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Anno 2017 - 2018 numero 3 Marzo / Giugno

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Anno 2017 - 2018numero 3

Marzo / Giugno

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IndiceTitolo Pagina

Editoriale + Tintinnio di chiavi 3

Prosopagnosia 4 - 5

Quando non hai nulla 6

Scelta 7

Las niñas en las calles

juegan por el dinero8 - 9

Scambio culturale 10 - 11 - 12

God bless ignorance 13

Una scuola alternativa 14

Giovani che copiano troppo 15

Dilemmi dell’uomo moderno 16

Fin da piccoli 17

Lui ti vede 18

Dirk gently 19

Prosa & Poesia 20

Rec’n’Play, non solo contest musicale 21

Voices on air 22

La Redazione 23

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EDITORIALEAttenzione, pare che siamo arrivati all’ultimo numero.Questo è l’ultimo giornalino cartaceo per quest’anno. Ma non disperate, continueremo a tenervi compagnia con il blog di Skakki Nostri. Questo numero contiene come sempre articoli molto interessanti, sono importanti da sottolineare le interviste agli amici svedesi che ci hanno fatto visita.Cosa è stato quest’anno? Tante cose, è impossibile provare a fare delle considerazioni poiché gli aspetti da considerare sono tantissimi, quello che è fondamentale è ciò che resterà a noi e a voi. Non parlo dell’aspetto pratico del giornalino, della carta e dell’inchiostro in cui si manifesta, penso all’aspetto umano di comunità che si è creata.

Skakki Nostri è essenzialmente una collaborazione, mi piace pensare alla redazione come un insieme di “liberi professionisti” che si uniscono e mettono in comune il loro tempo e la loro creatività per far nascere qualcosa che è superiore alla somma delle loro singole abilità.Skakki Nostri è sotto alcuni aspetti un mostro che ti divora senza che tu neanche te ne accorga. Incute riverenza per via della sua età avanzata, ti circuisce e poi ti obbliga a offrirgli il massimo della tua inventiva ed energia per tenerlo in piedi.In virtù del fatto che queste sono anche le mie ultime settimane da scacchista, potrei fare lo stesso discorso cambiando “Skakki Nostri” con “lo Scacchi”. Non lo faccio perché non mi piacciono i discorsi di fine anno.

Appena qualche mese che rassomiglia sempre più ad un anno intero, senza quel rassicurante tintinnio di chiavi nei corridoi, la tua solarità, la tua capacità di ascoltarci, sopportarci e al momento giusto, goliardicamente, paracularci, sdrammatizzando e riuscendo in ogni caso, con la tua insostituibile semplicità ed allegria, ad alleggerirci del peso di una scuola sempre più fredda, formale e numerica.

Non vediamo l’ora di poterti rincontrare lì, davanti al portone di Via Melo, come ogni mattina, salutandoci con il nostro nome, in un universo sempre più anonimo; non vediamo l’ora di tornare ad uscire dalla classe sicuri di incontrarti nel corridoio del secondo piano e scambiare anche solo qualche parola per diluire le dense giornate scolastiche. Forza Grande Piero!

TINTINNIO DI CHIAVI

La redazione di Skakkinostri

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Chi siamo?Non capisco chi sono.Vago da diciotto anni e quattro mesi in questo mondo.Ancora devo capirlo.Ancora mi chiedo se ha un senso capire chi siamo.In fondo, non ci sono riusciti né Stephen Hawking, né Kierkegaard, né Sartre, né Paul Gauguin.Né tanti altri scienziati, filosofi, scrittori, insegnanti…insomma altri tizi di cui ora non ricordo ilnome, come del resto non ricordo neanche il mio al momento.La verità è che siamo tutti malati.Tutti affetti da una grave forma di prosopagnosia acuta.Ci guardiamo allo specchio e non sappiamo se in quel riflesso ci siamo noi o soltanto degli estranei,ignari a loro volta della nostra esistenza.Mi guardo allo specchio e proprio non mi capacito di come possa davvero assomigliare a quellaragazza riflessa. Spalle magre sotto capelli di crisantemo. Occhi cerchiati di un tenue lilla per tuttele ore notturne spese sui libri.Tocco lo specchio. Lo accarezzo, assaporo con le dita fragili il freddo gelido del vetro ad inizioprimavera..Niente è caldo, quando si è ammalati.

Non mi riconosco, è tremendo.“Dottore, crede che è grave? Guarirò mai?”Sono stesa su un lettino in pelle blu notte e guardo l’analista che mi osserva con occhio critico.I baffi ricurvi alla Salvador Dalì, le mani affusolate giunte come in una muta preghiera, la boccaleggermente dischiusa. Mi sta per dire la verità. Tutta la verità finalmente !Il dottore si sporge leggermente dalla sedia, socchiude gli occhi ed impercettibilmente le sue labbratremano. Scopro di aver paura. Un terrore atavico mai provato prima.“ Guardi, se ne vada un po’ a ‘fanculo.”La spiegazione alla vita !Avrei dovuto immaginarlo. Dimenticavo. Mai chiedere la propria identità al tuo analista di fiducia.Le domande esistenziali si fanno solo da brilli, rigorosamente tra l’una e le tre di notte, con unbicchiere di prosecco avanzato, il vestito sollevato e la testa appoggiata ad una persona incontrataper caso alla precedente festa (di merda) che, pur di procurarsi un po’ di piacere carnale, ti ascoltaestasiato mentre farfugli qualcosa di sconclusionato sulle teorie quantistiche tra discorsi pseudofilosofici esistenziali.

PROSOPAGNOSIA

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Ma che ne sa uno psichiatra di quello che sono o non sono se neanche lui sa chi è realmente?Cristo, dovrebbero esserci più fantomatici scrittori come me e meno analisti!Intanto qui, nessuno di voi - sì, mi riferisco proprio a voi, poveri stronzi che avete ancora unbriciolo di temerarietà per leggere un giornale come questo – mi ha ancora risposto.E probabilmente nessuno mai lo farà. Né voi, né la mia prof di filosofia, né qualcun altro.Forse posso sperare una risposta dal barbone che vive sotto il ponte.

Probabilmente, nei suoi giorni di gloria passati, si è osservato ad uno specchio vermiglio e,compiacendosi deliziosamente del suo aspetto, si sarà dato una risposta definitiva sulla sua esistenzaterrena. E già che c’era, si è fatto un viaggione meraviglioso nella trascendenza, giungendo ai tantobramati e mai raggiunti baluardi della conoscenza umana.Poi ha deciso di farsi di eroina.Ed io ho già comprato una siringa.Buon viaggio. PROSOPAGNO SIA !

“Siccome immobile, sto sul palco del 5 maggio Cantavo per fuggire dal mondo in un solo slancio Ora che cantare è il mio mondo, ne sono ostaggio Non sono più lo stesso di un secondo fa Nel mio caso fidati, pure un secondo fa Al mattino la mia voce roca brontola Dice, mettici una croce sopra Golgotà.” Caparezza

VORWELL

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Sei in una di quelle rare situazioni in cui una sigaretta potrebbe salvarti i polmoni da urla invidiabili da qualche scrittore di ninna nanne come Corey Taylor o Joe Dueplantier. Posi dolcemente la tua mano sudata nella tasca destra del pantalone: nulla. Allora ancora più dolcemente la infili in quella sinistra: quella tasca è più profonda degli orifizi dei santi che stai nominando in quel momento, non c’è un cazzo. Allora cerchi in tutte le tasche possibili, destra, sinistra, su, giù, ancora più a destra, il Papa ti teme. Non hai sigarette. Ah, hai messo la mano nella tasca di un vecchio. Ha sorriso compiaciuto.

Allora tutto ciò che puoi fare è ricorrere allo scrocco.

Li passi tutti, dal vecchio che respira tossendo, o tossisce respirando, alla madre moralista che ti risponde prontamente “Ma ti pare?! Ho una figlia della tua età”

Presentamela.

Non demordere, devi trovare una sigaretta, devi trovarla! Non arrenderti. La vita è proprio così, ci vuole una grande dose di coraggio ed una grande dose di fortuna. Se il vento ti soffia contro, tu continua a remare, un giorno raggiungerai Itaca e potrai fare una cosa a tre con Penelope ed Argo, ma prima di ciò, dovrai avere coraggio.

Trovi un signore molto alto che sta fumando.

“Scusi, ha una sigaretta?” Lui si volta.

Oh cazzo, è il preside.

Scappi.

QUANDO NON HAI NULLA

Anonimo

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SCELTASono attirato dal frastuono di una stanza. Sento voci, violini, urla, lacrime, sorrisi. Apro la porta ed ai miei occhi salta la paura che provo guardandole. 3 Persone senza volto. Immobili, radicate su una sedia, fissano il pavimento. Mi inoltro con passo tremante, e con un rumore ligneo e meccanico, mi rivolgono i loro visi pallidi. Aspettano che mi avvicini, e ad ogni passo si alzano e sempre più si avvicinano verso di me. Poi si fermano, e lentamente su di loro spunta un sorriso. Sento le loro voci. Hanno il suono della cenere di un libro ormai bruciato.

“sceglimi” “sceglimi” “ti prego, sceglimi”

La terza piange, ha un coltello conficcato nel petto, sul suo vestito rosa c‘è del sangue secco. All’anulare porta l’anello matrimoniale, accarezza il pupazzo di un gatto nero che ha nella mano destra, come per consolarsi.

“mi sento tanto sola, sceglimi, aveva detto di amarmi, me lo ha detto, mi amava, me lo ha detto, tu mi ami? non abbandonarmi”

La prima persona continua a sorridere, sembra voler dirmi qualcosa, impugna con la mano destra una zappa sporca di terreno.

“devo svegliarmi presto, devo svegliarmi presto, devo svegliarmi presto, devo svegliarmi presto, DEVO

SFAMARLI, HO UN FUTURO, VOLEVO ESSERE QUALCUNO”

La seconda persona è nuda, ha una pistola nella mano destra. Si avvicina verso di me e mi abbraccia:

“Vieni con me, ti darò tutto”

Indietreggio, ho paura. Mi volto, corro. La porta è chiusa! Si stanno avvicinando sempre di più, la terza persona ha estratto il coltello dal suo petto e lo punta verso di me. Ho paura, l’unica via di uscita è la

finestra dall’altra parte della stanza. Corro. Mi affaccio, ho le vertigini, è un abisso, è ‘unica via di uscita.

Si avvicinano sempre di più.

“sceglimi” “sceglimi” “sceglimi” Mi butto, sono libero, anche il terreno si avvicina sempre di più

Anonimo

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LAS NIÑAS EN LAS CALLESJUEGAN POR EL DINERO

Punta Cana, 24 agosto 2015

Ero la turista più pallida sulla spiaggia del mio hotel.Talmente bianca da risultare davvero fuori luogo per il paesaggio esotico in cui mi trovavo.Le palme imponenti producevano larghe zone d’ombra sulla sabbia finissima e mi piaceva addormentarmi sotto di esse, dimentica del mare che mi chiamava dolcemente a sé con il piacevole sciabordio delle onde.Il mare sembrava sospirare a tratti, come se fosse animato internamente da una qualche forza segreta. Stendevo il mio asciugamano blu vicino alle radici dei grandi alberi e mi godevo il tepore dei raggi solari, che venivano filtrati e per metà attenuati dalle lunghe foglie. Ascoltavo l’oceano. Non mi bagnavo spesso, camminavo da sola o leggevo, o pensavo e basta.Non mi piaceva farmi vedere in costume, mi sentivo nuda. Completamente.E la mia pelle era troppo bianca e secca, il mio corpo troppo piccolo e per nulla formoso.Non era dissimile da quelle delle mie coetanee dominicane che avevo visto nel villaggio, seminude ai bordi delle strade sterrate, mentre aspettavano i clienti.

Las niñas violadas.Le bambine di strada, le piccole prostitute che a tredici anni si vendevano come schiave per un pugno di pesos. 1200, per l’esattezza. Circa 20 euro. O almeno è il prezzo che udì da una di loro. Avevo quindici anni.Il villaggio non era molto distante dal resort e per fortuna quel giorno il sole era parzialmente coperto da nuvole che minacciavano pioggia. Stavamo andando a fare compere con altri turisti. L’aria era pregna d’umidità ed il mio morale a terra. Scesi dal piccolo bus con i miei e la prima cosa che notai furono le ragazzine ferme agli angoli degli isolati.Non mi dimenticherò mai più i loro volti, i loro sguardi, i loro gesti. Erano davvero tante. Alcune se ne stavano sedute con aria svogliata su secchi rovesciati o su ceste di vimini, con le gambe abbronzate divaricate in pose instabili ed alquanto sgraziate. Indecenti, avrebbe detto qualcuno saccente. A me non piace come termine. Altre ancora erano in fila.

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Non potei fare a meno d’osservare, molto ingenuamente, che a parte i pantaloncini corti e le gonne a fascia, non portavano nient’altro che reggiseni di taglie decisamente troppo grandi per la loro età.Per la nostra età. Perché, ebbene sì, a quindici anni presi del tutto consapevolezza, in un Paese straniero, di cosa voglia dire usare il proprio corpo come strumento di piacere per guadagnarsi da vivere. Il sesso a pagamento. Repressi con forza il disgusto nell’ immaginarmi con un uomo molto più grande di me che mi toccava, che mi stringeva, che mi baciava, che …NO !Avevo quindici anni.Ed il solo pensiero di vedermi pressata sotto le carni di un vecchio mi rivoltava.

La guida, Luìs, ci disse che la prostituzione minorile era largamente diffusa ed accettata nei piccoli villaggi, dove le famiglie più povere mandavano a lavorare i figli maschi nelle granjas, nelle fabbriche americane o nei campi con i padri, mentre le ragazze o

aiutavano le madri in qualche lavoretto a nero o finivano per strada. E’ così che andava la vita. I sussidi scolastici erano scarsi e molti abbandonavano la scuola già a 10 anni. Mi sentii in colpa. Un po’ perché ero un’occidentale di merda benestante, un po’ perché in cuor mio non riuscivo a non biasimare la schiavitù delle niñas violadas.

Semplicemente non riuscivo ad accettare una situazione così disgustosa che veniva fatta passare per normalità, quando per me la normalità era vedere le ragazze della mia età sedute sui banchi di scuola, a studiare poesie ed esperimenti

scientifici di grandi uomini e grandi donne.Per me la normalità era leggere libri di Sepùlveda in riva al mare, non perdere la mia dignità, svenduta per soli 1200 pesos. Il mio corpo, la mia coscienza, la mia vita non hanno prezzo.Nessuno dovrebbe essere in vendita.Nè le ragazze di Punta Cana, né le mie compagne di classe, né le mie amiche, né le prostitute dello Stadio San Nicola, né alcun’ altra ragazza, donna (o ragazzo, o uomo). Ognuno con la propria integrità.

VORWELL

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SCAMBIO CULTURALE

A Marzo avrete sicuramente notato sospesa a mezz’aria una magnifica bandiera svedese collocata nell’ingres-so con la portineria.

Avrete cercato di spiegarvi perché fos-se lì. Ora vi riveliamo che, al contrario di come molti di voi hanno pensato, non era lì perché un gruppo di Svedesi ha cercato di rinfacciarci la squalifica dai mondiali 2018. Ma, in realtà, è sta-ta esposta per accogliere una scolare-sca svedese venuta nella nostra scuola per uno scambio culturale organizzato dal professor Za.

Abbiamo colto l’occasione per inter-vistare alcuni ragazzi svedesi e italia-ni con i loro rispettivi professori per scoprire come hanno vissuto questa incredibile esperienza.

Qui di seguito leggerete alcune delle risposte dei nostri intervistati e sul nostro blog (https://skakkinostriblog.wordpress.com/) potrete trovare dei fantastici contenuti aggiuntivi!!!

Cosa pensi degli stereotipi che voi svedesi avete nei confronti degli italiani? Dopo la tua esperienza sono stati sfatati oppure no? [Mia Lyon] Io penso che molti de-gli stereotipi sugli italiani sono veri come lo stereotipo che gli italiani sono molto passionali e rumorosi. È anche vero che voi italiani avete del cibo davvero buono e siete bra-vi a cucinare.

Quali sono le tue opinioni su questo scambio? Pensi che possa

essere utile per migliorare le tue co-noscenze riguardo il nostro paese e il nostro stile di vita? [Maria Asenius] Penso che questi scambi siano molto utili per gli stu-denti per mettere in pratica ciò che imparano a scuola e per comunicare con gli altri. Infatti vivere con gli Italia-ni ci permette di conoscere il loro stile di vita e di comprendere a fondo le vi-cende del loro paese.

Cosa pensi delle nostre abitudini? Come funziona il vostro sistema sco-lastico? [Mia Lyon] Il sistema scolastico sve-dese è molto differente da quello italiano, infatti abbiamo classi diverse per ogni materia e gli armadietti. La giornata scolastica varia di giorno in giorno e noi non iniziamo e finiamo mai allo stesso orario.

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Credi che gli Svedesi e gli Italiani ab-biano qualcosa in comune, o siano completamente diversi? [Mia Lyon] Penso che gli Italiani ab-biano molta energia e siano davvero socievoli. Gli Svedesi tendono ad avere bisogno di riposare e a prendersela comoda, mentre gli Italiani sembra che abbiano sempre energia.

Quali sono le tue città preferite vicino Bari che hai visitato in questi giorni? Cosa ti ha sorpreso di più rispetto alle altre? [Fanny Olsson] Sicuramente Albero-bello, penso che le case siano adora-bili.

Come ti ha fat-to sentire questo scambio? Ti sei di-vertito o ti sei anno-iato durante questa esperienza? [Fanny Olsson] Sono molto felice. Ho in-contrato molte per-sone e ho visto tanti luoghi. Mi è piaciuto ogni aspetto di que-sta esperienza. È sta-to molto divertente!

Quanto è stato dif-ficile organizzare questo scambio cul-turale? [Prof Za] È stato

molto difficile senz’altro, io avevo accennato alla realizzazione di questo scambio già dall’anno scorso e a settembre di quest’anno ho ripreso subito questo progetto, però all’inizio, non è stato valutato come molto positivo in quanto non si era mai fatto in questa scuola e in particolare perché si riteneva che dovessero essere coinvolte altre classi. All’inizio è stato estremamente complesso approvare e valutare quest’idea come positiva. Il lavoro di organizzazione è sempre quello più complicato. Dopo aver acquistato i biglietti è diventato tutto più facile.

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Qual è la sua opinione su questo pro-getto di scambio culturale? [Prof Za] Gli scambi culturali sono una delle attività che più mi interessano nell’ambiente scolastico. La possibilità di confrontarsi con una cultura diversa può consentire un’a-pertura che è unica e di cui si ha occa-sione soltanto in queste circostanze, cioè lo sforzo di comprensione o di adattamento ad una realtà diversa può esserci soltanto in contesti di que-sto tipo.

Come le è sembrato il sistema scola-stico svedese? [Prof.sa Storelli] Il sistema scolastico è molto simile a quello inglese: i ragaz-zi compongono il loro corso di studi svolgendo delle discipline di base e scegliendone altre in cui hanno una particolare inclinazione. Le lezioni sono molto interattive, difatti tutti i ragazzi sono muniti di strumenti tec-nologici.

L’insegnamento dell’inglese in Svezia è totalmente diverso da quello svolto qui in Italia, infatti in Svezia gli studen-ti leggono, comprendono e discutono su testi di letteratura contemporanea, mentre in Italia studiamo la storia del-la letteratura inglese.

Qual è la sua opinione su questo scambio culturale? [Prof.sa Logrieco] Lo scambio cultu-rale è una progetto da proporre non solo con il nord Europa, lo farei con tutte le parti del mondo. Per esempio lo farei con i Greci per fare un modulo

sull’arte, con gli Spagnoli per quanto riguarda la storia e con gli Inglesi per la lingua. Gli scambi sono sempre una cosa positiva e che arricchiscono sia i ragazzi che il percorso di studi stesso. La mia proposta a livello di collegio dei docenti sarà quella di fare scambi culturali mirati a seconda degli indiriz-zi di studio.

Hai notato forti differenze con lo stile di vita svedese, o c’è qualcosa che lo accomuna al nostro? [Marina Borino 4L] Sicuramente ci sono molte differenze tra lo stile di vita svedese e quello italiano: loro passano molto tempo a scuola, la sera passano il tempo prendendo il famo-so “fika“, parola svedese intraducibile che utilizzano per indicare quel mo-mento della giornata dove prendono un lungo caffè e dei dolci con i loro amici. Sono sempre molto puntuali ed autonomi e la mattina fanno colazione con pane, salame e burro. Povero co-lesterolo!

Pensi che lo scambio culturale sia stato formativo per conoscere un po’ sulla Svezia e sugli Svedesi? [Marco Pellegrini 4L]Questo scambio culturale è stato sicuramente forma-tivo. Conoscere lo stile di vita svedese è stato alquanto positivo, ci siamo, in un certo senso, immersi in una realtà diversa dalla nostra. Ma è stata pro-prio questa differenza che ci ha aiuta-to a distaccarci dalle nostre abitudini quotidiane e ci ha spinto a conoscere com’è vivere in una famiglia svedese.

La redazione

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È ormai noto che noi studenti italiani, in generale, abbiamo poca voglia di studiare a causa della pigrizia e dell’indifferenza e a volte appariamo ai professori come delle vere e proprie “capre ignoranti”, cosa che persino il nostro caro e vecchio amico Vittorio Sgarbi ci ricorda. Ed è proprio di questo che voglio parlare in questo articolo: l’ignoranza. Innanzitutto, l’ignoranza è quella caratteristica che accomuna tutte le persone che non conoscono bene o affatto un determinato argomento, ed è quindi una sorta di mancanza di conoscenza. Per noi studenti l’ignoranza ha grandissime capacità seduttive in quanto ci dà una beatitudine immediata senza bisogno di fare nessuno sforzo. Tuttavia col tempo ci rendiamo sempre di più conto che questa si interpone fra noi e la nostra vita intellettuale come un muro possente, e spetta a noi trovare un modo per raggiungere l’altra parte del muro.

L’ignoranza, quindi, in tutta la sua totalità, sembra essere solo un malanno per la società, ed in effetti è così. Tuttavia questa non è del tutto inutile: gli stessi

Socrate e Platone, due fra i massimi filosofi storici, utilizzarono l’ignoranza come arma intellettuale per andare contro coloro che sostenevano di essere sapienti anche se, in realtà, non lo erano. Infatti i due, essendo consapevoli della loro ignoranza, diventavano più saggi di coloro che ritenevano di sapere qualcosa che in

realtà non sapevano. Questo modo di pensare dei due filosofi viene detto “de docta ignorantia” (letteralmente: della dotta ignoranza) due termini fra loro sicuramente contrastanti ma che concepiscono al meglio questo pensiero. Quindi, per concludere, l’ignoranza dovrebbe essere completamente repressa dalle nostre vite per lasciare spazio alla

conoscenza e al pensiero. Esistono diversi modi per reprimerla e anche venire a conoscenza del significato di una singola parola simboleggerà un gran passo avanti per ognuno di noi. Leggere un semplice libro ti sarà sicuramente d’aiuto; ma anche leggendo il giornalino scolastico (cosa che al momento stai facendo) farà sicuramente in modo che tu abbia più conoscenze di prima.

GOD BLESS IGNORANCE

Michele Valerio

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“Non abbiamo più tempo di respirare!” “Prof deve scrivere sul registro che io, tizio e caio oggi pomeriggio siamo impegnanti in alternanza” “Noi invece venerdì, sabato e lunedì la abbiamo di mattina” “Ma se faccio questa cosa mi vale come alternanza? “Quante ore mi mancano?” “Ci sfruttano!” “Non ci serve a niente!” Queste solo alcune delle innumerevoli, estenuanti, monotone lamentele e richieste che affollano la nostra vita scolastica da ormai due anni a questa parte. Ma non è mia intenzione discuterne in questo articolo. Ne sentiamo già fin troppo parlare. Vorrei, invece, scrivere di un grave, insidioso, pericoloso, inarrestabile problema, che giorno dopo giorno, firma dopo firma, incontro dopo incontro, progetto dopo progetto, sta rivoluzionando la nostra scuola ed i suoi veterani progetti, che da molti e molti anni contraddistinguevano e valorizzavano il nostro istituto, infondendo tra i suoi spessi e saggi muri una rara e straordinaria passione e un incredibile entusiasmo, animati dalla magia della curiosità. Si rincorrevano per le scale, tra i laboratori, in palestra fin fuori in cortile. Si trattava di quella piacevole brezza che avvertii, ben cinque anni fa, quando feci il mio primo ingresso nello Scacchi in occasione dell’open day. Ma oggi, quel vigoroso e dolce soffio, fedele compagno della mia avventura scolastica ormai quasi al termine,

lo avverto sempre più fioco, stanco, sofferente. Che si stia spegnendo? Che si stia silenziosamente arrendendo? Che sia malato? Sembra logorato da un cancro, da un virus letale che vi si attacca avidamente, che lo incatena al necessario, spietato, freddo, insensibile, disumano accumulo di ore di alternanza. Nessuna malattia aveva mai logorato una scuola così bene dal di dentro. Vecchi progetti come il “Forum della filosofia” o “Extreme Energy Events (EEE)” e tanti altri, fino alle due domeniche di open day o all’orientamento in uscita, tutti messi in ginocchio, schiavizzati, sminuiti, mercificati dall’alternanza scuola-lavoro. Niente più passione. Niente più volontà. Niente più entusiasmo. Tutto viene inevitabilmente travolto dal vitale bisogno di scalare e conquistare la vetta dell’innevato “monte ore”; e tutto d’un tratto i cari vecchi progetti per natura diretti a pochi, ma realmente interessati, perdono il loro fascino, la loro attrattiva, trasformandosi in nient’altro che profondi pozzi, preziosi giacimenti di ore che non aspettano altro che essere trivellati, concentrati di minuti, di attimi, da distillare fino all’ultima goccia. Che succederà quindi da qui a pochi anni alla nostra scuola? Si preannuncia un’insipida, fredda, liquida esistenza, scandita esclusivamente dall’interesse orario? Ai posteri l’ardua sentenza.

Saverio Severo in Giusto, in arte Andrea Nesta

UNA SCUOLA ALTERNATIVATA

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A chi vorrebbe fare “di tutta l’erba un fascio”, a chi alimenta la macchina del fango, gettando discredito sugli studenti di ogni tempo e luogo, rispondo che no, non è sempre andata così. Oggi l’uso indiscriminato degli strumenti tecnologici a cui si è demandato il compito di sostituire le proprie personali capacità mnemoniche induce il discente che non sa più studiare e che ha abdicato al compito di memorizzare ed eventualmente elaborare una visione critica degli argomenti studiati, a cercare sempre nuovi sistemi per aggirare la sorveglianza dell’insegnante durante la stesura delle prove scritte; e il prof, per non macchiarsi di culpa in vigilando, deve necessariamente trasformarsi in un cerbero, o rinunciare alla dignità del suo ruolo e arrendersi all’andazzo.I compiti in classe diventano sessioni di prova delle olimpiadi nazionali di “guardia e ladri”, il confronto umano tra chi scrive e chi legge è inficiato dal dubbio, dal sospetto, le competenze e le abilità da mostrare

sono relative alla furbizia e non alla cultura. Francamente a noi insegnanti piacerebbe ancora poterci fidare, ancora far conto su categorie in disarmo come il rispetto reciproco, il senso dell’onore, la dignità, l’onestà. E invece eccoci trasformati in ingegneri della disposizione dei banchi, architetti di interni, filologi delle versioni latine da assegnare non rispettando il testo originale, ma trasformandone artatamente alcuni brani onde aggirare la concorrenza del web, indefessi maratoneti negli angusti interstizi fra banchi e sedie. Non ho soluzioni per questa drammatica realtà... mi chiedo solo quando questi ragazzi, i nostri ragazzi, decideranno che il sapere è bello di per sé, che il voto dev’essere onestamente conquistato, e che qualora non esprimesse una reale valutazione delle loro capacità, l’importanza di ciò che si è acquisito, il privilegio di essersi accostati alla conoscenza sarebbero in ogni caso la più alta ricompensa alla fatica.

GIOVANI CHE COPIANO TROPPO

Regina Sassanelli

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Vi è mai capitata quella sensazione di vuotezza rara, come se vi mancasse qualcosa, ma non sapete cosa? In verità non sapete nemmeno se qualcosa vi manca ma losentite ed è una sensazione tediosa e opprimente. Come se sentiste enorme dolore ma senza alcuna ferita o graffio di, infinitamente peggio di un semplice taglio...“Il primo passo per risolvere sorta un problema è conoscerne la causa” mi disse un mio prof qualche tempo fa. Ma in fondo il massimo che manca adesso al vecchio è la pensione, mentre io non so cosa manca a me e ciò mi infastidisce. Invidio chi si attacca al pacchetto e non pensa più al problema finché non gliene si para davanti uno maggiore.

In momenti come questi apri il frigo e cerchi qualcosa, non sapendo mai bene cosa, e poi annoiato lo richiudi. In momenti come questo, fissi il muro con lo sguardo attonito

cercando di auto convincerti che a te non manca proprio nulla.Cazzate. Tutto ciò ti logora e tu non poi farci quasi nulla se non sederti e aspettare che passi. D’un tratto senti quel suono e comprendi subito, il suono che ti salva e ti permette di risollevarti. Raggiungi quindi la sua fonte precipitandoti giù per le scale e apri il portone. Finalmente trovi il tassello mancante, la tessera

smarrita. Finalmente il corriere consegna il pacco ordinato il mese scorso.

DILEMMI DELL’UOMO MODERNO

Federico Carillo

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Fin da piccoli ci sentiamo dire che una volta cresciuti dovremo trovare un lavo-ro, sposarci e farci una famiglia.

Così a una certa età iniziamo a pretendere di trovare un ragazzo e di conse-guenza lamentarci se non ne abbiamo uno.

PERCHÉ? Perché ci convinciamo che per esse-re felici abbiamo per forza bisogno

di un ragazzo/a?

Secondo me per essere felici bi-sogna vedere quel che abbiamo e guardare ciò che ci circonda sotto una luce diversa. Non dare mai per scontato gli amici perchè sono la cosa più preziosa che abbiamo. E

poi i fidanzati sono solo di passag-gio mentre gli amici (veri) sono per

sempre. Ma la cosa più importante è amare se stessi. Non c’è niente di più bello

di vedere una persona che cammina a testa alta sicura di se stessa.

Perché se crediamo in noi possiamo fare qualsiasi cosa e non ci sarà per-sona al mondo che ci possa fermare.

E poi siamo davvero sicuri che una volta trovata la nostra “anima gemella” sa-remo felici e realizzati? Perché se la risposta è “sì” teoricamente la nostra vita

finisce lì.

FIN DA PICCOLI

Carmen Schiopu

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Hey tu!

Sì, dico proprio a te che ti sei imbattuto in questo articolo per sbaglio. Passi il 90% del tuo tempo su Whatsapp? Non riesci più a mangiare senza fare foto al cibo? Non ti sve-gli dal lato giusto se non condividi almeno una foto del “buongiorno”?

Bene, non sono fatti miei! Sono qui solo per metterti un po’ d’ansia.

Hai mai pensato a quanto le tue chat con pa-kistani del nord america conosciuti tramite il like4like siano sicure?

Ho una splendida notizia per te: non lo sono per nulla.

Nonostante le leggi sulla tutela della privacy siano tante e molto precise, i creatori dei so-cial non perdono l’occasione di farsi i fatti altrui. No, non ti illudere! A nessuno inte-ressano i tuoi nudes o la storia della tua vita, semplicemente ci possono guadagnare su.

Ogni singola informazione, ogni mi piace, ogni foto e ogni tuo messaggio viene sfrutta-to per creare una tua carta di riconoscimento. I proprietari dei social raccolgono informa-zioni per rivenderle a costi che variano in base al numero di informazioni che hanno su ogni persona.

Ma chi è quel pazzo che compra le tue chat archiviate o i tuoi cuoricini su instagram?

Semplice, le grandi imprese! I tuoi dati for-niscono loro notizie sui tuoi interessi, e non stupirti se poi , su Facebook, tra le pubblici-tà, trovi proprio quello “strano utensile” in gomma rosa di cui parlavi tanto con le tue amiche.

A questo proposito ultimamente Facebook ha stretto un accordo con Datalogix (società di raccolta dati dei consumatori) così da capi-re quali prodotti sono acquistati anche fuori da internet dai suoi utenti al fine di proporre pubblicità mirate al 100%.

In secondo luogo, esistono anche dei siti

in cui vengono venduti miliardi di profili a prezzi miseri cosicché chiunque abbia soldi da buttare possa farsi due risate sulla tua mi-sera vita da poveraccio friendzonato anche dai pakistani.

Ho anche una buona notizia per voi però!

Il garante privacy dell’Unione Europea (GEPD) e tutti coloro che, come voi, tengono alle proprie chat, a questa notizia hanno stor-to il naso già da un po’.

Difatti il 14 Aprile 2016 è stato approvato il regolamento europeo in materia di Data Pro-tection che, però, entrerà in vigore solo il 25 maggio 2018 e abrogherà totalmente la diret-tiva già presente in Italia ed Europa (94/46/CE). La legge, per ora in vigore, non pone sanzioni per le imprese che abusano dei dati personali dell’utente e pone le minime misu-re di sicurezza dei dati.

La nuova legge prevederà la completa traspa-renza delle attività svolte sui nostri dati che dovranno essere rese note all’autente entro 72 ore o le imprese rischieranno una sanzio-ne che toglie loro una buona parte del loro fatturato.

Siete ancora sicuri di voler condividere con tutte le “ragazze” che vi contattano su face-book il vostro bel corpicino? Io fino al 25 maggio, se fossi in voi, terrei a freno gli or-moni!

Io esisto e ti guardo, sempre.

Cit. M. Zuckemberg

LUI TI VEDE

La Ragazza Dagli Occhi Cervoni

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Avete sempre avuto il sospetto che tutto fosse collegato da una rete di eventi? Vi siete mai chiesti se un gatto possa distruggere una stanza d’albergo, una persona e incasinare la vita di un ra-gazzo? beh se la risposta è si oltre a consi-gliarvi un bra-vo psicologo vi consiglio di guardare la se-rie tv Dirk gent-ly. In questa se-rie vediamo le avventure di un “investigatore olistico” ossia una persona che, come voi dopo aver visto tutte le stagio-ni di sherlok holmes, cerca a caso indizi tro-vando le solu-zioni per caso. Una serie facilmente trovabile su neflix ma poco vista in Italia e che perciò vi consiglio. È una serie molto valida e con uno story telling che, seppur sembi uscito dalla mente di un pittore strafatto, vi stu-pirà. Se invece siete più tipi da serie tv americana vi consiglio una serie tv un po’ vecchiotta ma molto valida

per l’ironia tagliente dei personag-gi. Il suo nome è “community” e si può facilmente trovare in streaming su internet. Narra le avventure di un gruppo di studenti che frequentano

una scuola per adulti ameicana incontrandosi per caso e facendovi lentamente legare alle loro pazze vite da college americano. Inol-tre in questa serie troviamo un dei personaggi piena-mente caratteriz-zati e totalmente in contrasto con loro che crescono insieme e creano un forte lega-me. Tutto inizia quando uno dei protagonisti, jeff winger, chiede connsiglio ad un

ragazzo asiatico con la sindrome di asperge, abed nadir, per portarsi a letto una ragazza, britta perry. Così jeff organizza un corso di recupero di spagnolo e da lì inizia il gruppo di recupero della scuola community. Se mai decidesse di vederle vi auguro una buona visione.

DIRK GENTLY

White Mask

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E’ atroce non poter far leva Sul diritto di essere persone,

Calpestati da ideologie drastiche Non dettate dalla religione

Realtà che non ci riguardano direttamente Vengono spesso ignorate

Ma le malattie della società, Poiché comuni, devono essertre curate

Come superare questa forte distinzione Per raggiungere l’occidentalizzazione?

Non esiste più confine tra bene e male, Quando uccidere diventa essenziale,

E’ davvero possibile continuare ad amare?

pagina Instagram: @fumopoesia

PROSA & POESIA

Avoir un ami étranger est la richesse la plus grande que se peut posseder dans ce monde . Il est comme voya-ger tout le temps sans jamais se fer-mer et donc c’est la chose meilleure

que tu peut te attendre de la vie.

Enrica Moccia

Io sono in te,Tu non sei in te.

Sognavi un mondo migliore,e lì sei andata.

Due giorni fa avevi il giubbotto nero,

Ieri avevi la maglietta viole,Oggi hai l’intimo blu,

Ma da domani non ti vestirai più.

Quella strada chiusa,ti ha chiuso ogni strada.

Se fossi in aria saresti un’ape: bzzz,

Se fossi in mare saresti un pesce: blop,

Se fossi in strada saresti un gat-to: ciaf.

Con gli occhi ti vedo,Con le dita ti tocco,Con il naso ti sento,

Con le orecchie ti ascolto,Con l’auto ti prendo.

I tuoi 40 hanno lasciato un’or-ma dentro me ,

Il mio 40 ha lasciato un’orma su di te.

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Anche quest’anno, quasi come fosse una tradizione, la Zerottanta produzioni ha promosso un corso nel nostro liceo chiamato proprio Rec’n’play.

A curare questo corso erano due giovani a caccia di talenti: Anna Giulia D’Onghia ed Ermes di Salvia.

Ma come esattamente si svolge una lezione del Rec’n’play?

Quest’anno il nostro lavoro è stato incentrato sulla creazione di un nuovo sito più accattivante e la gestione della pagina Instagram del concorso. Entrambe attività

estremamente stimolanti che ci hanno permesso di comprendere quanti risvolti positivi possa avere nella realtà la padronanza di questi mezzi di comunicazione. Ma non solo!

Per ispirarci abbiamo visto e commentato interviste, cortometraggi, performance di grandi artisti del passato e del nostro tempo! Quindi, ci siamo avvicinati al mondo della cinematografia e della fotografia e addirittura imparato alcune tecniche di ripresa e di

inquadratura. È stato sorprendente scoprire quanto lavoro ci sia dietro l’organizzazione di un contest

musicale come il Rec’n’play e avremo l’onore di seguirlo passo dopo passo durante il suo svolgimento.

Potrete seguire gli aggiornamenti del Rec’n’play sul sito web recnplay.it e sul profilo Instagram recnplaycontest e…

THINK GLOBAL ACT LOCAL(Considera la salute dell’intero pianeta e agisci nella tua comunità)

Enrica Moccia

REC’N’PLAY, NON SOLO CONTEST MUSICALE

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VOICES ON AIR

Se vi è capitato di ascoltare una registrazione nella quale per 20 minuti non sentire altro che dire “bislacco” o due persone che non fanno altro che prendersi in giro, allora molto

probabilmente siete capitati sulla radio web dello Scacchi.

PROPRIO COSÌ!!!!!!!

Lo SCACCHI ora ha una radio (alla faccia degli altri licei) (E per chi se lo stesse chiedendo: sì, la radio esiste ancora e non si usa soltato per

passare il tempo in macchina nel bel mezzo del traffico)

L’iniziativa è partita dalla prof.ssa Penco e da un esperto di radio, nonché ex alunno dello Scacchi (ora sappiamo che fine fanno i maturandi Scacchisti).

In teoria all’origine dei tempi le puntate dovevano essere in inglese, ma si sa che noi

Italiani di british nel sangue ne abbiamo poco e niente. Ma in alcune puntate siamo riusciti a inserlo leggendo poesie o intervistanto i ragazzi dello

scambio culturale. Siamo passati anche per l’ufficio del preside intervistandolo dopo il suo viaggio scuola a

NYC.Ci siamo fatti notare e sono arrivate le prime collaborazioni e dulcis in fundo ho stretto

nuove amicizie.

Quindi se vuoi entrare a far parte della redazione della radio contattaci sulla pagina Instagram “scacchi.onair” e il prossimo a poter parlare davanti al microfono potrai essere

proprio tu!

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola,lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”

La redazione radio dello Scacchi

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La Redazione

Hanno scritto ad alto tasso di parole poco scontate:

Andrea NestaValeria Alfonsi

Serena Stea Marina Borino

Regina SassanelliEnrica Moccia

Federico CarilloMaria Pia Caterino

White Mask Michele Valerio

Carmen Schiopuun po’ chi si trovava

Hanno disegnato ad alta definizione:

Angelica GissiGaia Di Palo

Wanda De GiglioFrancesca FlorioRoberta Hajdari

Victoria Guadagnuolo

Ha corretto tutto tranne le cose che vedete sbagliatete:

Iris Abiuso

Hanno diretto e vicediretto con manie di protagonismo:

Giorgio TanicaEnrica Moccia

Ha impaginato:

Marco Modugno

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“Questo giornale fa SCHIFO!Gli articoli sembrano scritti da BIMBI

delle elementari e nessuno dice NULLA di interessante!”

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