolore, in sinergia con il progetto “Cento città contro il dolore”, il cui scopo è quello di sviluppare una rete di solidarietà, scientifica e sociale, che metta in collegamento i medici che si occupano di te-rapia del dolore cronico e oncologico e i cit-

tadini che soffrono. A breve la Fondazione at-tiverà anche un call center, al quale gli utenti potranno rivolgersi sia per conoscere la sede Isal più vicina, che per avere consigli, a cura di un gruppo di medici volontari. “Si pensi che mediamente un paziente spende 1.000 euro, per visite ad almeno cinque specialisti, prima di giungere presso un centro di terapia del dolore. Questo pellegrinare ha una durata di due an-ni. Anche il call center può servire per fornire rapidamente le giuste indicazioni a persone che non sanno a chi chiedere aiuto”.

Un centro attivo contro il doloreFormazione, ricerca e divulgazione per la Fondazione Isal

Il personale medico e paramedico del reparto di terapia del dolore/hospice di Rimini e personale di fondazione Isal

Da anni l’azienda Alcool-test Marketing Italy si

dedica alla fornitura di stru-menti per il controllo e la prevenzione degli abusi di al-cool e sostanze stupefacenti e psicotrope. Suoi interlocutori sono le for-ze di polizia impegnate sul campo, nonché la medicina del lavoro. Tutto nasce attor-no all’anno 2000, quando il titolare Pietro Caimmi, perito fisico, dopo una serie di espe-rienze in altri settori, decide di dedicarsi a un’attività con sottostante un progetto stabi-le e di ampio respiro: l’ambi-to della prevenzione diventa l’ideale mercato, a supporto dell’impegno profuso quoti-dianamente dallo Stato. Tutte le strumentazioni di Alcool-test Marketing Italy, spiega Pietro Caimmi: “Sono certifi-cate in fase di test direttamen-te presso di noi, e supportate dalla ricerca continua. In un mercato che si è fatto glo-balizzato, la poca professio-nalità è dietro l’angolo; per questo ci battiamo, perché vengano utilizzati strumenti dalle certificazioni verificabili e dall’uso impeccabile”. Per quanto riguarda l’abu-so di alcool, l’azienda, che

conta una rete di circa 50 tra agenti, distributori e partner, è impegnata nella prevenzio-ne con strumenti probatori e precursori, adatti per tutti i centri di polizia che si occu-pano del controllo. In ambito prevenzione il prodotto di punta è l’Alcooltest monou-so Cec1 senza dicromato di potassio. “E’ importante pre-cisare – spiega Caimmi – che

questo alcooltest, utilizzato a titolo di screening preventivo, è assolutamente in regola con quanto indicato dal ministero della Salute, che ha definito pericolosi gli alcooltest al cro-mo e li ha tolti dal commer-cio”. È dedicato invece ai coman-di delle forze dell’ordine im-pegnate nel controllo e nelle successive eventuali sanzioni

l’etilometro 7110 MkIII, che consente di analizzare l’aria alveolare nell’espirato e di vi-sualizzare su display il valore espresso direttamente in g/l di alcool nel sangue. Abbina-to a questo etilometro è, per la fase di screening che precede l’uso dello strumento, come richiesto dalle procedure, la fiala Cec monouso adat-ta al controllo veloce. Tutti gli strumenti di Alcooltest Marketing Italy, affidabili e di lunga durata, nonché resi-stenti agli urti e al trasporto, devono solo essere ricalibrati nel sensore presso i laboratori autorizzati una volta l’anno, come previsto dalla norma-tiva.Altro ambito che impegna i professionisti di Alcooltest Marketing Italy è quello della fornitura di servizi di labora-torio con conferma probato-ria ad uso forense. Il proce-dimento prevede l’utilizzo di strumenti medico diagnosti-ci da usare con rapidità, per accertare in un solo prelievo – già presso il comando del-le forze dell’ordine – l’abuso di sostanze stupefacenti o al-cool, garantendo la catena di custodia del prelievo positi-vo. Il prelievo di saliva viene

eseguito con il modello KTcC_Rml Oracet del-la statunitense Branan Medical Corporation; è a cura dei corrieri la consegna del campio-ne presso il laboratorio, che a sua volta esegue gli accertamenti e in 48 ore comunica l’esito del test. Il servizio è disponibi-le su tutto il ter-ritorio nazio-nale, e: “Comporta meno costi per le forze di polizia, ol-tre che meno disagi per i citta-dini. Grazie alla serietà dei la-boratori, inoltre, sono evitati i falsi positivi. È bene ricorda-re, ma il discorso vale per tut-ti i dispositivi diagnostici, che oltre alla elevata qualità degli strumenti – che noi garantia-mo – è fondamentale un uso

corretto degli stessi”. Proprio per questo motivo Alcooltest Marketing Italy è impegnata da sempre nella formazione degli utilizzatori dei diversi prodotti. Ma non solo. “Lavo-riamo in sinergia anche con le realtà che si impegnano per la prevenzione sul territorio. Siamo firmatari della ‘Carta sulla Sicurezza Europea’, e collaboriamo con le associa-zioni di vittime dei familiari della strada. Crediamo infat-ti che il nostro supporto sia fondamentale. Di reciproca stima è il rapporto che ci lega alle istituzioni pubbliche, che fa sì che insieme si verifichi-no prodotti e servizi adatti all’attività di prevenzione e controllo”, conclude Caimmi.

Alcool e stupefacenti, strumenti per il controlloAlcooltest Marketing fornisce anche servizi di laboratorio per le forze di polizia

Il professor William Raffaeli, presidente della Fondazione Isal

Per i test si utilizzano strumenti monouso senza dicromato di potassio in linea con le direttive del ministero della Salute

I due tester: Oratect III e Oratect_XP Unicap

È dedicato ai comandi delle forze dell’ordine impegnate nel controllo l’etilometro 7110 MkIII, che consente

di analizzare l’aria alveolare nell’espirato e di visualizzare su display il valore espresso

direttamente in g/l di alcool nel sangue

Page 5: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 2011 Sanità d’eccellenza 5

Alto grado di integrazione tra attività sanitaria spe-

cialistica, ricerca clinica ed al-ta formazione sono la peculia-rità della Fondazione Toscana Gabriele Monasterio, strut-tura sanitaria di eccellenza, articolata in due stabilimenti: quello di Pisa dedicato alla patologia cardio-polmonare e quello di Massa specializzato nella cardiologia e cardiochi-rurgia neonatale, pediatrica e dell’adulto. Nata per volontà del Consi-glio Nazionale delle Ricer-che e della Regione Toscana, operativa dal 2007, ha da-to stabilità istituzionale ad un’esperienza ultraquaran-tennale nella sanità toscana, continuando la tradizione del rapporto tra sanità e ricerca già dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr. La Fondazione, diretta dal professor Luigi Donato, svolge la duplice missione di assistenza e ricerca, po-nendo il paziente al centro del sistema e integrando il processo di diagnosi e cura con l’attenzione ai processi fisiopatologici.Nel percorso (bench-to-bed-side e viceversa) tra la clini-ca ed i laboratori di base e sperimentali, con l’apporto dell’epidemiologia, delle bio-tecnologie e delle tecniche ge-stionali, si persegue l’obiettivo istituzionale di incentivare le sinergie tra il sistema sanita-rio regionale e i componenti del sistema toscano della ri-cerca, dalle Università al Cnr.La Fondazione, con 5.123 ricoveri nel 2010, 1152 in-terventi cardiochirurgici tra adulto (957) e pediatrico (195) e oltre 394mila accessi ambulatoriali, si colloca al vertice della sanità toscana, per complessità della casistica trattata, incidenza di attività chirurgiche altamente com-

plesse, nonché per i livelli mi-nimi di mortalità e incidenza di ricoveri ripetuti entro 30 giorni, la più alta incidenza regionale di ricoveri in regi-

me di urgenza e l’elevata at-trazione extra-regionale (dati del Laboratorio Management e Sanità della Scuola Superio-re “Sant’Anna” di Pisa).

È spiccata l’integrazione con il territorio dei due stabili-menti ospedalieri: di quello di Pisa, collocato nell’ambito dell’Area della Ricerca Cnr di Pisa, e di quello di Mas-sa, Ospedale del Cuore “G. Pasquinucci”, intitolato al pediatra versiliese che si im-pegnò per la realizzazione di un centro pediatrico per l’area apuo-versiliese. Rilevanti le collaborazioni con struttu-re sanitarie di altre regioni (dalla Liguria, alla Sardegna, alla Lombardia) cui vengono fornite consulenze e servizi specialistici.Nonostante l’elevato onere delle attività erogate, proprio in relazione alla continua ri-cerca dell’innovazione nei materiali, nelle apparecchia-ture e nel processo, la Fon-dazione opera in pareggio di esercizio e registra il maggior livello di autosufficienza tra le Aziende ospedaliere tosca-ne (nel 2009 oltre l’80% delle entrate derivano dalle attività erogate).Importanti sono anche le

attività di formazione a fa-vore di personale medico ed infermieristico italiano e straniero. Nell’ambito della coopera-zione internazionale, la Fon-dazione organizza stages di giovani specialisti provenien-ti dal bacino mediterraneo e dai Paesi dell’est europeo e, in collaborazione con la Regione Toscana e l’Associazione “Un Cuore, un Mondo”, ha realiz-zato con vari Paesi dell’area balcanica un sistema avanza-to di telemedicina per l’eco-cardiografia pediatrica, quale strumento essenziale per la diagnosi precoce delle cardio-patie congenite.Si tratta, insomma, di una struttura peculiare del pa-

norama nazionale, dove in-novazione, ricerca, cura e formazione costituiscono veramente un tutt’uno. Una missione quotidianamente perseguita da circa seicento unità della Fondazione, del Cnr e delle aziende sanitarie partecipanti e delle Univer-sità toscane, con risultati lu-singhieri anche in termini di soddisfazione dell’utenza. Il carattere fortemente in-novativo della Fondazione è manifesto anche in ambi-to gestionale: l’attività sani-taria, infatti, è un esempio particolarmente avanzato di e-health, con la piena infor-matizzazione delle attività cli-niche integrate con il sistema di governo.

■■■ FONDAZIONE TOSCANA GABRIELE MONASTERIO / Due sedi: una a Pisa e l’altra Massa

Innovazione continua in campo sanitarioDiretta dal prof. Donato, si occupa di assistenza, ricerca e formazione

L’edificio di Pisa ha sede nell’area del Cnr

In un percorso condiviso (cardiochirurghi, cardiologi, ginecologi, neonatologi, riani-

matori) si eseguono interventi di assistenza intensiva, correzione o palliazione dal neonato di basso peso a prematuri, bambini, fino alle cardiopatie congenite nell’adulto (Guch): dalla diagnosi prenatale con ecocardiografia fetale al counseling con i genitori, dal parto protetto con supervisione neonatologica alle più avanzate tecniche di imaging, fino all’intervento del car-diologo interventista o del cardiochirurgo. Nella circolazione extracorporea caratterizzan-te è il riutilizzo del sangue del bambino, con ri-sparmio/non uso di emoderivati; nell’interven-tistica l’impiego delle procedure e protesica più avanzate. Tra i pochi centri in Europa, effettua la chirurgia di disostruzione tracheo-bronchiale (60 casi), in un approccio multidisciplinare (Tracheal team).Cardiopatie dell’adulto e dell’anziano. Caratte-ristica specifica è l’impiego esteso della chirur-gia miniinvasiva, in ministernotomia sull’aorta

ascendente e in minitoracotomia sulle valvole mitralica e aortica (oltre 200 casi, casistica più ampia al mondo), consentendo l’opzione chi-rurgica in pazienti ad alto rischio, riducendo il rischio operatorio, la durata della degenza e migliorando il recupero funzionale. Tecniche di cardiologia interventistica (transfemorale) e di chirurgia valvolare ibrida (transapicale in minitoracotomia sinistra) sono impiegate in pazienti con stenosi aortica su valvola nativa o protesi biologica degenerata (procedura “valve-in-valve”) non operabili per età e comorbidità. Sono state individuate soluzioni analoghe ori-ginali per la patologia della protesi mitralica e tricuspidalica. In ogni fase la decisione è collegiale, in un vero e proprio Heart team di cardiochirurghi, car-diologi clinici, interventisti e anestesisti, con il supporto della diagnostica d’immagine più avanzata. Altre specificità sono l’approccio mul-tivalente allo scompenso di cuore e all’iperten-sione polmonare.

La cura delle cardiopatie dal neonato all’anziano

Dalla biologia molecolare alla medicina sperimen-

tale e clinica, dall’epidemio-logia all’innovazione tecno-logica nel processo sanitario, sempre considerando l’organi-smo come un unicum e la per-sona al centro l’attenzione, la ricerca di Fondazione Toscana Gabriele Monasterio è multi-disciplinare, grazie alle com-ponenti di medicina molecola-re, bioingegneria, informatica, (che ha realizzato un “paper-less hospital” con cartella clini-ca completamente digitale) ed alla collaborazione con Cnr, Università toscane e Ssr. Ftgm è leader nella ricerca sui meccanismi di malattia car-diovascolare (nuovi fattori nel processo di aterosclerosi, Ggt frazionata, osteopontina) e di danno cardiaco (nuovi fattori genetici, paracrini ed endo-crini, con lo studio della Rt Biogen-Care), nello screening di popolazione per patologia cardiovascolare e neoplasia polmonare (Studi Framing-ham e Melph). Ha aperto la strada per lo studio della car-diopatia mediata da fattori extra-cardiaci (tiroide, sovrac-carico di ferro nelle talassemie

– capofila studio Miot con 72 centri italiani di cardioRM ed ematologici -, abuso di droghe, amiloidosi, danno da chemio-terapici).È leader anche nella ricerca nell’imaging avanzato, su nuo-vi traccianti in risonanza ma-gnetica (Carbonio13) e nuovi strumenti in medicina nuclea-re, con maggiore informazione diagnostica e minore radioe-sposizione (Alcyone); approc-cio multimodale allo studio della cardiopatia ischemica (studio europeo Evinci, insie-me con Ifc-Cnr), della cardio-miopatia (dai biomarker alla Rm) e delle cardiopatie con-genite (con ricostruzione vir-tuale del campo operatorio per l’emodinamista e l’approccio ibrido con il cardiochirurgo). Posizione di preminenza, co-me Centro di riferimento re-gionale, anche per gli studi sul trattamento delle dislipide-mie ereditarie con lipoaferesi, dell’ipertensione polmonare, delle cardiopatie congenite (dal neonato all’adulto–Guch) e sui progressi nel trattamen-to ibrido (cardiologia inter-ventistica e cardiochirurgia) nell’adulto e nel bambino.

Ricerca multidisciplinare in collaborazione con il Cnr, le Università e il Ssr

Un intervento su un pazientenella struttura di emodinamica

La Fondazione, con 5.123 ricoveri nel 2010, 1.152 interventi cardiochirurgici

tra adulto (957) e pediatrico (195) e oltre 394mila accessi

ambulatoriali, si colloca al vertice della sanità toscana,

per complessità della casistica trattata, incidenza di attività

chirurgiche altamente complesse, nonché per i livelli minimi di mortalità e incidenza

di ricoveri ripetuti entro 30 giorni

Page 6: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 20116 Sanità d’eccellenza

La Fondazione Don Gnoc-chi è nata dall’opera di Don

Carlo Gnocchi, il sacerdote proclamato beato nel 2009 che, dopo avere assistito gli alpini feriti e morenti nella campagna di Russia del 1943, creò una grande opera dedicata alla cura, riabilitazione e integrazione so-ciale dei “mutilatini”, i bambini e i ragazzi mutilati a causa del-la guerra. Oggi la Fondazione Don Gnocchi continua ad oc-cuparsi di ragazzi portatori di handicap, affetti da complesse patologie acquisite o congenite, ma ha ampliato notevolmente la sua attività includendo pa-zienti di qualsiasi età con ogni forma di disabilità, e pazienti che necessitano di interventi riabilitativi neurologici, or-topedici o cardiorespiratori.Inoltre si occupa di assistenza ad anziani non autosufficienti, pazienti affetti da Alzheimer e Parkinson, malati oncologici terminali, e persone in stato ve-getativo persistente. Alle attività sanitario-riabilitativa, socio-assistenziale ed educativa, ha affiancato un’intensa attività di ricerca scientifica e formazione.La Fondazione è presente in 9 Regioni con una trentina di Centri, raggruppati in otto Poli territoriali: 3.807 posti letto di

degenza piena e day hospital, 5.400 operatori, 10mila persone curate o assistite ogni giorno. Tra questi Centri si segnalano gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) di Milano e Firenze, strutture ri-conosciute di rilievo nazionale, dove l’attività di ricerca scienti-fica raggiunge l’eccellenza, inte-grandosi con le università loca-li. Il trasferimento delle attività dalla storica villa di Pozzolatico nella nuova sede in città, in località Torregalli, avverrà nel corso dell’estate. L’inaugura-zione ufficiale, fissata per il 1°

ottobre prossimo, coinvolgerà l’intero territorio fiorentino con svariate iniziative in collabora-zione con le istituzioni civili e la diocesi, prevedendo anche l’arrivo in città dell’urna con le spoglie del beato Don Carlo Gnocchi.Monsignor Angelo Bazzari, presidente della Fondazione Don Gnocchi, sottolinea che “si tratta di un Irccs di riabi-litazione, dove si svolgerà at-tività di ricerca neurologica, cardiorespiratoria, ortopedica e di patologie vertebrali, inte-grata con le università tosca-ne e sede di corsi di laurea. Il nuovo Centro entra nell’area metropolitana con un’innova-tiva configurazione strutturale e organizzativa, e si pone co-me struttura all’avanguardia nella riabilitazione regionale e nazionale”. Il nuovo Irccs di Firenze “ga-rantirà una continuità assi-stenziale - prosegue Francesco Converti, direttore del Polo Toscana della Fondazione - che normalmente le strutture non possono offrire: si va dalla ri-abilitazione in fase acuta, con alto livello assistenziale, subito dopo la terapia intensiva, sino alla riabilitazione ambulatoria-le e all’assistenza domiciliare.

Noi, infatti, siamo in grado di seguire il paziente all’interno di tutto il percorso assistenziale”. Questa continuità comporta svariati vantaggi sia terapeutici, per l’integrazione tra le figure della riabilitazione in fase acuta e quelle dell’assistenza domici-liare, sia psicologici, perché il paziente si vede seguito sempre dalla medesima struttura, senza

il disorientamento che viene dal doversi rivolgere a strutture di-verse. Il nuovo Centro di Firen-ze eroga prestazioni in regime di accreditamento con il Servi-zio sanitario nazionale, con cui è completamente integrato. Si prevede di erogare oltre 45milaprestazioni l’anno. Converti conclude ponendo in eviden-za i valori morali ed etici che

animano la Fondazione, di-rettamente derivati da un fon-datore come Don Gnocchi la cui santità è stata riconosciuta ufficialmente con la beatifica-zione da parte della chiesa: “Nei Centri della Fondazione Don Gnocchi le persone sono accol-te, curate e assistite. Diamo una risposta forte a livello sociale nel panorama sanitario, coniu-gando l’alto profilo scientifico all’aspetto etico-morale, con la massima attenzione al comple-to recupero del malato inteso come persona e non come pa-ziente o utente. Il nostro motto è ‘Attenzione alla fragilità’, la fragilità dell’uomo verso la qua-le ci si deve chinare con amore e rispetto profondi”.

A Firenze un nuovo Centro Irccs per la riabilitazioneLa Fondazione Don Gnocchi ha realizzato una struttura in grado di erogare 45mila prestazioni all’anno in regime di accreditamento con il Servizio sanitario nazionale, con cui è completamente integrato

Francesco Converti, diretto-re del Polo Toscana

Il nuovo Centro di Firenze, in località Torregalli

L’inattività fisica è causa rilevante dello sviluppo

di malattie cardiocircolatorie, obesità, diabete, depressione, diversi tipi di tumori, e della non autosufficienza dell’an-ziano; l’attività fisica non solo le previene, ma anche le cura: per questo l’Organizzazione Mondiale della Sanità racco-manda di mantenere un livel-lo sufficiente di attività fisica come camminare, nuotare, pedalare, lavorare nell’orto o in giardino.La Regione Emilia-Romagna,

all’interno del proprio Piano di prevenzione 2010-2012, ha sviluppato due linee di intervento: la promozione dell’attività fisica per tutta la popolazione e la prescrizione medica dell’esercizio fisico, una sorta di “sport-terapia” per i soggetti a rischio.A Ferrara sono stati speri-mentati con successo specifici progetti, coordinati da Azien-da Usl e Azienda Ospedalie-ro-Universitaria: ora la spe-rimentazione si allargherà a Bologna, Ravenna, Modena,

Parma, per valutare su vasta scala la sostenibilità organiz-zativa dell’intervento e arriva-re nel 2013 a coprire l’intero territorio regionale.In questa sperimentazione iCentri di Medicina dello Sport delle Aziende Usl ela-borano iniziative di forma-zione per il personale del Servizio sanitario regionale e svolgono un’azione di coordi-namento per la prescrizione dell’attività fisica a pazienti obesi, diabetici, ipertesi, di-slipemici, artropatici e post-

infartuati; i medici di Fami-glia prescrivono programmi di attività fisica a pazienti che presentano queste stesse patologie in forma non com-plicata, avendo comunque a riferimento sia i Centri di medina dello sport che altri specialisti. Il programma complessivo è parte del progetto sperimen-tale del ministero della Salu-te: “Prescrizione dell’esercizio fisico come strumento di pre-venzione e terapia”, finanziato con 500mila euro per ognuna delle Regioni partecipan-ti (oltre a Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Sicilia), finalizzato alla valutazione della sostenibilità organizza-tiva ed economica della pre-scrizione dell’attività fisica in vista di una sua possibile in-troduzione nei Livelli essen-ziali di assistenza (Lea) del Servizio sanitario nazionale. I progetti di prescrizione dell’esercizio fisico speri-mentati a Ferrara riguarda-no diverse patologie. Quello per i cardiopatici, attivo dal 1998, ha coinvolto circa 2000 persone: in tredici anni di at-tività si è registrato un netto miglioramento della fun-zionalità cardio-circolatoria nei partecipanti sottoposti a programmi di attività fisica personalizzata in condizione di riuscire a camminare per 5 km all’ora e una riduzione dei ricoveri.È in corso da tre anni, inve-ce, il progetto che ha coin-

volto oltre mille persone con diabete insulino-dipendente alle quali è stato prescritto di camminare almeno 5 vol-te alla settimana per oltre 30 minuti.A un anno dall’avvio, si è re-gistrato un calo significativo dei trigliceridi e del coleste-rolo “cattivo” (Ldl) e un au-mento significativo di quello “buono” (Hdl), oltre a una riduzione del consumo di statine e una riduzione dei ri-coveri ospedalieri. Il progetto per persone con dismetaboli-smo (obesità, diabete di tipo 2, ipertensione) avviato nel 2010 ha coinvolto 328 perso-ne: prevede valutazioni car-diologiche e un test di marcia preliminari alla prescrizione dell’attività fisica, diversifica-ta a seconda delle patologie. A distanza di un anno, per le persone con obesità, si sono

registrate significative ridu-zioni di peso e della pressione arteriosa minima e massima; per le persone con diabete 2 sono rientrati nella norma-lità i valori della glicemia. Il progetto per prevenire la non autosufficienza delle persone anziane del 2010 ha coinvol-to 231 persone, sottoposte, prima dell’inizio dell’attività fisica, a visita geriatrica e a valutazione della funzionalità cardiocircolatoria.Sono 80 gli anziani che han-no già completato un anno di attività motoria registrando la riduzione della pressione arteriosa minima e massima e della circonferenza addomi-nale (variabili collegate al ri-schio di problemi cardio-va-scolari), e un miglioramento significativo della funzionali-tà cardio-circolatoria e della velocità di cammino.

L’esercizio fisico come terapiaIl programma della Regione Emilia-Romagna

L’attività fisica migliora la funzione cardio-circolatoria

La Regione Emilia-Romagna, all’interno del proprio Piano di prevenzione

2010-2012, ha sviluppato due linee di intervento: la promozione dell’attività

fisica per tutta la popolazione e la prescrizione medica

dell’esercizio fisico, una sorta di “sport-terapia”

per i soggetti a rischio

Camminare fa bene alla salute

Page 7: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 2011 Sanità d’eccellenza 7

La nuova era dei rapporti pubblico-privato in sanità

(quella pubblica che fa capo al sistema sanitario nazionale) ha radici lontane. Era il genna-io del 1996. Nel secondo pia-no delle celebri torri di Kenzo Tange, allora sede dell’asses-sorato regionale alla Sanità, fu firmato il primo accordo, unico nel suo genere in Italia tra ospedali privati e regioni, poi a ruota, anno per anno, in questi quindici anni, accordi simili sono stati conclusi in molte altre regioni. Nella stessa sede furono poste le basi di un lungo percorso che ha portato, alla fine, a un traguardo fondamentale per tutte le strutture che gravitano nell’orbita della Sanità pubbli-ca, ma hanno gestione e pro-prietà private: l’accreditamen-to definitivo. Il Bollettino Ufficiale della Re-gione Emilia-Romagna del 4 marzo 2011 pubblica, con se-quenza ripetitiva, il testo degli atti della Direzione Regionale Sanità con i quali si attribuisce quella che potremmo definire “la patente definitiva” per ope-rare in nome e per conto del

Sistema sanitario pubblico. A seguire, nelle settimane suc-cessive, gli atti ulteriori sulle restanti strutture ospedaliere, tutte associate all’Aiop Emilia-Romagna, con i quali si com-pleta il quadro. In pratica 50

ospedali, di cui 48 accreditati con il Ssn, 10mila addetti, decine e decine di speciali-tà da quelle di base fino alla neurochirurgia e alla cardio-chirurgia, dalla medicina alla chirurgia e alla psichiatra, di-

stribuite sul territorio di tutte le provincie e le aree vaste della Regione (aggregazioni di aziende provinciali). Circa 140mila ricoveri all’anno, tra cittadini dell’Emilia-Romagna e di altre regioni o stranieri, e un milione e 120mila giornate di degenza, che rappresentano circa il 16% dell’attività regio-nale. “Nel 1996 non sono state poste solo le basi del nuovo sistema di accreditamento - spiega Mario Cotti, presidente dell’Aiop Emilia-Romagna - ma in attuazione della prima grande riforma della sanità italiana, quella Amato - De Lorenzo del 1992: le due ani-me dell’ospedalità, quella pri-vata e quella pubblica, hanno cominciato a parlarsi, a strin-gere accordi locali e di siste-ma, a scambiarsi informazioni e condividere le esperienze. Una rivoluzione epocale ri-spetto agli anni in cui eravamo considerati integrativi e solo per il tempo necessario”.Con l’accreditamento defini-tivo è arrivata l’investitura, la ‘patente’, il titolo che ti dà la stabilità e la certezza di esserci nel prossimo futuro. “Ma con

il ‘pezzo di carta’ - continua il presidente - sono stati ricono-sciuti, ed è quello che più mi interessa, oltre a ruolo di pre-sidio ospedaliero al servizio del territorio, anche gli sforzi e i sacrifici di tutto il nostro per-sonale, senza distinzioni tra laureati e non, tra infermieri e operatori generici, sulla strada del miglioramento continuo e dell’efficienza. Non è stato faci-le. Tra visite di prova e ispezio-ni ufficiali, manuali, procedu-re, investimenti in tecnologie, collaboratori che ci hanno la-sciato e nuovi che sono arriva-ti, capitali da investire, risorse che mancavano. E poi crescita a singhiozzo, difficoltà con le banche, incertezze sui budget e sulle tariffe. Insomma, di ostacoli ne sono stati superati. Qualche collega, purtroppo, è stato perso per strada nella dura sfida, qualcun altro si è ritirato o ha ceduto, fortunata-mente in pochi”.“A questo proposito - sottoli-nea Cotti - vorrei fare due con-siderazioni e a queste aggiun-gere un riconoscimento. La prima, che il traguardo è stato raggiunto da tutti, con buoni voti, ma il momento della sod-disfazione non può che essere breve perché il percorso non è finito. In sanità, se si vuole sta-re al passo nella competizione al meglio, il miglioramento deve essere continuo, anzi tende all’infinito, compatibil-mente con le risorse e a volte a scapito della loro scarsità, e le pretese del nostro commit-tente, che è il sistema, non si fermano certo qui. La secon-

da considerazione è per chi ha temuto in questi anni che le prove, l’incessante ed este-nuante massa di carte e pre-scrizioni fossero come il pro-seguo di una partita truccata o con gli esiti già segnati, in sostanza il nostro definitivo ridimensionamento. A queste obiezioni, non certo in mala-fede, rispondo facendo notare che la strada, percorsa da tutti insieme fino alla meta, non è finita e il risultato è stato la crescita, diffusa e generaliz-zata, quindi un fatto positivo per l’imprenditorialità e per i cittadini”.Ma il presidente dell’Aiop Emilia Romagna non dimen-tica il pensiero e la ricono-scenza per due persone che in questi anni hanno fatto da guida, da posizioni diverse, antitetiche, ma convergenti a giudicare dai risultati. “So-no Lorenzo Orta, presidente Aiop per tanti anni prima di me, che ci ha indicato con in-sistenza la strada proprio per questo traguardo, con lungi-miranza e spessore umano - conclude Cotti - e l’assessore regionale Giovanni Bissoni, artefice e difensore dei valori di questa partita che, con Car-lo Lusenti, attuale assessore, ha capito per tempo che av-valersi per un’utilità pubblica delle risorse di uomini e di mezzi che fanno capo al mon-do della sanità privata era una sfida importante, politica-mente rischiosa, che però si è rivelata un beneficio per tutti, cittadini-utenti e mondo del lavoro”.

■■■ PUBBLICO-PRIVATO / Una lunga sfida che ha portato all’accreditamento definitivo

Miglioramenti continui nella sanitàIl presidente dell’Aiop Emilia-Romagna, Mario Cotti, traccia un lusinghiero ritratto dell’attività svolta nella regione dalle strutture sanitarie e dal personale

Mario Cotti, presidente dell’Aiop Emilia-Romagna

Da diversi anni Euroau-diomedical di Parma si

occupa dell’interazione tra le nuove protesi acustiche intel-ligenti e la psicologia dell’ipo-acusico, per riuscire a sfrutta-re al meglio le possibilità che le applicazioni elettroniche miniaturizzate offrono e quin-di alleviare il problema delle sordità iniziali.Dal 1968 l’anima della ricer-ca nell’azienda è Romano Ballotta, pioniere del settore che, dopo aver maturato una

grande esperienza negli anni di crescita dell’elettronica, ha focalizzato il successo del-la protesizzazione, partendo dalla conoscenza psicologica dell’ipoacusico per poterlo aiutare a risolvere, nei limiti della materia, il suo problema.Spesso l’ipoacusico è anche una persona anziana che ha difficoltà a spostarsi, per que-sto i tecnici di Euroaudiome-dical sono dotati di attrezza-ture portatili per svolgere il loro lavoro a domicilio, dove

il paziente si trova più a suo agio. Un cambiamento fon-damentale è costituito dalle innovazioni elettroniche con studi per l’applicazione di mi-crofoni “intelligenti” in grado di distinguere e mettere in risalto il parlato e diminuire i rumori in modo personaliz-zato.Importanti sono le realizza-zioni di contatto via wireless, che permettono di conversare con il cellulare, o ascoltare la Tv senza disturbi, scegliendo il volume desiderato, senza interferire con le persone vi-cine. Il raggiungimento di questi obbiettivi e stato possi-bile grazie alla conoscenza del mercato mondiale. Dal 2008 Euroaudiomedical ha inte-ressi di ricerca paralleli con realtà simili europee in Ger-mania, Danimarca e Scozia, dove attualmente le soluzioni protesiche sono all’avanguar-dia: infatti, costruire bene un impianto protesico, come sottolinea Ballotta “permette di portare benefici visibil-mente concreti alle persone ipoacusiche”.Un negozio di Euroaudiomedical

Le nuove frontiere delle protesi acustiche intelligentiEuroaudiomedical utilizza le innovazioni elettroniche per migliorare l’efficacia degli impianti per ipoacusici

Page 8: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 20118 Sanità d’eccellenza

Fornire servizi ad anziani e a persone con gravi pro-

blemi di disabilità: parte da questa mission l’azione del-la Fondazione Verani Lucca Onlus, sempre più punto di riferimento in questo settore, nel piacentino. Un impegno che raccoglie circa centoven-ti operatori tra responsabili di attività assistenziali, infer-mieri, operatori socio sani-tari, fisioterapisti, animatori, amministrativi, ausiliarie di cucina, di pulizia e di lavan-deria. Negli ultimi vent’ anni di attività, la professionali-tà messa a disposizione dei pazienti da parte della real-tà di Fiorenzuola d’Arda, è cresciuta esponenzialmente: oggi la Fondazione è in grado di offrire una serie di servizi tra i più completi nel pano-rama nazionale. Tipologie di opportunità che vengono distinte tra “casa residen-za”, “alloggio con servizio”, “centro diurno”, inserimenti individuali di persone con gravissime disabilità acqui-site, “ricovero temporaneo di sollievo”, “centro studi e formazione”, “presidio am-bulatoriale di medicina fisica e riabilitazione”. La casa re-sidenza convenzionata con

l’Ausl è rivolta a persone non autosufficenti, con proble-mi riabilitativi o con gravi patologie che necessitano di alta intensità assistenziale. Gli alloggi con servizi sono riservati ad anziani non auto-sufficienti o parzialmente au-tosufficienti. Il centro diurno è dedicato agli anziani affetti da demenza tipo Alzheimer

con gravi problemi compor-tamentali. I ricoveri tempo-ranei hanno la funzione di alleviare il carico del caregi-ver in specifiche situazioni. Il centro studi si occupa di aggiornare e formare il perso-nale assistenziale e sanitario sugli argomenti del loro lavo-ro. Attualmente è impegnato in una serie di convegni di formazione aventi a tema la motivazione del personale. Infine, il presidio ambulato-riale di medicina fisica e ria-bilitazione è rivolto alle per-sone del territorio. Elemento di assoluta novità nell’ambito dei servizi socio-sanitari e tratto caratterizzante della Fondazione, è il concetto di temporaneità dei ricoveri, in-teso come obiettivo primario dell’attività riabilitativa svol-ta. Esso rappresenta, inoltre, lo scopo dell’attività erogata: per la maggior parte degli ospiti della Fondazione, in-fatti, si prospetta un percorso riabilitativo volto al parziale o totale recupero delle funzio-nalità compromesse. Lo sco-po finale è il rientro al proprio domicilio. Questo modo di intendere l’attività professio-nale svolta a Fiorenzuola stra-volge il classico concetto di “casa di riposo” percepita co-me ricovero definitivo in cui l’anziano, sradicato dalla pro-pria abitazione e dalle proprie abitudini, viene trasferito fino alla morte. In questa nuova filosofia, quindi, è la struttura ad adattarsi alla persona, arti-

colando le prestazioni in base ai reali bisogni dell’anziano e del suo contesto sociale e familiare. La sicurezza degli ospiti è garantita dai massimi standard di sostegno e viene assicurata da una capillare presenza medico-infermieri-stica sia nelle ore diurne che in quelle notturne. L’attività animativa volta a organizzare momenti ludico-ricreativi e a valorizzare l’individualità di ogni cliente, il confort abita-tivo con ambienti climatizzati e aree verdi, i servizi alber-ghieri che vanno dalla cucina al guardaroba passando attra-verso la pulizia quotidiana, sono altri fiori all’occhiello di una struttura che non lavora a fini di lucro: essendo una On-lus (e quindi iscritta agli elen-chi delle realtà beneficiare del 5 per mille), la Fondazione ha finalità filantropiche nell’atti-vità svolta e si pone al servizio del territorio in modo disin-teressato. La gestione di questa com-plessa ed articolata rete di servizi alla persona viene sostenuta anche grazie alla sensibilità di soggetti privati. Tra i progetti imminenti, la completa ristrutturazione di un immobile storico risalen-te al 1632, edificio che, nelle intenzioni della Fondazione, darebbe vita a una sede poli-funzionale con una struttura per disabili al piano primo e un’area per eventi cultura-li aperti al pubblico a piano terra.

Una completa rete di servizi per anzianiL’attività svolta dalla Fondazione Verani Lucca Onlus ha finalità filantropiche

Strutture della Fondazione Verani Lucca Onlus

Il dolore è un sintomo im-portante che può diventare

una patologia e va quindi cu-rato con una metodologia ad hoc. L’Azienda Ospedaliera di Perugia ne è così convinta da aver lanciato il progetto ‘Ospedale senza dolore’, in an-ticipo di 2 anni sulla legge na-zionale del 15 marzo 2010, in base alla quale la rilevazione del dolore deve diventare di routine nelle strutture sanita-rie italiane.Dopo la fase preliminare fat-

ta di indagini, rilevazioni ed elaborazione di protocolli specifici, il progetto perugi-no è oggi a un punto di svolta nella sua operatività, come di-mostra l’attivazione del servi-zio di parto indolore appena inaugurato al S. Maria della Misericordia.L’operazione ‘Ospedale sen-za dolore’, investendo tutti i reparti e tutte le figure pro-fessionali che operano nella struttura, ha richiesto una lunga preparazione ed è at-

tualmente ancora in corso.“Il primo passo - racconta Walter Orlandi, direttore ge-nerale dell’Ao perugina - è stato costituire uno specifico comitato, composto da refe-renti della direzione medica, della farmacia ospedaliera e dell’ufficio formazione e qua-lità, nonché esperti e operato-ri delle strutture di terapia del dolore, oltre a un referente medico e uno infermieristico per ogni struttura complessa dell’azienda”.

Fin da subito, il comitato ha lavorato per realizzare un os-servatorio del dolore all’inter-no dell’ospedale, promuovere protocolli di trattamento per le varie tipologie del dolore e, al contempo, la formazio-ne continua degli operatori sanitari. Tutto ciò puntando anche a sensibilizzare la po-polazione al problema del trattamento del dolore. “Sono state necessarie un’in-dagine di prevalenza per la rilevazione del dolore in ospedale e una sul consumo di farmaci analgesici - spie-ga Giuseppe Ambrosio, di-rettore sanitario -. Abbiamo così potuto realizzare il pro-gramma formativo specifico per i cento componenti del comitato ‘Ospedale senza do-lore’. Quindi, dopo la messa a punto della procedura per la gestione del dolore post-operatorio, è stato attivato il relativo percorso formativo per i 500 operatori dell’area chirurgica”. Grazie alla sinergia tra tutte le competenze sviluppate al suo interno, il comitato ha potuto elaborare la complessa procedura per la misurazione del dolore in tutti i reparti, chiedendo ad ogni paziente di quantificare il dolore in una scala verbale numerica da zero a dieci, oltre a diver-se domande legate a terapie ed altro. Le risposte sono poi state confrontate con i dati presenti nelle cartelle cliniche. Sono le donne a beneficiare per prime del progetto dell’Ao

di Perugia. “Il dolore cronico, come per esempio l’emicrania - osserva Manuela Pioppo, a capo della direzione medica ospedaliera -, è più frequen-te nelle donne, che general-mente sottostimano il dolore. Quello legato al parto è uno dei più intensi che un essere umano possa percepire. Tan-to che, nell’ambito del pro-getto più vasto, abbiamo di recente inaugurato il servizio di parto indolore, gratuito e garantito 24 ore su 24 tramite prenotazione, formando una task-force di circa 15 persone, tra ginecologi, anestesisti e ostetriche”.La struttura ospedaliera già nel 2009 ha ottenuto un im-portante riconoscimento di qualità da parte dalla Com-missione nazionale dell’os-servatorio ospedaliero per i servizi alla donna: i tre bol-

lini rosa del progetto ‘Onda’. Oggi, con il parto indolore gratuito e garantito, l’Azienda persegue l’obiettivo di ridurre il numero di parti cesarei (ol-tre il 37% nel 2010) e di poter eseguire questa pratica alme-no sul 20/30% delle donne che si rivolgono al suo punto nascita. L’Azienda, nel corso del 2010 ha dimesso quasi 44mila pa-zienti, effettuato 8,5 milioni di prestazioni ambulatoriali, oltre 19mila interventi chi-rurgici e più di 2mila parti, continuando a puntare su progetti di miglioramento della qualità, senza perdere di vista la sostenibilità finan-ziaria: è la più grande azienda sanitaria dell’Umbria che può vantare il pagamento ver-so i fornitori a 60/90 giorni e l’equilibrio di gestione da quattro anni.

In anticipo sui tempi, a Perugia è operativo l’ospedale senza doloreNel progetto coinvolti centinaia di operatori sanitari

L’ingresso con cartellonistica e touch screen Vista dall’alto dell’Azienda Ospedaliera di Perugia

Page 9: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

Fondazione

Onlus

www.ant.it

Dona il tuo

5x1000C.F. 01229650377

Il tumore può togliere la vita molto prima che arrivi la morte.

ANT assiste gratuitamente a domicilio ogni giorno più di 3.000 Sofferenti di tumore e offre progetti di prevenzione.

Aiutaci a continuare. Dona il tuo 5x1000.

Per donazioni conto corrente postale 11424405 - tel 051 7190111

EventiLunedì 23 Maggio 2011 Sanità d’eccellenza 9

Con due importanti stan-ziamenti a favore della

realtà ospedaliera di Brescia, la Fondazione Guido Berluc-chi Onlus si è distinta anche nell’ultimo anno per gene-rosità nell’ambito non solo locale, confermandosi uno delle realtà no profit più si-gnificative a livello nazionale, in particolare sul terreno del-la ricerca scientifica contro il cancro. Lo scorso dicembre è stato inaugurato il nuovo Centro di Radioterapia della Fondazione Poliambulanza bresciana, alla cui realizzazio-ne la Fondazione Berlucchi ha contribuito con la donazione di un acceleratore di ultima generazione con un impegno finanziario di 1,6 milioni di euro; mentre a marzo la Fon-dazione ha stanziato quasi 2 milioni di euro per l’acquisto di una Pet/Tac: apparecchia-tura costosa ma estrema-mente all’avanguardia per la diagnosi di patologie onco-logiche, a favore dell’Ospe-dale Civile e contestualmente dell’Università degli Studi di Brescia; entrerà in servizio nel mese di settembre. Queste

donazioni non hanno, però, semplicemente la valenza di eventi isolati a favore di un ambito importante come quello oncologico. La Fonda-zione, infatti, alla cui guida da inizio anno c’è per la prima volta un medico, Alessandro Paterlini (dopo il passaggio

di testimone dal precedente presidente, l’imprenditore Francesco Carpani Glisenti)si sta impegnando assieme al Cda e al comitato scientifico, presieduto dal prof. Ermanno Ancona, in un programma più ampio per poter costituire una rete di lavoro finalizzata a potenziare, razionalizzare e sintonizzare le prestazioni a beneficio della vasta realtà di pazienti oncologici di Brescia, collaborando attivamente con tutti i soggetti professionali coinvolti. Di pari passo prosegue il costante impegno al finan-ziamento della ricerca con le borse di studio elargite ogni anno per finanziare progetti di ricerca oncologica di gio-vani ricercatori e professo-ri. In dieci anni di lavoro, la Fondazione Berlucchi ha fi-nanziato 38 progetti di ricer-ca oncologici e premiato 48 giovani ricercatori italiani per un totale di oltre 5 milioni e 200mila euro.In occasione della donazione della Pet/Tac all’Ospedale Ci-vile di Brescia, il presidente Paterlini ha dichiarato: “La

Fondazione si rende disponi-bile al completamento della Rete Oncologica di Brescia nell’area delle cure palliative

domiciliari, garantendo ai malati ed alle loro famiglie il diritto di essere curati fino all’ultimo istante, nell’am-biente che meglio si adatta alle loro esigenze. Oltre ai finanziamenti per la ricerca di base, questa ulte-riore iniziativa rappresenta un obiettivo prioritario della Fondazione, e per tale mo-tivo sono stati già presi con-tatti preliminari con alcuni responsabili del settore e re-stiamo in attesa di un comune progetto”. Va ricordato, infine, che la

Fondazione Guido Berluc-chi Onlus nasce il 14 ottobre del 2000 con la scomparsa del co-fondatore dell’omoni-ma azienda vitivinicola della Franciacorta, che già negli ultimi anni della propria vita l’aveva concepita allo scopo di potenziare la ricerca scientifi-ca sul cancro. Fondatore di fatto e primo presidente è stato l’imprendi-tore Francesco Carpani Gli-senti, legato da lunga amicizia allo stesso Guido Berlucchi. Accanto a sé Carpani Glisenti ha raccolto nel Cda Ermanno Ancona, Giambattista Bruni Conter, Maria Pia Ferrettini, Enrico Gialdini, Pierangelo Gramignola, Giuseppe Ono-fri, Andrea Pelizzari, Augusto Preti, Francesco Ziliani; e nel Comitato tecnico scientifi-co personalità di spicco del mondo delle professioni, ac-cademico, medico e della ri-cerca. La Fondazione ha anche pro-mosso negli anni numerosi convegni di livello interna-zionale in ambito oncologico, forte proprio della competen-za dei membri del Comitato tecnico scientifico. Grazie agli stanziamenti e all’impegno di questi dieci anni, la Fonda-zione Guido Berlucchi Onlus si distingue e consolida nel panorama nazionale come uno dei maggiori finanziatori privati alla ricerca, pur non facendo attività di raccol-ta fondi: ne è testimonianza l’elargizione finanziaria di cir-ca 9 milioni di euro dalla sua costituzione.

Il presidente uscente Francesco Carpani Glisenti con i membri del consiglio d’amministrazione e del comitato tecnico scientifico

Sandro Paterlini, attuale presidente della Fondazione Berlucchi

Come una realtà no profit lombarda si conferma una delle istituzioni più generose del PaeseDalla sua costituzione, la Fondazione Guido Berlucchi Onlus ha stanziato 9 milioni di euro per borse di studio e contributi alla ricerca oncologica

Page 10: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 201110 Sanità d’eccellenza

Un luogo circondato di verde e tranquillità, l’isti-

tuto privato di riabilitazione “Madre della Divina Prov-videnza”, ad Agazzi, nell’im-mediata periferia di Arez-zo, opera da molti anni nel campo della disabilità. Nato per volontà dei padri passio-nisti e convenzionato con la Regione Toscana, l’istituto eroga prestazioni sanitarie dirette al recupero funzionale

e sociale di soggetti affetti da disabilità fisiche, psichiche e sensoriali. Il centro ope-ra sia mediante il ricovero residenziale e diurno, che come trattamento ambulato-riale, individuale. Tutti i tipi di processi riabilitativi sono organizzati e gestiti attraver-so équipe multiprofessionali così da garantire una presa in carico globale del pazien-te e fornire risposte adeguate

ed efficaci. All’avanguardia nel genere di assistenza che offre ai sofferenti e alle loro famiglie, l’istituto di Agazzi opera secondo un sistema di gestione interno per la qualità che coinvolge assistiti, fami-liari e personale, allo scopo di migliorare costantemente i servizi resi, che si articolano in diverse tipologie e secondo caratteristiche diverse: “Start” ad esempio, comprende ser-

vizi per le persone con disa-bilità intellettiva dai 18 ai 65 anni, che prevedono la presa in carico globale della per-sona con percorsi finalizzati all’inserimento lavorativo e all’integrazione e inclusione sociale. “Futuribile” è invece un percorso di abilitazione/riabilitazione rivolto a per-sone in età evolutiva (0-18 anni) ed alle loro famiglie, in presenza di difficoltà di vario tipo che interferiscono con la salute psichica e psico-fisica e con il benessere del minore e del sistema familiare. All’in-terno dell’istituto “Madre della Divina Provvidenza” si trova anche un centro diurno interdisciplinare per il tratta-mento dei disturbi alimenta-ri e dell’obesità, denominato “Auryn”. La complessità dei problemi affrontati richiede un approccio integrato con diverse figure professionali, per questo il centro è orga-nizzato secondo un modello d’intervento interdisciplinareche offre la possibilità di usu-fruire di un’ équipe di pro-fessionisti con visione con-divisa del problema, che considerano la persona nella sua globalità ed unicità. Infi-ne troviamo “Arìa”, struttura specialistica di riabilitazione extra ospedaliera, che acco-glie in trattamento persone che hanno subìto eventi acu-ti, neurologici ed ortopedici, intervenendo subito dopo il periodo di ospedalizzazione, quando si è ripristinata una condizione di stabilità clini-ca del paziente. Nel dicem-

bre 2008 è stata inaugurata la nuova sede del reparto di riabilitazione, che vede una riorganizzazione dell’attivi-tà riabilitativa e un grande investimento del centro, at-traverso la formazione degli operatori, la qualità degli ambienti e dell’assistenza e la presenza nelle palestre e negli ambulatori delle più moderne attrezzature tecnologiche per la rieducazione funzionale sia motoria che cognitiva. La struttura è dotata di camere a due letti che possono ospita-re due pazienti o un paziente e il suo accompagnatore. Le camere sono state progetta-te pensando alle necessità di uso da parte di persone con disabilità. Sono quindi stanze “intelligenti” in quanto il pa-ziente, dal suo letto, può con-

trollare tutte le funzioni utili alla vita quotidiana (aprire e chiudere le tapparelle o la fi-nestra, accendere e spegnere le luci, la climatizzazione, la radio, il televisore e regolarne il volume, ricevere telefonate, chiamare l’assistenza infer-mieristica). Le attrezzature per la riabilitazione, inoltre, rappresentano il meglio che il mercato possa offrire, tra apparecchiature di robotica per il cammino, per la riabi-litazione dell’arto superiore, della mano, della spalla e del-la teleriabilitazione in campo neuropsicologico e cognitivo. Alle attrezzature dell’istituto va aggiunta la piscina riabi-litativa, accessibile anche in modo autonomo a persone affette da gravi deficit motori. www.istitutoagazzi.it.

■■■ SANITÀ PRIVATA / Il ruolo del centro Madre della Divina Provvidenza

Assistenza ai pazienti disabiliI servizi si articolano in diverse tipologie d’intervento

Lo staff dell’istituto Alcune strutture riabilitative

Page 11: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 2011 Sanità d’eccellenza 11

In tempi di crisi economica e di conseguente ristrettez-

za dei bilanci familiari, l’uni-co modo per far fronte a co-stosi trattamenti sanitari, che altrimenti non si riuscirebbe ad utilizzare, è la possibilità di pagarli a rate: negli ultimi mesi è cresciuto il numero dei pazienti - di odontoiatri, chirurghi estetici e cliniche -che scelgono di utilizzare il servizio di � nanziamento per le cure. Un risultato che conferma la validità di uno dei principali prodotti targati Club Medici, sul mercato da oltre quindici anni, promos-so a pieni voti proprio da chi ne ha fatto ricorso per soste-nere le spese dei trattamenti sanitari. Il � nanziamento per cure sanitarie con rimborso rateale è un servizio studiato da Club Medici che funziona come un credito personale: il sistema permette di anti-cipare le parcelle ai medici consentendo ai pazienti di rateizzare, a condizioni age-volate, i costi di cure odonto-iatriche, di medicina estetica e di chirurgia generale.Chi si trovasse nelle condi-zioni di non poter a� ron-tare le spese necessarie per

potersi curare in ogni caso dovrebbe ricorrere a un � -nanziamento, ma grazie al Club Medici, potrà avere il vantaggio di rateizzare l’im-porto � no a 60 mesi e paga-re la prima rata dopo ben 90 giorni. Nello speci� co caso della odontoiatria, ad esem-

pio, una rateizzazione così diluita nel tempo è certo inu-suale: dunque si tratta di una condizione vantaggiosa uni-ca riservata a chi si rivolge al Club Medici. Tra l’altro, le cure mediche rateali o� rono la possibilità di mantenere inalterato il proprio tenore

di vita, consentendo di fron-teggiare gli esborsi, a volte onerosi, senza eccessivi pate-mi. La conveniente rateizza-zione proposta da Club Me-dici è utile anche a chi, pur non trovandosi in di� coltà, preferisce non intaccare i propri risparmi per liquida-re la spesa medica, evitando così di dover rinunciare o rinviare esigenze o bisogni precedentemente program-mati come vacanze, acquisti o investimenti. Dal punto di vista � nanziario, gli interes-si che il paziente si troverà a pagare, qualora scegliesse di curarsi a rate, saranno ridotti al minimo e a volte del tutto azzerati dal bene� cio � scale ottenuto grazie alla detra-zione d’imposta del 19%. Il servizio può essere propo-sto, senza timidezza alcuna, dagli stessi medici a quei pazienti che non riescono a onorare le spese mediche, che apprezzeranno senz’altro la convenienza e i bene� ci. La normativa sul credito al consumo prevede maggio-re chiarezza e trasparenza quando si pubblicizza un prestito: per questo motivo gli studi medici e le cliniche

convenzionate devono for-nire informazioni chiare su Tan e Taeg e proporre pos-sibilità di credito solo se in possesso delle adeguate auto-rizzazioni da parte degli enti di competenza (Uic/Isvap): per chi non volesse assume-re la responsabilità di fornire informazioni su � nanzia-menti o prestiti, Club Medici ha predisposto un “contratto delega” che re-invia a se stes-so a ai suoi funzionari (iscrit-ti Isvap e Uic) le responsabi-lità inerenti tale attività. Un so� ware di calcolo, installato in comodato d’uso gratuito da Club Medici, stampa pia-ni rateali e permette ai pa-zienti di valutare l’eventuale opportunità di rateizzare le cure, comparando costi (in-teressi bancari) e bene� ci (risparmio � scale). Con un

semplice avvio di stampa dal computer compaiono auto-maticamente tutte le moda-lità di pagamento, inclusa la proposta di rateizzazione corredata delle informazioni (preventivo di spesa, impor-to e numero delle rate, Tan, Taeg agevolazioni � scali, spesa e� ettiva). Il bene� cio economico che ne trae lo stu-dio medico si coniuga con la possibilità per il paziente di accedere agevolmente a cure anche onerose, rendendo la prestazione medica più gra-dita, apprezzata e promossa tra amici e conoscenti. Lo scopo è quello o� rire un ser-vizio che si rivolge a tutti i pazienti, siano essi nelle con-dizioni di poter a� rontare o no l’intervento preventivato. Per informazioni visita il sito www.clubmedici.it.

Il medico descrive alla paziente il servizio di cure rateali

■ CLUB MEDICI / L’associazione ha studiato un servizio che funziona come un credito personale

Cure a rate, ecco una ricetta anticrisiPazienti, odontoiatri e cliniche si accordano sulle modalità di pagamento

Vincenzo Pezzuti, responsabile nazionale di Club Medici

Un lavoro d’equipe, per il bene della categoria,

degli associati e, soprattutto, della popolazione. Federfarma Marche riunisce e rappresenta di fronte agli organi regionali, le associazioni provinciali co-stituite dai titolari di farmacia aderenti a Federfarma nazio-nale ed esistenti nel territorio. Si tratta di un’unione regionale a cui aderiscono le associazioni di 5 province: Ascoli, Fermo, Pesaro e Urbino, Macerata, Ancona. Un territorio che comprende 489 farmacie, 240 rurali e 249 urbane, 410 private e 79 comunali. Nel complesso, controllano 16milioni di ri-cette e smistano 28 milioni di confezioni ogni anno. Numeri importanti che consacrano il valore dell’attività dell’Unione. Federfarma Marche ha diversi scopi ben evidenziati all’inter-no del suo statuto: tra essi non possono mancare la tutela de-gli interessi tecnici, sindacali, professionali ed economici dei titolari di farmacia della re-gione. Inoltre, c’è la volontà di rappresentare le associazioni provinciali davanti agli organi politici, tecnici e amministrati-vi nazionali, stipulare conven-zioni e accordi a carattere re-gionale con le amministrazioni

competenti e con il servizio sanitario. Non solo, Federfar-ma ha tra le sue priorità an-che quella di collaborare nello studio dei problemi inerenti la farmacia e la professione del titolare di farmacia, tutelare i loro interessi e promuovere iniziative tese all’accrescimento culturale e professionale della categoria. La federazione ha sede ad Ancona e nasce sen-za � ni di lucro. Anzi, il lavoro svolto è a vantaggio dei clienti delle singole farmacie che tro-vano dietro al bancone un pro-fessionista in grado di venire incontro alle loro esigenze in ogni momento della giornata. Pasquale D’Avella, presidente di Federfarma Marche, spiega con particolare trasporto que-sto fattore: “Il servizio fatto da un farmacista in caso di ne-cessità non può essere valutato semplicemente attraverso un valore economico. Vendere una scatola di tachipirina alle due di notte per alleviare la sof-ferenza di un bambino amma-lato, non ha eguali in nessun altro settore”. Trattasi di una possibilità che, per quel che ri-guarda i farmaci senza obbligo di prescrizione, non è o� erta da nessun altro esercizio. In-somma, ci troviamo di fronte

ad un vero e proprio sostegno alla comunità che si sviluppa attraverso diverse iniziative: l’unione del presidente D’Avel-la ha permesso la crescita del “Progetto Marche” che riguar-da la distribuzione diretta dei farmaci Pht che, nella regione

Marche, possono essere di-spensati anche nelle farmacie aperte al pubblico e non solo nelle sedi Asl. La facoltà di eco-nomia di Ancona ha realizzato uno studio per indagare sugli e� etti economici e sociali del “progetto Marche”. I risultati hanno evidenziato i numerosi vantaggi di e� cienza ed e� -cacia correlati a questo tipo di azione, innanzitutto per i pa-zienti: “L’accordo è in scadenza a maggio” spiega il presidente dell’associazione di Ancona,

Roberto Bartoli che continua: “Dovranno essere valutate il prima possibile le esigenze pubbliche legate al risparmio e quelle dei farmacisti, legate in-nanzitutto all’aumento dei co-sti di distribuzione. Per quanto riguarda l’altro argomento di primo piano, il Cup, siamo in attesa che venga retti� cato l’ac-cordo”. Il Cup rientra tra le tan-te attività sviluppate da Feder-farma Marche: la sua funzione è quella di testare, nel bene e nel male, il servizio o� erto al cittadino dagli esercizi territo-riali. Per fare questo, tuttavia, è necessario acquisire un sistema informatico adeguato. Il soste-gno del ministero della Sanità sarà essenziale. Spesso i far-macisti si trovano in di� coltà, dovendo lavorare su vaste aree abitate. Spiega, infatti, France-sco Panata, presidente dell’ as-sociazione di Macerata: “Nella provincia abbiamo 85 farma-cie, 46 in città. Noi stiamo già attuando da diverso tempo al-cuni servizi in grado di fare ri-sparmiare l’ente pubblico. Non bisogna mai dimenticare che dietro il bancone si trovano dei professionisti a tutti gli e� etti: i cittadini hanno a disposizione una sicurezza in più quando entrano in farmacia”.

Testare i servizi offerti ai cittadiniFederfarma Marche sostiene la comunità attraverso una serie di nuove iniziative

Pasquale D’Avella, presidente di Federfarma Marche

“Il servizio fatto da un farmacista in caso di necessità

non può essere valutato semplicemente attraverso un

valore economico”

• FEDERFARMA MARCHEFederazione Regionale Dei Titolari Di Farmacia Presidente: Dr. Pasquale D’Avella60131 ANCONA: Via I° Maggio 142/b - Tel. 071.291.6472 Fax 071.291.6480

• ASSOCIAZIONE TITOLARI DI FARMACIA DELLA PROVINCIA DI ANCONA Presidente: Dr. Roberto Bartoli - E-mail: [email protected] ANCONA: Via I° Maggio 142/b - Tel. 071.291.6436 Fax 071.291.6480

• FEDERFARMA ASCOLIAssociazione Titolari di FarmaciaPresidente: Dr. Pasquale D’Avella - E-mail: [email protected] ASCOLI PICENO: Via dell’Aspo 1 - Tel. 0736.348913 Fax 0736.339713

• FEDERFARMA FERMOAssociazione Titolari di FarmaciaPresidente: Dr. Paolo Sacripanti - E-mail: [email protected] PORTO S. ELPIDIO Via Aurelio Sa� 4 - Tel. e Fax 0734.996300

• FEDERFARMA MACERATAAssociazione Titolari di FarmaciaPresidente: Dr. Francesco Panata - E-mail: [email protected] CORRIDONIA (MC) Via dell’Industria - Palazzo ZenitTel. 0733.283476 Fax 0733.1990778

• FEDERFARMA PESAROAssociazioni Titolari di Farmacia della Provincia di Pesaro e UrbinoPresidente: Dr. Stefano Golinelli - E-mail: [email protected] PESARO Galleria Roma 8 - Tel. e Fax 0721.31003

Page 12: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 201112 Sanità d’eccellenza

Un servizio all’avanguardia, di lunga data e che viene

da lontano. Si fonda sull’ago-puntura il trattamento delle patologie di anziani e disabili della Ausl di Ravenna. Da oltre trent’anni, l’ambulatorio della Fondazione Flaminia Ago-puntura, interno all’ospedale cittadino, ha abbracciato l’ap-proccio medico orientale per curare e contenere le sofferenze di alcune fasce svantaggiate della popolazione.Un servizio gratuito, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna, dal comune di Ravenna e reso possibile dalla collaborazione

con il direttore dell’Ausl, Tizia-no Carradori.“Erano i primi anni 80 - ricorda Romano Brandolini, presidente della Fondazione e della colle-gata Onlus Aias, l’Associazione italiana assistenza spastici, che avviò l’iniziativa -. La medicina tradizionale cinese era ancora un terreno quasi inesplorato in Italia, quantomeno a livello istituzionale. Riuscimmo pre-sto a instaurare un rapporto di collaborazione con il vice mi-nistro della Medicina Tradizio-nale Cinese, Hu Ximin, che mi ricevette a Pechino. Da allora, una équipe di medici esperti

nel metodo dell’agopuntura e del massaggio è venuta re-golarmente per 12 anni, con l’autorizzazione del nostro mi-nistero della Sanità, a svolgere attività didattica teorico-prati-ca. Una lunga e approfondita consulenza, un vero e proprio laboratorio professionale, che ha gettato le basi per l’appli-cazione della medicina non convenzionale nel trattamento dei pazienti più svantaggiati. Quella di Ravenna è stata, in-fatti, una delle prime esperien-ze a livello nazionale e in asso-luto la prima nell’ambito della sanità pubblica.

“Da circa 30 anni - precisa An-gelo Matteucci, direttore sani-tario dell’ambulatorio gestito dalla Fondazione all’interno dell’ospedale ravennate - dedi-chiamo ogni anno circa 6mila sedute gratuite di agopuntura agli utenti spastici, ai disabili totali e alla popolazione ultra-sessantacinquenne affetta da patologie artrosiche. La no-stra attività si applica, inoltre, ad altrettanti pazienti privati, consentendo un bilancio mol-to positivo di questo approc-cio integrato, a lungo rimasto ai margini del nostro sistema sanitario, ma oggi assai radi-

cato anche in Occidente”. Tan-to che la domanda da parte della popolazione è cresciuta sensibilmente. Secondo un’indagine com-missionata dalla Fondazione all’Ispo di Renato Mannheimer, già nel 2003 oltre il 60% della popolazione conosceva la me-dicina non convenzionale e ad essa attribuiva diverse qualità positive: un maggiore ascolto da parte del medico (8%), cure più personalizzate (11%), ap-porto di migliore qualità della vita (12%), maggiore benessere (14%) e la percezione di minore impatto tossico sull’organismo

(23%). Chi utilizza direttamen-te la medicina non conven-zionale non solo ne apprezza l’efficacia ma si dichiara anche favorevole all’inclusione delle terapie cosidette alternative tra le prestazioni del servizio sani-tario nazionale.“Non possiamo certo affermare di risolvere le patologie più gra-vi - tiene a precisare Matteucci -ma i problemi di motricità e di spasticità, oltre ad essere alle-viati sul piano medico specifi-co, traggono giovamento dalle millenarie terapie cinesi anche a livello emozionale e moti-vazionale; aspetto certamente non secondario, soprattutto nei pazienti afflitti da patologie così fortemente limitanti sul piano della fiducia in se stessi e delle relazioni interpersonali. Pensia-mo, per esempio, alla distrofia muscolare a livello avanzato e a tutte le patologie con deficit motorio irrecuperabile: è ovvio che non si guarisce ma con que-ste terapie possiamo fare davve-ro molto, oltretutto alleviando anche la pressione psicologica che grava sulla famiglia del paziente”.Attualmente il piano di speri-mentazione varato dalla Re-gione e dall’Ausl di Ravenna garantisce circa 6mila sedute di agopuntura gratuite per gli utenti, che i 6 medici dell’ambu-latorio della Fondazione Flami-nia gestiscono dedicando circa 12 prestazioni annue per ogni portatore di handicap e 6-8 prestazioni per ogni anziano. La speranza è di consolidare il servizio e magari di estenderlo a un maggior numero di pazienti.

Team interdisciplinare, competenze specialisti-

che e accesso alle cure inno-vative, con due valori aggiunti che fanno la differenza: l’affi-dabilità e la personalizzazio-ne della terapia. Tutto questo sta alla base delle prestazioni di eccellenza dell’Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia nel trattamento dei tumori al seno, attraverso il nuovo modello organizzativo “Breast Unit Integrata” che, a partire dal percorso di scre-ening condiviso con la Ausl di Reggio Emilia, è in grado

di offrire alle pazienti un’as-sistenza completa, dalla dia-gnosi alla cura. Nel solco delle indicazioni della Regione Emilia-Roma-gna e delle linee guida inter-nazionali sulle “breast units”, l’Azienda Ospedaliera di Reg-gio Emilia ha costituito un gruppo per la presa in carico delle donne con tumore al seno, strutturandolo sul mo-dello americano dell’Md An-derson Cancer Center.La breast unit reggiana inte-gra le competenze di radiolo-gi, medici nucleari, anatomo

patologi, chirurgi senologi e ricostruttivi, oncologi, radio-terapisti, fisioterapisti e psico-terapeuti. È, quindi, un percorso onco-logico che comprende tutte le possibilità assistenziali neces-sarie per fornire un servizio di elevata professionalità alla donna affetta da carcinoma mammario, guidandola e af-fiancandola nelle diverse fasi del trattamento chirurgico, medico, radiante e riabilita-tivo, con alta qualità assisten-ziale, umanità delle cure, sup-porto psicologico e sostegno

del volontariato. Gli speciali-sti coinvolti nel percorso in-teragiscono riunendosi ogni due settimane per discutere le nuove diagnosi e decidere il programma terapeutico più appropriato per ciascuna pa-ziente. La collaborazione è estesa a varie associazioni di volonta-riato che, sul territorio, svol-gono attività di informazione, formazione, prevenzione e attenzione alla cura del corpo e della persona. Ogni anno nella struttura di Oncologia Medica del Santa Maria Nuova di Reggio ven-gono assistite circa 400 nuove pazienti con tumore mamma-rio, alcune tramite trattamen-ti chemioterapici e terapie a bersaglio molecolare, sommi-nistrati in day hospital, altre tramite chemioterapie orali e trattamenti ormonali assunti a domicilio e monitorati in periodiche visite ambulato-riali. La più significativa novità degli ultimi anni sta nella personalizzazione della te-rapia, eccellenza del nosoco-mio reggiano. Il trattamento orientato sulla estensione della malattia è infatti stato superato dalla disponibilità di una diagnosi che permette di comprendere la malattia a “livello molecolare” e di intra-prendere terapie personaliz-zate in base all’espressione ge-nica caratteristica di ciascuna neoplasia. La struttura di Oncologia è

impegnata in due importanti studi internazionali che in-teressano Paesi europei, Usa e Canada: lo Shorter, per ri-durre la tossicità a parità di efficacia, e il Mindact, per diminuire il numero di donne da sottoporre a trattamento chemioterapico adiuvante (tra quelle operate per tumore al seno senza metastasi linfo-nodali ascellari).La Chirurgia Senologica dell’Arcispedale Santa Maria Nuova esegue circa 600 inter-venti all’anno, di cui 350 per neoplasia. Da una chirurgia del carci-noma mammario altamente demolitiva si è passati ad una conservativa, nel rispetto del-la integrità psicofisica della donna. La recente introduzione della “chirurgia oncoplastica” con-sente una modulazione sulla paziente, sia per gli aspetti

oncologici che per quelli pla-stico-ricostruttivi e di simme-tria mammaria. L’erogazione del fascio radiante durante la seduta chirurgica (radiotera-pia intraoperatoria) permette di ridurre o annullare la ne-cessità di trattamenti radiote-rapici successivi.Il trattamento personalizzato poggia su fattori diversi: posi-zione e dimensioni del tumo-re, forma della mammella, età e aspettative della paziente. Se occorre un intervento de-molitivo, la possibilità di ri-costruire la mammella viene offerta alle donne nei centri senologici attivi presso la re-te degli ospedali della Ausl di Reggio Emilia. La percentuale di sopravvi-venza delle pazienti, docu-mentata dai dati del Registro Tumori di Reggio Emilia, è assimilabile a quella dei paesi del Nord Europa e degli Usa.

L’ingresso della Azienda Ospedaliera “Arcispedale Santa Maria Nuova” di Reggio Emilia

Agopuntura, bilancio positivo La Fondazione Flaminia di Ravenna è stata una delle prime realtà a qualificarsi nella medicina non convenzionale

Da sinistra Renato Mannheimer, l’allora consigliere regionale Fabrizio Matteucci e il presidente della Fondazione Flaminia Agopuntura, Romano Brandolini

Una seduta di agopuntura e medicina non convenzionale al Centro Flaminia di Ravenna

■■■ ONCOLOGIA / L’approccio del Santa Maria Nuova di Reggio Emilia

La terapia va personalizzataImportante è il rispetto dell’integrità psicofisica della paziente

L’equipe multidisciplinare del percorso “Breast Unit Integrata”

Page 13: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 2011 Sanità d’eccellenza 13

Cresce ed evolve il mondo degli anziani, sia da un

punto di vista quantitativo, sia da un punto di vista qualitati-vo per la richiesta di interven-ti qualificati e specifici.La Fondazione Grimani But-tari ha saputo affrontare que-ste nuove sfide sociali, imple-mentando i servizi e con essi la qualità dei processi e la pro-

fessionalità di chi li gestisce.Le 5 Residenze per anziani e il Centro diurno Alzheimer, grazie alle loro caratteristiche strutturali e alla specializza-zione nella cura, garantisco-no la continuità assistenziale per circa 200 ospiti. Offrono un valido sostegno ai malati e alle loro famiglie, prenden-doli in carico nel tempo. La

collaborazione tra lo staff di cura e la famiglia è uno tra gli elementi significativi che pro-muovono il benessere dell’an-ziano, perciò quest’aspetto è considerato un’importante risorsa e incrementata con una costante comunicazione e una particolare attenzione ai bisogni manifesti. Le famiglie interessate possono beneficia-

re di un sostegno psi-cologico e partecipare agli incontri mensili di “Caffè Alzheimer”, in cui il confronto e l’in-formazione agevolano il processo di consape-volezza e riducono il livello di stress.Per gestire la com-plessità assistenziale, l’equipe multidisci-plinare della Grimani Buttari si è arricchita negli anni della consu-lenza esterna di nume-rosi professionisti, tra cui fisiatra, neurologo, nutrizionista, logope-dista e via dicendo, i quali contribuiscono ad una presa in carico del paziente in modo più spe-cialistico e a risolvere tempe-stivamente anche i problemi più rilevanti. Il lavoro di equi-pe su ogni caso è mediato dal-la stesura dei Pai (Piani di as-sistenza individualizzata) ed ha per obiettivo l’attuazione di interventi mirati, secondo le risorse e i bisogni di ciascun ospite. Il benessere psicofisi-co delle persone affidate non si raggiunge solo seguendo una strategia condivisa, ma soprattutto adottando un ap-proccio umano e sensibile in ogni intervento. Si curano perciò le relazioni individuali affinché l’ospite si senta accol-to in tutta la sua persona. Si adotta, inoltre, un modello di intervento protesico per i ma-lati di Alzheimer, applicando la metodologia Gentle Care, per supportare i pazienti con

la professionalità degli opera-tori, le attività proposte e gli ambienti di vita. Gli spazi in-terni sono molto confortevoli, accoglienti e familiari, mentre quelli esterni sono sicuri e ri-lassanti.C’è anche il “Giardino sen-soriale”, i cui suoni, profumi, colori e forme tattili stimo-lano tutti i sensi riattivando memorie remote, un maggior orientamento e un benessere tale da alleviare gli stati d’an-sia e d’agitazione. La struttu-razione dello spazio aperto come dei laboratori interni permette la realizzazione di trattamenti non farmacologici che contribuiscono a ridurre i disturbi del comportamento e il declino cognitivo. Le attivi-tà di riabilitazione sono volte ad offrire il trattamento più funzionale in base alle risorse

e ai deficit individuali, pertanto la musicote-rapia e la doll terapy coinvolgono i malati di Alzheimer, mentre le sedute di scrittura cre-ativa sono dedicate agli ospiti cognitivamente integri.La Grimani Buttari negli ultimi vent’anni ha investito numerose risorse per contrasta-re l’impatto dell’isti-tuzionalizzazione e dell’isolamento affetti-vo, implementando il servizio di animazione sociale, in cui sono at-tivi 15 operatori nelle varie residenze. Ac-compagnano gli ospiti

e trasmettono senso di prote-zione e vicinanza. Il servizio si dedica anche alla realizzazio-ne di attività ricreative in cui gli ospiti sono parte attiva. Gli animatori tendono a risve-gliare in loro antiche passioni o stimolano a ricercarne di nuove. Propongono nume-rose attività occupazionali come il laboratorio di cucito, di creta o di perline e altre più prettamente creative come la realizzazione di fotoroman-zi o la scrittura di articoli su “L’Amico Mio”, giornalino della Casa. Nel percorso di ri-cerca di senso l’anziano non è mai solo, né abbandonato nel-la lotta contro la malattia, anzi è riscaldato dal calore umano e dalla prospettiva di un futu-ro possibile.Per maggiori informazioni vi-sitare il sito www.buttari.it.

Laboratorio manuale

■■■ SERVIZI / Le nuove sfide della Fondazione Grimani Buttari di Osimo (An)

Concreti aiuti agli anziani Un’equipe elabora interventi mirati per ogni ospite

Giardino sensoriale

L’Istituto Oncologico Ro-magnolo è un’organizza-

zione di volontariato nata nel 1979 allo scopo di affiancare le strutture pubbliche nella lotta contro il cancro e, da anni, è parte integrante del tessuto sociale della Roma-gna. Opera a 360 gradi: dal finanziamento della ricerca all’acquisto di attrezzature ospedaliere, dall’informazio-ne medica alla prevenzione, fino all’assistenza dei pazienti affetti da neoplasia. Dal 1999 l’Istituto Oncologico Roma-gnolo è una cooperativa so-ciale Onlus (Organizzazione non lucrativa di utilità socia-le), che si regge in massima parte sulle offerte della po-polazione romagnola nonché sull’opera di numerosi vo-lontari. In 32 anni di attività, l’Istituto Oncologico Roma-gnolo ha saputo guadagnarsi, direttamente “sul campo”, la fiducia delle persone e delle istituzioni facendo leva sul-la trasparenza e sulla serietà professionale in una terra votata all’altruismo, come è appunto la Romagna. E, forse, non è neppure un caso se in soli quattro anni, le donazio-

ni del cinque per mille han-no visto aumentare le scelte delle persone di oltre il 40% e i proventi salire al 50,24%: infatti, dalle 13.600 donazioni e dei 329.000 euro di entrate,

avvenute nel 2006, si è passati alle oltre 19mila nel 2009 per un introito di 495.000 euro. Non deve stupire, quindi, se più di 1.000 sono le persone che scelgono di “donare” il

proprio tempo per aiutare lo Ior nella sua battaglia contro il cancro. Ogni anno, nelle diverse sedi, si organizzano corsi per coloro che inten-dono diventare volontari. Il gruppo di volontari dell’Isti-tuto Oncologico Romagnolo è suddiviso in diverse aree di lavoro, che comprendono l’as-sistenza domiciliare, lo svol-gimento delle manifestazioni di raccolta fondi, l’appoggio nel lavoro quotidiano d’uffi-cio e altro ancora. I volontari seguono il “Codice deonto-logico del volontario” che li impegna alla gratuità e al ri-spetto della libertà delle per-sone con le quali vengono a contatto. Prestare opera di vo-lontariato non è cosa da pren-dere alla leggera e richiede una grande consapevolezza del proprio ruolo. Una scom-messa, quindi, che implica una serie di scelte personali e collettive e che non può certo essere affidata solo alla fortu-na, o al caso; oppure, ancora, alle possibilità economiche delle persone. Uno dei ruo-li centrali dello Ior consiste nell’assistenza psicologica: la “psiconcologia” è un’esigenza

molto sentita dagli ammalati, dai famigliari, ma anche dagli operatori sanitari che spesso devono affrontare situazioni emotive senza adeguato sup-porto. Purtroppo, solo pochi ospedali in Italia hanno in organico degli psicologi e, in Romagna, solo lo Ior ha contribuito a questo tipo di servizio.Oltre all’assistenza psicolo-gica, lo Ior promuove l’assi-stenza domiciliare, i gruppi di auto-mutuo-aiuto, l’assistenza ospedaliera e in hospice. Sul fronte della prevenzione, in-vece, sostiene campagne anti tabagismo, di sensibilizzazio-ne e di educazione sanitaria. In tema di cure palliative, Ior intreccia stretti rapporti con gli Hospices e con la Federa-zione Cure Palliative.L’Istituto Oncologico Roma-gnolo ha da sempre posto la sua attenzione ed il suo mas-simo impegno nella crescita e nello sviluppo della ricerca scientifica. Attraverso cospi-cui ed importanti finanzia-menti a progetti di ricerca in numerosi ambiti scientifici, lo Ior si è posto fin dalla sua ori-gine in prima linea nella lot-

ta per sconfiggere la malattia oncologica.Infatti, esso è stato l’ideatore, nonché uno dei Soci Fondato-ri, dell’Irst (Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori) di Meldola (Fc), una struttura di eccel-lenza nel campo della ricerca e dell’assistenza oncologica.Anche grazie ad una ricerca scientifica di qualità e sempre all’avanguardia, la rete on-cologica romagnola si pone oggi ai primissimi posti non soltanto a livello nazionale e internazionale. La trasparen-

za, per lo Ior, è vitale ed im-prescindibile: esso è una delle pochissime organizzazioni di volontariato ad avere, in Ro-magna, il bilancio certificato e si è sempre preoccupato, tra le altre cose, di rendere pub-blici i risultati delle iniziative di maggiore impatto sulla collettività. Grazie a questi re-quisiti, lo Ior, è stato premiato nel 2001 con l’Oscar di bi-lancio e della comunicazione no-profit, mentre nel 1992 è stato insignito della Medaglia d’Oro al merito della Sanità pubblica.

Il presidente della Repubblica G. Napolitano con il dottor S. Mazzi, presidente Ior

L’Istituto Oncologico Romagnolo ha da sempre posto la sua

attenzione ed il suo massimo impegno nella crescita e

nello sviluppo della ricerca scientifica. Attraverso cospicui ed importanti finanziamenti a progetti di ricerca in numerosi

ambiti scientifici, lo Ior si è posto fin dalla sua origine in prima

linea nella lotta per sconfiggere la malattia oncologica

■■■ ONLUS / I 32 anni di attività dell’Istituto Oncologico Romagnolo

L’importante ruolo nell’assistenza ai malatiL’organizzazione si avvale di gruppi di volontari che operano in modo gratuito

Page 14: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 201114 Sanità d’eccellenza

Gianni Giovannini, direttore generale ospedale Santa Maria di Terni

Dai tempi della fondazione dell’associazione - corre-

va l’anno 1959 - il tema della sessualità è andato modifi-candosi, sia tra gli operatori che tra le persone comuni. I cambiamenti della società, an-che italiana, hanno influito su questa sfera della persona, tanto delicata quanto spesso sottovalutata. Medici e psico-logi non hanno però smesso di occuparsene, anzi: hanno ne-gli anni approfondito le cono-scenze, in modo da essere ca-paci di rispondere con la giusta preparazione alle richieste di aiuto e supporto provenienti dai pazienti. Il Centro Italiano di Sessuologia (Cis) rappre-senta la struttura attorno alla quale si riuniscono studiosi, professionisti, operatori sociali interessati agli aspetti umani, educativi e clinici della ses-sualità. L’associazione ha uno scopo culturale, dunque non prevede poliambulatori annes-si, né presidi clinici, o strutture sessuologiche. I suoi obiettivi sono legati alla promozione della ricerca scientifica e alla formazione professionale in un’ottica interdisciplinare, per un’antropologia della sessua-

lità. “Ricerca, divulgazione scientifica e formazione degli operatori sono i nostri ambiti di impegno - spiega il profes-sor Giorgio Rifelli, presidente

dell’associazione dalla fine del 1010 e responsabile del servi-zio di Sessuologia del diparti-mento di Psicologia dell’Uni-versità di Bologna.Diversi sono gli elementi che distinguono il Cis da altre associazioni similari: “Innan-

zitutto la data di nascita, che ci fa essere storici protago-nisti, soggetti attivi e attenti, già negli anni 60, a dare una risposta a un vuoto cultura-

le. In secondo luogo i numeri degli associati, circa 350. In terza battuta la vitalità: siamo impegnati su diversi fronti, con diverse attività. Per quan-to riguarda poi l’impostazio-ne della ricerca scientifica, il nostro orientamento è di tipo

antropofenomenologico”. La formazione rivolta ai medici e agli psicologici si è negli anni concretizzata nella “Scuola di Sessuologia per l’Educazione, la Consulenza e la Psicoterapia Sessuale”, con sede a Bologna, che cura l’aggiornamento e la formazione di coloro che, come educatori o clinici, in-tendono operare per la pro-mozione, il mantenimento e il recupero della salute sessuale attraverso l’educazione sessua-le, la prevenzione delle malat-tie sessualmente trasmesse e la cura dei disturbi sessuali. I corsi si tengono nei weekend e hanno una durata di 330 ore (per diventare consulenti), 150 (per l’insegnamento dell’edu-cazione sessuale), 530 (corso avanzato di tipo clinico dedi-cato agli psicoterapeuti).Dal 1995 il Cis ha anche isti-tuito un albo professionale interno societario, che intende qualificare professionalmen-te i soci che hanno seguito i percorsi proposti dalla Scuola secondo il principio della for-mazione continua e garantire l’utenza della competenza dei suoi iscritti. L’albo prevede categorie diverse per i suoi membri secondo il grado di formazione e del tipo di atti-vità esercitata: primo o secon-do livello, membro effettivo, membro didatta. Attualmente sono 160 le persone iscritte all’albo. Il Centro è anche impegnato nell’attività convegnistica, che comprende un convegno ogni tre anni e annualmente diversi appuntamenti seminariali in

varie città d’Italia. Negli anni l’impegno dei soci si è fatto sempre più intenso. “La do-manda è forte - spiega Rifelli -. Stanno emergendo numerose problematiche legate alla sfera sessuale, come le disfunzioni o la dipendenza così come la scomparsa del desiderio. La nostra specializzazione vuole essere un supporto per com-prendere come queste proble-matiche si inseriscano nella persona, considerata nella sua

globalità. E come possano es-sere sintomi all’interno di un quadro più complesso”. Non sempre i medici hanno gli strumenti per affrontare te-matiche legate alla sessualità, né la loro formazione, così co-me quella degli psicoterapeuti, comprende studi che abbiano questo tema per oggetto: “Ec-co perché l’approfondimento fornito dal Cis diventa essen-ziale”, conclude il presidente Rifelli

L’Azienda Ospedaliera San-ta Maria di Terni risponde

alla triplice missione di ospe-dale “di comunità”, garantendo prestazioni sanitarie a 360 gradi alla popolazione del compren-sorio ternano; struttura di alta specializzazione e polo di rife-rimento per migliaia di utenti extraregionali e centro della ricerca e della formazione gra-zie alla presenza della facoltà di Medicina e Chirurgia e di Scienze Infermieristiche.

Come avviene ormai da cinque anni, anche i dati di attività del 2010 confermano un trend in progressiva e costante cresci-ta malgrado le forti difficoltà derivanti dal fatto che molti finanziamenti risultano ancora bloccati dal Governo nazionale. “Possiamo senza dubbio espri-mere la nostra soddisfazione rispetto alla situazione che ab-biamo trovato anni fa - dichiara il direttore generale del Santa Maria di Terni, Gianni Giovan-nini - anche se il percorso da compiere rimane ancora lungo. Sono infatti numerosi gli inter-venti programmati da tempo dalla direzione per circa 20 mi-

lioni di euro. Prevedono lavori di messa a norma e ammoder-namento strutturale e tecnolo-gico dell’ospedale. Il problema è che siamo ancora in attesa dei finanziamenti previsti dalla leg-ge finanziaria del 2007”.Nel corso del 2010 al Santa Ma-ria sono stati 32.806 i ricoveri complessivi, con un aumento del tasso di occupazione dei posti letto dall’87,6% al 91,0%, (529 di cui 488 per le degenze e 41 per i ricoveri in regime

diurno). Rimane costante il volume di attività nella medio - bassa specialità, mentre risul-tano in crescita sia il numero degli utenti extraregionali che l’incremento della complessità delle prestazioni ad alta specia-lità. “L’attività di alta specialità erogata a pazienti residenti in Umbria - spiega Giovannini -è cresciuta rispetto all’anno precedente di oltre il 3%, un incremento ancora più marcato se ci si riferisce al volume finan-ziario (+5,5%). Il trend positivo riguarda attività consolidate quali la neurochirurgia, la neu-roradiologia interventistica, la cardiochirurgia e la chirurgia del fegato”.“È consistente - prosegue il di-rettore generale - l’incremento di attività nell’emodinamica (+108,2%) grazie all’attivazione

del servizio h 24 che permette di effettuare interventi di angio-plastica primaria sui pazienti infartuati, nella neonatologia (+12,3%) grazie all’attivazio-ne della convenzione con il Bambin Gesù di Roma, che ha permesso di acquisire profes-sionalità provenienti da quella struttura, nella neurochirurgia (+12,2%), nella chirurgia tora-cica (+31,3%) e nella chirurgia vascolare (+35,9%)”. Tra gli obiettivi centrati nel 2010 va segnalata anzitutto l’attivazione del laboratorio per le cellule staminali, diretto dal professor Angelo Vescovi che sta avviando una sperimenta-zione per l’inserimento nell’uo-mo di cellule coltivate in vitro. L’obiettivo è quello di garantire una migliore assistenza ai ma-lati di sclerosi laterale amio-

trofica (Sla) e altre patologie del sistema nervoso centrale. Il programma è molto ambizioso ed è sviluppato in collabora-zione con numerose istituzioni e fondazioni e sotto la guida dell’Istituto Superiore di Sanità. Dalla Regione Umbria è poi ar-rivato il via libera per realizzare a Terni la banca del cordone ombelicale, altro progetto qua-lificante come la recente aper-tura nell’area ospedaliera del nuovo reparto Spdc (Servizio psichiatrico di diagnosi e cura), che contribuisce a contrastare la mobilità dei pazienti psichia-trici verso altri centri extrare-gionali. Con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, la direzione ha portato a termi-ne con successo una imponente riorganizzazione delle attività dell’Azienda Ospedaliera per

consentire una più razionale sincronizzazione degli opera-tori nelle undici sale del nuovo blocco operatorio, attivo da circa un anno e mezzo. È stato inoltre realizzato un importan-te intervento per l’ottimizza-zione dei consumi energetici con l’entrata in funzione di un trigeneratore da un megawatt che copre l’intero fabbisogno energetico incluse la refrigera-zione estiva e il riscaldamento invernale. Prossimo obiettivo l’acquisizione, grazie al contri-buto della Fondazione Carit, Cassa di Risparmio di Terni, della Pet Tac per la diagnosi di neoplasie in fase iniziale. L’in-novazione tecnologica è infatti decisiva per continuare sulla strada dello sviluppo e rispon-dere al meglio ai nuovi bisogni della popolazione.

Innovazione tecnologica per rendere efficiente la sanitàL’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni ha avviato una serie di nuove attività strutturali e riorganizzative

La rivista del Cis

Giorgio Rifelli, presidente del Cis

■■■ ASSOCIAZIONE / Il Centro Italiano di Sessuologia è stato fondato nel 1959

In difesa della sessualità Il Cis è attivamente impegnato nella ricerca, nella divulga-zione scientifica e nella formazione degli operatori

Il Centro Italiano di Sessuologia (Cis) rappresenta la struttura

attorno alla quale si riuniscono studiosi, professionisti,

operatori sociali interessati agli aspetti umani, educativi, clinici della sessualità. L’associazione ha uno scopo culturale, dunque

non prevede poliambulatori annessi, né presidi clinici, o strutture sessuologiche

Page 15: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 2011 Sanità d’eccellenza 15

La farmacia è il servizio più apprezzato dai cit-

tadini italiani, come risulta da tutte le indagini realizza-te da vari istituti di ricerca. Ma quali sono, realmente, i punti di forza della farmacia? Innanzitutto la capillarità: in Italia esiste una farmacia ogni 3.374 abitanti, dato in linea con la media dell’Unio-ne Europea. Questa capilla-rità è garantita dalle regole vigenti (quorum, pianta or-ganica, concorso) che assi-curano la presenza della far-macia ovunque, dalle grandi città ai piccoli centri rurali. La Corte Costituzionale ita-liana ha più volte ribadito che le regole sono finalizzate a tutelare la salute dei citta-dini attraverso un’equilibrata e sostenibile presenza delle farmacie sul territorio. La Corte di Giustizia Europea ha confermato la legittimità e validità delle norme italia-ne. Altri punti di forza? La farmacia è di facile accesso, non bisogna prenotare, non si deve aspettare in sala di attesa. Il farmacista è disponibile, usa un linguaggio semplice, non viene considerato un professionista distaccato, ma spesso anche un “confidente”.

Nelle 18mila farmacie ope-rano circa 50mila farmacisti che si aggiornano costante-mente per poter fornire al cittadino tutte le informazio-ni sul corretto uso del farma-co e sulla salute in generale.Tutte le farmacie, per legge, sono convenzionate con il

Sistema sanitaro nazionale (Ssn) e sono informatizzate e in rete: è possibile ritirare immediatamente (12 ore) un farmaco rivelatosi pericolo-so, così come è possibile mo-nitorare l’utilizzo dei farmaci sul territorio.I dati forniti dalle farmacie

consentono di monitorare spesa e consumi dei farmaci Ssn. Grazie a questi dati, la spesa farmaceutica conven-zionata è in calo e sotto con-trollo. La farmacia, grazie a queste caratteristiche, già oggi è un importante punto di riferimento per i cittadini.

Le sue peculiarità, tuttavia, possono essere sfruttate an-cora meglio per garantire un’assistenza più efficace ai cittadini. Ciò è stato ben compreso dal Parlamento e dal Governo, che hanno varato una normativa che prevede l’erogazione in far-macia di nuovi servizi ad alta valenza socio-sanitaria, quali la partecipazione all’assi-stenza domiciliare integrata (Adi) e la presa in carico di particolari pazienti cronici, anche con l’ausilio di altre figure professionali, la par-tecipazione a programmi di educazione sanitaria e pre-venzione, l’effettuazione di test autodiagnostici di pri-ma istanza e le prenotazio-ni di visite ed esami (Cup).Il Ministero della salute ha varato due decreti attuativi che riguardano i test auto-diagnostici di prima istanza e la presenza in farmacia di altri operatori sanitari, come infermieri e fisioterapisti. Si è in attesa del varo del de-creto sulla prenotazione per via telematica di prestazioni ambulatoriali, per chiudere il quadro normativo. I decreti demandano alla convenzio-ne farmaceutica nazionale, attualmente da rinnovare al fine di consentire ai cittadini di ottenere in farmacia nuo-ve prestazioni di alta valenza sociale.I nuovi servizi porteranno una serie di importanti van-taggi per il sistema: i citta-dini risparmieranno tempo e denaro (basti pensare alla

possibilità di prenotare in farmacia visite ed esami o di fare piccole analisi di con-trollo) e la Asl potrà spostare risorse economiche e umane su altre attività. Tuttavia, l’erogazione di nuovi servizi richiederà alla farmacia notevoli investi-menti in personale, spazi, attrezzature. Saranno neces-sarie risorse economiche e professionali adeguate e sarà, quindi, indispensabile indi-viduare una remunerazione congrua per la farmacia. È evidente, però, che il ser-vizio offerto dalla farmacia potrà realmente essere com-pleto e moderno, se la far-macia stessa verrà messa in condizione di erogare non solo servizi aggiuntivi, ma anche tutti i medicinali del Ssn. Questo oggi non avvie-ne, perché in diverse real-tà locali, molti medicinali vengono distribuiti diretta-mente dalle Asl. Se invece i cittadini potessero ottenere questi medicinali in farma-cia, insieme a tutta una serie di servizi correlati, la qualità dell’assistenza erogata mi-gliorerebbe notevolmente, i costi sarebbero trasparenti e controllati, si garantirebbe un’uniformità nel modello assistenziale fortemente ap-prezzata dai cittadini, che oggi invece, a seconda della Asl di appartenenza, sono soggetti a modalità diversifi-cate di accesso al farmaco e ai servizi sanitari. È questa la sfida del prossimo futuro per la farmacia italiana.

Il dott. Domenico dal Re,presidente Federfarma Emilia Romagna

La farmacia tra punti di forza e prospettive di sviluppoLa possibilità di offrire nuovi servizi porterà importanti vantaggi al settore, che però dovrà affrontare notevoli investimenti, come osserva Federfarma Emilia-Romagna

La Corte Costituzionale italiana ha più volte

ribadito che le regole sono finalizzate a tutelare la

salute dei cittadini attraverso un’equilibrata e sostenibile presenza delle farmacie sul

territorio. La Corte di Giustizia Europea ha confermato la legittimità e validità delle

norme italiane

Nell’ultimo decennio l’in-gegneria tissutale ha

fatto enormi progressi nell’identificazione di nuove strategie nel campo della ri-generazione tissutale; tra que-ste, l’utilizzo di “concentrati piastrinici” rappresenta un interessante and innovativo approccio clinico. Diversi studi hanno evidenzia-to l’importanza delle piastrine nei meccanismi di rigenera-zione tissutale grazie alla loro capacità di fornire un ricco ap-porto di fattori di crescita; tra questi, Pdgf (Platelet-derived growth factor), Tgf-β (Tran-sforming growth factor-β), Fgf (Fibroblast growth factor), Vegf (Vascular endothelial growth factor) e Igf (Insulin-like growth factor) risultano essere coinvolti nell’induzione della proliferazione cellulare, nel rimodellamento della ma-trice extracellulare e nei mec-canismi angiogenetici che si attuano durante le diverse fasi della rigenerazione. Alla luce di ciò, negli ultimi anni sono stati sviluppati di-versi metodi per produrre con-centrati piastrinici in grado di contenere un’ottimale concen-trazione di fattori di crescita

autologhi. I concentrati piastri-nici sono ottenuti dal sangue venoso del paziente attraverso uno standardizzato processo di centrifugazione che, utilizzan-do talvolta l’aggiunta di sostan-ze esogene, permette di isolare

una frazione ricca in piastrine e fattori di crescita, detta ap-punto “concentrato piastri-nico” o “gel piastrinico”. Per quanto riguarda le applicazioni cliniche, l’efficacia rigenerativa di questi preparati è stata am-

piamente dimostrata in diversi ambiti clinici quali la chirurgia maxillo-facciale, la chirurgia ortopedica, la chirurgia este-tica, l’oftalmologia, la medici-na sportiva e la dermatologia. Il Cgf (Concentrated growth

factors) rappresenta una nuo-va generazione di concentrati piastrinici in grado trattenere al suo interno una maggior concentrazione di fattori di crescita autologhi. Esso, come gli altri concentrati piastrinici, viene isolato da campioni di sangue tramite un semplice e standardizzato protocollo di separazione, che viene effet-tuato per mezzo di un’apposita centrifuga (Medifuge Mf200, Silfradent srl, Forlì, Italia) senza l’aggiunta di sostanze esogene. La sua principale ca-ratteristica risiede nella sua consistenza: si tratta, infatti, di una matrice organica più ricca in fibrina e quindi più densa rispetto agli altri concentrati piastrinici in grado di “intrap-polare” una maggiore quantità

di elementi piastrinici e fattori di crescita. In esso è stata ri-levata, inoltre, la presenza di cellule Cd34 positive, elementi cellulari che vengono normal-mente richiamati dal sangue verso i tessuti danneggiati e che giocano un ruolo chiave nel mantenimento dell’ome-ostasi vascolare e nei processi angiogenetici e di neovascola-rizzazione. Per quanto riguarda le applica-zioni del Cgf, la sua efficacia è stata finora dimostrata in chi-rurgia orale e maxillo-faciale negli interventi di rialzo del seno mascellare e di aumento del profilo crestale. Tuttavia, le sue caratteristiche lo rendono idoneo ad essere impiegato, da solo o insieme ad altri bio-materiali, in altri diversi settori dove si rende necessaria la ri-generazione tissutale. L’azienda Silfradent inoltre, è specializ-zata dal 1975 nella produzione di attrezzature per laboratori odontotecnici e dispone di una gamma completa di prodotti. Nella “Medical Line” spiccano strumenti di ultima generazio-ne e sono stati realizzati pro-tocolli specifici in vari settori settori. Nella bio-chirurgia: Surgybone, Pec (Piezo expan-sion crest) UseHydro (Piezo ultrasound sinus elevation by Hydro). Nella ricerca delle biorigenerative: Cgf (Concen-trated growth factors) - Com-bioss ( Sinthetic Bone- Pure Beta Tricalcium Phosphate B-Tcp. Maggiori informazioni sul sito www.silfradent.com.

Dal sangue la rigenerazione dei tessutiTra i nuovi ritrovati spicca il Cgf, concentrato piastrinico che viene isolato da campioni di sangue tramite un procedimento realizzato dalla Silfradent di Forlì

Colorazione immunoistochimica delle Cd34 nel Cgf (A) e Rbc (B).Il grafico mostra il numero di cellule positive Cd34 (disponibile online www. Wileyonlinelibrary.com)

I ricercatori

Rodella L.Favero G.Boninsegna R.Buffoli B.Labanca M.Scarì G.Sacco L.Rezzani R.Batani T.

Page 16: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 201116 Sanità d’eccellenza

In Toscana, per le farmacie dislocate sul territorio ri-

uscire a sopravvivere per ga-rantire ai cittadini un servizio professionale efficiente e 365 giorni all’anno è diventato molto difficile. Negli ultimi 10 anni la spesa farmaceutica regionale erogata tramite le farmacie è diminuita in valore assoluto. Caso unico nel com-parto sanitario. Addirittura nell’anno in corso il calo previ-sto è ancora in aumento a cau-sa di provvedimenti nazionali di abbassamento del prezzo dei farmaci. “Di fatto - dice il neo eletto pre-sidente della Urtofar (Unione Regionale Toscana Farmacisti Titolari - Federfarma Tosca-na), il dottor Marco Nocentini Mungai - in farmacia si lavora sempre di più offrendo soprat-tutto in Toscana servizi inno-vativi, mentre i ricavi calano in maniera preoccupante. Le far-macie toscane sono un punto di riferimento sicuro per i cit-tadini e questo non lo dicono gli stessi farmacisti ma indagi-ni fatte recentemente da sog-getti esterni, dove la farmacia è risultata la migliore in asso-luto come qualità del servizio e

soddisfazione dell’utenza”.Ma quanto potrà durare tutto questo? “Le previsioni non so-no per niente rosee - continua Nocentini - ci sono farmacie che già da tempo rischiano la chiusura. Per quanto riguarda i servizi erogati in Toscana, grazie alla collaborazione con la Regione e con le aziende

Usl, abbiamo raggiunto un eccellente livello. In particola-re, da anni abbiamo stipulato un accordo per l’erogazione di farmaci ad alto costo acquista-ti dalle Asl e distribuiti dalle farmacie. È un accordo che in modo particolare va incontro alle esigenze del paziente che può trovare il medicinale sotto casa nei giorni feriali e festivi, 24 ore su 24, senza doversi re-care alla Asl. In Toscana movi-mentiamo quantità maggiori di questi farmaci rispetto ad

altre regioni, è evidente quin-di che ci sono risparmi per la Regione e soddisfazione per gli utenti”. Questo accordo è applicato su tutto il territorio regionale. Ci sono, invece, altri servizi come il Centro Unico di Prenota-zione (Cup) che vengono fatti a macchia di leopardo anche nell’ambito talvolta della stessa provincia. “Sono diverse anche le esigen-ze - precisa il presidente -. Le maggiori necessità vengono dov’è minore la presenza di centri di prenotazione Asl e quindi la farmacia diventa il presidio più accessibile per i cittadini. Laddove viene fat-to e nella maggior parte dei casi anche gratuitamente per l’ente pubblico, il gradimento dell’utenza è molto alto. An-che se si tratta di un servizio meno legato alla professione del farmacista, abbiamo dato la disponibilità a definire un accordo regionale per rego-lamentarlo. Fra l’altro, nel ca-so del Cup ci sono problemi tecnici dovuti alla mancanza di collegamenti Adsl in certe aree territoriali”. Altre pre-stazioni erogate dalle farma-

cie riguardano la gestione e la distribuzione di ausili medici autorizzati dalle Asl relativi a certe tipologie assistenziali (ausili per diabetici, ma-teriale di medicazio-ne, ausili per incon-tinenza). “Stiamo lavorando con la Regione Toscana per migliorare questo tipo di servizio e per soddisfare l’esi-genza dei citta-dini. Inoltre, per legge regionale in toscana, già da diversi anni il pazien-te può effettuare in farmacia, tramite apparecchi di

autodiagnostica rapida, un primo autotest con semplici misurazioni di parametri sie-rologici”. “In buona sostanza - conclude Nocentini - mi sento di dire che in Toscana il servi-zio delle farmacie è eccellente e per quanto ci riguarda faremo il possibile perchè possa conti-nuare ad esserlo, ma abbiamo la necessità inderogabile di in-dividuare con la Regione mi-sure di sostenibilità economica per le farmacie, senza le quali sarà impossibile mantenerlo

e renderlo sempre più adeguato ad una

società che cambia”.

■■■ CRISI / Il presidente di Urtofar - Federfarma Toscana denuncia un preoccupante calo dei ricavi

Il farmacista lavora se offre servizi innovativiUn accordo raggiunto con la collaborazione della Regione consente alle farmacie l’erogazione di medi-cinali ad alto costo, acquistati dalle Asl. I pazienti, così, possono trovarli più facilmente vicino a casa

Marco Nocentini Mungai, neo eletto presidente della Urtofar (Unione Regionale Toscana Farmacisti Titolari - Federfarma Toscana)

Negli ultimi 10 anni la spesa farmaceutica regionale

erogata tramite le farmacie è diminuita in valore assoluto.

Caso unico nel comparto sanitario. Addirittura nell’anno

in corso il calo previsto è ancora in aumento a causa

di provvedimenti nazionali di abbassamento del prezzo

dei farmaci

Lezioni universitarie utili quasi come leggere da soli

un libro di testo. Formulet-te diagnostiche o teorie in-terventiste emesse secondo schemi fideistici. “Tecniche” d’intervento “prefabbricate” che, quasi sempre, lasciano il tempo che trovano, o addirit-tura peggiorano la situazione. Non è in questo modo che si forma uno psicoterapeuta in grado di aiutare veramente i suoi pazienti. Ne è convinto il dottor Riccardo Arone di Bertolino, medico psicotera-peuta, presidente della Socie-tà Medica Italiana di Psicote-rapia e Ipnosi (Smipi). “Ogni essere umano - spie-ga Arone di Bertolino, - è un unicum nell’universo e nell’eternità e come tale va accettato, capito e trattato quando in lui si sia sviluppata una disarmonia con se stesso e con la realtà con cui inte-ragisce, cioè una sofferenza, una patologia”.“Non esiste la malattia ma il malato - continua Arone di Bertolino -. In medicina e in chirurgia vi è una continua evoluzione. La vera scienza

si confronta con la realtà e i risultati, altrimenti saremmo rimasti alla radio a galena di Gugliemo Marconi. Dun-que, la psicoterapia dovreb-be essere valutata come una

qualsiasi terapia: solo per i risultati clinici che è in gra-do di ottenere, persona per persona”. Significa che, per raggiungere il benessere, la guarigione, o il miglioramen-to, non è possibile perseguire ideologie preconcette, che si spacciano per “scientifiche” e che, invece, sono più filosofi-che che di validità pratica.

Psicoterapia e Stato mentale di Ipnosi sono due pratiche cliniche finalizzate al miglio-ramento dello stato di salute dei pazienti. Secondo quanto illustra Arone di Bertolino “la Psicoterapia è un inter-vento condotto con mezzi verbali e relazionali, finaliz-zato a ottenere modificazioni positive e stabili nella salute, nella personalità e nella vita di relazione di persone sof-ferenti per alterazioni, pro-blemi e disturbi psichici, psi-cosomatici, somatopsichici, somatici e comportamentali”. “La guarigione di alcune ma-lattie puramente fisiche - pro-segue - è dovuta allo stimolo mentale in grado di attivare e sbloccare le naturali risor-se somatiche, vedi la Psico neuro endocrino immunolo-gia, nota anche come Pnei”. Insomma, il messaggio del presidente è chiaro: “Non do-vrebbe esistere una psicote-rapia, ma la Psicoterapia. La complessità dell’essere uma-no e l’unicità assoluta di ogni individuo rendono impossi-bile elaborare teorie e codifi-care metodiche di intervento

Psicoterapia e ipnosi medica, discipline in continuo aggiornamentoL’attività di ricerca, studio e pratica svolta dalla Smipi

La Smipi (www.smipi.it) Società Medica Italiana di Psicote-rapia e Ipnosi è stata fondata a Bologna nel 1985. È un’as-sociazione medico scientifica che promuove ricerca, studio e la pratica della psicoterapia e dell’ipnosi medica. Forma psicologi e medici nella Scuola di Specializzazione in Psi-coterapia riconosciuta dal Miur ed odontoiatri nel Master. Pubblica dal 1989 la Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi, semestrale. E-mail: [email protected]

Smipi, un’associazione con formazione ad alto livello

“Non esiste la malattiama il malato.

In medicina e in chirurgia vi è una continua

evoluzione”Riccardo Arone di Bertolino

sempre ed universalmente valide”.Quanto all’applicazione te-rapeutica dell’ipnosi, si è sempre rivelata clinicamente utile in medicina, in chirur-gia e in psicologia. “Si tratta fondamentalmente di un at-to medico-psicologico che integra la psicoterapia, ma la trascende - dice Arone di Bertolino -. Può essere una metodica efficace nella tera-pia del dolore, nel parto, in anestesiologia, in oncologia, in ortopedia, in odontoiatria e in molte altre applicazio-ni cliniche, perché la vastità delle applicazioni dell’ipnosi è data dalla vastità delle po-tenziali interazioni intrapsi-chiche e psicofisiche, la mag-gior parte delle quali è ancora sconosciuta”.Per questo motivo l’attività scientifico culturale svolta dalla Società Medica Italiana di Psicoterapia e Ipnosi pro-muove la ricerca, lo studio e la pratica della psicoterapia. “La formazione di uno psi-coterapeuta - sottolinea il presidente - deve essere una vera ‘formazione’: anche se vi sono diverse lezioni ‘cultura-li-informative’ indispensabili sull’odierno stato dell’arte. Molte giornate di lezione so-no profondamente formative e ottengono negli allievi una crescita personale, attraverso la comprensione e lo svilup-po delle proprie capacità e la rielaborazione e la soluzione delle proprie problematiche”.

Page 17: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 2011 Sanità d’eccellenza 17

“Curare bene, vivere me-glio”: da questa filoso-

fia nasce e si sviluppa il cen-tro Igea di Sant’Antimo, realtà pluridecennale che ha sede a Sant’Antimo, in provincia di Napoli. La sua crescita dal 1997 ad oggi testimonia come nel territorio sia diventato un punto di riferimento nel suo settore. Igea è un centro dia-gnostico e polispecialistico convenzionato con il servizio sanitario nazionale e dota-to di laboratori per le analisi cliniche, di radiologia e mam-mografia digitale, ecografia 4D, Tac multislices a 640 stra-ti, risonanza magnetica 1.5 tesla, dentalscan e medicina nucleare. Non solo, all’inter-no della struttura è possibile trovare anche un centro an-tidiabete e uno di cardiolo-gia. Infine c’è la possibilità di prenotare visite ambulatoriali private oltre che di sfruttare un moderno centro di riabi-litazione e fisiokinesiterapia con piscina. Insomma, Igea Sant’Antimo si attesta come un luogo in cui, attraverso professionalità, serietà e cor-tesia, è possibile diagnostica-re, lavorare e risolvere le più

svariate problematiche legate alla sanità umana. L’ammini-stratore della struttura, An-timo Cesaro, ha deciso sin dall’inizio di investire buona parte degli utili in attrezza-tura moderna e strumenti-stica di ultima generazione:

solo così, secondo il dottore, è possibile offrire un servi-zio pubblico al livello di una realtà privata. I macchinari presenti all’interno del centro Igea Sant’Antimo, infatti, so-no sostituiti dopo un tempo massimo di cinque anni: ciò

garantisce un servizio di alta qualità e di assoluta sicurezza nell’analisi delle questioni cli-niche in gioco. Oltre al mam-mografo digitale e alla Tac a 640 strati multislices (già cita-ta), nel futuro a breve termi-ne il centro si arricchirà dell’ “imagination experience”, ap-parecchiatura in grado di ren-dere meno traumatici alcuni particolari tipi di esami come la risonanza magnetica. Si tratta di un investimento che evidenza sempre di più l’at-tenzione che il centro rivolge al paziente a cui vengono de-dicate cure e attenzioni di alto livello. Sfruttando il costante aggiornamento di coloro che lavorano nella struttura, lgea Sant’Antimo garantisce al pa-ziente procedimenti diagno-stici all’avanguardia. Il per-sonale medico e paramedico viene formato all’interno della struttura, mettendolo in condizione di agire nella maniera più corretta in ogni situazione. Il tutto senza di-menticare l’attenzione per il trattamento della persona e la sua sicurezza: chi entra nel centro viene seguito scrupo-losamente dall’inizio alla fine del percorso effettuato. La sua permanenza viene curata nei minimi dettagli. Infine, un sofisticato sistema informati-co gestisce tutte le attività del centro, a partire dalle preno-tazioni degli esami radiolo-gici, ecografici, cardiologici fino alle visite specialistiche, passando attraverso la refer-tazione dei risultati e le atti-vità dell’amministrazione. Tra

i tanti fiori all’occhiello della realtà campana, c’è anche il centro antidiabete, che offre al paziente tutte le prestazioni specialistiche di cui ha biso-gno per la valutazione delle complicanze cardiologiche, neurologiche, angiologiche, nefrologiche ed oculistiche. Attraverso programmi di educazione sanitaria si lavora sul cambiamento degli stili di vita, agendo mediante la pre-venzione, la cura del diabete e delle sue complicanze al fine di poter vivere un futuro se-reno. Facile da raggiungere grazie alla sua posizione stra-tegica, il centro Igea Sant’An-timo è strutturato su quattro differenti livelli, non ha bar-

riere architettoniche e lavora sulla qualità del servizio pro-posto con grande successo. Le motivazioni? Oltre a quelle già citate inerenti alla capa-cità di mettere il paziente e le sue problematiche in primo piano, non va dimenticato il grande vantaggio di avere dei tempi di attesa nulli per quel che riguarda analisi, lavori di laboratorio, risonanza, Tac e medicina nucleare. In un’Ita-lia che richiede mesi per fare un semplice test, vale la pena esaltare questo aspetto, frutto degli investimenti e dell’atten-zione verso le grandi novità che la tecnologia offre e della cura che l’azienda mette nei confronti del paziente.

■■■ IGEA / Un moderno centro diagnostico e polispecialistico

Il paziente in primo pianoStruttura di eccellenza nel sud per la diagnostica, è conven-zionata con il servizio sanitario nazionale

Massima l’attenzione al paziente

La tecnologia gestisce tutte le attività del centro

È in netta ascesa il consenso per Emap (Ma-nagement software for medically assisted

procreation), il software gestionale progettato e sviluppato dalla senese Estrobit, in risposta alle specifiche esigenze dei centri di diagnosi e terapia della sterilità fino al terzo livello. E, dopo l’auto-revole Centroflorence di Firenze, è stato adottato anche dall’Ospedale Santa Margherita di Cortona di Arezzo e dal Policlinico Città di Quartu di Ca-gliari. Anche il Centro Sterilità Policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena ha da poco seleziona-to Emap, avviando le procedure per il passaggio all’utilizzo dell’innovativo programma.“Il progetto ha avuto inizio nel 2008 - spiega Gianni Morini, responsabile del prodotto - ed è stato portato avanti con il contributo scientifico di medici e biologi che, quotidianamente, opera-no nel settore. L’obiettivo? Mettere a disposizione dei centri di procreazione medicalmente assistita una serie completa di funzionalità che agevolino la gestione degli aspetti medici, ma anche orga-nizzativi e amministrativi”.

Emap, infatti, si presenta quale insostituibile strumento per la gestione dei dati anamnestici, diagnostici e di trattamento della paziente e del suo partner, garantendo la semplice e immedia-ta reperibilità delle informazioni, delle indagini eseguite e dei loro risultati. L’automazione spinta snellisce le tradizionali procedure di inserimento, ricerca e modifica di dati e documenti rendendo più rapido ed efficace il processo anche nei suoi aspetti più critici, come la tracciabilità, la supervi-sione e il controllo di qualità nel laboratorio Pma. Un valore aggiunto, quello di Emap, che ha ot-tenuto recentemente anche il riconoscimento da parte della Provincia di Siena, che ha attribuito ad Estrobit una borsa di ricerca finalizzata a ulteriori evoluzioni del progetto. “È anche grazie a questo fondo che - sottolinea Morini - il prossimo futuro di Emap passerà per un nuovo modulo: si chia-ma ‘Bimap’, ossia ‘Business intelligence for me-dical assisted procreation’, e mira ad estrapolare i dati e le informazioni di alto livello sui cicli di fecondazione per utilizzarli sia nella produzione di elaborati e pubblicazioni scientifiche sia come supporto del medico specialista nella scelta delle diverse tecniche di riproduzione assistita”. Un nuovo traguardo, dunque, che sta premiando con grandi soddisfazioni la vincente partnership tra Estrobit (software house con competenze nei più diffusi linguaggi di programmazione) ed Er-gon, system integrator affermato nel campo It. Oggi, infatti, avvalorato anche dall’esperienza di Wem per soluzioni infrastrutturali e sistemisti-che per il mobile in ambito aziendale, il Gruppo opera nel mercato dell’Information and commu-nication technology con un know-how consoli-dato e in perfetta sinergia.

Prezioso per i medici il supporto dell’It

Emap agevola le pratiche medicheIl software è stato progettato da Estrobit per supportare i centri di diagnosi e terapia della sterilità fino al terzo livello

Page 18: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 201118 Sanità d’eccellenza

L’innovazione viaggia al passo della qualità per

offrire l’eccellenza nella cura e nel servizio al paziente in dia-lisi, con un’unica parola d’or-dine, imprescindibile: il suo benessere. È questo l’approc-cio, di squadra, che accom-pagnandosi a un potenziale tecnologico di altissimo livel-lo, nonché alle migliori stra-tegie terapeutiche e cliniche,

ha permesso alla NephroCare di diventare azienda leader internazionale nella realizza-zione e nella gestione diretta di centri dialisi.Basta qualche numero perdarne la misura. Circa 195mila(l’11% del totale) nel mon-do i pazienti seguiti in trat-tamento dialitico. In Italia, dove opera dal 1996, circa 1.750 distribuiti su una rete di 37 centri dialisi in 6 regioni, con uno staff di circa 500 tra medici e personale infermie-ristico e ausiliario. Di recente,

NephroCare è stata accredita-ta come struttura di ricovero e cura in Lombardia. Soprattutto, sempre in que-sta regione, è alla sua prima esperienza italiana di colla-borazione pubblico-privato, con l’Azienda ospedaliera Bolognini di Seriate per cui gestisce i 6 centri di dialisi dell’ospedale, reparto di ne-frologia incluso, rispondendo al fabbisogno dialitico di una popolazione di oltre 300.000 abitanti. In pratica, NephroCare è il più grande provider di tratta-menti dialitici mondiale con dimensioni significativamen-te maggiori di altri network, che hanno presenze geogra-fiche più concentrate. Soprat-tutto, è un modello che punta all’eccellenza e che lo fa nel pieno rispetto dell’individuo. Potenziale tecnologico e in-novazione concorrono rigo-rosamente al risultato, con l’opportunità per i pazienti di avere accesso alle migliori strategie terapeutiche e clini-che. È un’innovazione che passa da fasi fondamentali, da so-luzioni globali, a beneficio di un modello di gestione

della dialisi che va afferman-dosi anche in Italia e che già lo è in molti Paesi. A garan-tirne l’efficienza e i risultati d’eccellenza raggiunti finora sono quattro fasi, che prepa-rano e in concreto realizzano il modello, passando dalla progettazione e design alla costruzione del centro dialisi (fase 1) all’impiego delle mi-gliori tecnologie e dispositivi medici (fase 2, installazione e

manutenzione compresa), al clinic management e alla ge-stione del personale (fase 3), fino alla cura e ai servizi per il paziente, nonché al moni-toraggio outcomes di tratta-mento (fase 4).Integrità, impegno a raggiun-gere l’eccellenza, applicazione di un codice di etica profes-sionale e rispetto per l’indivi-duo. È una mission dichiarata quella del network Nephro-Care, concentrata sull’otteni-mento della miglior qualità nella cura e nel servizio al pa-ziente in trattamento sostitu-tivo renale. A esprimerla già

solo la Carta dei servizi, nel pieno rispetto di un modello operativo rivolto alla massi-ma integrazione possibile in tutte le fasi di attività connes-se all’erogazione dell’assisten-za al paziente nefropatico e soprattutto all’effettuazione della terapia dialitica.Alle spalle di NephroCare una realtà altrettanto forte: il Gruppo Fresenius, di cui fa parte. È un’azienda worldwi-de attiva nella ricerca e svi-luppo di dispositivi medici, nella progettazione e gestione di strutture sanitarie e nello sviluppo di terapie e tecnolo-gie nel campo nefrologico e dialitico. Nasce nel 1966 operando nel settore della dialisi, per con-tinuare a evolversi e arrivare trent’anni dopo alla fondazio-ne di Fresenius Medical Care, con una produzione e un ser-vizio al paziente che, a oggi, non conosce soste. Anche qui, bastano i numeri. Nel 1999 il Gruppo tocca la quota di 100mila macchine di dialisi prodotte, nel 2001 invece arriva a un milione di filtri Fresenius Polysulfone (marchio registrato), nel 2003 la produzione di trattamenti dialitici supera i 50 milioni. In particolare, nel 2006 è sta-ta battezzata la 250millesima macchina di dialisi. Il tutto per un totale di 17 siti produt-tivi nel mondo e 2.769 clini-che per dialisi in cui risultano in cura oltre 216mila pazienti in dialisi (dati al 31/3/2011).

Una struttura all’avanguardiaNephroCare è una realtà di spicco a livello internazionale nella realizzazione e gestione diretta di centri di dialisi

In alto la tecnologia 5008 Therapy System; qui sotto il rende-ring di un centro dialisi NephroCare

Potenziale tecnologicoe innovazione concorrono

rigorosamente al risultato, con l’opportunità per i pazienti di avere accesso alle migliori

strategie terapeutiche e cliniche

Azienda di rilievo inter-nazionale nel soccorso

aereo, nel trasporto di organi e nei numerosi servizi di pro-tezione civile (tanto da ricevere il Premio Bravo, assegnato dal Centro Studi Difesa e Sicurez-za del ministero della Difesa; unica organizzazione civile, almeno fino al 2007, a vedersi riconosciuto questo importan-te riconoscimento) AeroMed

Service Italia si distingue da altre realtà per “non essere e non ritenersi impresa di bro-keraggio, bensì – sottolinea Francesca C. Ferrante, legale rappresentante della società – organizzazione sanitaria al servizio della sanità pubblica e privata”. Ne ha fatta di strada AeroMed Service Italia, con le sue équipe mediche altamente specializzate, con i suoi mo-

derni vettori, le sue attrezza-tissime eli ed aeroambulanze in giro per il mondo. Missioni frequenti per dare una mano a chi ha bisogno o si trova in difficoltà, organizzando pon-ti-aereo per riportare a casa pazienti affetti da ogni tipo di patologia e trasferendo organi per i trapianti nei centri ospe-dalieri d’eccellenza europei ed extra europei. Una storia vir-

tuosa, quella dell’odierna Ae-roMed Service Italia, pioniere in Italia del soccorso che arriva dal cielo, scaturita dalla mente di un gruppo di medici specia-listi in medicina di urgenza o in anestesiologia e rianimazione provenienti dall’area dell’emer-genza-urgenza, che avevano precedentemente lavorato, per circa dieci anni, con un’orga-nizzazione onlus di volontaria-to toscana: Elisoccorso Mon-tecalvoli Pisa. Organizzazione unica nel suo genere in Italia, fondata da Francesco Ferran-te e dal compianto Massimo Paterni, tra i primi in Italia a introdurre l’utilizzo dell’eliam-bulanza nei soccorsi sanitari e di protezione civile e a specia-lizzarsi come medici addetti al trasporto di ammalati critici con mezzi aerei ad ala rotante e ad ala fissa AeroMed Servive Italia Srl nasce come società, con sede legale a Roma in via Giuseppe Luigi Passalacqua 26, nel febbraio del 2000, anno in cui viene attivata anche una hot line medica di cui sono to-talmente responsabili i sanitari fondatori, gestori degli aspetti logistici e operativi. Forte della sua ultraventennale esperienza

Aeromed Service Italia – alla cui guida troviamo la giovane imprenditrice Francesca Fer-rante, presidente del Cda, e Mi-chele Amenduni, che ricopre la carica di presidente del consi-glio dei sanitari e del comitato scientifico – continua ad avo-care a sé l’esclusiva nazionale di organizzazione scaturita dalla mente di sanitari coordinati e diretti dal fondatore Gian Piero Papinutto. “Il rapido e intenso sviluppo dell’attività di AeroMed Service Italia – ri-prende Francesca Ferrante – ci ha consentito nel corso degli anni di acquisire una sempre maggiore sicurezza operativa che beneficia dell’esperienza e di una politica di riduzione dei costi di gestione e che è stata ottenuta incrementando il numero d’interventi primari e secondari di soccorso medi-co e trasferimento assistito di pazienti critici, ma soprattutto ampliando il raggio d’azione dall’ambito regionale a quello

nazionale, internazionale e in-tercontinentale». Per far fronte al sempre maggior numero di richieste d’intervento e alla loro differente localizzazione geografica, AeroMed Service si è dotata negli anni, attraver-so apposite convenzioni con le più importanti compagnie ae-ree italiane, della disponibilità di una flotta di velivoli in gra-do di soddisfare tutte le diverse esigenze di impiego garanten-do altresì il massimo comfort e una strumentazione medicale sempre aggiornata. A tal scopo sono state stipulate apposite convenzioni con le principali società di navigazione aerea che assicurano, con un pre-fissato turnover operativo, la continua disponibilità di mez-zi, la cui flotta comprende eli-cotteri (brevi tratte fino a 300 Km), aerei biturboelica per di-stanze medio-lunghe (Europa e bacino del Mediterraneo) e jet di diverse categorie per trat-te lunghe e intercontinentali.

Una delle aeroambulanze: King Air B200

■■■ SERVIZI / Pioniera dell’elisoccorso in Italia, è un’organizzazione unica nel suo genere

Soccorsi e interventi anche extra UeAeroMed Service Italia: équipe di medici e mezzi per la sanità pubblica e privata

L’ allestimento full Icu (Intensive Care Unit) del King Air

Page 19: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 2011 Sanità d’eccellenza 19

Spese mediche, ricoveri e interventi, accertamenti

diagnostici, visite specialisti-che. ‘Prevenire’ e ‘premunirsi’ in sanità non è mai abbastan-za per potersi garantire, in caso di necessità, le migliori prestazioni e i migliori cen-tri sanitari, ma anche per effettuare le prestazioni di prevenzione diagnostica di routine tempestivamente. La copertura sanitaria integrati-va è un dato di fatto in Italia già da molti anni, un concet-to che si è concretizzato ed evoluto nel tempo arrivan-do oggi alla sua forma più matura. È il caso della Campa, mutua sanitaria integrativa, un ri-ferimento per le famiglie, le aziende, i lavoratori che cer-cano la garanzia di un’efficace integrazione e previdenza sa-nitaria, alternativa all’assicu-razione sanitaria. Dal 1958 a oggi questa società di mutuo soccorso di strada ne ha fatta tanta e, nata per i lavoratori autonomi e i professionisti, è ora aperta a tutti i cittadini. Lo spirito è chiaro, quello mutualistico. “Non ha scopo di lucro, ma esclusivamente finalità assistenziale - ci tiene a sottolineare subito il presi-dente Francesco Zinzani -.

Non è un’assicurazione, ma si ispira ai valori della solidarie-tà e della mutualità volontaria grazie ai quali garantisce pro-tezione e assistenza sanitaria ai propri associati”. È questa la differenza sostanziale che distingue la Campa da una polizza malattia, con tutti i vantaggi che ne derivano. E non pochi. “È importante sottolineare che i contributi

associativi sono fiscalmente detraibili - precisa il presiden-te -. Oltretutto, altro elemen-to di distinguo è l’iscrizione aperta a tutti, senza esclusioni di malattie, fatti salvi i ter-mini di carenza assistenziale iniziali, né vengono effettuate visite o compilati questionari per l’ammissione. L’iscrizione è su base familiare e i nuovi nati godono dell’assistenza

gratuita per il primo anno di vita”. Campa offre una solu-zione diversa per ogni esigen-za di copertura sanitaria, ga-rantendo assistenza per tutta la vita, un aspetto pressoché determinante. Fornisce co-perture per il rimborso delle spese mediche e per ricoveri (chirurgia, medicina, parto), interventi, accertamenti dia-gnostici, visite specialistiche e

prestazioni specialistiche am-bulatoriali (esami clinici, vi-site, accertamenti diagnostici e strumentali, terapie fisiche, ticket e altro ancora) e sussidi (cure termali, cure odontoia-triche, assistenza infermieri-stica domiciliare, trasporto in ambulanza, diarie, protesi acustiche). Gli associati han-no a disposizione una rete di strutture sanitarie convenzio-nate in cui eseguire le presta-zioni senza anticipo della spe-

sa e senza liste di attesa. Tutti i soci beneficiano dei vantaggi e dei servizi messi a disposizione, ma allo stesso tempo contribuiscono ad aiu-tare gli altri soci che avranno necessità di cure mediche. “Sì, è un concetto essenziale, bisogna partire proprio dal presupposto che chi aderisce alla Campa è come se entras-se a far parte di una grande famiglia, per tutta la vita ap-punto - continua Zinzani -. La prima iscrizione è possibi-le fino al 70° anno di età e una volta iscritti si può rimanere assistiti anche per tutta la vita perché non viene esercitato il diritto di recesso. Non ci so-no fini di lucro e, per questo, i contributi associativi sono più bassi dei premi delle po-lizze assicurative presenti sul mercato”. Oltre a formule assisten-ziali su misura dell’esigenza delle famiglie, per cui ogni anno è deliberato il Piano dell’assistenza che stabilisce le Prestazioni e la misura dei contributi, la società di mu-tuo soccorso gestisce fondi sanitari aziendali per gruppi di dipendenti di banche e im-prese, nonché di organizza-zioni professionali.Selezionata e capillare sul ter-ritorio la rete dei centri di cu-ra convenzionati. La Campa nasce a Bologna, ma ha uffici fiduciari in tutta Italia. Altro vantaggio è che la copertura vale all’estero, sempre secon-do la formula erogata dalla mutua sanitaria integrativa e secondo le modalità previste.

Bologna ne è la sede, la neu-rofisiologia delle emozio-

ni, la psichiatria fenomenolo-gica e il modello embriologico sono le maggiori influenze del suo approccio terapeutico: da venticinque anni la scuola di specializzazione in Psicote-rapia biosistemica sta lavo-rando per migliorare i propri metodi, ottenendo, di volta in volta, risultati sempre più sorprendenti. A dirigere la struttura, il professor Mauri-zio Stupiggia, fondatore assie-me a Jerome Liss, e punto di riferimento di un sistema che è in grado di formare e infor-mare, di sostenere e soccor-rere, di aiutare e far crescere. Un quarto di secolo per svi-luppare un metodo che riesce a fondere i modelli neurofi-siologici di Laborit, Gellhorn e Edelman e il modello em-briologico di Boadella e Liss, con le riflessioni di von Ber-talanffy, Bateson e Morin che ne costituiscono lo sfondo si-stemico. È all’interno di que-sto complesso ambito che si sviluppa l’intervento terapeu-tico, riprendendo temi e modi della psichiatria fenomeno-logica e della prospettiva in-tersoggettiva in psicoanalisi,

affrontando la problematicità del rapporto mente-corpo in tutta la sua complessità. La sua originalità sta nella pos-sibilità di intervenire non solo sui processi individuali ma anche in contesti di coppia e di gruppo con un modello psicocorporeo che permette di connettere gli elementi ver-bali allo scenario globale fatto di movimenti, posture e vis-suti corporei. Psicoterapia a mediazione corporea: questa la parola d’ordine per capire uno stile di azione a indiriz-

zo espressivo. Si tratta di una psicoterapia basata sui nuovi apprendimenti esperienziali, che dona grande attenzione alla corporeità: un’attività su base scientifica, in grado, proprio per questo, di diffe-renziarsi da altre metodolo-gie. L’attenzione nei confronti della biosistemica sta aumen-tando a vista d’occhio: ne è una conferma il sempre mag-giore numero di persone che si iscrivono a questa scuola di specializzazione in psicotera-pia riconosciuta dal Murst e

avente sede a Bologna in via Parisio. L’alta affluenza ha per-messo un contenimento dei prezzi di iscrizione, tra i più bassi d’Italia. Inoltre, dato da non sottovalutare, il percorso terapeutico personale è com-preso nella cifra iniziale. Tra-sparenza e risultati: in questo modo Stupiggia e il suo staff hanno superato i confini na-zionali, operando in diverse realtà extraeuropee. L’istituto, infatti, promuove l’ approccio e la terapia biosistemica in Italia, in altri Paesi europei, in Giappone e in America Lati-na, attraverso la formazione di figure professionali qualifi-cate, in grado di progettare e condurre interventi specifici a carattere clinico, nel setto-re psico-sanitario, in quello psico-sociale ed educativo. Inoltre, aggiorna diplomati e

professionisti di campi affini sugli sviluppi della teoria e dell’intervento biosistemico attraverso corsi di aggiorna-mento, convegni, meeting, seminari e workshop. La scuola prevede la frequenza di undici seminari all’anno, di cui otto week end a Bolo-gna, uno intensivo di quat-tro giornate consecutive, un meeting di biosistemica della durata di due giorni, uno re-sidenziale di quattro giornate consecutive che si terrà fuori Bologna, da quattro a sei ve-nerdì all’anno per incontri di supervisione. Infine, la par-tecipazione al gruppo espe-rienziale a cadenza mensile o a un percorso terapeutico in-dividuale. Venti studenti ogni anno: le iscrizioni per il corso che inizierà nel gennaio 2012 sono già aperte. Il percorso

di specializzazione in psico-terapia biosistemica è, ovvia-mente, riservato ai laureati in psicologia e medicina iscritti ai rispettivi albi. Possono co-munque presentare domanda anche coloro che sostengono l’esame di abilitazione alla professione nella prima ses-sione utile dall’inizio effettivo dei corsi e si iscrivono all’albo di competenza entro 30 gior-ni dall’abilitazione. Paralle-lamente a questo discorso di formazione, il professor Stu-piggia sta costruendo una rete di contatti con scuole europee e dell’America latina. Come indicato precedentemente, è già attivo in Giappone dove hanno confermato, ancora una volta, la validità dei meto-di utilizzati nel sostegno e nel superamento delle sindromi post traumatiche.

Il professor Maurizio Stupiggia sta costruendo

una rete di contatti con scuole europee,

dell’America latina e anche del Giappone, dove hanno

confermato, ancora una volta, la validità dei metodi

utilizzati. A sinistra il gruppo di lavoro

giapponese e a destra quello brasiliano.

L’analisi del rapporto mente-corpoLa scuola di specializzazione in Psicoterapia biosistemica sta lavorando per migliorare i propri metodi

I vantaggi di una mutua sanitaria integrativaLa società di mutuo soccorso Campa, attiva dal 1958, oggi aperta a tutti i cittadini, non ha finalità di lucro ma garantisce protezione e assistenza sanitaria ai propri associati

Il presidente di Campa, Francesco Zinzani

La copertura sanitaria integrativa è un dato di fatto in Italia già da molti anni, un

concetto che si è concretizzato ed evoluto nel tempo arrivando oggi alla sua forma più matura. È il caso della Campa, mutua

sanitaria integrativa, un riferimento per le famiglie,

le aziende, i lavoratori che cercano la garanzia di un’efficace integrazione e

previdenza sanitaria, alternativa all’assicurazione sanitaria

Page 20: Anno 4 N 13 Lunedì 23 Maggio 2011 - Il Sole 24 Ore · 2011. 5. 23. · mentata, passando dal 5,95% nel 2001 al 6,59% nel 2007. A livello regionale ci sono tut-tavia significative

EventiLunedì 23 Maggio 201120 Sanità d’eccellenza