Anna Franini | Journalist | Forbes - Malkovich · 2019. 8. 21. · quello italiano? «Ha un buon...

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L’Alto Commissario per i diritti umani delleNazioni Unite ha annunciato che invierà unatask force di ispettori in Italia per indagare sui«crescenti casi di razzismo e violenze contromigranti e rom». La mossa di Michelle Bache-let, l’ex presidentessa cilena già amica di ditta-tori come Chavez e Castro, ha subito innescatola reazione di Salvini: «L’Onu ci risparmi lalezioncina. Sono prevenuti e male informati,abbiamo accolto da soli 700mila immigrati,pensino agli Stati che non rispettano i diritti».

Paolo Bracalini

di Vittorio SgarbiSgarbi quotidiani

Imperdibile la mostra di Tintoret-to aVenezia, viaggio tra le gallerie

dell’Accademia, Palazzo Ducale, laScuola di SanRocco, e innumerevolichiese, in un tripudio di pittura sen-za fine. Un’esperienza quasi iniziati-ca. Ma quanto il pittore ci stupisce eci avvolge, tanto appare inadeguatae irritante (nella grafica, nel tagliodelle immagini, nell’impaginazione,nell’impostazione del catalogo) lacuratela, a partire dalla irrituale e va-nitosa collocazione dei nomi deidue curatori in alto, sopra le istituzio-

ni museali e il nome di Tintoretto.Non si eramai vista tale involontariasciatteria, per non parlare della di-sposizione in catalogo dei dipinti,senza ordine né relazione con leschede, in un continuum saggisticoche impedisce di distinguere le ope-re esposte dalle opere poste a con-fronto. I due bellissimi Idilli, che untempo erano «Maddalena» e «SantaMaria Egiziaca» e adesso sono la«VergineMaria leggente» e la «Vergi-neMaria inmeditazione», non sonoin Palazzo Ducale ma hanno ripro-

duzioni più grandi del «Battesimo diCristo» per la chiesa di San Silvestro,che è in mostra. Maggior rigore nelcatalogo«Il giovaneTintoretto», a cu-ra di tre persone normali. Ma an-ch’esse succubidei due curatori stra-nieri che sono venuti a confonderele ricerche su Tintoretto, confutan-do l’impresa di Rodolfo Pallucchiniedella sua scuola, per loro «compro-messa dall’attribuzione al maestrodi opere eseguite invece che dallabottega o da seguaci». Opinioni chemortificano la bella mostra.

Se un catalogo può rovinare una mostra

«Sequestro dilazionato». Ci sarebbe questaipotesi di «pace fiscale» dietro l’accordo tra pme Lega in un faccia a faccia ieri a Genova. Salvi-ni frena («Non posso rateizzare quello che nonho») e dal Guatemala il grillino Alessandro DiBattista attacca: «La Lega deve restituire il mal-tolto, le sentenze si rispettano».

SCONTRO SUI FINANZIAMENTI AL CARROCCIO

Salvini, «pace fiscale» coi pmDi Battista: restituisca tutto

a pagina 8

servizi alle pagine 2-3

MARTEDÌ 11 SETTEMBRE 2018 Anno XLV - Numero 214 - 1.50 euro*

«ITALIANI RAZZISTI E VIOLENTI»

MANICOMIO ONUAccogliamo 700mila migranti ma ci mandano gli ispettori

Comunista e amica di dittatori: ecco chi ci accusa

il GiornaleDAL 1974 CONTRO IL CORO

Un pasticciaccio brutto, finito con un frettolo-so comunicato del premier Giuseppe Conte: «Nonci sono conflitti di interesse, ma rinuncio al con-corso per una cattedra alla Sapienza per ragioni disensibilità personale». Peccato che la decisionesia giunta solo dopo una giornata di polemiche.

Perché il premier aveva mentito quando avevaannunciato la rinuncia al posto. In realtà avevasolo posticipato il test di inglese.Ma,mentremon-tava la polemica, gli altri candidati parlavano di«pressioni» da parte dell’ateneo per convincerli arinviare la selezione.

Comunque vada a finirel’avventura gialloverde,è nata una star. A Danilo

Toninelli sono bastati centogiorni di governo per balzare, acolpi di gaffe, in testa alla classi-

fica dei politici più amati dai co-mici. Gene Gnocchi gli ha dedi-cato una rubrica fissa, MaurizioCrozza ne farà il personaggio dipunta di Fratelli di Crozza.

E CROZZA LO SCEGLIE PER IL SUO SHOW

MACCHIETTA Maurizio Crozza nello spot in cui imita Danilo Toninelli

LA SORPRESA

Tablet? No, i ragazzistudiano sui libri

LA SAGA INFINITA

E Lady Guccirinuncia ai soldiper yacht e chalet

IL FENOMENO

Quell’Europapost-cristianache svendeanche le chiese

9 771124 883008

80911

Quotidiano diretto da ALESSANDRO SALLUSTI www.ilgiornale.itGISSN 2532-4071 il Giornale (ed. nazionale-online)

*INITALIA.FATTESALVEECCEZIONITERRITORIALI(VEDIGERENZA)

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PARLA JOHN MALKOVICH

«Ho fatto l’attoreper una fidanzata»

Si apre un nuovo fronte nel governogialloverde. Il piano grillino di obbliga-re gli esercizi a chiudere le domeniche ei festivi già scricchiola. Prima è stato lostesso Di Maio a smentirsi, parlando di«turni» che garantiscano l’apertura del25% di negozi la domenica. Poi è stato ilturno della Lega che, per bocca del mi-nistro Centinaio, ha chiesto che dalprovvedimento vengano escluse le cittàturistiche. Insomma, sui negozi è dinuovo tutto in alto mare.

APERTURE DOMENICALI

Città turistichee turni festiviÈ caos negozi

C’è da dire che con questi giallo-verdi, per chi soffre di nostal-gia, è unameraviglia. Con i ne-

gozi chiusi la domenica, prende sem-pre più forma quell’Italia in bianco enero che ci fa rivivere gli anni beati del-la nostra infanzia e giovinezza. Un pez-zo alla volta, ci stanno guidando in unameravigliosa recherche du temps perdu,regalandoci se non altro l’illusione ditornare bambini e ragazzi.Grazie soprattutto ai Cinque Stelle,

torneremo a un’Italia senza vaccini, emagari qualcuno sperimenterà gli effet-ti della poliomielite, che era un pezzoche non si vedevano più in giro. Torne-remo a impiegare sei ore per percorrerecinquecento chilometri in treno, per-ché l’Alta Velocità è brutta e cattiva, tifa perfino costruire dei tunnel. Tornere-mo a esibire i documenti quando passe-remo i confini della Francia, o degli al-tri Stati Europei, perché torneranno pu-re le frontiere fra Paese e Paese, chediamine, basta con i poteri forti di Bru-xelles. Ma non solo: quando program-meremo un viaggio all’estero, tornere-mo in banca a comprare i franchi e imarchi: vi ricordate com’era bello quan-do c’era la lira? Ecco, prima o poi torne-rà anche la lira, e ci sentiremo ancorabambini, quando andavamo in edicolaa comprare l’albo di Capitan Miki atrenta lire.Ma il governo gialloverde ha in cantie-

re tante altre belle cose per farci (...)

QUANDO TORNANO

LE CABINE TELEFONICHE?di Michele Brambilla

GLI ALTRI CANDIDATI «CONVINTI» A RINVIARE IL CONCORSO

Pressioni per garantirgli il postoConte costretto a rinunciareIl premier ha mentito: solo in serata il no alla cattedra alla Sapienza

Domenico Di Sanzo

di Giuseppe Marino

Toninelli nuovo idolo dei comici:ormai è un ministro da barzelletta

servizi a pagina 4

segue a pagina 10

Franini alle pagine 26-27

Sorbi da pagina 21 a 23

a pagina 6a pagina 15

di Luca Fazzo

a pagina 7

a pagina 16

di Stefano Zurlo

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Martedì 11 settembre 2018 il GiornaleCONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

di Piera Anna Franini

Èuna superstar. La sua filmogra-fia è un’infilata di pellicole me-morabili, più di settanta per il

grande schermo. Si va da «Educazio-ne siberiana» a «Red», «Le relazionipericolose» (anzitutto per lui: persela testa per Michelle Pfeiffer e divor-ziò dalla prima moglie). Ha però unrapporto equilibrato con la fama, èuna persona normale, lontanodall’eccesso e dall’enfasi, aiutato dauna buona dose di ironia e autoiro-nia. E, va da sé, da una punta di cini-smo. Un professionista rigoroso, li-neare anche nella vita privata, alme-no nelle ultime tre decadi. Dal 1989è compagno di vita di Nicoletta Pey-ran, piemontese, un tempo aiuto re-gista di Bernardo Bertolucci. Galeot-to - infatti - fu il set di «Té nel deser-to». Lì sbocciò la relazione: questavolta non solo non fu pericolosa masi è rivelata duratura.L’anno prossimo, a Londra, sarà

Harvey Weinstein nell’opera teatra-le di David Mamet, è già impegnatonel nuovo adattamento TV della se-rie infernale di Agatha Christie «TheABC Murders», dove lui è HerculePoirot. Sta girando «Billions». E’ nelcast di «TheNewPope» di Paolo Sor-rentino.Così sarà Weinstein. Ha già lettoil copione?«Certo, è tutto pronto».Come l’ha trovato?«E’ un’opera formidabile. Mamet

è un grande scrittore, l’ha conferma-to un’altra volta».Una sfida mettersi nei pannidell’orco di Hollywood«E’ un personaggio che turba, one-

stamente è proprio inquietante».L’ha mai incontrato?«Un paio di volte, sempre a Can-

nes e sempre brevemente. Non pos-so dire di averlo conosciuto».A questo punto, calarsi nel ruolodi Hercule Poirot è rassicurante.Anche a lei piace investigare?«Mah, non ne farei la mia occupa-

zione. C’è stato un periodo in cuimio figlio mi spingeva a fare dellericerche per lui, via internet. Mi chie-deva di investigare su quel tizio, poisu quell’altro, quindi su situazioni.Penso che fosse un suo modo percomunicare e per coinvolgermi. Aldi là di questo, se c’è qualcosa chemi interessa tendo ad approfondire.Però non mi ci vedo a fare il detecti-ve di professione».E come la mettiamo con il sensodel rigore e la meticolosità osses-siva di Poirot?«Tutto sommato anch’io sono rigo-

roso,ma non inmodomaniacale co-me Poirot».E’ proverbiale il suo essere laconi-co. Possiamo definirla più ascol-tatore che conversatore?«Mi piace ascoltare quello che di-

ce la gente. Specialmente quandoha qualcosa di interessante da dire».E la cosa accade con che frequen-za?«Direi solo raramente».L’Italia cosa è per lei?«Per esempio è RiccardoMuti. Tra

l’altro abbiamo lavorato assieme aChicago, e quest’estate a Ravenna ea Kiev per le Vie dell’Amicizia. Ero lavoce recitante del Lincoln Portrait diAaron Copland».

Un pezzo patriottico. Lei è orgo-glioso di essere americano?«Più che orgoglioso, direi fortuna-

to. Mi sento profondamente ameri-cano anche se almeno metà dellamia vita l’ho passata all’estero. Que-sto brano venne scritto l’indomanidi Pearl Harbour, era un tentativo diunire il popolo attorno a una storicafigura come quella di Lincoln. Trovoquesta pagina molto toccante e pro-fonda, aggiungo con una punta dicinismo che non lo sento così per-ché sono americano, credo sia taleper tutti, a prescindere dalla nazio-nalità».Chiude con un inno al governodel popolo, dal popolo, per il po-

polo. Idea che «non abbia a peri-re sulla terra» si legge.«Una sfida allora, ma una sfida an-

che adesso, c’è ancora tanto da fare.Però non mi faccia parlare di politi-ca (non vota dal 1972, anno in cuiGeorge McGovern venne battuto daRichard Nixon ndr)».A proposito di popoli. Che dire diquello italiano?«Ha un buon senso dell’ironia e

autoironia. Sa di aver avuto unagrande storia, e giustamente ne vaorgoglioso. Perme l’Italia corrispon-de a Antonioni, Liliana Cavani, Mar-cello Mastroianni. Ora ho lavoratoconMuti anche se alla fine, e aggiun-go purtroppo, ci si vede solo qual-

che minuto alle prove e poi al con-certo. E’ sempre tutto così veloce. DiMuti mi piace la sua profonda cono-scenza della materia, è colto ma allostesso tempo istintivo. Professiona-le. Lavora tantissimo».Come lei. E’ un noto stakanovi-sta.«La vita lavorativa non è infinita.

Continuo finché posso. Anche per-ché non si sa mai quando è in arrivouna nuova scrittura. La mia profes-sione è fatta così, possono essercidei vuoti. Ora sono impegnatissimo,ma vi sono stati anni in cui avevoridotto di molto gli impegni».Quando?«Quando i miei figli erano piccoli.

Volevo vederli crescere. Quindi ac-cettavo solo quegli impegni che mitenessero lontano da casa non piùdi cinque giorni consecutivi. Ora so-no grandi, quindi…».Ha lavorato con tanti registi ita-liani, Antonioni, Bertolucci, Sal-vatores, Cavani, ora Sorrentino.«Tutti i registi italiani sono diver-

tenti, anche Antonioni che apparen-temente sembrava freddo. Salvato-res è uno dei pochi registi che facciaanche teatro e questo gli dà unagrande prospettiva, sa che tipo di in-terpretazione chiedere a un attore».Accennava a Mastroianni.«Un attore appassionato del pro-

prio lavoro. Anche al culmine della

«Sono salito sul palcoscenicoinseguendo una fidanzata»

«Non sopporto i selfie, sono una pratica malsana. Parlo poco ma mipiace ascoltare la gente, anche se poche volte dice cose interessanti»

JohnMalkovich

L’INTERVISTA

Africa Australe: Sudafrica, Zambia e Botswana 5-16 Novembre 2018

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27Martedì 11 settembre 2018 il Giornale CONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

carriera, si metteva a completa di-sposizione del regista come un atto-re novello».Dicono lo stesso di lei.«Diciamo che provo a dare il me-

glio di me, mi impegno a offrire ciòche i registi chiedono e vogliono.Penso che faccia parte del mio me-stiere. Quando reciti, entri nel sognodi un’altra persona».Sempre innamorato del set?«Come agli inizi. Questo lavoro mi

piace ancora. È una cosa che noncapita a tutti, ma talvolta accade. Ac-cadeva a Mastroianni, per esem-pio».Come è possibile mantenere lafiammella viva?«Testardaggine, persistenza, talen-

to, e un po’ d’insanità. E prima ditutto: passione».E versatilità.«Sento il bisogno di diversificare.

Cinema, teatro, collaborazioni conartisti di musica classica, pensoall’amico Martin Haselböck: abbia-mo fatto tante cose assieme. Pensoal progetto «Report in the blind». In-somma, mi piace quel che faccio.Adoro l’idea di lavorare in altre disci-pline, con altri artisti. Mi piace chiu-dere sul set, andare in teatro per pro-vare un nuovo spettacolo e pensarea una nuova linea di abiti».

Cosa invece non amao la innervo-sisce?«Viaggiare non è sempre così di-

vertente, anzi è spesso stancante: siparte dal fuso orario. Però sono gra-to al mio lavoro per la qualità dellavita che mi ha offerto fino ad ora. Hopotuto collaborare con persone spe-ciali. Mi sento un uomo fortunato.Dopotutto ero un ragazzo del Mid-west. Chi avrebbe detto che dall’Illi-nois sarei arrivato qui».Ha detto d’essere cresciuto inuna famiglia dove i genitori nonpremiavano le conquiste di voi fi-gli, considerandole una cosa do-vuta. Questo approccio le ha for-se causato problemi di autosti-ma?«Nessun problema. Anzi, magari

mi ha portato ad avere fin troppaautostima».Che rapporto ha con la fama? Ladisturba essere fermato per stra-da, nei ristoranti, in aeroporto…«Non mi infastidisce essere ferma-

to. Quello che trovo seccante sono iselfie. Condidero proprio irritante lamoda dei selfie. Gli psichiatri parla-no infatti dell’oscura triade: psicopa-tia, machiavellismo, narcisismo, uncocktail che spinge all’esaltazionedel selfie».Neppure fra amici?

«Sì, quello sì, ma anche se me lochiede un bambino. Però è cosa mal-sana che un estraneo pensi che sianormale disturbare un’altra personachiedendole di posare con lui. An-che perché si ripete il solito copione:ti avvicinano, sono nervosi, non rie-scono a scattare la foto e ti spieganoche il telefonino ha la memoria pie-na. Ecco per me tutto ciò è un’inva-sione di campo. E’ uguale che unomi chieda di fare un selfie oppure dipotermi dare uno schiaffo. Sono en-trambe azioni invasive. Uno vorreb-be anche provare ad avere una vita».Dicono che faccia parte del vo-stro mestiere.«Lo so. Mi viene puntualmente ri-

cordato. Però se uno decide che dadomani tutti gli attori che fanno unbrutto film vanno picchiati perché faparte del mestiere, allora cosa si fa?Si applica la nuova tendenza? Seuna tendenza è sbagliata va rimos-sa».La gratifica il contatto con la gen-te, con il pubblico o preferisce ladistanza?«Mi piace dialogare, sentire, parla-

re. Se uno mi ferma e dice “ho vistoil tuo ultimo film, non mi sei piaciu-to”. Bene, discutiamone. Perché? Co-sì come se vado a Firenze, mangio alCibreo e uno mi ferma in aeroporto

dicendo: “Ieri ti ho visto in quel risto-rante, cosa t’è parso”? Sì mi è piaciu-to, rispondo, e spiego i miei piattipreferiti e ascolto i suoi. Insomma siconversa. Ma che la gente si senta indiritto di inserirti nelle proprie foto,questo no. Non mi va».Quello per il teatro e il cinema èstato un amore non proprio pre-coce.«Da bambino ero molto attratto

dallo sport. Sì, la recitazione è statauna scoperta della prima gioventù.Avevo una fidanzata al college cheera un’attrice, una buona attrice. An-davo alle prove, spettacoli, così sco-prì che recitare piaceva anche a me.Iniziai a studiare, e via».

…con la creazione di una compa-gnia a Chicago.«La Steppenwolf Theater Compa-

ny. C’erano tanti miei colleghi pienidi talento. All’inizio furono anni dimagra, ma eravamo felici perché sta-vamo facendo quel che volevamo. Iprimissimi tempi c’era una parte dime, forse quella preponderante, chepensava che non ce l’avremmo fat-ta».Invece la Steppenwolf c’è ancora.«Iniziò a diventare piuttosto cono-

sciuto a Chicago fino all’esplosionequando portammo la nostra primaproduzione a NY, True West. Fu unsuccesso che aprì la strada a NewYork.Ha lavorato in opere dai costi fol-li e altre dai budget più limitati.Come cambia il modo di lavora-re?«Recitare è recitare a prescindere

dal fatto che tu possa contare su unbudget di 400 milioni o 40 dollari.Alla fine tu arrivi e fingi di esserequalcun altro, di stare in un postodove non sei, facendo cose che nonstai facendo».Una filmografia densa, 25 premi,26 nomination, più volte vicinoall’Oscar che tuttavia non ha maiafferrato.«Ho vinto alcuni premi nella vita e

ne ho persi centinaia, e la cosa nonmi ha mai procurato infelicità. Nonsono uno che conduce campagnepro-Oscar, non spendo né energiené soldi dietro a questo genere dicose».Nonama le classifiche e i confron-ti?«Faccio un esempio. Io leggo mol-

to. Quando leggo non mi accade dicomparare un libro al precedente,non mi chiedo se sia stato megliol’uno o l’altro».Cosa ha imparato in questi decen-ni di carriera?«Quello che impari andando avan-

ti è che non sappiamo nulla. Credoin quella battuta del film di LilianaCavani, Gioco di Ripley, “la sola co-sa che so, è che si rinasce in conti-nuazione”».Ora ha lanciato la sua terza lineadi abiti.«Con la moda iniziai una quindici-

na di anni fa. Alla fine, l’arte del co-stume fa parte della mia professio-ne. Ho studiato anche questo all’uni-versità. E poi, nel nostro lavoro cisono tempi morti. Capita di stare adaspettare a lungo fra un ciak e l’al-tro. Io non riesco a rimanere in atte-sa senza far niente. Ho bisogno difare. Così ho deciso di disegnare imiei abiti».

In un film saròWeinsteinun personaggioinquietante

Gli italiani sonoautoironici, sannodi avere avutouna grande storia

Anni fa ho ridottoil lavoro perchévolevo vederecrescere i miei figli

IL MAESTRO«Per mel’Italia èRiccardo Muti,ad esempio»spiegaMalkovich.«Mi piace lasua profondaconoscenzadella materia,è colto,istintivo,professionale.E lavoratantissimo»

LA MOGLIEÈ l’italianaNicolettaPeyran, untempo aiutoregista diBernardoBertolucci.Galeotto fu ilset del «Tè neldeserto». Esempre sulset l’attoreperse la testaper MichellePfeiffer

IL REGISTA«GabrieleSalvatores èuno dei pochiregisti italianiche fa ancheteatro equesto gli dàuna grandeprospettiva»,raccontaMalkovich.«Mastroianni?Era un attoreappassionatodel lavoro»

Per mantenere vivala fiammadel lavoro servepassione e talento

Ho lanciato unalinea di abiti, hosempre bisognodi fare qualcosa

J ohnGavinMalkovi-ch nasce il 9 dicem-

bre 1953 nell'Illinois,a Christopher, figliodi Joe Anne Choisser,giornalista di originitedesche, e DanielLeon, editore prove-niente da una fami-glia croata. Dopoun'infanzia non sere-nissima, complice lasua obesità, John conil passare degli anni sitrasforma fisicamen-te: grazie alla sua pas-sione per il footballamericano, riesce aperdere peso e a fareamicizie.Poi inizia a studia-

re recitazione. Nel1988 interpreta «Le re-lazioni pericolose» equalche anno dopo«La maschera di fer-ro», di RandallWalla-ce. Protagonista, nel2009, della campa-gna pubblicitaria Ne-spresso insieme conGeorge Clooney, vienechiamato l'anno suc-cessivo per «Red»men-tre nel 2013, torna neicinema con «Red 2»,di Dean Parisot, e con«Educazione siberia-na», dell'italiano Ga-briele Salvatores, trat-to dal libro omonimodi Nicolai Lilin

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