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ANESTESIA DEFINIZIONE FARMACI E PRESIDI Infermieristica Perioperatoria

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ANESTESIA DEFINIZIONE FARMACI E PRESIDI

Infermieristica Perioperatoria

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Definizione

Per “Anestesia” si intende genericamente l'abolizione della sensibilità, della coscienza e del dolore, associato a rilassamento muscolare attraverso l’utilizzo di farmaci. Holmes nel 1846 definisce l’anestesia come “Condizione che rende il Paz insensibile allo stimolo chirurgico” (O.Holmes 1846), quindi un insieme di atti medici espletati sia attraverso la somministrazione di farmaci sia attraverso l’applicazione di metodiche strumentali grazie ai quali l’assistito può affrontare l‘intervento chirurgico in assenza di dolore e delle reazioni neurovegetative ad esso connesse.

Tipi di anestesia

Esistono vari tipi di anestesia: • anestesia generale • anestesia regionale • anestesia locale • sedazione

ANESTESIA GENERALE Stato farmacologico anomalo totalmente e rapidamente reversibile (rapido recupero della coscienza, dell'attività motoria e dei riflessi di protezione) caratterizzato da: incoscienza - analgesia - rilasciamento muscolare - depressione dei riflessi neurovegetativi.

Essa provoca:

• ipnosi

• analgesia

• miorisoluzione (“triade dell’anestesia”)

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OBIETTIVO CATEGORIA DEI FARMACI UTILIZZATI

FARMACI UTILIZZATI (PRINCIPIO ATTIVO)

IPNOSI abolizione della coscienza

Ipnotici PROPOFOL:

1. Dose d’induzione: 1,5-2,5mg/Kg 2. Picco di concentrazione cerebrale: 3min 3. Tempo di riapertura degli occhi:<10min 4. SVANTAGGI: marcato effetto ipotensivo

TIOPENTONE SODICO:

1. Dose d’induzione: 5-6mg/Kg 2. Perdita di coscienza: 30-45sec 3. Tempo di riapertura degli occhi:3-5min

MIDAZOLAM:

1. Dose d’induzione: 0,1-0,4mg/Kg 2. Perdita di coscienza: lenta e progressiva, intervallo d’induzione più lento che col TPS 3. Tempo di riapertura degli occhi: estremamente variabile 4. VANTAGGI: elevata stabilità emodinamica

ANALGESIA abolizione della percezione del dolore

Analgesici FENTANYL: 1. Dose: 1-3 µg/Kg 2. Tempo per l’intubazione: 3 min 3. Durata dell’effetto: 30-60 min

REMIFENTANIL: 1. Dose:0,25µg/Kg/min 2. Tempo per l’intubazione: 60sec 3. Durata dell’effetto dopo sospensione dell’infusione: 120 sec circa

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OBIETTIVO CATEGORIA DEI FARMACI UTILIZZATI

FARMACI UTILIZZATI (PRINCIPIO ATTIVO)

MIORISOLUZIONE rilasciamento muscolare Miorilassanti - Curari CISATRACURIO e depressione dei riflessi neurovegetativi 1. Dose: 0,2 mg/kg

2. Tem po per l’intubazione: 2,7 m in 3. Durata dell’effeto clinico: 68 min

ROCURONIO

1. Dose: 0,6 mg/Kg 2. Tem po per l’intubazione: 60 sec 3. Durata dell’effetto: 30 min

SUCCINILCOLINA:

1. Dose: 1 mg/Kg 2. Tem po per l’intubazione: 60 sec 3. Durata dell’effetto: < 10 m in

L’anestesia generale prevede quattro fasi:

1. Preanestesia o premedicazione; 2. Induzione; 3. Mantenimento; 4. Risveglio.

Quando l’assistito è sottoposto ad anestesia generale, vi è una instabilità dei parametri vitali ed a causa dell’abolizione della funzione respiratoria è necessario un supporto ventilatorio. Quindi il paziente deve essere sedato quando è sul tavolo operatorio per avere monitoraggio dei parametri vitali e una buona gestione delle vie aeree.

PREANESTESIA O PREMEDICAZIONE: somministrazione di farmaci sedativi e/o analgesici circa un’ora prima dell’intervento al fine di ridurre l’ansia, la memoria e/o garantire un minimo piano analgesico (analgesia preventiva)

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Durante la fase di preparazione all’intervento (fase pre-anestesia) possono essere usate: • le benzodiazepine per ridurre l’ansia • analgesici (generalmente per via parenterale) per analgesia preventiva • l’ atropina i.m per ridurre la ipersecrezione del paziente (scialorrea)

INDUZIONE: • pre-ossigenazione;

• somministrazione di ipnotici (inalatori o endovenosi);

• somministrazione di analgesici;

• somministrazione di miorilassanti;

• intubazione oro o naso-tracheale;

• collegamento al respiratore e impostazione della ventilazione meccanica MANTENIMENTO: è garantito da farmaci somministrati esclusivamente per via endovenosa (TIVA, TCI), o inalatoria (Sevoflurano o Desflurano) o in associazione tra loro. L’analgesia è mantenuta dagli oppioidi e, in parte, dagli alogenati, il rilasciamento muscolare dai curari

L’anestesia totalmente endovenosa (TIVA) è una tecnica di anestesia generale che impiega un’associazione di farmaci somministrati esclusivamente per via endovenosa senza utilizzare agenti anestetici per inalazione (anestesia gassosa). l ’evoluta tecnologia delle pompe infusionali consente l’impiego di algoritmi, con metodica TCI (target controlled infusion). I farmaci utilizzati durante la fase di mantenimento dell’anestesia sono: ANESTETICI INALATORI: la loro principale caratteristica di questi è l’assorbimento e distribuzione attraverso il polmone, per diffusione dagli alveoli ai capillari ; da questi ultimi gli anestetici passano nel circolo sistemico che li distribuisce a tutti gli organi e tessuti . L’eliminazione di questi farmaci avviene, allo stesso modo, per lo più per via respiratoria, sotto forma di farmaco immodificato; in minima parte vengono metabolizzati nel fegato ed eliminati per via renale . Questi farmaci, a pressione e temperatura ambiente sono allo stato liquido, contenuti in appositi flaconi. Vengono somministrati attraverso vaporizzatori connessi al ventilatore di anestesia.

I farmaci più utilizzati sono: • Sevoflurano (broncodilatatore, effetto analgesico)

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• Desflurano ( risveglio più rapido ma irritante per le vie respiratorie)

Caratteristiche di un anestetico inalatorio ideale sono induzione rapida, risveglio rapido, variazione rapida del piano anestesiologico, miorisoluzione, maneggevolezza, assenza di effetti tossici.

Con gli anestetici inalatori è meno frequente il fenomeno di AWARENESS (risveglio intra- operatorio e ricordo cosciente nel paziente anestetizzato) IMPORTANTE: considerare la MAC (indice di equipotenza) : la MAC è la minima concentrazione alveolare di anestetico volatile che abolisce la risposta motoria all’incisione della cute nel 50% dei pz. ANESTETICI ENDOVENOSI: vengono utilizzati sia nell’induzione che nel mantenimento.

• Tiopentone sodico: barbiturico a rapida durata d’azione, utilizzato come ipnotico in sala operatoria e nella sedazione dei pz cranici in terapia intensiva e negli stati di male epilettico

• Propofol: utilizzato nell’ induzione e nel mantenimento dell’anestesia, nella sedazione in Terapia intensiva e durante le manovre endoscopiche e radiologiche invasive. • Ketamina: anestetico molto particolare diverso da tutti gli altri poiché crea un’anestesia dissociata (alterazione della coscienza, analgesia, conservazione del

respiro spontaneo e dei riflessi ); l’unico anestetico inotropo positivo (non deprime la funzionalità cardiaca); indicato nei pz ipovolemici, frequentemente utilizzato per la sedo –analgesia in brevi interventi o manovre e procedure diagnostiche radiologiche, anche nei bambini. Poichè aumenta la pressione endocranica è un farmaco controindicato nel trauma cranico. Ha un effetto broncodilatatore.

• Benzodiazepine: midazolam è il farmaco più utilizzato. Può essere somministrato sia im che ev, ha un rapido inizio d’azione, una rapida eliminazione metabolica con scarsi effetti cardiorespiratori.

Effetti collaterali : • Thiopentone: depressione o arresto di circolo,aritmie,broncolaringospasmo,

reazione allergica; • Propofol: bradicardia, ipotensione, sensazione dolorifica locale all’iniezione; • Benzoziazepine: modesti effetti emodinamici e sul respiro, se associati a oppioidi

possono dare ugualmente depressione respiratoria; • Oppioidi: depressione respiratoria, dispnea, ipotensione, nausea, vomito, prurito,

sonnolenza, ileo- paralitico (rallentamento peristalsi).

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CURARI: farmaci che determinano paralisi muscolare agendo sulla placca motoria. Si dividono in:

• Depolarizzanti : Succinilcolina (Midarine) utilizzata nell’ intubazione a rapida sequenza o nell’ intubazione difficile per il rapido onset ed una precoce ripresa del respiro spontaneo. Dà fascicolazioni .

• Non depolarizzanti: Cisatracurio (Nimbex) e Rocuronio (Esmeron), la loro azione è contrastata dalla neostigmina, antagonista dell’acetilcolinesterasi. Recentemente è

stato introdotto il Sugammadex (Bridion), antagonista selettivo dell’ Esmeron. RISVEGLIO: Interruzione dell’erogazione degli agenti anestetici, decurarizzazione, assistenza respiratoria fino al recupero del respiro spontaneo, estubazione con controllo della pervietà delle vie aeree fino al completo recupero dei riflessi (tosse e deglutizione). Se il pz risponde agli ordini semplici, presenta forza e coordinamento muscolare, i suoi parametri respiratori e cardiocircolatori sono stabili e la VAS (scala analogica visiva) del dolore è al di sotto di 4 può essere dimesso dalla sala operatoria. Ambienti idonei alla fase di recupero sono allestiti all’interno del blocco operatorio (sala risveglio, recovery Room). FARMACI UTILIZZABILI NELLA FASE DI RECUPERO

• Neostigmina • Sugammadex: antagonista del rocuronio, ingloba il miorilassante, lo rimuove dal

recettore e ne consente l’ eliminazione renale. • Naloxone : antidoto degli oppioidi. • Flumazenil : antidoto delle benzodiazepine.

GESTIONE DELLE VIE AEREE Necessaria dopo anestesia generale per supporto all’attività respiratoria del paziente e per garantire stabilità emodinamica ed evitare ipossia. Permette di ventilare il paziente fino a pochi secondi prima dell’intubazione e garantirgli una ossigenazione del 100%. Ciò può essere fatto o attraverso estensione della testa e sollevamento del mento o con la sublussazione della mandibola consigliata nel paziente con sospetta lesione del rachide cervicale. Può essere garantita mediante utilizzo di:

• pallone ambu (auto espandibile) • va e vieni con ausilio di • maschera facciale • fonte di ossigeno • cannula di guedel.

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Pallone auto espandibile:

Va e vieni:

A differenza dell’Ambu ha bisogno di una fonte di ossigeno ad alto flusso e continua.

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Maschera facciale Disponibili in gomma nera o plastica trasparente e in diverse misure. La loro struttura permette di aderire al volto del paziente senza perdite. La cuffia della maschera minimizza la pressione sul volto del paziente.

Cannula oro faringea (Guedel) Cannula che va inserita capovolta e ruotata di 180° per evitare di spingere la lingua in basso e ostruire le vie aeree. Permette di ventilare il paziente correttamente. Di varie misure individuabili col codice di colore.

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Cannula Nasofaringea Va inserita ben lubrificata attraverso la narice e e deve essere ruotata delicatamente in posizione. Non può essere usata se si sospetta frattura della base cranica.

Manovra di Sellick

Pressione della cricoide che permette di occludere l’esofago tra cartilagine cricoide e colonna vertebrale allo scopo di evitare inalazione di contenuto gastrico al paziente. La cricoide viene centrata tra pollice e dito medio della mano dominante mentre viene esercitata una stabile pressione verso il basso con il dito indice.

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INTUBAZIONE TRACHEALE Viene impiegata per garantire la pervietà delle vie aeree e isolare le vie respiratorie in modo da evitare una possibile inalazione di materiale gastrico o sangue. Eseguita mediante l’utilizzo del laringoscopio.

Prima dell’intubazione può essere utile valutare la difficoltà di intubazione del paziente mediante la scala di Mallampati o la scala di Cormack e Lehane (valuta il grado di visualizzazione della laringe durante laringoscopia diretta)

SCALA DI CORMARCK E LANE

SCALA DI MALLAMPATI

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Laringoscopio: E' un endoscopio che serve a visualizzare la glottide e permettere l'introduzione del tubo endotracheale. E' composto essenzialmente di due parti: il manico (impugnatura) e la lama (spatola che si introduce nelle bocca), articolabili tra loro. La forma della lama può essere di due tipi: curva o retta; quelle attualmente in uso sono la lama di Mac Intosh (curva) e la lama di Miller o di Foregger (retta) che si impiegano con tecniche diverse. La lama retta viene usata per reclinare l'epiglottide caricandola e si usa specie nelle intubazioni dei neonati. La lama curva invece va inserita con la sua estremità distale, nella piega glosso-epiglottica al fine di far basculare l'epiglottide, senza caricarla; la lama ha una forma leggermente curva che permette di visualizzare la glottide malgrado la persistenza dell'angolazione.

Per connettere la lama al manico si tenga presente che quest'ultimo ha un sostegno cilindrico sottile ad un'estremità, all'interno di una depressione quadrata. La lama, invece, possiede un uncino a forma di flangia conformata per agganciarsi intorno al sostegno del manico. Il manico va tenuto con la mano sinistra e la lama con la destra in modo che la flangia si uncini il sostegno e si adagi nella depressione. Per connetterle l'una all'altra, bisogna premere la lama verso il basso, finché non si avverte uno scatto. Una volta connessa la lama (in posizione chiusa), con la sua parte prossimale formerà con il manico un angolo poco superiore ai 5°. L'attacco deve essere ben stabile e non giocare cosicchè la lama non si deconnetta dal manico quando sta in posizione chiusa, se non con un leggera forza. Per aprire il laringoscopio si impugna con la mano sinistra, con la destra si afferra la lama e la si allontana dal manico, facendola ruotare e fin a portarla alla massima escursione (circa 90°). Si avvertirà uno scatto non appena la lama è correttamente aperta e la luce si

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accende. Se ciò non accade vi dev'essere un problema della lampadina: o non è bene avvitata nel suo alloggiamento oppure è bruciata. Se, avvitata meglio la lampadina o cambiatala, essa non emette luce, allora è opportuno sostituire le batterie. Le lame essendo immerse, per la sterilizzazione, in liquidi detergenti, è possibile che diano problemi ai contatti elettrici che si ossidano. Bisogna rimuovere la lama e controllare lo stato del punto di contatto (in genere in piombo) tra la lama ed il manico. Occasionalmente si deve pulire il contatto con un tampone di alcool o meglio con una pasta leggermente abrasiva (poi allontnata mediante lavaggio). Alcuni laringoscopi in plastica, con lame monouso, non presentano questi inconvenienti poichè la fonte luminosa risiede nel manico e la luce viene trasmessa alla punta della lama mediante fibre ottiche. Una evoluzione nella tecnica di intubazione è rappresentata dal laringoscopio a fibre ottiche. Essi permettono di visualizzare la glottide e guidare il tubo in trachea. Il tubo viene introdotto nella bocca ed il laringoscopio viene calato nel suo interno e permettendo la visione diretta della glottide

Tubo endotracheale Presidio utilizzato durante la manovra di intubazione. È un tubo di materiale plastico, spesso monouso, che viene inserito nella trachea del paziente, tipicamente mediante l'utilizzo di un laringoscopio e attraverso la bocca. Può essere di varie misure sia di lunghezza che di diametro. Su tutta la sua lunghezza presenta una linea radiopaca per la sua visualizzazione attraverso i Raggi X e dei numeri che corrispondono ai cm di lunghezza del tubo. Esso è dotato di una cuffia a livello distale che permette l’ancoraggio del tubo subito dopo la trachea (mediante l’uso di una siringa da 10 ml), mentre a livello distale presenta un connettore che permette di collegare il tubo a una fonte di ossigeno. Viene tenuto in posizione corretta e fissato attraverso un “fissatubo”. Particolare tipo è il tubo armato, dotato di una spirale metallica al suo interno, usato per interventi in cui il paziente è posizionato prono. Dopo l’intubazione è bene ascultare con il fonendoscopio il torace del paziente agli apici e alle basi per valutare la corretta intubazione. Infatti complicanza frequente è l’intubazione selettiva del bronco dx o il posizionamento in esofago.

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Mandrino Il mandrino è un filo di alluminio modellabile e che viene inserito all'interno del tubo endotracheale per conferirgli maggiore rigidità e renderlo quindi modellabile, al fine di facilitare la manovra di intubazione nelle situazioni particolarmente complesse (collo rigido, bocca piccola, corde vocali non visualizzabili). Il mandrino deve essere precedentemente lubrificato con appositi gel o spray al silicone; non viene mai spinto oltre la punta del tubo perché ciò potrebbe provocare danni alla trachea.

Tubo di Mount Tubo corrugato che permette un collegamento tra tubo e circuito respiratorio. Ha struttura a concertina. Ad esso è connesso un filtro.

INTUBAZIONE DIFFICILE : Si definisce intubazione difficile se la manovra di intubazione:

• ha durata maggiore di 3 minuti • supera 3 tentativi senza esito positivo

Cause:

• Mento sfuggente • Dimensioni della lingua • Collo rigido • Mallampati 3-4 • Edema della glottide • Gozzo

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Maschera laringea La maschera laringea, é composta da un tubo a doppio lume, uno per la ventilazione ed uno per l’aspirazione. Il tubo é collegato ad una cuffia di forma ellittica che va a posizionarsi sopra la laringe. La particolare forma della cuffia della maschera laringea permette una facile adesione all’aditus laringeo e la punta in esofago. Interessante particolarità é la possibilitá di introdurla senza dover iperestendere il capo del paziente, caratteristica molto utile che ne permette l’uso anche sui sospetti traumi cervicali. Tecnica di posizionamento: Con la maschera completamente sgonfia si lubrifica la cuffia applicando un gel sulla superficie superiore. L’ inserimento viene effettuato guidando la maschera con un dito contro il palato superiore del paziente, finché non si raggiunge la parte posteriore del faringe fino a che non si incontra una certa resistenza. Mantenendo in posizione il tubo gonfiare con una siringa la cuffia della maschera, tastando la consistenza del cuffiaggio attraverso l’apposito cuscinetto di verifica esterno. Controllare il corretto posizionamento attraverso l’auscultazione e l’osservazione dell’espansione toracica. Una piccola perdita puó essere normale, mentre una perdita importante é segno di un malposizionamento del dispositivo. Una volta assicurato il corretto posizionamento, fissare con una benda o un cerotto il tubo. Collegare il pallone auto espandibile al tubo.

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ANESTESIA LOCALE BLOCCHI PERIFERICI

• Per infiltrazione (iniezione di anestetico locale nei tessuti da anestetizzare) • Tronculare (anestesia locoregionale con somministrazione di un anestetico

locale nelle immediate vicinanze di un tronco nervoso) • Plessico ( si applica in vicinanza di un nodo nervoso, ossia un plesso)

BLOCCHI CENTRALI

• Subaracnidea • Peridurale • Integrata

BLOCCHI PERIFERICI:

È importante conoscere l’anatomia distrettuale, per individuare la struttura nervosa da bloccare mediante l’iniezione dell’anestetico negli spazi perineurali. Vi sono alcune tecniche che vengono in aiuto nell’individuazione delle strutture: la più utilizzata si basa sull’elettrostimolazione possibilmente eco-guidata.

Esempi di blocco periferico:

• Blocco nervo femorale cutaneo.

• Blocco sciatico femorale (blocco duplice). Blocco plesso radiale.

• Blocco plesso lombare.

Complicanze:

• Dolore nel sito di iniezione

• Formazione di ematoma locale.

• Danno nervoso diretto

• Neuropatie periferiche

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BLOCCHI CENTRALI

ANESTESIA SPINALE:

Prevede la somministrazione di anestetici locali nello spazio subaracnoideo, dove c’è il

liquido che circonda il midollo spinale ed i suoi nervi. Gli impulsi dolorosi provenienti dai

nervi vengono bloccati prima che raggiungano il cervello e il paziente può essere così

operato tranquillamente senza sentire nessun dolore.

Fino a qualche anno fa circa il 5% dei pazienti sottoposti ad anestesia subaracnoidea aveva

mal di testa dopo l’intervento. Attualmente, con l’uso di aghi sottilissimi speciali, con una

forma « a punta di matita» , il mal di testa è quasi scomparso.

L’anestesia subaracnoidea ha un’azione immediata ed una durata anche fino a tre ore.

E’ sicura ed è indicata per operazioni specialmente sul basso addome e degli arti inferiori.

Le soluzioni utilizzate vengono distinte in base al rapporto tra la densità dell’anestetico e quella del liquor in:

- isobariche

- ipobariche

- iperbariche

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La basicità della soluzione influenza la sua distribuzione nel liquor; le soluzioni ipobariche tendono a distribuirsi in modo antigravitario, mentre le formulazioni iperbariche seguono la forza di gravità e si distribuiscono lungo le zone declivi. Tale tipo di anestesia è indicata per gli interventi al basso addome, perineo e arti inferiori.

ANESTESIA PERIDURALE: Prevede la somministrazione di anestetico nello spazio epidurale, cioè lo spazio virtuale compreso tra la dura madre e i legamenti vertebrali (fuori lo spazio subaracnoideo) Può essere eseguita con iniezione unica oppure continua attraverso il posizionamento di un catetere epidurale (tenuto in sede per un massimo di 48 ore). Si utilizza l’ AGO DI TUOHY ( ago con alette dove ogni tacca misura 1 cm)

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I farmaci agiscono sulle radici nervose dei nervi spinali contenute nello spazio epidurale. Questa tecnica viene utilizzata per interventi su basso addome, sugli arti inferiori e in parto- analgesia e, associata ad anestesia generale, negli interventi di chirurgia maggiore addominale e toracica.

Può essere eseguita a livello cervicale, toracico, lombare e sacra Gli anestetici maggiormente utilizzati sono: Ropivacaina, Levobupivacaina e Lidocaina. POSIZIONE: Il paziente può essere posizionato in due modi differenti: SEDUTO : con le gambe fuori dal letto, il paziente flette leggermente la schiena in avanti, accentuando la cifosi dorsale e facendo abbracciare al paziente un cuscino. Con il paziente in posizione seduta è opportuno che l’infermiere che assiste l’operazione si ponga di fronte al malato, correggendogli la posizione ed aiutandolo a mantenerla.

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SDRAIATO SUL FIANCO: appoggiare la testa sopra un cuscino, cercando di mantenergli le spalle ed il bacino sull’asse verticale, evitando che la spina dorsale si torca.Inoltre le gambe devono essere mantenute raccolte e flesse verso l’addome, per ottenere una modica flessione in avanti della colonna. ANESTESIA INTEGRATA : Consiste nell’eseguire simultaneamente anestesia generale associata all’anestesia loco regionale (mediante il posizionamento di un catetere epidurale) in modo da ridurre il dosaggio dei farmaci. È utilizzata nella chirurgia degli arti inferiori, del perineo, e del basso addome.

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COMPLICANZE DEI BLOCCHI CENTRALI:

• Ipotensione da dilatazione del versante arterioso e venoso ( la riduzione del ritorno venoso si controlla con riempimento volemico e/o uso di vasocostrittore).

• Bradicardia, più frequente in giovane età o in pazienti che assumono beta bloccanti. • Cefalea da puntura della dura e deliquorazione. • Nausea da ipotensione e/o oppiodi. • Prurito da oppioidi. • Blocco alto • Infezione

ANESTETICI LOCALI Sono farmaci che, posti a contatto con una fibra nervosa, ne alterano reversibilmente la capacità di trasmettere l’impulso. Aboliscono la sensibilità e l’attività motoria. La loro azione è reversibile, senza alcun danno strutturale della fibra nervosa. Caratteristiche fisicochimiche AMINO-ESTERI:

• Procaina • Tetracaina • Cocaina

AMINO AMIDI: • Lidocaina ( Xilocaina) • Bupivacaina ( Marciana) • Mepivacaina ( Carbocaina) • Ropivacaina (Naropina ) • Levobupivacaina ( Chirocaina) (isomero levogiro della bupivacaina)

Molte sostanze vengono aggiunte agli anestetici locali per di modificarne le caratteristiche farmaco-cinetiche e potenziarne l’efficacia. Un blocco più profondo e duraturo può essere ottenuto aumentando la dose di farmaco, oppure utilizzando l’associazione con vasocostrittori (adrenalina) per ridurre l’assorbimento vascolare dell’anestetico aumentandone così la concentrazione in situ. La Clonidina è invece in grado di esercitare un’azione potenziante il blocco anestetico. L’aggiunta di oppioidi come Fentanyl e Sufentanyl alle miscele di anestetico locale è prevista nei blocchi centrali, in quanto prolunga la durata del blocco anestetico, senza interferire sul blocco motorio.

Tossicita’ degli anestetici locali: • Tremori, • Convulsioni, • Alterazioni cardio- vascolari, • Nistagmo, • Alterazioni del sensorio fino al coma.

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BIBLIOGRAFIA

- Paul Wicker, Joy O’Neill ASSISTENZA INFERMIERISTICA PERIOPERATORIA - MCGRAWHILL

- M. Lise CHIRURGIA PER INFERMIERI - PICCIN

- Galvagni, Perini L’INFERMIERE IN SALA OPERATORIA - MCGRAWHILL

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