Anna Franini | Journalist | Forbes - Ricciarelli · 2018. 12. 28. · me miglior attrice. Si occupa...

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Lunedì 24 dicembre 2018 il GiornaleCONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

di Piera Anna Franini

Con il 2019, Katia Ricciarelli fe-steggia il mezzo secolo di atti-vità. Quale? Domanda lecita

poiché è nata soprano, una fra le piùbelle della seconda metà del secoloscorso. Quindi ha assaporato le deli-zie del set cinematografico aggiudi-candosi pure il Nastro d’argento co-me miglior attrice. Si occupa di re-gia, insegna, canta, divulga l’opera.Si è spinta nei territori dei realityshow. Una vita sentimentale vibran-te: da Pippo Baudo, divorzio dopo18 anni di matrimonio, al tenore Jo-sé Carreras.Come festeggerà i 50 di carriera?Si parla di una fiction sulla suavita.«Vero. Stiamo lavorando a un pro-

getto di film».Dove reciterà se stessa?«Fin dove è concesso. Bisognerà

poi trovare qualcuno chemi sostitui-sca nella giovane Katia. Sto poi pen-sando a una festa in musica con lepersone che hanno contato nellamia vita. Una festa fra amici».Cos’è l’amicizia?«Una cosa seria. E’ la più alta for-

ma d’amore. La passione può anchefinire, ma l’amicizia rimane, è fattadi complicità, stima».Ha più amiche o amici?«Prevalgono le amicizie maschili,

ma quelle femminili sono moltomolto forti. E comunque non ho tan-ti amici, sebbene quei pochi sianobuoni. Sono persone che se le chia-mi anche dopo mesi di silenzio nonsi lamentano, anzi la prima cosa cheti dicono è “Che piacere sentirti”».Ha accennato alla passione. Leiha avuto tanti amori, alcuni tor-mentati. Li rivivrebbe?«Certo. Ho amato le cose belle che

mi sono successe, e alla fine anchequelle brutte. Sei sempre tu che sce-gli. E per questo devi amare anche lecose che non sono andate bene, do-potutto le hai scelte tu. L’importanteè capire che hai sbagliato ed evitaredi rifare lo stesso errore».Cosa è rimasto della Katia d’untempo? In cosa è cambiata?«Io sono quella che ero. Non sono

per niente cambiata. E aggiungo:per fortuna. Continuo a fregarmenedei beni terreni. Non sono venale.Nonmi rammarico se perdo un anel-lo, se mi rubano qualcosa. Cose checapitano, pazienza mi dico. In que-ste circostanze reagisco con freddez-za, e guardo avanti. Bisogna staccar-si dai cosiddetti beni materiali».Spirito buddista?«No. Più semplicemente sono di-

stante da certe cose».Cosa sente quando guarda indie-tro?«Il passato non mi interessa, vivo

il presente, alla giornata. Quanto alfuturo, chissà. Non so cosa m’aspet-ta. Sa che ho appena perso la miaadorata cagnolina? Non mi chiedeniente?».Non volevo aprire una ferita.«Ne parlo volentieri. Anzi voglio

ricordarla. Da quando se ne è anda-ta, mi sento orfana. Non ho ancoradeciso se prendere un altro cane. Misembra così insostituibile».Eravate in sintonia«Molto. Viaggiava sempre conme,

sul passaporto c’era scritto Dorothy

Ricciarelli, il nome era un omaggioallamoglie di Caruso. Anche al risto-rante era sulla sedia al mio fianco.L’avevo trovata per strada e la portaisubito in teatro. Le piaceva la ribal-ta. Quando sentiva gli applausi vole-va uscire anche lei a prenderseli. Pri-ma ero sola come un cane. Ora sonosola e senza un cane. Noi donne sia-mo strane. Se ci manca un uomosuperiamo il dolore, ma se ad andar-sene è un animale fatichiamo».Sta dicendo che è stato più facilegirare pagina quando ha chiusocon un uomo?«Assolutamente sì. Questo lutto

non è comparabile a una storia fini-ta».

Vorrei frugare un po’ nel suo pas-sato, e chiederle quali direttorid’orchestra ricorda volentieri.«Ho lavorato con i più grandi, diffi-

cile dirlo. Il pensiero va ad Abbado,Muti, Karajan, Solti, Chailly, Maazel.E Kleiber naturalmente».E i registi memorabili?«Sicuramente Ronconi: un genio.

Ma anche Zeffirelli, Strehler, Pizzi. Iloro spettacoli non deludono mai.C’è la bellezza che accontenta l’oc-chio e si sposa bene con musica ecanto».Le è capitato di litigare con i regi-sti piantandoli in asso?«Accadde con una Carmen, trop-

po moderna. Poi in Turandot: io ero

Liù e nella scena in cui muoio eraprevisto che venissi lasciata a terracon Turandot e Calaf che cantano ilduetto d’amore. Lo trovavo oltrag-gioso, Liù doveva andarsene col cor-teo funebre. Poi mi opposi a un’altraregia dove mi si chiedeva che nelmomento in cui Otello mi strangola,io, come Desdemona, avrei dovutofare in modo che uscissero i seni.Ma figuriamoci. Tutto questo per at-tirare un poco l’attenzione».È polemica...«Non sopporto le regie che voglio-

no prevalere su canto emusica disto-gliendo l’attenzione del pubblico. Ilpubblico non ama diverse colloca-zioni storiche e stravolgimenti».

Come il finale rovesciato di Car-men che uccide Don José…«E’ accaduto pure questo?».Sì, in una produzione fiorentinadel gennaio 2018. Carmen ha im-pugnato una pistola, e bum, haammazzato l’aguzzino. Un mes-saggio contro il femminicidio.«Questa poi. Me l’ero persa. Se vo-

gliamo combattere il femminicidionon è con questi mezzi che si opera.Se vuoi difendere i diritti delle don-ne non percorri questa strada. E poi,anche noi donne talvolta siamo catti-ve con gli uomini».Vedi Tosca che uccide Scarpia?Però la tentazione è forte.«Tosca è così bigotta da preferire

«Per la morte del mio caneho sofferto più che per amore»«Gavetta e sacrifici sono fondamentali. Tutti i grandi cantanti hanno

avuto grandi dolori, per questo sul palcoscenico danno il meglio»

KatiaRicciarelli

L’INTERVISTA

Emozioni tra templi e foresteNavigazioni fluviali e sui laghi Città, architettura orientale e coloniale

BIRMaNIAMyanmar

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29Lunedì 24 dicembre 2018 il Giornale CONTROCORRENTE IL PERSONAGGIO

un omicidio al sacrificio d’amore».Meglio Carmen, la sigaraia liberae indomabile?«Era una donna che quando ama-

va, amava profondamente, un uo-mo alla volta comunque. Finita unastoria non ne voleva più sapere».Altre donne del melodrammache apprezza?«Non ne amo una particolare. Di-

ciamo che le storie sono sostanzial-mente le stesse. L’opera è costruitasulle sofferenze dell’amore ed è fattada donne forti».CompresaMimì (Boheme), la fan-ciulla che ricama e fa gigli e rose?«E’ una seduttrice. E’ lei a spegne-

re la candela per avvicinarsi a Rodol-fo».E Desdemona?«Lei, poi, è fortissima. Dice al pa-

dre che vuole Otello, il moro dallelabbra gonfie. Si impone. E’ sgama-ta. Lo stesso vale per Micaela in Car-men. E’ coraggiosa a tal punto d’an-dare nel covo dei banditi per portar-si via Don José. Il melodramma è unpo’ come la vita. Donne provocate eche provocano».A proposito, un commento su#metoo nel mondo della lirica?«Mah. Lamentarsi dopo vent’anni

di supposte moleste».Approva quel che scrive di lei la

consultatissima Wikipedia? Cosarettificherebbe?«Tendo a non leggere le cose che

mi riguardano».Compresa questa intervista?«Questa sì, suppongo sia coerente

con quanto detto. In generale nonmi interessa quello che dicono glialtri di me soprattutto quando nonhanno conoscenze sufficienti».Cosa le ha insegnato il palcosceni-co?«La vita è un grande palcosceni-

co».E il mestiere? Il suo è fatto diaspetti durissimi. Sempre sottoesame.«Mi ha insegnato l’importanza del-

la disciplina, perché non si fa unacarriera senza una disciplina, se nonc’è sacrificio e anche rispetto delprossimo e di se stessi. Il rispettodell’altro è fondamentale come inuna squadra di football».Segue il calcio?«Lo adoro».Sacrifici e gavetta. Questa fu lasua giovinezza, così si dice.«E così fu. Però grazie a questo io

ora posso sopravvivere in qualsiasisituazione. Il sacrificio ti insegna acapire tante cose, a sopportare, supe-rare, andare avanti senza piangertiaddosso. Impari a rimboccati le ma-

niche, a non perderti d’animo. Ga-vetta e sacrifici sono una lezione divita fondamentale».Ha avuto un’infanzia in cui sonomancate tante cose, a partire dalpadre. Questa sofferenza cosa hainsegnato?«Se soffri già da piccolo impari a

difenderti. Aver sofferto è fondamen-tale per un cantante. Interpreteràcon sentimento e verità quando saràin palcoscenico. Chi non ha da dare,non dà».Ovvero chi non ha sofferto ha po-che chance di affermarsi comecantante?«Tutti i cantanti lirici con cui ho

lavorato hanno sofferto. Aggiungoquesto: la maggior parte ha avutouna famiglia che ha fatto grossi sacri-fici. Posso ricordare solo due o tre dicasi di cantanti senza famiglie disa-giate. I più determinati hanno soffer-to molto, spinti dalla forza di rivalsa,dalla volontà di ridare qualcosa allafamiglia».Nel suo caso, alla mamma.«Io ho fatto tutto per lei».E lei apprezzò?«Assolutamente sì. E’ stata il per-

no della mia esistenza».Avevate personalità simili?«Molto. Anche lei era determina-

ta, divertente, amava stare con i gio-

vani. Una lavoratrice indefessa. Ag-giungo che aveva pure una bella vo-ce. Entrambe amiamo l’ironia».Quindi se a una cena potesse invi-tare un compositore del passatosarebbe Gioachino Rossini?«E non solo perché era ironico.

Amava le belle cose. Era ricco e que-sto perché aveva capito tutto. Peròpenso che andrei a letto con qual-cun altro».Chi?«Magari Puccini. Si dice fosse don-

naiolo ed era attratto dalla caccia».A proposito di attrazioni. E’ sem-pre viva la passione per il gioco?«Sì, ma vorrei specificare che non

pratico il gioco d’azzardo. Io giocosolo con slot machine perché mi di-verto come una bambina. Sto anchemesi senza giocare».Niente ludopatia.«Mi arrabbio quando usano que-

sto termine. Io vivo anche senza ilgioco. E soprattutto, la cosa fonda-mentale è che non ho mai chiesto isoldi a nessuno. Sono miei».Indipendente da subito.«Ho iniziato a lavorare a 13 anni.

Quindi, mi dico, potrò anche per-mettermi di far quel che voglio coimiei soldi».Tuffo nel passato. Il grande so-gno di una giovane Katia era can-tare con Del Monaco. Accadde aBruxelles, in Otello. Un ricordodi quel giorno speciale.«Essere stata la sua ultima Desde-

mona non è cosa da tutti. Fu un so-gno che si avverò. Era uomo di gran-de fascino, con una voce d’argento,un puro metallo. Aveva poi una per-sonalità da vendere. Pur essendonon molto alto quando comparivain scena sembrava bellissimo. Un ve-ro animale da palcoscenico».Torniamo agli anni di studi, allagiovinezza squattrinata.«Alla fine sono stati gli anni più

belli della mia vita, vissuti a Venezia,una città splendida, con amici splen-didi».Musicisti?«Rigorosamente non musicisti.

Frequentavo persone dell’universitàCa’ Foscari, gente che mi poteva da-re qualcosa di diverso, io volevo co-noscere, ero una spugna. E’ stato unperiodo bellissimo. Senza una lira,ma ero spensierata».A proposito di avidità di cono-scenza. Cosa sta leggendo?«Niente. Non ho più tempo per far

niente. Arrivo alla sera così stancache crollo e vado a letto prestissi-mo».A cosa sta lavorando?«In novembre ho curato la regia

dei Puritani a Trieste. Continuo acantare, insegno. Poi sono semprepiù coinvolta nella divulgazionedell’opera. Sto cercando di far capi-re ai bambini dai 5 ai 10 anni cosa èil melodramma. Ho scritto un librosu questo tema con Marco Carroz-zo, che è poi l’autore della mia bio-grafia. Raccontiamo sei opere a lietofine, come Barbiere o Flauto magi-co, una narrazione che sa di favola».Perché ha scelto Bardolino comeresidenza?«Abitavo a Verona, poi venni qui

per una passeggiata e mi innamoraisubito del posto. Ho trovato casa edeccomi qui. Ci sono tramonti mera-vigliosi su questo lago».

La passione puòfinire ma l’amiciziafatta di stimarimane sempre

Sono rimasta quellache ero. E continuoa fregarmenedei beni terreni

Il melodramma èun po’ come la vita:donne provocatee che provocano

IL MARITOKatiaRicciarelli èstata sposata18 anni conPippo Baudodopo unalungarelazione conil tenore JoséCarreras:«Amo le cosebelle e brutteche mi sonosuccessenella vita»

LA FERITASi chiamavaDorothyRicciarelli, erala cagnolinache lacantanteaveva trovatoper strada enon lasciavamai: «Laportavo inteatro. Daquando se neè andata misento orfana»

IL REGISTAUna grandestima quellache nutre peril regista LucaRonconi: «Eraun genio. Neisuoispettacolic’era labellezza cheaccontental’occhio e sisposa benecon la musicae il canto»

Ho una grandepassione per ilgioco, mi divertocome una bambina

Mia madre era ilperno dell’esistenzaEravamo simili,per lei ho fatto tutto

K atia Ricciarelli(all’anagrafe Ca-

tiusciaMaria Stella) ènata il 18 gennaio1946 a Rovigo. Dimo-strò sin dall'adolescen-za un forte interesseper il canto, svolgen-do nel frattempo di-versi lavori per soste-nersi, tra cui l'operaiain una fabbrica dimangiadischi.Ricciarelli è il cogno-

me della mamma,Molara Ricciarelli ,morta nel 1991, cheebbe Katia con un uo-mo che poi scoprì esse-re sposato e non rico-nobbe la bimba. Ledue sorelle erano ilfrutto del matrimoniodi Molara con Maria-no Pepi,morto duran-te la campagna diRussia.La soprano si è esibi-

ta nei maggiori teatridelmondo: Lyric Ope-ra di Chicago (1972),Teatro alla Scala(1973), Royal OperaHouse di Londra(1974), MetropolitanOpera (1975), spa-ziando tra le opere diPuccini, Verdi, Rossi-ni, Donizetti

chi è✒

Partenza da Milano e Roma il 24 febbraio 2019, rientro in Italia il 7 marzo

Tra natura rigogliosa, palazzi e templi, visiteremo molte delle grandi icone di questo Paese ricco di storia e di cultura, ancora poco conosciuto dal turismo occi-dentale: dalla vivace Yangon alla sacra valle di Bagan; dalle grotte di Pindaya agli orti galleggianti del lago Inle; dalla pagoda di Mandalay al ponte di legno di

Amarapura. Incontri a sorpresa con importanti e interessanti personaggi e serate di convivialità tra il “popolo dei lettori de il Giornale”. Non mancheranno visite a mercati galleggianti, tour su barche e carrozze tradizionali o in mongolfi era, crociere con pranzi lungo fi umi e laghi e, ovviamente, tempo libero

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