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PROGETTO ARCO VERDE “UN’INFRASTRUTTURA AMBIENTALE PER LE COMUNITÀ DEL PIANALTO BERGAMASCO” Studio di fattibilità per la formazione di un corridoio ecologico tra i principali corsi d’acqua della provincia di Bergamo ANALISI FAUNISTICHE Bergamo, Novembre 2014 A cura di: Dott. Alessandro Mazzoleni Dott. Roberto Facoetti FONDAZIONE CARIPLO BANDI AMBIENTE 2012 Realizzare la connessione ecologica

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PROGETTO ARCO VERDE “UN’INFRASTRUTTURA AMBIENTALE PER LE COMUNITÀ DEL

PIANALTO BERGAMASCO”

Studio di fattibilità per la

formazione di un corridoio ecologico tra i principali

corsi d’acqua della provincia di Bergamo

ANALISI

FAUNISTICHE

Bergamo, Novembre 2014

A cura di:

Dott. Alessandro Mazzoleni Dott. Roberto Facoetti

FONDAZIONE CARIPLO BANDI AMBIENTE 2012

Realizzare la connessione ecologica

A cura di

- Dott. Biol.

Alessandro Mazzoleni

2

Sommario

Analisi faunistiche ................................................................................................................................ 3

Premessa ....................................................................................................................................................... 3

Rilievi faunistici: obiettivi del monitoraggio ......................................................................................... 5

1 Avifauna ............................................................................................................................................. 6

1.1 Studio con punti d’ascolto e sviluppo modello ......................................................................................... 9

Introduzione ................................................................................................................................................... 9

Metodologia di rilevamento .......................................................................................................................... 9

Metodologia di analisi ................................................................................................................................. 12

Risultati ........................................................................................................................................................ 16

Analisi delle Coordinate Principali (Principal Coordinate Analysis - PCoA) .................................................. 21

Modello Lineare Generalizzato (GLM) ......................................................................................................... 23

Linee di passaggio obbligato ....................................................................................................................... 28

1.2 Conclusioni analisi avifauna .................................................................................................................. 29

2 Mesomammiferi .............................................................................................................................. 31

2.1 Approfondimento monitoraggio fototrappole ....................................................................................... 38

Fauna domestica.......................................................................................................................................... 41

2.2 Approfondimento road-killing ............................................................................................................... 43

2.3 Conclusioni analisi mesomammiferi ...................................................................................................... 46

3) Anfibi .............................................................................................................................................. 47

3.1 Approfondimento ambiti di indagine mirata ......................................................................................... 50

3.2 Conclusioni analisi anfibi ....................................................................................................................... 52

Bibliografia ........................................................................................................................................ 60

3

ANALISI FAUNISTICHE

Premessa

La fauna vertebrata terrestre che popola il settore pedemontano della provincia di Bergamo

risulta, almeno in termini qualitativi e fatta eccezione per taxa poco studiati quali chirotteri e

micro-mammiferi, ben nota alla comunità scientifica in quanto oggetto di approfondite ricerche

ormai da diversi decenni.

Si tratta di un comparto faunistico sostanzialmente comune all’intera fascia prealpina e all’alta

pianura padana, nel quale si rinvengono sia specie prettamente planiziali, che specie legate di

ambienti collinari e montani.

Per queste ragioni nel presente Studio si è ritenuto appropriato presentare un inquadramento

faunistico comune all’intero territorio interessato dal progetto Arco Verde; i tre macrosettori di

progetto sono infatti contraddistinti dalla presenza di habitat naturali e semi-naturali aventi

caratteristiche ecologiche analoghe, in cui risultano distribuite le medesime specie faunistiche.

Localizzazione schematica del territorio dei comuni che comporranno l’Arco Verde. I tre macrosettori sono

rappresentati con colori distinti.

Le ricerche condotte hanno interessato unicamente tre gruppi di vertebrati: uccelli, meso-

mammiferi e anfibi. La scelta di concentrare il monitoraggio su questi tre gruppi di specie è legata

all’esigenza di indagare taxa che, oltre ad avere caratteristiche etologiche tali da renderne agevole

Adda Serio

Oglio

Brembo

4

un’esaustiva raccolta di dati di presenza, risultassero idonei a fornire informazioni utili alla

comprensione delle dinamiche ecologiche in atto sul territorio.

L’inquadramento faunistico è stato redatto sulla base di specifiche campagne di monitoraggio su

campo, realizzate nel corso delle annate 2013 e 2014, integrate dalla consultazione di dati

bibliografici. Tra i documenti esaminati per la stesura delle check-list di riferimento dei tre gruppi

indagati si annoverano Piani e Studi in possesso degli Enti di Tutela presenti nell’area di studio o in

aree ad essa limitrofe, quali i Piani Faunistici dei Parchi Regionali (Parco Regionale Adda nord,

Parco Regionale dei Colli di Bergamo, Parco Regionale Oglio nord), i Formulari Standard dei Siti di

Interesse Comunitario Palude di Brivio IT2030005, Canto Alto e Valle del Giongo IT2060011, Boschi

dell'Astino e dell'Allegrezza IT2060012, Valpredina e Misma IT2060016 e Torbiere di Iseo

IT2070020.

Importanti informazioni sono state inoltre fornite dalla rete dei Parchi Locali di Interesse

Sovracomunale (Plis Monte Canto e Bedesco, Plis Naturalserio, Plis Serio nord Plis Monte Bastia e

Roccolo, Plis Valli d’Argon, Plis Malmera Montecchi e Colle degli Angeli), dalla Comunità Montana

Valle Imagna e dal Nucleo Faunistico della Polizia Provinciale di Bergamo.

5

RILIEVI FAUNISTICI: OBIETTIVI DEL MONITORAGGIO

Scopo principale dei monitoraggi effettuati nell’ambito di Arco Verde è stato la raccolta di

informazioni puntuali sulla presenza di specie target nei diversi ambiti primari e secondari di

progetto, che potesse risultare direttamente funzionale allo sviluppo complessivo dello Studio di

Fattibilità. I rilievi condotti non hanno pertanto la pretesa di costituire un’analisi esaustiva, in

termini quantitativi, delle comunità di uccelli, meso-mammiferi e anfibi presenti sul territorio, ma

si configurano quali specifici approfondimenti diretti a contribuire al corretto indirizzo delle

proposte progettuali definite dal gruppo interdisciplinare di lavoro.

I dati faunistici raccolti sono infatti stati utilizzati non tanto per l’individuazione dei corridoi

ecologici e dei varchi residuali presenti sul territorio, già di per se spesso evidenti e “obbligati”, ma

per una miglior contestualizzazione delle criticità in essi vigenti.

Per quanto concerne l’avifauna, la mole di dati raccolti ha inoltre permesso, attraverso

l'elaborazione di uno specifico modello lineare generalizzato (GLM, famiglia gaussiana), di

sviluppare una rappresentazione di sintesi dell’idoneità ecologica del territorio, utilizzata per

l’individuazione delle linee teoriche di connettività all’interno degli ambiti primari di progetto.

Di seguito sono presentati i risultati delle ricerche di campo condotte su avifauna, meso-

mammiferi e anfibi. Per ogni gruppo d’indagine è presentata una check-list complessiva relativa

alle specie presenti sul territorio Arco Verde, con indicazione dell’indice di valutazione del rischio

di estinzione all’interno delle Liste Rosse nazionali*, l’eventuale inclusione in Allegato alle Direttive

comunitarie Uccelli 2009/147/CEE e Habitat 92/43/CEE ed il punteggio di priorità di conservazione

a livello regionale in Lombardia (attribuito con punteggio da 1 a 14 secondo la D.G.R. n. 7/4345 del

20 aprile 2001, all’intero del “Programma Regionale per gli Interventi di Conservazione e Gestione

della Fauna Selvatica nelle Aree Protette”).

Una descrizione puntuale relativa all’inquadramento faunistico di dettaglio dei diversi ambiti

primari di progetto è infine presentata all’interno dell’Allegato I alla presente relazione “Allegato I:

schede ambiti di intervento”.

* indici tratti da Rondinini, C., Battistoni, A., Peronace, V., Teofili, C. (compilatori). 2013. per il volume: Lista Rossa

IUCN dei Vertebrati Italiani. Comitato Italiano IUCN e Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare,

Roma.

6

1 AVIFAUNA

Il monitoraggio condotto sull’avifauna è stato incentrato al rilievo delle specie nidificanti nell’area

in esame. I dati proposti sono stati raccolti attraverso una serie di uscite di campo realizzate tra i

mesi di Aprile e Luglio 2013 e 2014, condotte sia in forma libera che attraverso un protocollo

standardizzato (punti d’ascolto), all’intero o nelle aree limitrofe agli ambiti primari e secondari di

progetto.

Le specie rilevate sono state identificate per mezzo di osservazione diretta (con l’ausilio di ottiche

binocolo 10x42) o attraverso il riconoscimento al canto (sia in campo che tramite registrazione e

analisi dei spettrogrammi, come illustrato in dettaglio di seguito).

I dati di campo sono stati integrati, oltre che con la già citata bibliografia, con informazioni inedite

che saranno contenute nel redigendo Atlante degli Uccelli nidificanti in provincia di Bergamo (a

cura del GOB, Gruppo Ornitologico Bergamasco, c/o Museo “Caffi” di Scienze Naturali, con cui gli

autori della presente relazione collaborano da tempo).

Cinciarella Cyanistes caeruleus

Gli uccelli costituiscono la classe di vertebrati maggiormente rappresentata nell’area in esame, con

una check-list composta da 98 specie nidificanti certe o probabili, cui si sommano altre 40-60

specie circa, presenti o potenzialmente presenti quali migratori regolari o occasionali durante le

stagioni di passo.

7

Ordine Specie All. I

Direttiva 2009/147/CE

Categoria IUCN pop.

italiana

Priorità di conservazione

regionale Nome comune Nome scientifico

Anseriformes

Cigno reale Cygnus olor NA 10

Germano reale Anas platyrhyncos LC 2

Moriglione Aythya ferina EN 5

Galliformes Quaglia Coturnix coturnix DD 5

Fagiano comune Phasianus colchicus NA 2

Podecipediformes Tuffetto Tachybaptus ruficollis LC 5

Pelecaniformes

Tarabusino Ixobrychus minutus X VU 9

Airone cenerino Ardea cinerea LC 10

Nitticora Nycticorax nycticorax X VU 12

Ibis sacro Threskiornis aethiopicus

Accipitriformes

Falco pecchiaiolo Pernis apivorus X LC 11

Sparviero Accipiter nisus LC 9

Astore Accipiter gentilis LC 11

Nibbio bruno Milvus migrans X NT 10

Poiana Buteo buteo LC 8

Gruiformes Gallinella d'acqua Gallinula chloropus LC 3

Folaga Fulica atra LC 4

Charadriiformes Corriere piccolo Charadrius dubius NT 6

Piro piro piccolo Actitis hypoleucos NT 7

Columbiformes

Piccione domestico Columba livia var domestica

Colombaccio Columba palumbus LC 4

Tortora Streptopelia turtur LC 4

Tortora dal collare Streptopelia decaocto LC 3

Cuculiformes Cuculo Cuculus canorus LC 4

Strigiformes

Barbagianni Tyto alba LC 6

Assiolo Otus scops LC 11

Gufo reale Bubo bubo X NT 11

Civetta Athene noctua LC 5

Allocco Strix aluco LC 9

Gufo comune Asio otus LC 8

Caprimulgiformes Succiacapre Caprimulgus europaeus X LC 8

Apodiformes

Rondone maggiore Apus melba LC 9

Rondone Apus apus LC 4

Rondone pallido Apus pallidus LC 10

Coraciiformes

Martin pescatore Alcedo atthis X LC 9

Gruccione Merops apiaster LC 9

Upupa Upupa epops LC 6

Piciformes

Torcicollo Jynx torquilla EN 6

Picchio rosso minore Dendrocopos minor LC 11

Picchio rosso maggiore Dendrocopos major LC 8

Picchio verde Picus viridis LC 9

Falconiformes

Gheppio Falco tinnunculus LC 5

Lodolaio Falco subbuteo LC 9

Pellegrino Falco peregrinus X LC 13

Passeriformes

Allodola Alauda arvensis VU 5

Averla piccola Lanius collurio x VU 8

Rigogolo Oriolus oriolus LC 5

Ghiandaia Garrulus glandarius LC 8

Gazza Pica pica LC 3

Taccola Corvus monedula LC 4

Cornacchia grigia Corvus cornix LC 1

Corvo imperiale Corvus corax LC 4

Rondine Hirundo rustica NT 3

Rondine montana Ptynoprogne rupestris LC 9

Balestruccio Delichon urbicum NT 1

Cincia bigia Poecile palustris LC 8

Cincia mora Periparus ater LC 3

Cinciallegra Parus major LC 1

8

Ordine Specie All. I

Direttiva 2009/147/CE

Categoria IUCN pop.

italiana

Priorità di conservazione

regionale Nome comune Nome scientifico

Passeriformes

Cinciarella Cyanistes caeruleus LC 6

Codibugnolo Aegithalos caudatus LC 2

Picchio muratore Sitta europaea LC 8

Rampichino Certhia brachydactyla LC 9

Scricciolo Troglodytes troglodytes LC 2

Merlo acquaiolo Cinclus cinclus LC 11

Regolo Regulus regulus NT 7

Fiorrancino Regulus ignicapillus LC 4

Usignolo di fiume Cettia cetti LC 4

Luì piccolo Phylloscopus collybita LC 3

Luì bianco Phylloscopus bonelli LC 8

Luì verde Phylloscopus sibilatrix LC 8

Canapino Hippolais polyglotta LC 8

Cannaiola Acrocephalus scirpaceus LC 5

Cannareccione Acrocephalus arundinaceus NT 5

Capinera Sylvia atricapilla LC 2

Occhiocotto Sylvia melanocephala LC 9

Pigliamosche Muscicapa striata LC 4

Pettirosso Erithacus rubecula LC 4

Usignolo Luscinia megarhynchos LC 3

Codirosso Phoenicurus phoenicurus LC 8

Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros LC 4

Passero solitario Monticola solitarius LC 9

Saltimpalo Saxicola torquatus VU 5

Merlo Turdus merula LC 2

Tordo bottaccio Turdus philomelos LC 6

Storno Sturnus vulgaris LC 3

Prispolone Anthus trivialis VU 6

Ballerina gialla Motacilla cinerea LC 4

Ballerina bianca Motacilla alba LC 3

Zigolo nero Emberiza cirlus LC 8

Zigolo muciatto Emberiza cia LC 8

Fringuello Fringilla coelebs LC 2

Verdone Chloris chloris NT 2

Cardellino Carduelis carduelis NT 1

Fanello Carduelis cannabina NT 4

Verzellino Serinus serinus LC 4

Frosone Coccothraustes coccothrraustes LC 9

Passero d'Italia Passer italiae VU 4

Passero mattugio Passer montanus VU 1

Legenda: Categoria IUCN: NA Non applicabile, EX Estinto, EW Estinto nell'ambiente selvatico, EN In pericolo, VU Vulnerabile, NT Quasi minacciato, LC A minor preoccupazione, DD Dati insufficienti, NE Non valutato.

Tra i nidificanti si segnala la presenza di 9 specie inserite nell’Allegato I della Dir. 2009/147/CEE,

per le quali devono essere previste “misure speciali di conservazione per quanto riguarda l’habitat,

per garantire la sopravvivenza e la riproduzione di dette specie nella loro area di distribuzione”.

A livello nazionale 2 specie risultano in pericolo (EN), mentre altre 19 sono quasi minacciate (NT) o

vulnerabili (VU); su scala regionale sono infine 39 le specie presenti nell’area di progetto

considerate a status di conservazione prioritario (avendo punteggio uguale o maggiore ad 8 ai

sensi della D.G.R. n. 7/4345 del 20 aprile 2001.).

9

1.1 Studio con punti d’ascolto e sviluppo modello

Introduzione

Per valutare in maniera quantitativa il grado d’idoneità ambientale della matrice territoriale è

stato elaborato un modello statistico di sintesi, partendo dai dati raccolti nei punti d'ascolto, scelti

in maniera casuale in modo da rappresentare, in maniera quanto più possibile uniforme, le

caratteristiche ambientali dell’ambito oggetto di indagine.

Metodologia di rilevamento

Il monitoraggio è stato effettuato nei nove ambiti primari individuati dal progetto, come mostrato

nella seguente mappa.

Nella figura sono riportati i buffer di 500 m attorno alla linea individuata come varco principale. Sono visibili anche i corsi dei fiumi (da sinistra a destra: Adda, Brembo, Serio, Oglio) e la riclassificazione del DUSAF 2008 (Fonte: Servizio Cartografico, Regione Lombardia) utilizzata per la scelta dei punti di rilevamento (nero urbanizzato compatto, grigio

urbanizzato estensivo, verde scuro aree naturali boscate e verde chiaro aree naturali o semi-naturali aperte)

Il rilevamento sul campo si è svolto mediante l'uso dei punti d'ascolto (Bibby et al., 2000) della

durata di 5 minuti. Si è scelto un tempo abbastanza breve che ha permesso di rilevare comunque

le specie più diffuse e, contemporaneamente, di raccogliere dati in un elevato numero di punti di

rilevamento, distribuiti nelle diverse categorie ambientali presenti negli ambiti.

10

La progettazione dei rilevamenti e la scelta del punto da censire è avvenuta con le seguenti

modalità, elaborate mediante i software open-source GRASS 6.4.3 (GRASS Development Team,

2012) e QGIS 2.0.1 “Dufour” (QGIS Development Team, 2013):

riclassificazione della mappa dell'uso del suolo (DUSAF 2008, Geoportale Regione

Lombardia www.cartografia.regione.lombardia.it) in 4 categorie: urbanizzato compatto,

urbanizzato estensivo, aree naturali boscate e aree naturali o semi-naturali aperte;

creazione di 10 punti casuali, 5 di prima scelta, 5 come riserva, per ognuna delle 4

categorie (40 punti in totale); non sempre è stato possibile “accettare” tutti i 40 punti

proposti, poiché, in presenza di ambiti con categorie ambientali caratterizzate da

estensioni particolarmente ridotte, i punti generati sono spesso risultati coincidenti e/o a

distanza troppo ravvicinata tra loro.

Esempio di punti scelti (prima scelta, gialli con margine rosso, riserva, azzurri con margine blu) per l'effettuazione del monitoraggio per gli ambiti 2 e 3.

Non tutti i punti utili generati dal software sono stati poi oggetto di effettivo rilievo: mediante

l'analisi preventiva della loro reale accessibilità (recinzioni, aree non raggiungibili, ecc.) è infatti

stato individuato per ogni ambito un “percorso ideale” che permettesse di raggiungere il maggior

numero di punti primari d'ascolto nel corso della medesima uscita ed entro l’intervallo orario

prestabilito (dall’alba alle 10:00 della mattinata). Alcuni punti primari inaccessibili o troppo distanti

dal “percorso ideale” sono stati in questa fase sostituiti con quelli di riserva.

11

Il punto esatto in cui è stato eseguito il censimento in campo (soggetto a piccoli spostamenti in

relazione a fattori contingenti la sua accessibilità e/o idoneità al rilievo) è stato registrato nel corso

delle uscite tramite GPS e successivamente riportato su Google Earth (Google Earth, Image © 2013

Digital Globe) e salvato come file.kmz.

Esempio di punti scelti effettivamente rilevati inseriti su foto area

Infine, le localizzazioni (in formato kmz) dei punti effettivamente rilevati sono state importate e

unite in un unico geo-database, mediante l'uso del software Spatialite (Furieri, 2012).

Durante il punto d'ascolto sono state anche effettuate registrazioni audio, per mezzo della

seguente strumentazione:

registratore digitale Fostex FR-2LE, registrazione in Mono, campionamento a 44100 Hz e

registrazione su file *.wav a 16-bit;

microfono a condensatore Samson C03 in modalità omnidirezionale.

Le registrazioni sono state poi rielaborate con Audacity 2.0.3 (2013), attraverso un'idonea

amplificazione (variabile da 5 a 20 dB) e una suddivisione del file in clip da 1 minuto. Le clip sono

infine state analizzate con il software Raven Lite (Bioacoustics Research Program, 2011), per

identificare eventuali canti troppo deboli o disturbati per essere identificati dall’orecchio

dell’operatore durante il rilevamento diretto su campo. Il software permette infatti l'isolamento di

singole porzioni di canto e la loro amplificazione puntuale al fine di una corretta determinazione.

12

Selezione del canto debole e/o disturbato (in questo caso un Fiorrancino), con eliminazione della fascia di disturbo (aree bianche)

Amplificazione selettiva della sezione.

Metodologia di analisi

I punti di rilevamento sono stati associati ad una serie di variabili, al fine di costruire una matrice

dei determinanti e delle pressioni ambientali. L'associazione è stata fatta con il software GRASS,

utilizzando i seguenti strati informativi:

Mappe ambientali

Riclassificazione del DUSAF 2008, rasterizzato e riclassificato in 4 categorie: urbanizzato

compatto, urbanizzato estensivo, aree naturali boscate e aree naturali o semi-naturali

aperte;

Modello digitale del terreno (DTM) con risoluzione spaziale di 10 m, ricostruito

mediante interpolazione - tensione spline regolarizzata, con l'algoritmo v.surf.rst di

GRASS (Neteler & Mitasova, 2008) - dai punti quotati e dalle curve di livello.

Strati derivati

Pendenza ed Esposizione: strati derivati dal DTM, entrambe espresse in gradi;

Assolazione globale: strato derivato dal modello digitale del terreno, che somma la

radiazione diretta, diffusa e riflessa. Utilizzato l'algoritmo r.sun di GRASS GIS (Suri &

Hofierka, 2004) per il giorno 30 aprile, coefficiente di torbidità di Linke pari a 3.0 e

coefficiente di albedo pari a 0.2;

mappe di distanza-ambienti: distanza dal margine delle categorie ambientali

13

riclassificate (vedi riclassificazione DUSAF); la distanza non è calcolata linearmente, ma

in base a funzioni di costo che esprimono il coefficiente di “frizione” nell'attraversare le

diverse categorie ambientali, differenziati a seconda di 3 categorie di specie: specie di

ambienti naturali chiusi, specie di ambienti naturali aperti, specie di ambienti

urbanizzati, come illustrato nella tabella sottostante;

mappe di distanza – rete idrica: distanza dal margine delle categorie ambientali

riclassificate. Anche in questo caso la distanza è calcolata con funzioni di costo, sulla

base di mappe di frizione (vedi tabella sottostante). Sono stati utilizzati il reticolo idrico

primario e secondario, il reticolo idrico primario, gli assi principali dei fiumi (Adda,

Brembo, Serio, Oglio).

Classificazione dei valori di frizione per le diverse specie e categorie ambientali.

Specie / Coeff. Frizione

Specie ambienti Naturali chiusi

Specie ambienti Naturali aperti

Specie non antropofile

Specie ambienti Urb. compatti

Specie antropofile

Ambiente Urbaniz. chiuso

20 20 20 1 1

Ambiente Urbaniz. aperto

10 5 10 5 1

Ambiente Naturale chiuso

1 10 1 20 20

Ambiente Naturale aperto

5 1 1 10 10

I punti di ascolto sono stati invece riassunti in una matrice di dati di presenza-assenza, senza

tentare di dare un indice di abbondanza, difficilmente rilevabile con efficacia sul campo.

Una prima analisi ha riguardato la verifica dei possibili gradienti presenti nei dati, al fine di

individuare le specie più distintive e le variabili ambientali più significative. È stata utilizzata a

questo fine l'analisi delle coordinate principali (Legendre & Gallagher, 2001, Bocard et al., 2011),

che tiene conto dei dati di presenza/assenza: la matrice delle distanze tra siti, per quanto riguarda

le specie rilevate, infatti, viene in questa analisi calcolata con metodi non euclidei ed espressa

mediante una matrice di dissimilarità (Bray-Curtis dissimilarity matrix). L'algoritmo di calcolo è

inserito nel package aggiuntivo Vegan 2.0-9 (Oksanen et al., 2013) del software statistico open-

source R 3.0.2 (R Core Team, 2013).

14

Lo schema di analisi seguito è riassunto nella figura sotto (modificata da Legendre & Gallagher,

2001):

Nella parte superiore viene indicata la modalità di analisi di corrispondenza canonica (CCA); in quella inferiore l'analisi utilizzabile con i dati di presenza/assenza, mediante l'analisi delle coordinate principali (PCoA). I risultati vengono

espressi in ogni caso con un grafico con 3 variabili (triplot) espresse sugli assi canonici: i siti di rilevamento, le specie

rilevate, i gradienti ambientali.

Al fine di correlare le variabili ambientali, identificate prioritariamente con l'analisi delle

coordinate principali, in un modello sintetico, è necessario trovare un indice che esprima il grado

di naturalità o, meglio, la funzionalità degli ambienti naturali.

Tra i vari indici proposti, è stato scelto il CSI (Community Specialization Index, Clavel et al., 2010):

N

i

ij

N

i

iij

j

a

SSIa

CSI

1

1

)(

dove:

N numero totale di specie rilevate,

aij abbondanza di individui della specie i nel punto j

SSIi indice di specializzazione della specie i, espresso come il coefficiente di variazione (deviazione

standard / media) della loro densità tra classi ambientali. L'SSI è stato proposto inizialmente da

Julliard et al. (2006).

15

Il calcolo degli SSIi è stato fatto mediante una versione modificata da Devictor et al. (2008), per

tener conto dei dati di presenza-assenza:

1/1

H

hSSIi

dove,

h proporzione di categorie ambientali occupate dalla specie i;

H numero totale di classi ambientali.

Gli studi effettuati dagli autori citati sopra hanno mostrato (per esempio, utilizzando i dati delle

100 specie più comuni dell'Atlante dei nidificanti della Francia) che gli habitat più naturali

presentano una maggior presenza di specie specialistiche, mentre gli habitat più “disturbati”

hanno specie più generaliste.

Ai fini di questa indagine, inoltre, è importante sottolineare che questo indice mostra inoltre una

correlazione negativa con la frammentazione degli habitat.

Per l'Arco Verde, il coefficiente è stato calcolato usando i dati dei punti d'ascolto, in modo che

risultassero i seguenti principi:

specie censite in più punti sono state considerate generaliste;

specie censite in pochi punti sono state considerate specialiste;

specie censite in un solo punto sono state escluse dai calcoli (presenza occasionale).

Per definire un modello che mostrasse l'andamento dell'indice in funzione di più variabili

ambientali è stato utilizzato un GLM (General Linear Model, Crawley, 1993) gaussiano, dopo aver

verificato l'effettiva normalità dei CSI calcolati per ogni punto d'ascolto e delle variabili ambientali

esplicative ed, eventualmente, applicando delle trasformazioni ai dati.

Per selezionare il modello migliore è stata applicata una regressione stepwise, basata sul

punteggio ottenuto dall'Akaike Information Criterion (Burnham & Anderson, 2002, Crawley, 2013).

Il modello generato è stato poi utilizzato per definire le linee di minor costo per gli spostamenti.

Per quest'ultima analisi, è stata utilizzata la funzione di costo anisotropico di GRASS, in cui la

mappa di costo è stata calcolata utilizzando 2 parametri:

16

il primo, una mappa che simula un modello digitale del terreno, dove le “zone elevate”

sono quelle con minor biodiversità, è stato ottenuto con la funzione: Y 1 / X * 1000, in cui

X rappresenta il valore del modello ottenuto con il GLM;

il secondo, la mappa di frizione, che è semplicemente la mappa del DUSAF riclassificata,

con i seguenti coefficienti di frizione: zone urbanizzate compatte: 5.0, altre zone

urbanizzate: 2.5, zone naturali: 1

La mappa dei costi cumulativi è stata poi utilizzata per definire le linee di minor frizione (con la

funzione r.drain di GRASS), che rappresentano i corridoi che devono rimanere aperti. Per ogni

ambito primario sono stati definiti 6 punti, 3 a ovest e 3 ad est del varco, in sequenza nord, centro

e sud, in modo da definire le possibili rotte per il passaggio degli animali e la cui interruzione può

portare ad un aumento della criticità ambientale per il varco.

Risultati

Le registrazioni audio sono state analizzate mediante la loro trasformazione in spettrogrammi,

dopo un'opportuna amplificazione. Tutti gli spettrogrammi valutati sono visibili nell’Allegato

tecnico 2, alla presente relazione. Nella seguente immagine è visibile un esempio spettrogramma

sottoposto ad analisi.

File: B07h06m08s07jun2013.wav – 1° minuto. Con dei rettangoli sono visibili i contatti canori, con gli ovali i rumori. Rettangoli: giallo Cinciallegra, blu Capinera, verde Passera d'Italia, azzurro Fringuello, magenta Merlo. Ovali:

rosso fruscii microfono, verde automobile.

17

In totale, nei punti d'ascolto, sono state sentite o viste 54 specie, elencate nella tabella sotto in

ordine sistematico (ordine sistematico e nome scientifico secondo Clements, 2013).

ANSERIFORMES

Anatidae

Germano reale Anas platyrhynchos

GALLIFORMES

Phasianidae

Fagiano Phasianus colchicus

PELECANIFORMES

Ardeidae

Airone cenerino Ardea cinerea

Threskiornithidae

Ibis sacro Threskiornis aethiopicus

ACCIPITRIFORMES

Accipitridae

Falco pecchiaiolo Pernis apivorus

Sparviero Accipiter nisus

COLUMBIFORMES

Columbidae

Piccione domestico Columba livia

Colombaccio Columba palumbus

Tortora selvatica Streptopelia turtur

Tortora dal collare Streptopelia decaocto

CUCULIFORMES

Cuculidae

Cuculo Cuculus canorus

APODIFORMES

Apodidae

Rondone Apus apus CORACIIFORMES

Upupidae

Upupa Upupa epops

PICIFORMES

Picidae

Torcicollo Jynx torquilla

Picidae (continua)

Picchio rosso maggiore Dendrocopos major

Picchio verde Picus viridis

FALCONIFORMES

Falconidae

Gheppio Falco tinnunculus

Lodolaio Falco subbuteo

PASSERIFORMES

Laniidae

Averla piccola Lanius collurio

Corvidae

Gazza Pica pica

Cornacchia grigia Corvus cornix

Hirundinidae

Rondine Hirundo rustica

Balestruccio Delichon urbicum

Paridae

Cincia bigia Poecile palustris

Cinciallegra Parus major

Cinciarella Cyanistes caeruleus

Aegithalidae

Codibugnolo Aegithalos caudatus

Sittidae

Picchio muratore Sitta europaea

Certhiidae

Rampichino Certhia brachydactyla

Troglodytidae

Scricciolo Troglodytes troglodytes

Regulidae

Fiorrancino Regulus ignicapilla

Cettidae

Usignolo di fiume Cettia cetti

Phylloscopidae

Luì piccolo Phylloscopus collybita

Acrocephalidae

Canapino Hippolais polyglotta

Sylvidae

Capinera Sylvia atricapilla

Muscicapidae

Pigliamosche Muscicapa striata

Pettirosso Erithacus rubecula

Usignolo Luscinia megarhynchos

Balia nera Ficedula hypoleuca

Codirosso Phoenicurus phoenicurus

Codirosso spazzacamino Phoenicurus ochruros

Stiaccino Saxicola rubetra

Turdidae

Merlo Turdus merula

Tordo bottaccio Turdus philomelos

Sturnidae

Storno Sturnus vulgaris

Motacillidae

Ballerina gialla Motacilla cinerea

Ballerina bianca Motacilla alba

Emberizidae

Zigolo nero Emberiza cirlus

Fringillidae

Fringuello Fringilla coelebs

Verdone Chloris chloris

Cardellino Carduelis carduelis

Verzellino Serinus serinus

Passeridae

Passera d'Italia Passer italiae

Passera mattugia Passer montanus

18

L’accessibilità dei punti individuati lungo i “percorsi ideali” eseguiti e la variabilità di ambienti

presenti hanno portato al censimento di un numero variabile di punti nei nove ambiti di

rilevamento, come mostrato nella tabella sotto, in cui sono presentate le statistiche di base del

monitoraggio svolto:

Ambito N° punti d'ascolto eseguiti N° Max. specie N° min. specie N° medio specie Dev. st. specie

1 14 13 7 10,21 1,81

2 17 13 5 9,29 2,39

3 15 13 4 8,2 2,18

4 16 16 7 10,25 2,69

5 16 14 7 10,19 1,91

6 16 17 6 9,56 2,94

7 15 13 7 9,87 1,46

8 14 15 8 10,86 2,51

9 15 15 6 10,6 2,47

TOTALE 138 17 4 9,88 2,37

Nei boxplot illustrato nella seguente figura è invece mostrata in dettaglio la variabilità della

ricchezza specifica rilevata in ogni punto d'ascolto eseguito, suddivisa per ambito di progetto.

19

Nella figura a lato viene riportata la localizzazione geografica dei punti di rilevamento effettuati nell'ambito primario 1. La linea mediana è l'asse arbitrario, tracciato al fine di determinare il buffer per l'identificazione dei punti casuali di monitoraggio. La colorazione di sfondo indica la riclassificazione del DUSAF (verde scuro, boschi; verde chiaro, zone aperte seminaturali, grigio, urbanizzato estensivo, grigio scuro, urbanizzato compatto).

Ai punti di rilevamento è stato poi associato il dato ambientale, intersecandolo con una serie di

strati ambientali.

La matrice dei dati è stata in ultimo esportata in R, per procedere con le successive analisi di

maggior dettaglio.

Nelle figure sotto sono riportati alcuni esempi delle mappe utilizzate per la creazione della matrice

dei dati ambientali:

DUSAF riclassificato (verde scuro boschi, verde chiaro zone naturali e semi-naturali aperte, grigio urbanizzato leggero, nero urbanizzato compatto).

Modello digitale del terreno (DTM) ombreggiato

20

Assolazione globale (diretta, riflessa e diffusa). Calcolo per il giorno 30 aprile.

Mappa della pendenza, calcolata dal DTM

Distanza da margini zone urbanizzate compatte

Distanza da reticolo idrico (primario e secondario) / mappa di frizione zone aperte

Le variabili ambientali impiegate per comporre la matrice sono elencare nella seguente tabella

riassuntiva (tra parentesi quadre è messo il codice utilizzato, che appare nei triplot, dopo la virgola

la tipologia del dato):

Altitudine, [alt] decimale Pendenza, [slp] decimale Esposizione [asp], decimale

Assolazione [ass], decimale DUSAF [dusf], fattoriale Dist. Boschi [d_urb], intero

Dist. Zone Nat. aperte [d_nap], intero Dist. Zone Naturali [d_nat], intero Dist. Zone Urb. Comp. [d_urc], intero

Dist. Zone Urbanizzate [d_urb], intero Dist. Retic. idrico prim. e sec. / frizione boschi [i2bch], intero

Dist. Retic. idrico prim. e sec. / frizione nat. aperte [i2nap], intero

Dist. Retic. idrico prim. e sec. / frizione naturali [i2nat], intero

Dist. Retic. idrico prim. e sec. / frizione urbanizz. [i2urb], intero

Dist. Retic. idrico prim. / frizione boschi [i1bch], intero

Dist. Retic. idrico prim. / frizione nat. aperte [i1nap], intero

Dist. Retic. idrico prim. / frizione naturali [i1nat], intero

Dist. Retic. idrico prim. / frizione urbanizz. [i1urb], intero

Dist. Fiumi princ. / frizione boschi [i0bch], intero

Dist. Fiumi princ. / frizione nat. aperte [i0nap], intero

Dist. Fiumi princ. / frizione naturali [i0nat], intero

Dist. Fiumi princ. / frizione urbanizz. [i0urb], intero

21

Nella figura successiva sono invece mostrati gli strati relativi ai diversi reticoli idrici (fonte:

Geoportale Regione Lombardia www.cartografia.regione.lombardia.it), utilizzati per i calcoli

attraverso mappe di frizione:

Reticolo idrico primario e secondario

Reticolo primario semplificato

Fiumi principali

Il reticolo primario non corrisponde alla classificazione utilizzata dalla Regione Lombardia, ma è stato semplificato in modo da delimitare i fiumi e i torrenti che presentano effettivamente acqua in maniera continua; sono state inoltre tolte le rogge troppo canalizzate.

Le specie, nel triplot prodotto, sono invece indicate con una sigla formata dalla prima lettera del

nome scientifico di genere, seguita dalle prime tre lettere del secondo termine del nome

scientifico (a volte modificato, se c'è possibilità di confusione), separate da un punto. Per esempio,

il Fringuello (Fringilla coelebs) è codificato come F.coe.

Analisi delle Coordinate Principali (Principal Coordinate Analysis - PCoA)

Nella figura sotto è riportato il biplot (non sono rappresentati i punti d'ascolto) con le specie e le

variabili ambientali riportate sugli assi canonici.

22

Parametri della PCoA: Inertia Proportion Rank Total 35.3719 1.0000

Constrained 9.7713 0.2762 24

Unconstrained 25.6006 0.7238 113

Inertia is Bray distance

Il modello risulta essere significativo al test di Permutazione: Df Var F N.Perm Pr(>F) Model 24 9.7713 1.7971 199 0.005 **

Residual 113 25.6006

La proporzione di varianza spiegata (“Constrained”) della matrice delle specie, tuttavia, è piuttosto

bassa, pari al 27,6% (l'R quadro “adjusted”, in realtà, è ancora più ridotto, pari a 12,25). Infatti, la

maggior parte delle specie si accumulano nel centroide. Questo risultato è dovuto molto

probabilmente alla similarità delle comunità ornitiche osservare nei diversi punti scelti, a causa

della bassa variabilità ambientale nelle aree interessate dai corridoi.

Le specie che risultano essere più distintive sono elencate sotto, con i punteggi ottenuti per i primi

2 assi (CAP1 e CAP2). A sinistra ci sono le specie con punteggio negativo del primo asse, a destra

quelle con punteggio positivo (ad eccezione della Cornacchia grigia):

Specie CAP1 CAP2 Specie CAP1 CAP2

Capinera [S.atr] -0.97786 -0.19474 Passera d'Italia [P.ita] 0.92969 -0.00361

Fringuello [F.coe] -0.87518 0.12960 Balestruccio [D.urb] 0.74864 -0.26712

Cuculo [C.can] -0.75144 0.27178 Tortora dal collare [S.dec] 0.74352 -0.31220

Cinciarella [P.cae] -0.77024 -0.65599 Verzellino [S.ser] 0.61406 -0.16985

Cinciallegra [P.maj] -0.54903 -0.11934 Verdone [C.clo] 0.38005 -0.60471

Scricciolo [T.tro] -0.37517 -0.15779 Storno [S.vul] 0.42263 0.11313

Tortora selvatica [S.tur] -0.31039 -0.22260 Cornacchia grigia [C.nix] -0.01950 0.28869

23

L'ordinazione delle specie sembra quindi seguire un gradiente dalle specie tipiche dei boschi (a

sinistra nel grafico, con punteggio CAP1 negativo) a quelle che utilizzano gli ambienti urbani

(punteggio CAP1 positivo).

Le variabili ambientali che sono risultate più distintive sono elencate nella tabella sotto:

Variabile ambientale CAP1 CAP2 Variabile ambientale CAP1 CAP2

Dist. Boschi [d_urb] 0.73786 -0.12497 Pendenza, [slp] -0.58385 0.11615

Dist. Zone Naturali [d_nat] 0.53637 -0.28960 Dist. Retic. idrico prim. / frizione urbanizz. [i1urb]

-0.59037 -0.30872

Dist. Fiumi princ. / frizione naturali [i0nat]

0.06269 -0.15804 Dist. Zone Urb. Comp. [d_urc] -0.70624 -0.15855

Centroidi per la variabile DUSAF [dusf] (fattoriale)

Urbanizzato compatto [dusf1] 0.3531 0.88951 Boschi [dusf3] -0.7806 -0.12035

Urbanizzato leggero [dusf2] 0.4617 -0.31596 Aree naturali aperte [dusf4] -0.2773 -0.03816

Modello Lineare Generalizzato (GLM)

Per ogni punto d'ascolto è stato calcolato il CSI (Community Specialization Index) utilizzando la

formula modificata per dati di presenza/assenza. Sono state eliminate le specie presenti in un solo

punto, nonché le specie sicuramente in migrazione (per esempio, la Balia nera).

Nella seguente figura sono indicati i valori restituiti dall’applicazione del CSI nei diversi punti

d'ascolto; in verde i valori più elevati, in bianco e rosa quelli intermedi, in rosso mattone i punti con

i valori più bassi.

24

È stato prima verificato, mediante un boxplot, che i valori assunti dal CSI nei vari punti fossero normali (figura a sinistra). Dal grafico risultano presenti solo due outlier.

Anche le variabili esplicative, selezionate attraverso l'analisi delle coordinate principali, sono state

prima sottoposte a verifica di normalità. Quelle che non hanno superato il test, sono state

trasformate.

Le variabili trasformate sono state: distanza da ambienti naturali [d_nat], distanza da boschi

[d_bch], distanza dal reticolo idrico primario, con frizione urbanizzato [i1urb], pendenza [slp].

Nella figura sotto, per esempio, viene mostrato il boxplot della variabile d_nat (distanza dagli

ambienti naturali), prima e dopo la trasformazione mediante radice quadrata.

boxplot della variabile d_nat

boxplot della variabile trasformata

Il risultato della regressione con tutte le variabili è il seguente:

Estimate Std. Error t value Pr(>|t|)

(Intercept) 1.239e+00 1.345e-01 9.208 8.24e-16 ***

dusf2 -7.935e-02 9.165e-02 -0.866 0.3882

dusf3 5.018e-02 1.255e-01 0.400 0.6900

dusf4 -5.511e-02 1.046e-01 -0.527 0.5992

sqrt(d_nat) -4.767e-04 1.171e-02 -0.041 0.9676

i0nat 9.715e-05 1.193e-04 0.814 0.4170

sqrt(d_bch) -8.222e-03 1.024e-02 -0.803 0.4237

sqrt(slp) -1.120e-02 2.935e-02 -0.382 0.7034

d_urc 4.800e-04 2.025e-04 2.370 0.0193 *

sqrt(i1urb) 3.232e-03 7.463e-03 0.433 0.6656

---

AIC: 106.22

25

Molte delle variabili non risultano comunque significative; inoltre, l'analisi delle diagnostiche di

regressione (vedi figure seguenti) mostra un leverage point.

Una volta tolto il punto d'ascolto che creava il leverage e, visto il numero elevato di variabili non

significative, è stata effettuata una analisi stepwise (backward), in modo da selezionare il modello

significativo. Per la rimozione è stato utilizzato il punteggio ottenuto dall'AIC (Akaike Information

Criterion), come riporta la seguente tabella.

Step Variabili rimosse Df Deviance Resid.Df Resid.Dev AIC

1 127 14.62055 104.24444

2 -dusf 3 0.227758210 130 14.84831 100.36216

3 -sqrt(d_nat) 1 0.000057506 131 14.84837 98.36269

4 -sqrt(i1urb) 1 0.020140058 132 14.86851 96.54839

5 -sqrt(slp) 1 0.030726684 133 14.89923 94.83122

6 -i0nat 1 0.029451852 134 14.92869 93.10177

26

Il risultato della regressione finale è il seguente:

Estimate Std. Error t value Pr(>|t|)

(Intercept) 1.2935793 0.0695095 18.610 <2e-16 ***

sqrt(d_bch) -0.0130736 0.0066724 -1.959 0.0521 .

d_urc 0.0003679 0.0001628 2.259 0.0255 *

Il modello indica che il valore medio assunto dal CSI è di 1,29, con elevata significatività. Le restanti

variabili selezionate, che influenzano il modello in maniera significativa, sono la distanza dai boschi

(in cui è utilizzata la radice quadrata) e la distanza dall'urbanizzato chiuso.

Questo risultato porta alle seguenti considerazioni:

l'elevata significatività dell'intercetta si spiega con il fatto che, mediamente, la selezione

dei punti è avvenuta in zone con estensione e variabilità ambientale ridotta. Questa

considerazione spiega anche l'esclusione dal modello delle variabili dusaf, già al secondo

step e conferma quanto ottenuto dall'analisi delle Coordinate Principali;

la distanza dai boschi e l'urbanizzato compatto sono risultati significativi, ma con segno

opposto: negativo i boschi e positivo l'urbanizzato. Questo fatto è concordante con il

gradiente trovato nell'analisi delle coordinate principali, con un trend da bosco ad

urbanizzato. Infatti, il valore negativo della variabile d_bch indica che all'aumentare della

distanza dai boschi il valore del CSI si riduce; viceversa, nell'allontanamento

dall'urbanizzato, il valore aumenta.

Riapplicando il semplice modello ottenuto (in GRASS, con funzione mapcalc: r.mapcalc 'model1=

1.2937793 -0.0130736*sqrt(dst2bosc.fchi * 1.0) + 0.0003679*(dst2urbchi.furb *1.0)'), possiamo

verificare le considerazioni appena fatte, come evidenziato nelle figure seguenti.

Le aree rosse sono quelle che presentano un CSI più basso (quindi maggiore presenza di specie

generaliste) mentre in verde sono indicati i settori che hanno una maggior presenza di specie

specialiste (ambienti più naturali).

Di seguito sono presentate le elaborazioni relative ai tre macro-settori di progetto.

27

Settore F. Adda e F. Brembo:

Settore F. Brembo e F. Serio:

Settore F. Serio e F. Oglio:

28

Linee di passaggio obbligato

Attraverso il modello ottenuto, è possibile individuare le linee di passaggio obbligato, che

identifichino idealmente i varchi di connessione tra ambienti ad alta naturalità, utilizzabili dalla

fauna quali corridoi ecologici.

Le funzioni di costo anisotropico possono essere impiegate per elaborare il percorso ideale per

passare da un punto all'altro. In questo caso, si deve trasformare il modello ottenuto in modo che

le zone con più basso CSI siano evitate e quelle con valori più alti siano favorite negli spostamenti.

In pratica il modello deve “rendere” la maggior facilità di un animale nel muoversi in un ambiente

naturale (con CSI più alto) rispetto a quanto possa fare in ambienti artificiali.

Il primo passo è l'elaborazione di un “modello digitale del terreno”, in cui le zone urbanizzate sono

i picchi e le aree naturali le valli, effettuato mediante il calcolo: Y 1/X * 1000, dove X è il valore

assunto per ogni pixel dal CSI. Nell'immagine sotto è mostrato il modello 3D, visto da ovest verso

est, in cui il picco centrale è l'area di Bergamo. I fiumi principali sono rappresentati in blu.

Per ogni varco sono stati digitalizzati 6 ipotetici punti di partenza/arrivo: 3 ad ovest del varco e 3 a

est dello stesso, posti rispettivamente a nord, al centro e a sud dell’asse orizzontale teorico

dell’ambito di analisi sottoposto a indagine.

L'applicazione degli algoritmi di minor costo ha così portato alla definizione delle linee di

passaggio, riportate nelle immagini successive. Il calcolo è stato fatto sia per il passaggio ovest-est

che per quello est-ovest. I passaggi sono indicati per una maggior chiarezza con colori diversi:

29

verde scuro (ovest-est) e verde chiaro (est-ovest) benché non vi siano sono differenze di

importanza tra le due direzioni che seguono.

I punti gialli mostrano i punti di partenza e arrivo del varco. Il colore di sfondo mostra il punteggio ottenuto dal CSI nel modello elaborato (codice dei colori: scala da nero a verde, passando per il giallo)

Le mappe relative all’applicazione dei cammini di minor costo ai singoli ambiti primari di progetto

sono singolarmente presentate nell’Allegato 1 alla presente relazione.

Esempio di elaborazione di cammini minimi tra i punti individuati per il varco mostrato nella figura precedente

30

1.2 Conclusioni analisi avifauna

L'indagine condotta sull'avifauna porta ad alcuni spunti di riflessione relativamente alle

caratteristiche ambientali della fascia del pianalto bergamasco. La comunità ornitica è

caratterizzata da un'elevata uniformità, causata da una bassa varietà ambientale dovuta

all'espansione edilizia, con scarsa presenza di zone diversificate ad alta naturalità; i contesti a

maggiore biodiversità risultano tra loro disgiunti, interessando il territorio incluso nell’area di

studio di Arco Verde solo a tratti, in corrispondenza delle aste fluviali e dei rilievi collinari. A

conferma di questo dato si evidenzia come delle 97 specie identificate come potenzialmente

nidificanti nel territorio in esame, solo la metà di queste sia stata censita nel corso dell’indagine di

dettaglio, tramite punti d’ascolto, condotta all’interno dei nove ambiti primari di progetto.

Le aree con una maggior qualità ambientale, in cui risulta mediamente più elevato il rapporto tra

specie teoricamente attese e specie osservate, sono risultate essere le formazioni boschive,

mentre i settori agricoli residui non emergono qualitativamente, ma risultano essere neutri

rispetto ai gradienti ambientali proposti, con valori degli indici simili all'urbanizzato estensivo.

Il ridotto valore ecologico mostrato in maniera sostanzialmente omogenea da tutti gli ambienti

aperti naturali e semi-naturali censiti (prati stabili e aree agricole), costituisce un preoccupante

segnale circa lo stato di conservazione di questi biotopi. Tale evidenza risulta ancor più notevole in

quanto derivata da analisi relative a una classe, come gli uccelli, dotata di alta vagilità e capace

quindi in linea teorica di occupare tutte le aree ambientali potenzialmente aventi condizione

idonee. Particolarmente eloquente riguardo al pessimo status di conservazione degli agro-sistemi

dell’alta pianura bergamasca appare la situazione di specie focali per questi biotipi, quali Averla

piccola, Allodola e Saltimpalo, comuni fino a qualche decennio fa ed oggi ridotte a presenze

localizzate se non addirittura estinte su scala locale.

31

2 MESOMAMMIFERI

Le ricerche di campo sulla mammalofauna, condotte nell’ambito dello Studio Arco Verde, si sono

concentrate sulla raccolta mirata di informazioni puntuali funzionali principalmente alla verifica di

due aspetti legati alla distribuzione e alle possibilità di spostamento dei mammiferi di media

dimensione all’interno, o nelle immediate vicinanze, degli ambiti primari e secondari di progetto:

- l’utilizzo da parte della fauna di varchi residuali, in particolare in presenza di corridoi ecologici

caratterizzati dalla presenza di “colli di bottiglia” e/o interessati dalla presenza di elementi

infrastrutturali di frammentazione;

- la presenza di specie focali in contesti di elevato valore naturalistico completamente o

parzialmente disgiunti, a livello ecologico, dal “macro-settore verde” costituito dai contrafforti

collinari prealpini in effettiva reciproca continuità tra loro e con il sistema alpino.

Scoiattolo comune Sciurus vulgaris

Il monitoraggio ha interessato tutti gli ambiti primari di progetto, oltre agli ambiti secondari B, D, G

e H, identificati in fase di stesura del progetto quali varchi di specifico interesse per la

mammalofauna. I dati di presenza raccolti si riferiscono al territorio ricompreso entro gli ambiti di

progetto o i settori limitrofi (buffer indicativo di circa 500 metri dai confini dell’ambito).

32

Le indagini sono state realizzate in primis attraverso un monitoraggio sperimentale condotto con

l’ausilio di trappole fotografiche Scoutguard SG550M. Questi strumenti grazie alla presenza di un

sensore passivo di movimento a infrarossi (PIR), altamente sensibile, sono in grado di attivarsi al

passaggio di animali, anche di piccole dimensioni, scattando fotografie ad alta risoluzione.

Particolarmente rilevante al fine del monitoraggio della mammalofauna è la presenza in questi

strumenti di specifici LED infrarossi integrati che, fungendo da flash “invisibile” (in quanto gli

infrarossi non sono percepiti dai mammiferi oggetto di studio), consentono di acquisire immagini

nitide anche durante le ore notturne, senza recare alcun disturbo agli individui foto-trappolati.

In ogni ambito d’indagine è stata eseguita almeno una sessione di foto-trapolaggio, per un periodo

minimo di 20 notti/ambito, in primavera/estate (stagioni 2013/2014). In alcuni casi la sessione è

stata ripetuta per problemi relativi al funzionamento dello strumento o per il furto dello stesso da

parte di ignoti.

Fototrappola Scoutguard opportunamente nascosta alla base di un albero

La scelta del sito in cui collocare la trappola è ricaduta su due tipologie di ambienti:

- ambienti ad elevata naturalità, posti in settori parzialmente o totalmente disgiunti dalla matrice

verde costituita dal settore collinare prealpino, caratterizzati da un discreto/elevato sviluppo

territoriale;

- settori verdi residuali, anche di dimensioni limitate, posti lungo i corridoi ecologici oggetto di

indagine, con particolare riferimento a varchi a sezione ristretta e/o passaggi minimi.

33

La prima categoria descritta risponde all’esigenza di valutare la presenza di fauna all’interno dei

tre principali settori verdi pedecollinari presenti lungo l’Arco Verde, corrispondenti ai sistemi

collinari “isolati” del Monte Canto, dei colli di Bergamo e del Monte Tomenone. Tali aree si

configurano infatti quali possibili core-areas nel quadro di Arco Verde e della rete ecologica

provinciale, potenzialmente in grado si garantire non solo il passaggio della fauna ma anche di

fungere da aree sorgente di biodiversità, sostenendo lo sviluppo di meta-popolazioni vitali.

La seconda tipologia di ambienti in cui sono state collocate le foto-trappole è stata proposta per

verificare l’effettivo transito di fauna in aree valutate quali possibili passaggi obbligati o potenziali

stepping-stones poste lungo i corridoi ecologici oggetto di studio. Si fa riferimento in particolare

alla presenza di varchi residuali minimi a sezione ridotta, quali viadotti stradali o fasce riparie di

corsi d’acqua inclusi nella matrice urbana. Presso i varchi di questa seconda categoria l’indagine è

sempre stata condotta senza l’ausilio di esche alimentari, per non determinare un’innaturale

densità di animali che risultasse non rappresentativa del loro effettivo utilizzo da parte della fauna

selvatica. In alcuni casi nelle core-areas invece, a seguito di una prima sessione di monitoraggio

ritenuta non soddisfacente, è stato eseguito un secondo rilievo con l’utilizzo di modiche quantità

di esche alimentari (granaglia, frutta a guscio e cibo secco per gatti) volto alla “cattura” delle

specie più elusive e/o più difficili da fotografare a causa delle loro abitudini etologiche o della

bassa densità di popolazione (es: Scoiattolo comune).

Sono inoltre stati eseguiti una serie di sopralluoghi (almeno 1 rilievo per ambito in periodo estivo,

nel corso del biennio 2013/2014) volti all’osservazione diretta o alla ricerca di segni di presenza

delle diverse specie, quali feci e/o orme (Corbet e Ovenden, 1985), attraverso un controllo degli

ambienti maggiormente vocati alla presenza di fauna selvatica.

Orma di Cinghiale, rinvenuta durante un sopralluogo nei pressi dell’ambito primario 9

34

A queste ricerche è stata infine affiancata una raccolta di dati relativi al ritrovamento di carcasse di

mammiferi investiti lungo la rete stradale presente sul territorio interessato da Arco Verde .

Stante la scarsa probabilità di acquisire un numero di dati statisticamente significativo questo

monitoraggio è stato realizzato in forma standardizzata (minimo 2 controlli per ambito a distanza

di un mese, nel corso dell’estate 2014) unicamente negli ambiti in cui vi fossero infrastrutture

viarie a elevato carico di traffico, poste a costituire un’effettiva e continua barriera ecologica tra

settori ad elevata naturalità (per complessivi 6 transetti). Nel corso dei rilievi le carcasse rinvenute

venivano rimosse dal piano stradale per evitare il possibile riconteggio nel corso di sessioni

successive. Questi dati sono stati integrati con osservazioni non coordinante di animali vittime di

road-killing raccolte nel corso degli altri monitoraggi eseguiti.

Alla costruzione del data-set relativo al ritrovamento di mammiferi investiti ha notevolmente il

prezioso contribuito offerto dalla Polizia Provinciale di Bergamo, che ha gentilmente messo a

disposizione il proprio archivio, relativo ai recuperi di fauna selvatica eseguiti nel quinquennio

2009-2014.

Resti di uno Scoiattolo comune, investito sulla SS470, nei pressi dell’ambito primario 5

L’integrazione di tutti i dati raccolti sul campo con le informazioni bibliografiche, ha permesso di

definire la check-list di riferimento per l’area di indagine. Sul territorio interessato dal progetto

Arco Verde sono risultate presenti 12 specie di meso-mammiferi, di cui tre di origine alloctona

(Silvilago, Procione e, seppur introdotto in epoca storica, Coniglio selvatico).

Per il Procione il dato raccolto (un individuo investito sulla SP342 osservato in data 17/08/2014)

costruisce una delle osservazioni più settentrionali della specie mai registrate in provincia.

35

Non “effettivamente” autoctone sono da ritenersi anche le popolazioni di Cinghiale presenti sui

primi contrafforti prealpini, la cui comparsa, avvenuta nel corso degli ultimi decenni, è più che

verosimilmente dovuta a rilasci illegali a fini venatori d’individui di origine ignota, probabilmente

appartenenti a diversi ceppi genetici.

Ordine Specie Direttive

comunitarie

Categoria IUCN

pop. italiana

Priorità di conservazione

regionale Nome comune Nome scientifico

Insettivori Riccio europeo

occidentale Erinaceus europaeus / LC 4

Lagomorfi

Coniglio selvatico Oryctolagus cuniculus / NA /

Lepre comune Lepus europaeus / LC 4

Silvilago Sylvilagus floridanus / NA /

Roditori Scoiattolo comune Sciurus vulgaris / LC 8

Carnivori

Volpe Vulpes vulpes / LC 3

Faina Martes foina / LC 6

Tasso Meles meles / LC 6

Procione Procyon lotor / NA /

Artiodattili

Cinghiale Sus scrofa / LC 4

Capriolo Capreolus capreolus / LC 6

Cervo Cervus elaphus / LC 6

Legenda: Categoria IUCN: LC Minor preoccupazione, NA Non Applicabile.

Tutte le 9 specie autoctone censite godono di uno stato di conservazione favorevole su scala

nazionale. A livello regionale è attribuito uno status di conservazione prioritario unicamente ad

una specie: lo Scoiattolo comune (punteggio uguale o superiore a 8). Nessuna delle specie

osservate è inserita negli allegati II e IV della Direttiva Comunitaria Habitat.

Nel corso delle indagini di campo è stata inoltre rilevata la presenza nel territorio di studio di

alcuni mammiferi di piccole dimensione quali Ratto nero (Rattus rattus), Ratto delle chiaviche

(Rattus norvegicus), Ghiro (Glis glis), Donnola (Mustela nivalis), Moscardino (Muscardinus

avellanarius), Topo selvatico (Apodemus sylvaticus), Soricidae sp. e Plecotus sp. Da segnalare

infine come l’indagine non abbia portato all’osservazione di due specie alloctone, Nutria

(Myocastor coypus) e Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis), le cui più recenti segnalazioni in

provincia di Bergamo lambiscono il settore meridionale del territorio interessato da Arco Verde.

La seguente tabella di sintesi presenta il quadro complessivo delle specie di meso-mammiferi

rilevate in ogni settore di analisi. Per ogni ambito indagato sono evidenziate le specie rinvenute

attraverso le tre distinte tecniche di monitoraggio utilizzate: il fototrappolaggio (tecnica 1),

36

l’osservazione diretta e/o il riscontro di segni di presenza (2) e il ritrovamento di individui investiti

sulla rete stradale (3). Per quanto concerne quest’ultima metodologia i dati contrassegnati con un

asterisco si riferiscono unicamente a informazioni tratte dall’archivio degli interventi di recupero di

fauna selvatica operati dalla Polizia Provinciale di Bergamo nell’ultimo quinquennio.

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P1

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5 2 x

3 x x* x*

P2

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P3

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3 x

SB

1 x

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1 x x

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SG

1 x x

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3 x* x* x* x* x*

SH

1 x x x x x

6 2 x x

3 x

37

I dati di sintesi evidenziano una buona distribuzione delle specie sul territorio, in particolare di

Riccio europeo, Volpe, Faina, Tasso e Capriolo. Più localizzati i Lagomorfi, con maggior presenza

del Silvilago nel settore occidentale della provincia e del Coniglio selvatico in quelli centrale e

orientale (in particolare lungo l’asta fluviale del Serio); rara la Lepre, che sembra non avere

popolazioni vitali entro l’area di studio: le uniche 2 osservazioni dirette si riferiscono infatti ad

individui oggetto di rilascio a scopo venatorio (dotati di targhe auricolari).

Discreta anche la diffusione dello Scoiattolo comune, osservato in tutti e tre i macrosettori di

indagine. Pochi invece i dati relativi al Cinghiale le cui popolazioni sembrano al momento

confinate, dalle abitudini etologiche della specie e dalla pressione venatoria, ai boschi della fascia

collinare prealpina.

2.1 Approfondimento monitoraggio foto-trappole

Di seguito si riportano in dettaglio i dati relativi alle specie censite con l’utilizzo di foto-trappole

all’interno dei 13 ambiti oggetto di indagine.

Ambito Tipologia Esca N. specie Specie foto-trappolate

P1 Corridoio ecologico/core area no 2 Volpe, Faina

P2 Corridoio ecologico/core area si 5 Riccio europeo, Scoiattolo comune, Volpe, Faina,

Tasso

P3 Stepping-stone si 0

P4 Stepping-stone no 1 Riccio europeo

P5 Varco minimo (viadotto) no 2 Volpe, Faina

P6 Stepping-stone no 3 Riccio europeo, Coniglio selvatico, Volpe

P7 Corridoio ecologico/core area si 0

P8 Varco minimo no 0

P9 Varco minimo (viadotto) no 2 Volpe, Faina

SB Varco minimo (viadotto) no 1 Volpe

SD Varco minimo (viadotto) no 2 Volpe, Faina

SG Corridoio ecologico/core area si 2 Riccio europeo, Capriolo

SH Corridoio ecologico/core area si 5 Riccio europeo, Scoiattolo comune, Volpe, Faina,

Coniglio selvatico

Per ogni ambito si riportano inoltre le coordinante in gradi decimali di posizionamento delle

fototrappole e una descrizione sintetica del contesto ambientale in cui sono state poste.

Ambito Coord. X Coord. Y Descrizione sito

P1 45.723632° 9.455135° Fascia arboreo-arbustiva a margine di un’area agricola, versante occidentale

monte Canto

P2 45.723213° 9.541614° Bosco di latifoglie, versante orientale monte Canto

P3 45.727573° 9.587670° Scarpata fluviale Brembo, con neoformazione boschiva a prevalenza di Robinia

P4 45.716811° 9.605276° Scarpata torrente Quisa, con cortina arboreo-arbustiva

P5 45.729944° 9.646877° Viadotto stradale torrente Quisa, sotto SS470

P6 45.728001° 9.719653° Filare arboreo-arbustivo ricompreso tra prati da sfalcio, area ex-Zopfi

P7 45.732336° 9.746172° Radura a margine boschivo versante occidentale Monte Bastia

P8 45.696223° 9.837937° Scarpata torrente Tadone con boscaglia

P9 45.641440° 9.907551° Viadotto stradale sotto SP91

SB 45.734278° 9.487772° Viadotto stradale sotto SS342 (chiuso con cancellata)

SD 45.734705° 9.627995° Viadotto stradale torrente Rigos, sotto SS470

SG 45.727515° 9.758979° Bosco di latifoglie versante nord-orientale monte Bastia

SH 45.676588° 9.773332° Bosco di latifoglie monte Tomenone

39

Il monitoraggio con fototrappole ha permesso di censire 7 delle 12 specie complessivamente

rilevate sul territorio, confermandosi quale tecnica d’indagine della mammalofauna

particolarmente efficace, in particolare per specie presenti con discrete densità.

La specie più fototrappolata è stata la Volpe (fotografata in 9 ambiti su 13), seguita dalla Faina (6

ambiti) e dal Riccio europeo (5 ambiti).

Un solo contatto per Capriolo e Tasso, nessuno per Cinghiale, Lepre e Silvilago.

Tutte le specie sono state foto-trappolate in orario notturno, ad eccezione di Coniglio selvatico e

Scoiattolo comune, a conferma dell’attitudine della fauna a muoversi nelle ore notturne, in

particolare in contesti a forte disturbo antropico.

Sebbene lo scarso numero di dati non permetta alcuna inferenza statistica significativa si evidenzia

come specie a discreta/elevata mobilità e tendenzialmente antropofile quali Volpe e Faina,

risultino usare in maniera regolare i viadotti presenti lungo la rete stradale sita nell’area

monitorata. In questi siti, il tasso di presenza/assenza, rilevato per queste due specie è infatti

maggiore che in ambiti “aperti” (con o senza uso di esca alimentare), ad apparente conferma

dell’utilizzo “attivo” dei varchi da parte di questi carnivori. Differente è la situazione del Riccio

europeo che presenta un tasso di cattura decisamente inferiore presso i varchi rispetto alle altre

aree. Questa evidenza potrebbe essere riconducibile alla minor mobilità su ampia scala di questa

specie e ad una sua minor capacità/necessità di utilizzo dei varchi. Sul mancato utilizzo dei varchi

da parte del Riccio europeo potrebbe inoltre influire l’apparente maggior densità osservata in

questi contesti per specie sue potenziali predatrici.

Tasso di presenza/assenza relativo alle tre specie più rilevate

Specie

Varco minimo con viadotto N. 4

Corridoio ecologico/core area o stepping-stone

senza esca alimentare. N. 3

con esca alimentare N. 5

tutti. N. 8

Siti di presenza

% sul totale

Siti di presenza

% sul totale

Siti di presenza

% sul totale

Siti di presenza

% sul totale

Volpe 4 100% 2 66% 2 40% 4 50% Faina 3 75% 1 33% 2 40% 3 37,5%

Riccio europeo 0 0% 2 66% 3 60% 5 62,5

I movimenti osservati per Volpe e Faina attraverso i varchi sembrano avere per lo più carattere

pendolare su scala giornaliera, con le specie che sono state fotografate in più occasioni compiere il

percorso in andata e ritorno nella stessa notte. Questa evidenza sembra suggerire come questi

40

passaggi siano associati all’attività di questi animali entro il loro home-range abituale più che a

movimenti dispersivi. La presenza stabile di individui nei pressi dei varchi e lungo i corridoi di

connessione rappresenta comunque per queste specie una garanzia circa la conservazione di un

flusso genetico tra le diverse aree naturali poste ai vertici di queste linee residue di connettività.

Nessuna altra specie di meso-mammiferi è stata osservata utilizzare i viadotti stradali.

Per Tasso e ungulati tale evidenza è ovviamente influenzata da ragioni densità-dipendenti, oltre

che certamente per la minor antropofilia di questi animali. Non è da escludere inoltre che la

struttura dei varchi risulti poco gradita a questi animali per ragioni etologiche. Sarebbe comunque

auspicabile, per una miglior comprensione delle dinamiche che interessano i varchi, lo sviluppo di

un programma di monitoraggio sul lungo periodo, che potrebbe consentire di rilevare un utilizzo,

anche solo occasionale, da parte di un maggior numero di specie, riconducibile a singoli eventi di

dispersione.

Rilevante il dato relativo all’assenza di fauna selvatica per alcuni siti (ambiti primari 3 e 7)

nonostante l’utilizzo di esche alimentari e l’apparente continuità delle aree monitorate con settori

di elevato interesse naturalistico (rispettivamente l’asta fluviale del Brembo e i boschi del Monte

Bastia). In entrambi i casi gli ambienti indagati risultano composti da habitat marginali e

semplificati, a forte ingerenza antropica, contraddistinti dalla presenza di neoformazioni boschive

a predominanza di vegetazione alloctona (Robinia pseudoacacia). Queste aree sono

probabilmente disertate dalla fauna selvatica in quanto offrono scarse risorse trofiche rispetto a

limitrofi ambienti con presenza di biocenosi più strutturate e minor disturbo antropico diretto.

Questo dato appare importante per la valutazione della reale permeabilità ecologica del territorio:

aree marginali “verdi” come quelle descritte infatti, sebbene non presentino al loro interno

barriere ecologiche “concrete” possono costituire, se sviluppate su vaste estensioni o in settori

strategici, una limitazione alla reale continuità distributiva delle comunità faunistiche.

Nel corso del monitoraggio condotto con foto-trappole, oltre alle specie sopraelencate, sono stati

fotografati anche alcuni mammiferi di piccola taglia, quali esemplari di Apodemus sp. e Rattus sp.,

e diverse specie di avifauna (Fagiano, Colombaccio, Fringuello, Merlo, Tordo bottaccio, Pettirosso,

Cornacchia grigia, Airone cenerino e Martin pescatore).

41

Fauna domestica

Particolarmente elevato è infine il dato relativo alla foto-cattura di animali domestici, come

riportano i dati di sintesi presentati nella seguente tabella.

Ambito Tipologia Esca Elenco specie P1 Corridoio ecologico/core area no Gatto P2 Corridoio ecologico/core area si Gatto, Cane P3 Stepping-stone si Cavallo P4 Stepping-stone no Gatto P5 Varco minimo (viadotto) no Gatto P6 Stepping-stone no Gatto, Cane P7 Corridoio ecologico/core area si

P8 Varco minimo no Gatto, Cane P9 Varco minimo (viadotto) no Gatto, Cane SB Varco minimo (viadotto) no

SD Varco minimo (viadotto) no Gatto SG Corridoio ecologico/core area si

SH Corridoio ecologico/core area si Gatto, Cane

La specie più rilevata, con la presenza anche di più individui per sito (fino a 5) è il Gatto, censito in

9 ambiti su 13, spesso in orario notturno. 5 le osservazioni di Cani, queste sempre in orario diurno.

Cani e gatti, presenze abituali nei boschi

Se la presenza di questi animali in ambiti strettamente periurbani appare scontata, risulta invece

rilevante la loro osservazione stabile in contesti a maggiore naturalità, come i consorzi boschivi, e

l’elevata concentrazione di individui in presenza dei viadotti stradali (evidentemente utilizzati per

muoversi sul territorio anche dagli animali domestici). Si tratta infatti di presenze che possono

ridurre la reale permeabilità ecologica di varchi e corridoi, come conseguenza di probabili

42

fenomeni di predazione diretta (sulla piccola fauna) o quale elemento di disturbo per le specie più

sensibili (ungulati).

Interessante osservazione di una Volpe, una Faina ed un Gatto che utilizzano, nell’arco di poche ore, il medesimo viadotto per spostarsi sul territorio

43

2.2 Approfondimento road-killing

Il monitoraggio standardizzato condotto attraverso il controllo sistematico (2 uscite consecutive

realizzate a distanza di 30 giorni) di 6 transetti stradali predefiniti posti in altrettanti ambiti primari

e secondari di progetto per la ricerca di animali vittime di road-killing, sebbene appositamente

individuati in corrispondenza di siti ad elevata criticità, ha consentito l’acquisizione di un limitato

numero di dati, come evidenziato dalla seguente tabella di sintesi. Nell’ultima colonna della

tabella sono elencate le ulteriori specie rinvenute investite negli ambiti monitorati al di fuori dei

transetti standard.

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P1 Villa d'Adda SP169 515 Riccio europeo 1

P2 Ambivere, Mapello SS342 330 Riccio europeo 1

Procione Silvilago 1

P6 Villa di Serio, Alzano

Lombardo SP35 1.200

Riccio europeo 2 Faina

Coniglio selvatico 4

P9 Castelli Calepio SP91 630 Riccio europeo 1

SB Pontida, Cisano

bergamasco SS342 570 Riccio europeo 3 Volpe; Scoiattolo comune

SD Sorisole, Almè SS470 250 Tasso 1

Volpe Riccio europeo 1

Questo riscontro non è imputabile ad un’assenza di mortalità della fauna sulla rete stradale, ma ad

una serie di fattori che riducono la reale possibilità di quantificare in maniera efficace il fenomeno.

Le carcasse dei mammiferi infatti, oltre ad essere caratterizzate da un rapido degrado, sono spesso

rimosse attivamente dalla carreggiata da Servizi Pubblici preposti per ragioni sanitarie (in

particolare le specie di maggiori dimensioni, quali gli ungulati) o da specie necrofaghe, quali

Corvidi e Carnivori.

È inoltre opportuno ricordare che un dato ricavato dal ritrovamento di carcasse sulle strade

rappresenta sicuramente una sottostima del reale numero di animali coinvolti in incidenti letali,

vista la concreta possibilità che un numero significativo di individui non muoia nelle immediate

contingenze dell’impatto.

44

Una Faina ed un Riccio europeo, vittime di road-killing

Al netto delle premesse di cui sopra, un quadro di insieme di maggior significatività inerente

questa criticità è fornito dall’analisi dei dati ricavati dall’archivio degli interventi di recupero di

fauna selvatica ferita o deceduta sulla rete stradale operati dalla Polizia Provinciale di Bergamo nel

quinquennio 2009-2014, all’interno dei confini dei comuni interessati dagli ambiti primari e

secondari di Arco Verde.

Specie N. esemplari % sul totale dei meso-mammiferi recuperati

Capriolo 33 32%

Tasso 25 24%

Volpe 23 22%

Silvilago 5 5%

Cinghiale 4 4%

Lepre comune 4 4%

Riccio europeo 3 3%

Cervo 2 2%

Coniglio selvatico 2 2%

Faina 2 2%

Scoiattolo comune 1 1%

Particolarmente rilevante appare il dato del Capriolo, con ben 33 esemplari ritrovati.

Estremamente interessanti anche due recuperi di carcasse di Cervo, che confermano le sempre più

frequenti “incursioni” di individui di questa specie dai versanti alpini verso la pianura (Febbraio

2011, sulla SS479 in comune di Sorisole, ambito secondario SD di progetto e Marzo 2014, sulla

SP35 in comune di Villa di Serio, a cavallo tra gli ambiti primari 6 e 7).

Meno indicativi i dati di recupero legati ai mammiferi di piccola taglia, per i quali, in assenza di

specifiche segnalazioni, non è di norma effettuato il recupero delle carcasse.

45

Un quadro di dettaglio della distribuzione dei recuperi effettuati dalla Polizia Provinciale all’interno

dei comuni Arco Verde è presentato nella seguente tabella. Le specie evidenziate in rosso indicano

il ritrovamento di carcasse in corrispondenza di infrastrutture stradali direttamente incluse nei

confini dei singoli ambiti di progetto (indicazione fornita solo per i dati in archivio indicanti in

modo preciso la localizzazione del sito in cui è stato effettuato il recupero).

Sito Comune di ritrovamento Specie P1 Villa d'Adda Tasso; Volpe

P2

Ambivere Tasso; Volpe Barzana Tasso Mapello Volpe

Palazzago Capriolo, Lepre comune, Silvilago, Tasso, Volpe

P3

Almenno San Bartolomeo Tasso; Volpe Barzana Tasso

Brembate sopra Tasso Mapello Volpe

P4

Bergamo Capriolo, Coniglio selvatico, Faina, Lepre comune, Silvilago, Riccio europeo,

Tasso, Volpe Paladina Lepre comune, Scoiattolo comune

Valbrembo Capriolo

P5

Bergamo Capriolo, Coniglio selvatico, Faina, Lepre comune, Silvilago, Riccio europeo,

Tasso, Volpe Ponteranica Tasso

Sorisole Capriolo, Cervo, Tasso

P6 Alzano Lombardo Capriolo, Cinghiale, Faina, Coniglio selvatico, Tasso, Volpe

Ranica Capriolo

P7

Alzano Lombardo Capriolo, Cinghiale, Faina, Coniglio selvatico, Tasso, Volpe Nembro Capriolo, Volpe, Tasso

Villa di Serio Cervo, Lepre comune, Volpe

P8

Cenate sopra /

Cenate sotto Riccio europeo Gorlago /

Trescore Balneario Capriolo, Cinghiale, Tasso, Volpe P9 Castelli Calepio /

SB Cisano Bergamasco Capriolo, Tasso

Pontida Capriolo, Tasso SD Sorisole Capriolo, Cervo, Tasso

SG Nembro Capriolo, Volpe, Tasso

Villa di Serio Cervo, Lepre comune, Volpe

SH

Albano Sant’ Alessandro Volpe Brusaporto /

Montello /

Nel corso del monitoraggio sulla rete stradale oltre ai meso-mammiferi, sono state rinvenute le

carcasse di altri taxa di vertebrati terrestri quali piccoli mammiferi, anfibi, rettili e uccelli, a

conferma dell’esistenza di una significativa presenza di mortalità da road-killing anche per questi

gruppi.

46

2.3 Conclusioni analisi mesomammiferi

Le analisi svolte compongono un interessante quadro circa la presenza di mesomammiferi sul

territorio Arco Verde. Le specie più comuni e generaliste mostrano infatti una distribuzione

sostanzialmente continua, con popolazioni che si sviluppano sovente fino a ridosso delle aree

urbane. Si tratta di una realtà che, per quanto consenta la conservazione per queste specie di

flussi genetici tra le aree a maggiore naturalità, espone gli animali ad una serie di criticità, quale il

fenomeno del road-killing ben illustrato nel presente lavoro. È evidente come in questo contesto

la corretta progettazione di interventi di ricucitura ecologica debba svilupparsi non solo in ottica di

incremento netto della permeabilità della matrice territoriale, ma anche di salvaguardia

dell’incolumità degli animali che vivono e si spostano lungo i corridoi ed i varchi.

La verifica dell’effettivo utilizzo dei varchi esistenti da parte di alcune specie (Volpe e Faina su

tutte) costituisce un’importate conferma della presenza di corridoi ecologici “attivi”, fornendo

un’indicazione robusta circa il significato conservazionistico di queste linee residue di connettività,

che devono essere difese (e se possibile ampliate) anche in presenza di passaggi minimi.

Positivo è anche il riscontro sui settori collinari disgiunti dal contesto prealpino (Monte Canto, Colli

della città di Bergamo e monte Tomenone) di comunità faunistiche articolate; questi territori

costituiscono infatti strategiche source-areas per la conservazione e l’espansione dei meso-

mammiferi nella fascia dell’alta pianura. Difficile tuttavia stabilire se la presenza di queste

comunità sia legata alla sopravvivenza di meta-popolazioni relitte, insediatesi in detti contesti

prima dei processi di frammentazione territoriale che ne hanno determinato il progressivo

isolamento, o se sia effettivamente determinata, o anche solo sostenuta, dall’attuale presenza di

flussi faunistici con la source-area prealpina. Favorevole a quest’ultima tesi risulta la recente

espansione del Capriolo sui colli di Bergamo, distretto dove la specie non era presente fino agli

anni ultimi decenni. Di indice contrario il dato riguardante la distribuzione del Cinghiale, specie in

fortissima espansione in ambito prealpino, dove presenta densità notevoli, ma non accertata in

modo stabile in nessuno dei tre settori collinari disgiunti; questo riscontro di per se positivo stante

la problematicità della specie, potrebbe essere sintomatico dell’assenza allo stato attuale di valide

linee di connettività tra le core-ares sopra elencate, almeno per quanto concerne le specie ad

attitudine meno antropofila.

47

3) ANFIBI

Nell’ambito del progetto Arco Verde sono state effettuate, nel corso del biennio 2013-2014,

alcune uscite di monitoraggio indirizzate alla raccolta di dati relativi alla presenza di anfibi negli

ambiti secondari A, C e F. In tali ambiti, identificati in fase di stesura del progetto quali strategici

per la conservazione dell’erpetofauna nel contesto territoriale di riferimento, le osservazioni si

sono focalizzate sulla comprensione delle criticità vigenti a carico delle diverse specie di anfibi

censite e dei loro habitat riproduttivi. Questa analisi è risultata direttamente funzionale allo

sviluppo delle proposte progettuali, definite con l’obiettivo di favorire la conservazione e la

valorizzazione di questi ambienti, quali source-areas di biodiversità per la fauna anfibia.

Raganella italiana Hyla intermedia

I rilievi dedicati, così come le restanti uscite di monitoraggio faunistico condotte sul territorio,

hanno inoltre permesso la stesura della check-list di riferimento per il territorio interessato da

Arco Verde (definita anche grazie all’analisi di dati bibliografici tra cui l’“Atlante degli Anfibi e dei

Rettili della Lombardia” Bernini et al. 2004).

Le ricerche sul campo sono state realizzate tramite il controllo di ambienti idonei agli anfibi, quali

corsi d’acqua naturali, canali e fossati di origine artificiale, stagni, pozze d’abbeverata e raccolte

d’acqua temporanea, presenti all’interno degli ambiti di studio. Le specie sono state identificate

48

per osservazione diretta di adulti (Arnold e Overden 2004), larve e/o ovature (Ambrogio e

Mezzadri, 2014) o tramite l’ascolto del canto spontaneo (per gli anuri). Alcuni dati sono stati

inoltre ricavati dal ritrovamento di esemplari investiti sulla rete viaria.

Entrambi i tre macrosettori considerati risultano caratterizzati da una ricca fauna anfibia, con una

check-list complessiva di 11 specie*, elencate nella seguente tabella. Di queste tre sono inserite

nell’Allegato II (specie animali e vegetali d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la

designazione di zone speciali di conservazione) della Direttiva Habitat 92/43/CEE e cinque

nell’allegato IV della medesima Direttiva (specie animali e vegetali di interesse comunitario che

richiedono una protezione rigorosa).

* Le Rane verdi del sottogenere Pelophylax sono considerate nel presente lavoro quale un unico taxa,

identificato con il termine comprensivo di Rana synklepton esculenta. Le popolazioni presenti nell’area di

studio potrebbero essere infatti composte in modo più o meno stabile da due diverse entità tassonomiche,

in relazione alla presenza di individui ibridi (Rana klepton esculenta) e non ibridi (Rana lessonae), la cui

corretta identificazione richiede l’utilizzo di analisi molecolari o bio-acustiche.

Ord

ine

Specie Direttiva comunitaria 92/43/CEE

Categoria IUCN

pop. italiana

Priorità di conservazione

regionale Nome comune Nome scientifico

Cau

dat

a

Salamandra pezzata Salamandra salamandra LC 8

Tritone crestato Triturus carnifex All. II e IV NT 10

Tritone punteggiato Lissotriton vulgaris NT 10

An

ura

Ululone dal ventre giallo Bombina variegata All. II e IV LC 12

Rospo comune Bufo bufo VU 8

Rospo smeraldino Bufo balearicus All. IV LC 9

Raganella italiana Hyla intermedia LC 10

Rana esculenta Rana di Lessona

Rana synklepton esculenta LC 5

Rana montana Rana temporaria LC 8

Rana agile Rana dalmatina All. IV LC 10

Rana di Lataste Rana latastei All. II e IV VU 12

Legenda: Categoria IUCN: VU: Vulnerabile , NT Quasi minacciata, LC Minor preoccupazione

49

Tutte le specie censite, ad eccezione delle Rane verdi, risultano avere status di conservazione

prioritario su scala regionale (avendo un punteggio uguale o superiore a 8), mentre a livello

nazionale, la Lista Rossa IUCN, individua quali specie maggiormente minacciare di estinzione

Rospo comune e Rana di Lataste, seguite da Tritone crestato e Tritone punteggiato.

I rilievi condotti hanno permesso di attestare un buon grado di distribuzione sul territorio, in

presenza di ambienti idonei, di Rana montana, Rana agile, Raganella, Salamandra pezzata e Rane

verdi. Quest’ultimo taxa è tuttavia risultato assente in alcuni contesti teoricamente vocati, come le

pertinenze dell’asta fluviale del fiume Serio e le adiacenti aree agricole.

Diffuso sul territorio interessato di Arco Verde anche il Rospo comune, che conserva discrete

popolazioni sui versanti collinari, e il Rospo smeraldino: per quest’ultima specie, spiccatamente

antropofila, si segnala la presenza di alcune meta-popolazioni vitali in ambiente pressoché urbano

(es: in comune di Ranica).

Più localizzate risultano le popolazioni di Rana di Lataste; la specie è comunque stata rinvenuta in

tutti e tre i settori di progetto, con popolazioni di particolare interesse sul versante occidentale del

Monte Canto e all’interno del Sito di Interesse Comunitario Boschi di Astino e dell’Allegrezza, nel

Parco Regionale dei Colli di Bergamo.

Ancor più limitate le distribuzioni di Tritone crestato, Tritone punteggiato e Ululone dal ventre

giallo, che assumono sul territorio carattere quasi puntuale. Se per l’Ululone dal ventre giallo si

tratta, al netto dei problemi di conservazione delle specie, di un riscontro principalmente legato

alla scarsa sovrapposizione tra il territorio interessato dallo Studio Arco Verde e l’areale di

distribuzione di questo piccolo anuro, per i due Tritoni il dato di assenza in ambito pede-collinare e

alto-planiziale risulta effettivamente evidenziare la presenza di dinamiche di conservazione

sfavorevoli a queste due specie, fino a qualche decennio fa ben più diffuse in questi territori.

50

3.1 Approfondimento ambiti di indagine mirata

Di seguito è riportata una tabella di sintesi relativa alle specie di anfibi rinvenute durante le uscite

di monitoraggio effettuate presso gli ambiti secondari A, C e F.

Ambito Habitat indagati Specie Uova/larve Adulti

SA

Torrente con vegetazione spondale; bosco mesofilo collinare; boschetto igrofilo a ontano nero; fosso in ambito agricolo;

Salamandra pezzata X

Rospo comune X

Raganella italiana X

Rospo smeraldino X X

Rana di Lataste X

SC Bosco mesofilo collinare; canale artificiale ENEL in disuso; vallecole d’impluvio.

Salamandra pezzata X X

Rospo comune X

Rana montana X

Rana agile X

SF

Radure a margine boschivo; pozze d’abbeverata; vasche d’abbeverata in cemento; vallecole d’impluvio.

Salamandra pezzata X X

Tritone crestato X X

Rana montana X X

Nell’ambito A è stato rinvenuto il maggior numero di specie di anfibi, cinque, tra i tre contesi

indagati. Tale esito è stato favorito dalla presenza nel sito in oggetto di un articolato mosaico

ambientale, che snodandosi lungo l’asse del torrente Gardone, si sviluppa dalle pendici forestate

del Monte Canto verso la pianura. Alla conservazione di questo elevato grado di diversità

biologica contribuisce l’ottima qualità delle acque di questo torrente, confermata dalla presenza

di alcune specie di invertebrati piuttosto esigenti, quali il Gambero di fiume Austropotamobius

pallipes e la libellula Calopteryx virgo. Interessante in questo contesto l’osservazione di un

tentativo di riproduzione di Rospo smeraldino in una pozza temporanea posta in ambito agricolo,

favorito dall’elevata piovosità riscontrata nella primavera ed estate del 2014.

L’ambito B ha confermato le potenzialità individuate in fase preliminare, con il riscontro di

importanti popolazioni riproduttive di Rana montana e Salamandra pezzata. Osservati anche

individui adulti di Rospo comune, la cui presenza nell’area è verosimilmente legata ai movimenti

pendolari stagionali che questi animali compiono, dalle pendici del monte Ubione, per

raggiungere i siti di riproduzione posti nel fondovalle nelle adiacenze del torrente Imagna.

Non confermata nell’ambito la presenza del Tritone crestato, segnalato fino ad una decina di anni

or sono (in Iannucci M. “Osservazioni sulla fauna erpetologica del canale ENEL tra Clanezzo e

Strozza valle Imagna” inedito).

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Interessante anche la comunità di anfibi osservata nell’ambito F, dove oltre a specie ad ampia

distribuzione come Rana montana e Salamandra pezzata, è presente un importante sito

riproduttivo di Tritone crestato. Si tratta di una pozza d’abbeverata di piccole dimensioni (circa 18

mq), unica rimasta delle numerose raccolte d’acqua un tempo presenti nell’area di Monte di

Nese, nella quale è stata censita una densità di riproduttori senza eguali all’interno dell’intero

territorio di Arco Verde (contati circa 65 adulti nel Maggio 2013). Nel complesso delle pozze

d’abbeverata di Monte di Nese era un presente, fino agli anni novanta, anche una piccola

popolazione di Ululone dal ventre giallo, la cui estinzione su scala locale è stata confermata nel

corso della presente ricerca.

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3.2 Conclusioni analisi anfibi

I dati raccolti nel corso della presente ricerca confermano come gli anfibi siano tra i taxa

maggiormente minacciati dalla frammentazione ecologica del territorio, sia in termini di

isolamento reciproco delle popolazioni, sia in termini di alterazione o distruzione degli habitat

riproduttivi. Sintomatica appare la situazione degli urodeli, ed in particolare del Tritone crestato e

del Tritone punteggiato, la cui distribuzione sul territorio risulta ormai estremamente ridotta e

spiccatamente frammentata, in ragione della presenza puntiforme di habitat idonei e della scarsa

mobilità di questi animali. Sfugge in parte a questa considerazione la Salamandra pezzata, che

trovando nelle vallecole d’impluvio dei settori boscati collinari ambienti riproduttivi ancora ben

rappresentati, conserva un discreto livello di distribuzione e di continuità ecologica tra le

popolazioni.

Anche tra gli anuri appare più favorevole la situazione delle specie legate agli habitat forestali

(Rane rosse e Rospo comune), il cui stato di conservazione sul territorio è apparentemente

stabile. Più delicata invece la condizione di specie legate ad habitat aperti e spazi agricoli, la cui

conservazione su scala locale è minacciata, oltre che dalla frammentazione della matrice

territoriale, dalla semplificazione ecologica di questi biotopi, conseguente all’affermarsi di

pratiche agricole a produzione intensiva sempre più impattanti. In tal senso appare sintomatica la

mancata osservazione in contesti, ancora apparentemente caratterizzati da un discreto grado di

naturalità, come il fondovalle seriano o alcuni settori delle piane agricole di Barzana, San Paolo

D’Argon e Trescore, di specie “poco esigenti”, come le Rane verdi.

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PRINCIPALI MINACCE A LIVELLO DI CONNETTIVITÀ PER LA FAUNA NEL

CONTESTO DI ARCO VERDE

La frammentazione ecologica causata dalle trasformazioni che le attività antropiche impongono

sul territorio costituisce il fulcro delle criticità che limitano la connettività ecologica delle aree

verdi residue presenti all’interno del sistema Arco Verde.

Il processo di frammentazione si compone di una serie complessa di singoli elementi, la somma dei

cui impatti costituisce buona parte della pressione complessiva gravante sui comparti faunistici e

floristici locali e sulla loro conservazione. A questi impatti “puntuali” si somma ovviamente

un’altrettanto ampia gamma di fattori negativi che minacciano su vasta scala la conservazione

della biodiversità, quali fenomeni in grado di ridurre distribuzione ed abbondanza delle

popolazioni animali e vegetali presenti sul territorio, e, di conseguenza e in congiunzione alla

frammentazione, aggravare le dinamiche di isolamento ecologico. Si tratta di aspetti quali la

modifica dei cicli biogeochimici derivanti dalle emissioni inquinanti (tra cui spiccano i cambiamenti

climatici), l’introduzione di specie alloctone invasive o l’alterazione delle dinamiche evolutive

connesse alla semplificazione dei pool-genetici in piccole meta-popolazioni isolate.

Se questi ultimi fattori elencati, sebbene ampiamente noti alla comunità scientifica, sfuggono a

causa della loro vasta portata ad una “quantificazione” precisa, relativa a presenza e di

conseguenza impatto su scala locale, le analisi condotte nel corso delle uscite sul territorio hanno

permesso di identificare una serie di elementi direttamente associati alla riduzione della

permeabilità ecologica dei varchi residui analizzati.

Queste criticità sono sommariamente riconducibili a tre macro-categorie di fenomeni:

- presenza di elementi causa di mortalità additiva sulle specie in transito (elementi che pur non

azzerando la permeabilità ecologica netta di un varco ne riducono sensibilmente le potenzialità

comportando una riduzione degli effettivi delle popolazioni che lo utilizzano);

- presenza di barriere che occludono i varchi, impedendo fisicamente il passaggio della fauna;

- gestione della matrice “verde” del territorio (che limita il passaggio faunistico creando settori

inidonei al transito degli animali anche in assenza di barriere fisiche).

Sono di seguito declinati in maniera sintetica, con l’ausilio di immagini, alcuni esempi di situazioni

esemplificative raccolti sul territorio interessato da Arco Verde. Gli esempi portati, in diverse

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circostanze, descrivono situazioni recanti criticità inquadrabili in più d’una delle categorie

sopracitate, anche in ragione della complessità intrinseca racchiusa nel tema della connettività

ecologica, fortemente legato alle caratteristiche ecologiche ed etologiche, dei diversi taxa animali.

Esemplare di Tasso investito lungo la SP470, in corrispondenza di un varco della Rete Ecologica Regionale. In presenza di strade ad elevata percorrenza che corrono in contesti a discreta naturalità, la mancanza di adeguate misure di

mitigazione espone la fauna (e gli automobilisti) al rischio di incidenti.

Tratte stradali interessate dalla presenza di pannelli fonoassorbenti creano lunghe barriere ecologiche invalicabili per quasi tutti i vertebrati terrestri. L’utilizzo di pannelli trasparenti per comporre queste barriere è altresì letale per gli

uccelli, che non percependo queste superfici vi possono collidere durante il volo.

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Esempio di un elemento di frammentazione di difficile riscontro. Le linee elettriche, apparentemente ininfluenti sulla permeabilità ecologica del territorio, costituiscono invece un elemento che, in determinate condizioni, può rilevarsi

causa di mortalità diretta per l’avifauna in seguito a fenomeni di collisione o folgorazione. Nella foto la carcassa di un Airone cenerino ai piedi di una linea a media tensione.

Il reticolo idrico costituisce un elemento fondante per la costruzione di una rete ecologica efficace, spesso quale unico elemento naturale residuo decorrente in contesti ad elevata urbanizzazione. Cementificazione degli alvei, formazione di arginature verticali in muratura in sostituzione di sponde naturaliformi vegetate, presenza di lunghi tratti intubati e

di recinzioni perimetrali, sono tutti elementi che riducono fortemente la possibilità per la fauna di muoversi lungo i corsi d’acqua.

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Infrastrutture per la fruizione del territorio, come le ciclopiste, se adeguatamente equipaggiate con siepi e filari, possono svolgere un’importante funzione quali connettori ecologici per la fauna, in un’ottica estremamente moderna

di sfruttamento multifunzionale dei servizi. Fondamentale in tal senso è la gestione degli spazi paranaturali che circondano queste infrastrutture, che deve riconoscere e rispettare le esigenze della fauna. Le siepi di rovo per

esempio, troppo spesso identificate come elementi negativi (sterpaglie!), costituiscono preziosi ambienti di rifugio e alimentazione per moltissime specie di animali.

Anche “l’eccesiva manutenzione” degli spazi paranaturali, di non rilevante interesse fruitivo, posti in ambito urbano e peri-urbano (come la sponda destra di questo riolo) può ridurre sensibilmente la funzionalità di potenziali e strategici

elementi di connessione ecologica.

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La gestione degli spazi agricoli costituisce un tema cardine per la conservazione della permeabilità ecologica del nostro territorio. L’iper-semplificazione del mosaico agricolo, con rimozione di siepi e filari, unità allo sfruttamento esasperato

dei suoli, determina un sostanziale azzeramento delle potenzialità ecologiche delle tessere agricole (teoricamente identificate quali elementi di territorio non frammentati). Nell’immagine esempio di un “deserto agricolo” di pressoché

nullo valore ecologico.

Particolarmente impattanti risultano alcune prassi gestionali legate all’attività agricola di stampo intensivo, che colpiscono spesso anche gli spazi para-naturali ai margini dei coltivi, quali l’impianto di monocolture su

macroappezzamenti e l’uso massiccio di prodotti chimici. Nella foto un fossato soggetto a diserbo chimico della vegetazione spondale

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La moderna evoluzione delle pratiche agrosilvopastorali ha ricadute negative indirette anche sulla conservazione di alcuni habitat e biotopi semi-naturali ad elevata biodiversità, come le pozze d’abbeverata e i pascoli collinari e

montani, che sono destinati a perdersi in assenza gestione. Nell’immagine il sedime di una vecchia pozza d’avverata ormai asciutta.

Anche un muro di contenimento in cemento armato di poche decine di centimetri di altezza, in assenza di soluzione di continuità per lunghe tratte, può costituire una barriera invalicabile per specie animali di ridotte dimensioni, quali

anfibi e piccoli mammiferi. Nel caso in oggetto inoltre, la barriera, favorisce la permanenza degli animali, che provino ad aggirarla, sul tracciato stradale esponendoli al rischio di essere investiti.

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Le recinzioni in rete metallica, se di norma consentono attraverso minimi varchi il passaggio della piccola fauna, costituiscono barriere di difficile supermento per gli animali di grossa taglia, quali gli ungulati. L’utilizzo di queste

recinzioni è particolarmente dannoso quando queste siano poste a perimetrazione di ambiti naturali quali boschi o pascoli, per tratti di elevata lunghezza e/o a completa chiusura di varchi residui. Nell’immagine un esempio di reti

metalliche che, cingendo spazi naturali, isolano reciprocamente i due lati di una vallata, in corrispondenza di uno dei pochi varchi residui presenti tra l’urbanizzazione lineare che segue l’infrastruttura stradale.

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