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Comune di Valbrona Valutazione Ambientale Strategica 45 3.7 La vegetazione del Comune di Valbrona La posizione geografica prossima al limite tra Prealpi, Pianura Padana ed al Lago di Como, insieme all’orografia, rendono Valbrona ricca di habitat vegetazionali particolarmente ricchi e diversificati. Le principali tipologie vegetazionali sono rappresentate dalle seguenti categorie: - Gli ambienti rocciosi, dalla superficie limitata, presenti soprattutto nelle aree sommitali dei Corni di Canzo e ricchi di particolari endemismi insubrici, quali Campanula Raineri (Campanula dell’Arciduca), Primula spectabilis, Primula auricola e Physoplexis comosa (Raponzolo chiomoso). Sono presenti anche specie estremamente rare in ambito prealpino, quali l’appariscente Peonia officinalis. - I prati ed i pascoli montani: sono ambienti seminaturali, strappati dall’uomo al bosco nel corso dei secoli. L’attività dello sfalcio, unita all’elevata luminosità dei siti ed alla fertilità dei suoli dei substrati carbonatici e morenici, favoriscono la presenza di una flora particolarmente ricca di specie, alcune delle quali endemiche di grande valore in quanto dall’areale distributivo alquanto limitato; tra queste sono da evidenziare Allium insubricum (Aglio dell’Insubria) e Aquilegia einseliana. Sono presenti anche altre specie particolarmente pregiate, tra ci alcune orchidee, protette dalla Regione Lombardia (ad esempio, la rara ed interessante Ophrys insctifera, dalla forma e dal colore simili ad un insetto). Questi ambienti sono in fase di regresso, legato all’abbandono da parte dell’uomo: vengono via via sostituiti da arbusteti e boscaglie di invasione. I pascoli alto-montani alla base delle vette dei Corni di Canzo sono circondati da arbusteti e boscaglie, dominate da sorbo montano (Sorbus aria), betulla (Betula pendula), nocciolo (Corylus avellana), rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum), salicone (Salix caprea). Scendendo di quota, le formazioni invasive diventano dominate, oltre che da betulle e noccioli, da specie arboree quali gli aceri (Acer pseudoplatanus), frassini (Fraxinus excelsior), carpino nero (Ostrya carpinifolia).

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3.7 La vegetazione del Comune di Valbrona

La posizione geografica prossima al limite tra Prealpi, Pianura Padana ed al Lago di Como, insieme all’orografia, rendono Valbrona ricca di habitat vegetazionali particolarmente ricchi e diversificati. Le principali tipologie vegetazionali sono rappresentate dalle seguenti categorie:

- Gli ambienti rocciosi, dalla superficie limitata, presenti soprattutto nelle aree sommitali dei Corni di Canzo e ricchi di particolari endemismi insubrici, quali Campanula Raineri (Campanula dell’Arciduca), Primula spectabilis, Primula auricola e Physoplexis comosa (Raponzolo chiomoso). Sono presenti anche specie estremamente rare in ambito prealpino, quali l’appariscente Peonia officinalis.

- I prati ed i pascoli montani: sono ambienti seminaturali, strappati dall’uomo al bosco nel corso dei secoli. L’attività dello sfalcio, unita all’elevata luminosità dei siti ed alla fertilità dei suoli dei substrati carbonatici e morenici, favoriscono la presenza di una flora particolarmente ricca di specie, alcune delle quali endemiche di grande valore in quanto dall’areale distributivo alquanto limitato; tra queste sono da evidenziare Allium insubricum (Aglio dell’Insubria) e Aquilegia einseliana. Sono presenti anche altre specie particolarmente pregiate, tra ci alcune orchidee, protette dalla Regione Lombardia (ad esempio, la rara ed interessante Ophrys insctifera, dalla forma e dal colore simili ad un insetto). Questi ambienti sono in fase di regresso, legato all’abbandono da parte dell’uomo: vengono via via sostituiti da arbusteti e boscaglie di invasione. I pascoli alto-montani alla base delle vette dei Corni di Canzo sono circondati da arbusteti e boscaglie, dominate da sorbo montano (Sorbus aria), betulla (Betula pendula), nocciolo (Corylus avellana), rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum), salicone (Salix caprea). Scendendo di quota, le formazioni invasive diventano dominate, oltre che da betulle e noccioli, da specie arboree quali gli aceri (Acer pseudoplatanus), frassini (Fraxinus excelsior), carpino nero (Ostrya carpinifolia).

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Figura 3-9 - prato-pascolo invaso da arbusti tra le faggete nei pressi del Rifugio SEV,

nell’area dei Corni di Canzo.

- Le faggete sono diffuse sopra a 700-800 m circa (quote leggermente superiori sul versante esposto a sud ed inferiori a nord). Sono boschi montani e submontani mesofili, dal sottobosco caratterizzato da specie tipiche dei substrati carbonatici quali Helleborus niger (Rosa di Natale), ciclamino (Cyclamen purpurascens), Cardamine heptaphylla, Daphne mezereum, Cephalantera longifolia e Clematis alpina.

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Figura 3-10 – sorgente sul fondovalle palustre della Valbrona.

- Al di sotto vi sono boschi di latifoglie miste, dominate dal mesoxerofilo carpino nero (Ostrya carpinifolia). Sui versanti esposti a nord, questa essenza è accompagnata da specie mesofile quali aceri (Acer pseudoplatanus), frassino (Fraxinus excelsior) e tiglio (Tilia cordata), mentre su quelli meridionali, più asciutti, queste specie divengono meno importanti e compaiono le xerofile roverelle (Quercus pubescens) ed ornielli (Fraxinus ornus). Lo strato arbustivo è dominato da noccioli (Corylus avellana), sorbi (Sorbus aria), biancospini (Crataegus monogyna), mentre quello erbaceo è ricchissimo in specie dalla fioritura precoce (geofite), quali Cardamine heptaphylla, Scilla bifolia, Anemone nemorosa, Hepatica nobilis. Altre specie presenti protette sono Lilium martagon ed alcune orchidee (Platanthera bifolia e P. longifolia, ad esempio).

- Numerosi settori di foresta montana sono arricchiti da conifere (soprattutto abete rosso e larice) piantate dell’uomo per lo sfruttamento del legname. Queste essenze producono una gran quantità di sostanza organica acida, a cui le specie locali non sono adattate: questi ambiti forestali risultano quindi particolarmente impoveriti in specie del sottobosco.

- I castagneti, un tempo utilizzati per la raccolta del frutto, sono ora quasi completamente abbandonati, utilizzati a ceduo. Vi sono numerosi individui secolari monumentali.

Un ambiente senza dubbio di elevatissimo valore vegetazionale ed ecologico è rappresentato dai prati umidi che ricoprono gran parte del fondovalle fluvioglaciale ed alluvionale della Valbrona.

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Il suolo è composto prevalentemente da torbe, e la superficie è intersecata da una fitta rete di canali di drenaggio pieni d’acqua e da numerose risorgive e fontanili. Un ampio settore è occupato da un canneto: oltre alla Phragmites australis (canna di palude) vi sono salici bianchi (Salix alba) e salici cinerei (Salix cinerea). Sono presenti anche nuclei di ontaneta ad Alnus glutinosa. La specie dominante nei prati è Carex nigra, tipica delle torbiere eutrofiche, accompagnata da Arrhenaterum elatius di probabile origine antropica. Altre specie sono Filipendula ulmaria,

Le sponde dei canali sono occupate da specie igrofile ed acquatiche, quali Scirpus sylvaticus, Carex acutiformis, Valeriana repens, Nasturtium officinale, Caltha palustris e il raro Ranunculus lingua.

Un solo canale di una risorgiva è colonizzato da anfibi (Rana temporaria, con ogni probabilità).

Un’ulteriore descrizione della vegetazione del territorio comunale, accompagnata da un elenco floristico dettagliato, è fornita nel volume “Valbrona – Natura, storia, arte” a cura di Elisabetta Rurali (ed. Bellavite) a cui si rimanda per quanto non qui descritto.

Figura 3-11 –Carta della vegetazione del territorio di Valbrona

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3.8 Dati faunistici

Gli aspetti faunistici relativi all’area di Valbrona sono tratti dal volume “Valbrona – Natura, storia, arte” a cura di Elisabetta Rurali (ed. Bellavite) ed opportunamente rielaborati ai fini del presente lavoro; si rimanda al citato testo per quanto non qui descritto.

Valbrona presente un elevato valore faunistico sia per il numero di specie individuate che per la presenza di specie protette; si riscontra infatti un’elevata biodiversità connessa alla variabilità degli ambienti: nuclei abitati e coltivi, aree a bosco, prati e pascoli, ambienti rupestri, aree umide.

Nel territorio di Valbrona sono state rilevate 126 specie totali, di cui:

18 mammiferi, esclusi i Chirotteri

84 uccelli

18 anfibi e rettili

6 pesci.

Dei mammiferi, 7 specie risultano protette in riferimento alla L.11/02/1992 e alla Convenzione di Berna:

Riccio europeo, Faina, Tasso comune, Moscardino, Donnola, Ghiro comune, Scoiattolo europeo.

Le altre specie sono:

Topo selvatico, Capriolo, Lepre comune, Arvicola campestre, Topolino delle case, Muflone, Ratto delle chiaviche, Ratto nero, Cinghiale, Talpa europea, Volpe comune.

Degli uccelli, ben 71 specie risultano protette in riferimento alla L.11/02/1992, quasi tutti questi e le sono comunque tutelate dalla Convenzione di Berna, dalla direttiva 79/409/CEE e dalla Convenzione di Bonn.

Le specie protette dalla L.11/02/1992 sono:

Sparviero, Astore, Codibugnolo comune, Allodola, Martin pescatore, Calandro, Pispolone, Rondone comune, Rondone maggiore, Airone cinerino, Gufo comune, Civetta comune, Gufo reale, Poiana comune, Succiacapre, Cardellino, Verdone, Lucherino, Merlo acquaiolo, Frosone, Colombaccio, Corvo imperiale, Quaglia, Cuculo, Balestruccio, Pettirosso, Falcone pellegrino, Gheppio, Fringuello, Peppola, Rondine, Averla piccola, Crociere, Usignolo, Strillozzo, Nibbio bruno, Ballerina bianca, Ballerina gialla, Passero solitario, Fringuello alpino, Pigliamosche, Nocciolaia, Culbianco, Rigogolo, Assiolo, Cincia mora, Cinciarella, Cincia dal ciuffo, Cinciallegra, Cincia bigia alpestre, Codirosso, spazzacamino, Codirosso, Lui, Picchio rosso maggiore, Picchio rosso minore, Picchio verde, Zigolo delle nevi, Gracchio, Ciuffolotto, Fioraccino, Regolo, Verzellino, Picchio muratore, Tortora dal collare orientale, Allocco, Storno, Capinera, Tordella, Picchio muraiolo, Barbagianni, Upupa.

Le altre specie sono:

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Coturnice, Germano reale, Beccaccino, Ghiandaia, Starna, Fagiano comune, Beccaccia, Gallo forcello, Scricciolo comune, Tordo sassello, Merlo, Tordo bottaccio, Cesena.

Per quanto riguarda gli anfibi e i rettili, tutti risultano tutelati dalla Convenzione di Berna, 10 lo sono anche rispetto la L.R. 33 del 27/07/2007:

Orbettino, Ululone ventre giallo, Rospo comune, Rospo smeraldino, Biacco, Colubro liscio, Saettone, Raganella, Ramarro, Biscia dal collare, Lucertola muraiola, Rana verde, Rana agile, Salamandra nera, Salamandra pezzata, Tritone crestato, Tritone punteggiato, Vipera comune, Marasso.

Le 6 specie di pesci rilevate risultano essere tutte autoctone o naturalizzate:

Anguilla, Carpa, Cavedano, Trota lacustre, Vairone, Tinca.

La situazione complessiva relativa alla fauna appare di buona rilevanza, sembra importante evidenziare in questa sede come la diversificazione degli habitat e la loro conservazione può contribuire alla biodiversità e alla stabilità nei rapporti tra le specie, anche e soprattutto per limitare la diffusione di specie opportuniste e/o invadenti (ad esempio il cinghiale ed il corvo).

Un ultimo appunto relativo alla presenza dei chirotteri: tali mammiferi risultano di particolare utilità e di indubbio valore faunistico; non sono del tutto chiare ad oggi le caratteristiche degli habitat ideali per le specie.

Dagli studi ambientali per il Parco della Valletta (LC):

I Chirotteri, meglio noti con il termine pipistrelli, sono uno dei gruppi di Vertebrati più minacciati e meno conosciuti. Una pesante eredità culturale loro riservata dalla cultura occidentale li ha relegati spesso nella cosiddetta fauna “minore” o negletta, malgrado essi possiedano una rilevante importanza ecologica.

I Chirotteri stanno soffrendo in tutto il mondo di un significativo calo, sia in termini di biodiversità e sia in termini di consistenza delle colonie, per molteplici cause da imputarsi soprattutto alla pressione antropica sugli ecosistemi (utilizzo di insetticidi, disturbo delle cavità ipogee, ristrutturazione di sottotetti, asportazione di vecchi alberi cavi ecc.). Diventa pertanto sempre più urgente operare sul territorio tramite interventi mirati che rallentino o invertano l’attuale trend numerico dei popolamenti.

Il suggerimento è quello di effettuare un’indagine atta a definire le specie presenti nel territorio comunale e ad individuare le azioni di conservazione degli habitat sia naturali che urbani (riferendosi anche alle sperimentazioni condotte nella vicina riserva del Sasso Malascarpa).