Anno 3, numero 2, marzo/aprile 2012 storie - sancarlo.mi.it · riso e la vivacità di un bambino...

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Bambini al centro del nostro agire Il giornalino bimestrale a cura dei bambini della Pediatria dell’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano. storie Anno 3, numero 2, marzo/aprile 2012 cani, gatti... a proposito di cucina ... Scopriamo il mondo

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Inserire qui il messaggio. Non super are l e due o tre frasi.

Bambini al centro

del nostro agire

Il giornalino bimestrale a cura dei bambini della Pediatria dell’Ospedale San Carlo Borromeo di Milano.

storie Anno 3, numero 2, marzo/aprile 2012

cani,

gatti...

a proposito di cucina ...

Scopriamo il mondo

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La parola a… Fin da quando mi ricordo, il mio sogno è sempre stato quello di essere “la dottoressa dei bambini che stanno male” e, dopo una strada lunga e a volte in salita, è da più di dieci anni, ma sembra ieri, che svolgo la mia profes-sione presso il reparto di pediatria dell’Ospedale San Carlo Borromeo. A volte la fatica e lo stress della giornata lavorativa mi fanno pensare “perché ho scelto proprio questa professione?”, ma mi basta osservare il sor-riso e la vivacità di un bambino che grazie al mio contributo, oltre a quello delle persone che lavorano con me, a cui va sempre la mia stima, ha ritro-vato la serenità e la salute per essere felice.

CARI LETTORI Cari lettori, il tempo scorre veloce e gli appuntamenti si susseguono intensamente. Le setti-mane di tirocinio quest’anno hanno ar-ricchito la Pediatria di entusiasmo e nuove attività. Abbiamo partecipato al convegno sulla clown terapia con il “Dottor Sorriso”, abbiamo sperimentato la musico-terapia con i Maestri di Alle-groModerato, abbiamo partecipato a “I giovani per i giovani” a sostegno dell’handicap e delle disabilità, abbiamo arricchito di nuovi colori i corridoi della Pediatria e dell’ambulatorio.

Un gruppo di ragazzi ha assistito a una risonanza magnetica funzionale, per poter scrivere un articolo per il concorso di giornalismo a cui partecipiamo. Abbiamo ricevuto ancora libri dall’associazione Sobjective e giochi dal-la Croce Bianca per i pazienti del reparto. Il 12 maggio ci sarà un evento speciale: alle ore 18 nella chiesa Santa Maria An-nunciata dell’Ospedale si terrà il concer-to dell’Orchestra Sinfonica AllegroMo-derato, composta da musicisti disabili e musicisti professionisti. Siete tutti invitati!

Buona lettura! Alessandra

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Come una collega ha scritto prima di me in queste pagine che essere pediatri è un privilegio, io condivido perfettamente questo pensiero con lei. E’ un privilegio perché non solo si ha la possibilità di mettere a disposizione il proprio sapere e la propria esperienza per aiutare i nostri pazienti a stare meglio, ma possiamo prenderci cura di loro affiancando i genitori nella lun-ga strada per garantire il benessere non solo fisico, ma anche psichico dei propri figli. Poche parole, magari anche un poco retoriche per far capire come vedo e vivo la mia professione che nonostante tanti sbuffi e fatiche non cambierei per nul-la al mondo.

Dottoressa Monica Tonella

Dedicato a… “Oh com’è bello passeggiar con Miki”, al San Carlo tu lo puoi incontrare e con lui facilmente parlare! E’ un dottore tutto fare e non smette mai di studiare. Con i bambini vuol comunicare, ma in cardiologia preferisce stare. Ogni mattina appena arriviamo in corsia lo incontriamo, mentre assiste i piccoli pazienti che sono spesso molto sorridenti. E’ un simpatico dottore che ti mette il buon umore Bello, colto e interessante con la moto super fiammante, il medico di base vuol diventare e se ne avrai bisogno da lui potrai andare. E’ anche un bravo musicista, infatti uno dei suoi sogni era diventare chitarrista. A lui i gatti piaccion molto e nella sua casa uno ne ha accolto. Sono vivaci e assai carini e piacciono molto a tutti i bambini. Marta, Ale, Sara, Elena, Simo, Alice, Elena, Laura

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SOM

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RIO

• Lettere da ...

• Le storie di ...

• Un angolo di poesia

• Scopriamo il mondo: Messico

• Concorsi ...

• A proposito di cucina ...

• Evviva le rime!

• Abio news!

• Cani, gatti e c.

• La parola a ...

• Giochi: ora tocca a te

Divertiti e colora i personaggi di questo giornalino

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Un Dottore che mi ha aiutato … In Ospedale ho conosciuto un Dottore molto simpatico. Quando passava nel corridoio del reparto veniva sempre a salutarmi. Adesso sono in corridoio e mi ha appena fatto fare un giro su me stessa, con la carrozzina! Quando ero al Pronto Soccorso in barella mi ha detto: “Se qualcuno non sa fare la Bilman, non c’è niente da fare!” . La Bilman è un passo che si esegue nel pattinaggio artistico. Mi sono sorpresa e ho scoperto che anche lui pattinava all’Agorà, dove vado anch’io. Sapere che con il Dottor Zamana si può parlare tranquillamente e trovare un’intesa anche sugli incidenti del mestiere, mi ha aiutato davvero molto. Grazie per le attenzioni che ho ricevuto. Alessandra D. M. (12 anni)

Grazie Sono la mamma di Giacomo B.: da un’esperienza inaspettata, improvvisa e non certo grade-vole, ho imparato a fidarmi. Per una mamma, non è certo facile, ma già al P.S., cosa inusua-le, la gentilezza e la professionalità dei medici e degli infermieri, mi hanno dato coraggio e speranza, che sono riuscita a trasmettere al mio bambino per affrontare la “sala ope-ratoria”. Un sentito GRAZIE al Dottor Perilli per la grande sensibilità, dolcezza e professionalità soprattutto nel nostro ca-so, impossibilitati a contattare il papà, per-chè in volo per la Cina, prima di entrare in sala operatoria, proprio quando si ha tanto bisogno di sentirsi protetti e amati. Io e Giacomo, accompagnati dal Dottor Perilli, abbiamo affrontato, in piena notte, la nostra avventura, sicuri che tutto sareb-be andato bene. Grazie, grazie Antonia Bozzi

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Una storia per…. Ciao, sono Giacomo. Mentre aspettavo di essere operato mi è venuta in mente questa sto-riella. Lo sapevate che tanto tempo fa, in un paesino nei pressi di un magnifico bosco, gli uomini erano trattati come animali e gli animali a loro volta comandavano gli uomini? Un giorno il Ministro Cagnolini, sindaco e giudice della piccola cittadina, si svegliò con la luna storta e mandò a chiamare la capretta Montanara. Le disse di portare da lui la tribù dei Gattini Gatteschi, una ciurma che viveva in periferia della piccola città. In men che non si dica i gatti si presentarono dal Ministro Cagnolini. Egli disse loro che il giorno dopo avrebbe voluto tutti gli uomini davanti al suo enorme palazzo per decorarlo. I gatti andarono a cercare gli uomini, tranne uno. Il gattino rimasto si chiamava John. Si avvicinò al Sindaco e gli disse: ”Scusi, io non sarei d’accordo sul fatto di rendere gli uomini schiavi”. Il Ministro un po’ scocciato rispose: “Domani chiameremo gli abitanti che discute-ranno sull’argomento”. Allora John ritornò a casa e si addormentò. L’indomani iniziò il Ministro Cagnolini con il suo discorso, ma non ci furono mol-ti applausi. Poi fu il turno di John che iniziò a spiegare il motivo per il quale non era d’accordo con il Sin-daco: “ogni essere vivente è degno di rispetto”. Alla fine per un voto vinse John ed ecco perché oggi gli uomini accudi-scono gli animali. Questa storia la dedico a tutti i bambini malati, ai quali auguro di guarire presto. Giacomo B. (10 anni)

Filastrocca improvvisata Ai Dottori che con grande simpatia, hanno fatto sì che il tempo scorresse via. Ogni sorriso è stato gradito, anche quando ero intontito. Mamma e papà mi stavano aspettando, mentre voi mi stavate operando. E ora che son qui sereno, vi mando un saluto sincero! mamma Laura e Gabry (2 anni e mezzo)

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Una amicizia in Ospedale

Era un lunedì come tanti, ma qualcosa di inaspettato stava per accadere. Tra due ragazze di 13 anni stava per nascere un’amicizia, in una circostanza un po’ avver-sa. Veronica e Gabriela, sono state ricoverate per due ragioni diverse, però tra loro si instau-rò un rapporto di vera complicità. Purtroppo Veronica era sulla sedia a rotelle poiché, pochi giorni prima era stata investita procurandosi fratture multiple a braccia e gambe, per questo Gabriela, nonostante la sua convalescenza, le faceva da assistente per tutto il tempo. Le due ragazze passavano le giornate a chiacchierare, spettegolare e a farsi coccolare dalle loro mamme. Un pomeriggio, mentre i parenti si stavano dando il cambio, i loro letti-ni iniziarono a tremare e le due si scambiarono uno sguardo complice di paura. Non realiz-zavano che cosa stesse accadendo ma, non appena la lampada da camera iniziò a barcolla-re e le luci ad accendersi e spegnersi, Gabriela capì immediatamente quello che stava suc-cedendo e non perse neppure un altro secondo. Con aria spaventata, ma sicura di ciò che doveva fare, si alzò in piedi e, non facendo caso alla sua cagionevole salute, prese la car-rozzella e la mise vicino al letto di Veronica. Guardandola negli occhi, nel giro di pochi istanti la tranquillizzò e le fece capire che era necessario alzarsi dal letto e uscire dalla stanza, mentre le altre infermiere erano impegnate a dare ancora l’avviso al reparto. Con forze che neanche Gabriela sapeva di avere ancora, aiutò la poverina a scendere dal letto per mettersi in “carrozza” e subito andarono fuori dalla stanza. Le infermiere arriva-rono immediatamente e rimasero meravigliate da come la solidarietà tra queste due ragaz-ze avesse spinto Gabriela a prendersi cura di un’amica “invalida”. Senza perdere più temo le infermiere presero i bambini del reparto, comprese le 2 ragazze che non si lasciavano mai la mano, ed evacuarono l’ospedale. Arrivati tutti in giardino cercarono con sguardi persi volti conosciuti, ma soprattutto quelli di mamma e papà. Gabriela riconobbe da lontano la madre di Veronica, che dispera-tamente cercava la sua bambina; a questo punto Gabriela le andò incontro e la portò ver-so sua figlia. La sua mamma tardava ancora ad arrivare e la piccola Gabriela iniziò a pre-occuparsi. Veronica e la madre restarono insieme a lei per tutto il tempo ma, appena il pericolo del terremoto fu scampato, i responsabili della sicurezza fecero rientrare tutti nei propri reparti. Gabriela però era molto preoccupata, poiché non sapeva dove fosse la sua mamma. Non poteva pensare che si sarebbe potuta dimenticare di lei, ma sarebbe sta-to ancora peggio se le fosse accaduto qualcosa. Rientrata nella propria stanza iniziò a tenere sotto controllo il telefono, sperando in una sua chiamata, ma proprio quando or-mai aveva perso le speranze ecco apparire la signora sulla soglia della camera, che corse subito verso la figliola e iniziò a spiegare a lei e ai presenti la causa del suo ritardo. Mentre si accingeva all’ospedale la strada che aveva intrapreso era stata bloccata da un tronco caduto a causa del terremoto e, quindi, era stata costretta ad aspettare che i pompieri liberassero il passaggio. Così, sventato il pericolo, Veronica e Gabriela si accor-sero ancora di più dell’importanza dell’una e dell’altra e si promisero che, una volta guari-te, si sarebbero incontrate nuovamente per ridere di nuovo insieme, ma non in ospedale. Gabriela Di Stefano (11 ANNI ) E Veronica Infantino (16 ANNI)

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ARTEM Mi chiamo Artem, ho 10 anni, sono nato in Ucraina, in ospedale. Sono stato in due istituti: il primo era pieno di giochi e di bambini con cui giocavo. C’erano delle signore che ci veni-vano a prendere mano, mano e ci portavano con una grande macchina in un altro istituto. Avevo 4 anni. In questo nuovo luogo mi piaceva molto uscire nel parco, in realtà era un grande bosco. Era molto bello perché c’erano gli animali: io ho visto tre lupi. D’inverno u-scivamo a fare i pupazzi di neve o a giocare con le slitte. In quell’istituto c’era una stanza dove si faceva lezione. Dormivamo tutti insieme in una grande stanza, ognuno aveva il suo pupazzo “personale”. Il mio era un canguro. Poi durante l’estate, nel mese di luglio, andai in un istituto per trascorrere le vacanze. Questo luogo faceva paura, perché era molto gran-de e buio. Una notte è caduto accanto a me l’armadio e poi ho sentito delle risate. Un giorno, mentre stavo giocando in camera, una signora mi ha detto “Artem, hai una visi-ta”, ho sbattuto contro il letto per l’emozione. ”Uno in meno” ha detto ancora la signora. Ho sentito il suono del campanello e il mio cuore batteva forte, molto forte: aspettavo da tanto e finalmente il campanello era suonato anche per me! Ero molto, ma molto felice. Siamo andati con mamma e papà a mangiare un gelato, poi nei giorni seguenti la Signora Svieta, che lavorava in questo istituto, ci ha ospitato a casa sua, così ci siamo conosciuti meglio. E’ arrivato quindi il giorno della partenza. Non vedevo l’ora di prendere l’aereo. Pensavo di fare solo un viaggio e invece prima da Kiev sono volato a Vienna e poi da lì, dove ho atteso ore interminabili, a Milano. Mi sentivo molto felice di stare con mamma e papà. All’aeroporto ci sono venuti a prendere gli zii e mio cugino, a cui ho dato subito la mano. A casa ho trovato i palloncini e una tavola piena di cibo. Dopo una settimana siamo andati a Napoli dai nonni, che mi hanno preparato una bellissima festa a sorpresa. E così è iniziata la vita con la mia famiglia. Sono felice di essere qui. Il mio canguro è rimasto in istituto, l’ho regalato a un altro bambino. Artem (10 anni)

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La mia storia Tutto è iniziato con il sogno di fare goal. Mentre stavo per realizzare il mio desiderio ecco che il portiere mi ha dato un forte calcio alla gamba e ho sentito un rumore come se qual-cosa si fosse rotto. All’inizio non ho sentito dolore, ma dopo, accorgendomi del danno alla gamba, l’unica cosa che desideravo era stringere la mano a mio padre per essere rassicurato. Così, martedì 8 febbraio, sono stato ricoverato al San Carlo. Quando mi hanno ingessato la gamba ho sentito un po’ di dolore e dallo spavento dicevo che non avrei mai più potuto gio-care a calcio, ma poi, dopo l’incoraggiamento del mio mister, ero in uno stato d’indecisione. I medici hanno un po’ infranto le mie speranze dicendo che non potrò scendere in campo prima di due anni … ma sapete cosa vi dico? Aspetterò impaziente questi due anni e non mollerò: nulla potrà fermarmi. Giuseppe l. N. maggio 95

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Vacanza in Bangladesh Quando avevo quatro anni sono andata in Bangladesh e la cosa che mi è piaciuta di più è stata quando sono an-data al mare nel mese di dicembre e ho fatto il bagno. Con il mio papà ho fatto dei giri sul quad sulla lunga spiaggia. All’inizio avevo un po’ paura, ma poi mi è piaciu-to tanto e non volevo più scendere. Un'altra cosa che mi è piaciuta è stato festeggiare il Natale con i miei cugini e zii per la mia prima volta. Spero di tornarci per fare altre cose belle.

Alessia 7 anni. Vacanze

Vacanze Mi chiamo Riccardo e le mie vacanze estive le pas-so a Varazze. Una volta ho fatto il bagno in mare con la maschera e ho visto tanti pesci. Vado alla boa con il canotto e il papà mi tira con la corda. Riccardo 7 anni

Riflessione 20 anni dopo la strage di Capaci L’esplosione dell’auto sulla strada, il dolore nell’animo, quando Falcone è morto ogni sua par-te è entrata dentro di noi è rimasta con noi. E’ morto per lo Stato e per la giustizia, è giusto ricordarlo. Il fratello di Giovanni ha portato il messaggio nelle scuole, tra i giovani perchè non si dimentichi mai. Noi siamo il futuro, perchè la sua vita è esemplare per gli altri con i valori di giustizia e di onestà. Beatrice, Alice , Maria, Arianna, Luca

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"I Giovani per i Giovani"

Una manifestazione dedicata agli sport per disabili con la partecipazione di oltre 5 mila studenti.

Una bella esperienza dove sport e disabilità si fondono per creare qualcosa di magico. Lunedì 26 marzo non ho visto solo disabili, ho visto dei campioni nello sport e nella vita, dovremmo prendere esempio dalla loro forza!!

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La Fanfara dei Carabinieri che esegue l'Inno alla gioia e l'Inno di Mameli.

Gli STUDIO3.

TORBALL: uno sport molto simile alla pallamano, che grazie ad una speciale palla sonora può essere giocato dai non vedenti.

È ora il momento del minibasket in carrozzina. Che atleti!

Una veduta del pubblico

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Il sollievo Il sollievo, la vista della luce, la sensazione di vita che ci circonda dopo il malessere e la solitudine . La mamma e il papà ci sostengono e ci aiutano a ritrovare la felicità. Il sollievo è quella sensazione che proviamo quando ritroviamo i raggi solari dopo l'operazione. La vita che rinasce, il cuore che batte e la mamma che dice "BUONGIORNO". Edoardo A. 10 anni

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Pensiero di Giulia Ho trascorso un po’ di tempo nel reparto di Pediatria, ho conosciuto molte ragazze che stanno facendo un tirocinio. Con loro mi sono divertita molto, ho disegnato, ho colorato e ho imparato alcune cose. Mi sono sentita meno sola e ho capito che è importante aprirsi al mondo e agli altri. Grazie a tutte loro e grazie al personale del reparto e ai medici che con me sono stati molto gentili. Giulia H. 12 anni

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Risonanza Magnetica Il giorno 28 Marzo ci siamo recati presso il reparto di radiologia dell’Ospedale con l’intento di assistere ad una

risonanza magnetica effettuata con lo scopo di fare un’attenta analisi della testa, in particolare del cervello; in quest’occasione ci è stata data infatti la possibilità di assistere in prima persona all’esecuzione di questo particolare esame. Cos’è precisamente la Risonanza magnetica? La risonanza magnetica è un esame diagnostico che permette di visualizzare l'inter-no del nostro corpo senza effettuare operazioni chirurgiche o somministrare peri-colose radiazioni ionizzanti. Particolarmente utile nell'ottenere immagini dettagliate del cervello e della colonna vertebrale, riesce a fornire ottime informazioni anche in campo traumatologico,

oncologico, ortopedico, cardiologico e gastroenterologico. Come funziona? Il principio di funzionamento della risonanza magnetica è estremamente complesso e piena-mente comprensibile soltanto a chi conosce le teorie fisiche alla base della meccanica quantistica. Semplificando al massimo il concetto, possiamo paragonare i nuclei atomici a tanti piccoli magneti. Un po' come succede per l'ago di una bussola, in presenza di un campo magnetico esterno queste minuscole particelle tendono a disporsi lungo una direzione preferenziale. Se a questo punto vengono emesse delle onde radio i nuclei subisco-no delle temporanee variazioni di posizione. Durante questa fase transitoria gli atomi emettono dei segnali capta-bili da un rilevatore elettronico, che li trasmette ad un potente computer dove verranno analizzati ed elaborati. Per questo motivo la risonanza magnetica utilizza un potente magnete ed un generatore di onde radio di frequen-za pari a 42 megahertz, che corrisponde al numero di giri che i protoni dell'atomo di idrogeno compiono su se stes-si in un secondo. Tale elemento è stato scelto sia per le sue proprietà fisiche, sia per la sua abbondanza all'interno dell'organismo umano. Dato che non tutti i nuclei atomici impiegano lo stesso tempo a ritornare nella posizione iniziale, analizzando questo periodo è possibile ricreare una mappa tridimensionale delle strutture anatomiche interne, evidenziandone anche lo stato di idratazione.

Preparazione all'esame La risonanza magnetica generalmente non richiede il digiuno o l'osservanza di diete particolari, per cui il paziente è completamente libero di alimentarsi secondo le pro-prie preferenze. Prima dell'esame il soggetto è invitato a togliersi qualsiasi oggetto o indumento con-tenente parti metalliche (borse, gioielli, cinture, portafoglio, scarpe ecc.). Insieme al medico o al personale addetto verrà compilato un questionario per accertarsi che non vi siano controindicazioni all'esame.

Esecuzione della risonanza magnetica Dopo aver tolto qualsiasi oggetto o indumento contenente metallo, il paziente viene fatto distendere sopra un lettino, che attraverso un comando elettronico scorrerà fino a posi-zionarsi tra i poli del magnete. Nei macchinari tradizionali la forma stessa dell'apparecchia-tura potrebbe creare problemi a chi soffre di claustrofobia. Oggi sono tuttavia a disposi-zione anche macchinari più moderni, dove il problema non si pone. Durante l'esame al paziente non è richiesta alcuna forma di collaborazione, se non quella di rilassarsi e di avvertire il personale tramite appositi strumenti in caso di malessere. Le appa-

recchiature sono infatti dotate di altoparlanti e di microfoni per comunicare con il me-dico o con il personale addetto. A protezione dei rumori piuttosto forti e secchi, dovuti all'emissione delle onde radio, vengono anche forniti degli appositi auricolari . La durata media dell'esame è generalmente compresa tra i venti ed i trenta minuti, anche se le tecniche più moderne consentono di ridurre i tempi di rilevazione. Per migliorare la qualità delle immagini e rendere più sicura la diagnosi, il medico può decidere di iniettare del gadolinio, un mezzo di contrasto generalmente privo di effetti collaterali.

Particolari ringraziamenti vanno ai medici dell’Unità Operativa di Radiologia per averci dato la possibilità di arricchire il nostro sapere, in questa occa-sione così particolare.

Alessia Conca

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MESSICO Il Messico è delimitato a nord dal confine con gli Stati Uniti d'America, a est dal Golfo del Messico e dal Mar dei Caraibi, a sud-est da Belize e Guatemala, e a ovest dall'Oceano Pacifico. Si estende su di una superficie di 1.972.550 km².

Il territorio è in gran parte montuoso; fanno eccezione la penisola dello Yucatan e le coste sul Golfo del Messico. Diversi rilievi superano i 4000 m o addirittura i 5000 m; la cima più alta è quella del Citlaltépletl (Pico de Orizaba)

(5.700 m), che fa parte della Fascia Vulcanica Trasversale. Le principali catene montuose sono la Sierra Madre Occidentale e la Sierra Madre Orientale, tra le quali si estende l'Al-topiano Centrale del Messico (in cui sorge Città del Messico). Fra i numerosi fiumi del Pae-se il più importante è il Río Bravo, che traccia il confine con gli Stati Uniti e sbocca nel Golfo del Messico.

Il Messico è un paese con una gran diversità climatica. La posizione geografica del paese lo colloca in due zone ben distinte separate dal Tropico del Cancro. Questo parallelo potreb-be separare idealmente il paese in una regione tropicale e una regione temperata. Tuttavia, la topografia e la presenza degli oceani hanno una grande influenza nella formazione della mappa climatica messicana.

L'agricoltura costituisce ancora l'occupazione di parte preminente della popolazione, che in grandi regioni la esercita ancora secondo modalità primitive, come nella valle di Tehua-càn, per gli archeologi la patria del mais, coltivato in centinaia di ecotipi primitivi da cam-pesinos che arano i campi con un unico strumento della tecnologia occidentale, l'aratro di legno portato dagli uomini di Cortéz[29]

In regioni diverse, verso gli Stati Uniti, l'agricoltura è alquanto evoluta, le varietà impiegate sono moderne, si usano fertilizzanti e antiparassitari, ma la spietata concorrenza imposta dal sistema del libero scambio voluto dagli Stati Uniti non consente ai piccoli proprietari, che hanno famiglie numerosissime, di accumulare il capitale necessario per nuove attrezza-ture.

L'impiego di pratiche irrigue primitive, cui sono costretti contadini che non possono ac-quistare impianti di microirrigazione, sta abbassando, ad esempio, le falde della regione di Celaya, una delle più avanzate, di 6 metri all'anno, destinando una regione popolosa a con-vertirsi in deserto

La ricchezza mineraria tradizionale del Messico è l'argento. Attualmente, le maggiori minie-re sono a Pachuca (Hidalgo) e a Paral (Chihuahua), mentre il piombo, spesso associato, ha come luoghi di maggior produzione mineraria gli stati di Chihuahua, in cui si trova la famo-sa miniera di Naica, e del Nuovo Leon.

Il Turismo è una delle risorse principali del Messico.La po-polazione è costituita da immigranti provenienti da tutto il Paese, e moltissimi stranieri, tra i quali, per esempio a Playa del Carmen, la comunità più numerosa di italiani residenti in Messico (esempio Hotel Barrio Latino, Hotel La Tortuga; Hotel Coco Rio, tra gli altri).

Alessia Conca

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Ricetta di Morena

Morena E. (17 anni)

Tarallucci ripieni per bambini Ingredienti impasto: 1 Mezzo bicchiere di vino bianco da scaldare senza far bollire 2 Mezzo bicchiere di olio di oliva 3 300 gr. di farina bianca 4 un pizzico di sale Ripieno: 1 300 gr. di marmellata di uva 2 30 gr. di biscotti sbriciolati 3 20 gr. di fette biscottate sbriciolate 4 30 gr. di noci tritate Preparare il ripieno, mescolando tutti gli ingredienti elencati e lasciare riposare. Scaldare il vino, versarlo in un contenitore, aggiungere l’olio, il sale e tutta insieme la farina. Impastare sino a che l’impasto non risulta ben amalgamato ed elastico, prendere un po’ di impasto e formare un disco piatto di 1-2 mm, largo circa 10 cm, prendere con un cucchiaio un po’ di ripieno e metterlo sul disco, piegare la pasta come se fosse una mezza luna, pigiare lungo il bordo in modo da far aderire bene le due parti e infornare su una placca con carta forno. Cuocere a 180 gradi per circa 20 minuti, girando i dolci durante la cottura se non si ha il forno ventilato. Sfornati, lasciarli raf-freddare per almeno un’ora.

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Il burro Avete mai pensato di fare il burro in casa? Ecco a scuola l’abbiamo fatto e così voglio farvi conoscere la meravigliosa ricetta! Ingredienti:

1 confezione di panna da cucina scaduta. Procedimento: Prendere la panna scaduta, montarla con uno sbattitore fino a quando non si raggruma. Mettere il composto sotto il rubinetto dell'acqua fredda e con le mani dare la forma desiderata. Ecco così il "burro fatto in casa". Tommaso (8 anni)

Ricetta per Lingue di gatto Ingredienti: - 100 g. di farina di riso

100 g. di burro 100 g. di zucchero a velo 4 albumi montati a neve ben ferma 1 bustina di vanillina

In una terrina mescolare il burro ammorbidito, lo zucchero a velo, la farina di riso, la vanillina e ottenere un composto spumoso. Incorporare quindi gli albumi. Mettere il composto in una sacca da pasticcere e stendere su una teglia imburrata delle strisce di 6 cm. circa. Infornare per 7/8 minuti a 200°. Rosa A

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Rima di Alice Nell’attesa dell’operazione tanta era l’agitazione ma giocare con i Vigili è stata la soluzione. Andare in sala operatoria che disperazione! Ma al risveglio … una vera emozione nel vedere il “Bianconiglio” con le sue orecchione. Bravo il mio dottore che mi ha fatto sentire poco dolore. Brave le infermiere che mi hanno dato da mangiare e da bere. Sicuramente è meglio andare ai giardini a giocare ma se ci si deve curare bisogna andare all’Ospedale. Bimba non ti preoccupare, infermieri e dottori ti faranno ben curare.

ALICE . R. ( 9 ANNI ) P.S. Il Bianconiglio è il barelliere che ha indossato un cappel-lo con 2 lunghe orecchie laterali, chiamandosi mia figlia Alice giocavano su questa cosa.

Ospedale E’ un ambiente un poco triste ma al suo interno ci sono persone impreviste. Qui i bambini puoi trovare e vedi i medici passare. Trovi anche il reparto cardiologia che svanisce come per magia, ma i cartelli abbiamo posto nel corridoio un po’ nascosto. Noi parliamo del nostro ospedale con un tono molto cordiale il suo nome è San Carlo e basta poco per amarlo! Marta, Sara, Ale, Elena, Laura, Simo, Elena, Alice

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Romeo Io ho un cane ed è un alano, piange sempre sul divano. Si chiama Romeo, ma risponde anche quando lo chiamo “Babbeo”. E’ tutto nero, con una stella bianca sul petto, e qualche volta beve l’acqua anche dal gabinetto! Spesso accende la luce con la coda e con il muso, fa le feste a tutti quanti, sedendosi in braccio proprio a tanti! Lo galoppo come un cavallo, con lui gioco anche a nascondino, e mi trova sempre sotto il tavolino! Giorgia P. ( 6 anni)

La primavera La primavera è arrivata e la gente sembra tanto ammirata. Tra i petali dei fiori spuntano nuovi amori. La neve è andata via, e tra la gente c’è tanta allegria. Le giornate sono profumate e il cielo ci accompagna in nuove passeggiate. W la primavera. Sofia. A( 11 anni)

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Primavera Il 21 marzo è il primo giorno di Primavera e tutta la natura si risveglia. Gemme, foglioline e fiori appaiono come d’incanto, i prati si colorano di verde d’erba fresca. Ritornano le farfalle, i grilli, le cavallette e le formiche, che durante l’inverno erano nascoste per il freddo. Molti animali si svegliano dal letargo: tartarughe, lucertole e serpenti. Anche i piccoli criceti vanni in letargo! Le giornate sono più lunghe e più calde. La Primavera è la stagione dei giochi nei prati. Caterina (7 anni) e Dimitri ( 8 anni)

Il mondo Ci sono paesi che nessuno scoprirà, non nascerai là e non morirai là. Nel mondo nulla cambierà, se nessuno lo rovinerà. Mi piace viaggiare, mi piace sognare. Nelle case dove c’è allegria, nessuno la porterà via. Anche se la pelle è di colore diverso, ogni bambino vale lo stesso. Nella mente e dentro i cuori, c’è un futuro dentro e fuori. Amore, rispetto e alleanza, porta tanta fratellanza. Amin . (10 anni)

L’asinello Ecco che arriva l’asinello con un bel fiore sul cappello Era tutto affaccendato a curare un giovane malato. Per guarirlo, l’asinello fa volare il suo cappello. Che posandosi sul malato lo guarisce grazie allo spirito fatato. Giuseppe L.N. (17 anni) – Maria e Arianna (17 anni)

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Lettere da… Ospedale san Carlo Borromeo, 23 gennaio 2012 Caro Riccardo, ti scrivo questa lettera per dirti che in questi giorni non potrò raggiungerti a scuola, in quanto mi trovo ricoverato in ospedale, a causa dello svenimento di sabato sera. Non ti preoccupare, ora sto già meglio. L’unica cosa che voglio fare è ritornare a casa, perché dopo tutto in ospedale non è che ci si diverta! Ritornerò a scuola forse mercoledì, perché mi devo ancora riprendere … sai do-po due giorni che non mangi e che non bevi! Tu che fai? Stai bene? Ho una cosa ancora da ricordarti: quando esci di casa, copriti, mi raccomando, prima che anche tu ti ammali come me! Aspetto tue notizie. Baci.

Alex M (13 anni) L

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La primavera La primavera è bella perchè i fiori iniziano a sbocciare, cambiano i colori e gli animali si risvegliano dal letargo.

Ci sono tanti profumi diversi nell’aria in primavera e il più buono è quello della ciliegia,

il frutto più bello per il suo rosso intenso. I bambini escono fuori a giocare a calcio con gli amici

e si divertono ridendo e scherzando. E’ la stagione per me più bella di tutte!

Filippo B. 10 anni

La musica E poi c’è lei, la musica, al centro dei tuoi pensieri, al centro dei tuoi pomeriggi, delle tue giornate …. Quelle note in un pentagramma rappresentano l’emozione delle più belle parole, dei più grandi ed emozionanti suoni. Debora (12 anni)

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ABIO Il 22 febbraio ultimo scorso nella sala giochi del nostro reparto potevamo incontrare tanti animali usciti dallo zoo, per godersi un giorno di libertà. C’erano un leone assonnato, una scimmia curiosa, un buffo pinguino, una giraffa bisbetica, una lenta tartaruga, un pappagallo invadente, una zebra, un leopardo ed un orsetto bian-co, che non ha saputo più ritrovare la strada di casa. Ma come è possibile? Non preoccu-patevi: erano solo dei morbidi burattini che, mossi dalle mani di alcune volontarie, hanno intrattenuto i piccoli e i grandi in uno spettacolo divertente, per festeggiare il carnevale! Volete sapere che fine ha fatto l’orsetto? L’hanno trovato la sera, addormentato in un cestino… come russava! Raffaella (volontaria ABIO)

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Frizzina Ogni settimana vado a cavallo. E’ un maneggio poco distante da casa mia. Frizzina è una cavalla che ho a mezzo affido. Monto sempre lei e mi occupo anche di lei. La striglio, le do il cibo e la accompagno a “nanna”. E’ tutta nera, con una macchia bianca sul muso. Con me è molto dolce e ama mangiare la carota. Adesso vado al galoppo e anche al trotto. Mi piace molto spazzolarla e occu-parmi di lei. Quando preparo il cavallo a volte lo faccio tutto da solo.

Loris R. (11 anni)

I miei Gerbilli Forse non lo sapete, ma ci sono dei piccoli roditori che si chiamano “Gerbilli”. I miei, Cip e Ciop, sono di colore bianco e beige, assomigliano a dei topi con la coda lunga, ma in realtà sono degli scoiattoli del deserto, con la coda lunga. Sono anche degli ottimi saltatori, infatti vengono anche chiamati “Topi canguro”. I miei hanno due anni e mezzo. Vivono circa sei anni. Si cibano generalmente di insetti, ragnetti e semini, ma io a casa do loro semi di zucca, pata-tine di mais, il loro mangime e quando capita un po’ di tor-ta e carote! Nella gabbia c’è una vaschetta con della sab-bia, dove vanno per pulirsi. Per dormire si rannicchiano sempre in un angolo dove c’è un po’ di erbetta che sa di camomilla. Sono molto affettuosi.

Amin P. (10 anni)

La storia di Cri C’era una volta un coniglietto di nome Cri. Era di colore azzurro chiaro come il cielo e le sue orecchie erano lun-ghe a pois verdi e in testa portava un cappello blu. Era tutto indaffarato a colorare le uova per i bambini; era proprio un artista. Era circondato da tante uova, ce n’erano di tutti i tipi: alcune rosse con dei conigli blu disegnati sopra, altre arancioni decorate con dei cuori viola, altre ancora erano verdi a strisce fucsia. Quando finiva di colorare bussava di porta in porta e le regalava ai bam-bini che erano molto felici di riceverle.

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. Scelte future… Mi chiamo Darelys e nel mese di novembre sono stata ricoverata in pedriatia per un po’. In quel periodo pensavo molto alla scuola: ero preoccupata per tutto il programma da re-

cuperare e per le mie scelte future. Alla fine ho deciso di iscrivermi al liceo “Carlo Frisi” con indirizzo socio pedacogico. Da grande vorrei diventare insegnante della scuola materna, perchè amo stare con i bambini.

Darelys M. (13 anni)

Un ricordo per il Dottor Adami Per noi è stata una persona cara il Dottor Adami. Non ci sarà mai più un Dottore come lui. Dall’età di tre anni e fino ai diciotto mi ha seguito con tanto amore. Potevo chiamarlo in qualsiasi ora e per me c’era sempre; era un angelo. Potevo sentirlo in qualsiasi momento e spesso lui mi diceva: “Se vuoi ti ricovero, se non stai bene”. Era una persona molto cara, grazie per quello che ha fatto e ancora fa per me da lassù. La Pediatria del San Carlo è stata per me un ambiente sereno dove sono “cresciuto” con le coccole delle infermiere e la loro professionalità, seguendomi nella mia malattia e standomi vicino nei momenti brutti. Un ringraziamento speciale a tutti. Mirko Petruzzelli (23 anni) e la sua mamma

L’amore C’e’ un ragazzo nella mia classe che è molto carino. Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri come il cielo in una giornata di sole. Ogni volta che lo guardo divento più felice. La prima volta che l’ho incontrato era il primo giorno di scuola e dopo una settimana mi sono resa conto che mi piaceva. Vorrei piacergli anche io e gli ho messo un biglietti-no anonimo nel diario per fargli capire che mi piace tanto. Ho scoperto che abbiamo una cosa in comu-ne: tifiamo la stessa squadra di calcio, il Milan. L’amore per questo ragazzo per me è molto impor-tante; infatti, l’ho rivelato soltanto alle mie migliori amiche. Spero davvero di riuscire a fidanzarmi con lui. Alessia F. (12 anni)

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Il mio mondo: il pattinaggio Pattinare è la cosa che amo di più fare al mondo, ma non mi ha portato esclusivamente gioie, purtroppo. Lunedì scorso, infatti, durante un allenamento mi sono scontrata con una bambina e mi sono fatta male ad una gamba. Quando sono arrivata al Pronto Soccorso mi hanno detto che mi avrebbero dovuto operare e che quindi avrei dovuto essere ricoverata. Appena ho ricevuto questa notizia, mi sono rattristata molto, non perché avessi particolare paura per l’operazione, o di dover dormire in ospedale, ma solo perché non avrei potuto pattinare per almeno tre mesi, che per me sono un’eternità. Non mi alleno da solo due giorni e già mi manca terribilmente il pattinaggio. Quando pattino mi sembra di volare, è come se ogni problema e ogni difficoltà sparissero, come se il mondo diventasse un po’ più dolce e libero, perché il pattinaggio è questo: libertà! Quando, per esempio, litigo con i miei amici, l’unica cosa che ho voglia di fare è prendere i miei pattini e andare ad allenarmi, perché il pattinaggio per me non è solo uno sport, è il mio mondo, la mia vita. Alessandra Di Mino (12 anni)

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Ballo A scuola io ballo sempre. Quando c’è l’intervallo disegno anche e a volte vado nel corridoio delle quinte e Giulia, Filippo e Nicol mi insegnano a ballare la danza kudur. E’ un ballo latino americano, c’è la musica che mi entusiasma tanto e mi scateno. Elena C. (6 anni)

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Liceo delle scienze sociali Clemente Rebora E’ iniziato tutto con la proposta dei nostri insegnanti di fare un’esperienza lavorativa di due settimane all’interno dell’Ospedale San carlo Borromeo nel reparto di pediatria. Non sapendo cosa ci aspettava, eravamo eccitati, ma nello stesso tempo un po’ impauriti. Il primo giorno ci eravamo resi conto che non era niente di spaventoso. Divisi a piccoli gruppi siamo entrati un po’ in reparto e un po’ in ambulatorio, interagendo da subito con i pazienti e organizzando varie attività. Abbiamo cercato di distrarli dalla loro situazione, rendendola più piacevole. Questa esperienza non ha aiutato solo i ragazzi, ma anche noi stessi a crescere regalandoci tante soddisfazioni. Ogni volta che vedevamo un ragazzo sorridere eravamo felici perchè la ragione del suo sorriso era dovuta alla nostra compagnia, dandoci giorno per giorno la

voglia d’entrare in reparto. Ci mancheranno tanto Chupa e Puà, i clown che abbiamo seguito nel convegno e in corsia, con i quali abbiamo instaurato un rapporto stile “via col vento”. Grazie a tutto il reparto per questa bellissima esperienza che non dimenticheremo mai. A presto! Arianna, Alice, Beatrice, Maria, Luca (17/18 anni)

La mia esperienza Sono scesa con il lettino, finalmente, perché era dalla mattina alle sette che aspettavo. Avevo perso la speranza di essere operata quel giorno. Ma alle 15.00 ecco arrivare il mio momento! L’ascensore non arrivava, mentre stava facendo effetto la piccola anestesia per bocca che mi avevano somministrato in camera: mi sentivo tutta ubriaca! Ho aspettato ancora un’oretta prima di entrare in sala operatoria. Ho sentito un gran dolore al braccio per l’ago che entrava, poi mi hanno messo la mascherina e via, nel mondo dei sogni! “Esmeralda! Esmeralda!” ho sentito chiamare il mio nome, al mio risveglio, ma non riuscivo neppure ad aprire gli occhi. Ora nel letto, all’indomani di tutto, mi sento bene e tra poco ritornerò a casa mia. Grazie ai Dottori che mi hanno operato, alla loro simpatia e alla loro bravura con i “bambini”. Grazie al Dottor Fabio Caccia e al Dottor Daniele Perilli. Esmeralda (13 anni)

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W la scuola Ogni bambino dovrebbe andare a scuola!

Le lezioni sono importanti Ma gli intervalli sono più divertenti! Nella scuola trovi anche i professori che se si arrabbiano, sono dolori! Le aule sono grandi e le cartelle sempre troppo pesanti! E se vuoi alla mensa andare, tanto tu devi mangiare! E’ bello andare a scuola ti diverti e fai tante gite e poi viva le vacanze. Simone (13 anni)

Grazie Annalisa è sempre venuta a trovarmi, durante il mio ricovero in Pediatria. E’ un’allieva infermiera che ringrazio veramente di cuore. Giusepe L.N. (16 anni)

Fiocco Un cane aiuta a star meglio in certi momenti della vita. A volte mi sento capita, a volte mi sento meno sola. Fiocco mi consola e mi riempie d’affetto. Mi occupo di lui, gli voglio molto bene. Rebecca C. (12 anni)

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La scuola che vorrei Mi piacerebbe una scuola senza compiti a casa, una scuola dove si studia lì e basta. Pareti coloratissime e professori più simpatici. Mi piacerebbe che nella scuola potessero entrare anche gli animali, per dividere con loro le esperienze di studio. Magari dei cani oppure altri animali, starebbero vicino a noi ragazzi. Secondo me durante le vacanze, alla fine soprattutto, a volte ci si annoia, mentre a scuola non capita mai! Federico G. (12 anni) e Sofia A. (11 anni)

Pasqua E’ arrivata Pasqua, che felicità, tra la gente c’è gioia e bontà! Si mangiano uova di cioccolato, con il regalino che ti è capitato. E’ un giorno di libertà, per questo in chiesa tutti si canterà! Buona Pasqua! Sofia A. (11 anni)

A come amicizia Per me l’amicizia è un qualcosa d’importante. Nella vita ho incontrato Roberto, che è il mio più caro amico, con cui condivido tante esperienze e a cui racconterò cosa mi è successo. E’ importante avere un amico perchè ti puoi confidare. Nicolò Z. (11 anni)

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I pirati C’era una volta una nave che navigava per l’oceano e i pirati erano andati alla ricerca di un tesoro. Avevano portato con sè i cannoni e le spade con cui tagliavano l’erba lunga per pas-sare. Avevano portato anche delle pistole per far cadere i frutti dagli alberi per poi mangiarli. La nave era di Capitan Uncino e grazie alla sua mappa del tesoro si sono avventura-ti nella foresta. Alla fine hanno trovato un tesoro e dentro c’erano molti soldi. Edoardo (5 anni)

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… Essere e Avere

Essere e avere. Due verbi, due ausiliari. Essere e avere, totalmente diversi, opposti.

Essere: io sono. Che difficile definire sé stessi; è più facile il verbo avere: io ho. Ormai la personalità, il carattere, le emozioni passano in secondo piano

rispetto a ‘io ho, possiedo’. Sembra quasi che per l’umanità sia più importante ‘io ho’ che ‘io sono’ ….

Debora (12 anni)

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Via Pio II, 3 - 20153 Milano Tel. 02/4022.1

www.sancarlo.mi.it

Azienda Ospedaliera Ospedale San Carlo Borromeo U.O.C. di Pediatria - tel. 02/4022.2278

Marzo - Aprile 2012

La Pediatria contribuisce alla realizzazione di questo giornalino bimestrale, con i propri suggerimenti e indi-cazioni. Solo il frutto di una stretta collaborazione fra tutto il personale sanitario, il corpo insegnanti, gli angeli del vo-lontariato e i frequentatori, ha reso possibile questa pubblicazione. REDAZIONE: Primario - Alberto Podestà Caposala - Claudia Papapicco Medici - Fabio Caccia, Luciano Cucchi, Laura Fiori, Maddalena Gibelli, Vittoria Locatelli, Cristina Marcellino, Marco Nebdal, Daniele Perilli, Stefano Rizzi, Maria Lorena Ruzza, Roberto Sangermani, Concetta Scalfaro, Mo-nica Tonella, Vaglia Paolo, Costantino Zamana. Infermieri e Puericultrici Insegnanti - Alessandra Guanzani Responsabile ABIO - Rita Ferranti Lavoro grafico - Alessia Conca

Realizzazione a cura del Servizio Relazioni Esterne, Comunicazione e Marketing