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Anfibi e Rettili a cura di Andrea Ambrogio e Sergio Mezzadri si ringrazia per la collaborazione Pierangelo Montanari, Giuseppe Siboni e Riccardo Jesu Disegni di Sergio Mezzadri Fotografie di Andrea Ambrogio, Luca Gilli, Riccardo Jesu, Sergio Mezzadri, Fabio Pavesi e Luigi Ziotti CEA Centro Educazione Ambientale Castell’Arquato MUSEO CIVICO DI STORIA NATURALE PIACENZA

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Anfibi e Rettilia cura di

Andrea Ambrogio e Sergio Mezzadri

si ringrazia per la collaborazionePierangelo Montanari, Giuseppe Siboni e Riccardo Jesu

Disegni di Sergio Mezzadri Fotografie di Andrea Ambrogio, Luca Gilli, Riccardo Jesu, Sergio Mezzadri, Fabio Pavesi e Luigi Ziotti

CEACentro Educazione Ambientale

Castell’Arquato

MUSEO CIVICODI STORIA NATURALE

PIACENZA

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Il popolamento erpetologico della provinciapiacentina è costituito da 14 specie di Anfibi e13 specie di Rettili. Sono pr esenze chepotremmo ritenere regolari nel territorioprovinciale. Un altro gruppo è costituito daspecie di origine esotica (es. Trachemys scripta)e non acclimatate, ed altre ancora, che seppursegnalate anche recentemente, sono da ritenersipressochè estinte (es. Emys orbicularis).Complessivamente il patrimonio erpetologicoprovinciale confrontato con quello regionaleappare ben diversificato e costituito da quasil’80% delle specie censite in Emilia-Romagna(Mazzotti, Caramori & Barbieri, 1999 - Atlantedegli Anfibi e dei Rettili dell’Emilia-Romagna).Percentuale che tende ad aumentare oltre il 90%se ci riferiamo ad un popolamento erpetologicopotenziale ed integro riferito alla collocazionegeografica della nostra provincia.In particolare il nostro territorio comprende granparte delle specie ritenute rare a distribuzionelocalizzata del territorio regionale quali ilgeotritone di Strinati, la rana appenninica, larana di Lataste, il colubro di Riccioli e la natrice

INTRODUZIONE

viperina. Oltre a quelle specie che purmostrando una localizzata distribuzioneregionale sono frequenti all’interno dell’arealecome la salamandrina dagli occhiali e la ranatemporaria.A fronte di questa importante ricchezza specificatuttavia vi sono alcuni aspetti di notevolepreoccupazione. Infatti se alcune speciepossono essere ritenute al riparo da pericoli diestinzione (tutte le specie che mostrano unadistribuzione montana non corr ono rischiimminenti) alcune popolazioni sonodecisamente in pericolo. Ad esempiol’importante popolazione di tritone alpestrepresente nel fontanile di Cadeo in pianurasembra essere definitivamente scomparsa acausa dei ripetuti prosciugamenti della risorgiva.Recentemente (settembre 2003) la vasca dellaPietra Perduca, posta all’interno di un massiccioofiolitico in media Val Trebbia, ha subito untotale prosciugamento compromettendo forsein maniera definitiva le interessanti popolazionidi tritone alpestre e tritone crestato italiano chein esse si riproducevano e in parte svernavano.

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La costante distruzione delle zone umideplanziali è certamente una delle cause principalidella rarefazione e della scomparsa di moltiAnfibi da ampi settori della pianura. A taleriguardo è bene ricordare che anche pozze dilimitata estensione sono utilizzate dagli Anfibicome siti riproduttivi e la loro conservazionepuò svolgere un ruolo fondamentale nellaprotezione di questi animali, soprattutto incontesti antropizzati come la pianura. In effettiil distretto della pianura necessita di particolariprogrammi di conservazione e gestione delrelittuale patrimonio naturale al fine di poterpresevare dall’estinzione le ultime popolazionidi Anfibi della pianura piacentina.Questo piccolo atlante ha lo scopo principaledi far conoscere al vasto pubblico la ricchezzaerpetologica della nostra provincia nellasperanza che la conoscenza possa aumentare ilrispetto nei confronti di rane, rospi e serpenti,ritenendoli non più esseri repellenti ma discretee vitali presenze per i nostri ambienti naturali.

Andrea Ambrogio & Sergio Mezzadri

pianura fino a 100-150 ms.l.m.

fascia pedemontanacollina 200-800 m s.l.m.

montagna 800-1777 m s.l.m.

LEGENDA

4 o più segnalazioni

2-3 segnalazioni

1 segnalazione

4 o più siti riproduttivi

2-3 siti riproduttivi

1 sito riproduttivo

Solo per gli Anfibi a riproduzione acquatica

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Salamandride molto vistoso con una grande varia-bilità individuale nella disposizione dorsale dellemacchie tanto che è possibile identificare con sicu-rezza singoli esemplari.In provincia frequenta faggete sia di bassa quota(400-500 m) che a quote tipiche, castagneti maturi,querceti fitti, rive di torrenti (Boreca, Curiasca, Pej,Borla) ruscelli e rii incassati e comunque sempreambienti freschi, umidi e ombrosi. Si riproduce inacqua corrente anche se le larve si rinvengono prin-cipalmente nei settori meno turbolenti e nellevaschette d’alveo a lento ricambio dove lapredazione dei pesci è assente.Nei siti adatti si osserva una buona densità di larve.Sono stati osservati esemplari intenti a partorire le lar-ve nel mese di marzo.Interessante la popolazione della val Borla, che rag-giunge le quote più basse (450-500 m), legata a unafaggeta calda altrettanto preziosa. Un esemplare diquesto sito è risultato quello di maggiori dimensio-ni (185 mm). La specie non sembra correre partico-lare pericolo vista la scarsa accessibilità dei suoihabitat.

Salamandra pezzata Salamandra salamandra

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Larva

A B C D

In provincia si rinvengono sia esemplari con una ampiaestensione di giallo sia esemplari molto più scuri.A) Val Boreca; B) Alta Val Nure; C) e D) Val Borla

Torrente montano (val Boreca)

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Tipica specie appenninica di difficile osservazione tranne chenel periodo riproduttivo. Le segnalazioni della provinciasono sempre riferite ad adulti in riproduzione uova e larvein ruscelli e fossi con letto roccioso a quote medie (600 –800 m). Condivide questi ambienti con larve di S. sala-mandra, B. bufo e R. italica. Sulle rive del rio Pej è stataosservata una deposizione attaccata sotto un sasso (quin-di al riparo dalla luce), affondato nella lettiera, in pochicm d’acqua. Normalmente depone allo scoperto su sassie rami sommersi. In provincia il periodo della deposizio-ne è compreso tra la fine di aprile e inizi di luglio, con unpicco nel mese di maggio. Alcuni esemplari adulti sonostati rinvenuti sotto pietre e tronchi marcescenti in prossi-mità del corso d’acqua.La densità delle larve, anche in situazioni favorevoli, non appa-re mai elevata ed inoltre non sembrano essere facilmentecontattabili. La femmina più grande rinvenuta misurava83 mm (rio Pej).I siti provinciali sono posti al limite settentrionale di distribuzio-ne della specie. Da noi non sembra, grazie alla poca accessibi-lità degli ambienti, correre rischi particolari. E’ comunque con-siderata ecologicamente esigente per quanto riguarda la qua-lità dell’acqua.

Salamandrina dagli occhialiSalamandrina terdigitata

Vista ventrale

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Deposizione delle uova

Uova deposte sullasuperfice inferioredi un sassoparzialmenteimmerso in 1-2 cmd’acqua.

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Tritone alpestre Triturus alpestris

Il più acquatico dei tritoni presenti in Provincia,può definirsi una specie a distribuzione appenninica(fino a 1470 m, le Buche di L. Nero).E’ stato trovato anche in un fontanile dell’alta pia-nura (Cadeo, 74 m). In questo e altri nove siti dicollina e montagna sono stati trovati numerosiesemplari neotenici.In numerosi ambienti convive con T. carnifex e T.vulgaris mentre in altri è l’unica specie presente(es.: inghiottitoio di Pramollo, fontanile di Cadeo)E’ stato rinvenuto,in fase terrestre, all’interno del-la grotta di Vigoleno. Gli ambienti frequentati sonoa volte veramente minimi (abbeveratoi, fontane,piccole polle sorgive, ecc.).Una femmina di L. Lungo misurava 108 mm.Molto interessante, anche come relitto wurmiano,questa specie è esposta, in provincia, ad alcuni ri-schi di natura antropica. Durante il periodo della ricer-ca (circa 10 anni) diversi siti riproduttivi della specie sisono pesantemente degradati diventati inadatti conla sua relativa scomparsa. Ciò si è verificato pervarie cause: Lago Bino minore (ripetuti prosciuga-

menti naturali e presenza di pesci), Fontanile diCadeo (ripetuti prosciugamenti) e Vasca della Pie-tra Perduca (prosciugamento).

Maschio in livrea riproduttiva

Variazioni della punteggiatura ventraleA) Lago Lungo, alta Val Nure; B) Rezzanello, Val Tidone;C) Lago Lungo, alta Val Nure,esemplare neotenico; D)Lago Bino minore, alta Val Nure, Juv.;

A B C D

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Corteggiamento

Lago del Gallo (alta Val d’Arda)

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E’ la specie di tritone più grossa della provincia.Diffuso dal Po all’Appennino (1300 m, imm. delL. Bino maggiore) si trova, nella fase acquatica,in una gran varietà di ambienti che vanno dallelanche,stagni, fontanili, canali di irrigazione,laghetti artificiali,bacini di cava, vasche ai laghettiappenninici, pozze, torbiere.Durante la fase terrestre frequenta boschi,prati,pascoli, siepi e in prossimità di centri urbani,parchi e giardini. Sulla Pietra Perduca (547 m)sono stati trovati gli esemplari più grandi (fem-mina, 203 mm) con un insolita colorazionegrigio-verdastra. Non è raro trovare, sul no-stro Appennino, femmine a colorazione grigio-argentea mentre in pianura gli esemplari sonosempre molto scuri. La deposizione delle uovaha inizio, nella nostra provincia, nel mese difebbraio. In pianura è in diminuzione, vista lacontinua distruzione degli ambienti riprodut-tivi di questa specie.Come tutti i tritoni è sensibile all’immissione dipesci, potenziali predatori delle piccole larve, spe-cialmente in ambienti di limitate dimensioni.

Tritone crestato italianoTriturus carnifex

Corteggiamento

Maschio in livrea riproduttiva

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Variazioni della punteggiatura ventraleA) , B) e C) San Nicolò, bassa Val Trebbia; D) Fontana diVeano, media Val Trebbia; E) e F) Pietra Perduca, mediaVal Trebbia; G) Rezzanello, media Val Tidone;

A B C D

G E F

Laghetto di Pertuso (alta Val Nure)

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Tritone di piccole dimensioni, poco acquatico e am-piamente diffuso in provincia. Una femmina diJustiano misurava 89 mm. Si trova dalla bassa pia-nura a 1470m (le Buche di L. Nero) in molti am-bienti diversi. Si osserva frequentemente nelle poz-ze temporanee e in ambienti pesantementeantropizzati che conservino però un minimo di am-biente terrestre idoneo (incolti, siepi o coperturaerbacea). Nei pressi del M.te Cravola (Val d’Arda)sono stati osservati diversi esemplari in attività ri-produttiva in pozze temporanee formatesi nelle im-pronte lasciate dalle ruote di un trattore. Già nei mesiinvernali (gennaio) sono stati osservati esemplariin corteggiamento (Lago Averaldi). Nei mesiautunnali sono stati rinvenuti esemplari in fase ter-restre lungo i margini di boschi collinari e in siepi.Tutti gli esemplari mostravano una pelle asciutta eruvida.Pur essendo una specie ancora comune questotritone è esposto, in provincia, agli stessi rischi del-le due specie precedenti, con le quali spesso convi-ve.

Tritone punteggiatoTriturus vulgarisEsemplare femmina

Esemplare maschio in livrea riproduttiva

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Esemplare maschio nel Lago di Averaldi LLago Rocca (alta Val Nure)

Lago di Averaldi (Val Trebbia)

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E’ un urodelo a distribuzione tipicamenteappenninica poco conosciuto e difficilmenteosservabile se non in particolari condizioni.Il primo reperto della provincia è stato rinvenutoin grotta (miniere di Ferriere) e questo ha permes-so una serie di osservazioni altrimenti difficili.Va però precisato che questo ambiente presenta ca-ratteristiche ambientali (t°, luce e umidità) moltostabili per gran parte dell’anno. Normalmente que-sto anfibio frequenta ambienti terrestri simili a quel-li di S. salamandra e anche fessurazioni rocciose epareti ombrose interessate da stillicidio. In diversicasi è stato trovato sotto cortecce di vecchi alberi amodeste altezze (1 m circa) dal suolo (rio della ValGrande).In più di una occasione sono stati osservati esem-plari tra la lettiera di foglie in boschi mesofili dopoo durante la pioggia. Esemplari morti sono stati rin-venuti inoltre nelle fredde acque della fontana diBelnome, confermando la scarsa attitudine alla vitaacquatica della specie. E’ stato rinvenuto anche incavità rocciose di complessi ofiolitici posti in am-

Geotritone di Strinati Speleomantes strinatii

bienti asciutti e assolati (Roccia cinque dita).Giovani geotritoni (L 40 mm) sono stati osservati aFerriere in qualsiasi stagione avvalorando l’ipotesidi un periodo riproduttivo non definito.Una femmina, con uova visibili in trasparenza, del-le miniere di Ferriere misurava 100 mm. La specienon corre rischi in provincia, passando pressochèinosservata ed essendo completamente affrancatadall’acqua per la riproduzione.

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Miniera abbandonata di Ferriere

Geotritone annegato sul fondo di una fontana

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Ancora comune in provincia nelle zone collinari emontane mentre è più scarso in pianura dove sem-bra prevalere Bufo viridis. Gli esemplari di pianurahanno dimensioni minori rispetto a quelli di quotepiù alte che raggiungono invece taglie notevoli (finoa 170 mm nelle femmine più grandi trovate aFerriere).E’ una specie abbastanza ubiquitaria diffusa in variambienti. Nelle zone montane della provincia si ri-produce soprattutto in acqua corrente (torrentePerino, torrente Boreca, rio Pej, torrenti Curiasca)dove si osservano grandi concentrazioni di giriniche spesso condividono l’ambiente con larve di R.italica, S. salamandra, S. terdigitata. Le migrazio-ni pre-riproduttive hanno solitamente inizio, nellafascia collinare, verso la fine di febbraio, sebbeneindividui in deposizione si possono rinvenire inmontagna fino al mese di giugno (torrente Perino,torrente Boreca).E’ stato trovato un sito riproduttivo a 1060 m(laghetti di Pertuso). Rinvenuto occasionalmentein grotta (Vigoleno). Le popolazioni di pianura pos-

Rospo comune Bufo bufo

Deposizone dei cordoni di uova

sono essere a rischio sia per l’eccessivo isolamentodelle popolazioni sia per le cause più dirette(pesticidi, traffico, scomparsa di zone riproduttive).

Maschio

Femmina

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Torrente montano (Val Boreca)

Girini

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Una femmina rinvenuta a Riva Trebbia misurava89 mm. Per le sue particolari abitudini riproduttivela specie non sembra correre rischi anche se nellezone più popolate è esposta ai rischi di pesticidi edel traffico veicolare.

Rospo legato ad ambienti più xerici come i gretighiaiosi e sassosi dei torrenti e fiumi, ”steppe” ari-de dei terrazzamenti fluviali, coltivi anche intensi-vi, incolti in zone urbane, cave di ghiaia e sabbia.In provincia si rinviene quasi esclusivamente inpianura o nelle basse valli fluviali della collina an-che se è stato rinvenuto, occasionalmente, a quotepiù elevate (Gavi, 877 m). Molto diffuso anche neicentri abitati, specie presso le golene, dove frequen-ta piccoli giardini, cortili, sottoscala, rimesse e can-tine. Spesso lo si incontra sotto la luce dei lampio-ni mentre caccia gli insetti. E’ l’anfibio che piùfacilmente, durante la riproduzione, colonizza rac-colte d’acqua minime spesso temporanee piccolibacini artificiali come vasche in cemento, pozzettio scavi di cantiere. Rispetto alla specie precedentequesto rospo ha un periodo di vita larvale più breve(1-2 mesi -B. bufo 2-3 mesi) come adattamento agliambienti acquatici instabili.Alcuni individui sono stati trovati, in luglio, lungoil basso Trebbia (in secca) rifugiati dentro cunicoliscavati in cumuli di sabbia esposti in pieno sole(46° in superficie!), attuando probabilmente stra-tegie di sopravvivenza degne di animali deserticoli.

Rospo smeraldino Bufo viridis

Rospo comune Rospo smeraldino

Parotoidi oblique Parotoidi parallele

Femmina

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Pozze temporanee nel conoide del Fiume Trebbia

Ovature

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E’ l’unico ilide presente in provincia. Ancora comu-ne in pianura e bassa collina diventa più raro a quotemaggiori dove si può trovare nei boschetti ripariali inalveo dei torrenti (Ferriere, 626 m). Di abitudiniarboricole, al di fuori della riproduzione, frequentaambienti anche molto distanti dall’acqua ed è possi-bile trovare piccole colonie su alberi in centri abitati,si rinviene anche in tifeti e fragmiteti, prati stabili,pioppeti coltivati, siepi arbustive. Un esemplare è sta-to trovato a 9 m dal suolo su un pioppo cipressino(S.Nicolò), un altro, in riposo diurno, all’interno diun nido abbandonato di un piccolo uccello (Oasi DePinedo), un terzo in una cassetta della posta regolar-mente usata (Gragnano). Può riprodursi oltre che inlanche, fontanili, stagni e canali anche in piccole poz-ze temporanee ed è considerato uno dei primi anfibiche colonizzano ambienti acquatici di recente forma-zione. Una femmina di Fontana Pradosa misurava 50mm. Questo ilide si è ridotto nelle zone piùantropizzate a causa dell’uso di pesticidi, taglio di siepie scomparsa di siti riproduttivi soprattutto per le pic-cole popolazioni inglobate in aree urbane. La crea-zione di piccoli bacini artificiali anche minimi po-

trebbe essere una strategia conservativa della speciein questi ambienti.

Raganella italiana Hyla intermedia

Ovature

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Girino

Canale di Gorile

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Rana “rossa” ancora comune in collina e monta-gna più rara in pianura dove è senz’altro in dimi-nuzione. E’ legata ad ambienti che vanno dai bo-schi e arbusteti di varie tipologie a zone aperte comepascoli, brughiere e vaccinieti, prati aridi deiterrazzamenti fluviali. Si adatta anche ad ambienticolturali come prati stabili e pioppeti. E’ stata rin-venuta a 1500 m (sentiero Lago Nero). E’ una spe-cie che si riproduce precocemente (da febbraio-marzo) e spesso in montagna si vede in attività inpozze ghiacciate o sulla neve. Alcuni esemplarisono stati rinvenuti nel fango del fondo degli sta-gni anche in pieno inverno, avvalorando l’ipotesiche alcuni individui possano svernare in acqua.L’esemplare più grande finora trovato è stata unafemmina di Lago Moo di 58 mm. Depone in sva-riate situazioni ambientali e spesso le ovature sirinvengono in pozze temporanee che prosciuganonel giro di poche settimane con la distruzione delleovature e dei girini. Nell’unica situazione ove èsintopica con la Rana latastei mostra densità mol-to ridotte. Inoltre il distretto della pianura ha cono-sciuto negli ultimi anni un forte calo della specie.

Rana dalmatina Rana dalmatina

Le cause sono probabilmente da ricondursi, alla di-struzione degli ambienti forestali e delle raccolted’acqua. Siti riproduttivi importanti per lapianurasono stati rinvenuti nelle raccolte d’acquarelitte presenti nella campagna di Gorile. E’ beneinoltre ricordare che la fascia golenale del Po, ca-ratterizzata da terreno sabbioso, non è particolar-mente adatta alla specie. Le popolazioni padanesono state soggette ad una epidemia virale che neha compromesso la diffusione.Dovrebbero essere attuate misure di salvaguardiadelle zone riproduttive di pianura, sempre più rare.

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Ovature

Esemplare rinvenuto nella Grotta di VigolenoBosco planiziale (Bosco della Fornace)

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Questa rana è particolare perché, in provincia, è l’uni-ca legata per la riproduzione esclusivamente a ruscellie torrenti. Si rinviene solitamente a quote non elevatesui 400-800 m anche se è stata rinvenuta a 1077 m(Bivio Veri). L’adulto non è di facile osservazionementre è frequente vedere i grossi girini isolati o inpoche unità spesso mescolati a grandi gruppi di larvedi Bufo bufo. Questo comportamento potrebbe averefinalità mimetico-difensive dal momento che i giri-ni di Bufo sono sgraditi a molti predatori.Nei mesi autunnali alcuni esemplari sono stati raccoltilungo le strade montane durante le giornate piovoseanche lontano dai corsi d’acqua. Individui accoppiatisono stati osservati nel torrente Pej nel mese di aprile.La deposizione avviene più tardivamente rispetto allealtre “rosse”, sebbene le ovature non si osservonooltre il mese di maggio. Si rinviene occasionalmentein grotta (miniere di Ferriere, 820m). L’esemplarepiù grande è stato rinvenuto nel torrente Boreca(femmina, 55 mm). Non sembra correre particolaririschi in provincia. I siti piacentini sono posti almargine del settore settentrionale del suo areale.

Rana appenninica Rana italica

Tipico disegno della gola

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Torrente Perino

Girino di rana appenninica assiemea girini di rospo comune

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E’ la rana “rossa” più rara della provincia e dellaregione. Endemica delle pianure del nord Italia sirinviene, da noi, esclusivamente lungo il Po nelcomplesso Gargatano, Mezzanone, Oasi de Pinedo(40-43 m) oltre a una stazione isolata ai fontanili diFontana Pradosa (65 m). Si rinviene nelle pochis-sime zone boscate di pianura (querco-carpineto),ormai ridotte a grosse siepi mature e nei pioppetimalgovernati confinanti. Tuttavia sembra mostrareun certo grado di adattabilità anche agliagroecosistemi non particolarmente banalizzati.Alcuni siti riproduttivi sono posti in contesti colti-vati che mostrano limitate presenze di siepi e in-colti (es. Mortizza). Negli ambienti adatti raggiun-ge elevate densità e dove convive con R. dalmatinasembra numericamente prevalere (Oasi De Pinedo).La fedeltà a certe zone riproduttive fa sì che questecontinuino ad essere frequentate anche dopo l’ab-battimento della copertura arborea circostante.L’esemplare più grande misurava 54 mm (femmi-na, Oasi De Pinedo). Imparati (1939) la considera-va rara per il Piacentino. E’ da ritenersi specie vul-nerabile e minacciata, in provincia, per alterazione

continua del suo ambiente e pratiche agricole cheprevedono l’uso di pesticidi soprattutto inpioppicoltura. Anche la distruzione e modificazio-ne dei siti riproduttivi (lanche, stagni e canali) puòportare alla scomparsa della specie. Misure di sal-vaguardia attiva potrebbero essere quelle di proteg-gere efficacemente le aree in cui è ancora diffusa,la creazione di nuovi bacini riproduttivi (si ripro-duce anche in corpi d’acqua di ridotte dimensioni)nei luoghi adatti e la rinaturalizzazione di alcunearee che potrebbero essere colonizzate da questainteressante specie.

Rana di Lataste Rana latastei

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Le ovature siosservano giàin febbraio

Canale per l’irrigazione a Mortizza,sito riproduttivo della rana di Lataste

Dorso Ventre

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La quarta specie di rana “rossa”, diffusa in provin-cia, è un interessante relitto wurmiano. Localizza-ta principalmente in alta Val Nure (che presentamarcate tracce di glacialismo), si rinviene anche aquote notevoli (1750 m, versante NO di M. Nero).Frequenta precocemente (da marzo) i siti riprodut-tivi in ruscelli, pozze e torbiere spesso ancora ghiac-ciati. In una località presso il L. Nero è stato osser-vato un enorme assembramento d’individui in ri-produzione e anche grandi masse di uova appenadeposte. Nella stessa località sono state osservate,dopo la deposizione, grandi quantità di girini. Aldi fuori del periodo riproduttivo si incontrano adultisia nei pressi dell’acqua (quasi come rane verdi)sia in zone molto distanti da questa come l’esemplaresorpreso in un mugheto su un versante molto ripidodel monte Nero. Una femmina dei laghetti di Pertusomisurava 83 mm. Sono state compiute alcune misura-zioni della lunghezza totale del corpo e degli arti po-steriori distesi di esemplari provenienti dal M. Nero.Pur essendo un campione molto ridotto (5 es.) è ri-sultato che in tre esemplari adulti mostravano gli arti

uguali o leggermente più lunghi del corpo (LC 65,5mm Arto p. 69,7 mm - LC 63 mm ArtoP. 62,9 mm -LC 77,5 mm Arto p. 77,4), mentre due giovani leg-germente inferiori o superiori al corpo (LC 47 mm Artop. 47,7 mm - LC 37,2 mm Arto p. 32,6 mm).La specie è molto localizzata anche se localmente co-mune. Il sito riproduttivo di M. Nero è quello più rile-vante dell’alta Val Nure e al momento, essendo inseri-to in un contesto protetto, non corre particolari peri-coli. Diversa la situazione di zone riproduttive situateall’interno di pascoli e cedui più esposte a modificazioniantropiche di vario genere.

Rana temporaria Rana temporaria

Torbiere nei pressi del M. Nero

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Femmina

Maschio

Durante gli accoppiamenti le femmine assumonouna colorazione rossatra, mentre i maschi mostra-no una colorazione molto scura con sfumature bluastredovuta all’accumulo linfatico sottocutaneo.

Ovatura

Ovature

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Le rane verdi italiane costituiscono un gruppo alquantocompesso dal punto di vista genetico e tassonomico.In provincia la popolazione di “rane verdi” è costitui-ta dalla Rana lessone (specie non ibrida) e dall’ibridoRana klepton esculenta. La distinzione tra queste dueforme non è semplice soprattutto dal punto di vistacromatico e morfologico e nella presente indagine sonostate tattate assieme.Anfibi ancora molto comuni in provincia diffusi inquasi tutti gli ambienti acquatici, escluse le quote piùalte. Nelle lanche e morte del Po raggiungono le piùalte densità come pure in diversi bacini artificialicollinari o in vasche di decantazione di alcune cave dighiaia. Due siti riproduttivi molto interessanti sonostati trovati a 1060 m (laghetti di Pertuso) e a 1091 m(pozza Campagna di Coli). Il primo ospita una nume-rosa popolazione con alcuni individui tra i più grandidella provincia (femmina, 110 mm); nel secondo sonostati rinvenuti girini giganti apodi (L 92 mm) alla finedi settembre (quindi svernanti). La specie non sembracorrere rischi particolari in provincia, sebbene sem-bra mostrare un generale declino nel distretto dellapianura.

Rane verdi Rana kl. esculenta - Rana lessonae

Esemplari provenienti dall’Isola dePinedo attribuiti alla specie Ranalessonae

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Esemplare catturato nei laghetti diPertuso

Lanca (oasi De Pinedo)

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E’ l’unico testudinato autoctono presente. Già IM-PARATI (1940) dava questa testuggine rara perla provincia. I pochi esemplari rinvenuti sono pre-senti in lanche lungo il Po anche se una femminaadulta (L 23,5 cm) è stata trovata in un canale diirrigazione a S.Protaso. Il colore degli esemplarilocali è sempre molto scuro sul carapace come lamaggior parte della popolazione padana. La speciepuò considerarsi virtualmente estinta per la provin-cia: i soggetti rinvenuti sono tutti adulti di età avan-zata (dedotta dalle grandi dimensioni) isolati traloro; da anni non si osservano più neonati o giova-ni. Le modificazioni ambientali, l’inquinamentofluviale ma anche le catture dirette, comuni in pas-sato, hanno inferto pesanti perdite a questa speciein tutto il bacino del Po. Attualmente è in corso unprogetto, autorizzato dal Ministero all’Ambiente,di allevamento in cattività con successivareintroduzione locale a cura dell’AmministrazioneProvinciale.

Testuggine palustre Emys orbicularis

Uova

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Lanca dell’oasi de Pinedo,sito ove è possibile ancora osservare qualcheesemplare di testuggine terrestre

Trachemys scripta, specie alloctona semprepiù diffusa in provincia a seguito di continuirilasci di esemplari da compagnia

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E’ una specie diffusa comunemente in collina emontagna mentre è molto più rara in pianura, es-sendo legata ad ambienti (boschi, arbusteti, prati epascoli) sempre più rari nel paesaggio padano.E’ stato rinvenuto a 1600 m (M. Nero) e non è dif-ficile vederlo attivo anche a temperature troppobasse per molti rettili. Una grossa femmina gravidadi Centenaro misurava 380 mm. Non corre partico-lari rischi se non in pianura per la crescente scom-parsa di aree boschive residue e colture (prati stabi-li) che ancora lo ospitano. E’ anche vittima di ucci-sioni dirette da chi è convinto, a torto, della sua pe-ricolosità.

Orbettino Anguis fragilis Femmina

Femmina

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Maschio Bosco mesofilo collinare

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Questo grande e conosciuto lacertide è diffuso conmaggior frequenza nelle zone aperte ricche di vege-tazione naturale sia arbustiva che erbacea. Comunein collina e montagna, sui versanti ben esposti, e inzone golenali non coltivate. Si è rarefatto in pianuranelle zone agricole sempre più “desertificate” ebanalizzate. Sopravvive tuttavia in zone intensamen-te coltivate, purché siano presenti canali con vege-tazione spondale. Si rinviene anche alla periferia del-la città o, in nuclei ormai isolati, all’interno di vastearee urbane incolte (ex-Pertite). Raggiunge quotenotevoli (versante SO del Ragola, 1400 m). In que-sti ambienti montani sono frequenti esemplari concolorazione più scura, come già riportato da Impa-rati (1940). Un esemplare della Vignazza misurava40 cm. Vulnerabile in pianura oltre che per i motivisopraesposti anche per il traffico veicolare (spessosi termoregola sulle strade asfaltate).

Ramarro occidentale Lacerta bilineata

Maschio

Femmina

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Esemplare con colorazione scura catturatopresso Lago Moo (1 114 m s.l.m.)

Margine inerbito lungo un canale inpianura, ambiente riproduttivo delramarro occidentale

Femmina

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Comunissima è presente in tutti gli ambienti terre-stri dal Po alle cime più alte. La sottospecie L. m.maculiventris, a dorso bruno, è la più diffusa e faci-le da osservare, anche in ambienti fortementeantropizzati, mentre la sottospecie L. m.brueggemanni, a dorso verde, è diffusa in appenninopiù abbondante nei settori meridionali (Val Perino,Val Boreca, Val Grondana e alta Val Nure) in locali-tà rocciose e spesso lungo il corso dei torrenti mon-tani. Sicuramente diffusa in modo quasi uniformesul territorio provinciale.

Lucertola muraiola Podarcis muralis

Esemplare della sottospecieP. m. brueggemanni

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Bosco ceduo (Bosco di Croara)

Greto consolidato (Fiume Trebbia)Casolare e abitazioni (Travo)

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Questa specie sembra legata quasi esclusivamente agliambienti aridi di greto ghiaioso e sabbioso, ai terrazzifluviali a bassa vegetazione xerofila delle zone golenaliaperte di pianura lungo i maggiori fiumi della provin-cia. Si spinge a quote modeste lungo i fondovalle(Pontedellolio, 219 m) e in qualche caso frequenta al-tri ambienti come vigneti, margini di campi e strade,incolti industriali. A differenza di molte località italia-ne meridionali da noi è esclusivamente terricola: qua-si mai si arrampica come P. muralis ma si sposta velo-cemente a terra. Un grosso maschio del Trebbia pres-so Mamago misurava 23,6 cm. Piccole popolazionisono state rinvenute anche in città, nella fascia perife-rica. La specie appare essere meno comune e diffusa ri-spetto agli anni passati, anche negli ambienti idonei. Ciòpuò essere dovuto sia a normali fluttuazioni che spessocaratterizzano le popolazioni poste ai margini dell’arealedistributivo (la P. sicularaggiunge nell’Italia occidentale ilmargine del suo areale verso ovest), sia le continuemanomissioni degli alvei fluviali con movimento di inertiche potrebbero avere un serio impatto sulla specie.

Lucertola campestre Podarcis sicula

Lucertola muraiola Lucertola campestre

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Greto consolidato (Fiume Trebbia,Gossolengo)

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E’ l’unico scincide della provincia e anche se nonfacile da osservare è stato trovato su tutta la fasciacollinare da 275 a 800 m. Frequenta ambienti erbo-si aperti e ben esposti anche a forte pendenza. E’stato osservato anche in boschi radi luminosi e con unbuon strato erbaceo.Si muove velocemente e sembra scivolare tra l’er-ba. E’attiva anche nelle ore più calde. In provinciasono stati trovati esemplari sia a colore uniformesia a ornamentazione lineata (4 linee) anche nellastessa località (Justiano). Un esemplare dei pressidi Lugagnano misurava 30,8 cm. E’ un rettile chepassa molto inosservato per la sua particolare bio-logia Sembra ancora ben diffuso in provincia, po-sta al limite settentrionale dell’ areale.

Luscengola Chalcides chalcides Esemplare con ornamentazionelineata

Esemplare con ornamentazione uniforme

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Calanchi della Val d’Arda

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Colubride ad ampia valenza ecologica è il serpente piùcomune e tra i più conosciuti della provincia. Diffuso inquasi tutti gli ambienti presenti dalla bassa pianura finoalle quote più alte (piani del Lesima 1690 m). Si rinvie-ne frequentemente anche in zone antropizzate (peresempio nella città di Piacenza) dove siano presentiambienti minimi (giardini, ruderi con vegetazione, areeindustriali con zone incolte, ecc.) e le sue prede abi-tuali (lucertole, micromammiferi, piccoli uccelli).Trova rifugio anche in edifici semiabbandonati, ri-messe e cantine. Spesso alimenta fantasiose crona-che di invasioni urbane di “vipere”. Può essere ag-gressivo e mordace, se messo alle strette, anche secompletamente innocuo. Va segnalata la sua pre-senza occasionale anche in grotta (Vigoleno) doveè stato rinvenuto addirittura in accoppiamento. Ungrande esemplare di Dogana di Selva misurava 184cm. Nel piacentino non sono mai stati trovati esem-plari del fenotipo carbonarius (a colorazione nera)come riportava Imparati (1940). E’ una delle predepiù frequenti dei bianconi Circaetus gallicusnidificanti in provincia.La specie non sembra correre rischi.

Biacco Hierophis viridiflavus

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Margine di bosco (Bosco della Fornace)

I giovani del biacco mostrano il capo scuro con evidentimacchie chiare e le parti superiori del corpo, grigio-giallastro, sono o immacolate o percorse traversalamenteda fasce scure.

I giovani del saettone sono caratterizzati da una linea scurache unisce l’occhio alla commessura labiale. Il corpo è uni-forme con macchie scure.

La colorazione giovanile viene mantenuta fino a circa dueanni in entrambe le specie.

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Piccolo serpente di difficile osservazione e proba-bilmente appare essere più raro di quanto non sia inrealtà. E’ stato trovato fino a 1310 m (presso L. Bino)sempre in zone ben esposte. La sua presenza è an-che segnalata nell’alta pianura (Tavernago, 110 m)mentre mancano completamente reperti a quote piùbasse, ove la specie tuttavia si ritiene possa vivere,in particolare negli ambienti incolti golenali. E’ stataosservata in attività anche nelle ore serali e nelle primeore notturne. La colorazione e l’ornamentazione ricor-dano quelle della vipera, il tutto viene rafforzato da fintiattacchi e appiattimenti della testa che assume quandominacciata. Tuttavia si tratta di un serpente totalmenteinnocuo per l’uomo. Un esemplare rinvenuto a S. Ma-ria del Rivo misurava 43 cm. E’ una specie che meritauna ricerca più approfondita sulla sua distribuzione inprovincia specie in pianura dove era segnalata da IM-PARATI (1940). E’ un serpente specializzato nellapredazione di Rettili, in particolare Sauri (lucertole).

Colubro liscio Coronella austriaca

Colubro liscio Colubro di Riccioli

Squama rostraleincuneata tra leiternasali

Squama rostralepiatta

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Arbusteti assolati (Travo)

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La presenza di questa specie, in provincia, è poco co-nosciuta e ancor meno documentata della congenere(5 segnalazioni). E’ stata trovata dai 453 ai 1300 m inboschi di roverella e faggete cedui. Un esemplare mi-surava 39 cm (sentiero sotto M. Carevolo). Lesegnalazioni provengono principalmente dalla fasciacollinare e basso montana. E’ stata rinvenuta nell’areadi Rocca d’Olgisio (un affioramento arenaceo caratte-rizzato da un microclima mediterraneo), a Losso, aBrugnello e presso Pieve di Montarsolo (dove un esem-plare è stato osservato in attività i primi giorni di di-cembre). E’ innocua per l’uomo e come la specie pre-cedente è quasi esclusivamente saurofaga.Merita indagini più approfondite per meglio definire lasua presenza e diffusione nel territorio provinciale.

Colubro di Riccioli Coronella girondica

Ingollamento di una lucertola muraiola

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Ultime fasi dell’ingollamento di una lucertolamuraiola

Rocca d’Olgisio (Val Tidone)

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Diffuso in provincia sia in pianura (più raro) che incollina e montagna a quote non eccessive (1107 m,Selva di Ferriere). Sempre legato ad ambienti aper-ti ricchi di vegetazione arborea e arbustiva, in pia-nura si accontenta di siepi, vecchi parchi di ville,piccole aree boscose residue. E’ stato osservato an-che in prossimità di lanche e paludi all’Oasi dePinedo.E’ un buon arrampicatore (è il serpente piùarboricolo presente sul territorio italiano) ed è faci-le sorprenderlo anche a qualche metro d’altezza suirami. E’ possibile trovare esemplari con colorazioniche vanno dal verde-oliva al giallastro con o senzaleggere linee scure dorsali. Gli individui più grandisono stati trovati in collina (146 cm, Sariano). Laspecie può ritenersi a rischio nelle poche zone dipianura dove ancora è presente per la progressivararefazione di aree adatte alla sua sopravvivenza.E’ una specie totalmente innocua e di indole mite.

Saettone Elaphe longissima

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Esemplare adulto dalla colorazione giallo-doratacatturato in località Sariano di Carpaneto.

Margine di bosco (Travo)

Esemplare giovane

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Natrice molto acquatica che da noi si trova quasiesclusivamente in torrenti, ruscelli e pozze d’alveodalla pianura a quote modeste (Ferriere, 626 m).E’ stata rinvenuta in tutti i principali corsi d’acquadella provincia, sebbene le maggiori concentrazio-ni sono stati rilevate nel torrente Nure e nel fiumeTrebbia. Nei principali corsi d’acqua della provin-cia è sintopica con le altre specie di Natrix segnala-te per il nostro territorio. La segnalazione per il Po(argine Roncarolo-Zerbio), avvenuta durante la pie-na del ‘94 in novembre, potrebbe essere riferita adun esemplare fluitato da un corso d’acqua minore,data la diversità dall’ambiente abituale. Oltre a que-sta segnalazione, infatti, non ve ne sono altre per iltratto di Po piacentino. Occasionalmente è stata os-servata anche lontano dai corsi d’acqua (a circa 1km). E’ stata osservata in attività anche nelle orenotturne. E’ l’unica delle tre specie presenti a nonusare, se messa alle strette, la tanatosi (fingersimorti) come difesa passiva ma al contrario compieuna serie di finti attacchi a bocca chiusa accompa-gnati da sibili e appiattimento del capo che diventain questo modo triangolare. Tale comportamento,che imita una vipera, sconcerta l’aggressore per-

Natrice viperina Natrix maura

Giovane

mettendogli di fuggire. Un esemplare di PonteLenzino misurava 78 cm.La specie non sembra correre particolari rischi sesi eccettuano le frequenti uccisioni nelle zone flu-viali più “balneate”.

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Variazioni dell’ornamentazione dorsale in due esemplariprovenienti dalla loc. Ponte Lenzino in alta Val Trebbia.

Torrente Aveto

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Insieme al Biacco è il serpente più comune dellaprovincia. Si trova in quasi tutti i tipi di ambientiacquatici dal Po fino a quote discrete (Torbiera bi-vio S.Barbara, 1151 m), ma anche in ambienti xericio lontani dall’acqua (soprattutto le femmine adul-te). Si spinge a volte nei centri abitati dove frequenta,specie durante la pausa invernale, cantine, rimessee piccoli giardini. E’ così ben adattata allapredazione degli anfibi che sembra immune allesecrezioni cutanee tossiche di alcune specie (rospi).Se catturata usa sia difese attive, come finti attac-chi e sibili, che passive: tanatosi e una secrezionecloacale nauseabonda.Una femmina adulta di Riva Trebbia, rinvenuta inuna legnaia, misurava 166 cm. Specie non a rischioin provincia anche se nelle zone più antropizzatecade vittima di “incontri” umani e traffico veicolare.E’ totalmente innocua per l’uomo.

Natrice dal collare Natrix natrix

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Femmina adulta

Tanatosi

Fiume Trebbia (Mezzano Scotti)

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E’ la natrice più acquatica tra quelle presenti nelnostro territorio. In provincia, a parte un sito(Bardoneggia), è sempre stata trovata in acqua cor-rente di torrenti e ruscelli. E’ stata osservata anchein alcuni fontanili (Fontana Pradosa). Nonostantesi rinvenga dalla pianura fino a quote non elevate(fosso della Colombaia 509 m) frequenta spessoacque abbastanza fredde spingendosi anche in pie-na corrente, risalendola addirittura, come osserva-to in Nure a Ferriere e nell’Aveto. Se costretta usale stesse tattiche difensive della Natrice dal collare.Una grossa femmina di Ferriere misurava 84 cm.Complessivamente appare essere meno comunedelle altre due congeneri sebbene ciò possa in real-tà essere dovuto ad una carenza di indagini. La spe-cie non sembra correre rischi in provincia anche sediversi esemplari cadono vittima del traffico lungole strade che costeggiano i corsi d’acqua.E’ totalmente innocua per l’uomo.

Natrice tassellata Natrix tessellata

Due squame postoculari

Da due a quattro squamepostoculari

Tre squame postoculari

Una squama preoculare

Natrice viperina

Natrice tassellata

Natrice dal collare

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Fiume Trebbia

Tanatosi

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Diffusa, principalmente nei settori collinari e montanidella provincia, in zone aperte con vegetazionearbustiva, margini di boschi ben esposti, versanti me-ridionali a pascolo con affioramenti rocciosi e arbusti,grosse siepi in zone coltivate. Occasionalmente puòfrequentare gli ambienti umidi. Un esemplare è statoosservato mentre attraversava a nuoto il Lago Binomaggiore in alta Val Nure. Raggiunge quote notevoli(versante SO del M.Ragola, 1600 m) mentre è attual-mente assente dalla pianura. Rinvenuta su alcuni ter-razzi collinari isolati (Cà del Re, 200m e Tollara, 150m) meritevoli di ulteriori indagini. La livrea presentauna grande variabilità sia come ornamentazione checome colore di fondo (dal rossastro al grigiastro). Unafemmina gravida di Ottone misurava 69 cm. E’ l’uni-co serpente, presente in provincia, potenzialmente pe-ricoloso (in alcuni casi particolari) per l’uomo anchese in realtà le morsicature rimangono eventi piuttostorari. La specie non sembra correre particolari rischi incollina e montagna mentre in pianura è ormai presso-ché scomparsa.

Vipera comune Vipera aspis

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Ambienti rocciosi (alta Val Nure)

Variazioni della ornamentazione dorsaleA) Ottone, alta Val Trebbia; B) Farini d’Olmo, alta ValNure; C) Passo dello Zovallo, alta Val Nure; D) Justianodi Bicchignano, media Val Nure;

A B C D

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Specie alloctoneTestuggine dalle orecchie rosse Trachemys scriptaelegansE’ un emidide nordamericano che in passato è statolargamente commercializzato come animale da com-pagnia. Rilasci ripetuti di molti individui, conside-rati probabilmente “ingombranti”, nel giro di qual-che decennio hanno consentito a questa testugginedi insediarsi stabilmente in ambienti dove in passa-to era presente la testuggine palustre europea. An-che se non è stata la causa della sua rarefazione (av-venuta molto prima della presenza in natura dellaTrachemys) costituisce sicuramente un ostacolo aduna sua eventuale reintroduzione. La testugginedalle orecchie rosse è ecologicamente meno esigenterispetto a quella europea e si insedia con facilità inmolti ambienti anche fortemente degradati, risultainoltre di dimensioni maggiori (28-30 cm L).Altre testuggini esotiche sono state rinvenute spo-radicamente in provincia, tutte specie potenzialmen-te in grado di acclimatarsi al nostro clima.

Specie di Testudinati esotici rinvenuti in provinciae luoghi di origine

Testuggine dalle orecchie rosse NordAmericaTrachemys scripta elegans

Scivolatrice comune NordAmericaTrachemys scripta scripta

Cooter di fiume NordAmericaPseudemys concinna

Testuggine dipinta NordAmericaChrysemys picta

Testuggine falsa carta geografica NordAmericaGraptemys pseudogeographica

Tartaruga azzannatrice NordAmericaChelydra serpentina

Tartaruga cinese palustre Cina, Corea, GiapponeChinemys revesii

Trionice cinese Cina, Corea, GiapponePelodiscus sinensis

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Rana toro Rana catesbeiana

Grosso ranide (oltre 20 cm L) originario dell’Ame-rica settentrionale, diffuso in varie località della pia-nura padana, Piemonte, Toscana e Lazio. In pro-vincia è stata trovata in un lanca a Olza lungo il Poe, in passato, a Isola Serafini. Lo stadio larvale puòdurare anche due anni e le larve raggiungere grandi di-mensioni (L 145 mm). Attualmente non esistonoprove certe che questa specie sia sia riprodottaripetutamente in provincia. Recenti sopralluoghi neiterritori delle prime segnalzioni non hanno dato al-cun esito positivo. Questa rana, attiva predatrice diVertebrati, se si affermassem potrebbe diventare unaminaccia per alcune specie locali dell’erpetofaunaplaniziale.

Tarantola muraiola Tarentola mauritanica

Specie diffusa, in Italia, in ambienti a clima medi-terraneo. E’ stato rinvenuto occasionalmente in pro-vincia, trasportato con rocce tufacee da giardino econ prodotti ortofrutticoli provenienti dal meridio-ne d’Italia. Poco probabile una sua acclimatazionenella nostra provincia anche se nel pavese esiste unapiccola popolazione alloctona in località Casattola (Bar-bieri e Gentili, 2002).

Altre specie alloctone rinvenute occasionalmentein provincia

Si segnalano inoltre altre specie probabilmente fug-gite dalla cattività e rinvenute in provincia:

Cervone Elaphe quatorlineata, Italia centro-meri-dionaleColubro leopardino Elaphe situla, mediterraneaSerpe del grano Elaphe guttata, nordAmericana

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Specie da ricercarePelobate fosco Pelobates fuscus insubricusSottospecie endemica della Pianura Padana era se-gnalato in passato in provincia (IMPARATI, 1939)in varie zone lungo il Po. Questo anfibio è tutt’orapresente nelle limitrofe province di Pavia eCremona. Anuro dalle particolari esigenze ecolo-giche (terreni morbidi dove può infossarsi) è molto dif-ficile da osservare e c’è la speranza che, nonostante leripetute ricerche degli ultimi anni abbiano dato esitonegativo, sia ancora presente in provincia nei luoghiadatti. E’ comunque una specie in declino in tutto il suoareale padano.

Ululone a ventre giallo italiano Bombina pachypusSpecie penisulare, non è mai stato segnalato in pro-vincia ma in zone confinanti come la Val Staffora(Varzi, Pv) nel lontano 1881 da Mazza. Recente-mente è stato rinvenuto in una località del Parmen-se. Le ricerche nel piacentino confinanti con que-sta popolazione, in aree ecologicamente simili, nonhanno dato nessun esito positivo.

Specie estinteLucertola vivipara Zootoca viviparaSegnalata in passato da Imparati (1940) presso CastelS.Giovanni in una località dell’alta collina non meglioprecisata. E’ bene ricordare che lungo la fascia del fiu-me Po, nel passato, erano presenti prati sortumosi,habitat adatto alla specie, attualmente scomparsi.

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Finito di stampare nel mese di novembre 2003da Tipolito Farnese - Piacenza

collana diretta da Carlo Francou