Amore e Psiche, il Musical dell'Immortalità

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Contatti: Alessandro Simonini cell. 347 5984353 [email protected] www.olistage.it Le immagini sono tratte della versione ridotta diretta dall'autore © SIAE Testi e musiche depositati

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Prime 25 pagine dell'adattamento di Alessandro Simonini della favola di Apuleio

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© SIAE Testi e musiche depositati

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

Presentazione e sintesi delle scene

Il principale elemento inedito è rappresentato dall’inserimento nella trama di due personaggi

storici, realmente amici nella vita: il pittore veneziano Tiziano Vecellio e lo spregiudicato

toscanaccio Pietro Luca detto l'Aretino, letterato di oscure origini, noto a molti per i suoi sonetti

lussuriosi.

I due vengono prelevati di forza dal

loro tempo e portati sull’Olimpo per

accontentare i capricci della dea

Venere in persona.

Ella vuole farsi ritrarre dal pittore

in tutta la sua bellezza.

La loro presenza, piacevolmente intessuta nella trama della celebre favola, è l'occasione per la

creazione di situazioni esteticamente corrette e quasi sempre comiche. Inoltre, aiutando Psiche nel

superamento delle difficili prove, Tiziano e Pietro aggiungono un valore non presente nella storia: la

solidarietà umana.

I ATTO

Prologo 1: Venezia del 1500: Tiziano Vecellio e Pietro Aretino vengono rapiti da Mercurio e

condotti sull'Olimpo.

Prologo 2: La piazza del mercato di un paese. Quando giunge voce del passaggio di una

bellissima ragazza, tutti si accalcano per ammirarla e cantarne l'irraggiungibile splendore.

La I scena si apre sul “set” di uno dei dipinti di Tiziano sul tema olimpico, ovvero “Venere con

il suonatore di liuto”. Insieme al pittore, nei panni del modello suonatore, c'è l'amico Pietro

Aretino, dalla vivace e lussuriosa personalità.

Cerere, la piacente e “rustica” dea dei raccolti, informa Venere che sulla Terra gli uomini

disertano le cerimonie in suo onore, a beneficio di una mortale di nome Psiche. La dea scatena la

sua rabbia chiedendo l’intervento di Amore, suo figlio, affinché con le sue frecce faccia

innamorare la giovane del più sfortunato tra gli uomini.

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

II scena - Psiche è una ragazza triste e sola: il suo straordinario fascino scoraggia infatti ogni

pretendente. L’unico suo rifugio è nello studio, e per questo è diventata comicamente prolissa,

capace di esasperare i suoi interlocutori con il funambolico uso di sinonimi e contrari.

III scena - Il re si reca dall’oracolo di Apollo per chiedere un intervento divino a favore di

Psiche, unica delle tre figlie ancora nubile. Le sacerdotesse però sentenziano per lei una fine

tragica: dovrà essere abbandonata sulla cima di una rupe. Quando Psiche resta sola sulla roccia,

un'ombra alata scende minacciosa su di lei.

IV scena – Un piacevole intermezzo con Venere a letto prima con Anchise – sessualmente

inibito però dalla presenza di Tiziano e Pietro - poi con il bell'Adone. In tali situazioni piccanti,

l'Aretino è sempre più incontenibile.

V scena - Psiche riprende i sensi in una reggia meravigliosa, dove viene servita da ancelle

invisibili (per sua fortuna, trattandosi di esagitati travestiti, visibili solo dal pubblico).

La stessa notte Psiche perde la verginità offrendosi ad Amore, senza però poterlo riconoscere a

causa del buio che le viene imposto.

Per accontentare la richiesta di Psiche, Amore fa condurre da Zefiro, il vento, le due sorelle della

ragazza, per una breve visita. Durante questo ricongiungimento, alla gioia di Psiche si

contrappongono l’invidia e la perfidia delle due donne.

VI scena - Le due sorelle paragonano i loro tristi matrimoni alla fortuna di Psiche e meditano di

vendicarsi.

VII scena - Sull'Olimpo, Tiziano e Pietro scoprono a loro spese quanto sia sconsigliabile

giocare a carte con Venere e gli altri dei.

VIII scena - Psiche viene a sapere con gioia di essere incinta.

IX scena - Le sorelle capiscono: Psiche ignora l’identità del compagno.

X scena - Le sorelle convincono Psiche che il figlio nel suo grembo è in realtà il frutto

dell’unione con un mostro terribile, da uccidere quella stessa notte.

Nell’atto di illuminare con la lucerna il corpo del “mostro” da colpire, Psiche scopre la vera

identità del dio, innamorandosene perdutamente. La lampada le scivola dalle mani ferendo

Amore. Sentendosi tradito, il dio si allontana rinnegando la ragazza, facendo sparire la reggia e

creando i presupposti per la morte delle due sorelle.

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

II ATTO

I scena - Venere si sta facendo ritrarre da Tiziano insieme ad un suonatore di organo (Tiziano

Vecellio: Venere con il suonatore di organo). L'organista è sempre l’Aretino.

Venere viene informata della disubbidienza del figlio e della sua “tresca” con Psiche; decide

dunque di mandare Cerere e Giunone a cercarla.

II scena - Psiche chiede aiuto a Giunone e a Cerere, ma riesce ad evitare soltanto l’arresto.

Mercurio bandisce pubblicamente la caccia alla ragazza e Psiche viene infine catturata da un

grottesco personaggio esteticamente ai suoi antipodi: Abitudine.

III scena – Psiche a cospetto di Venere: la dea decide di sottoporla a pesanti prove per

sfiancarla e farla perire. Tiziano e l’Aretino, di nascosto, le offrono un concreto aiuto nella prima

prova: fare la cernita in una montagna di semi.

IV scena (con luoghi deputati) - Immaginando che Psiche sia stata aiutata da Amore, Venere

decide di sottoporla ad un'altra dura prova: la ragazza dovrà portarle l'acqua di una sorgente

irraggiungibile.

Tiziano e l'Aretino storditi e stremati dalla conta dei semi vengono intanto obbligati a proseguire

il lavoro sui ritratti.

In un momento musicale speculare, Amore e Psiche dimostrano, a distanza, di amarsi ancora

molto.

Grazie ad una sapiente attività di “pubbliche relazioni” Tiziano e Pietro riescono a far giungere a

Psiche altri due aiuti inaspettati: un’aquila per raccogliere l’acqua e una maga in grado di dare

preziose informazioni per il superamento dell’ultima prova: la discesa negli inferi.

V scena - Psiche scende negli inferi per farsi dare da Proserpina, come Venere chiede, una

magica crema di bellezza.

VI scena – Tornata in superficie, Psiche decide imprudentemente di usare la crema. Appena apre

il barattolo, però, cade a terra apparentemente senza vita.

La discesa di Amore: con un bacio il dio risveglia Psiche. Il giovane decide di chiedere il

sostegno del padre degli dèi, Giove.

VII scena - Giove sottolinea l’importanza mistica della fusione tra ragione (Psiche) e

sentimento (Amore), e acconsente al matrimonio celeste offrendo a Psiche l’ambrosia, il nettare

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

dell’immortalità. Venere viene obbligata ad accogliere con favore questo sposalizio ed illumina i

due amanti con la fiaccola accesa, simbolo di amore.

Il momento è di grande giubilo, occasione per un grande ritratto collettivo. Tiziano e l’Aretino

entrano sul finale. Gli dèi si mettono in posa, ma alla notizia che per il ritratto occorreranno

settimane di lavoro, Giove obietta che sarebbe stato meglio far venire un fotografo. Il neologismo

appare incomprensibile agli amici del ‘500. Tra l’ilarità degli dèi e la musica crescente

dell'ultimo coro, il sipario si chiude. Non prima però che Venere abbia chiuso a suo modo - con

un lunghissimo bacio - anche la bocca del simpatico libertino toscano.

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Personaggi della Commedia

VENERE, la dea della bellezza. Sensuale e regale nei modi, ma invidiosa e spietata. Quasi

sempre esteticamente impeccabile, nei momenti di maggiore rabbia ha, nel suo interloquire, delle

grevi e romanesche cadute di stile.

TIZIANO VECELLIO (parla in dialetto veneto), artista all'apice della sua maturità, delicato e

sensibile, un po’ pauroso, comico nei suoi tentativi di apparire rude per farsi coraggio; ma anche,

come dimostrerà al pari del suo compagno di avventure, dotato di un grande cuore.

PIETRO ARETINO (parla in dialetto toscano), lo sfrontato amico di Tiziano, a cui fa da

contraltare: simpatico toscanaccio, rude, volgare e notoriamente lussurioso. Ma anche, nei

confronti di Psiche, altruista e paterno.

CERERE (parla un dialetto rurale), dea del frumento e dei raccolti, rustica, piacente e sensuale.

GIUNONE, la dea dei matrimoni: prosperosa, dotata di enormi seni. Parla aspirando le vocali,

ma ha un problema: soffre di un’alitosi sovrumana.

AMORE, il capriccioso figlio di Venere: sui 18 anni, spirito libero, imprevedibile e dispettoso,

disubbidiente, incarnazione dell’irrazionalità, solo sentimento. Nella nostra storia quindi, una

perfezione solo a metà, emisfero destro, creativo ma senza regole. L’opposto di Psiche dalla

quale perciò si sente attratto.

PSICHE, la novella Venere terrena: bella e anche dotta... troppo dotta! Emisfero sinistro,

razionale, incapace di abbandonarsi all’intuizione. Ha letto troppi libri. La sua sintassi è

stucchevole, piena di sinonimi e contrari. Questo prima di conoscere Amore (cioè l’amore). Poi

la perdita della verginità la libera e la completa, ricongiungendola alla sua metà mancante. Psiche

è l’emblema del cammino dell’uomo verso la perfezione e l’immortalità (grazie all'incontro con

l'amore).

VULCANO (parla il dialetto napoletano) il grasso dio del fuoco: uno dei mariti di Venere,

sempre sporco di fuliggine e ruggine, forse per questo ora rifiutato e allontanato dalla dea.

MARTE, aitante e sempre aggressivo, nervoso dio della guerra: marito ancora desiderato da

Venere e padre di Amore. L'esuberanza del suo atteggiamento nasconde però un'omosessualità

latente.

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RE, anziano padre di Psiche: lunga barba bianca e candide sopracciglia esageratamente folte.

Divertente stereotipo del personaggio vecchio e poco saggio.

REGINA, madre accorata e lamentevole di Psiche. L’aver messo al mondo la più bella delle

fanciulle sembra aver prosciugato ogni residuo della sua bellezza, trasformandola in una donna

sbilenca e sgradevole, da colpire - accidentalmente- con molto piacere .

I e II SORELLA di Psiche: gelose, invidiose e perfidi simboli della materialità.

I e II ANCELLA, invisibili servitrici di Psiche. Interpretate da uomini per il conseguimento di

alcuni effetti comici

NINFA POETA, ancella al servizio di Venere: giovane e apparentemente stupida, con il vezzo

di voler diventare poeta, parla sempre in rima.

MAGA (parla il dialetto napoletano) Darà preziose informazioni a Psiche per scendere negli

inferi ed uscirne incolume.

AQUILA DI GIOVE Rapace dall'inflessione teutonica che soccorre Psiche nel superamento di

una delle prove.

Altri personaggi, apparizioni e corpo di ballo: CITTADINI, MERCURIO, ANCHISE,

ADONE, PROSERPINA, TRE TESSITRICI (PARCHE), TRE GRAZIE, NOVE MUSE,

ABITUDINE, AFFANNO, TRISTEZZA, SACERDOTESSE, NINFE.

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

Le immagini inedite inserite nel copione si riferiscono alle scenografie tridimensionali e

dinamiche create dall'autore e proiettate come fondali in una versione ridotta di Amore e

Psiche.

Si è tentato di ricreare un'ambientazione “astrale” e onirica elaborando ed esaltando la

brillantezza di alcune tonalità di colore con l'intento (irrealizzabile) di rappresentare ottave di

colore superiori a quelle note ai nostri sensi.

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Prologo

IL RAPIMENTO DI TIZIANO VECELLIO E PIETRO ARETINO

(CD audio: brano 1)

Una gondola veneziana attraversa lentamente il corridoio centrale della platea. A bordo,

oltre al gondoliere, ci sono due personaggi barbuti del 1500: Tiziano Vecellio e Pietro

Aretino. Quest'ultimo stringe a sé due allegre dame e amoreggia felice. Il pittore, a prua,

appare invece più solitario e contemplativo, mentre maneggia un mazzo di carte.

La gondola raggiunge il proscenio. Un improvviso bagliore in alto attira l'attenzione dei

passeggeri.

La luce inquadra il dio Mercurio, su una piattaforma a forma di nuvola in discesa verso il

gruppo terrorizzato.

Tiziano viene obbligato a prender posto sulla nube. In questa scena solo mimata è evidente

la sua paura e la comica insistenza con cui supplica il messaggero degli dèi di far salire “a

bordo” anche il suo amico Pietro.

Infine Mercurio acconsente e l'Aretino, malvolentieri, prende posto accanto al pittore.

Sotto lo sguardo sbigottito delle ragazze e del gondoliere, i tre decollano verso il cielo.

BUIO

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

IL POPOLO DELLA TERRA AMMIRA IL PASSAGGIO DI PSICHE

(CD audio: brano 2)

La piazza del mercato di un piccolo paese. Sul vociare indistinto della gente una battuta

cattura l'attenzione di tutti.

I CITTADINO: E' lei!

II CITTADINO: E' lei?

III CITTADINA: E' lei, è lei!

IV CITTADINO: Dove? Dov'è?

I CITTADINO: Laggiù è lei! Anche Venere impallidisce al suo confronto!

II CITTADINO: Eccoli stanno arrivando.

IV CITTADINO: Lei dov'è?

III CITTADINA: Nel cocchio, guardate! Divina!

CITTADINI: E' lei!

Non puoi guardarla senza sentire, un gran tamburo al posto del cuore

ti batte forte e ti sale in gola, ritorna in petto ma dopo vola...

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

da lei si lancia e non torna!

Quand'ella passa creatura divina, è come l'astro della mattina.

Gli uccelli iniziano a cinguettare e le farfalle a svolazzare...

i fiori si aprono al passaggio.

Il cocchio sfila tra la gente. Dal finestrino, una giovane si sporge (spalle al pubblico)

accennando un saluto.

Quant'è bella, com'è bella, tanto bella, così bella...

una stella che risplende in pieno giorno tanto è bella

illuminandoci e riscaldandoci

una creatura così bella!

E' lei, sta passando coi suoi... è lei, che si sporge per noi

Creatura divina oscuri anche il sole.

E' lei, si allontana oramai... è lei, inseguirla non puoi

indimenticabile, irraggiungibile

una creatura così... una creatura così...

tanto... troppo... bella!

BUIO

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Primo Atto

SCENA I: OLIMPO

(CD audio: brano 3) La musica accompagna l'affiorare della scena. Sul fondo e sugli alti

veli sospesi ai lati viene proiettato, “in rapide pennellate di colore”, un cielo cosparso di nuvole

in movimento, tra le quali si ergono, sospesi nel vuoto, suggestivi edifici bianchi, candide

colonne e lunghe scalinate. Lo stile dei disegni (qui tridimensionali e dinamici) potrebbe

ricalcare la mano del Vecellio nella sua età matura: quasi un'anticipazione dell'impressionismo.

In ordine sparso appaiono sul palco, una luce dopo l'altra, le nove Muse: posano come statue e

sono identificabili dai loro attributi distintivi. Sulla grande porta staziona la ninfa deputata ad

annunciare i vari ingressi: per il suo vezzo di esser poeta, scrive con una penna di struzzo

su di una pergamena lunga fino ai piedi.

Infine appare Venere in posa per

Tiziano Vecellio. Il dipinto originale

prende forma da un fluire di colori, in

una grande sovrimpressione nel cielo.

L'attrice in scena giace coperta da

una striscia di tessuto appena

sufficiente a censurare le parti intime.

Il suonatore di liuto è Pietro Aretino,

ma non ha più la barba.

Tiziano Vecellio: “Venere con il suonatore di liuto”

TIZIANO: Ela la xè beissima...

come na dea!

VENERE: Io sono una dea.

TIZIANO: Perdoneme, divina

Venere, ma me riesse ancora diffisie

ambientarme. Xè solo da na setimana

che la me gà tolto dal me tempo e

porta' qua sora. Vostra Maestà

Olimpica: perché proprio mi?

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

VENERE: Sei un pittore di talento, Tiziano Vecellio. Vieni da un'epoca compatibile con i nostri

gusti. Avevamo altre “annate” a disposizione - anche risalenti al tuo futuro – (con una punta di

fastidio) ma non puoi immaginare a quali mutamenti andrà incontro il vostro senso estetico!

TIZIANO: Davero? Eora… co qualche vostro sugerimento, forse podaria avantagiarme?

VENERE: Te lo sconsiglio. Ancora una manciata di secoli e poi la grandiosità e lo sfarzo che

vedi qui – (improvvisamente in romanesco) e che me rappresenta così bene! - non vi sarà più di

alcuna ispirazione. La fine delle corti si tradurrà in voi artisti in un curioso senso di

responsabilità per i vostri osservatori: minimalismo, cubismo, astrattismo... pensa!, ci saranno

pittori che faranno mostre con grandi tele tutte bianche, con uno squarcio in mezzo!

TIZIANO: Orcocan, che desgrassia! Sta roba me fa un fià miseria!

VENERE: Potevo io farmi ritrarre da un pittore armato di taglierino? O da un altro che il

coltello userà per farsi saltar via un orecchio?

TIZIANO: El se ga tajà na recia?

VENERE: Ma via! Secondo te, potevo io, Venere, far venire sull'Olimpo un artista che

diventerà ricco mettendo in vendita i propri escrementi in scatola?

TIZIANO: No! Far ducati col cùo?

ARETINO: Tiziano, con quel che

mangio, va a finir che allora divento

ricco anch'io!

TIZIANO: E pensar, Pietro, che a

mi, no i me vol pagar mai!

ARETINO: Sarà che sei stitico. Non

date retta, Divina, che il Vecellio l'è il

più ricco pittore di Venezia... ma a causa del fisco sta sempre a piangere miseria.

TIZIANO: (come se i funzionari del fisco potessero sentire) Parla pian, Aretino! Pensè, divina,

l'ingiustissia! Dopo tuti sti ani de onorata cariera e merità esonero, el me gà imposto de tornar a

pagar le tasse.

ARETINO: Avranno scoperto che tutti i ducati della Serenissima son finiti dal Vecellio, l'unico

pittore aspirante forziere.

TIZIANO: No xè el denaro che ne da gioia, Pietro!

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

ARETINO: Oh, benefattore, allora è per questo che hai deciso di non farlo più circolare.

VENERE: Il premio più grande, pittore, lo hai ricevuto ora. Ed è quello di conoscere le tue

Muse... (indica le Muse)

MUSE: (aggraziate, all'insegna del pittore) Oh!

VENERE: ...e me. E se il ritratto sarà all'altezza delle nostre aspettative ti concederemo una

lunga vita terrena.

TIZIANO: Davero? Na lunga vita? E quanto?

VENERE: Mh... più di novant'anni, contento?

TIZIANO: Grassie, Vostra Divinità, na vita lunga in un artista xè sempre ben riposta!

ARETINO: E io? Anch'io potrò contare su di una lunga vita terrena?

VENERE: No, tu no.

MUSE: (sospirando dispiaciute) Oh!

ARETINO: Grazie. Meglio così, che tre C sono i pericoli de' vecchi! Catarro, cascate e cacarella.

VENERE: Però ti consentiremo di morire ridendo.

ARETINO: Bello. A chiedervi altro, divina, ci faccio il crocione.

TIZIANO: Pietro Aretino, te dispiasaria star un fià più fermìn?

ARETINO: (sbuffando e scusandosi con Venere) Non è certo la vostra divina vicinanza che mi

inquieta... ma vestirmi così, e radermi la barba!

TIZIANO: Ti preferivi che gavesse portà co mi sull'Olimpo un servo qualsiasi, come modelo, al

posto del me meio amigo?

ARETINO: Amico di ventura, molto briga e poco dura. Non dire bischerate, Tiziano! Potevi

far venire anche un modello.

VENERE: Non più di due. Erano i patti.

ARETINO: Speriamo che i posteri non sappiano mai che il suonatore di liuto del ritratto è in

realtà Pietro Aretino, tosato come una pecora. Sempre che questo non sia un sogno strambo o lo

stralunato effetto delle ultime bevute.

NINFA: Entra Vulcano, grande forgiatore, stringe una pinza in mano ed è pieno di sudore.

VENERE: (infastidita) Cielo, mio marito.

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

ARETINO: Problemi se mi vede così?

VENERE: E perché mai? Non mi stai mica sopra.

ARETINO: Trattandosi di un dio, non vorrei che leggesse nel pensiero.

VENERE: (sospettosa) Perché?

VULCANO: (entrando claudicante) Amore?

VENERE: (con sufficienza) Non è qui, Vulcano.

VULCANO: Cosa dici, amore? Sei lì sdraiata tutta nuda, con quello che ti fa la serenata.

ARETINO: Non è quel che sembra, messer Vesuvio

TIZIANO: Non preocuparte, no sembra gnente.

ARETINO: Non si sa mai, con quel ferro!

VENERE: Ah, intendevi amore “me”; non Amore mio figlio.

VULCANO: Ma no, volevo te, passerona. Sai

che io quel falchetto lo preferisco come Cupido.

Ma mi ci vedi a chiamarlo: (con tono basso ma

ironicamente equivoco) "Amore? Tesoruccio!"

VENERE: Sei insopportabile.

VULCANO: Tu invece sei sempre la mia bella

topona.

VENERE:Non mi toccare, che mi rovini la posa.

VULCANO: (infastidito, perché respinto) Loro chi sono?

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

ARETINO: Amici. Veniamo dal '500 per fare uno o due ritrattini alla signora....(polemico) Lui è

il famoso Tiziano Vecellio: lunga vita al pittore! Io, nonostante le apparenze, sono Pietro Luca

detto l'Aretino: un misero letterato (guarda Venere) ...e campo poco!

VULCANO: (con spregio) Umani! La "signora" ha sentito le novità dalla terra?

VENERE: Cos'è successo?

VULCANO: Dammi un bacio e te lo dico.

VENERE: No. Prima me lo dici, (in romanesco) e poi vedi d’annàttene.

VULCANO: Me che t’ho fatto!

VENERE: Puzzi de ruzza.

NINFA: Or giunge Cerere dea della vegetazione, con passo celere e in piena maturazione.

VULCANO: (stizzito) Ecco, arriva Cerere. Lei ti spiegherà ogni cosa. Io vado ad ultimare la

costruzione della reggia d'oro che il tuo pupone mi ha commissionato.

VENERE: Si, bravo, vai, vai. (tra sé) Ma va' un po' ndo' te pare.

Entra Cerere, florida di spighe e frutti. Sorride maliziosa a

Vulcano e ancheggia sensuale.

VULCANO: (a Cerere) Non mi ama più!

CERERE: (parla un dialetto rurale) Nun ce penza'! Tie',

màgnate un po' d'uva, ciccio.

Vulcano esce lamentevole piluccando un grappolo.

ARETINO: (riferendosi a Cerere) Oh, maremma maiala come

vorrei cogliere quei due bei meloni!

TIZIANO: Vedi de star bonin, Pietro. Se sti qua i se stranisse i

ne fulmina con no s-cioco de dei!

ARETINO: Oh, bischero, io non son mica fatto di marmo! Ma

come si fa con tutto questo ben di dee…Cerere

VENERE: Allora, che notizie dalla Terra?

CERERE: Be', “dicheno” che nessuno accorra più a contemplare la tua immagine.

ARETINO Ruspante!.. ci farei un peccatuccio in camporella...

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

VENERE: (a Cerere) Come sarebbe a dire?

ARETINO: (crede che Venere chieda a lui) Be'... la spigherei piano piano, la sbuccerei tutta.

TIZIANO: Tasi, Pietro, ela se podaria

ofendar!

ARETINO: (sottovoce) Offendere una sega,

Tiziano! Ma l'hai vista? Donna che dimena

l'anca, se puttana non è poco ci manca!

CERERE: Venere, i tuoi templi non vengono

più adornati, né a Pafo, né a Cnido, e neppure

nella stessa Citera.

ARETINO: Sarà mica dalle parti del Mugello?

CERERE: Si rimandano i sacrifici e si trascurano le sacre cerimonie.

VENERE: (avvampando d'ira) C'è forse stata una pestilenza? Gli umani son tutti morti?

CERERE: Non è questo lu motivo.

VENERE: E qual è allora il motivo di un tale oltraggio?

CERERE: S'invoca il nome della possente Venere, con sacrifici e banchetti...

VENERE: Ah, bene...

CERERE: ...a beneficio di una fanciulla mortale.

VENERE: (con artificiosa calma) Che cosa?

CERERE: E' la figlia di un re di una piccola città, minore di tre sorelle, e anche la più bella.

Quando ella passa per le piazze, il popolo fischia, s’ingrifa e s’azzuffa pur di vederla.

ARETINO: Questa manza mi stuzzica l’appetito, maremma canterina!

CERERE: (titubante) E la frase che più si alza al cielo dalla folla, quando la vedono, è...

VENERE: E’...?

CERERE: ...“Oh che gran bel tronco di passerotta!”

VENERE: (avvampando d'ira) Ah!

CERERE: E l'adorano come se “fusse” Venere in persona!

VENERE: E l'adorano come se fosse ME? (balzando in piedi) Ecco!

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

ARETINO: (abbagliato dallo slanciarsi di

quel corpo quasi nudo ) Oh!

MUSE: (raccogliendosi intorno a Venere

per confortarla) Oh!

Coreografia: Nascita di Venere, giudizio

di Paride, ninfe e muse

La dea tiene ancora al seno la striscia

di tessuto che copre le sue parti intime.

Viene rappresentata la nascita di Venere dalla spuma del mare. Per mezzo di proiezioni, la

scenografia si fa “liquida”. L'acqua invade virtualmente la sala.

Venere assume la posa in cui

l'ha ritratta il Botticelli. La

danza coinvolge quindi anche i

venti primaverili ritratti a

sinistra (Zefiro, con il manto

blu che porta in braccio Aura,

la brezza) e una delle Grazie, a

destra, che accoglie la dea

porgendole un manto per

coprirsi. Botticelli: La nascita di Venere

VENERE: Venere! (CD audio: brano 4)

Io, dal mare apparsa già formata

Io, come una perla sono nata

Io, polo magnetico del mondo

Io, liquido sogno senza fondo.

Venere si sbraccia. Tiziano e l'Aretino fanno una

sonora esclamazione, sicuri che il velo adagiato sul

suo corpo scivoli in basso lasciando la dea

completamente nuda. Invece il velo resta assurdamente

fissato sulle parti intime, a censura.

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

ARETINO: (riferendosi al velo) Oh, non cala!

VENERE

Io, dell'universo genitrice

Io, del mondo intero sua nutrice

Io, l'unica dea che l'uomo stima

Io, degli elementi causa prima

ARETINO: Oh, Venere!

CORO

Venere, Venere, Venere!

VENERE:

Messa in disparte abbandonata

cedo la fama mia onorata...

a una bambina presuntuosa

ad una femmina spocchiosa!

CORO

Dell'universo genitrice

del mondo intero sua nutrice

la sola dea che l'uomo stima

degli elementi causa prima.

NINFA POETA

Rischia la fama sua onorata!

Messa in disparte abbandonata!

CERERE

Adesso è stata declassata!

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

CORO

Una mortale s'è innalzata!

CORO

Venere, Venere, Venere...

Viene rappresentata la scena del Giudizio: Mercurio porge a Paride la mela d'oro. Il

giovane la dona a Venere.

VENERE

A cosa è dunque mai servito, Cerere...

il giudizio di Paride ricevere...

A cosa è mai servito prendere

da lui la palma di beltà

se adesso poi la dovrei rendere

a una donnetta di città!

Qual è il suo nome?

CERERE

Il suo nome è...

CORO

Il suo nome è?

VENERE

(rabbiosa) Il suo nome è?

CERERE

Psiche.

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Page 21: Amore e Psiche, il Musical dell'Immortalità

Amore e Psiche di Alessandro Simonini

VENERE

Psiche?

CORO

Psiche!

VENERE: Psiche! Fremo d'ira e già

luminose idee di vendetta ardono dal

desiderio di esternarsi.

TIZIANO: Che vorà dir?

ARETINO: Che se prende Psiche, la smonta.

TIZIANO: (tornando a dipingere) Quando che ela se arabia la xè ancora più bea!

VENERE: (gridando) Amore! Amore!

NINFA: Riecco il grasso Vulcano con un punzone nella mano!

VULCANO: Oh! Grasso a chi?

VENERE: Amore!

VULCANO: Eh? Non sono mica sordo.

VENERE: Vulcano, ma c'hai la lava nel cervello? Non dico a te!

VULCANO: Ah, no?

MUSE: Eh, no!

NINFA: (Su un sottofondo di metalli che cozzano) Entra Marte l'amato, dio della guerra, mi

sembra anche armato e trema la terra!

VENERE: (eccitata) Cielo, mio marito!

ARETINO: Un altro ganzo?

TIZIANO: Ghe xè chi pol e chi no pol. Venere pol!

ARETINO: Certo che Venere l’è proprio una bella farfallona!

MARTE: Che c'è, bellezza, mi hai chiamato?

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Page 22: Amore e Psiche, il Musical dell'Immortalità

Amore e Psiche di Alessandro Simonini

Marte bacia Venere provocando l'evidente

reazione gelosa di Vulcano

MARTE (a Vulcano, con sufficienza) Ah, ciao,

battimazza!

VULCANO: Battimazza a chi?

MARTE: Battimazza a te. E' il tuo mestiere, no?

VULCANO: (con spirito di competizione, ma poco convinto) Ah, si? E sai allora il tuo qual è?

MARTE: Qual è? (si ode un tuono) Qual è?

(afferra Vulcano per il collo) QUAL E'?

VULCANO: (intimorito e rapido tutto in un

fiato) Come qual è tu sei il grande Marte dio

della guerra invincibile e giusto ogni tiro un

centro cinque palle un soldo sei per sei trentasei

sopra la panca la ceppa canta...

Marte lo lascia andare con una spinta.VENERE: Basta, siete insopportabili!

ARETINO: Vedi che significa dividersi la stessa donna?

TIZIANO: Sta ssitto!

Venere si avvicina sensuale a Marte.

VENERE: Mi fa piacere vederti. (gridando)

Amore!

MARTE E VULCANO: Eh? Perché gridi?

VENERE: (dolcemente) Ma non dicevo a te,

Marte, tesoro. (a Vulcano, con sdegno,

scacciandolo) E neanche a te, ancora non l'hai

capito? Sciò, via, via! che puzzi pure di acque

albule!

Venere si gira e flirta con Marte. Cerere va incontro a Vulcano, per consolarlo.

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

VULCANO: (a Cerere) Ma come di acque albule! Ma l'hai sentita? Ce l'ha con me perché sono

cicciolo e nero. E' un'ingiustizia però!

CERERE: (accompagnandolo fuori) Ma nun te sta' ad angustia'! Vie' con me bel montarozzo

zoppo de robba, che te faccio sfoga' io.

VENERE: (a Marte) Stavo chiamando Amore, nostro figlio! Quando lo cerchi non c'è mai.

TIZIANO: (sospirando) Xè proprio vero. Quando che ti o serchi, l'amor no riva!

ARETINO: Tiziano, dipingi che è meglio!

MARTE: Ma chi sono queste caccole d'uomo?

ARETINO: Oh, pittore! Ce l'ha con te!

VENERE: Tiziano Vecellio e Pietro Arrotino...

ARETINO: Aretino, madame. Aretino.

MARTE: (squadrandolo minaccioso) Tiziano Vecellio? E che motivo hai di esistere?

TIZIANO: Oh, mi son solo un montanaro vegnù so dal Cadore, nato sotto le cime delle

Palmarole. Sora i muri de casa mia, sulla piazzetta dell'Arsenal, go dipinto la mia prima madonna

coi succhi dei fior...

MARTE: (infastidito dal suo atteggiamento sdolcinato) Sei per caso un pederasta?

TIZIANO: Cossa ghe entra? Mi so un un pittor. So andà a scuoa dai Bellini e da Giorgione, el

primo de Venessia!

MARTE: Giorgione. Dal nome suppongo fosse grosso e cattivo.

TIZIANO: No, in realtà el gera semplicemente... un grande. Parlando de mi el diseva che già nel

ventre de mia madre jero pittor (aspettandosi di fare colpo)

MARTE: (immaginando realmente la scena) Oh, disgustoso!

TIZIANO: Poareto el Giorgion! A soli trenta ani la peste el se lo gà portà via!! Destin infausto,

ma, par mi, grande occasion, perché rimase vòdo un trono e, sgomitando un fià, na s-ciantinea,

ala fine me son sentà sòra e de Venessia so diventà mi il primo pittor.

MARTE: Sai impugnare una spada?

TIZIANO: No, ma sono armà de peneo.

MARTE: Sei pederasta!

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Page 24: Amore e Psiche, il Musical dell'Immortalità

Amore e Psiche di Alessandro Simonini

VENERE: Ho chiesto a papà di farli venire dal XVI secolo. Veramente io volevo solo l'artista,

ma all'apparizione di Mercurio si è tanto impaurito e ha voluto portare per forza un suo servo.

ARETINO: Madonna, ‘un che mi sia

offeso, vero, però son considerato un po'

artista anch'io. Adesso mi vede qui a fare

il fregnaccione con la chitarrina in mano,

ma laggiù l’è tutta n'altra cosa!

VENERE: Ah, si? E che sapresti fare?

ARETINO: Oh Chiana maiala. Sono

Pietro Aretino, flagello dei principi et

quinto evangelista. Sono profeta e

scrittore! Uomo libero e poeta!

VENERE: Davvero? Un poeta.

MUSE: Oh!

NINFA: Un poeta!

VENERE: Allora, Arrotino, diletta le nostre orecchie divine con un tuo canto dell'anima.

TIZIANO: (presagendo una sua invettiva) Forse xè meio se non...

ARETINO: Ma certo. Ho a memoria decine di componimenti in versi.

VENERE: Bene. Dedicamene uno. Chissà che non mi calmi.

TIZIANO: (sempre più preoccupato) Ma no, forse xè meglio se ti tasi...

ARETINO: (indicando Venere e Marte) Si, ecco, ne scrissi uno in cui più o meno direttamente

parlavo proprio di voi due.

VENERE: Che bello! Sentiamo.

MUSE: Sentiamo!

TIZIANO: No, gavè da crederme...

(CD audio: brano 5) ARETINO

Marte, maledettissimo poltrone! Così sotto una donna non si reca,

e non si fotte Venere alla cieca, con assai furia e poca discrezione.

Io non sono Marte, son Hercol Rangone, e fotto voi Angela Greca;

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Page 25: Amore e Psiche, il Musical dell'Immortalità

Amore e Psiche di Alessandro Simonini

E se avessi qui la mia ribeca, vi fotterei sonando una canzone.

E voi, Signora, dolce mia consorte, con quella potta ballar fareste il cazzo,

menando in su il vostro grande culone, spingendo forte con tanta passione...1

TIZIANO: (temendo reazioni da parte di Marte, si mette tra questi e l’amico) Xè bastansa,

Pietro... grassie...

MUSE: (con tono di dissenso nei confronti dello stile poetico) Oh?

MARTE: (sollevando Tiziano da terra) Questi

umani - essi - io li riplasmo.

VENERE: Io non ho capito bene. Ma che,

volevi offendere?

TIZIANO: (malmenato al posto dell'Aretino)

Sensa dubio, Divina. Pietro el se esprime cussì...

(viene colpito) Ahi! El xè impulsivo, ma in un

certo senso el voeva solo sottolinear la vostra

bellessa... (viene colpito) Ahi! E ti, no starte a

scaldar el pissin! (viene colpito) Ahi! Guarda che te staco i brassi e te ‘i meto in man! (viene

colpito) Ahi! Ti gà più corni che in un cesto de lumachine! (viene colpito) Ahi! (frastornato e

sempre passivo) Te dago na smemèna che el muro te ne da n’altra!

ARETINO: Ma che hai? Sei storto come la via di Prata.

TIZIANO: Niente… ghe ne go dite talmente tante che el me ga fato svanimento interno!

1 Testo parzialmente riadattato tratto dalla raccolta “Sonetti lussuriosi” di Pietro Aretino

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Amore e Psiche di Alessandro Simonini

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Opera integrale: [email protected]

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